Game 75; Charlotte Hornets @ Indiana Pacers 74-93

Sottotitolo; PolverizzaziHornets

Siamo probabilmente al capolinea del sogno post season, ma partiamo dalla buona notizia; Milwaukee ha sbancato Boston 110-101.
Fine delle buone notizie.
Toronto si è fatta rimontare e battere dai Brooklyn Nets (ormai lanciati verso la settima piazza) 109-114.
Una vittoria, quella di Boston, che lascia un lumicino acceso, anche se gli Hornets visti stasera perdere il terzo scontro diretto su altrettanti tentativi lasciano poche speranze.
Gli Hornets si sono polverizzati da soli giocando un pessimo basket e andando troppe volte a prendersi tiri che non hanno saputo segnare anziché provare ad attaccare il canestro.
La squadra, sempre priva delle ali titolari Michael Kidd-Gilchrist e di Cody Zeller ha meno qualità, meno difesa, ma soprattutto un attacco orrendo che è arrivato a stento a 74 punti solo perché i Pacers sulla soglia dei 30 di vantaggio hanno mollato la presa facendo giocare le seconde linee nel garbage time (come gli Hornets del resto).
Inoltre durante la partita Jefferson è stato costretto a limitare la sua presenza sul parquet, uscendo di scena presto a causa dei propri problemi fisici.
Infine la regia di Clifford ha fallito; ha spacchettato Stephenson a giochi già quasifatti dopo averlo tenuto in panchina per due partite e passa…
Se io sono affetto dalla sindrome dell’indiano, Charlotte è affetta dalla sindrome d’Indiana, finendo k.o. per la terza volta in stagione.
Con l’1-3 rimediato, a pari percentuale, sarebbero eventualmente i Pacers a finire avanti in classifica.

Mo Williams in difficoltà. 9 punti con 4/11 dal campo in serata.

Mo Williams in difficoltà. 9 punti con 4/11 dal campo in serata.

I Calabroni mettevano piede alla Bankers Life Fieldhouse giocando in divisa color teal con; Walker, Henderson, Taylor, Marvin Williams e Al Jefferson, i Pacers invece schieravano; G. Hill, C.J. Miles, S. Hill, D. West e Hibbert.

La gara partiva con i Pacers che spaventavano gli Hornets.
I suoi tifosi facevano un gran rumore e a 11:44 Indiana confermava le bellicose intenzioni segnando con C.J. Miles che in corsa arrivava da dietro per ricevere un passaggio e piazzare un tiro dal mid range in ritmo mentre Jefferson perdeva un pallone in attacco e rimaneva attardato sul rientro.
Ne approfittava Hibbert che aveva sotto canestro cm in più rispetto a Marvin Williams, facile segnare lo 0-4.
Charlotte sbagliava con Marvin Williams, per fortuna David West falliva un tiro da sotto e un facile tap-in, così dopo un altro errore per parte a 10:16 Marvin Williams segnava dalla lunetta dopo aver subito fallo su un tentativo di appoggio in penetrazione.
Hibbert mancava un gancio contro Jefferson che invece batteva il rivale con un jumper a 9:42 per il pareggio, il quale durava sino a 9:21 perché C.J. Miles riportava i padroni di casa sopra di due punti ma Henderson dallo spigolo alto destro dell’area segnava un tiro in fade-away con perfetta coordinazione e Charlotte passava in vantaggio con Marvin Williams abile a rubare il pallone al n°2 Hill e a concludere in transizione con lo stesso giocatore che subiva fallo sul tiro e chiudeva un gioco da tre punti per il 9-6.
G. Hill segnava il 9-8 in reverse layup, ma dopo qualche errore dei due team era Henderson a segnare da 3 punti mentre il tentativo di C.J. Watson da 3 era fallito sulla discreta difesa di Taylor.
Charlotte tornava in attacco con Kemba, il quale pompava il pallone in ritmo lento e da sotto canestro raddoppiato passava il pallone in diagonale a Jefferson che a 5:59 metteva il tiro dalla media distanza.
I Pacers rimontavano e dal -6 trovavano il pareggio a quota 14 quando Hibbert sbagliava il tiro, ma West prendeva il rimbalzo e sulla seconda opportunità Stuckey in entrata costringeva gli Hornets a chiamare il time-out a 4:00.
Sette secondi più tardi Marvin Williams colpiva quasi da tre punti, beffato per pochissimi cm, tuttavia la nostra ala grande si rifaceva a 3:12 dall’angolo sinistro, quando su un assist volante di Walker si prendeva e metteva la conclusione da tre punti che unita al runner di Mo Williams a 2:41 portavano sul 21-14 la gara.
Miles over Taylor interrompeva il trend con due punti per i padroni di casa ma Mo Williams metteva quattro punti consecutivi a referto e gli Hornets acquisivano un vantaggio di nove punti (25-16) a 1:44, prima che i Pacers riassorbissero parte del distacco nel finale di primo quarto con le triple dei due C.J (prima Miles e poi Watson) che ancoravano il punteggio della prima frazione sul 25-22.

0 punti e 7 rimbalzi per Maxiell.

0 punti e 7 rimbalzi per Maxiell.

L’unico a partire benino nella seconda frazione della panchina era Biyombo che nonostante fallisse la schiacciata a 11:35 (dopo aver recuperato un rimbalzo su un errore al tiro di Mo) andava in lunetta. L’uno su due teneva sopra Charlotte di 4 punti, che tornavano prima a 3 per l’uno su due di Scola dalla linea della carità (spinta di Maxiell sul fianco dell’argentino in fase di tiro), poi diventavano 5 a 10:53 con Henderson che andava sulla baseline destra per colpire con un fade-away non facile contro Mahinmi.
A 10:38 Scola faceva un secondo giro dalla lunetta e non falliva le sue occasioni, Rudez quindi approfittava del momento di appannamento della panchina di Charlotte che in attacco non riusciva a mettere un tiro e pareggiava a quota 28.
Charlotte avrebbe tre possibilità di riportarsi sopra; Biz in gancio non segnava, Mo Williams in corsa ricevendo un pallone e saltando girava l’anca per cercare la coordinazione ma non riusciva a mettere il tiro come P.J. Hairston più tardi, conclusione che invece a 8:40 segnava Stuckey, il quale in penetrazione aveva meno cm da far percorrere alla sfera arancio.
Tre punti di Mo Williams ottenuti tirando da 45° sinistra riportavano avanti Charlotte, Watson con altri due rimandava indietro gli Hornets che tuttavia con Biyombo ottenevano la giocata più esaltante della serata.
Il centro congolese polverizzava la difesa dei Battistrada con una poderosa jam a una mano che faceva tremare il canestro per diversi secondi.
Il punto di vantaggio (33-32) durava poco, Charlotte subiva un parziale di 0-11 iniziato a 7:13 e concluso da due liberi di C.J. Miles a 4:03 passando per un time-out chiamato a Clifford e dagli errori al tiro di Henderson, Jefferson e Marvin Williams…
La fuga della squadra di Vogel era stoppata per un attimo da un canestro di Henderson a 3:41 grazie a una palla recuperata da Mo Williams.
Anche Walker dimostrava di essere fuori forma provando un tiro da tre punti che fendeva solamente l’aria a sinistra dell’anello.
I Pacers dominavano anche sotto le plance; Watson non segnava ma su una seconda chance un gancetto di Allen valeva il 35-47 che dava 12 punti di vantaggio ai gialloblù e costringevano Clifford a correre nuovamente ai ripari chiamando l’ennesima interruzione del gioco a 2:40. A 2:22 un lampo composto da due passaggi “seghettati” in diagonale; Mo per Marvin per Biz in continuità trovavano Biyombo ben appostato pronto a colpire fulmineamente con un’altra schiacciata, quella del -10 (37-47). Scola era stoppato da Biz e C.J. Miles falliva da oltre l’arco, Walker si avvantaggiava parzialmente a 1:16 segnando solamente il secondo libero concesso, ma indiana chiudeva in vantaggio i primi 24 minuti effettivi in doppia cifra nonostante in un primo momento Biyombo si ripetesse in stoppata esaltandosi su Allen.
Era lo stesso giocatore con un jumper a chiudere le marcature e a portare la gara sul 38-49.

Lance Stephenson. 10 punti (4/7) contro la sua ex squadra.

Lance Stephenson. 10 punti (4/7) contro la sua ex squadra.

Dopo il riposo gli Hornets si trovavano sul baratro e avendo la palla in mano cercavano di colpire i Pacers ma lo facevano malissimo; Marvin Williams mancava la tripla, sul rimbalzo Salomon Hill mandava oltre il fondo concedendo una seconda opportunità che Henderson con un tiro dalla linea di fondo destra sprecava.
Salomon Hill invece non sprecava da sotto una seconda opportunità. Marvin Williams mancava un’altra tripla dopo un buon avvio di gara e Walker dalla lunetta riusciva solamente a segnare un libero, così Salomon Hill, un po’ oltre l’arco batteva Henderson from downtown per un 39-54 che concedeva 15 punti di vantaggio alla squadra di casa e dava avvio al garbage time, anche perché Henderson sbagliava in appoggio, ma gli arbitri non sanzionavano la mazzata di West rifilatagli, Indiana in attacco ci provava 5 contro 4 perché Gerald giaceva a terra dall’altra parte del campo, tuttavia Marvin riusciva a rubare palla e a servire la nostra SG che nel frattempo si era rialzata. Henderson tutto solo schiacciava in bello stile ma Clifford si prendeva un tecnico per proteste a 9:52.
Walker segnava due punti e West commetteva passi in partenza e dopo 3 errori (Walker, Henderson e Taylor) a riavvicinare i Calabroni era Biz dalla lunetta che con l’uno su due a 7:27 faceva muovere leggermente il tabellone sul 44-55.
West e Hibbert aggiungevano 4 punti (2 a testa) e Indiana si riprendeva un vantaggio di 15 punti.
Più tardi Walker dalla lunetta riporterà Charlotte a -12 (47-59) ma G. Hill grazie al vetro e al ferro amico più Mahinmi da sotto (che sbaglierà anche il libero addizionale) allungavano per i Pacers, anche perché Charlotte arrivava a sbagliare tredici tiri consecutivi dal campo, tre sulla stessa azione; Mo Williams da tre punti non a segno, rimbalzo di Biyombo, tripla di Hairston non buona, rimbalzo dello stesso P.J. che tentava di concludere in entrata, ma falliva ancora la finalizzazione.
A 2:18 Stuckey da tre punti portava sul +21 i Pacers e anche Mahinmi era fortunato sulla schiacciata contro Maxiell che chiudeva le marcature delineando il punteggio del terzo quarto che rimaneva 47-70 poiché Marvin Williams mancava due bombe, l’ultima sulla sirena del penultimo quarto.

Troy Daniels. 4 punti (2/5) nel finale.

Troy Daniels. 4 punti (2/5) nel finale.

L’inizio dell’ultimo periodo era puro garbage time.
Gli Hornets schieravano; Roberts, Mo Williams, Stephenson, Vonleh (udite, udite!) e Maxiell.
Non una formazione in grado di ribaltare un pesantissimo -23, tra l’altro segnando la miseria di 47 punti.
Stuckey ci provava subito ad arrotondare a 25 ma mancava la conclusione, gli Hornets concedevano nuovamente un rimbalzo offensivo sul quale si avventava Scola, più lesto di tutti e subiva fallo andando in lunetta da dove realizzava un libero.
Stephenson provava a mettere un po’ di scompiglio fine a se stesso tra i suoi ex compagni buttandosi dentro e dopo uno spin move fantastico appoggiava muovendo il punteggio sul 49-71 a 11:00 dalla fine.
A 9:16 Vonleh in appoggio con la mano destra faceva superare a Charlotte quota 50 e a 8:45 sempre il rookie si distanziava dall’avversario colpendolo con la sfera arancio sull’addome a ricordare “un’onda energetica” in stile Dragon Ball, protendendo gli arti superiori in avanti e segnando di mestiere il 53-75.
Scola a 7:56 segnava il 53-77 poi Lance perdeva palla giacché gli arbitri gli chiamavano un doppio palleggio e Maxiell andava corto per la dunk spalmata sul primo ferro, anzi, sul ferro esterno…
Roberts perdeva un paio di palloni cercando passaggi intuiti dagli avversari che ci costavano due transizioni e 4 punti subiti, intervallati da un canestro da due dallo stesso Brian.
A 3:50 un’entrata di lance con cambio mano sarebbe da highlights se non fosse per la pochezza con la quale ormai la squadra di Vogel stava difendendo; nel finale finiranno per segnare anche Roberts da tre punti, Daniels con una dunk in contropiede a 1:38 per il 69-90 e Lance che chiuderà le marcature per gli Hornets con un’altra azione degna di nota che veniva premiata dal libero aggiuntivo (74-90).
Rudez con una tripla dall’angolo sinistro a :29.4 chiudeva le ostilità sul 74-93.

Charlotte chiude mestamente questa trasferta a Indiana e torna a casa, dove nella notte dovrà affrontare una partita che potrebbe rivelarsi inutile in ottica playoffs anche in caso di vittoria ma contro i 76ers se non altro per il morale, una vittoria è d’obbligo. Il sogno playoffs è quasi sfumato, il miracolo sportivo in tempi di resurrezione pasquale sembra non si possa più ripetere, ma la matematica non ci condanna, anche se i fatti logici mi spingono a dire che ormai abbiamo un piede e mezzo fuori dalla post season.

Gli Hornets hanno avuto la meglio sulle statistiche delle palle perse e leggermente in stoppata (5-4), per il resto è stato un massacro; Indiana ha tirato molto meglio, specialmente da 3 punti e ha preso troppi rimbalzi perché gli Hornets potessero vincere.

Henderson, per quanto riguarda le personali, ha chiuso come “top scorer” dei Calabroni con 12 punti, seguito dal terzetto Biyombo, Stephenson, Marvin Williams, gli unici altri 3 Hornets a raggiungere la doppia cifra con minimo sindacale di 10 punti.

Sotto le statistiche della gara:

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Voti

Walker: 4
6 pt. (1/9), 1 rimbalzo, 3 assist, 1 rubata. 4 palloni persi, 4/6 dalla linea della carità, una sola conclusione su nove realizzate. Disastroso in una serata in cui contavamo su di lui per fare la differenza.

Henderson: 5,5
12 (5/13), 7 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Purtroppo quando la partita scappa via a volte inizia a sbagliare i tiri, contribuendo alla fuga degli avversari. Fa quello che può, specialmente nel primo tempo, anche se perde 3 palloni. E dire che 12 unti gli bastano per essere il top scorer.

Taylor: 5
0 pt. (0/1), 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata in 19:39. Clifford, che non vuole mettere fuori ruolo nessuno, punta ancora su Taylor che non ne può essere un titolare.

Marvin Williams:5,5
10 pt. (3/9), 8 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Inizia bene, poi come Henderson e Walker fallisce troppe conclusioni e Charlotte si spegne.

Jefferson: 5,5
4 pt. (2/6), 1 rimbalzo, 1 rubata in 12:40 minuti. Dimostra poco a causa di seri problemi fisici, la sua partita finisce presto, anche se la sensazione è quella che avrebbe potuto essere utile per il gioco di squadra e nell’aiutare i compagni a segnare qualche canestro in più.

Biyombo: 7
10 pt. (3/6), 9 rimbalzi, 3 stoppate. Perde 2 palloni ma è l’unico che dice qualcosa. Sfiora la doppia doppia. Tre ottime stoppate e una dunk imperiale. Aggressivo sotto le plance.

Mo Williams: 5
9 pt. (4/11), 1 rimbalzo, 2 assist, 2 rubate. Perde 3 palloni e questo è il suo standard. Da quando è rientrato Walker si è “Stephensonizzato”, nel senso che qualcosa non va e si pesta i piedi con Kemba. Il progetto del doppio playmaker non sembra andare per il verso giusto quando si sovrappongono, il suo apporto a favore della squadra è peggiorato nonostante in serata giochi 25:25. E’ anche vero che aveva iniziato a livelli impensabili.

P.J. Hairston: 4,5
0 pt. (0/5), 2 rimbalzi, 1 assist in 10:06. Serataccia. Se Clifford ha intenzione di tenere un’ala di ruolo senza magari spostare Marvin in SF per far giocare Biyombo e Jefferson insieme, tanti auguri. Fa peggio di Taylor in serata. Una di quelle gare dove non ci prende mai.

Maxiell: 5
0 (0/2), 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Continua a non segnare un tiro. L’unico modo che ha per farlo è che se lo dimentichino sotto canestro ma in teal o in bianco la sua mole viene esaltata dal colore chiaro della canotta. Buona presenza a rimbalzo.

Stephenson: 6
10 pt. (4/7), 1 assist, 1 rubata in 14:18. 3 perse ma buone giocate anche se solamente nel garbage time. Stanotte contro Phila con la squadra decimata chissà se Clifford lo impiegherà, anche se nel suo ruolo c’è abbondanza numerica.

Roberts: 5,5
5 pt. (2/4), 2 rimbalzi, 1 rubata in 12:00. Perde due palloni che gli avversari intercettano agevolmente e ci costano 4 punti. Non può certo cambiare la serata nel tempo spazzatura. Rimedia parzialmente con 5 punti ma rimane una prestazione a mio giudizio scarsa.

Vonleh: 6,5
4 pt. (2/2), 3 rimbalzi in 12:00. Due buone conclusioni prese da sotto, dite a Clifford che oltre a Maxiell c’è anche Noah.

Daniels: 6
4 pt. (2/5). Spara un paio di triple a vuoto, poi segna 5 punti giocando nel complesso 8:56.

Coach Clifford: 4,5
Il materiale l’abbiamo già ripetuto all’infinito è quello che è e ha l’alibi di tre infortunati (perché anche Big Al lo lascia in panne), ma una prestazione così frustrante da guardare non è degna di una squadra NBA. 22 punti contro 48 nel periodo centrale toccando i 9 punti nel terzo quarto ne fanno la prestazione peggiore dell’anno a mio giudizio. Lance in panchina e Vonleh anche. Deve equilibrare una squadra che non può avere sul campo quasi esclusivamente elementi difensivi e valutare meglio la serata del suo giocatore.

https://www.youtube.com/watch?v=huoXhdYa-uI

The Longest Day (Il giorno più lungo)

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La mia inconsapevole attrazione per squadre “maledette” mi porta ad amare spessissimo squadre che arrancano in classifica, fino a oggi sempre tagliate fuori dalla corsa per un titolo. Quest’anno tutti pensavno che Charlotte potesse fare meglio, ma un roster sopravvalutato e qualche infortunio di troppo hanno fatto si che ci trovassimo a giocarci oggi e domani (se teniamo fede alle date americane) un week-end decisivo per la stagione degli Hornets e casualmente capita proprio nel periodo pasquale.

Per me, figlio dei tempi successivi all’illuminismo, questa importante ricorrenza religiosa, 1982 anni dopo nell’era della scienza e dei computer, questa celebrazione, la più importante ricorrenza religiosa cattolica (la più importante, ancor prima che il Natale) pare quasi più un evento folkloristico che altro, con tutto il rispetto per i credenti.

Senz’altro non posso testimoniare a favore o contro l’esistenza di un Dio, “ci sono troppi elementi che mancano per esser certi delle proprie scelte”(cit. Bluvertigo).

Qualcuno si chiederà allora come mai ho deciso di dare al blog questo “bizzarro nome”.
La scelta è stata dettata da molteplici fattori.

In primo luogo, il più banale è che il vecchio e caro “Guerin Sportivo” ha fatto scuola, inoltre Charlotte aveva lasciato partire gli Hornets nel 2002 quando la lucida follia di Wooldrige e del proprietario George Shinn avevano determinato una frattura insanabile tra la proprietà e i tifosi, già sul piede di guerra per una politica di cessione dei pezzi pregiati della società unite a uno scandalo sessuale in cui Shinn era stato coinvolto, salvo venire assolto (a torto o a ragione) più tardi.

La paventata nuova arena che non serviva a Charlotte fu solo un pretesto; dopo 9 anni di tutto esaurito il pubblico per questi motivi era sempre meno presente all’Alveare e il fondatore Shinn decise di trasferire gli Hornets a New Orleans mantenendo il nickname e il brand.

Quando Shinn, è storia recente, decise di lasciare (per un tumore dal quale è guarito) e la NBA comprò la franchigia che nessuno era disposta a comprare, salvo rivenderla a Tom Benson più tardi, il gioco era fatto…

Benson volle cambiare tutto dando un’identità nuova alla franchigia della Louisiana e Charlotte che aveva nel frattempo ottenuto una nuova franchigia come promesso dalla NBA, si apprestava (nella persona di Michael Jordan) a riprendere il vecchio nome per far rivivere gli Charlotte Hornets.

I Calabroni erano defunti da un anno a New Orleans, ma l’amore della città del Nord Carolina per quest’insetto simbolo che la rappresentava sportivamente e storicamente e la contraddistingue tutt’oggi ha fatto si che gli Hornets tornassero in vita, sostanzialmente risorgendo, inoltre la resurrezione rappresenta aldilà della promessa di una vita eterna (la più grande forma di proselitismo e reclutamento che possa esistere aldilà delle verità e delle bugie) un messaggio di contatto con la spiritualità (che manca in questi tempi) e di speranza, il più grande.

Come disse in un suo concerto Fabrizio De Andrè: “Se non esistesse Dio l’uomo avrebbe bisogno d’inventarselo” (se non ricordo male, dovrebbe essere questo il virgolettato), per cui il bisogno di credere in qualcosa, in un’entità suprema o semplicemtente per tornare in tema e rimanere a livello parquet credere nella “fede” (si usa dire così impropriamente) in una squadra è condizione imprescindibile per vedere la luce in fondo al tunnell.

Così, dopo essersi riappropriata dell’identità, noi che tifiamo Charlotte, speriamo che i Calabroni possano tornare ai fasti di metà anni ’90 e inizio 2000, anzi, anche meglio, avendo come presidente il più grande giocatore di tutti i tempi, anche se mi ha dato qualche dispiacere in passato.

Gli Hornets, che nelle ultime 13 partite hanno un record di 4-9, sperano di uscire dal sepolcro e stupire tutti in questo pazzo campionato nel quale ad esempio i Brooklyn Nets sembravano essere sull’orlo dell’eliminazione e ora grazie a un grande Brook Lopez invece sembrano destinati alla post season.

Oggi è “Il giorno più lungo” (titolo di un romanzo che poi darà origine a un film del 1962 sullo sbarco in Normandia degli alleati) con molti famosi attori come ad esempio John Wayne, Robert Mitchum, Henry Fonda, Sean Connery e Richard Burton.

A otto partite dalla fine questo back to back per gli Hornets sarà cruciale, vincere le due sfide significherebbe rientrare nel gruppo delle contendenti e aspiranti ai playoffs in maniera seria.

La sfida di stanotte alla 1:00 AM a Indianapolis sarà il D-Day, un difficile scontro diretto con i Pacers che al momento si trovano mezza partita dietro noi in classifica:

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La squadra di Clifford dopo aver perso gli ultimi due scontri diretti con Brooklyn e Boston dovrà assolutamente vincere lo scontro diretto per rimanere in corsa.

Vediamo gli scontri e le gare restanti che le cinque protagoniste dovranno affrontare nella tabella sottostante.

Curiosità; i Raptors con ben sei sfide contro queste cinque squadre (due contro di noi) potrebbero fare da ago della bilancia, così come Detroit che con quattro gare potrebbe dar fastidio, ma ormai con un piede e mezzo fuori i Pistons potrebbero tankare, avvantaggiando chi si trova avanti in classifica, perciò nella gradazione dei colori che ho scelto per rappresentare il livello di difficoltà di queste sfide ho deciso d’inserire oltre alla forza dell’avversaria e il fattore campo, anche una certa predisposizione per il tanking o il back to back. miami sembrerebbe avere un calendario migliore, mentre Charlotte dovrà lottare.

Ecco la tabella:

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Let’s go Hornets!

Game 74; Charlotte Hornets Vs Detroit Pistons 102-78

Sottotitolo; ParcheggiHornets

I Detroit Pistons raggiungevano la North Carolina, ormai tagliati fuori (anche se non matematicamente) dalla lotta per i playoffs.
Il mentore di Coach Clifford, Van Gundy, parcheggiava una macchina che al rientro non funzionava più. Senza Monroe e con tutto il peso d’attacco e di difesa sulle spalle di Drummond non hanno retto, i Calabroni hanno finito per fare il nido all’interno del cofano e il meccanismo della squadra del Michigan si è inceppato.

Big Al al tiro. Sullo sfondo un Marvin Williams da 18 punti.

Big Al al tiro. 11 punti per lui alla fine. Sullo sfondo un Marvin Williams da 18 punti.

I Pistons mandavano sul parquet inizialmente; R. Jackson, Caldwell-Pope, C. Butler, Tolliver e Drummond, mentre gli Hornets che ancora una volta erano costretti a rinunciare a Zeller e MKG, schieravano il seguente starting five; Walker, Henderson, Taylor, Marvin Williams e Jefferson.

Dopo la palla a due vinta, a 11:42 un gioco dentro/fuori portava Al Jefferson spalle a canestro a girarsi e a segnare in gancio alla prima occasione della partita.
I Pistons riuscivano a raggiungere il pareggio con Butler grazie al suo jumper dalla destra over Kemba ma a 10:53 gli Hornets ripassavano avanti con Henderson che riceveva da Jefferson piazzato sul lato destro, spalle a canestro marcato dal suo avversario, un pallone perfetto per la continuazione dell’entrata; Gerlad trovava anche il fallo e poteva andare in lunetta per segnare il libero supplementare per il +3 Charlotte.
A 10:37 Jefferson rimaneva per terra colpito da una gomitata di Drummond che spalle a canestro sulla virata con palla in mano, allargava troppo il gomito che andava a impattare sulla mascella di Big Al.
Per gli arbitri, rivista al tavolo l’azione, si trattava di flagrant foul 1 e Jefferson andava dall’altra parte del campo per due liberi.
L’uno su due era seguito dalla palla riconsegnata agli Hornets dagli arbitri, ma sugli sviluppi dell’azione la squadra di Clifford non riusciva a segnare, Detroit invece approfittavano del momentaneo stordimento di Jefferson per andare con un passaggio; Jackson a Drummond per l’alley-oop del 6-4.
Jefferson rientrava in sé subito; raddoppiato in post basso sinistro, scaricava con la coda dell’occhio a Marvin che nel frattempo si era appostato sulla destra del canestro tagliando fuori Jackson, facile a quel punto per Williams trasformare in due punti l’azione.
I Pistons continuavano a incassare; a 9:42 per una difesa illegale (3 secondi) Walker si faceva un giro in lunetta e segnava il libero concesso poi era lo stesso play a demolire i Pistons in quest’inizio con un tiro dal mid range destro e continuando a 8:36 dopo aver sfruttato una buona circolazione di palla dei compagni avendo libertà per colpire da 3 punti from downtown.
A 8:14 Anthony da sotto interrompeva il dominio di Walker e Tolliver a 7:35 aggiungeva altri 3 punti per i suoi con una tripla da 45° destra che valeva il 14-9.
Kemba tuttavia si ricaricava dopo un errore al tiro, andando in palleggio sulle sue finte di crossover mandava in confusione Tolliver che girato di spalle si preoccupava più di tener dietro il proprio avversario per non concedere una boa a Walker, ma tagliava fuori anche il difensore del nostro play che si prendeva un tiro comodo e vincente.
Due liberi per parte facevano salire il punteggio che aumentava di due unità a favore di Charlotte quando Detroit subiva un gancio di Jefferson per il 20-11.
Una nice drive di Jackson era seguita da un errore di Big AL e da un super intervento difensivo di Marvin Williams che saliva altissimo per stoppare con la mano sinistra il pallone rilasciato da Jackson lanciato in transizione.
Un libero a testa di Jefferson e Marvin Williams (bravo Walker a rubare un pallone fra le due azioni) consentiva agli Hornets di portarsi sul 22-13 a 4:42.
Una buona difesa di Hairston in pressione su Lucas costringeva a tirare l’avversario sulla tabella in malo modo, facendo scadere i 24 secondi. Butler segnava 3 punti dalla destra mentre gli Hornets si affidavano all’entrata di Kemba che non segnava raddoppiato, ma sull’appoggio i due difensori scendevano dall’ascensore in controtempo e si vedevano superati da Marvin Williams che raccoglieva e segnava.
Meeks metteva due punti ma Marvin Williams allungava per i Calabroni colpendo con una tripla aperta a 2:41, Meeks non si arrendeva e andava ancora a bersaglio a 2:26, tuttavia a 2:03 Biz conquistava un rimbalzo offensivo e veniva fermato irregolarmente prima che potesse segnare da sotto.
Il 2/2 modificava il punteggio sul tabellone sul 29-20.
Un passaggio di Butler per Meeks concedeva due punti al buon giocatore dei Pistons, Walker in entrata con esitazione passava tre giocatori dei Pistons senza fermarsi al casello e appoggiava il 31-22 ma Meeks molto caldo segnava da tre punti a :25.7.
A chiudere il quarto però ci pensava Walker che giocava con cronometro e avversario per piazzare a :03.8 un tiro da due punti che fissava il punteggio dei primi 12 minuti sul 33-25.

Il secondo quarto si apriva con due liberi a segno di Jackson a 11:48 (fallo di Mo Williams) ma Henderson rispondeva con due punti tirando dalla baseline sinistra da lunga distanza, Drummond si mangiava prima un possibile alley-oop appoggiando in lay-up corto e poi due liberi a 10:48 (fallo di Biyombo), così Mo Williams in attacco segnava in jumper con buona velocità d’esecuzione e naturalezza, portando i teal & purple sul +10 (37-27).
P.J. Hairston si dava da fare in attacco e in difesa ed era decisivo per far salire il gap che sarebbe servito agli Hornets per avere in futuro un cuscinetto da conservare nei momenti di magra.
Il n°19 prima colpiva con una tripla a 10:03, poi sulla rimessa dei Pistons andava a segnare subendo fallo da Prince, lo stesso giocatore che aveva anticipato.
Libero a segno e 43-27 Hornets. I Calabroni difendevano il nido nel cofano con Biyombo che andava a salutare gli dei in cielo, scusandosi per essere stati disturbati dalla sfera arancione che Jackson aveva provato a mettere dentro il canestro.
Stoppata divina che non serviva a evitare però il parziale danno; sul proseguimento dell’azione, infatti, Sh. Williams metteva il jumper, tuttavia Mo dal post alto ripagava con la stessa moneta i Pistoni per il 45-29.
Biz ci prendeva gusto e andava a stoppare nuovamente Jackson ma dall’altra parte P.J. Hairston riusciva a tirar fuori dal cilindro due air-ball sullo stesso possesso, nonostante ciò erano gli Hornets ad allungare dopo un errore di Mo Williams da 3 punti, Maxiell prendeva il rimbalzo e Henderson apportava la modifica mandando a segno una tripla dal corner destro a 6:30.
A 5:49 sull’attacco in transizione Biz riceveva all’ultimo un passaggio da Henderson, il suo tentativo falliva per via dell’abbraccio in stile koala all’ultimo istante di Prince.
Biz in lunetta faceva uno su due portando a +20 Charlotte.
Meeks approfittava dello scivolone di Henderson per segnare in jumper senza marcature poi Lucas segnava due punti con Taylor abbastanza scentrato e quando Anthony a 3:53 si guadagnava un rimbalzo anticipando il nostro centro congolese e tramutava l’azione in due punti, coach Clifford chiamava il time-out sul 49-35.
Walker rientrava animato dalle migliori intenzioni; crossover con palleggio dietro la schiena seguita con entrata in cambio mano da applausi per due punti che facevano superare alla squadra di Jordan quota 50 (51-35). Prince cercava d’interrompere l’inerzia con due punti ma Walker in ritmo colpiva ancora da 3 punti, Jackson collezionava stoppate subite (questa volta da Big Al) ma i Pistons segnavano sulla stessa azione con un tap-in di Tolliver su un altro errore di Anthony.
A :44.4 una penetrazione di R. Jackson a tutto gas con scontro frontale contro Walker aveva miglior sorte; canestro valido e tiro libero, quest’ultimo mancato. I Pistons cmunque andavano all’intervallo sotto di 11 lunghezze, accorciando su una palla persa da Walker, il contropiede guidato da Jackson con assist orizzontale all’ultimo per la schiacciata di Prince valeva il 56-45.

Il terzo quarto era ben inaugurato dagli uomini di Van Gundy con una bomba di Tolliver dall’angolo destro.
A 10:52 Henderson riceveva un buon passaggio su un taglio in movimento circolare, trovando poi lo spazio sul difensore per affondare il tiro in jumper.
La carica degli Hornets non si arrestava; con la difesa dei Pistons all’autogrill anche Taylor faceva un figurone; schiacciata dinamitarda a una mano caricata all’indietro a segno, a 10:00 Big Al con una finta batteva Drummond, bastavano due passi per passare oltre al ferro e segnare in layup proteggendosi con esso.
Il duello si ripeteva poco dopo; questa volta Drummond riusciva a stoppare Jefferson che dall’altra parte tuttavia dava una manata al pallone in possesso dell’avversario facendo riguadagnare palla a Charlotte, la quale incrementava il divario a 16 punti (64-48) con due punti di Henderson in sospensione.
Detroit provava a rientrare, anche perché Charlotte giocava meno d’insieme, a ridare un po’ d’ossigeno ai Calabroni era Marvin Williams, il quale ricevuto un passaggio di Walker che aveva ribaltato il lato, sparava dal lato sinistro per 3 punti che valevano il 67-53.
I Pistons tentavano di rientrare con una seconda ondata; Tolliver (entrata), Drummond (gancio su Big Al) e Meeks (che si aiutava con il vetro) accorciavano le distanze a 8 punti (67-59), per fortuna degli Hornets, P.J. Hairston era travolto dal n° 31 avversario Butler dopo la conclusione tentata e mancata da 3 punti dalla nostra ala.
Dalla lunetta un 2/3 era sufficiente per riportare in doppia cifra il vantaggio a 1:48.
A 1:00 esatto dalla penultima sirena, su una rimessa dal fondo Mo Williams passava con movimento a ricciolo dietro Biz per uscire dai blocchi e sparare dalla destra velocemente in ritmo; 2 punti e Charlotte avanti sul 71-59.
Charlotte dopo una rubata di Mo Williams che intuiva il palleggio dell’avversario e spostandosi raggiungeva palla prima, segnava a :20.8 con la transizione direttamente diretta dallo stesso play.
Sulla sirena segnava anche Drummond chiudendo sul 73-62 la frazione.

Nell’ultimo quarto si rivedeva Roberts che aggiungeva subito altri due punti a favore degli Hornets ci dava altri due punti.
I Calabroni difendevano bene, dopo un errore al tiro ravvicinato, Biyombo stoppava le velleità dei Pistons di rimontare con un’altra palla respinta poco prima che scadessero i 24 secondi, tuttavia sull’azione seguente Drummond finirà per segnare da sotto.
Bismack si faceva trovare al momento giusto e al posto giusto anche in attacco correggendo un errore di Hairston, la stessa cosa faceva Drummond dopo l’errore di Jackson.
I Pistons provavano il rientro veloce affidandosi a un gioco rischioso fatto di triple ma Prince, Meeks e Jackson fallivano un’occasione a testa, quindi gli Hornets con Mo Williams e la sua palla alzata dopo l’entrata circolare si riportavano sul +14 (80-66).
A 8:17 Drummond aveva un ultimo sussulto per i Pistons; a contatto con Maxiell segnava l’alley-oop ma mancava comunque il tiro libero, così gli Hornets su una transizione di Kemba che cercava Hairston con l’assist schiacciato in diagonale cercavano di chiudere i conti; P.J. falliva l’appoggio da destra rispetto all’anello, si accendeva così una lotta a rimbalzo che dopo un paio di errori veniva risolta dallo stesso Hairston spuntato fuori a sinistra.
A 6:14 P.J. aumentava il malloppo personale con un 2/2 dalla lunetta, Marvin Williams con un lungo jumper da 2 e un Mo Williams da tripla a 5:09 toglievano ogni dubbio sulla squadra vincitrice della partita; parziale di 9-0 e gara chiusa poiché il parziale diventava 11-0 con Big Al che in up & under batteva Drummond.
Era Lucas a segnare due punti per i Pistons, ma in maniera tardiva.
A 3:39 bell’azione di Charlotte con Jefferson che dal post basso ben marcato scaricava un pallone fuori; assist schiacciato per Marvin Williams che da posizione frontale metteva i punti del 94-70.
Mentre Drummond nel finale litigava con il ferro sbagliando tap-in a ripetizione sulla stessa azione, Charlotte faceva entrare dalla panchina Vonleh e Daniels, quest’ultimo tentava una tripla dalla diagonale sinistra che quasi infrangeva il vetro ma che tuttavia finiva in fondo al secchiello. Daniels si ripeteva con un tiro veramente bello, morbido e ipnotico a :14.9.
La partita terminava sul 102-78 per Charlotte con Daniels che dopo la luce rossa, invece di consegnare la palla all’arbitro vicino, si divertiva a mettere un’altra tripla finendo per farla raccogliere all’arbitro sotto canestro.

A parte le statistiche riguardanti gli assist e rimbalzi offensivi i Calabroni hanno giocato meglio, avvantaggiati anche dalla fast start e i numeri dimostrano che sono usciti dal campo meritatamente vittoriosi.

Le statistiche di squadra.

Le statistiche di squadra.

Prossima sfida a Indianapolis tra due giorni.
Gara da dentro o fuori.

Nella notte Brooklyn ha vinto il derby con i Knicks 100-98 e Boston ha battuto Indiana 100-87…

Voti

Walker: 7
17 pt. (7/13), 6 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate. Sembra stia tornando in forma, speriamo sia in forma smagliante contro i Pacers. Uomo ovunque.

Henderson: 7
14 pt. (6/11), 5 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Discreta prova, punti importanti.

Taylor: 6
2 pt. (1/4), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Una mega dunk e polvere di statistiche.

Marvin Williams: 7,5
18 pt. (7/11), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Buona precisione al tiro, incluso un utile 3/6 da 3 punti. Probabilmente il più concreto in serata.

Jefferson: 7
11 pt. (4/12), 9 rimbalzi, 3 assist, 4 stoppate. Buona prova di Big Al che non sarà stato precisissimo al tiro ma ha messo alcuni bei canestri e ha finito per sovrastare Drummond che ha trovato una pessima serata a sua volta. 4 stoppate dicono che è presente.

P.J. Hairston: 6,5
12 pt. (3/10), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Finisce per giocare circa un minuto in più di Taylor. La percentuale al tiro non è un granché ma dimostra volontà in difesa dove si fa valere. 5/6 ai liberi.

Mo Williams: 6,5
13 pt. (6/16), 2 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata. Limita i palloni persi a uno smistando 6 assist, ha un momento in cui insieme ad altri più che dei giocatori di basket sembrano essere i protagonisti di uno sparatutto tirando in maniera forzata, per fortuna i tiri dal campo non hanno percentuale bassissima come altre volte. Un paio di buonissimi canestri in ritmo più la tripla mattone a precludere il rientro ospite.

Biyombo: 7
8 pt. (2/4), 10 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Bene in attacco, dalla lunetta e anche nella fase difensiva, sua specialità, con due stoppatone e 10 rimbalzi.

Maxiell: 6
0 pt. (0/3), 8 rimbalzi in 17:52. Raddrizzategli la mano… però lotta e accumula rimbalzi, importanti alla fine.

Roberts: 6
2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 2 assist in 9:55. Poco in campo, riesce a dare un minimo contributo in punti in avvio ultimo quarto.

Vonleh: s.v.
0 pt. (0/1) n 2:20. Troppo poco in campo per dargli un giudizio.

Daniels: 6,5
5 pt. (2/2) in 2:04. Perde un pallone ma segna due volte, la prima fortunosamente di tabella, poi con un preciso tiro da due punti e segnerebbe anche oltre il tempo limite, dimostrando che sa tirare molto bene. Interessante.

Coach Clifford: 6,5
L’allievo supera il maestro. Charlotte ha una partenza veloce, anche grazie all’attenzione che i suoi ragazzi mettono subito in campo. Dopo tre quarti si potrebbe già parlare di vittoria in cassaforte. No problem. Ora Indiana nell’attesa più lunga dell’anno.