Ciao “Mase”.

Anthony George Douglas Mason (nato a Miami il 14/12/1966) ci ha lasciato a 48 anni soltanto.
La sua vita terrena è terminata in una mattina alla fine del mese di febbraio a Manhattan (oggi sabato 28 febbraio).

Anthony Mason agli Hornets.

Anthony Mason agli Hornets.

Mentre era in ospedale per accertamenti, l’undici febbraio era stato colpito da un infarto.
L’insufficienza cardiaca congestizia (“L’insufficienza cardiaca congestizia è una condizione patologica in cui si riscontra un eccesso di liquido presente nei polmoni e/o in altri organi parti dell’organismo, a causa dell’inadeguatezza della funzione di pompa del cuore”, congestizia perché i liquidi congestionano gli organi.) aveva costretto i medici a quattro operazioni per nove ore circa d’interventi.
Il peso di Mason era aumentato notevolmente rispetto ai tempi del basket giocato e si vocifera che se anche fosse sopravvissuto avrebbe avuto bisogno di un trapianto al cuore.
Da quella data, da quelle notizie erano passate più di due settimane senza ricevere troppe notizie, anche se ultimamente, passata la fase critica, si respirava un po’ di ottimismo, anche perché suo figlio Antoine aveva dichiarato che “le cose stavano migliorando” in relazione alle operazioni fatte.

Il retro di una card di Mason e le sue ottime statistiche nella prima stagione a Charlotte.

Il retro di una card di Mason e le sue ottime statistiche nella prima stagione a Charlotte.

La squadra che più si è interessata e lo rimpiangerà più di tutti sono i New York Knicks, la squadra che lo ha rilanciato nella NBA.
Amato e criticato a volte nella Grande Mela, il 14 luglio 1996 approdava agli Charlotte Hornets insieme a Brad Lohaus in cambio di Larry Johnson portandosi dietro il suo carattere bizzarro.

Mason e Divac, la coppia di Charlotte che sapeva giocare a basket.

Mason e Divac, la coppia di Charlotte che sapeva giocare a basket.

Di lui voglio ricordare anche qualche aneddoto perché la vita è quello che fai.
In vita sei criticato e quando muori vieni santificato. Io voglio ricordare una persona che sul campo mi ha dato tante soddisfazioni, come nei playoffs del 1998 quando marcò Michael Jordan alla grandissima e Charlotte vinse gara due a Chicago con Jordan ad ammettere: “Non è la prima volta che difende così su di me”…
Mason aveva un particolare; amava tosarsi la testa lasciando ciuffi di capelli che componevano una scritta.
Quando passò a Charlotte ad esempio, si fece scrivere “rinascita di una stella”…
Una volta si fece tatuare un ideogramma incomprensibile ai più. Quando Kelly Tripucka, ex giocatore Hornets e all’epoca commentatore andò a chiedergli il significato, lui rispose che era l’ideogramma del Wu-Tang Clan, un gruppo hip hop newyorkese.
Ogni tanto insomma cambiava scritte e messaggi in un’epoca che vedeva Dennis Rodman, rimbalzista dei Bulls cambiarsi colore dei capelli continuamente rendendo lui e Mason caratteristici.

Un Anthony un po' più filiforme in uniforme Nets a inizio carriera.

Un Anthony un po’ più filiforme in uniforme Nets a inizio carriera.

Una volta finì in una rissa contro dieci poliziotti che volevano fargli una multa per sosta vietata, alla fine fu condannato a risarcire una somma e in più si prese 120 ore di servizi sociali.
Con Larry Johnson ci fu un po’ di rivalità dopo lo scambio, anche se sembra più essere da parte degli ambienti esterni che tra i due giocatori, che ebbero qualche scontro in campo ma Mason era un tipo che non le mandava a dire e questo accadeva anche con altri giocatori. Ai giornalisti che lo sminuivano dicendo che LJ segnava 5 punti più di lui in media a partita rispose che all’anno Johnson tirava anche 600 volte in più.

Anthony Mason contro Larry Johnson a parti invertite rispetto al passato.

Anthony Mason contro Larry Johnson a parti invertite rispetto al passato.

Agli Hornets rimarrà quattro anni, disputando la miglior stagione della sua carriera nel 1996/97 con medie di 16,2 punti, 5,7 assist, 11,4 rimbalzi e 52,5% al tiro di media.
Facendo un passo indietro e ripercorrendo dall’inizio le sue squadre dopo il college a Tennessee State con i Tigers (1984-88) potremmo dire che la sua carriera NBA avrebbe potuto sorgere forse in California, ma da una cessione di una scelta che i Warriors lasciavano a Portland per ottenere Kermit Washington dai Trail Blazers il 28 giugno 1988 i Tracciatori di Sentieri lo selezionano per giocare con la squadra dell’Oregon.
Scelto al terzo giro in 53^ posizione con Portland non giocherà mai.

Anthony Mason nel 2000. L'anno della scomparsa di Bobby Phills.

Anthony Mason nel 2000. L’anno della scomparsa di Bobby Phills.

Finirà in Turchia, in un campionato ancora selvatico, agli albori di quello che è divenuto in questi anni il basket turco.
Fu l’Efes Pilsen la squadra a sceglierlo.
Di quell’esperienza Mase ha ricordi così così.
La cosa tenera fu che Mason volle a tutti i costi portare la madre in Turchia con sé in pianta stabile, da qui s’inizia a capire il personaggio, atipico in tutto.
Tornato nella NBA nel 1990 finirà per giocare 21 partite con i Nets, in versione ancora magra (rispetto a quella da culturista conosciuta a New York, Charlotte, ecc..) e segnerà 37 punti ma New Jersey lo taglierà ben presto.
Un’altra possibilità gli venne offerta dai Denver Nuggets nel 1990/91, ma anche lì verrà tagliato, dopo sole 3 partite.
Finirà a giocare nel 1991 in due squadre, una nella CBA e una nell’USBL, rispettivamente i Tulsa Fast Breakers e i Long Island Surf, ma il 1991 sarà anche l’anno fortunato per Mason che sarà messo sotto contratto dai Knicks, con i quali giocherà 5 anni.
Come già detto l’esperienza a Charlotte durò 4 anni, tre ottimi e uno (il 1999) saltato completamente per la rottura dell’ormai impressionante e massiccio bicipite.
Mason finirà agli Heat in un mega scambio nell’estate del 2000, mentre a Charlotte veniva dato in cambio Mashburn. Mase finirà la carriera NBA a Milwaukee nel 2003.

Mason contro New York.

Mason contro New York.

L’aiuto allenatore degli Hornets ed ex compagno nei Knicks Patrick Ewing ha dichiarato: “Sono davvero addolorato dalla notizia della morte di Anthony Mason, ho giocato con Mase per cinque splendidi anni a New York, lui era un combattente vero, ricorderò sempre la sua determinazione e la sua perseveranza. Porgo le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia”.

Mason con la maglia viola alternativa.

Anthony con la maglia viola alternativa.

Mason ha fatto parte dell’aggressiva frontline storica dei Knicks primi anni novanta targati Pat Riley che arrivò a un passo dal titolo nel 1994 e furono sconfitti in gara 7 dai Rockets di Hakeem Olajuwon.
L’anno dopo a New York si prese anche il premio di sesto uomo dell’anno.
Mason si diede il soprannome di fabbro “Locksmith” per le sue chiusure e la sua durezza difensiva, l’ideale per un tipo come Dave Cowens, il new coach che aveva cambiato mentalità alla squadra rispetto a un gioco fatto tutto di velocità di Allan Bristow, il coach di Charlotte l’anno precedente.

Mason contro i Chicago Bulls.

Mason contro i Chicago Bulls.

Mason era anche un buon passatore (smentendo gli analisti che a inizio carriera lo avevano bollato solamente come specialista difensivo), un playmaker ballerino di 115 kg e un discreto realizzatore, questo catturò l’attenzione di Riley che lo riprese a Miami nel 2000. Il suo ultimo desiderio infatti, è stato quello di parlare con Pat Riley.

Mase attacca il canestro contro i Magic.

Mase attacca il canestro contro i Magic.

Altra caratteristica di Mason era l’originalissimo tiro libero a una mano, da vedere qui nel video sottostante, realizzato da me perché devo dire grazie per quello che ha fatto sul parquet per gli Hornets.

L'ipressionante fisico di Mason.

L’ipressionante fisico di Mason.

Ciao Anthony Mason.

Pubblicato in News

Game 56; Charlotte Hornets @ Boston Celtics 98-106

Charlotte vede i sorci verdi a Boston.
Nonostante le due vittorie in stagione Boston pareva rilanciata in questo periodo con l’acquisizione di qualche giocatore, Thomas in particolare, il quale stasera ha dato, come tutta la panchina dei green entrata in campo, un altissimo contributo.
Charlotte esce sconfitta dopo essere stata in vantaggio a doppia cifra nel terzo quarto e l’occasione mancata è grande.

Non sono bastati 31 punti di Mo Williams, Charlotte non ha resistito al ritorno nel finale di terzo quarto dei Celtics.
Ora il nuovo corso Borrego di Orlando (altra squadra rilanciata) farà da test alle ambizioni degli Hornets per capire se sono quelli di Chicago o Boston.
Probabilmente sono una squadra “bipolare”, ma se vogliono andare ai playoffs devono assolutamente vincere.
Vietato sbagliare anche in Florida, prima di tornare alla base contro i Lakers.

Gli Hornets (in viola) in serata mandavano in campo; Mo Williams, Henderson, Kidd-Gilchrist, C. Zeller, Jefferson, I nuovi Celtics (in bianco con bande verdi) con Sullinger infortunato rispondevano con; Smart, Bradley, E. Turner, B. Bass, T. Zeller.

Mo Williams. Non sono bastati i suoi 31 punti per portare a casa la vittoria.

Mo Williams. Non sono bastati i suoi 31 punti per portare a casa la vittoria.

Duello tra I due fratelli Zeller che a livello NBA si è sempre risolto a favore di Cody, tuttavia era Tyler a iniziare meglio con un jumper dalla top of the key e a portare in vantaggio Boston.
A 10:46 un up and under di Jefferson faceva scuola e ristabiliva la parità, Boston segnava con un tiro di Smart con palla che si divertiva a girare un po’ sull’anello prima di entrare.
A girare per Charlotte invece era direttamente Jefferson che ubriacava di finte Zeller, il suo spin move finale serviva per disorientare e trovare spazio sul centro avversario, tiro e gran canestro per il 4-4.
Bass e Zeller segnavano un canestro per parte e il tabellone segnava la nuova parità a quota 6.
Boston però iniziava a staccarsi nel punteggio sfruttando il tiro da fuori; dapprima a 8:31 era Smart a continuare la battaglia dei tiri in sospensione dalla media (6-8), successivamente, nonostante Henderson stoppasse Tyler Zeller era Smart a colpire da 3 punti per l’8-11.
A 7:43 Mo Williams tirava sopra Zeller e i Calabroni tornavano a un solo possesso.
MKG era stoppato da Tyler Zeller da solo, decideva quindi di andare in sospensione con un’azione uno contro uno… tiro dal gomito e 10-11. Bass dalla media a sinistra e Jefferson con finta e penetrazione a 5:40 si rispondevano a distanza ma Smart segnava 3 punti facili per il 12-16 e a 4:59 Charlotte chiamava il time-out era ancora Boston, però, a segnare a 4:34 con una penetrazione sottomano di Thomas.
A 4:10 Gilchrist che aveva scelto un’ottima posizione per il rimbalzo tagliava fuori la difesa, catturava la sfera e metteva dentro dopo l’errore di Hendo al tiro.
Boston tentava di prendere il largo quando Tyler Zeller conquistava un rimbalzo offensivo nel pitturato, tirava e veniva spostato un po’ sul tiro. Canestro e libero per il 14-21.
A 2:24 Mo Williams passava dietro un blocco e segnava facilmente, Thomas sbagliava una facile occasione e Marvin Williams con due liberi avvicinava ulteriormente Charlotte, ma nel finale Jerebko e il n° 99 Crowder mettevano due triple, così i folletti saltavano sul +9 (18-27). Con Charlotte alle corde Mo Williams correndo tirava una tripla da posizione frontale contro il tempo, la palla si staccava dai polpastrelli del play prima della luce rossa ed entrava in fondo al secchiello per il 21-27 che chiudeva il primo quarto.

Il secondo quarto si apriva con un tap-in di Jerebko dopo un errore di un suo compagno alla conclusione, comunque Roberts a 10:46 approfittava di una distrazione difensiva di Boston; sui movimenti senza palla il suo marcatore si staccava e Brian si trovava da solo per il tempo necessario per sparare la tripla del 24-29.
Thomas al vetro per Boston era contrastato a 10:00 esatti da MKG con due finalizzazioni; prima trovava la via del canestro con una conclusione dalla sinistra dalla media che trovava solo il cotone e a 9:32 il risultato era il medesimo dalla baseline destra per il 28-31.
Maxiell usciva sul tiro da fuori di Bradley facendolo sbagliare mentre dall’altra parte Marvin Williams batteva sul primo passo il suo difensore e alle soglie del pitturato verde segnava con un tiro che dava il -1 ai viola.
Bass e Thomas portavano altri punti per i Celtics prima che un bel giro e tiro in fade-away di Henderson porti la gara sul 32-35.
Boston continuava a segnare con Bradley e J. Jones in alley-oop arrivato da una palla persa di Charlotte, il jumper veloce di Mo Williams a 6.11 serviva solo ad alleviare le sofferenze momentanee della squadra perché Bradley dall’angolo sinistro andava a segno con altri 3 punti, inoltre Henderson perdeva palla, tornava velocemente in difesa per stoppare Bass con gran tempismo e atletismo (gomito al ferro) ma il pallone rimbalzava lì, Bass lo riprendeva e costringeva Gerald a commettere fallo.
I liberi finivano entrambi dentro e Boston raggiungeva il +10 sul 34-44 a 5:27 dall’intervallo.
Stephenson dal palleggio tirava e segnava mente Boston latitava in attacco in questa fase, ad approfittarne era Jefferson che segnava il 40-44 con due tiri (appoggio e tiro che rimbalzava sul primo ferro per finire dentro).
Un fallo di Bass che toccava la mano d’appoggio di Mo Williams concedeva la possibilità al nostro play di andare in lunetta a 3:05 e diminuire lo svantaggio a soli 2 punti.
Zeller (il nostro) stoppava Thomas e in attacco Jefferson si portava a spasso tre uomini, girandosi verso l’esterno velocemente guadagnava quel vantaggio per avvicinarsi a canestro sulla baseline destra e appoggiare per lasciare di stucco i suoi guardiani.
A 1:20 Charlotte passava anche in vantaggio apertura di Cody per Henderson che da tre punti faceva fuoco da 45° destra, la palla sembrava avviata direttamente dentro il cesto ma aveva un rimbalzo bizzarro, tuttavia finiva la sua corsa in fondo alla retina e gli uomini di Clifford si portavano sul +3 (47-44).
Al riposo si andava sul +4 Hornets dopo un libero di Thomas e un appoggio vincente di Zeller.

Nel terzo quarto Charlotte pareva essere in grado di fare il colpaccio da subito.
Jefferson sbagliava il suo tiro, MKG prendeva a rimbalzo, Mo Williams a 11:45 finiva per segnare con una bomba, Bradley tirava corto e Henderson sorgeva con un jumper per il 52-45 a 11:06.
I Celtics si affidavano alle sospensioni ma il risultato non gli dava ragione.
A 10:34 si raggiungeva il massimo per una squadra.
Fantastica circolazione della palla che viaggiava velocemente tracciando un sentiero a pentagono che portava Henderson a tirare smarcato da 45°sinistra per una tripla che lanciava Charlotte sul 57-45.
Gli Hornets segnavano ancora con MKG e il vantaggio saliva a 14 punti. MKG era abile a concedere il 59-45 con un’entrata con ottima protezione della palla.
Gli Hornets però si perdevano mentalmente, la preoccupazione principale che da questa squadra a parte le qualità tecniche, è l’aspetto mentale.
Finiva per subire quasi subito la tripla di Bradley, Cody sbagliava da sotto ma Jefferson stoppava Bass e lo faceva sbagliare sul tiro immediatamente successivo, Charlotte tornava in attacco e Mo Williams da 45° destra realizzava una buona tripla.
Turner prendeva la linea di fondo a sinistra e segnava il 62-52 ma Henderson andava a procurarsi una ghiotta occasione con un tiro in sospensione effettuato dal pitturato, poi per Charlotte Mo Williams completava l’opera di demolizione segnando una tripla sempre da 45° destra ma da ben più lontano rispetto alla linea di demarcazione che divide il valore del tiro.
Lo stesso Mo però graziava Boston quando guadagnava 3 liberi ma ne segnava solamente uno, il punteggio era comunque ancora saldamente in mano alla squadra di Jordan sul 68-54.
Crowder, il rasta di Boston, segnava da 3 dal lato destro iniziando a dar fastidio a Charlotte ma la squadra del North Carolina reagiva bene con una tripla di un Mo Williams in the zone e un assist dello stesso Mo per l’omonimo Marvin pescato dietro il difensore per un facile appoggio che consentiva ai calabroni di andare sul 73-57 a 3:27 dalla terza sirena.
Gli Hornets si perdevano sul più bello concedendo un piccolo rientro a Boston che con un’entrata di Thomas faceva registrare il punteggio di 73-66.
MKG cercava di contrastare la tendenza mettendo la sua impronta sulla gara con un altro canestro ma dalla panca Thomas a :01.6 infilava una tripla per il 75-69.

Boston segnava subito a inizio ultimo quarto, Charlotte dalla panchina in campo non riceveva molto; Lance tirava in avvicinamento un po’ fuori equilibrio e la palla non entrava, Thomas era fermato irregolarmente da Marvin Williams e andava in lunetta per mettere uno dei due tentativi. Roberts dopo un primo errore da 3 punti trovava il ritmo e il canestro al secondo tentativo personale nel quarto dando un vantaggio di 6 punti che non veniva nemmeno goduto perché Jerebko dal lato destro segnava subito una tripla e le distanze tornavano ridotte.
Un canestro per parte portava la gara sull’80-77, la palla era per Charlotte ma era fischiato un fallo a Marvin Williams per un blocco in movimento che gli arbitri ritenevano una furbizia. Marvin camminando si allontanava dal canestro, volutamente o no, gli arbitri ritenevano che la difesa di Boston avesse subito un danno e ridavano la palla a spicchi ai biancoverdi di casa che trovavano con Thomas (schermato da Jerebko, anche qui il blocco sarebbe discutibile) il pareggio sulla cifra di 80 punti. Zeller a 8:34 dalla lunetta e un Thomas che Charlotte non riusciva più a contenere alzavano il punteggio sull’82-82.
Un fallo offensivo di Henderson che spingeva Smart con l’avambraccio ridava palla ai Celtics nuovamente senza andare al tiro ma i Folletti non segnavano, così era Charlotte a passare in vantaggio; il raddoppio su Jefferson veniva battuto con un passaggio a una mano effettuato dal nostro stesso centro che consentiva a Cody in area di appendersi e abbassare il canestro in schiacciata a 7:47.
A 7:22 un buon canestro di Henderson dalla baseline sinistra dava più di un possesso di vantaggio ai teal and purple ma Boston a 6:37 sulla stessa azione conquistava due rimbalzi offensivi dopo gli errori nelle conclusioni e finiva per metter la palla dentro con Jerebko per l’86-85. Zeller a 6:10 riusciva con abilità a mettere i polpastrelli su un pallone che si stava allontanando dal ferro dopo un errore al tiro, il suo tap-in finiva dentro ma un’entrata di Crowder provvedeva a far rientrare Boston nuovamente a un solo punto di distacco nella bolgia infernale.
Jerebko a 5:31 dopo una transizione conclusa con un errore si prendeva comodamente il pallone sul rimbalzo, con i due difensori appena saltati e fuori causa portava in vantaggio Boston sull’88-89.
MKG rientrava in campo ma Charlotte si trovava in difficoltà.
Henderson commetteva passi in partenza e a 5:02 una tripla di Crowder rischiava di spaccare la gara sull’88-92 ma Zeller a 4:46 si guadagnava due liberi andando dentro e ricevendo ancora da Jefferson.
Il fallo del più piccolo Smart era quasi inevitabile. Cody però metteva solo un libero, tuttavia Charlotte avrebbe l’occasione di pareggiare ma Mo Williams dall’angolo destro non centrava il bersaglio con la tripla, riusciva a recuperare il suo rimbalzo ma poi si faceva prendere dalla frenesia e tentando di andare dentro sbagliava ancora una volta conclusione.
Thomas e Jefferson (eventuali riferimenti sono puramente casuali) mettevano i loro liberi portando la partita sul 91-94, Mo Williams ne segnava altri due e Charlotte tornava pienamente in gara sul -1.
Jerebko batteva Cody Zeller ma Mo dalla lunetta segnava a 2:29 il 95-96.
Il colpo partita lo segnava Crowder che metteva ancora una bomba su una seconda opportunità.
La correzione schiacciata di Bradley per il 95-101 costringeva Clifford a chiamare time-out a 1:38.
Le ultime possibilità Charlotte se le giocava con Big Al che sbagliava il tiro, Thomas veniva un po’ aiutato dagli arbitri per una mano poggiata sul suo fianco da Jefferson che marcava il suo uomo spalle a canestro.
Con i libri a segno e a meno di un minuto dalla fine Mo Williams ci provava da fuori ma non segnava.
Segnerà più tardi ma la gara era ormai incanalata a favore di Boston, i verdi infatti, vincevano la partita 98-106.

Una specie di zona a coprire a metà tra il pitturato e la linea da tre punti nel finale è costata cara.
La difesa si è aggiustata ed è stata valida sui tiri dalla media distanza, dopo che Boston aveva colpito qualche volta da quelle zone gli Hornets si sono adattati ma c’è stata una falla sulle triple.
Se sulla tripla di Jerebko c’era stata la buona copertura di Zeller, sulle triple di Crowder qualcosa non ha funzionato.
Rotazioni mancate o sballate, Jefferson alto a indicare di prendere l’uomo e lo stesso Crowder tra il dimenticato e abbandonato libero di segnare due tiri partita.
Clifford potrebbe ottenere un vantaggio in questo modo ma solo se tutto funziona bene, altrimenti si rischia l’effetto boomerang.
Per quanto riguarda le statistiche Charlotte ha tirato meglio dal campo con un 37/82 che le è valso il 45,1 %, mentre Boston ha tirato peggio con un 40/96 per un 41,7%, ma il maggior numero di tiri effettuati dai padroni di casa ha concesso alcuni punti fondamentali ai verdi.
Ai liberi e da tre punti Charlotte è andata meglio, nella lotta a rimbalzo ha vinto, anche se solo di uno (48-47), anche nelle stoppate la squadra di Michael ha vinto (7-5), i palloni rubati sono stati otto per parte, Boston si è avvantaggiata nei turnover.
Troppe le palle perse dagli Hornets, specialmente nell’ultimo e decisivo quarto. 16-8 alla fine…

Voti

Mo Williams: 6,5
31 pt. (9/23), 7 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Perde 3 palloni a dispetto dei 4 assist. Sicuramente è un uomo che non fa mancare la sua dose di punti per sopperire alla mancanza di Walker e al tiro, anche se avrebbe potuto fare statisticamente un pelo meglio, non fa peggio di Kemba. Entra anche in zona on-fire ma manca due tiri importanti di seguito nell’ultimo quarto. La marcatura sul play avversario non sempre è ottimale ma viene anche coinvolto in uno “strano” sistema difensivo.

Henderson: 5,5
14 pt. (6/12), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. L’ho visto difendere molto bene in alcune azioni. L’attacco equilibrato di Charlotte lo porta a segnare un po’ meno ma mette dentro qualche pallone con pregevole qualità. Bella anche la sua stoppata ma per rimediare a un errore fatto da se stesso. Avrebbe preso un buon voto se nel finale non avesse contribuito pesantemente ai turnover, 5 i palloni persi in totale, troppi…

Kidd-Gilchrist: 6
12 pt. (6/12), 11 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. A tratti quello d Chicago, calamita rimbalzi scegliendosi la posizione come Rodman, sembra però avere un calo e nel finale non riesce a dare quella spinta in più. Finisce con un -8 di +/- ma mette il 50% dei tiri tentati.

C. Zeller: 6
11 pt. (4/7), 7 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Partita con alti e bassi. Perde un paio di palloni e la prima con il fratello, il suo contributo è comunque sufficiente.

Jefferson: 6
14 pt. (6/13), 8 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. Cerca di fare il suo lavoro al meglio. Si prende qualche tiro in meno perché la distribuzione è più equa nella notte. Prende i suoi rimbalzi e se anche non sempre sembra riuscire a difendere in maniera ottimale, mette a referto due stoppate. Uno degli elementi nella zona di Clifford un po’ in difficoltà, sebbene capisca e segnali il pericolo.

Marvin Williams: 5,5
6 pt. (2/4), 3 rimb., 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Le statistiche non sono male, ma il suo +/- è il peggiore: -14. Qualcosa in difesa non torna, anche lui coinvolto un po’ in queste rotazioni e non troppo abile nel finale a prendere un rimbalzo che sarebbe servito parecchio.

Roberts: 5,5
6 pt. (2/5), 1 rubata. Poco più di 15 minuti in campo, si gioca tutto da 3 punti e va benino, ma in difesa non riesce a tenere.

Maxiell: 6
0 pt. (0/1), 5 rimbalzi. Fa il suo in poco più di 13 minuti concessi. Buona una sua uscita sul tiro, ma viene preso in mezzo dai lunghi avversari e finisce con un plus/minus in saldo negativo.

Stephenson: 6
4 pt. (2/5), 1 rubata, 7 assist, 3 rimbalzi. Perde 4 palloni, sono tanti, qualche tiro io non lo tenterei nemmeno al campetto, però distribuisce 7 assist e cerca di rendersi utile. Una sufficienza c’è.

Coach Clifford: 5
Se contro Chicago era andata bene perché i Bulls avevano tirato peggio dei Celtics da oltre l’arco dei 3 punti, oggi la difesa di Charlotte ha fatto solo da deterrente avvicinandosi minacciosamente alla linea ma poi si è dimostrata inefficace. Deve sistemare quest’aspetto e rivedere qualcosa sui blocchi degli avversari portati in atttacco che Charlotte ha sofferto eccessivamente in occasioni importanti. Per il resto fa una buona gara Charlotte (che va a strappi), meno rispetto a quella offerta nella Wind City, complice qualche palla persa di troppo.

https://www.youtube.com/watch?v=U16heRiXDkQ

 

Game 55; Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 98-86

Gli Hornets tornavano a giocare allo United Center.
L’ultima volta con il brand Hornets era stata il 3 novembre 2012 e New Orleans aveva vinto 89-82.
Per risalire all’ultima partita giocata dagli “Charlotte Hornets” a Chicago bisogna andare indietro di oltre 13 anni, al 15 gennaio 2002.
Nonostante la tradizione non sia favorevole (l’anno scorso gli Charlotte Bobcats non avevano vinto a Chicago), anche in quell’occasione vinsero gli Hornets per 94-86.
Questi Bulls però sono sicuramente diversi dalla squadra un po’ derelitta che affrontarono i Calabroni in quell’occasione.
Buona squadra nonostante l’assenza di Rose (ancora grave lesione al menisco mediale del ginocchio destro) che nell’ultima partita era stato più un peso per i Tori, probabilmente già risentendo del ginocchio. D’altro canto gli Hornets non potevano ancora contare sul loro miglior marcatore, uomo assist, ecc. Walker e sull’atletismo di Biyombo.
Alla fine i Calabroni hanno detto che “We can be Heroes, for ever and ever”… (cit. David Bowie), nel senso che la vittoria è arrivata attraverso l’impegno che se si manterrà su questi livelli, considerando che giocheremo 11 gare contro squadra sopra I .500 e ben 16 sotto i .500, il sentore è che i playoffs potrebbero arrivare nonostante nella notte Miami abbia battuto al supplementare Orlando mentre New Orleans ci ha dato una mano battendo i Brooklyn Nets (i posti lasciati disponibili sono due). La striscia di 5 sconfitte è stata fermata, ora occorre battersi gara dopo gara…

Mo Williams al tiro contro Brooks.

Mo Williams al tiro contro Brooks.

I Calabroni sciamavano sul parquet (in tenuta viola) con; Mo Williams, Henderson, Kidd-Gilchrist, C. Zeller e Jefferson, i Tori invece (classica divisa biancorossa) caricavano con; Brooks, Butler, Dunleavy, P. Gasol e Noah.

La palla a due era vinta dagli Hornets che si portavano in attacco, ma Mo Williams si accontentava di un jumper e la palla non entrava, i Bulls si riportavano in attacco ma Jefferson rubava un pallone e partiva in contropiede, uno-due in area e canestro per il vantaggio Hornets.
A 10:58 Gasol pareggiava ma Henderson con un jumper a 10:34 realizzava il 4-2 riportando avanti Charlotte.
Gasol tuttavia sembrava aver un buon inizio al tiro e pareggiava nuovamente.
A 9:50 Chicago passava in vantaggio con una tripla di Brooks, Noah faceva un blocco in movimento ma per gli arbitri c’era solo il fallo di Mo Williams e Il play dei bianchi andava in lunetta ma non segnava dando così la possibilità agli Hornets di accorciare sul -1 (6-7) con Mo Williams che entrava centralmente nella difesa dei Bulls e batteva anche i loro lunghi appoggiando al vetro.
Dopo qualche errore da ambo le parti era Brooks con una penetrazione contro un Jefferson molto accademico a dare altri punti ai padroni di casa.
Aaron si ripeteva a 6:40 con un up and under, Chicago continuava la sua corsa; dopo una palla persa di Jefferson era Gasol a sfruttare il vetro per un appoggio in allungo che consentiva a Chicago d’incrementare il vantaggio e andare sul 6-13.
Gli Hornets non sembravano già più essere in partita, i Bulls erano aggressivi in difesa e coach Clifford preferiva chiamare un time-out per riordinare le idee, tuttavia al rientro Henderson dalla baseline sinistra si faceva stoppare il tiro da Dunleavy e a 5:34 Butler dalla media sinistra colpiva ancora per il 6-15.
Le cose cominciavano a cambiare a 5:19 quando MKG colpiva dalla media distanza a destra, anche se Mo Williams in ritardo per difendere sulla tripla di Brooks colpiva lo stesso oltre l’arco.
L’ingenuo fallo costava agli Hornets 3 tiri liberi contro. Il paly avversario ne realizzava due e gli Hornets tornavano in attacco ma Jefferson aveva problemi sotto canestro, veniva ancora una volta stoppato, Charlotte, però iniziava a farsi sentire un po’ di più in difesa costringendo Gibson a sbagliare due volte, quindi i viola potevano tornare in attacco con Marvin Williams, il quale fintava, prendeva il centro dell’area e metteva un tiro in corsa per il 10-17.
A 3:08 Henderson si apprestava a concludere in maniera vincente essendo arrivato a canestro dopo una bella penetrazione da destra, ma Dunleavy lo abbatteva e lo mandava a far un giro in lunetta, tour proficuo poiché Hendo non tradiva la fiducia dei compagni e accorciava. Henderson era provvidenziale anche in difesa quando si materializzava all’ultimo decimo di secondo deviando un pallone per un facile alley-oop, così Charlotte tornava in attacco e segnava dalla baseline sinistra con Kidd-Gilchrist il 14-17.
Charlotte continuava a giocare una buona pallacanestro e Butler doveva spendere un fallo sulla transizione di Henderson.
Ancora una volta Gerald era impeccabile dalla lunetta e i Calabroni tornavano a ronzare sul -1 a 2:12.
Un apio di attacchi dei Tori andavano a vuoto, sull’ultimo era bravo Marvin Williams a contenere Gibson che tirava corto, Charlotte riusciva a passare in vantaggio con un’azione insistita di Stephenson, nonostante la difesa dei Bulls gli devi palla rischiando di fargliela perdere, Lance ritrovava equilibrio e si portava a sinistra da dove usava il vetro per segnare il nuovo vantaggio Hornets (18-17) a 1:02.
I Bulls tornavano in vantaggio con Butler che segnava, in più la terna concedeva un libero per il tocco di Lance che regalava il 18-20.
Roberts iniziava a entrare in partita con un jumper lungo dalla diagonale destra che pareggiava la sfida a quota 20.
Nessuno riusciva più a segnare e si andava al secondo quarto.

Kidd-Gilchrist in transizione placcato da Snell.

Kidd-Gilchrist in transizione placcato da Snell.

Mirotic iniziava bene portando avanti i suoi ma Maxiell in area trovava uno spiraglio per il suo classico tiro a una mano che ristabiliva la nuova situazione di parità.
I Bulls ci provavano da tre punti ma niente, allora era Stephenson a far continuare questo elastico nel punteggio mettendo un bel tiro dalla destra per due punti dalla lunga (24-22).
Le squadra in difesa comunque facevano un buon lavoro facendo fare pessima figura agli attacchi; Hinrich da 3 andava corto, Maxiell perdeva palla e Noah tirava un air-ball, a dare sostanza all’attacco di Chicago ci pensava Gibson che prendeva un rimbalzo offensivo dopo un errore di Snell e gli ricedeva palla indietro per l’entrata in corsa del panchinaro dei Bulls che terminava l’azione in schiacciata.
A 9:21 Maxiell andava a bersaglio grazie all’assist invitante di lance che oggi sembrava più concentrato.
Il barbuto Mirotic ancora una volta portava due punti alla causa dei Bulls e gli Hornets dovevano cominciare daccapo.
Roberts con un tiro dall’alzata e dal rilascio velocissimo batteva Gibson, il quale dall’altra parte sbagliava nuovamente da sotto, ma anche Roberts falliva una tripla, così toccava a MKG segnare per Charlotte; rimbalzo offensivo e ½ dalla lunetta a 8:20. I Bulls però segnavano da 3 punti con Snell ben schermato e i Calabroni venivano riagganciati sul 29 pari.
Da una palla intercettata da Maxiell e poi lanciata in avanti per il contropiede di MKG arrivavano altri due punti per Charlotte, ma non dall’azione direttamente, dai liberi, perché Snell placcava letteralmente Michael sotto canestro accompagnandolo in caduta.
Lo stesso Snell pareggiava con una facile penetrazione, gli Hornets non riuscivano a scrollarsi di dosso i Bulls che finivano anche sotto con un’altra entrata, questa volta di Hinrich, il quale segnava il 31-33.
Big Al e Lance mancavano alcuni tiri, per fortuna in difesa c’era Marvin Williams che allungandosi da posizione anteriore rispetto a Gibson, deviava il pallone non facendo pervenire la sfera per un facile lob.
A 5:29 i Calabroni si catapultavano nuovamente in vantaggio con Roberts.
Ancora una volta la sua velocità era fatale per Gibson sulle sue tracce; rilascio veloce e 3 punti per il 34-33.
Le squadre però continuavano a sorpassarsi; Mirotic, Gilchrist e Gasol per il 36-37, a 4:14 Henderson metteva in difficoltà un uomo con stats da all-star (Butler) e con un veloce primo passo lo batteva andando a posterizzare Gasol in schiacciata.
Chicago si avvantaggiava nuovamente grazie a un rimbalzo schizzato fuori dall’area, con Charlotte tutta nel pitturato Snell poteva colpire con un open 3 che portava i Bulls sul 38-40.
Zeller era timido contro Gasol da sotto e si faceva ipnotizzare, i punti per Charlotte arrivavano ugualmente da Big Al, il quale riceveva un passaggio football e veniva stoppato fallosamente da dietro da Gasol.
A 3:00 minuti esatti dall’intervallo si tornava in parità a quota 40. A 2:36 un attacco a tutta velocità di Mo Williams sorprendeva i Bulls, lo scarico ravvicinato (a portar via l’uomo) sulla destra per MKG consentiva alla nostra ala di schiacciare indisturbato.
A 1:42 Gasol pareggiava con un tiro dalla baseline solo cotone e Butler con una bella entrata e appoggio alla tabella metteva il 42-44.
Jefferson pareggiava con un putback layup a :40.9 dalla fine del quarto e le squadre rientravano negli spogliatoi ancorate sul 44 pari, zavorrate da un pareggio che stava stretto a entrambe per diversi motivi.

Nella ripresa dopo l’errore di Brooks Mo Williams non ci pensava troppo, sparava subito e segnava, diventerà l’ante litteram del suo finale e anche se il suo successivo tiro da oltre l’arco era pessimo Mo non perdeva fiducia e continuava a provarci.
Jefferson subiva passivamente un jumper di Gasol che dalla top of the key non tradiva i tifosi di casa e Noah segnava con un mezzo gancio in corsa attaccando un Jefferson questa volta incolpevole.
Gli Hornets dopo una lunga circolazione di palla a causa della buona difesa dei Bulls scaricavano su Mo Williams che fintava la tripla, la sua finta faceva saltare il difensore in ritardo, pochi passi per entrare in area e battere i 24 secondi a 9:24.
Charlotte continuava a far girar palla e Mo Williams a 9:02 trovava una tripla dall’angolo sinistro che muoveva il punteggio sul 51-48 a favore degli imenotteri.
Butler splittava dalla lunetta mentre Big Al in gancio realizzava a 8:17. A 7:00 minuti dalla fine del quarto arrivava anche l’ennesimo pareggio dei Bulls, era Gasol a procurarsi e a segnare il tiro.
Charlotte accusava leggermente il colpo e concedeva a Brooks ben 4 tiri liberi, ma il giocatore dei Bulls, forse un po’ stanco sbagliava ben 3 delle conclusioni tentate e gli Hornets rimanevano aggrappati alla partita sotto solamente di un punto.
A 6:04 Henderson fintava il tiro dal lato sinistro da posizione abbastanza distante dal canestro.
Gasol abboccava e andava addosso (anche se il tocco non era violento) a Gerald che con una parabola perfetta rilasciava la palla che s’infilava morbidamente e perfettamente nel canestro dei Tori.
C’era anche il libero, che una volta trasformato dava a Charlotte il momentaneo vantaggio (56-54) che non durava molto… lo stesso P. Gasol dopo un tiro sbagliato correggeva il tap-in e pareggiava a quota 56.
La partita rimaneva in bilico, le squadre sbagliavano qualcosa e lottavano, in area di Charlotte si accendeva un mischione, Brooks e MKG finivano per terra in una mischia da rugby, alla fine la tenacia di MKG veniva premiata quando sembrava tutto perso; il giocatore dei Bulls non riusciva a far uscir palla e arrivava Zeller che si prendeva una contesa e un netto vantaggio in cm sulla guardia avversaria.
La contesa era vinta e a 4:20 Williams apriva con assist perfetto per tempismo e precisione su Zeller, il quale non sbagliava usando il vetro. Gasol andava in lunetta a 3:57 per un fallo chiamato contro Jefferson a palla lontana ma splittava dando la possibilità a Mo Williams di colpire a 3:44 con un bel tiro dalla baseline destra facendo il “Walker”.
Due liberi di Butler riportavano i Bulls a -1 ma ancora Mo Williams e sempre da più lontano sparava in faccia a Hinrich usando un fade-away che non gli lasciava scampo (62-59).
I Bulls però segnavano con Gibson, il lob per lui questa volta arrivava a destinazione e l’appoggio era facile.
Charlotte tornava in attacco, sul raddoppio dei Bulls faceva girar palla in angolo sinistro a Marvin Williams che si avvaleva del distante blocco di MKG per sparare (a 2:12) con tutta tranquillità e dare altri 3 punti a Charlotte, ora in vantaggio 65-61.
Il ferro diceva no alla tripla di Snella e Gibson faceva fallo sulla palla vagante, mentre dall’altra parte Mo Williams aveva preso confidenza con il canestro e da posizione frontale alla fine dell’area batteva Gasol per il 67-61.
Marvin Williams restituiva a Chicago i punti che aveva segnato prima e qualcosa di più, concedendo a Gibson la lunetta (2/2) a 1:08 e perdendo palla (passaggio ravvicinato di Mo non controllato), innescando la transizione dei Bulls conclusa da Hinrich che con i suoi occhialini mirino, affondava il colpo per il 67-65.
Il terzo quarto terminava così nonostante qualche occasione ancora.

Maxiell alle prese con Gibson.

Maxiell alle prese con Gibson.

L’ultimo quarto si apriva alla maniera di Stephenson quando è positivo; runner a una mano e canestro.
Gibson rispondeva con una prepotente schiacciata a 11:27.
I punti di vantaggio degli Hornets risalivano a distanza di sicurezza con Maxiell.
Pescato bene in movimento dentro l’area era fermato irregolarmente da Hinrich.
Buoni i FT e 71-67.
Hinrich con la classica entrata curva in runner riportava a -2 i suoi.
La partita iniziava a decidersi in questa fase; Mirotic tirava corto da 3 punti, Roberts invece in buona serata sparava a 10:10 in faccia a Noah un tiro da oltre l’arco che trovava la retina e tre punti preziosissimi per la squadra di Clifford, Il 76-69 era un buon vantaggio ma i Bulls non ci stavano a perdere.
Noah a 9:45 segnava due FT, Lance sbagliava un sottomano e Hinrich da sotto sembrava potesse accorciare ulteriormente lo svantaggio. Marvin Williams però non era d’accordo e gli rifilava una stoppata fantastica, tanto che i compagni seduti in panchina si complimentavano con lui.
I Bulls però segnavano ugualmente e si riportavano a -3, così Clifford chiamava time-out a 8:43.
A 8:36 arrivava il contributo di Zeller; dal lato destro appoggiava dando respiro ai viola (78-73).
Maxiell spendeva un fallo su Gibson in difesa a 8:13, scelta che si rivelerà buona perché Taj splittava e anche se lo stesso Maxiell dall’altra parte lo imitava sbagliando un libero dalla lunetta, il tempo scorreva e Charlotte era in vantaggio a 7:54 dalla fine 79-74.
La difesa di Charlotte tornava a essere protagonista nel finale.
Un azzardato passaggio dentro dei Bulls era sporcato da Kidd-Gilchrist, la palla, però perveniva a Hinrich che da sinistra provava a prendersi la linea di fondo andando a sbattere su Maxiell, il quale non commetteva fallo ma faceva perder palla al play dei Bulls.
La palla recuperata generava l’azione offensiva che produceva lo strappo.
Duello uno contro uno Jefferson-Gasol e canestro del nostro centro per l’81-74.
Roberts si prendeva un clamoroso sfondamento ama gli arbitri lasciavano proseguire ma per i Bulls non c’era nulla di fatto in attacco. La palla tornava nelle mani di Charlotte che sfruttava l’occasione a 6:42 con un passaggio diagonale tagliato in post basso per MKG che realizzava l’83-74 ed era nuovamente Michael a chiudere virtualmente la partita a 6:03 con una schiacciata al ferro dopo l’errore di Jefferson. Kidd-Gilchrist anticipava clamorosamente tutti correggendo e portando sul +11 gli Hornets.
Calabroni che non si preoccupavano eccessivamente del canestro di Butler, anche perché Roberts attaccava bene il canestro e con velocità appoggiava.
Butler imitava Roberts ma il tempo scorreva inesorabile, l’errore di Brooks da tre punti spalancava a Charlotte la strada per la vittoria.
Big Al giocava con il cronometro in post basso sinistro, nuovo duello con Gasol e canestro alzando la parabola. Big Al con un buon movimento di piedi si dimostrava in grado di poter giocare contro Gasol battendolo ancora una volta e portando il punteggio sul 91-78.
A 3:27 MKG con il teletrasporto segnava da sotto partendo da pochi passi a destra del canestro battendo Dunleavy in perfetta linea con lui solo in salto, veleggiando in orizzontale.
Gran canestro per velocità e coordinazione.
Chicago ormai aveva perso la bussola, air-ball di Dunleavy, rimbalzo di Noah ma errore da sotto abbastanza pesante, Jefferson a 2:26 dopo un pasticcio ritrovava palla e segnava ancora il 95-78.
Inutili i falli dei Bulls nel finale per cercare di riaccorciare, così come l’azione nella quale hanno tentato il raddoppio su Mo finendo per commettere fallo.
I Calabroni espugnavano lo United Center 98-86 con una gran prova difensiva.
Per chi legge anche la pagina FB lo avevo scritto; per vincere gli Hornets dovevano limitare i rimbalzi dei Bulls.
I Calabroni però non si sono limitati a prenderne quasi come i Bulls ma hanno vinto la lotta sotto le plance 45-43.
Un altro aspetto fondamentale con un gioco chiuso come quello delle due squadre che tendevano ad arroccarsi in area era controllare e vincere la gara da oltre l’arco. La squadra di Clifford ha coperto un po’ meglio il campo e si è avvantaggiata anche da qualche errore di troppo dei Bulls dalla lunetta.
Se gli Hornets hanno finito per mettere solo il 28,6% da 3 punti, hanno però messo tiri pesanti e controllato bene il loro arco, i Tori hanno infilato solo il 17,6% dalla lunga distanza…

Voti

Mo Williams: 7,5
17 pt. (7/15), 5 assist, 1 rubata. Spacca la partita con i suoi tiri imprendibili. Dopo un inizio difficile, limitato dai falli e dove sembrava essere l’anello debole della catena, Mo si riprende e da un aiuto fondamentale agli Hornets per passare sul campo dei Bulls. Come aveva detto lui prima della gara intervistato da Stephanie Ready, “l’importante è raggiungerei playoffs”.

Henderson: 6,5
11 pt. (3/9), 7 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Ha un problema al polso destro, sarà anche per questo che ultimamente le sue percentuali sono un po’ peggiorate? Dalla lunetta, dove fa 5/5, non si direbbe. Perde un paio di palloni ma si rende utilissimo a rimbalzo e anche le altre statistiche sono discrete.

Kidd-Gilchrist: 9
18 pt. (7/12), 12 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Forse a qualcuno sembrerà esagerato il voto, in realtà non lo è. In primis perché è un ragazzo che ci crede sempre e non molla mai, poi perché 12 rimbalzi sono tantissimi per un’ala piccola contro questi Bulls. Perfetto tempismo e buona difesa, il tutto unito a 18 punti, alcuni dei quali contribuiscono pesantemente nel finale a far sganciare i Bulls.

Zeller: 6,5
4 pt. (2/5), 9 rimbalzi, 2 assist. Da il suo contributo limitando i lunghi avversari, prende 9 rimbalzi e mette un paio di canestri importanti in corsa. Deve migliorare da sotto quando è fermo, troppo timido non è convinto e gli manca un po’ di snodabilità…

Jefferson: 6,5
16 pt. (7/17), 7 rimbalzi, 1 rub. 1 stoppata. P. Gasol se lo prende lui. Inizia male, anche peggio di Mo. Il suo limite difensivo ci costa diversi punti. Gasol lo sa e ne approfitta. Poi si riprende e nel secondo tempo cambia tutto. Nel finale sbaracca Gasol e i Bulls con una prestazione convincente.

Marvin Williams: 6,5
5 pt. (2/2), 1 rubata, 1 stoppata. Un paio d’erroracci ma si rifà con due ottimi canestri e una bella stoppata. A rimbalzo lo sovrastano.

Brian Roberts: 7,5
12 pt. (5/8), 2 rimbalzi, 3 assist. Magica serata per Brian, il quale cambiando la I in y e mettendo una t finale sembrerebbe più un Bryant. Tira su palloni dal palleggio e li mette nel cesto con facilità. Convinzione e gioca anche al servizio della squadra.

Maxiell: 6,5
7 pt. (2/5), 2 rimbalzi, 1 rubata. Bravo a resistere agli attacchi dei Bulls, a volte si arrangia con I falli ma I Bulls questa sera dalla lunetta hanno fatto spesso cilecca. Ottima una sua chiusura in un’azione chiave. Concentrato dalla lunetta. Utile.

Stephenson: 7
8 pt. (4/11), 4 rimbalzi, 2 assist. Perde due palloni ma questa sera sembra aver voglia di giocare, lo dimostra un tentativo di rubare un pallone a Hinrich, il suo tocco è direzionato verso la linea del fallo laterale, la palla è poco distante dalla linea ma lui ci prova in tuffo e si schianta sulle prime due file nel tentativo estremo di render giocabile la palla per i suoi. Al tiro ancora un po’ bassine le percentuali ma mette alcuni buoni canestri, in jumper e attaccando. Se è sulla strada giusta lo diranno le prossime partite. Intanto godiamoci la serata.

Coach Clifford: 7
Mette in campo solo 9 giocatori preferendo tenere caldi e sul pezzo i ragazzi selezionati per scendere sul parquet. Vince una gara con una gran difesa, il controllo dei tabelloni e del tiro da 3, inoltre nell’ultimo quarto la squadra detta anche il ritmo della partita.

https://www.youtube.com/watch?v=mR6s0lOvmZw

Game 54; Charlotte Hornets @ Dallas Mavericks 81-92

Il selvaggio Ovest a oggi non è terra di conquista per i Calabroni.
Anche a Dallas la squadra di Clifford si è battuta ma secondo le proprie possibilità; infortuni e limiti tecnici hanno determinato la quinta sconfitta consecutiva.
Con Kemba Walker che dovrebbe rientrare (un po’ arrugginito?) il 16 marzo la regia è affidata a Mo Williams, il quale nella notte ha smistato soli 3 assist e ha perso 5 palloni, però ha segnato 22 punti, manna dal cielo per gli Hornets che hanno uno tra i peggiori attacchi della lega. Anche questa sera la percentuale al tiro dal campo è stata bassa (36,7% con 33/90) a causa di qualche scelta di tiro e della difesa di Chandler e soci.
Zeller e Jefferson hanno fatto un discreto lavoro a rimbalzo, in particolare il secondo ma insieme hanno finito per mettere un frustrante 4/20 dal campo e nessun titolare ha stoppato un pallone, le uniche due stoppate sono arrivate da Maxiell e Stephenson…
I Mavs sono stati molto aggressivi ma Charlotte non può più permettersi sconfitte, sta scivolando pericolosamente nel limbo del purgatorio delle squadre incompiute, all’undicesimo posto e con le avversarie playoffs che corrono.
Indiana ha battuto Golden State nella notte e Detroit si è sbarazzata di Washington, inoltre mentre scrivo, anche Boston è in vantaggio di pochi punti a Los Angeles nella classica contro i gialloviola.

Jefferson contro Chandler. Un match-up che ha visto vincitore il secondo. Nonostante il season-high di rimbalzi di Jefferson, Big Al non è riuscito a creare il suo solito gioco offensivo finendo con 8 punti e 4/16 dal campo.

Jefferson contro Chandler. Un match-up che ha visto vincitore il secondo. Nonostante il season-high di rimbalzi di Jefferson, Big Al non è riuscito a creare il suo solito gioco offensivo finendo con 8 punti e 4/16 dal campo.

Gli Hornets scendevano sul parquet texano in tenuta viola con; Mo Williams, Henderson, Kidd-Gilchrist, Zeller e Jefferson, i Mavs (in divisa bianca) proponevano; Rondo, M. Ellis, R. Jefferson, Novitzki e T. Chandler.

Dallas aveva bisogno di scaldarsi all’inizio, il tiro di Monta Ellis era fuori misura, Mo Williams invece passava dietro a Zeller e guadagnava il centro dell’area in corsa e rilasciava la palla a pochi passi dal canestro e portava in vantaggio i viola.
Dallas effettuava un altro tiraccio con Rondo, Mo Williams colpiva il ferro e Dallas pareggiava con lo stesso Rondo che dalla baseline destra colpiva con un lungo tiro da due punti.
Big Al non riusciva a segnare ma Henderson in difesa intercettava un pallone e portava il contropiede in avanti, assist sulla sinistra per Kidd-Gilchrist, il quale passava agilmente sotto Rich. Jefferson per andare ad appendersi al canestro in schiacciata.
Dallas tuttavia passava in vantaggio con R. Jefferson che dal lato sinistro trovava benevolmente i rimbalzi dell’anello interno per il 4-5. Charlotte in attacco faceva scadere i 24 secondi in attacco e in difesa subiva la decisione degli arbitri prendendo un libero contro (Novitzki a segno) a causa di una violazione dei 3 secondi in area.
Lo stesso Novitzki poi non lasciava scampo alla difesa di Zeller; per ben due volte riusciva a tirargli in faccia nonostante Cody facesse il possibile.
I 4 punti ottenuti da Dallas portavano il punteggio sul 4-10.
A 7:53 Jefferson segnava in tap-in sull’errore di Kidd-Gilchrist ma le difficoltà offensive di Charlotte sembravano evidenti, quelle difensive ancora di più; Chandler si muoveva facilmente nel pitturato e con un gancio aumentava il punteggio dei texani.
MKG a 6:56 faceva da solo; fintando ingannava il difensore per fare un paio di passi avanti e in avvitamento concludere con un inusuale tiro che andava comunque a bersaglio.
La facile entrata di monta Ellis però convinceva coach Clifford a chiamare il time-out sull’8-14.
La pausa non era però fruttuosa per Charlotte.
Al rientro Mo Williams falliva la conclusione e Al Jefferson era veramente poco elastico sul rimbalzo, il pallone gli passava vicino ma Big Al non si abbassava bene per recuperarlo.
Sul fronte difensivo Aminu falliva una facile occasione, più per propri demeriti che per meriti difensivi della squadra di Jordan, in attacco Charlotte perdeva palla, poi sbagliava con Jefferson e Henderson.
Per rivedere una buona azione di Charlotte bisognava aspettare l’inserimento di Henderson che riceveva dal post basso sinistro da Henderson a 5:02 per un buon canestro, quello del 10-15.
La squadra di Clifford però si smarriva in attacco e Dallas offensivamente continuava ad avere alte percentuali; Rich. Jefferson da tre, Ellis e poi Stoudamire portavano il punteggio sul 10-22.
Stephenson con una drive sulla sinistra alzando la parabola a 1:42 e poi con un’entrata frontale a 1:03 (azioni intervallate dal canestro di Barea) portava il tabellone sul punteggio di 14-24.
Dallas comunque manteneva saldamente in mano ritmo e operazioni tanto che a :45.6 arrivava un buon assist sotto per Stoudamire che schiacciava in faccia a Jefferson.
Marvin Williams andava a segno ma l’ultima parola del primo quarto era ancora dei Mavs che con Barea servivano Stoudamire per l’alley-oop che chiudeva il primo quarto sul 16-28.

Il secondo quarto si apriva forse anche peggio del primo.
Maxiell tirava più o meno sballato come al parchetto, Taylor recuperava palla in difesa in modo da dare un’altra occasione agli Hornets, Stephenson andava in dribbling ma era stoppato da Aminu e a 10:54 arrivava il canestro di Barea in veloce transizione.
Taylor mancava la tripla e in difesa commetteva fallo su Barea, il quale dalla lunetta allungava sul 16-32.
Charlotte ritrovava confidenza con il canestro con Maxiell che dal pitturato segnava andando al leggero contatto con Aminu.
Per gli arbitri era fallo ma il centro di riserva degli Hornets tirava un air-ball che sfiorava solamente la retina esterna.
Taylor diventava protagonista di questa breve fase fermando Villanueva, ma fallosamente.
Il lungo con la fascetta splittava mentre dall’altra parte la fulminea partenza dello stesso Jeffrey coglieva un po’ impreparati i Mavs che andavano a chiudere in due sulla linea di fondo destra.
Novitzki in leggero ritardo franava addosso all’ala piccola degli Hornets e Charlotte beneficiava di due liberi poi trasformati che mutavano il punteggio sul 20-33 a 9:41.
Stephenson riusciva a rubare un pallone e a lanciare Taylor, i Mavs preferivano rimandarlo in lunetta anziché concedere il tiro facile ma Jeffrey era tranquillo e fermo, arrivava quindi il 22-33.
I Mavericks però segnavano con Villanueva che metteva dentro la tripla da 45° sinistra e con R. Jefferson dal lato destro mettevano un’altra bomba.
Per Charlotte il divario tornava ad allargarsi (22-39).
L’asse Rondo/Chandler portava i Mavs sul +19 (24-43) con un alley-oop del centro.
A 5:34 arrivava finalmente anche per gli Hornets il primo tiro pesante della partita. Marvin Williams infilava dalla diagonale sinistra, la difesa di Charlotte iniziava a stabilizzarsi facendo lavorare i Mavericks e Mo Williams a 4:03 metteva un lungo due punti per il 29-43.
Charlotte tornava sul -10 a 1:38 con una penetrazione frontale di Mo Williams e in difesa Zeller si faceva perdonare un paio di errori precedenti al tiro con una difesa di livello su Novitzki.
A :27.6 Jefferson fa ad autoscontro con Chandler, questa volta il centro di Charlotte si ritagliava lo spazio e aveva la meglio sull’ex Hornets.
Con questo canestro gli Hornets tornavano a una cifra di svantaggio ma Monta Ellis a :14.8 realizzava due FT dopo un contatto con Zeller.
Mo Williams non riusciva a segnare mentre Monta Ellis si, peccato (per loro) che il tiro della guardia dei Mavs fosse effettuato pochissimo dopo l’accensione della luce rossa.
A Riposo quindi si andava sul 35-45.

La ripresa iniziava con Big Al a forzare un gancio che non dava esiti positivi contro Chandler. Dopo qualche tiro andato a vuoto da parte di entrambe le squadre, era Henderson dalla lunetta a muovere il punteggio a 10:43 con due conclusioni buone.
Charlotte però lasciava solo Chandler dalla top of the key, il centrone non ci pensava troppo e metteva due punti con la sospensione.
Mo Williams ravvivava la partita con una tripla a 10:19 e il distacco diminuiva fino a 7 punti (40-47).
A questo punto Charlotte invece di riavvicinarsi perdeva terreno, un paio di palloni persi (l’ultimo di Henderson con conseguente fallo di frustrazione) davano la possibilità ai texani di riallontanarsi.
Rondo segnava i punti del 40-53 e la situazione in attacco non migliorava; Jefferson tirava corto e sbagliava ancora, poi Mo Williams a 7:13 metteva dentro un bel pallone per Zeller, il quale girato verso la linea di fondo riusciva solo a intuire il passaggio che gli passava sopra la spalla non trattenuto dalla nostra ala.
Dieci secondi dopo un altro jumper di Chandeler dalla media mandava gli Hornets sul -15.
Poco dopo ci sarebbe un fallo sul tiro di MKG commesso da Richard Jefferson ma gli arbitri lo davano sulla palla vagante e assegnavano la rimessa.
Aminu provava la power jam ma la sua furia in schiacciata si fermava sul ferro, la palla si stampava sull’anello e schizzava via, così a 6:03 Mo Williams sul ribaltamento paradossalmente sfruttava la situazione per una tripla.
I Mavs un po’ scossi e disattenti concedevano anche un facile canestro a Jefferson in modo che la squadra di Clifford potesse ritornare sul -10, 45-55. Dopo il terzo canestro di Chandler in jumper i Mavericks potrebbero segnare in transizione ma MKG era bravissimo arretrando ad affrontare due avversari, il pallone alla fine perveniva a R. Jefferson che staccava e metteva dentro una slam dunk potente.
Tutti e due i giocatori però lavoravano con il braccio inutilizzato in maniera non corretta. Secondo l’interpretazione arbitrale il canestro era da annullare.
Lo scampato pericolo ravvivava anche MKG che attaccava sulla baseline destra, la sua scivolata era contenuta dalla coordinazione dello stesso Michael che recuperava e segnava da sotto a 4:04.
La scuderia Williams di Charlotte correva in transizione e segnava altri 3 punti; assist di Mo, canestro di Marvin, fallo di Aminu con libero infilato e 50-57 a 3:42. Stoudamire era chiuso da Jefferson sulla linea di fondo destra, Mo Williams era rapido ed efficace ad andare in raddoppio e a strappare il pallone dalle mani dell’ex New York Knicks e Charlotte con un libero tornava a due possessi lunghi.
I Mavs però, con Harris si rilanciavano con la sua tripla aperta per il 51-60.
Poi Stoudamire in schiacciata e Novitzki con un libero aggiungevano 3 punti in più.
Per Charlotte il momento che esaltava i suoi tifosi arrivava a 1:20 dalla fine del terzo quarto; pazzesco crossover di Mo Williams che evitava la difesa di Harris e Stoudamire e circus shot appoggiato al vetro per il 53-63.
Mo Williams continuava l’opera pro Charlotte con una tripla ma l’avvicinamento della squadra del North Carolina era sempre precario.
Ancora una volta Dallas ricacciava indietro gli uomini di Clifford con Stoudamire che prima segnava dal pitturato e poi s’inseriva bene in area.
Gli arbitri davano fallo contro MKG e il centro di riserva dei Fuorilegge metteva altri due punti a 3 secondi dalla fine, fissando il punteggio totale alla fine del quarto sul 56-67.

L’ultimo quarto era giocato sulla falsa riga del terzo.
L’avvicinamento concreto ai Mavericks rimaneva un’utopia.
A 11:08 Stephenson con un tiro da 3 punti riportava a -10 gli Hornets che andavano a segno anche a 10:24 con un jumper di Michael Kidd-Gilchrist dalla media a destra per il 61-71 e a 10:06 con Lace lanciatissimo nell’area dei Mavs in appoggio per il 63-71.
A 10:05 Dallas preferiva chiamare un time-out che sembrava proficuo.
Dopo qualche azione i Mavs tornavano a 11 di vantaggio ma Micheal Kidd-Gilchrist non aveva voglia di mollare senza provarci e segnava due volte di seguito Il canestro a 7:52 realizzato usando il vetro valeva il 68-75.
Villanueva tirava corto contro Zeller, Charlotte tornava a vanti per tentare il -5 o il -4 ma Stephenson rilasciava la sfera facendo scaturire un orrendo air-ball.
Nel finale usciva Monta Ellis che diventava, unstoppable…
Dopo tre secondi in area chiamati a Zeller in fase offensiva Ellis a 5:40 dal palleggio tirava su il pallone e metteva dentro il 73-81.
Mo Williams dalla baseline sinistra metteva il jumper del 70-79, con gli uomini di Clifford ancora troppo lontani per pensare a una seria rimonta che diventava improba quando Chandler buttava la palla nel canestro di Charlotte con una schiacciata a due mani, anche se poi a 4:21 tornava possibile, si accendeva una flebile speranza grazie alla bomba di Marvin Williams dalla diagonale sinistra ben servito da un passaggio smarcante di Stephenson.
Il -8 (73-81) durava poco.
Monta Ellis segnava un canestro, Henderson si avvitava su se stesso con uno spin move e difficile tiro che non poteva entrare, così Ellis chiudeva la gara a 3:31 con il tiro del 73-85.
Nel finale un mini duello MKG/Ellis vedeva un canestro per parte, ormai, però il dado era tratto e la partita finiva 81-92.

Voti

Mo Williams: 6,5
22 pt. (9/20), 3 assist, 3 rubate, 1 rimbalzo. Perde ancora 5 palloni, deve migliorare un po’ sotto quest’aspetto. Per il resto è una fortuna averlo preso poiché porta punti con medie di tiro buone. Non è il salvatore della patria ma un buon giocatore.

Henderson: 4,5
4 pt. (1/6), 3 rimb., 2 assist, 1 rubata. Perde 3 palloni e segna solo 4 punti anche se Clifford gli toglie qualche minuto preferendogli Stephenson. Come dicono oltreoceano, in questo periodo è “struggling”.

Kidd-Gilchrist: 6,5
15 pt. (7/13), 6 rimbalzi, 1 assist. Commette 6 falli e va fuori alla fine. Già con problemi di falli a inizio partita, per lui e per Charlotte non brillantissimo nonostante un paio di affondi offensivi. Migliora durante la gara. Riesce a prendere uno sfondamento sulla schiacciata di Richardson. Dubbia. Tutti e due i giocatori lavorano un po’ in salto con la mano inutilizzata, comunque bravo a recuperare e a essere in quella posizione.

Zeller: 5,5
0 pt. (0/4), 10 rimbalzi, 2 assist. Nessun punto in 4 tentativi. Prende 10 rimbalzi e gli vale un mezzo punto in più. Purtroppo la percezione d’avere una PF non troppo affidabile si rivela veritiera. Un altro mezzo punto gli vale per l’adattamento su Novitzki, sul quale lavora bene dopo un paio di tiri presi in faccia ma l’attacco inesistente ne determina il voto.

Jefferson: 5
8 pt. (4/16), 17 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate. Soffre Chandler. Si nota per un bel passaggio per Henderson e per aver catturato il suo massimo stagionale in rimbalzi, ben 17, ma viene a mancare al tiro, ed è grave ai fini della vittoria.

Marv. Williams: 7
15 pt. (6/8), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Marvin si dedica al canestro con cura nella notte. L’impresa gli riesce bene. I rimbalzi li lascia agli altri lunghi. Si arrangia con qualche fallo.

Roberts: 5
0 pt. (0/4), 2 assist. Sbaglia tutti i tiri. Serve nettamente di più da lui.

Stephenson: 6
11 pt. (5/15), 5 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Non una grande prova offensiva alla fine. Qualche buona giocata creata da se stesso per arrivare al canestro e qualche buon assist. Non parte come starter ma gioca 30:41…

Maxiell: 6
2 pt. (1/2), 3 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata in 7:25. Jason non perde il vizio della stoppata. In assenza d Biyombo mantiene la tradizione. Anche lui gioca poco.

Taylor: 6
4 pt. (0/2), 2 rimbalzi in 6:47. Segna tutti i suoi punti dalla lunetta. Poco in campo. Contributo sufficiente.

Daniels: s.v.
0 pt. (0/0) in 16 secondi… Debutto inesistente. Gioca gli ultimi secondi. Provano a servirlo nell’angolo destro per la tripla ma c’è una deviazione e lui non riesce a prendere la sfera per sparare.

Coach Clifford: 5,5
Deve dare una scossa mischiando il quintetto. I Bulls potrebbero soffrire gente come P.J. Hairston se in giornata, l’apriscatole per la prossima gara è rischioso, ma continuare a giocare con il solito playbook noioso che le avversarie conoscono, soffocano con aggressività è un po’ limitante. Paradossalmente abbiamo l’interprete più “crazy” (Lance) di un gioco diverso, fin troppo… Si rientra tutti in difesa, anche prima del previsto per non prendere la transizione, ma a volte quegli uomini potrebbero servire per il rimbalzo, ma la frenesia di tornare indietro lascia qualche rimbalzo agli avversari.

https://www.youtube.com/watch?v=D2APDLuEjeQ

Game 53; Charlotte Hornets Vs Oklahoma City Thunder 103-110

Si ripartiva dopo la pausa dell’All-Star Game.
Oklahoma City era già lanciata, Charlotte era alla prima ma tutte e due le squadre sono invischiate per la lotta ai playoffs e parevano da subito motivatissime a portare a casa la vittoria.
La prestazione offerta da Charlotte è stata battagliera ma la qualità, l’esperienza e l’astuzia nel finale sono venute a mancare. Purtroppo Charlotte arrivava da 3 partite perse malamente e questa pareva da subito essere una gara improba solo a vedere lo stato di forma di Westbrook, più gli aiuti di Ibaka e i nuovi arrivi terribili.
Coach Clifford però riacquisiva MKG che veniva lanciato in quintetto anche se Biyombo e Walker rimanevano due assenze pesanti.

Mo Williams in azione contro i Thunder. 24 punti e 12 assist di Maurice non sono bastati agli Hornets.

Mo Williams in azione contro i Thunder. 24 punti e 12 assist di Maurice non sono bastati agli Hornets.

Charlotte si schierava con; Mo Williams (all’esordio con gli Hornets con il N°7 scelto), Henderson, Kidd-Gilchrist, Zeller e Jefferson. I Thunder dovevano rinunciare a Durant e Adams ma il quintetto non era malvagio con; Westbrook, Robertson, Singler, Ibaka e Kanter.

L’intensità era alta sin da subito.
Ibaka non lasciava scampo a Zeller con un jumper frontale, ma Cody lo ripagava con la stessa moneta nell’azione successiva, la partita era veloce e Kanter s’inseriva con i tempi giusti per schiacciare in faccia alla difesa di Charlotte, tuttavia Jefferson si muoveva bene in post basso destro, forse costretto a cambiar tiro da quello pensato in origine segnava il 4-4 a 10:55.
Westbrook segnava al suo primo tentativo con un tiro che passava sopra il braccio proteso di Mo Williams e finiva dentro.
Lo stesso Russell dalla lunetta doppiava gli Hornets a 9:58 e Ibaka con il tiro dalla sua mattonella frontale (lungo due) metteva anche il decimo punto ospite.
L’energia profusa dalle squadre continuava a essere alta, una difesa combinata tra Henderson e Kidd-Gilchrist era premiata con una palla recuperata, l’azione si trasformava in offensiva e Hendo per battere il difensore cedeva al N°14 degli Hornets che concludeva in schiacciata in bello stile.
Sempre MKG con una buona entrata trovava l’appoggio per il -2 poco dopo (8-10).
Gli ospiti segnavano ancora con Kanter che recuperava da sotto un air-ball inusuale di Westbrook.
Zeller a 7:46 decideva di attaccare in entrata, il suo drive aggressivo era premiato con due punti. Purtroppo dall’altra parte il Westbrook di questi tempi era difficile da arrestare, la sua velocità e coordinazione lo portavano a trovare un canestro più il fallo di Jefferson.
Dalla lunetta Russell segnava e i Thunder andavano sul 10-15. Uno Zeller più energico e tirato a lucido però non ci stava e rispondeva con una dunk decisa e grazie a Mo Williams che in corsa a 6:27 batteva la marcatura di Westbrook e sparava da 3 gli Hornets raggiungevano il pareggio a quota 15.
Le squadre rimanevano lì.
Da notare la schiacciona di Ibaka per il 17-19, mentre dall’altra parte a ristabilire la parità ci pensava Jefferson con movimento spalle a canestro e tiro usando la tabella.
Morrow, prodotto locale, attualmente esportato in Oklahoma con una tripla avvantaggiava i blu ospiti con una tripla.
Per Charlotte ci doveva pensare Zeller a riaccorciare dalla lunetta con un 2/2 (fallo di Ibaka) ma Coach Clifford dopo un canestro dei Thunder chiamava time-out a 3:54.
Dieci secondi dopo gli Hornets tornavano a -1 con Jefferson che dal post basso sinistro con un veloce spin move si procurava lo spazio per andare a concludere, inoltre Kidd-Gilchrist portava in vantaggio i nostri con l’aiuto del ferro (25-24).
Il saliscendi di emozioni continuava con i canestri di Westbrook, Kidd-Gilchrist, Morrow e Mo Williams dall’angolo destro a 1:49 che con la sua tripla (nonostante la buona difesa di Morrow) consentiva agli Hornets di chiudere avanti il primo quarto sul 30-28.

I guai per Charlotte iniziavano ad arrivare nel secondo quarto con l’ingresso massiccio della panchina.
McGary, il lungo bianco di riserva dei Thunder a 11:16 trovava l’azione da tre punti e anche se quasi allo scadere dei 24 secondi d’attacco (a 10:54) Stephenson segnava con un fade-away bello, ma fuori equilibrio e riportava avanti gli Hornets, si capiva che i Thunder avevano più forza e qualità in panchina.
McGary continuava a segnare con una schiacciata prepotente e dopo aver preso un rimbalzo offensivo, metteva altri due punti.
Maxiell cercava di arginare gli attacchi dei Thunder stoppando Morrow ma andando poi a commettere fallo su Waiters che dalla lunetta ne metteva due, più altri due in layup a 8:45.
Stephenson con un driving bank usando il vetro portava sul 34-39 il punteggio ma Collison prendeva un altro rimbalzo offensivo, subiva fallo e portava sul 34-42 il punteggio.
Charlotte però usava l’ingresso avvenuto da poco di Mo Williams per cercare di recuperare punti agli ospiti.
Lance trovava Maxiell nel pitturato che finiva per segnare il 38-42, lo stesso Mo portava con un tiro ravvicinato gli Hornets a -2.
Stephenson dopo il solito paio di buone azioni tornava a essere l’arma in meno di Clifford, dapprima sbagliava un paio di tiri, poi dopo due FT andati a bersaglio di Augustin si procurava anch’esso due occasioni dalla lunetta a 6:30 ma finiva per splittare.
Gli Hornets lottavano in difesa e la palla girava contesa dalle due squadre, alla fine terminava tra le mani di Ibaka che dal lato destro segnava a 5:54 il 41-46.
A 5:39 anche Marvin Williams, il quale giocava nella notte con una maschera trasparente per proteggere il setto nasale, splittava ma si faceva perdonare parzialmente quando una manata istintiva di Mo Williams portava via il pallone a Ibaka e lanciava Marvin in contropiede per la schiacciata del 44-46.
I Thunder però trovavano tre punti dal neoarrivato D.J. Augustin, il quale aveva già dato fastidio a Charlotte nell’ultima partita disputata contro Detroit prima dell’All-Star Game.
Dopo qualche azione a vuoto delle squadre a 4:07 Big Al, in un duello contro Kanter aveva la meglio e il gioco fruttava 3 punti grazie al libero addizionale e la squadra del North Carolina si trovava nuovamente sul -2 (47-49).
Come al solito i Thunder rispondevano.
Un cambio velocità di Westbrook trovava impreparata la difesa di Charlotte, in più Augustin e Ibaka confezionavano il canestro del 47-53.
Charlotte aveva una buona reazione e produceva un parziale di 7-0; Big Al con il suo tiro-ganci, poi Henderson dalla lunetta e infine una tripla di Marvin Williams a 2:08 erano i canestri del vantaggio Charlotte (54-53). Westbrook dalla media segnava tirando sopra Stephenson, Mo Williams sempre dalla media riportava i Calabroni avanti che però accusavano ancora altri due affondi di Westbrook per il 56-59 che chiudeva il primo tempo.

Nella ripresa Charlotte subiva il sessantesimo punto ancor prima che potesse iniziare il terzo quarto a causa di un tecnico fischiato in precedenza a Stephenson, ormai dannoso.
La squadra di coach Clifford pareva non iniziare nemmeno con il piglio giusto, Zeller si accontentava di un jumper che non entrava, su un pallone messo in mezzo dai Thunder poi la sfortuna si accaniva; Jefferson alzando il braccio lo colpiva con il palmo della mano, la palla s’impennava e finiva nella retina.
Charlotte perdeva un po’ la testa e nel giro di pochi secondi arrivava il canestro di Robertson per il 56-64 che iniziava a preoccupare i tifosi. Oltretutto MKG sbagliava un’entrata ma in difesa su una palla deviata si gettava a terra recuperando, Charlotte però cercava con troppa fretta di ribaltare l’azione e il lungo lancio per Zeller isolato contro due difensori era irraggiungibile per la nostra PF e finiva per perdersi sul fondo.
Ibaka commetteva una scorrettezza in attacco con un blocco illegale, la palla tornava agli Hornets che ci provavano con il tir in sospensione di Mo Williams, l’anello interno diceva no al nuovo arrivo.
Singler, altro acquisto da Detroit continuava l’opera di demolizione con tre punti dall’angolo sinistro a 9:24.
Il 56-67 dava 13 punti di vantaggio ai blu che ne realizzavano un altro grazie (opinione personale) al gentile omaggio degli arbitri; Jefferson prendeva un rimbalzo in difesa, Kanter si buttava sulla sua schiena a peso morto aggrappandosi come un koala, Big Al cercava di scrollarselo di dosso e allargava un braccio a vuoto in maniera stizzita quando Kanter ormai era già a terra.
Tecnico a Big Al e -14…
Charlotte aveva una reazione forse dovuta al torto subito. MKG innescava come al solito la scintilla, entrata sparata al vetro per due punti, a 7:31 invece arrivava la bomba da 45° sinistra di Mo Williams che si dimostrava eccellente tiratore da tre punti (l’assist era di Jefferson), infine lo stesso Williams si metteva al servizio di Zeller con un assist schiacciato e Cody ringraziava restituendo una schiacciata in faccia alla difesa ai Thunder (63-68).
Westbrook comunque quando decideva di entrare in azione era difficilmente contenibile, sebbene sulle sue tracce si fosse messo MKG, i due punti di Russel over Michael davano un nuovo +7 ai Thunder (65-72).
Charlotte si potrebbe avvicinare quando sull’azione successiva d’attacco mancava occasioni in serie (quattro), sull’ultimo rimbalzo, però Ibaka tirava giù con i gomiti Zeller che finiva prima per terra e poi in lunetta per battere due liberi dei quali ne realizzava solo uno purtroppo.
La palla tuttavia rimaneva a Charlotte perché a Ibaka era fischiato un flagrant 1 ma Jefferson non riusciva ad approfittare della palla extra. Zeller tornava a farsi vedere in difesa su un lanciato Westbrook, la sua furiosa rimonta lo portava a estendere l’arto che bloccava Russell ma non Kanter che era fermato irregolarmente da sotto.
Il nuovo acquisto prelevato dai jazz però falliva entrambe le possibilità per la gioia del pubblico, così Charlotte in attacco accorciava di due grazie a Henderson che faceva una delle poche cose buone in attacco della sua partita; penetrazione da destra sulla baseline dove trovava uno spazio impossibile da prendere e tiro della disperazione reverse da marcato senza saltare a basso coefficiente.
Il risultato erano due punti…
A 4:45 Singler metteva la tripla con metri di campo.
Mo Williams chiudeva in ritardo e MKG poteva solo mettere il 70-75 andando a contatto sotto canestro con i lunghi avversari.
Dopo l’ennesimo cesto di Westbrook i Calabroni trovavano 4 punti che provenivano da due jumper di Jefferson.
Il punteggio si riaccorciava sul 74-77 e diveniva un trend quello dell’inseguimento a poca distanza.
A 1:46 Mo Williams “from elbow” iniziava a far interessante la partita con i punti del -2 (78-80) ma dall’altra parte Westbrook con le sue accelerazioni pareva irresistibile; entrata frontale veloce e -4 Hornets. Agli Hornets però rimaneva l’arma Mo Williams.
La sua entrata costava ai Thunder un fallo speso e due liberi raccolti oltre la retina per l’80-82.
Augustin rispondeva con due liberi anche se a :28.6 nessuno aveva fatto i conti con la pazzia di Mo Williams il quale si avventurava in palleggio contro due giocatori finendo per tirare un po’ fuori equilibrio e oltre la linea dei 3 punti con una traiettoria che lo premiava.
Charlotte tornava a -1 ma nel finale c’era tempo per Waiters di tirare su un incolpevole Stephenson per l’83-86 di fine terzo quarto.

L’inizio dell’ultima frazione era propizio agli Hornets che con Marvin Williams intercettavano palla e con Roberts andavano a concludere con un floater dalla baseline destra per il nuovo -1.
Marvin Williams diventava protagonista dell’inizio fermando Collison con un fallo da sotto.
Il giocatore dei Thunder non tradiva e si tornava sul -3, dall’altra parte Charlotte faticava e la palla finiva fuori assegnata alla squadra di casa. Sulla sirena dei 24 Henderson tirava corto colpendo il ferro, la palla perveniva poi a Williams che con una bomba a 10:47 riequilibrava la partita sull’88 pari.
Solo 14 secondi dopo Charlotte subiva il canestro di Augustin nonostante il fallo, fortuna la guardia di riserva degli ospiti mancava il libero e le distanze rimanevano meno pesanti da colmare.
A 10:12 Maxiell si allungava in appoggio ma McGary lo toccava. Jason metteva solo un libero mentre una drive di Waiters ridava 3 punti di vantaggio a Oklahoma.
Henderson da 3 dal lato andava a vuoto, poi uno scambio di cortesie in stoppata tra Maxiell e Mc Gary che se le davano a vicenda faceva rimanere inalterata la situazione sino a che Roberts non riproponeva un’azione simile al suo canestro precedente sull’altro lato per il 91-92. McGary sfruttando la sua statura si prendeva un rimbalzo offensivo dopo l’errore di Augustin e ridava i “classici” maledetti 3 punti di vantaggio ai Thunder.
Stephenson passava il pallone in attacco a MKG che segnava con un jumper a 6:24, poi Morrow era sanzionato dagli arbitri con un fallo tecnico a 6:19 e Charlotte raggiungeva l’agognata parità a quota 94. Charlotte potrebbe anche passare in vantaggio ma Mo Williams da marcato aveva troppa fretta e tentava una conclusione da due dalla sinistra un po’ forzata, la palla rimbalzava sul ferro e MKG che pareva essere sul rimbalzo la toccava solamente, sul contropiede Westbrook sbagliava ma Charlotte concedeva il rimbalzo a Ibaka che segnava l’inizio della fine.
La PF avversaria segnava, Gilchrist sbagliava il jumper mentre Ibaka piazzava il suo tiro a 5:18, così quando Jefferson mancava il tiro e Westbrook in entrata faceva registrare il punteggio di 94-100 la partita era compromessa.
Lo stesso Westbrook dopo il time-out voluto da Clifford era benvoluto dall’anello che dopo qualche rimbalzo gli concedeva altri due punti. Charlotte tentava di accorciare velocemente affidandosi alle triple dagli angoli dei due Williams, a fare da tramite ci pensava MKG con un rimbalzo offensivo che dava due possibilità sulla stessa azione, ma il punteggio rimaneva immutato, almeno fino a che la stessa ala piccola coglieva di sorpresa tutta la difesa dei Thunder sfrecciando in mezzo a causa di un errore di comunicazione e schiacciando tutto solo a 3:27. Nel finale Westbrook e Augustin allungavano, Big Al segnava ma poi gli Hornets da te punti erano costretti a forzare e non entrava nulla, se non l’ultimo tiro dall’angolo sinistro effettuato insolitamente da Jefferson che metteva la tripla del 103-110 finale.

Charlotte ha comunque giocato una partita gagliarda e ha risposto agli alti rimi dei Thunder nonostante la sconfitta.
Una delle chiavi principali della L è stata la lotta a rimbalzo. I Thunder si sono imposti 59-41, ecco quando dicevo che serviva qualcosa in più in PF. Zeller e Williams si sono battuti ma non sono stati abbastanza per coprire bene l’area nella quale i Thunder hanno catturato 19 rimbalzi offensivi.
Charlotte è andata meglio nelle steal : 9-7, nelle stoppate: 10-7, ha perso meno palloni: 9 contro i 14 dei Thunder e negli assist: 28 contro 11.
Ora arrivano le trasferte a Dallas (back to back) e a Chicago, due avversarie difficili e Charlotte è scivolata al nono posto anche se alla pari con Brooklyn.
Si fa dura.
La grinta c’è ma la qualità di tutto il roster no.

Voti

Mo Williams: 7
24 pt. (8/17), 12 assist, 1 rubata, 4 rimbalzi. All’esordio va in doppia doppia. Sembra abbastanza consistente per sostituire degnamente Walker. Potrebbe risolvere qualche problema da fuori arco per Charlotte visto che ha una buona mano da 3 punti. Perde 5 palloni, un paio evitabili in momenti sbagliati, ma si deve inserire ancora meglio nei meccanismi. 12 assist non sono trascurabili oltre all’apporto in punti.

Henderson: 4,5
6 pt. (2/10), 6 rimbalzi, 7 assist. Parte da titolare. Il problema è che se non funziona lui come shooter non c’è molto in casa. Stephenson è tutt’altro che un tiratore. Resta da vedere Daniels che stasera non ha esordito. Se Charlotte vuole andare ai playoffs deve ritrovare Hendo che sta vivendo un periodo d’appannamento. Troppo scostante.

Kidd-Gilchrist: 6,5
20 pt. (8/17), 4 rimb., 3 rubate. In versione più egoista non smista nemmeno un assist. Ha voglia di attaccare. Ogni tanto sbaglia e viene fermato. In diversi frangenti è lui a dare la spinta alla squadra per rimanere in partita. Peccato per quel jumper storto alla fine. Aveva appena messo un tiro in sospensione, sul secondo ha un po’ esagerato forse ma è il basket… Ci prova su Westbrook che fa 33 punti ma poteva anche andare peggio visto il Russell che ha superato anche i 40 di questi tempi…

Zeller: 6,5
13 (5/9), 4 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 4 stoppate in 20:07. Parte benissimo con tanta voglia ed energia. Sembra tornato in forma. Purtroppo ha dei limiti fisici e il rimbalzo non sempre riesce a recuperarlo. $ stoppate, una fantastica su Westbrook e l’aggressività a canestro, specie nel primo tempo (oltre che il 5/9 dal campo) determinano il voto.
Jefferson: 6,5
20 pt. (9/18), 12 rimbalzi, 1 assist. Va in doppia doppia la sua difesa fatta di rimbalzi è buona ma non c’è nemmeno una stoppata e le altre stats sono inesistenti. Si toglie lo sfizio di fare 1/1 da 3 ma quello è più folklore… mette la metà dei tiri, non può segnare sempre e a volte i suoi errori sul punto a punto costano.

Marv. Williams: 6
8 pt. (3/8), 7 rimbalzi, 3 rubate. Probabilmente l’idea di dargli più minutaggio da parte di Clifford nonostante la mascherina protettiva è dovuta a due fattori. Sembra avere più esperienza e posizionamento per prendere i rimbalzi e da 3 è una minaccia rispetto a Zeller. Sui rimbalzi prende qualcosa in più rispetto a Cody ma non a sufficienza, da 3 non va benissimo…

Stephenson: 4
5 pt. (2/9), 4 assist, 3 rimbalzi, 1 rubata. Doveva essere il valore aggiunto e a parte qualche assist è una tragedia. Non si capisce cosa vuole fare quando ha la palla in mano, finta la partenza poi si blocca e arresta il palleggio. Non so se per colpa del gioco della squadra che lo lascia poco libero o è il suo modo di giocare. Quando attacca il canestro finisce per tirare corto o male. Fa 2/9 e sembra un corpo estraneo alla squadra. I Clippers non l’hanno voluto, i Nets, sua squadra del cuore nemmeno (per ora), non resta che provare di aver fame a Lance ma ha poco perché se coach Clifford non lo fa sparire dal campo rovina le partite alla squadra.

Roberts: 6,5
4 pt. (2/4), 1 assist, 2 stoppate. Sbaglia le triple ma mette due tiri importanti nell’ultimo periodo e mette due stoppate a segno, anche se spende un pessimo fallo in difesa.

Maxiell: 5,5
3 pt. (1/3), 1 rimbalzo, 4 stoppate. Buono in stoppata però dalle sue parti troppi palloni gli passano vicino senza che riesca a intervenire. L’atletismo non è il massimo e le mani in attacco non sono sicure. Pasticcia troppo. Come terzo centro ci sta, ma ora quando entra con la panchina nell’insieme diventa un problema.

Taylor: s.v.
0 pt. (0/1) in 3:21. Perde un Pallone e sbaglia un tiro da 3 punti. Poco, ma sono pochissimi anche i minuti giocati.

Coach Clifford: 5,5
La grinta della squadra c’è. L’inserimento di Mo è stato positivo e sembra che nell’insieme lui e gli allenatori abbiano fatto un buon lavoro. C’è da andare a prendere tutti i particolari. Vietato tirare da 3 a Stephenson se non stanno scadendo i 24, c’è da mandare Henderson ad attaccare il canestro invece che provare troppi jumper e c’è da dare meno minutaggio a Lance. L’imbarcata con la panchina presa a inizio secondo quarto è stata pagata.

Società: 5,5
Preso Mo Williams, buon play e preso Daniels, aspettiamo di vederlo… sul mercato avrebbe dovuto prendere un tiratore, Henderson non è sempre affidabile e soprattutto una PF che portasse rimbalzi e punti. Non c’era molto disponibile ma cercare di raggiungere i playoffs così è dura. Ci sono due vuoti da colmare.

https://www.youtube.com/watch?v=k9wm0lradKk

Classifica al 20 febbraio 2015 a Est.

La classifica al 20 febbraio, prima che riprenda la battaglia ad est per migliorare la propria classifica. Due faglie fratturano la classifica, fino al sesto posto le squdre certe e quasi di giocare i playoffs, poi altre sei squadre a darsi battaglia per due posti nella postseason, infine le ultime tre, più propense ormai a cercare qualche risultato di prestigio, con la testa alla prossima stagione e alle prossime scelte e scambi.

La classifica al 20 febbraio, prima che riprenda la battaglia ad est per migliorare la propria classifica. Due faglie fratturano la classifica; fino al sesto posto le squdre certe e quasi di giocare i playoffs, poi altre sei squadre a darsi battaglia per due posti nella postseason, infine le ultime tre, più propense ormai a cercare qualche risultato di prestigio, con la testa alla prossima stagione e alle prossime scelte e scambi.

IbernaziHornets

In questo periodo i Calabroni sono in ibernazione, le nuove sopravvissute formeranno una colonia in primavera, quando il tempo diverrà più mite e regalerà più calore alle nuove regine. Allo stesso modo speriamo che Charlotte possa fare un finale di stagione esplosivo come quello dello scorso anno, perché da circa un’ora si è chiuso il mercato e Charlotte è rimasta in fase d’ibernazione, mentre altri team concorrenti per i Playoffs a Est si sono mossi e hanno piazzato qualche buon colpo che potrebbe cambiare le carte in tavola a Est.

Gli Hornets spiccheranno il volo verso i playoffs o Miami e le altre avranno la meglio?

Gli Hornets spiccheranno il volo verso i playoffs o Miami e le altre avranno la meglio?

Miami, che è alla pari con noi, ma rimane dietro in classifica prende grazie a una multitrade Goran e Zoran Dragic, mentre i Pelicans acquisiscono dagli Heat Shawne Williams, Norris Cole e i Suns invece portano in Arizona D. Granger, J. Hamilton, John Salmons, più due prime scelte da Miami. Sicuramente il colpo di Goran Dragic che aveva voglia di cambiare aria per gli Heat è un bel colpo che potrebbe dare una buona spinta alla formazione di Spolestra. Brooklyn non è riuscita a piazzare Brook Lopez (nelle ultime ore più che Charlotte, gli interlocutori erano stati gli Oklahoma City Thunder. Niente di fatto ma i Nets sono riusciti a mandare Kevin Garnett indietro nel tempo a Minnesota prendendo in cambio Thaddeus Young, un discreto colpo. Milwaukee, al di fuori dalla mischia, prende da Philadelphia Michael Carter-Williams (il quale si dice scioccato dello scambio ma ringrazia la città dell’amore fraterno) e Tyler Ennis più Miles Plumlee da Phoenix… Detroit manda a Boston “Gigi” Datome e Jonas Jerebko (i Celtics prendono anche la PG Isaiah Thomas proveniente dai Phoenix Suns) per Tayshaun Prince, inoltre i Pistons prendono Reggie Jackson dai Thunder (ottimo colpo) e mandano in cambio Kyle Singler più DJ Augustin in Oklahoma, dove arriva anche Enes Kanter dai Jazz in cambio di Perkins, il quale cercherà subito di andarsene da Salt Lake City (Clippers e Cavs in agguato)

Tutto questo negli ultimi minuti… dopo tanto fumo e niente arrosto sono arrivati alcuni botti. Miami potrebbe aver fatto un passo in avanti. Detroit ha preso un bel giocatore, ma ha perso Augustin che stava giocando molto bene e Singler che qualche cosa di buono l’ha fatto vedere, al tiro e non solo. Boston secondo me rimane allo stesso livello, mentre i Nets si rafforzano un pochino con Young ma non cambiano troppo le loro quotazioni. Joe Johnson e Brook Lopez, i loro pezzi sul mercato sono rimasti in casa. Indiana, come Charlotte non si è mossa o comunque non è riuscita a ottenere ciò che le sarebbe servito e allora tornando a parlare degli Hornets, sebbene per me questa finestra di mercato sia stata deludente perché speravo potessimo acquisire una buona PF o un tiratore oltre a Mo Williams e Troy Daniels vediamo quali potrebbero essere i punti di forza dei Calabroni per arrivare ai playoffs:

Al Jefferson è tornato in forma (ha detto che i sintomi dolorosi si sono calmati anche grazie alla benefica pausa dell’All-Star Game) e sta giocando abbastanza bene, inoltre si dice sicuro di poter dare una mano alla squadra per spingerla alla postseason.

Le prossime tre sfide saranno difficili; Thunder in casa, Mavericks e Bulls fuori. Gli Hornets hanno bisogno di Jefferson ora più che mai giacché Kemba Walker dice Coach Steve Clifford, potrebbe tornare il 16 marzo, un po’ dopo il previsto.Un’altra buona notizia per Charlotte è che pare quasi certo l’utilizzo dell’ala piccola Michael Kidd-Gilchrist (dice di sentirsi bene) sabato contro Oklahoma City, mentre il centro di riserva Bismack Biyombo purtroppo rimarrà fuori per almeno un’altra settimana. La contusione riportata contro i Knicks sta costando cara a Charlotte.”I nostri ragazzi devono sapere che noi abbiamo abbastanza (talento) per vincere,” ha detto Clifford. ”Quando Kemba tornerà sarà grande, ma non sarà lui per un po’”…
Clifford ha detto che fino a quando la sua squadra prenderà le partite con il giusto approccio giocando determinati e duri costantemente in difesa a rimbalzo e limitando gli attaccanti avversari, avranno la possibilità di tornare ai playoff. ”Il nostro gioco (immagino si riferisca a quello offensivo) non è abbastanza ma funzionerà” ha detto Clifford.
Williams è un altro punto a favore, il recente acquisto di Cho, ha fatto gli straordinari lavorando con gli allenatori martedì notte per conoscere il playbook in modo da essere pronto per il suo primo allenamento il giorno seguente. Jefferson ha detto che Williams non ha avuto problemi di adeguamento al sistema di gioco e non ha fatto errori in campo con i suoi compagni di squadra mercoledì. Lo stesso Williams ha detto che questo è il suo lavoro e vuole assicurarsi che gli Hornets siano in grado di raggiungere i playoff da questo momento e il mese prossimo.
”Kemba è fuori, è una grande parte della nostra squadra e stiamo cercando di tenere il forte fino a quando non tornerà e saremo al completo,” ha detto Williams. ”I playoff sono l’unico obiettivo e possiamo fare “qualche rumore” a Est. Con il nostro roster ci sentiamo di poter giocare contro chiunque in Oriente.”
Ottima quindi anche la fiducia di Williams e del team nelle proprie possibilità, l’ottimismo sta permeando l’ambiente, Jefferson ha detto anche che secondo lui il team di quest’anno è migliore rispetto a quello che ha vinto nove delle sue ultime dieci partite la scorsa stagione per finire la regular season 43-39.
Ha detto che giocatori come Gerald Henderson e Kidd-Gilchrist sono migliorati e Williams porta un’altra minaccia aumentando il punteggio di Charlotte.
”Ora dobbiamo fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso e finire forte,” ha detto Jefferson.
Clifford ha detto che la chiave nelle prossime settimane sarà sempre tornare a giocare in difesa solidamente. Gli Hornets hanno avuto la miglior difesa del campionato dal primo gennaio ma poi senza MKG hanno perso tre partite prima dell’All-Star break, permettendo alle avversarie di segnare troppi punti.
Mo Williams è anche il miglior amico di Jefferson e questo potrebbe aumentare la chimica di squadra, l’alchimia nello spogliatoio.
Nessuno sa se basterà alla luce dei recenti scambi, ormai non resta che tentare di vincere più partite possibili facendo anche qualche colpo inaspettato fuori casa se si vuole andare ai playoffs, la squadra è fiduciosa nonostante la dirigenza non sia riuscita a far spiccare il volo ai Calabroni attraverso il mercato.
Rimaniamo alla finestra sperando di vedere volare i Calabroni in primavera.
Let’s go Hornets!
Pubblicato in News

Varie ed eventuali

Passato l’All-Star Game in cui Super Hugo (l’alter ego di Hugo la mascotte) ha vinto la gara delle schiacciate per la categoria mascotte,

Super Hugo con il nuovo costume. Con un salto mortale dal trampolino e schiacciata ha mantenuto vive le ottime tradizioni acrobatico/circensi dei suoi predecessori.

Super Hugo con il nuovo costume. Con un salto mortale dal trampolino e schiacciata ha mantenuto vive le ottime tradizioni acrobatico/circensi dei suoi predecessori.

archiviata la prestazione del Team Curry composto dal mitico ex giocatore nonché attuale commentatore tecnico per Fox durate le gare degli Hornets Stephen Wardell (Dell) Curry, dal figlio Stephen Curry (dei Warriors) e da Sue Bird, giocatrice di Seattle che non andava oltre il terzo posto nonostante Dell (dopo una partenza fredda) mettesse la bomba da centrocampo al secondo tentativo, registrata la vittoria di Stephen nella gara del tiro da tre punti e vista la prova di Zeller e passato da un giorno il compleanno del proprietario degli Hornets Michael Jordan (52 anni), si avvicina a grandi passi la deadline del mercato NBA.

Il team Curry.

Il team Curry.

Domani, 19 febbraio, ore 21,00 italiane si chiude…

A oggi gli Hornets hanno scambiato Gary Neal per Troy Daniels e Mo Williams, quest’ultimo passa grazie ad un bonus nello scambio da 3,7 milioni a 3,97.

Il problema è… basteranno questi due a far spiccare il salto di qualità agli Hornets?

Secondo la mia modestissima opinione è un po’ poco, forse anche secondo la società, che ha cercato di scambiare Lance Stephenson per dei tasselli mancanti.

I Clippers, che ritengono d’aver bisogno di un’ala, hanno mandato per due partite un osservatore per monitorare le prestazioni di Lance Stephenson, purtroppo le performances dell’ex Pacers non sono state esaltanti, così i Velieri si sono tirati indietro senza intavolare discussioni serie. Il mese scorso, i Nets e gli Hornets hanno discusso su una trade che avrebbe inviato Brook Lopez da Brooklyn agli Hornets per Cody Zeller e Lance Stephenson, ma la trattativa che pareva potesse giungere alla conclusione, non si è concretizzata. Non è ben chiara la motivazione per la quale l’affare Stephenson/Cody Zeller-Lopez sia saltato. Lopez, quando è sano, fornisce prestazioni vicine alle stelle NBA ma ha problemi e lo stipendio non è basso, anche Lance, però sta facendo male a Charlotte ed è ben pagato rispetto a quello che riesce a dare alla squadra. Il problema forse è semplicemente che lui e Zeller sono più giovani. Lance Stephenson a Charlotte è ancora sul mercato ma le ore passano e nonostante Brooklyn si sia mossa in maniera aggressiva per liberarsi del centro che non vuole più e le due società abbiano parlato anche di Joe Johnson sembra sempre più improbabile uno scambio sebbene ci siano dei “pezzi” che da ambo le parti le due franchigie gradirebbero avere.

Inoltre Stephenson ha riempito le pagine di Instagram con riferimenti al fatto che gli piacerebbe giocare a Brooklyn, ad esempio ha detto; “Sarebbe una benedizione (giocare a Brooklyn)”, proseguendo… “ma in questo momento, Charlotte, è la squadra per la quale sto giocando in questo momento.”

Il ventiquattrenne nativo di Coney Island la scorsa stagione ha guidato la NBA con cinque triple doppie, ma quest’anno a Charlotte fino ad ora è stato una delusione, tanto che lui e l’allenatore Steve Clifford (riferiscono i meglio informati) pare si siano scontrati. Coach Clifford ha detto che lui ha bisogno di ritrovare la sua “fame”…

Clifford cerca di spiegare qualcosa a Lance in una partita contro i Bucks. Lance rimarrà?

Clifford cerca di spiegare qualcosa a Lance in una partita contro i Bucks. Aldilà della colorazione aposematica di Stephenson, servita più per difendersi che per offendere, come Calabrone ha usato poco veleno ed è stato poco aggressivo. Alla fine… Lance rimarrà?

Se Lance rimarrà a Charlotte alla chiusura del mercato e vorrà andare a Brooklyn, dovrà elevare la sua mente (sembra più un problema mentale che tecnico) per fornire prestazioni che lo facciano riconsiderare come valido giocatore agli occhi delle altre squadre, attualmente, Adrian Wojnarowski, infatti, dice che non c’è mercato per Stephenson.

Mancano poche ore alla verità, vedremo…

Il Punto @ 52

Charlotte-Hornets-New-Logo - CopiaL’ultimo punto della situazione l’avevamo fatto esattamente a metà stagione; gara 41 contro i Pacers in casa aveva fatto intendere che gli Hornets erano caldi, infatti, nelle successive gare hanno rimontato ancora in classifica.

Dal 9° posto sono passati al 7° nella Eastern Conference, con un record di 22-30 (.423). Ora siamo giunti alla pausa dell’All-Star Game e a Charlotte mancano esattamente 30 gare da disputare, avendo raggiunto contro Detroit gara 52.
In queste 11 gare gli Hornets hanno affrontato 3 squadre che al momento si trovano sopra i .500 e 7 sotto i .500, anche se con Washington le sfide sono state 2, quindi le partite con coefficiente di difficoltà sopra i .500 numericamente aumentano di un’unità. Le gare casalinghe giocate sono state 6 contro le 5 disputate in trasferta. Sono arrivate sei vittorie e cinque sconfitte. Il record casalingo è stato 4-2, mentre in trasferta è arrivato un leggero saldo negativo di 2-3.
Vediamo nel dettaglio le undici gare giocate:
42) Vs Minnesota Timberwolves (11-42) W
43) Vs Miami Heat (22-30) W
44) @ Cleveland Cavaliers (33-22) L
45) Vs New York Knicks (10-43) W
46) @ San Antonio Spurs (34-19) L
47) @ Denver Nuggets (20-33) W
48) @ Washington Wizards (33-21) W
49) Vs Washington Wizards (33-21) W
50) @ Philadelphia 76ers (12-41) L
49) Vs Indiana Pacers (21-33) L
52) Vs Detroit Pistons (21-33) L

Cerchiamo di riordinare le idee tornando indietro di qualche settimana andando in ordine cronologico per tentare di capire cosa è successo nelle ultime partite, anche se affrontando la questione con una visione più olistica (asserendo che tutte le cose sono in relazione le une con le altre) che meccanica della situazione si potrebbe dire che le caratteristiche di una squadra non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Dal punto di vista olistico, la sommatoria funzionale di tutte le componenti è sempre diversa della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente, per questo un’analisi semplicistica sui giocatori, trascurando tutto il resto, l’ambiente, gli schemi, ecc., sarebbe superficiale.
Comunque andando con ordine cronologico; contro i Timberwolves in casa non si poteva sbagliare, con i Lupi impigliati nei rovi dei bassifondi della classifica gli Hornets non potevano permettersi di fallire. Arrivava una facile vittoria casalinga ottenuta ben prima del suono finale della sirena con Big Al al rientro, molto tranquillo. Contro gli Heat la storia non era così facile, gli Hornets s’imponevano nel finale dopo la rimonta Heat che portava la squadra della Florida anche a sfiorare la vittoria, ma i due tiri finali di Miami non entravano, così Charlotte, la sua buona difesa e la sua buona stella (in quest’occasione) avevano la meglio su Bosh e soci. Gara 44 si disputava in trasferta ma era improba per gli uomini di Clifford, che ancora una volta dimostravano di non avere un vaccino contro LeBron James. Cleveland, che aveva avuto nella fase iniziale più di un problema, stava iniziando a fare la voce grossa e la sconfitta non preoccupava più di tanto. Per gara 45 si tornava in North Carolina, all’Alveare, dove i Calabroni aspettavano i New York Knicks per una gara apparentemente facile che si trasformava in un incubo per più di due quarti, con Charlotte a inseguire, per di più senza il suo playmaker Kemba Walker, il quale era alle prese con una ciste al ginocchio che ne aveva minato le recenti prestazioni contro Miami e Cleveland e costretto a saltare le due gare precedenti. Anche New York aveva fuori Anthony, questo salvava la squadra di Jordan, che grazie alla difesa alla fine sconfiggeva gli arancioblù ma a caro prezzo, poiché in due scontri di gioco abbandonavano il campo Marvin Williams (commozione cerebrale) e Biyombo (contusione al ginocchio). Se per il primo si trattava solamente di saltare qualche gara, per il secondo, più importante per la difesa di Charlotte, lo stop si prolungava sino ai giorni nostri, sperando che possa rientrare dopo la pausa dell’All-Star Game.
A San Antonio non c’era troppa storia, anche se gli Hornets che avevano già accumulato troppi punti di distacco, nel secondo tempo tornavano sino al -2 per poi riscivolare via. Sicuramente una gara più a portata dei teal and purple era la n° 47 da disputare in Colorado a Denver. Le alte quote della High Miles stimolavano le prestazioni dei Calabroni, in particolare Zeller nel primo tempo faceva quel che voleva sotto le plance aiutando la squadra a chiudere la pratica con largo anticipo. Charlotte giocava ancora una sfida in trasferta prima di tornare a casa. La gara era da disputarsi a Washington, con la squadra della capitale che si sarebbe recata a sua volta a Charlotte dopo 3 giorni in questa doppia sfida ravvicinata. Washington pur essendo una squadra d’alta classifica sembrava vivere un periodo d’appannamento. Senza rubare nulla e senza playmaker titolare, operato a New York, i Calabroni battevano due volte i Wizards, proponendosi come seria candidata per disputare i playoffs anche grazie alle prestazioni di Henderson e Roberts, ritenuti inferiori a Beal e Wall ma forse stimolati dal duello davano un importante contributo alle due W. Il buon momento di Charlotte però si esauriva sul più bello. Prima della pausa dell’All-Star Game rimanevano tre gare da disputare. L’unica trasferta non sembrava poter essere un ostacolo insormontabile con tutto il rispetto per i 76ers che in casa avevano però vinto le ultime partite disputate. Quando nel secondo quarto le cose sembravano mettersi al meglio per la squadra del North Carolina arrivava l’infortunio di Kidd-Gilchrist, il quale era costretto ad abbandonare il campo. Philadelphia accorciava e Charlotte non riusciva a costruire azioni decenti, finendo per perdere 81-89 in un sabato sera che faceva venire la febbre ai tifosi degli Hornets. Forse colta di sorpresa dall’infortunio del suo collante, capace di tenere insieme tutte le parti, gli Hornets gettavano al vento l’occasione per salire a 23 vittorie. Gara 51 e gara 52 erano due importanti scontri diretti per andare ai playoffs. Charlotte aveva il vantaggio di poterli giocare in casa ma finiva per perdere entrambe le sfide. Contro Indiana Charlotte saliva a più di 20 punti di vantaggio nel terzo quarto ma non era cattiva, con un controparziale di 10-0 i Pacers si avvicinavano e beffavano a pochi secondi dalla fine gli Hornets, per colpa di un disattento Zeller e una mancanza di comunicazione evidente. Roberts provava in corsa il tiro disperato sulla sirena da poco più vicino di metà campo, non avendo Charlotte più time-out a disposizione. Jefferson su questa gara ha detto che è stata persa prima dell’errore di Zeller, per deresponsabilizzare il compagno e fargli ritrovare serenità, in parte ha ragione. Charlotte è andata in tilt e ha consentito un rientro che non si vedeva da un bel pezzo… Contro i Pistons nel terzo quarto la gara sfuggiva di mano definitivamente e arrivava una larga sconfitta che Coach Clifford motivava dicendo che la squadra era stanca. Forse in parte Clifford ha ragione asserendo che la stanchezza potrebbe essere una delle cause per le quali gli Hornets hanno perso le ultime tre gare, vanificando alcune buone prestazioni coincise con altrettante vittorie, il team ha speso molte energie per tenere una difesa che si è elevata al rango di prima categoria NBA, mentre le difficoltà maggiori sono rimaste in attacco con la squadra che ha evidenti limiti offensivi nonostante si vedano anche ottimi giochi di squadra.

Analizziamo ora i giocatori:
Front Court:
Jefferson è rientrato dall’infortunio partendo dalla panchina contro Minnesota in una serata tranquilla. Con l’infortunio di Biyombo è dovuto rientrare in quintetto prima del previsto. Nelle prime gare il suo gioco si è dimostrato più fluido, più parte dello stesso meccanismo di squadra, nelle ultime gare invece ha spesso dovuto forzare, presentandosi come salvatore della patria perché il meccanismo offensivo degli Hornets è spesso andato a vuoto. Nelle due sconfitte contro i Pacers e i Pistons non ha fatto male, anzi, contro Indiana ha segnato 30 punti, ma come capita spesso alle squadre che si aggrappano a un solo giocatore, quei punti non sono bastati per battere gli ostici avversari. Rimane un punto fermo, sperando che intorno a lui arrivino un paio di giocatori in grado di togliergli pressione. E’ il primo rimbalzista della squadra con 8,5 rimbalzi a gara, secondo marcatore della squadra con 17,3 punti a partita, il secondo stoppatore con 1,3 blocchi a partita, il terzo per percentuale dal campo con il 48,7% e terzo anche nei minuti giocati con 1346.

Biyombo ha giocato solo 3 partite e i primissimi minuti contro New York, il suo infortunio ha privato Clifford di un importante stopper (è il primo del roster nella classifica stoppate con 1,4 a partita), speriamo possa tornare a disposizione dopo l’All-Star Game anche perché è il giocatore che ha la miglior percentuale realizzativa dal campo con oltre il 56% (62/109) benché non sia assolutamente un giocatore offensivo ed è anche secondo nella classifica rimbalzi con 6,2 a partita.

Zeller è un giocatore indecifrabile. Forse per la sua gioventù. Ha sfoderato ottime prestazioni (sembra l’anti-Bosh perfetto) benché aiutato dalla squadra, s’inserisce bene e lotta a rimbalzo ma fatica a finalizzare, sbagliando troppo spesso sotto le plance o finendo per farsi stoppare ingenuamente, inoltre a rimbalzo più che tentare di recuperare il pallone lo smanaccia a casaccio, favorendo di solito la difesa avversaria che ha più uomini posizionati intorno al rimbalzista avversario, nel caso Zeller. Nonostante la simpatia per lui, Cody sembra aver perso furore agonistico, quello che lo aveva spinto in quintetto al posto di Marvin Williams, inoltre in difesa contro Indiana, ha finito per sostituirsi sotto canestro a Roberts sulla penetrazione di George Hill, lasciandolo però incredibilmente solo sul giro e tiro da sotto, il che è costata una vittoria certa alla squadra. Direi che andrebbe bene dalla panchina ma con lui come titolare, troppo spesso concediamo un vantaggio agli avversari, ad esempio Monroe nell’ultima gara ha dato un importante contributo per Detroit sfruttando il match up. Forse sarà stanco, ha giocato 51 partite perdendone solamente una ed è il terzo stoppatore della squadra con 0,8 a partita.

Marvin Williams come PF sta andando così così. L’emblema delle sue prestazioni è stata la parte finale contro i Pacers. Marvin ha gettato via un passaggio per Jefferson e in difesa è andato a sbattere su West concedendo due liberi a un ottimo tiratore. Si è fatto perdonare con una tripla che avrebbe potuto essere decisiva, ma il già citato errore di Zeller ha vanificato tutto. Contro i Pistons dopo la prima tripla ha finito per sbagliare le altre e senza quei punti Charlotte è scivolata nel punteggio. Sarebbe sacrificabile nel momento in cui Charlotte prendesse i due giocatori che più le servono. E’ secondo nei FG da 2 punti con il 53,7% mentre è quarto nella classifica dei tiratori da tre punti, ma sarebbe il primo tra quelli che hanno effettuato almeno 25 tentativi da oltre l’arco, ma la media è solo del 33,3%… Buono nella statistica delle palle rubate dove è secondo con 0,9 a partita.

Jason Maxiell si è esaltato in alcune gare, specialmente contro Washington in casa, le 7 stoppate (è terzo con Zeller nella classifica stoppate con 0,8) hanno custodito il tesoretto di vantaggio dei padroni di casa che hanno finito per battere un’avversaria di livello. Anche lui però è naufragato nelle ultime gare.

Il rookie Vonleh continua a giocare pochissimo, terza scelta dopo Zeller e Williams. Nell’economia della squadra pesa come una piuma perché nei garbage time si può solo intravedere qualche potenzialità, ma effettivamente sembra ancora mancare qualcosa a Noah.
Shooting Forward:
Decontestualizzo il ruolo di ala piccola non inserendola nel frontcourt poiché nel basket moderno il loro impiego sovente viene modificato in swingman, da ala piccola a guardia tiratrice e qualche volta se l’ala in questione ha un buon palleggio può essere usata come playmaker, è il caso di Stephenson, impiegato in caso di necessità a tratti come portatore di palla o per fare un esempio più Evidente, Tyreke Evans dei Pelicans, che in assenza di Holiday sta ricoprendo bene quel ruolo.

Partendo da Lance Stephenson, un uomo con le valigie in mano da almeno un paio di mesi, c’è da dire che è troppo incostante. A Charlotte servirebbe più concretezza, mentre lui a volte cerca giocate troppo complesse. Quando il pallone passa, l’assist è quasi garanzia i successo, poiché mette veramente nelle condizioni ideali i compagni per un facile canestro, ma questo gioco rischioso lo porta a perdere troppi palloni. Spesso inizia bene al tiro, quando entra nel primo tempo riesce a mettere anche dei buoni canestri, poi inspiegabilmente finisce per tirare peggio o addirittura con troppa superficialità al suo rientro dalla panchina nel secondo tempo. Nel complesso direi che si tratta di un elemento sacrificabile avendo una contropartita adeguata, non facendosi strozzare dalle altre squadre a conoscenza del fatto che Lance pare non rientrare nei piani della società da un bel pezzo. Lance ha tirato dal campo con il 37,1% (142/383), dalla lunetta con il 59,2% e da tre la prestazione è stata terrificante con il solo 15,2%. Di buono c’è che è il secondo uomo assist con 4,9 di media a partita, il terzo ruba palloni con 0,7 a gara e il sesto realizzatore con 9 punti a sfida.

Kidd-Gilchrist ha continuato a fornire buone prestazioni. In difesa la sua mancanza nelle ultime due partite e mezzo si è sentita parecchio. L’infortunio occorsogli a Philadelphia ha evidenziato un problema della squadra a difendere senza di lui in campo. Dopo la sua uscita dal campo, la squadra è andata alla deriva a Phila prendendo 89 punti dai Sixers (con lui in campo i Sixers avevano un punteggio bassissimo), 103 dai Pacers in casa e addirittura 106 dai Pistons sempre alla Time Warner Cable Arena. La sua capacità di catturare rimbalzi, unita all’intensità difensiva, all’aiuto intelligente ai compagni unite alle capacità di transizione che fanno scoccare la scintilla in attacco (in qualche gara ha ripreso in mano la partita creando giochi da 3 punti) ne fanno un elemento quasi imprescindibile per coach Clifford. MKG sta cercando di migliorare il suo jumper ulteriormente con l’ass. coach Price e deve fare qualcosa di meglio dalla lunetta. Va sul podio al secondo posto per rimbalzi presi a partita con 7,2 di media, ed è quarto tra gli scorer dei Calabroni con 10,2 punti a gara.

P.J. Hairston ha messo piede in campo 5 volte in queste 11 gare, ha giocato bene contro le squadre più deboli e male contro quelle più forti. E’ un rookie che deve maturare. La sua media voto è in leggerissimo aumento, in mancanza di tiratori da 3 titolari che possano essere letali per gli avversari può essere importante dalla panchina, purché non abusi dell’arma. In difesa deve cercare di ricorrere meno al fallo imparando qualche malizia che ancora gli manca. Dal campo ha solo un 32,1%, troppo basso per i livelli NBA.

In ultimo veniamo a quella che è divenuta l’ala titolare dopo l’infortunio di MKG; “Jeff” Taylor, il quale è sceso in campo 6 volte nelle gare in questione. Era andato bene da riserva, da titolare la sua media voto è un 6. Ha alcune doti, si sacrifica e gioca per la squadra, ma non è certamente MKG, inoltre ha perso moltissime partite a inizio stagione per una brutta storia di violenza domestica. Taylor con il suo 18/36 dal campo è secondo per la media di tiro dal campo con il 50,0% e il suo 6/13 da 3 punti gli vale il secondo posto, ma stiamo parlando ancora di pochi tiri tentati in entrambi i casi. Dalla lunetta invece è stato il peggiore fino ad oggi con il 40%.
Back Court:
Henderson ha fornito due ottime prestazioni contro Washington partendo da svantaggiato sulla carta, ha finito per perdersi, però a Cleveland e non ha giocato benissimo la seconda parte di gara contro Philadelphia e nemmeno contro Detroit la sua performance è stata sufficiente. Forse nelle ultime gare ha dovuto ricoprire un po’ i ruoli lasciati vacanti da Walker e Kidd-Gilchrist, ha fornito assist e preso qualche rimbalzo in più, questo forse lo ha stancato un po’ di più e ha finito per pagare al tiro lo sforzo fatto. Lo preferisco in fase di penetrazione con gli avversari costretti al fallo su di lui, oltretutto dalla lunetta sta andando bene, un peccato non attacchi più frequentemente il canestro. Il tiro va serate, se si affida alla sospensione è sempre un rischio. A volte mette tiri pazzeschi, altre, com’è normale, non prende mai il bersaglio. Il Gerald recuperato non mi dispiace, ma continua a essere altalenante, se Charlotte avesse la possibilità di fare un salto di qualità potrebbe farlo ora. Henderson è il terzo miglior marcatore della squadra con 11,2 punti a partita ed è terzo anche nelle gare giocate, ben 50, dalla lunetta conferma il gradino più basso del podio con l’87,5% ed è secondo nei minuti giocati; 1368. Pecca nel tiro da 3 punti dove al momento ha solo il 30,4%. Mi dispiacerebbe perderlo, ma con un contratto in scadenza e un’opzione a favore del giocatore ci si potrebbe trovare anche con niente in mano.

Walker, ça va sans dire, è lui il fulcro di questo team, ma un infortunio lo ha tolto di mezzo proprio in uno dei momenti migliori della sua breve carriera. La sua assenza priva Charlotte del proprio top scorer (18,8 a gara), del miglior uomo assist con 5,2 e del miglior rubapalloni del team con 1,4 a partita. L’operazione al ginocchio avvenuta a New York dovrebbe restituire un Kemba nuovo si spera per gli inizi di marzo (si era parlato di circa 6 settimane di stop). La riabilitazione potrebbe restituirci un giocatore in forma in un momento decisivo della stagione, sempre che gli Hornets senza di lui non si trovassero nella condizione di essere già tagliati fuori dai giochi. Senza di lui la squadra ha fatto quadrato ed ha vinto alcune difficili o comunque non scontate partite (a Denver, a Washington), poi però, nelle ultime tre gare l’assenza è pesata poiché Roberts non può sostituire tutte le qualità che possiede Kemba.

Roberts ha trovato due serate esaltanti contro New York e Washington con importanti canestri, ma è sprofondato a bassissimi livelli a Philadelphia non sapendo gestire per nulla la gara. Niente assist, niente scintilla per accendere il gioco e sconfitta per Charlotte in quel dell’amore fraterno. Anche contro Detroit nell’ultima gara, la sua prestazione è stata mediocre. Brian è l’unico giocatore che è riuscito a scendere in campo in tutte le partite fino ad ora, è il secondo (il primo se escludiamo il 2/2 di J. Pargo) nei tiri liberi con il 90%, e da 3 è pari a Marvin Williams con il 33,3% a partita. Probabilmente alla ripresa della Regular season tornerà in panchina per essere sostituito dall’uomo che è arrivato come contropartita principale nell’affare Neal.

Neal è finito a Minnesota in uno scambio di cui parleremo più avanti. Purtroppo le prestazioni di Gary hanno continuato a essere abbastanza deludenti, fatta eccezione per le gare contro la stessa Minnesota, contro i Nuggets e la prima a Washington, dove aveva messo alcuni tiri importanti, però contro New York, San Antonio, Philadelphia e Indiana ha contribuito a far perdere le partite a Charlotte e contro New York solo per poco, togliendolo dal campo, la squadra di Jordan è riuscita a vincere. Neal è quasi sul fondo nella classifica dei FG dal campo con il 35,9%, da 3 punti ha il 29,3% (solo Lance ha fatto peggio), mentre è al quinto posto tra i marcatori con 9,6 punti a partita e al quarto dalla lunetta con l’86,3%. Con un contratto in scadenza e prestazioni al ribasso Charlotte ha deciso di scambiarlo.

Pargo è stato liberato dal contratto. Il suo perenne mal di schiena ha costretto a un roster effettivo di 14 giocatori la squadra per troppo tempo. L’uomo spogliatoio di Charlotte era stato sostituito da Elliot Williams che a sua volta è già stato scaricato dalla società per mantenere il numero di 15 giocatori nel roster, visto che al posto di Neal sono arrivati due giocatori.

Mancano tre giorni e qualche ora alla chiusura del mercato, la deadline delle trade prevista per il 19 febbraio incombe. Il GM birmano/americano Cho ha regalato a Jordan Mo Williams e Troy Daniels da Minnesota in sostituzione di Neal. La trade è avvenuta prima della gara contro i Pistons, ma i due non sono stati schierabili poiché la trade era ancora “pending”. Verranno utili alla ripresa della regular season contro i Thunder. Mo Williams dovrebbe sostituire Walker fino al rientro, il battesimo del fuoco in maglia Hornets sarà contro Westbrook e i suoi Thunder, non l’avversario più facile del mondo da affrontare visto l’ottimo periodo di forma di Russell. Daniels potrebbe giocare qualche minuto sperando metta i tiri.

I Calabroni sono in corsa per fare i playoffs, ma per essere più sicuri di spuntarla in una battaglia a sei squadre ravvicinatissime dovrebbero riuscire a prendere una PF di qualità. Si era parlato di Gibson dei Bulls, ma a Chicago pare vogliano mantenere uno dei loro migliori difensori nonché attaccante. D’altro canto è evidente che oltre a una mancanza in quel ruolo Charlotte necessita anche di un tiratore che alzi il punteggio, unire un tiratore da 3 punti affidabile all’idea di semplice scorer sarebbe perfetto. Mo Williams è stato un discreto colpo ma bisogna mettere questi due tasselli per aumentare la qualità del roster. Ovviamente i ruoli sono importanti ma nella concezione olistica è bene che i giocatori che eventualmente gli Hornets dovessero acquisire, siano motivati da qualsiasi squadra provengano. Corpo e mente per unirsi alla squadra e raggiungere l’obiettivo dei playoffs.
Con 94,3 punti a partita (-1,2 a gara rispetto al punto precedente), Charlotte ha solo il 27° attacco in NBA mentre la difesa con 96,9 (-1,3 punti concessi agli avversari rispetto il precedente punto della situazione) è passata dalla 9^ posizione alla 5^ anche se nelle ultime gare senza MKG la difesa è peggiorata. La difesa rimane il punto di forza del team, senza avere un grande attacco deve basarsi sulla struttura difensiva per fermare le stelle NBA e vincere le partite.
La squadra ha tirato con il 42,2% dal campo e con il 30,8% da tre punti, mentre nell’Offensive Rating calcolato su 100 possessi Charlotte è penultima.

Nelle ultime 30 gare gli Hornets, oltre che i Raptors, dovranno affrontare tre volte a testa Pistons e Bulls, serve qualcosa nel reparto lunghi per contrastare gli avversari… Due sfide invece arriveranno contro Atalanta, Boston, Brooklyn e Sacramento. Quattordici saranno contro avversarie sopra i .500 e 16 contro avversarie inferiori ai .500…
Le zone di tiro con le relative percentuali arrivati alla quarantunesima partita giocata:

chaanaliszoncampa

Sotto, la classifica con la media dei voti dei giocatori che ho assegnato (senza pretese) nella prima metà di regular season:
Classifica Provvisoria:
01) K. Walker: 6,44 (in 42 partite nelle quali ha preso un voto valido) = posiz. risp. precedente classifica (-0,04)
02) A. Jefferson: 6,41 (43) = (+0,12)
03) M. Kidd-Gilchrist: 6,26 +2 (+0,12)
04) J. Pargo: 6,20 (5) -1 (=0,00)
05) B. Biyombo: 6,18 (36) -1 (-0,01)
06) G. Henderson: 6,10 (49) = (+0,03)
07) J. Taylor: 6,06 (8) +8 (+0,81)
08) N. Vonleh: 5,94 (9) +3 (+0,14)
09) C. Zeller: 5,92 (51) -2 (-0,08)
10) B. Roberts: 5,88 (51) = (+0,06)
11) M. Williams: 5,84 (48) -2 (-0,01)
12) L. Stephenson: 5,82 (38) -4 (-0,08)
13) J. Maxiell: 5,82 (34) +1 (+0,08)
14) P.J. Hairston: 5,80 (33) -1 (+0,04)
15) G. Neal: 5,74 (43) -3 (-0,04)
Coach Clifford: 5,87 (52) (+0,12 media voto rispetto alla precedente)

Game 52; Charlotte Hornets Vs Detroit Pistons 78-106

Netta affermazione dei Pistons in casa degli Hornets e campanello d’allarme che deve suonare obbligatoriamente per la società.
Grande delusione anche perché da metà terzo quarto non c’è più stata gara con conseguente rassegnazione nell’ultimo periodo.
I Pistons sono stati abili a sfruttare Drummond e Monroe nel pitturato che hanno finito per avvantaggiare enormemente il lavoro della squadra ospite (sia a rimbalzo, sia a livello di punti), la quale ha anche trovato le buone prove di Augustin (abile a sfruttare qualche pick and roll, blocchi e in entrata), Meeks e Tolliver.
Charlotte ha dimostrato di non avere una vera PF, gli exploit di Zeller non bastano a ricoprire un ruolo che né lui né Williams sono in grado di svolgere senza creare un gap per il team.
Big Al, anche se ha sofferto, è riuscito a tenere botta nel match-up con Drummond, tuttavia vista la sconfitta, le note positive sono da ricercare fuori dal campo.
Sebbene gli Hornets siano scivolati di una posizione a favore di Miami, mantengono l’ottavo posto a Est anche grazie alla sconfitta per 96-85 di Brooklyn sul campo di Memphis maturata nella notte.
Gli arrivi di Mo Williams e di Daniels danno un po’ di fiducia in più e aggiungono qualcosa in più al roster.
C’è di buono che ora la squadra può “riposare” una decina di giorni, augurandosi che per la prossima gara casalinga contro i Thunder si possano recuperare Biyombo e Michael Kidd-Gilchrist, la cui non presenza si sente e si vede nei punteggi, con Charlotte che è crollata in difesa da quando manca.

P.J. Hairston, buona serata da 3 punti per il rookie.

P.J. Hairston, buona serata da 3 punti per il rookie.

La squadra di coach Van Gundy (in blu/rosso) iniziava con il seguente starting five; D.J. Augustin, Caldwell-Pope, Singler, Monroe e Drummond, per i rimaneggiati Hornets (in bianco) invece scendevano in campo; Roberts, Henderson, Taylor, Zeller e Jefferson.

 

Charlotte iniziava bene con il passaggio di Big Al per l’imbucata centrale di Zeller che portava i primi due punti a Charlotte, la quale raddoppiava con un tiro di Jefferson dal gomito che anticipava il difensore.

Big Al anticipa Drummond e tira oltre la mano protesa del centro avversario.

Big Al anticipa Drummond e tira oltre la mano protesa del centro avversario.

I Pistons pareggiavano nonostante Augstin andasse corto, Drummond tirasse un air-ball, ma Monroe segnava con un gancio dal pitturato. Zeller veniva fermato durante un tentativo di schiacciata, il che gli valeva un giro dalla lunetta da dove a 9:26 portava comodamente i Calabroni sul 6-2.
Roberts riusciva con un ottimo posizionamento a prendersi lo sfondamento di Caldwell –Pope e lo stesso Brian attaccando il canestro mandava a 8 i punti della squadra in maglia bianca.
Augustin accorciava in entrata mentre per Charlotte in attacco continuava la produzione di gioco da stropicciarsi gli occhi di Big Al, il quale prendeva posizione in post basso sinistro, palla nella mano destra, estensione dell’arto e consegnato sulla corsa di Zeller che dalla baseline sinistra faceva fuori i due controllori di Big Al e schiacciava in faccia a Singler il 10-4.
Charlotte allungava sino al 13-6 quando a 6:24 Taylor trovava dall’angolo destro 3 importanti punti.
I Pistoni iniziavano a recuperare andando a segno con Monroe e poi Augustin, Taylor riusciva a penetrare mettendo un reverse layup esteticamente bello ma soprattutto utile.
I Pistons però accorciavano con la loro prima bomba di serata e si portavano a un solo punto grazie ad un gancio di Drummond su Jefferson.
Agli Hornets non restava che affidarsi alla tripla per riprendersi un vantaggio oltre il possesso; a 3:46 gli Hornets ribaltavano il gioco sulla destra, lance era lesto ad aprire al volo nell’angolo destro per Henderson precisissimo per il 19-15.
La Motor City raggiungeva il pareggio consapevole che l’area di Charlotte, nonostante gli errori iniziali, fosse comunque attaccabile. Tolliver con un running e Meeks con due tiri liberi raggiungevano il pareggio per la squadra di Van Gundy a 2.34.
I Pistons passavano anche in vantaggio grazie a una penetrazione non contenuta di D.J.Augustin, il quale da sotto canestro serviva Drummond per eludere l’ultimo lungo di Charlotte, arrivava così la facile schiacciata del 19-21.
La risposta di Charlotte arrivava ancora da oltre l’arco dei tre punti; Maxiell per Henderson e 22-21.
Augustin attaccava e dalla linea approfittava ancora una volta del miss match contro Roberts, il quale in questo periodo in difesa si sta dimostrando troppo lento contro le guardie avversarie.
Un pull-up di Henderson scavalcava ancora i Pistons che tuttavia si riportavano nuovamente in vantaggio a :33.7 con Tolliver.
La sua tripla dal corner destro messa nonostante la difesa di Williams (un filo in ritardo) era buona per il 24-26.
A :16.7 però gli Hornets effettuavano il controsorpasso, Hairston dal lato destro confermava il buon momento personale e della squadra da oltre l’arco e colpiva da 3 punti per il 27-26 che diventava punteggio ufficiale di chiusura di primo quarto quando Henderson teneva sull’attacco finale di Augustin costringendolo a tirare male sulla tabella allo scadere.

Nel secondo quarto i Pistons segnavano per primi ma Williams dall’angolo sinistro a 11:23 servito da Hairston partecipava al festival della tripla mandando Charlotte sui 30 punti contro i 28 degli ospiti. Tolliver imitava la tripla di Williams e Charlotte tornava sotto di un punto ma si trovava ben presto in ritardo di cinque lunghezze quando Monroe lavorava nel pitturato contro Maxiell e segnava il 30-35.
Jason (Maxiell) non faceva una buona gara e veniva stoppato in attacco, per Charlotte doveva pensarci Taylor, abile a prendere un rimbalzo offensivo sotto il canestro dei Pistons e a convertire in due punti ritagliandosi lo spazio necessario per la conclusione contro i lunghi avversari a 7:50.
Un minuto dopo pioveva un’altra tripla sul canestro di Detroit, era uno scatenato P.J. Hairston a riportare a -1 i Calabroni. Detroit in attacco sbagliava tre volte altrettante conclusioni da 3 punti ma Charlotte lasciava anche il terzo rimbalzo offensivo e da sotto Monroe non si esimeva dal segnare il 35-38.
P.J. Hairston in versione sparatutto colpiva dalla sinistra esaltando il pubblico poiché la bella tripla valeva l’aggancio a quota 38. D.J. Augustin, un ex, spingeva nuovamente la squadra ospite sui 4 punti di vantaggio mettendo un tiro che rimbalzando sul vetro finiva dentro.
A 4:51 a far rimanere in partita Charlotte ci pensava ancora lui, P.J. Hairston.
L’ennesima tripla dell’ala piccola dava il -1, 41-42. Big Al riusciva anche a riportare in vantaggio la squadra del North Carolina con un appoggio dalla sinistra dopo aver errato due conclusioni frontali sulla stessa azione.
A 3:02 però una splendida azione di Detroit ridava il vantaggio a blu; Augustin alzava per Drummond sopra il canestro e alley-oop vincente a una mano.
Big Al splittava dalla lunetta subendo fallo dallo stesso Drummond, la situazione di parità perdurava poiché Augustin passando dietro ad un blocco segnava avvantaggiando i suoi, ma Henderson con una finta ingannava il suo difensore per fare due passi verso la top of the key e colpire frontalmente con la sospensione a 2:19.
Charlotte però andava in tilt a meno di due minuti dalla fine. Con tre liberi Detroit iniziava a distanziare Charlotte (fallo di Zeller su Monroe e ½ dalla lunetta, più passaggio pessimo di Stephenson intercettato e fallo dello stesso Lance su Monroe 2/2), che sbagliava un tiro con Williams, il quale si faceva perdonare con una stoppata evidentissima su Augustin, tuttavia l’errore di P.J. Hairston in attacco e la tripla dello stesso play dei Pistons over Roberts consegnavano 6 punti di vantaggio alla squadra del Michigan.
Charlotte completava il disastro con un fallo offensivo di Williams e un tiro fuori equilibrio di Henderson.
Nel mezzo Monroe, con il solito movimento spalle a canestro concluso in gancio, chiudeva i conti nel primo tempo.
I Pistons andavano a riposo in vantaggio 46-54.

Nella ripresa Charlotte avrebbe dovuto scuotersi per tentare di vincere questa importante gara dopo due passi falsi contro Phila e Indiana ma Monroe s’iscriveva ancora a tabellone con i punti del +10 Detroit.
Big Al riportava a 8 le lunghezze con un passaggio per Zeller che Cody riceveva male marcato da dietro, la palla rimaneva lì e l’ala grande schermava più o meno volontariamente Big Al, veloce a riprendere la sfera e a mettere dentro.
DJ Augustin provava a creare qualcosa per Detroit ma Taylor messo sulle tracce del play avversario era bravo a non concedergli nulla, così arrivava anche il -6 con due FT di Henderson dalla lunetta.
Drummond dal post basso destro tirava un gancio sopra la testa di Jefferson che trovava il cotone, sempre Henderson replicava dalla lunetta per il 52-58.
Charlotte potrebbe accorciare e riportarsi veramente in partita quando a Detroit scadevano i 24 secondi per l’attacco e Roberts provava la tripla del possibile -3 ma l’errore del play dava la possibilità ai Pistons del nuovo allungo.
Zeller non riusciva a fare nulla di meglio che fermare Monroe fallosamente a 7:07, l’ala grande metteva i liberi e poco più tardi con un buon movimento di piedi in area andava a trovare il 52-62.
Clifford chiamava subito time-out (a 6:23) e al rientro un buon passaggio per Jefferson era sfruttato degnamente dal nostro centro che con una finta faceva saltare a 360° il suo marcatore per depositare poi comodamente da sotto.
Detroit andava ancora a bersaglio ma il canestro sarebbe da annullare poiché la palla non era ancora entrata e Drummond andava a piegare il canestro appendendosi facendo interferenza e questo non si può fare. Gli arbitri convalidavano nonostante le proteste di Clifford e i fischi del pubblico.
A 5:00 dalla fine del terzo quarto Taylor in recupero sfiorava DJ Augustin impegnato nella tripla, per gli arbitri era fallo e il play dava 3 ulteriori punti di vantaggio ai suoi (54-67).
A 4:34 la terna arbitrale annullava il canestro per un’interferenza di Caldwell-Pope che tirava giù il ferro mentre il pallone era ancora in aria sopra il canestro.
Decisione giusta ma serata irritante da parte della terna arbitrale tutt’altro che casalinga, la quale ha regalato qualcosa ai Pistons, i quali non hanno rubato niente ma potevano anche fare a meno di alcuni gentili omaggi…
A 4:18 gli ultimi bagliori per Big Al prima di finire in panchina nell’ultimo quarto, la sua finta per liberarsi dal suo marcatore era utile anche per mettere il tiro da sotto eludendo il raddoppio dell’altro lungo.
Con i Pistons ancora a segno, il bel passaggio schiacciato di Stephenson per Taylor in corsa sulla linea di fondo per andare poi a ricevere e schiacciare, valeva solamente il nuovo -11.
I Pistons però dalla lunetta mettevano cinque tiri con i due finali di Singler che secondo gli arbitri avrebbe subito fallo da Williams sul rimbalzo del secondo tiro libero di Drummond.
Era il definitivo colpo da K.O.. Anche la giocata di Lance Stephenson per Jefferson ormai era fine a se stessa, il 60-74 lasciava poche speranze che divenivano nulle dopo un parziale di 9-0 nel finale di quarto con Tolliver a :52.2 a inventarsi un’entrata vincente contro uno scoordinato Marvin.
Il finale di quarto era 60-83 dopo un coast to coast di Drummond che rilasciava la palla a un decimo di secondo prima della luce rossa.

L’ultimo quarto era inaspettatamente garbage (almeno alla vigilia della gara nessuno se lo sarebbe immaginato). Hairston segnava e Drummond tirava un air-ball contro Maxiell, ama quando in due contro uno in corsa Tolliver schiacciava il pallone per la dunk di Drummond con Maxiell incolpevole spettatore si aspettava solo la fine.
Charlotte scompariva mentalmente dal campo. Williams tirava male da t punti e un passaggio lungo apriva il campo per Drummond in facile appoggio con la difesa di Charlotte in vacanza anticipata rispetto alla pausa All-Star Game.
Zeller andava così così, prima segnava (ormai canestro inutile), poi nel finale sbagliava un facile appoggio, anche P.J. Hairston che aveva messo da pochi minuti n bel layup in cambio mano era deconcentrato e disattento quando cercando di far ripartire l’azione sotto il nostro canestro non si avvedeva di un giocatore dei Pistons, il quale da dietro gli scippava la palla.
Nel finale per Detroit scendeva in campo anche Datome che segnava 4 punti facili, l’ultimo canestro da 3 punti per la bandiera era quello di Taylor del 76-104.
La gara terminava 78-106 a favore degli ospiti.

Charlotte ha catturato solamente 38rimbalzi contro i 48 degli avversari, ha rubato solamente un pallone contro gli 8 avversari andando poco a raddoppiare repentinamente i lunghi di Detroit, tattica forse più rischiosa ma che avrebbe potuto dare qualche esito migliore, specialmente su Monroe.
Detroit, infatti, ha tirato con il 44,6% contro il 35,8% ma da oltre l’arco dei 3 punti ha messo solo il 26,3% delle conclusioni tentate, mentre Charlotte ha tirato con il 37,5%.
Troppi anche i liberi concessi ai Pistons (30) contro i soli 14 di Charlotte che avrebbe dovuto attaccare di più l’area in diverse maniere.

Voti

Roberts: 5
3 pt. (1/6), 5 assist, 2 rimbalzi. Il duello contro un’altra PG di riserva dice che ne esce battuto. Poca velocità e nei momenti in cui la squadra deve ricucire lo strappo sbaglia. Gli era riuscita qualche buona gara recentemente ma in genere purtroppo le prestazioni sono mediocri.

Henderson: 5,5
17 pt. (5/13), 4 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. Ruba l’unico pallone per Charlotte e distribuisce 5 assist. Deve buttarsi dentro di più e tirare meno jumper quando è stanco. Da lui un paio di canestri in più a partita servono.

Taylor: 6
12 pt. (5/8), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Non è MKG e non può sostituirlo. Clifford lo spedisce anche sul play avversario con fortune alterne. L’applicazione c’è.

Zeller: 5
8 pt. (3/8), 7 rimbalzi, 1 stoppata. Paradossalmente ha un plus/minus di +1 ma con lui in campo Monroe va a nozze. Le solite mani di pastafrolla a rimbalzo, anche quando lotta a rimbalzo non cerca di bloccare il pallone ma di deviarlo a caso, facilitando il lavoro degli avversari solitamente. Un buon canestro che non copre la prestazione insufficiente.

Jefferson: 6
13 pt. (6/14), 10 rimbalzi, 4 stoppate, 2 assist. Tiene su Drummond, i numeri non sono male, anche se qualche gancio in faccia lo prende. Soffre, era andato molto meglio contro Hibbert.

Stephenson: 4,5
0 pt. (0/1), 4 assist, 3 rimbalzi. Perde 5 palloni. Più palle perse che assist, quando sembra possa accender la scintilla facendo una bella giocata poi finisce per deluderti l’azione seguente.

Williams: 4
3 pt. (1/6), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Pessima serata al tiro. Dopo la prima bomba si fa notare solo per una stoppata da flash dei fotografi ma che conta sempre solo come una stoppata.

Maxiell: 4,5
2 pt. (1/6), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Anche lui in difficoltà sotto le plance contro un uomo più alto di lui, cura male anche altri aspetti però.

Hairston: 6,5
16 pt. (6/16), 2 rimbalzi. Buona prova del rookie che tiene in partita finché può Charlotte. Si prende fin troppi tiri. Finita la benzina il tiro peggiora ma ormai Charlotte non avrebbe più recuperato.

Vonleh: 6
4 pt. (1/3), 1 rimbalzo, 1 stoppata. Nel garbage time gioca qualche minuto.

Coach Clifford: 5
Non raddoppia i lunghi sotto che stavano facendo male a Charlotte, la squadra inoltre senza MKG è mediocre. Pur tra tutte le avversità se vuole prendere di più in pagella deve vincere qualche gara anche senza i nomi più gettonati in casa Charlotte fuori per infortunio.

https://www.youtube.com/watch?v=7-Q8DvwJ8uo

The Hitman e Daniels out of the forest. Neal out.

Buon colpo piazzato dagli Charlotte Hornets in giornata, alla vigilia dell’importante sfida contro i Detroit Pistons in programma alla Time Warner Cable Arena.
Il General Manager degli Hornets Rich Cho, ha annunciato oggi che la squadra ha acquisito le guardie Mo Williams e Troy Daniels più cash dai Minnesota Timberwolves in cambio della guardia Gary Neal e di una seconda scerelta del Draft 2019.
Con la doppia acquisizione gli Hornets hanno lasciato libero Elliot Williams che aveva un contratto di dieci giorni ma non ha mai messo piede sul parquet, con questa mossa il roster degli Hornets rimane quindi a 15 giocatori.
Due colpi forse non eclatanti a livello di nomi ma sicuramente importanti per gli Hornets, specialmente Mo Williams, se si confermasse agli attuali livelli, sarebbe un’ottima aggiunta.
Elliott Williams.

Elliot Williams.

 

Siamo entusiasti di avere aggiunto due giocatori di qualità per la nostra organizzazione“, ha detto Cho. Mo Williams è un giocatore NBA che ci dà ulteriore versatilità e profondità per il backcourt, sia durante l’assenza di Walker ma anche quando Kemba tornerà in campo. Troy Daniels è uno sparatutto eccezionale che avevamo già visto in allenamento da noi la scorsa stagione.

Maurice “Mo” Williams detto The Hitman è stata la quarantasettesima scelta assoluta nel Draft NBA del 2003 e sta giocando la sua dodicesima stagione NBA, nella quale ha vestito le maglie di Jazz, Bucks, Cavaliers,  Clippers, Trail Blazers Timberwolves.

Mo Williams è un playmaker di 185 cm per 84 kg nato il 19 dicembre 1982 a Jackson nel Mississipi.
E’ stato chiamato all’ All-Star Game nel 2008-09 per giocare nella formazione dell’Est.
Williams ha una media in carriera di 13,3 punti, 5 assist e 2,8 rimbalzi in 29,7 minuti, inoltre è al sesto posto tra i giocatori attivi nella carriera come percentuale ai liberi ed è ventiquattresimo nella storia della NBA.Williams ha giocato in 41 partite con Minnesota in questa stagione (19 da titolare), con una media di 12,2 punti, 6,4 assist e 2,4 rimbalzi in 28,0 minuti a partita.  Quest’anno ha anche un 34,7% da tre punti (59-170) e un 85,1% dalla linea dei tiri liberi (80-94).

Il 13 gennaio a Indianapolis ha segnato un career-high di 52 punti contro i Pacers che gli vale anche il record per la franchigia (battuti i 51 di Brewer).
La sua pagina Twitter: https://twitter.com/@mowilliams
Mo Williams.

Mo Williams.


Daniels invece, è alla sua seconda stagione NBA.
E’ una guardia titratrice di 193 cm per 91 kg nata a Roanoke (città indipendente in Virginia) il 15 luglio 1991.
Ha giocato 41 partite in carriera per Houston e Minnesota.
Daniels, è stato anche in ritiro con Charlotte prima della stagione 2013-14, nella NBA ha una media di 3,4 punti e un 35,5% da tre punti (38 -107). Ha iniziato questa stagione a Houston, prima di essere ceduto ai Minnesota Timberwolves il 19 dicembre.
La sua pagina Twitter: https://twitter.com/@MrSuPeRsTar_30
Troy Daniels con i Rockets.

Troy Daniels con i Rockets.

 

Lascia invece Charlotte con non troppo dispiacere per quel che riguarda il sottoscritto, Gary Neal, attualmente alla sua quinta stagione NBA.

Neal era stato acquisito lo scorso febbraio in uno scambio con Milwaukee ed aveva giocato anche con i San Antonio Spurs. Per Charlotte ha giocato 65 partite con una media di 10,2 punti, 2,1 rimbalzi e 1,8 assist in 22,1 minuti.
In questa stagione è rimasto più o meno sulle sue cifre, in 43 partite ha realizzato 9,6 punti, 2,2 rimbalzi e 1,9 assist in 21,7 minuti a partita, tuttavia ha pessime medie dal campo con un 35,9% e un 29,3% da tre punti, percentuali figlie della troppa frenesia con cui tirava. Credevo in Gary Neal, ma partita dopo partita non è riuscito a uscire dal tunnell nel quale lui e il suo gioco lo avevano portato.
Gary Neal con gli Hornets.

Gary Neal con gli Hornets.

Buona fortuna a Neal (eccetto contro di noi nel “ritorno” a Minneapolis e soprattutto immensa fortuna a Mo Williams e Troy Daniels, due innesti che potrebbero effettivamente dare qualcosa in più a Charlotte, specialmente il primo.

Pubblicato in News