Proteste e i rivali della Southeast.

Forse sono andato un po’ Off topic o forse no, visto che anche i giocatori dei Carolina Panthers, che ieri hanno perso contro i Vikings, ci sono stati gesti e parole intenti a ricordare Scott come quello del quarterback Cam Newton che durante il suo prepartita ha indossato una maglietta con la scritta “L’ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia ovunque”, una citazione resa famosa da Martin Luther King Jr.

Comunque un riepilogo…

La polizia cerca un sospettato alla città universitaria di Charlotte e pensa di averlo trovato, per loro è Keith Lamont Scott, sfortunatamente non è lui quello che stanno cercando.

La storia degli spari da parte dell’ufficiale Brentley Vinson (nero anche lui come la vittima) la conosciamo tutti purtroppo.

Ognuno ci vede quello che vuole, negli spezzoni di tre filmati differenti (due della polizia e uno della moglie), personalmente non vedo nulla nelle mani di Scott che arretra. Altre fonti parlano di Scott come un disabile che teneva un libro in una mano, la polizia ripete che fosse armato…

Sull’onda emozionale la prima sera scoppia la protesta, c’è chi la vede come un attacco ai neri e chi scende in piazza semplicemente per protestare contro una barbarie, la manifestazione è per lo più pacifica ma animata, un agente rimane ferito mentre da altre parti della città c’è chi ne approfitta per saccheggiare, ne fa le spese anche il negozio degli Hornets che non c’entra nulla.

Justin Carr, (uomo che alcune fonti riportano avere 24 anni, altre 26) viene colpito da un proiettile (vagante?) sparato da non si sa chi durante la manifestazione di protesta e muore nonostante i tentativi di soccorso.

Arriva la guardia nazionale, il capo della polizia dice che l’uomo aveva un’arma ma poi, nonostante il video non venga rilasciato (quello che chiedono i manifestanti), si vede un primo video della moglie Rakeyia che non fuga i dubbi, così come non fugheranno i dubbi gli altri due fatti uscire tardivamente dalla polizia, nei quali non sembrerebbero esserci armi né pericolo di vita per gli agenti.

Le manifestazioni si susseguono ancora tutte le notti alla ricerca della verità, una verità che pare la polizia voglia nascondere giustificandosi a rate, spunta fuori ora che l’uomo detenesse marijuana, che sia vero o no è sicuramente un tentativo di delegittimazione per spostare l’attenzione sul vero problema, se Scott stesse veramente per sparare all’agente.

Mi fermo qui, non è una bella storia, come tante, torno a parlare di basket, allora come in un TG nel quale si passa dalla cronaca nera allo sport con troppa disinvoltura, per farlo, ecco il trait d’union che unisce i fatti di cronaca all’uomo sportivo. MJ che durante le proteste ha cercato anch’esso di pacificare le cose, anche se purtroppo poi il secondo uomo è spirato in ospedale.

Michael Jordan issues statement calling for peace

Visti i nuovi arrivi e parlato già un po’ degli Hornets, ecco i roster delle altre concorrenti della Southeast Division:

Atlanta Hawks

Girovaga alata franchigia che par aver trovato stabilità in Georgia, in un mercato non certo esplosivo ad eccezione della locale Coca-Cola se l’agitate.
Sempre su buoni livelli, con l’exploit di regular season due anni orsono, solitamente confinati in un limbo più tendente al paradiso che all’inferno.
I Falchi della Georgia pare perseguano da qualche tempo i nostri obiettivi (dall’All-Star Game, comunque non assegnatogli, al centro Dwight Howard) e hanno ottenuto l’ex centro dei Rockets che pareva potesse approdare alla corte di Re Michael.
DeAndre’ Bembry, Will Bynum, Matt Costello, Malcolm Delaney, Jarrett Jack (BKN), Ryan Kelly (LAL) e Taurean Prince sono gli altri arrivi.
Qualcuno non vedrà l’inizio della stagione dalla panchina.
Via, out Kirk Hinrich, Al Horford (BOS), Lamar Patterson (SAC) e soprattutto il play titolare Jeff Teague in quel d’Indianapolis.
Come noi pare che l’idea sia quella di puntare al risultato soprattutto attraverso il gioco piuttosto che esaltare il singolo, ma con una differenza… sotto le plance è arrivato un giocatore considerato un big.
Qualcuno lo definirà spacca spogliatoio e per lui Al Horford ha dovuto lasciare.
Persi anche Hinrich e Patterson, quest’ultimo ai Kings.
Le chiavi della regia saranno affidate a Schröder, piccolo incursore comunque capace d’assurgere al ruolo di titolare senza sfigurare.
Dietro di lui Jarrett Jack, meno affidabile certe volte, ma altro buon incursore.
Ci sono ancora Tim Hardaway Jr., Kris Humphries, Mike Scott, Thabo Sefolosha, Tiago Splitter, Walter Tavares e Mike Muscala.
Un’incognita per me capire quanto si possa ricavare dalla second unit.
Al momento dovrebbero partire con: Schröder, Korver, Bazemore, Millsap e Dw. Howard.
Perso qualcosa (ma poco secondo me) in regia, il nero dal cognome teutonico rimane comunque un folletto fastidioso, mantengono un nucleo già collaudato e aggiungono un centro di peso.
Il nodo sarà il gioco seppur con qualche individualità di spicco, coach Budenholzer da questo punto di vista è una garanzia.
L’anno scorso non ottennero (a parte qualche infortunio) i risultati dell’anno precedente.
Difficile ripetersi perché si diventa prevedibili ma le potenzialità sembrano esserci.

Paull Millsap, 17,1 punti di media lo scorso anno in 81 partite è stato operato al ginocchio qualche giorno fa ma per lui s’ipotizza un rientro in tre settimane.
http://www.rotoworld.com/teams/clubhouse/…/atl/atlanta-hawks

http://www.nba.com/hawks/roster/

Miami Heat

Il team che ci ha eliminato lo scorso anno ha perso la sua essenza avendo perso Dwayne Wade che si è trasferito sulle rive della città natia dopo una carriera spesa in Florida.

Hanno mantenuto Goran Dragic che avrà più spazio per concludere senza Wade e il centrone difensivo Whiteside sarà sempre intimidatorio nel pittutrato, Bosh è sempre un po’ in bilico con la salute ma si dice pronto a giocare, tuttavia le sue condizioni non sembrano proprio così buone e stabili. Il sospetto possa rifermarsi c’è.

Al momento dovrebbero avere un quintetto con G. Dragic, J. Richardson (che potrebbe anche iniziare a giocare un po’ dopo l’inizio stagione causa infortunio), J. Winslow, C. Bosh (o McRoberts all’occorrenza), Whiteside.

In panchina Tyler Johnson, Beno Udrih, D. Waiters, W. Ellington, D. Wright, Jam. Johnson, Derrick Williams, Ud. Haslem, L. Babbitt, W. Reed.

Personalmente mi sembra si siano indeboliti nelle posizioni di SG e SF senza Deng finito ai Lakers, anche se coach Spolestra su Winslow ha speso buone parole dicendo che è capace di dare un impatto alla partita, inoltre mantengono un asse-play e reparto lunghi abbastanza efficiente, probabilmente all’altezza solo nella first unit.

 

http://www.rotoworld.com/teams/clubhouse/nba/mia/miami-heat

 

Orlando Magic
I Magic hanno cambiato molto vista la deludente scorsa stagione, dovranno trovare un baricentro in fretta se non vogliono scomparire dalla lotta per i playoffs in poche settimane.

E’ arrivato Serge Ibaka, ottimo acquisto e per rafforzare il pitturato anche una nostra conoscenza, Biyombo… DJ Augustin e Jeff Green per il reparto backcourt sono gli arrivi più interessanti direi, inoltre alla corte di Frank Vogel (nuovo coach che porta un po’ d’esperienza P.O. dei Pacers, anche se l’anno scorso non andò bene) arrivano anche Cl. Alexander (Portland), D. Rudez (Minnesota), J. Meeks (Detroit), Br. Dawson e C.J. Wilcox (L.A. Clippers) più altri giocatori come Onoaku e Zimmerman, quest’ultimo un centro bianco ventenne di 7 piedi che verosimilmente avrà poco spazio chiuso dagli altri lunghi.
Via J.R. Smith e Oladipo trasferitosi a Thunder (questa si perdita consistente, 16,0 punti lo scorso anno), oltre a Jennings, Dedmon, Ilyasova e il giovane Napier.
Al momento dovrebbero avere un quintetto con Elfrid Payton, Fournier, Aaron Gordon, S. Ibaka e Vucevic.
Credo abbiano un buon frontcourt, ma i “piccoli” a parte Gordon pur essendo discreti giocatori, non reggano la concorrenza a confronto con altri team.
Payton con un comunque è atteso a un miglioramento, dietro di lui DJ Augustin, buon giocatore, se in giornata molto difficile da prendere.

Aaron Gordon durante un recente workout ha avuto problemi alla caviglia ma pare ci sarà già per le partite di preseason.
http://www.rotoworld.com/teams/clubhouse/…/orl/orlando-magic

 

Washington Wizards

Eccoci ai Washington Wizards, ultima squadra della Southeast di cui ci occupiamo.
Hanno mantenuto i titolari della scorsa stagione e qualche buona riserva: Wall, Beal, Markieff Morris, Gortat, Porter, Eddie, Oubre e Thornton ai quali si aggiungeranno i nuovi Trey Burke (UTA), Danuel House, Ian Mahinmi (IND), Sheldon McClellan (R), Andrew Nicholson (ORL), Johnny O’Bryant (MIL), Daniel Ochefu, Tomas Satoransky (R), Jason Smith (ORL), Kaleb Tarczewski e Casper Ware.
Washington ha lasciato partire oltre a Sessions, arrivato da noi come saprete, Alan Anderson (LAC), Jared Dudley (PHX), Drew Gooden, J.J. Hickson, Nene Hilario (HOU), e Garrett Temple (SAC).
Il 26 aprile i Wizards hanno deciso di puntare su Scott Brooks, fermo un anno e precedentemente impegnato per anni con Supersonics e Thunder.
Qualche giocatore sufficiente è partito, gli arrivi più interessanti sono quelli di Burke, Mahinmi e Jason Smith.
Il nucleo è il medesimo, anche una fantomatica trattativa per Wall ai Pistons si è rivelata infondata, due anni fa fecero bene, lo scorso anno non parteciparono ai playoffs ma restano sempre squadra lunatica, Wall su tutti, ma anche Beal, Mark. Morris e il centro polacco Gortat sono giocatori di tutto rispetto.
Wall si è operato al ginocchio ma sembra già avanti fisicamente anche se salterà magari parte del camp con i compagni.
La formazione dovrebbe essere: Wall, Beal, Porter, Markieff Morris e Gortat anche se sull’ala piccola coach Scott Brooks ha detto che ci sarà sana competizione.
http://www.rotoworld.com/…/clubh…/nba/was/washington-wizards

Il quarto stato

No, non stiamo ancora parlando di basket (cosa che spero di tornare  fare al più presto sperando questa vicenda si risolva), di geografia o di Pellizza da Volpedo e della sua più famosa opera realizzata ad inizio novecento.

Il quarto stato rappresentava una marcia di protesta di contadini, operai e ultimi della classe ritratta a cuneo in un cammino verso la luce, in America oggi il quarto stato sarebbe dipinto principalmente componendolo con protagonisti con la pelle scura, rappresentando  l’allegoria di chi si trova a manifestare per i propri diritti, indipendentemente dal luogo e dal tempo e denuncia una condizione di disparità di trattamento che può provocare anche situazioni estreme come quella accaduta con Keith Scott.

Quarta è anche numericamente la notte di protesta a Charlotte, una manifestazione pacifica fatta di cartelli e slogan, dissoltasi appena dopo mezzanotte quando è entrato in vigore il coprifuoco, quando  la Terra ruotando volge l’altra sua faccia al sole e in mancanza di onde elettromagnetiche e di luci artificiali, tutti sembrano dello stesso colore.

Oscura è anche una vicenda dai contorni sempre più foschi in termini di trasparenza, la sindaca di Charlotte, Jennifer Roberts e il capo della polizia continuano a negare il video che tutti vorrebbero vedere, non per piacere horror, ma per confermare o smentire la versione ufficiale di una polizia sempre meno credibile dopo che Rakeyia Scott, la moglie del defunto, ha  messo in circolazione un video registrato con il proprio telefonino e sta facendo il giro del mondo.

http://video.corriere.it/moglie-implora-non-sparate-non-armato-video-drammatico-dell-uccisione-keith-scott-parte-polizia-charlotte/f7670c10-81b1-11e6-bb54-ccc86a7805dc

Il video non è chiarissimo e non si vede cosa stesse facendo Scott nel momento in cui gli agenti decidono d’aprire il fuoco, ma si sente la moglie avvertire gli agenti che il marito ha una lesione cerebrale traumatica, prende le medicine e non rappresenti un pericolo per loro. Le parole della moglie come di vede rimarranno inascoltate.

Il New York Times aveva già accusato di “ostruzionismo” la sindaca democratica Jennifer Roberts dicendo che è “tristemente fuori dal mondo” su questioni di trasparenza, quindi è partito il gioco dei rimpalli di responsabilità, arte che evidentemente non è diffusa solo nel nostro paese.

La sindaca Jennifer Robets e il capo della polizia Kerry Putney.

La sindaca Jennifer Robets e il capo della polizia Kerry Putney.

The State Bureau of Investigation che sta investigando  deve decidere, ha detto Kerr Putney, uomo di colore a capo della polizia locale e sembra che non abbiano fretta aggiungerei io.

La polizia di Charlotte-Mecklenburg però resta custode del video e pare faccenda tra funzionari locali per quel che riguarda il rilascio del video.

E’ una questione di trasparenza e affidabilità, non solo per quel che riguarda la filosofia di “Black Lives Matter” (le vite dei neri contano), ma soprattutto di fiducia verso chi dovrebbe garantire la sicurezza in città. La gente prende non si fida più, specialmente quando si tratta di giustificare l’uso della forza  ai massimi livelli contro i neri in circostanze discutibili.

Più preoccupante ancora è che ora, dopo quattro giorni, salti fuori una pistola che avrebbe le impronte di Keith Scott, anche se nel video e in una foto che corre sui mass media non ve n’è traccia.

Una menzogna triste che nell’intenzione di chi l’ha esposta come tesi difensiva, ha l’evidente compito di giustificare quegli agenti.

Questo diminuisce ulteriormente la fiducia tra la gente e i tutori dell’ordine.

A poche settimane dalla preseason, Charlotte è alla ricerca della verità, quella che spero venga data al più presto senza ulteriori reticenze, in modo che si possa passare a una fase migliore di quella che è costata irreparabilmente la vita a Keith Scott e che il bianco e il nero siano non colori sostituiti dal teal & purple per tutti.
#charlotteprotest

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Perry Ellis style

Perry Ellis è il diciannovesimo giocatore presente al camp degli Hornets.

Perry Ellis in azione con Kansas.

Perry Ellis in azione con Kansas.

Il ventitreenne nativo di Whichita (Kansas) è un’ala grande di 207 cm per 102 kg nata il 14 settembre 1993 e ha collezionato diversi premi negli anni universitari ma per lui non si sono dischiuse le porte al recente Draft.

 

Di lui si parlava già a fine agosto, ma l’ex giocatore dei Kansas Jayhawks (che l’anno scorso ha avuto una media di 16,9 punti a partita) ha dovuto subire un intervento chirurgico in quel di Philadelphia il 30 dello stesso mese.

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L’intervento per un ernia è andato bene ma i tempi di recupero, seppur veloci, hanno fatto perdere l’inizio del camp d’addestramento a Ellis, il quale cercherà comunque di strappare un posto nei 15 del roster.

 

Mark Bartelstein, suo agente, ha detto che diverse squadre erano interessate a lui, ma parlando con il suo assistito, anche in base al modo di giocare, hanno scelto Charlotte anche perché, sempre a detta dell’agente, gli allenatori si dissero da subito entusiasti di Ellis.

 

Chi non lo considera molto, talvolta lo prende in giro poiché omonimo di un noto stilista americano deceduto nel 1986, tuttavia la sua azienda resiste ancora e qualcuno per attribuire scarsa importanza a tale acquisto dice che almeno dopo le partite i giocatori si vestiranno bene.

 

Humor a parte, il mio pensiero è che più probabilmente potrebbe, se ritenuto utile, essere girato nella nuova franchigia della famiglia Hornets, i Greensboro Swarm, presenti in D-League da quest’anno ed essere reintegrato in caso di bisogno anche perché se è vero che non si conoscono i termini del contratto, è ance vero che il suo contratto non è garantito.

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A proposito di stile e caratteristiche, chi si occupa di basket universitario gli cuce addosso la fama di buon tiratore dalla media distanza, ha sviluppato anche un discreto tiro da tre punti, stabile nei movimenti nel pitturato, efficace nel pick-and-roll e nei tagli a canestro, i dubbi sono sul suo fisico per la NBA che potrebbe metterlo in difficoltà nei giochi nei post, che spesso sia prevedibile nell’azione e in difesa anche se faceva bene ai Jayhawks dovrà confrontarsi con un livello di difficoltà superiore.

Difensore intelligente, sa scivolare, ruotare e posizionarsi, ma se dovesse declassarsi a SF potrebbe avere problemi di tenuta in velocità.
Un video di quattro anni fa, da allora è cresciuto molto sviluppando il suo tiro e gioco difensivo.

La concorrenza comunque è molta e da quel che sembra un Wood sembra essere più avanti di lui in questo momento, anche se tra le caratteristiche di Ellis pare ci sia la determinazione, questo lo spingerà a fare di più per ritagliarsi un posto in panchina.

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Le tre giornate di Charlotte

Aggiornamenti dalla notte di Charlotte nella quale molti sono rimasti svegli per protestare contro le discriminazioni razziali…

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Immagini dalla terza notte di protesta.

Salgono a tre le giornate di protesta e potrebbero non fermarsi.

I dimostranti auspicano (io anche) che la polizia (con le dovute cautele) mostri il video dell’uccisione dell’uomo, anche perché la polizia giustificava l’uccisione dell’uomo in un primo momento, al contrario della famiglia che dopo aver avisto il video sostiene sia semplicemente stato colpito mentre camminava sul marciapiede mentre aveva le mani sul proprio fianco.

Adesso anche la polizia ammette di non esser sicura l’uomo imbracciasse un’arma.

Chi difende aprioristicamente la polizia sostiene che gli agenti siano stressati e posti in condizioni di pericolo permanete vista la libera circolazione delle armi.

Il cartello che miete vittime e che nessun presidente americano, compreso Obama ha voluto o è riuscito ad abbattere in un paese dove sopravvivono retaggi della cultura del Far West unitesi oggi alla cultura del business.

Purtroppo insieme compongono una miscela esplosiva…

http://www.cbsnews.com/live/video/charlotte-nc-protests-continue-for-third-night/

Difesa comprensibile ma omicidio ingiustificato, a questo punto pare verosimile che Keith Lamont Scott sia stato sospettato di qualcosa forse solo perché nero e sia bastato questo “dettaglio” per aprire il fuoco…

Posto il coprifuoco (che sembrava non volessero inizialmente le autorità) dalla sindaca Roberts da mezzanotte alle sei AM, è stato puntualmente ignorato nonostante l’arrivo della Guardia Nazionale.

La guardia nazionale.

La guardia nazionale.

Cortei pacifici, un gruppetto si è staccato per tentate di bloccare l’autostrada ma è stato disperso dagli agenti.

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La cosa più triste è che la persona colpita la precedente notte è deceduta.
Diventa così la seconda vittima.


Un articolo con altri dettagli sulle “giornate di Charlotte”:

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-09-22/da-charlotte-baltimora-spirale-inarrestabile-violenze-205840.shtml?uuid=ADJqEaPB

#Charlotteprotest

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Char lotta.

Dopo la perdita del sogno All-Star Game purtroppo Charlotte rimane una polveriera.

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Fumogeni, luci blu di sirene sul fondo e distruzione.

Una manifestante davanti al cordone della polizia.

Una manifestante davanti al cordone della polizia.

Tutto accade in uno Stato dove evidentemente i problemi irrisolti sono molti, a partire dalle politiche economiche ultraneoliberiste che minano  il terreno e lo preparano per guerre di contrapposizioni razziali e/o ideologiche anche interne.

Nello spazio di breve tempo un altro uomo di colore è stato freddato. Il suo nome era Keith Lamont Scott. Quarantatré anni, padre di sette figli. Chi lo ha ucciso sostiene che Scott sia uscito armato dalla sua macchina.

La famiglia invece sostiene che la vittima stava solamente aspettando la figlia in auto leggendo un libro. Questo sarebbe stato scambiato per un’arma. Un omicidio che per ora sarà strettamente pertinente alla polizia e alla famiglia della vittima, giacché, spiega il capo della polizia, il video del tragico evento verrà mostrato solo alla famiglia.

Tre casi diversi, un tredicenne che rapina 13 dollari in Ohio che avrebbe tirato fuori una pistola giocattolo, un uomo sotto effetto di droghe sintetiche in Oklahoma e il citato Scott a Charlotte.

Tre casi diversi, unico comun denominatore (sono neri) e stesso tragico epilogo.

Non conoscendo i fatti non posso pronunciarmi sul singolo episodio ma che la polizia e la comunità afroamericana vadano sempre più verso lo scontro pare un dato di fatto, per diverse ragioni. Gli episodi si moltiplicano e il sospetto è che non siano poi più così casuali, anche se le radici affondano nello stesso terreno ma poi si sviluppano da caso a caso in maniera differente.

Nella Queen City comunque la gente scende in piazza durante la notte, e non solo la comunità afroamericana, sebbene i neri siano in maggioranza. Durante la seconda notte di proteste, nella zona uptown, parte un “controverso” colpo vagante.

L’effetto è quello di colpire un uomo che viene portato dentro l’Omni Hotel dove gli vengono prestate le prime cure. L’uomo ora è tenuto in vita artificialmente in ospedale, in gravi condizioni ma non se ne conosce l’identità.

Non si sa chi abbia sparato il colpo, la polizia e poi le istituzioni accusano i civili, di fatto sale la tensione, l’apparato dei mass media denuncia che alcune persone avrebbero voluto forzare il cordone di polizia per entrare nell’hotel.

Dal video che ho trovato (ovviamente dalla durata parziale) sembra piuttosto che la polizia si diverta a gettare benzina sul fuoco lanciando lacrimogeni e granate stordenti sull’asfalto (respinte a calci da qualche manifestante) e ad arrestare piuttosto vigliaccamente anche chi li fronteggia pacificamente.

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Varie immagini prese da LaPresse e altre agenzie.

Varie immagini prese da LaPresse e altre agenzie.

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http://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2016/09/22/la-rivolta-di-charlotte-esplosioni-e-gas-lacrimogeni_cca18bbb-0407-42a1-9f98-52a9384b0ed3.html

Da altre parti esplode la rabbia e c’è chi come al solito se ne approfitta ingiustamente per spaccare e saccheggiare, auto distrutte gratuitamente e vetrine infrante, ne fa le spese anche lo Store degli Hornets, colpito da chi niente a che fare con la protesta, ma Charlotte nel complesso rimane un nido di vespe ribelli.

Il negozio degli Hornets.

Il negozio degli Hornets.

Sono quarantaquattro le persone finite in manette e nove i feriti, più un poliziotto.

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Kerr Putney, capo della polizia non vorrebbe bloccare la città dichiarando il coprifuoco, ma l’incapace governatore della North Carolina che già si era distinto per farci perdere l’All-Star Game ha dichiarato lo stato di emergenza a Charlotte. La Guardia Nazionale quindi è stata chiamata per venire ad assistere la polizia locale nel fronteggiare la rivolta. E mentre la sindaca democratica Jennifer Roberts tiene a smarcarsi dall’immagine che la rivolta sta dando della città: “Questo non è quello che noi siamo”, il geniale ed ineffabile governatore repubblicano della North Carolina definisce “intollerabili le violenze”.

MJ invece ha fatto le condoglianze alla famiglia della vittima e ha augurato la guarigione al ferito.

Ci si augura non ci siano più arresti, feriti e morti, su nessuno dei due fronti contrapposti, che Charlotte torni a una “normalità” (concetto astratto dopo una vita spezzata in maniera ambigua), di certo credo che il problema delle “uccisioni facili” vada risolto con soluzioni migliori rispetto alla repressione.

A New York per solidarietà i manifestanti hanno bloccato la circolazione all’incrocio tra Broadway e la Fifth Avenue. Al momento non si registrano scontri. La manifestazione si tiene in una Manhattan blindata per la presenza di diversi leader mondiali che partecipano all’Assemblea generale dell’Onu.

Forse i leader mondiali, dovrebbero occuparsi di diritti sociali, di redistribuzione della ricchezza, farlo presente anche al simpatico governatore della North Carolina. Il mio ovviamente è un augurio utopico, il mondo gira con ben altre dinamiche, le stesse (piccola nota a margine), su scala mondiale che da qui a un anno potrebbero sortire l’effetto che io smetta di scrivere su questo blog visto che è di oggi la notizia che i miei orari potrebbero subire ancora modifiche tali da rendermi quasi impossibile almeno gli articoli delle partite notturne.

Un contenitore, quello di Playit.usa nato dall’idea filosofica di fondo della gratuità che ho sposato in pieno non percependo nulla (anzi, a spese mie sono gli elementi indispensabili comprati per potervi parlare della materia) mosso dalla voglia di condividere con chi ha la mia stessa passione, news, notizie, immagini, video, cercando di realizzare una specie d’enciclopedia multimediale in italiano sugli Hornets. Il tutto con enorme sforzo personale non facendolo di professione, cercando di  essere tempestivo nonostante gli impegni di lavoro con orari sempre differenti e talvolta proibitivi, “sacrificando” piacevolmente del tempo per dare una finestra più approfondita sul mondo degli Hornets, abbastanza ignorato negli States e ancor più da noi.

L’augurio finale per la città di Charlotte torni la pace, la giustizia non l’avremo mai, su questo pianeta non ci sono né risposte economiche né vendicative che possano riportare in vita un uomo.

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Rice Sun

Manca sempre meno all’inizio della nuova stagione e girando un po’ sui vari siti per farmi un’idea su cosa stia accadendo, mi sono imbattuto in un articolo su Glen Rice.
 
Ho cercato quindi di ricostruire una veloce, sicuramente superficiale biografia dentro e fuori dal campo, anche se le notizie di oggi, non positive per l’ex Michigan potrebbero indurre il lettore a pensare che io faccia gossip.
In realtà ho una particolare idiosincrasia per il gossip e la fiera del dolore che certe malcelate persone portano nelle case attraverso i mass media solo per avere più audience.
La curiosità di capire che fine avesse fatto mi ha fatto fare qualche indagine in più.
 
Se vi dico “Glen Rice”, vi verrà in mente, almeno chi può tornare a ricordare quindici, vent’anni fa, uno dei più letali tiratori della NBA.
Fino a qualche giorno fa era anche uno di quei giocatori che avevo scelto per il fondale della mia pagina perché tra i giocatori più rappresentativi avuti a Charlotte.
Nato il 28 maggio 1967 a Jacksonville in Arkansas, 203 cm, trascinò Michigan nel 1989 alla vittoria alle Final Four.
Miami lo scelse come quarta scelta al Draft 1989.
Oggi è un po’ sparito dalla circolazione, almeno tra i volti noti degli ex giocatori che popolano come commentatori, opinionisti o fanno comparsate oltreoceano.
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Glen Rice schiaccia su Starks e B. Williams dei Knicks.

 
I miei personalissimi ricordi viaggiano indietro nel tempo in una placida e uggiosa giornata nella quale vidi piacevolmente, con mio fratello, una puntata di NBA Action nella quale, ai tempi di Charlotte, si scomodarono per intervistare Glen Rice (all’apice della sua carriera).
Viveva in una bella casetta (di mattoni, bianca e con molta luce all’interno, circondata da natura se non erro, vado a memoria) con un enorme peluche di Hugo per i suoi bambini.
 
Giunse a Charlotte in un maxi scambio che stravolse il volto degli Hornets all’alba della stagione 1995/96, quando i Calabroni sarebbero dovuti arrivare ai nastri di partenza con un frontcourt di tutto rispetto costituito da Larry Johnson e Alonzo Mourning.
Purtroppo una diatriba tra Mourning e Shinn, storico presidente della franchigia (sulla quale oggi ognuno ha la propria versione, quella storica vuole che Mourning puntò a 13 milioni a stagione, non accettò nessuna rinegoziazione del contratto puntando ad essere uomo franchigia avendo a distanza poi uno screzio con Johnson), nonostante David Falk (agente di Mourning) in un primo momento disse che non vi fosse alcuna trattativa con gli Heat, portò il nostro centro alla corte di Pat Riley, l’allora allenatore dei Miami Heat insieme a Leron Ellis e Pete Myers.
In cambio, Charlotte ottenne il centro Matt Geiger, il playmaker Khalid Reeves una futura prima scelta nell’anno seguente ma soprattutto Glen Rice, già importante scorer a Miami. Il 15 aprile 1995 mise a segno 56 punti contro i Magic di O’Neal, lui dice per impressionare la sua nuovissima fiamma Cristina Fernandez che diventerà poi moglie il 5 settembre 1997.
 
Avranno due figli insieme, Brianna (26 febbraio 1999) e Giancarlo (28 agosto 2001, non mi chiedete perché del nome italiano).
Inoltre, Glen ha altri figli. Il maggiore e più conosciuto è Glen Jr. (nato il primo gennaio 1991 in epoca Heat) che ha militato nella NBA e attualmente gioca per i Rio Grande Valley Vipers nella Lega di sviluppo NBA. Purtroppo sembra avere già avuto un paio di problemi con la giustizia. Sparatoria (fuori da un locale di Atlanta dove fu colpito ad una gamba) e possesso di marijuana una prima volta (fermato sanguinante all’interno di una Porsche in compagnia del suo amico Steven Pryor), rapina e percosse più possesso di marijuana la seconda.
Glen Rice Jr. con i Washington Wizards nella NBA che poi rinunciarono a lui.

Glen Rice Jr. con i Washington Wizards nella NBA che poi rinunciarono a lui.

In possesso di notevole quantitativo di denaro entrambe le volte. 
Lui e G’mitri (22 aprile 1992) avuti dalla sua ex moglie Tracey Starwood. Giovanni (altro nome italiano) Rice (nato il 5 febbraio 2004) e Bella Rice (nata il 28 luglio 2010).
Tornando alla stagione degli Hornets, alla fine dell’anno pagò il già sotto processo A. Bristow, allenatore che curava più la parte offensiva che la difensiva secondo i detrattori negli addetti ai lavori.
 
Venendo mancare il suo protettore dell’anello, nonostante una storica vittoria in casa Bulls, vennero a mancare anche i Playoffs nonostante i 21,6 punti di media e il 42,4% dal campo di Rice durante la stagione.
La stagione si chiuse con un bilancio in parità (41 W, 41 L) e i Calabroni furono superati nel finale proprio dagli Heat che chiusero all’ottavo posto con un record di 42-40 vincendo a Charlotte gara settantasette per 95-116.
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Partecipò a tre All-Star Game vincendo anche titolo di MVP nel secondo dove divenne punta di diamante della squadra sino a trascinare gli “Charlotte Hornets” a una stagione di 54 vittorie, la migliore di sempre (per ora) a Charlotte.

Lui, Curry e altri specialisti che si susseguirono in quegli anni tipo Delk o Pierce, rendevano gli Hornets una delle squadre più temibili da fuori l’arco.
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Con il trofeo MVP dell’All-Star Game nel 1997.

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Andò via dopo tre anni (durante il secondo segnò il suo massimo in carriera in media punti, 26,8) mostrando segni d’insofferenza a una situazione caotica a Charlotte, lockout a parte, l’allenatore Cowens (che aveva migliorato il gioco di Rice da tiratore puro convincendolo avesse anche i mezzi fisici per penetrare, infondendogli fiducia e migliorandone le prestazioni) si dimise, Mason si ruppe un tendine del bicipite e sarebbe stato fuori un anno, lui avrebbe dovuto saltare almeno una ventina di partite e Shinn aveva problemi con la “giustizia”, così i Lakers che cercavano il pezzo mancante da affiancare a Bryant e O’Neal per vincer l’anello lo presero.
I gialloviola sacrificarono l’idolo Eddie Jones (spettacolare giocatore) ed Elden Campbell per arrivare a Rice nel 1999.
I Lakers vinceranno con Rice l’anello l’anno successivo.
Glen cala un pochino le sue medie con Bryant e O’Neal come punti di riferimento primari ma è sempre importante.
Tende già un po’ alla pinguetudine e dopo due anni in California torna ad est, a New York, poi Houston, Utah e L.A. sponda Clippers furono le sue ultime squadre prima del ritiro nella stagione 2003/04.
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Le statistiche di Rice in carriera.

Il suo talento sul parquet gli ha permesso ingenti guadagni che spesso si pensa possano bastare a garantire una vita futura serena.
Con quei guadagni qualcuno oserebbe dire abbondante dal punto di vista economico.
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Gli stipendi secondo Basketball-Reference.com.

 
Secondo un sito on-line americano che si occupa di basket (ClutchPoints.com), non sarebbe così… l’immagine tranquillizzante di quei tempi del fantastico giocatore franchigia, tranquillo, beato e felice sembrerebbe svanire.
L’incessante aggressione del mercato non risparmia nessuno finanziariamente, e qui, sostiene José Lambiet del “The Miami Herald”, Rice starebbe per andare in bancarotta.
Almeno, questo secondo i documenti del tribunale di Miami-Dade County resi pubblici all’inizio di questo mese in una causa di paternità intentata contro Rice da parte di una donna di Fort Lauderdale (causa che risale all’origine dal 2010).
 
Da quando si ritirò nel 2004, sostengono che Rice si sia guadagnato dei soldi solamente attraverso “lavoretti” legati al basket come tutore per bambini, camp, oppure firmando accessori per farli divenire memorabilia, oppure sfruttando la sua immagine per qualche apparizione.
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Inoltre, secondo i documenti del tribunale, avrebbe fatto un gran numero d’investimenti sbagliati, più probabilmente penso io, pur non conoscendo nello specifico le operazioni, sarà stata solo un’altra vittima della speculazione finanziaria partita prioprio dagli States.
Nel 2005 i suoi 2442 punti con Michigan gli valsero il ritiro della sua maglia universitaria, la 41, la stessa indossata a Charlotte.
 
Nel 2008, altra brutta faccenda, fu incarcerato e liberato dopo il pagamento di una cauzione perché pare avesse aggredito un uomo dentro l’armadio (Alberto Perez) dell’ex moglie.
Le accuse furono però in seguito ritirate.
 
Mi auguro quindi che la situazione economica di Rice non sia quella esposta dalle fonti e non viva una sorta di complesso di Brandao.
Chi era Brandao?
Brandao fu un uomo inconsapevolmente alzato fisicamente e portato in trionfo da dei tifosi elvetici che, durante un tour del Santos di Pelé in Svizzera (fece quattro goal in quella partita), lo scambiarono per O Rei.
Quando si accorsero del vero Pelé, gettarono per terra il povero Brandao (fonte Natalino Balasso) che visse il suo momento “dalle stelle alle stalle”.
 
Le foto del suo matrimonio con Tia Santoro (in) Rice sembrano andare in direzione opposta (dovessimo giudicare dalla bellezza del luogo scelto e dall’eleganza dei vestiti) a quanto asserito dalle solite fonti.
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Al matrimonio con Tia Santoro.

 
Allora tanti auguri a Glen Rice e alla sua famiglia e thank you for the memories, ovvero, grazie per i ricordi.
Rice combatte contro il centro E. Johnson per una palla persa.

Rice combatte contro il centro E. Johnson per una palla persa.

Rice sorge tra Grant Hill e Otis Thorpe dei Pistons.

Rice sorge tra Grant Hill e Otis Thorpe dei Pistons.

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To Pathei Matos

Siamo giunti ormai a fine estate, la squadra in base alle possibilità di spesa sembra essere questa, almeno sino a gennaio, salvo clamorose smentite.

Coach Clifford ha fatto alcune dichiarazioni in settimana che io riassumerei nel concetto (largo) di to pahei matos di Eschilo in Agamennone. Ovvero la conoscenza (di se stessi, qui direi del suo team) attraverso la sofferenza, poiché è indubbio che Clifford dovrà ricostruire l’efficienza di un team che ha perso tasselli importanti, lo dovrà fare attraverso la conoscenza dei suoi nuovi giocatori inserendoli e facendoli funzionare come un meccanismo unico, nel miglior modo possibile. Durante il processo, speriamo duri il più breve tempo possibile, avremo lacune e motivi di sofferenza.

Conoscere la squadra gli basterà per arrivare a produrre un gioco efficiente o la squadra si è realmente indebolita?

Coach Clifford, in primis si è detto fiducioso sul valore della squadra, crede che potremmo eguagliare il record (48W) della scorsa stagione o superarlo.
Ma Clifford sa anche che questa squadra dovrà affrontare diverse sfide a causa delle perdite nel mercato estivo.

Coach Clifford è fiducioso ma sa bene cosa è venuto a mancare durante la transizione ai nuovi Hornets.

Coach Clifford è fiducioso ma sa bene cosa è venuto a mancare durante la transizione ai nuovi Hornets.

 

Per costruire un buon team nella NBA  si deve ricorrere al mercato estivo, è fondamentale.
Una delle lacune e sfide alla quale Clifford si riferisce sarà colmare la perdita di Jeremy Lin.

Clifford sa che in attacco gli Hornets hanno perso qualcosa: “Abbiamo perso un sacco d’attacco, ma credo che dovremmo capirlo. Abbiamo potenziale per essere meglio in difesa. Riotteniamo Mike (Kidd-Gilchrist) e lui è un difensore perimetrale d’élite. Studiando Roy (Hibbert), penso sia solo una questione di aiutarlo a tornare al livello al quale giocava una volta. E ‘un protettore dell’anello, ma può anche giocare in attacco. Se andrà su livelli vicini a quelli d’Indiana,  ci darà una dimensione che (lo scorso anno) non abbiamo avevamo”. Clifford sa che non è Al Jefferson ma pensa possa essere un buon passatore e prendere buone decisioni in attacco.

Clifford ha detto che sapeva, entrando nel mese di luglio, che sarebbe stato impossibile firmare nuovamente tutti e cinque i giocatori di rotazione con i contratti scaduti. Gli Hornets, come ben sapete, hanno  mantenuto Nicolas Batum e Marvin Williams.

Jeremy Lin si è trasferito a Brooklyn.

Clifford sa che senza di lui gli Hornets saranno meno ficcanti, veloci, perderemo in penetrazione e questo è l’aspetto che preoccupa di più anche me. Lin è stato un grimaldello lo scorso anno, usato spesso al momento giusto, ha contribuito a ribaltare alcune sfide. Al Jefferson ha firmato con gli Indiana Pacers e Courtney Lee ha firmato con i New York Knicks.

Clifford ha indicato Lin come il più difficile da sostituire a causa della sua versatilità, difesa, playmaker e guardia tiratrice.

“Siamo stati noni in attacco e noni in difesa. Siamo stati una delle sole quattro squadre ad essere nella  top 10 in entrambe le classifiche. La cosa che mi ha colpito più di tutto era la profondità. Quando abbiamo avuto due giocatori di rotazione (sani) in ogni posizione, in quei momenti siamo andati veramente bene in termini di efficienza di gioco.”

Clifford ha detto che il general manager Rich Cho e l’ assistente general manager Chad Buchanan (con le possibilità economiche del team) hanno fatto un buon lavoro di rimontaggio del roster:

Sull’acquisizione del “nostro” Marco Belinelli ha detto sostanzialmente che è opera sua: “La Trading per la 22^ per Belinelli è nata nella mia mente. E ‘un giocatore di rotazione che può giocare in questo momento”, ha detto Clifford. ” Affermando così che preferisce, non è una sorpresa, un giocatore pronto piuttosto che un progetto futuro al quale non crede.

Su Frank Kaminsky:

“E ‘davvero lavorando alla sua tecnica difensiva, e che in ultima analisi, a determinare quanto è bravo. Lui può segnare in molti modi diversi. Ma ci sono molto pochi ragazzi che sono così buoni marcatori che possono giocare senza difesa e diventare ugualmente una stella. Frank, come Marvin, è auto-motivato e gli piace lavorare. E’ importante per lui, buono per noi”…

Sulla concorrenza in “Oriente”:

“L’Oriente è molto meglio di quanto non fosse. Ci sono circa nove squadre che possono dire di essere abbastanza buone per un quarto posto almeno. Non ci sono grandi differenze.”

Già… al momento anche secondo me ci sono diverse squadre che sulla carta sembrerebbero non troppo distanti. I dettagli potrebbero fare la differenza, un po’ di “fortuna” non guasterebbe…

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Macro/micrHornets

Piccole e grandi novità a Charlotte.

Partiamo dalle piccole… essendomi rotto un mignolo (giocando a basket) faccio fatica ad aggiornare la pagina, quindi scusate il ritardo e il piccolo off-topic.

A parte il cambio di grafica sulla homepage (che forse avrete notato)…

Charlotte ha fatto sapere qualche giorno addietro che sono state messe sotto contratto (non se ne conoscono i termini) le guardie Andrew Andrews e Rasheed Sulaimon.

Due entità che, ça va sans dire, non corruscano al sole per ora e indiziate ovviamente di taglio, anche se a giudicare dai numeri, il secondo potrebbe essere un prospetto interessante come possibile specialista da tre punti in taluni momenti.

Ventitré anni e 188 cm per l’ex giocatore dell’Università di Washington la scorsa stagione, il quale entra nel roster con la maglia numero 1. Il nativo di Portland (25 maggio 1993) ha giocato 128 partite in quattro anni e ha una media di 14,2 punti, 4,2 rimbalzi, 3,0 assist e 1,2 palle rubate in 30,7 minuti a partita. Ha lasciato Washington al terzo posto nella classifica All-time per punti realizzati (1.812).

Rasheed Sulaimon è una guardia tiratrice nata il 23 marzo 1994, alta193 cm, che ha terminato la sua carriera collegiale a Maryland nel 2015-16, apparendo in 36 partite con medie di 11,3 punti e un 42,5%  da tre punti, 3,5 rimbalzi e 3,5 assist in 32,9 minuti a partita. Prima della sua stagione da senior, il nativo di Houston ha trascorso tre anni alla Duke (2012-15), giocando in 90 partite totali con medie di 10,0 punti, 2,7 rimbalzi e 2,0 assist in 2,.6 minuti per gara. Sulaimon indosserà la canotta numero 6 per Charlotte.

 

Il roster degli Hornets quindi aumenta per il momento a quota 18 giocatori nel quale lo swingman Belinelli sicuramente rimarrà.

 

Ecco un video di Sky dove si dice contento d’esser a Charlotte e MJ felice che il nostro connazionale sia approdato alla sua corte.

http://video.sky.it/sport/nba/beli_agli_hornets_un_sogno_lavorare_sotto_gli_occhi_di_mj/v299603.vid

Le grandi, almeno in termini fisici… sono rappresentate dal maxischermo nuovissimo che veglierà sopra il parquet.

Personalmente è di mio gusto estetico e s’inserisce in un contesto di caratterizzazione dell’Alveare, ma ve lo mostro con questa foto e un breve video…

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Il nuovo tabellone dello “Spectrum Center” dove gli alveoli esagonali sono presenti come e nella struttura.

http://www.nba.com/hornets/video/2016/09/09/1473453171467-160909-Scoreboard_Reveal-760813/

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