L’anfibio Shack e la provocaziHornets.

 
Charles (Edward) Shackleford (22/01/1999-27/01/2017), è stato un giocatore degli Charlotte Hornets nel 1999.

Charles Shackeford soprannominato “Shack” (un’imitazione dell’originale ante litteram?), ereditò il 33 di Mourning.

 
Purtroppo non è più tra noi poiché venerdì scorso è stato trovato privo di vita a soli 50 anni nella sua casa di Kinston.
Non sono note le cause del decesso, anche se la polizia sta indagando.
Lui, natio (sempre) di Kinston in North Carolina, giocava in casa a fine scorso secolo, nella Queen City.
Per “Il Signore degli Anelli”, 208 cm di rimbalzista grazie ai buoni mezzi atletici, ci fu la possibilità a fine carriera, di scender sul parquet con i Calabroni ben trentadue volte durante il 1999, in una delle due stagioni tagliate dal lockout NBA.
 
107 i punti segnati con gli Hornets, ma poi, tornando agli albori dei ’90, soprattutto uno scudetto vinto con Caserta (1990/91), girando a 19 punti e 15 rimbalzi di media…
 
Shackleford ebbe un passato discusso quando all’Università di North Carolina State fu accusato di aver preso soldi dall’agente di Robert Kramer (un uomo d’affari del New Jersey), Larry Gillman, per truccare una partita coinvolgendo anche qualche compagno, in palese violazione non solo delle regole NCAA, ma anche quelle più basilari dello sport.
Charles sostenne che quei soldi li prese, ma non per truccar il match, comunque sia fu assolto per insufficienza di prove.
Poté così approdare nella NBA, New Jersey Nets, Philadelphia 76ers, Minnesota Timberwolves e Charlotte Hornets le franchigie di cui vestì le divise, intervallandole con parentesi italo/greco/turche (una Coppa Korac nel 1996/97 con l’Aris Salonicco).
Fu anche arrestato nel gennaio 2006 per aver venduto droga (cosa piuttosto comune comunque anche in anni a dietro pesino per dei giocatori NBA consumarla e/o spacciarla) a un agente sotto copertura.
 
La nota divertente, ciò per cui molti se lo ricordano invece, è un concetto espresso in maniera strana…
Qualcuno pensa che fosse semplicemente uno strafalcione, qualcun altro che stesse scherzando.
Della specie storie modello: “Leggende metropolitane e affini” (in realtà vere), ve ne scrivo un paio nostrane (prima d’arrivare a quella di Charles) come quelle dell’ex presidente dell’Avellino Sibilia, il quale disse a un cameriere: “Questo prosciutto sa di pesce!” (era salmone affumicato) o quello del Catania Massimino che disse: “I nostri tifosi ci seguiranno dappertutto e con tutti i mezzi a disposizione come pullman, treni e voli charleston”.
A lui uscì invece un:
“Left hand, Right hand, it doesn’t matter. I’m amphibious.”
A un giornalista che gli chiedeva se fosse ambidestro, lui rispose sostanzialmente che era anfibio…
Con questo simpatico aneddoto voglio ricordarlo, oltre le vicissitudini quotidiane.
 
 
Nota personale un po’ off-topic.
 
Stamane apro la posta e anziché i soliti messaggi, trovo un pensiero (beh, insomma, chiamarlo tale mi par troppo) di questo tenore:
 
A tal proposito, la cosa mi viene utile per spiegare anche la mia filosofia di fondo sul blog.
Cosa posso replicare a questo tizio che su FB ha un profilo chiuso e usa il nome di Mario Ferro?
Caro “Mario”, mi dispiace tu sia inciampato per sbaglio su questo blog poiché è letto da persone intelligenti, non da chi come materia grigia possiede solo il Das e per di più lo modella con i piedi…
Vedi… visto che la tua non è una critica (cosa che apprezzo e fa crescere se è costruttiva, potendo aprire un confronto) ma una semplice provocazione basata sul modellarsi sulla demenzialità della società imperante per cui contano solo i numeri… è dai tempi della rivoluzione industriale che si crea in serie, pezzi tutti uguali, dozzinali.
L’industria ha creato un sommario benessere, ma ha anche portato alla scomparsa dell’unicità, quella che provo a mettere rimanendo fuori dal tempo nell’era dell’informazione veloce, in quella delle masse trascinate dai mass media che inducono la gente a conformarsi e ad avere una vaga percezione di se stessa non dandogli tempo e mezzi per ragionare, rendendola sterilmente acritica.
 
Se ti sei perso leggendo fino a ora, non ti preoccupare, te lo spiego con parole più tue, giacché il soggetto offendente pare piuttosto sgrammaticato…
Intanto ti scrivo che “ce” è un pronome personale indiretto che si lega a pronomi diretti (la, lo) o partitivi (ne), quindi non si usa nel modo in cui l’hai utilizzato tu, avresti dovuto scrivere c’è, con il significato di esserci (predicato verbale più verbo essere)…
 
Tornando al discorso della rivoluzione industriale, senza saperlo, sei uno di questi pezzi o sei un classico caso di provocatore “fancazzista” perditempo (non si differenzia molto dal caso precedente avendo come radice comune l’ignoranza), di quelli che se scomparissero, Gaia sarebbe un posto migliore.
 
Charlotte è una squadra di nicchia (la tua probabilmente invece inizia per m. e finisce con la stessa desinenza),
quindi, considerando che non è seguitissima (per ora), che io scrivo solo 7/8 mesi (nei restanti la NBA praticamente non c’è se non per il Draft), considerando che lo ShinyStat che ho messo per curiosità e non certo dall’inizio dell’avventura del blog, ma corrisponde forse a un terzo circa della sua vita, direi che non è nemmeno vero ciò che scrivi, altrimenti avrei circa 20.000 visualizzazioni in tre anni, tante o poche che siano considetate, a me interessa l’artigianalità, la qualità e l’imparzialità, l’oggettività di un pezzo, non m’interessa avere 5.000/10.000 persone al giorno che mi leggono, ma non capiscono.
Lo faccio per passione condivisa nonostante un lavoro piuttosto pesante e non prendo un soldo, quindi, ora che hai avuto i tuoi “5 minuti di gloria”, spero tu sia soddisfatto.
 
Un consiglio, del tipo di quelli dati da Razzi da amico… dedicati a cose più propositive, spreca meno tempo, “anche perché” un giorno rischi che tastiera o no, qualcuno, irritato dai tuoi commenti, venga a trovarti sotto casa…

Game 48: Charlotte Hornets Vs Sacramento Kings 106-109

 
Cho Time
 
Le scuse stanno a zero, gli “alibi” sono finiti.
Gli Hornets cadono ancora anche all’Alveare e prolungano la striscia negativa di sconfitte, ora giunta a quattro.
Con il mini tour di tre partite a Ovest in programma nella prossima settimana, non si prospetta nulla di buono, per una squadra che avrà sì dei limiti fisici e tecnici, ma evidentemente ne ha più mentali se continuando ad adattarsi all’avversario, riesce a perdere in volata qualsiasi partita.
Sì… va bene… Cousins ha segnato 35 punti e catturato 18 rimbalzi, Collison ne ha aggiunti 17 ma questa è una squadra che sta giocando senza Gay, ala titolare che si è rotta il tendine d’Achille e ieri sera ha disputato un OT sobbarcandosi il viaggio da Indianapolis a Charlotte per quanto comodo possa essere su un jet priato e non su un pullman comei mitici Reinassence Five ai tempi pioneristici.
Sacramento ha tirato con il 51,9% dal campo e così è dura vincere…
Non mi dilungherò di più nell’intro, oggi penso che i tifosi Hornets meritino di meglio e siano tutti arrabbiati, con Cho che ha costruito una squadra simile, personalmente con Jordan (che dovrebbe capire che, se esiste un progetto, non può durar anni, pena il rischio di disinnamoramento di tifosi che stavano ritrovando entusiasmi sopiti dal secolo breve), le cui dichiarazioni di portare Charlotte entro le prime quattro a Est stridono pesantemente con il vissuto sul campo.
Un week-end rovinato anche da giocatori milionari che sul campo difendono con sufficienza.
Più che show time è Cho-time…
I Kings si presentavano allo Spectrum Center agli ordini coach Joerger con; Collison, Afflalo, Temple, Cousins e Koufos.
Lo starting lineup di Charlotte era composto da; Walker, Batum, Kidd-Gilchrrist, M. Williams e Hibbert, quest’ultimo ancora in quintetto per l’assenza di Zeller.

Kemba Walker ha terminato con 26 punti (20 nel terzo quarto) e 7 assist, ma anche questa cvolta fini a se stessi.
L’obietivo W è sfuggito ancora.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
La partita prendeva subito la via Pacifica.
I Kings prendevano i primi due tiri; se sul primo MKG cancellava il tentativo di Afflalo con la rejected, sul secondo Koufos faceva 0-2, Boogie faceva 0-5 con una tripla a 10:16…
Kemba era stoppato al vetro da Koufos, fortuna voleva che il pallone rimanesse lì e Hibbert ne approfittasse per schiacciare e far guadagnare i primi due punti a Charlotte a 9:56.
Afflalo a 8:56 con un giro e tiro portava sul +5 Sacramento ma nelle fila degli Hornets si svegliava Batum, il quale portava un parziale personale di 7-0 iniziando a 7:55 con una tripla dalla leggerezza disarmante, proseguendo con un 2/2 dalla linea (fallo di Temple) e finendo con un tiro dalla sinistra da distanza ragguardevole.
A 6:54 quindi Charlotte passava avanti sul 9-7.
Hibbert stoppava il tentativo di Koufos, a 6:18 Kaminsky era pescato in area con un diagonale.
L’extra pass del Tank faceva correre l’accorrente MKG, il quale sul lungo linea sinistro trovava spazio per schiacciare il +4.
Collison da dietro lo schermo trovava una tripla comoda dalla diagonale sinistra, inoltre da una persa di Batum Temple provava la transizione, sbagliava contro Walker ma sul tentativo di recupero MKG commetteva fallo.
L’ala avversaria splittava e riportava la partita in equilibrio a quota 11. Kaminsky si ripeteva nella giocata assist precedente, mittente sempre il Carrarmato, destinatario Williams, stessa zona, stesso finale.
Su una penetrazione di Cousins Marvin era però spazzato via in arretramento e Sacramento raggiungeva il suo scopo momentaneo, pareggio a quota 13.
Con la mano destra Kaminsky metteva dentro un soft touch andando oltre il proprio difensore ma dopo un paio d’errori offensivi di Charlotte, i Kings pareggiavano ai 24 con Collison e il punteggio tornava in parità.
Per una manata su Temple in entrata l’ala avversaria si recava in lunetta, ½ con errore sul secondo pagato a caro prezzo da Charlotte che non riusciva a tagliar fuori Cousins che ringraziava e ne aggiungeva due.
A 2:26 Ramon segnava da posizione centrale; primo tiro e tripla importante per riagguantare sul 18 pari i Re.
Dopo il time-out Sacramento ne metteva dentro due con Cousins mentre Williams tirava dai bordi dell’area da tre punti a destra, un due lungo per raggiungere Kings e quota venti.
Batum e Belinelli combinavano solito passaggio e appoggio in back-door, Charlotte passava quindi in vantaggio ma nel finale era sorpassata da Tolliver (due da sotto) e due FT di Cousins a mezzo secondo dalla sirena. Il primo periodo si chiudeva quindi sul 22-24 Kings.
 
A 11:37 Kaminsky sfruttava il lavoro in entrata di Walker, il quale, dopo esser arrivato sotto canestro, vistosi chiuso, sparava l’assist; Kaminsky sparava dal cannoncino tre punti e Charlotte otteneva il sorpasso (25-24).
Cauley-Stein metteva dentro due canestri replica, passaggio dalla baseline destra.
Schiacciata a due mani da due passi senza opposizione e 25-28 Kings.
Kemba con una steal e una transizione chiusa di destra ridava il -1 ma ancora Cauley-Stein faceva per due, appoggio con una difesa assente e nuovo +3 ospite.
Clifford chiamava un time-out per parlarci sopra…
Belinelli forse sentiva la pressione del suo ex team e da tre non segnava andando corto con il frontale, ma un assist verticale di Kaminsky per Sessions in accentramento dal fondo (lato dx) ridava il -1, minimo distacco per i teal.
Cauley-Stein tanti tatuaggi ma poco tiro dalla lunetta mancava entrambe le occasioni a gioco fermo, così Marco in ricezione spalle a canestro traeva in inganno la difesa e spostando il peso verso canestro in allungo appoggiava sorpassando i Re.
I californiani comunque segnavano subito (7:20) con un preciso piazzato dalla media destra di Cauley-Stein e su una rubata Lawsons e Tolliver costruivano la transizione da tre punti per il secondo…
MKG dalla baseline destra alzava un pallone solo cotone per il 33-35 ma Marco da tre falliva ancora il bersaglio, Cauley-Stein dalla destra si accontentava di due, prima che MKG cercato e trovato in entrata fosse spinto con la destra da Barnes sul tentativo d’appoggio.
Uno su due e 34-37 che diveniva 36-37 dopo un altro errore di Belinelli da oltre l’arco; Hawes guadagnava il rimbalzo su Cauley-Stein e segnava abilmente da pochi passi sulla sinistra.
I Kings però nel finale cercavano la fuga mentre Charlotte abdicava momentaneamente; Lawson serviva Afflalo che trovava tre punti, Tolliver copiava il compagno da oltre l’arco e la partita ora volgeva a favore ospite (36-43).
Kemba faceva una delle sue rare apparizioni andando a metter due punti in entrata ma Tolliver dal corner destro sprigionava un’altra tripla con Clifford costretto al time-out “forzato”.
A 3:19 Batum in fade-awway era contratto fallosamente da Afflalo.
Il 2/2 portava lo scoreboard sul 40-46 ma a 3:00 dalla sirena Hawes si aggrappava un paio di volte a Cousins senza riuscire a fermarlo per un gioco da tre punti che portava i Kings sul +9. Walker in area metteva dentro il floater del 42-49 ma lo stesso Kemba era reso colpevole dagli arbitri su Afflalo.
La SG avversaria metteva dentro i liberi del 42-51.
Arrivava anche successivamente un tecnico a Clifford che chiedeva uno sfondamento di Cousins lanciato a canestro (con rilascio palla sulla destra).
Lo sfondamento c’era perché l’ala avversaria proseguiva la sua corsa andando a colpire in salto un Kemba forse già in caduta, comunque dalla parte della ragione.
Dopo il tecnico affibbiato al coach di Charlotte, la Buzz City andava sul -10, almeno prima che Batum a 1:04 dalla linea di fondo destra in sospensione, aiutato dai ferri, riportasse lo svantaggio a una cifra (-8).
Finiva così sul 44-52 il primo tempo poiché l’ultimo assalto di Kemba era stoppato da Cousins.
 
Charlotte rientrava sul parquet per i secondi 24 minuti sbagliando il primo tiro con MKG, Temple dalla linea di fondo sinistra sfidava Batum e metteva il jumper vincendo la scommessa.
A 11:00 dalla terza sirena Hibbert estraeva dalla fondina un gancio su Koufos che sfiorava la retina interna, ma Collison era scatenato in attacco e ne metteva altri due. Collison a 10:18 metteva un FT jumper, al che Kemba iniziava ad attivarsi andando dentro e realizzando a 10:04 con il cambio mano volante nel traffico.
Collison era strumento del demonio quando dal palleggio riusciva in area a distanziarsi da Batum con il braccio inutilmente proteso in avanti su un tiro che il destino accoglieva nella retina.
Batum dal corner destro tirava ma una punta di un piede toccava impercettibilmente la linea e il canestro veniva giustamente assegnato da due punti.
Le distanze rimanevano medio/alte.
A Hibbert era fischiato un fallo su Koufos nel tentativo di stoppata, l’avversario splittava portando a 7:11 il punteggio sul 53-61…
Kofous restituiva il favore a 6:55, Hibbert però era più preciso e accorciava di un punto.
Cousins si lanciava frontalmente schiacciando sul secondo ferro con Hibbert a dar fastidio in salto davanti a lui, sull’altro lato del parquet Charlotte saltava un turno a causa dei passi di Batum, Temple non metteva il tiro ma Cousins si rifaceva mettendo la put back dunk.
A 5:55 Kemba ne metteva tre realizzando il 58-63 ma Collison da tre dall’angolo sinistro sfruttava una delle debolezze di Charlotte, invero cioè non riuscire a coprire negli angoli.
A 5:26 Walker si metteva in proprio; entrata, spin and scoop su Collison pronto al fallo, tutto inutile perché Kemba metteva dentro e guadagnava il libero addizionale realizzandolo per il 61-66. Charlotte dopo essersi “dimenticata” di Cousins in difesa (tiro e palla ripresa dall’altra parte del ferro con la difesa spettatrice), guadagnava un altro punticino grazie a tre FT di Kemba toccato da Collison nel momento del tiro.
Tre su tre e 64-68 a 4:31. Kemba portava Charlotte sul 66-70 ma gli Hornets avevano un black-out inspiegabile, Cousins da tre, Collison, Cousins e Tolliver da tre portavano i Kings in breve tempo sul +14 (66-80) con un parziale di 10-0.
Dopo il time-out un dentro fuori/dentro tra Belinelli e Hawes in movimento, portava in nostro doppio zero a staccarsi dall’avvicinamento e andare a metter due punti, a poco serviva se Afflalo con il Sahara davanti poteva colpir da tre e gettarci nello sconforto sul 69-83.
Ormai allo psicodramma gli Hornets pesavano una tripla di Belinelli a 1:05.
Gli Hornets comunque chiudevano rimangiando qualche punto ai Kings a :35.4 grazie a Walker che da tre fissava il punteggio sul 75-85 in attesa dell’ultima sporca dozzina di minuti.

Spencer Hawes spinto su un tentativo nel finale. Il gancio non entrerà ma i due liberi ttenuti sì.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Kaminsky apriva i 12 finali mancando lugubremente una tripla aperta, poi però i Calabroni mettevano tra le mandibole la partita; al punto di Cauley-Stein dalla lunetta Hawes rispondeva dall’altra parte con due, messo nella medesima situazione.
Un alley-oop Lawsons/Cauley-Stein non rallentava il progetto recupero di Charlotte che realizzava da tre frontalmente con Kaminsky (10:18) l’82-88.
Batum si prendeva un catch’n shoot dalla diagonale destra, tre punti ottenuti con un tiro rapido e perfetto, Hornets a -3 sull’85-88.
Richiardson andava dentro frontalmente realizzando grazie al supporto fondamentale del vetro, Charlotte andava a vuoto con Hawes che si rifaceva stoppando Barnes, Frank da tre si vedeva respinger la conclusione pesante con un in & out sfortunato. Belinelli teneva Temple e il numero 17 ospite tirava senza colpire nemmeno il ferro, ma un suo anticipo su Marco portava alla letale transizione che Cauley-Stein chiudeva con la 4^ schiacciata di serata.
A 6:30 Marvin non sprecava il prezioso assist di Kemba e tirando dall’angolo destro riduceva lo scarto al -5 ma Cousins nel finale per noi era troppo…
Due punti da sotto e 90-97. Hawes da sotto ne metteva due, in difesa per una volta MKG mi smentiva andando a stoppare Boogie, partiva la transizione che Charlotte sbagliava, la palla era recuperata dai Kings, Walker come un falco a metà campo la rubava, sfera a spicchi nelle mani di MKG, probabile sfondamento fischiato a nostro vantaggio come blocking di Tolliver.
Due su due della nostra ala piccola e a 4:47 Charlotte tornava pienamente in gara…
La difesa, però non era certo quella vista contro Golden State… Lawson con un facile giro e tiro staccandosi da Kemba metteva dentro da sotto (aiuti scandalosi), Hawes andava a 4:13 a farsi un giro in lunetta rimettendo un possesso lungo tra le due squadre, inoltre a 3:51 Marvin otteneva due FT bonus portando il tabellone sul 98-99.
Cousins in entrata andava via a Marvin e sfuggiva anche al tentativo di Hawes di frapporsi tra lui e il canestro, risultato scontato… due facili per l’ala/centro dei Kings che scavallavano quota 100…
Batum da tre si prendeva la responsabilità del tiro e segnava consentendo a Charlotte di coronar la lunga e faticosa rimonta. Cousins per una volta non segnava ma sul secondo tentativo era Afflalo a trafiggerci.
Clamorosamente una tripla aperta di Marvin dalla sinistra finiva nel cesto e i Calabroni passavano addirittura sul +1 (104-103). Incapaci di difendere però, subivano un tap-in di Cousins dopo un suo stesso errore.
Gli Hornets si affidavano a Batum che con decisione e passo lungo andava a prendersi la passerella del pitturato, raddoppio centrale, assist da pochi passi a destra per scardinar la difesa viola, flash dunk appesa esaltante di MKG che dava il nuovo vantaggio (106-105) a Charlotte.
Marvin commetteva un fallo su Cousins andando sotto canestro fuori cilindro a stopparlo.
Contatto e due FT.
Splittati… partita impattata sul 106…
Kemba da tre non metteva il catch’n shoot, Collison vagabondando con lo spin finale su Hawes si ribaltava sul parquet mentre scadevano i 24 secondi, Batum andava a prendersi un runner uscendo dal campo in uno contro uno ma la palla era imprecisa e colpiva solo la base del ferro…
Finiva per segnare Cousins che sorprendeva Marvin secondo me in una posizione errata, due punti resistendo al contatto (legale) di MKG davanti a lui sotto canestro.
Gli Hornets avrebbero la palla per pareggiare o vincer la partita con discreto margine di tempo.
Sulla rimessa in attacco Frank faticava, palla a Batum che consegnava a Kemba, il quale andava dentro, ma vistosi chiuso da Cousins lo circumnavigava e scaricava fuori per Frank, il quale con spazio lasciava andare una tripla moscia e storta che non colpiva nemmeno il ferro.
Palla a Cousins e fallo su di lui che in lunetta chiudeva la gara sul 106-109 a 9 decimi dalla fine con gli Hornets senza time-out.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
26 pt. (8/16), 3 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Lo schema di Charlotte è: “Muttley, fa qualcosa”… Citazione dal Wacky Races, quando Dick Dastardly in difficoltà chiedeva aiuto al simpatico e “fido” cane, il quale per tutta risposta si metteva a ridere riproducendo un effetto asmatico… Cosa vogliamo imputargli? Poco… Una tripla nel finale che non aveva molto senso come scelta di tiro in un momento delicato, un paio di perse e un primo tempo quieto per far giocare i compagni. Si scatena nel terzo quarto e guida la squadra. Purtroppo come il solito nelle punto a punto non basta. Una difesa che non mi piace nell’ultimo quarto. Finisce sopra la sua media punti e assist tirando con il 50% anche da tre, ci sono elementi che lo portano dal 7 al 6, la via di mezzo.
 
Batum: 6,5
19 pt. (6/11), 7 rimbalzi, 7 assist. A lui sono imputabili i soliti turnover, ben 5. Leggerezze… Per il resto discorso simile a quello di Walker. Sbaglia a prendersi un tiro forzato nel finale ma sono loro due quelli più sotto pressione. Buona la serata al tiro, Delicati e armonici, un paio di triple al bacio compresa quella dell’aggancio.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
9 pt. (3/5) 6 rimbalzi, 1 rubata, 4 stoppate. Gioca solo 18 minuti per problemi di falli. Gli arbitri lo tartassano oltre il dovuto. Nel finale solo una volta gli riesce l’aiuto su Cousins. Prende pochi tiri ma con buone percentuali. Avesse giocato un po’ di più avrebbe insegnato a lottare ad altri.
 
M. Williams: 5
14 pt. (5/12), 2 rimbalzi, 1 assist. Spende 5 falli marcando Boogie. Lotta impari dopo un primo tempo nel quale qualche cosa gli è riuscito, nel finale è disastroso essendo undersized rispetto a Cousins. Qualche bomba importante.
 
Hibbert: 6
6 pt. (2/2), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Un +5 di +/-… Non fa magari granché, ma in 12 minuti fa presenza con la stoppata e guadagna anche 4 liberi finendo con 6 punti.
 
Belinelli: 5
7 pt. (3/10), 1 rimbalzo, 1 assist, 2 rubate. 1/7 da tre, dice tutto. Serata no (contro i suoi ex compagni di squadra che gli lasciano anche spazio a volte), non compensata da un bel layup e da un paio di recuperi. Spende un fallo facendosi battere facilmente nel primo tempo, nel secondo ne spende un altro non per suoi demeriti andando in chiusura sotto canestro su rotazioni saltate.
Sessions: 6
5 pt. (2/3), 2 rimbalzi. I tiri li mette, solo una stoppata presa non gli consente di fare il 100% dal campo, tuttavia in 20 minuti Lin avrebbe fatto più di 5 punti. Una palla persa ma +2 di plus/minus.
 
Kaminsky: 5,5
8 pt. (3/10), 4 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata. Serata magica per quanto riguarda gli assist, passaggi semplici e smarcanti. Al tiro male, sfortunato in un paio di circostanze, stavo per dargli tra il 6 e il 6,5 poi la tripla finale storta che non prende nemmeno il ferro, roba che a volte nemmeno al campetto…
 
Hawes: 6
12 pt. (4/6), 7 rimbalzi, 1 assist. Nota dolente la difesa inesistente per dimostrata incapacità. Attacco buono a parte la tripla, rimbalzi sufficienti. Sfiora la rissa con Cousins dopo essersi incrociati e toccati un po’ come al saloon.
 
Coach Clifford: 4
Uno… mi deve spiegare chi va a coprire negli angoli. La squadra collassa sistematicamente da quelle parti essendo assorbita da un paio di passaggi semplici in quele zone. Problema vecchio la difesa sull’arco. Due… Perché non Belinelli nel finale e sì Kaminsky… Va bene, Belinelli era in serata no al tiro ed era già da un po’ in panchina freddo, Kaminsky sembrava messo meglio in serata, ma Jordan ha preso uno specialista per tirare e non metterlo in campo mi è sembrata una follia se si voleva vincer la partita con un gioco di quel genere perché tutti si aspettavano Kemba. Guardate le percentuali di Kaminsky da tre e guardate quelle di Marco… Tre… Perché Lamb (recuperato) e Wood non giocano o non mescola il quintetto. Non sono uno che ama urlare, ma negli spogliatoi adesso mi chiuderei dentro con i giocatori e gli farei vedere alcune difese fatte in momenti decisivi, che poi… chiamarle difese sarebbe generoso, avessi giocato io o chiunque avrebbe fatto meglio almeno in un paio di circostanze… A nove decimi arriviamo senza time-out e quindi nemmeno catch’n shoot per il tentativo di parità…
GM R. Cho: 3
L’anno scorso fece un’ottima squadra con Lin, Lee, il vecchio Big Al, quest’anno al risparmio i tifosi di Charlotte potevano risparmiarselo. Deprimente.

Classifica a Est il 28/01/2017

Dopo la sconfitta a New York (terza di seguito in Regular Season), Charlotte scende sotto i .500.

Washington è in rapida risalita dopo le solite quattro, Hornets settimi anche favoriti da Bulls e Bucks anch’esse in difficoltà, sul fondo Phila non fonde, anzi, continua a stupire, mentre Miami è clamorosamente rovente con sei vittorie di fila.

Avremo un’occasione stanotte, all’Alveare contro i Kings, nella nostra Queen City, almeno per portarci in equilibrio (seppur deludente) in un gelido gennaio.

 

 

Game 47: Charlotte Hornets @ New York Knicks 107-110

 
SegnalHornets
 
Mea culpa.
Questo dovrebbe fare Charlotte.
Il bel gioco volant la L manent.
A prescinder da prestiti latini, gli Hornets scendono sotto i .550 in classifica a causa dell’ennesima sconfitta nel finale, ormai indigesta come una ricca peperonata prima di andare a dormire.
Gli Hornets sono squadra forse bipolare, sicuramente inconcludente.
In una partita che ha visto le squadre fronteggiarsi anche a piacevoli colpi di buone giocate, Charlotte, dopo ave avuto anche 8 punti di vantaggio, ha finito come il solito per non capitalizzare il bel gioco mostrato nel terzo quarto e nella prima parte dell’ultimo.
Un attacco bloccato e il finale del fenomeno di turno (l’ex Lee) ha decretato una pesante sconfitta che segna anche la vittoria annuale nella serie dei Knicks per 2-1 abili a sfruttare i due match casalinghi contro di noi.
Se contro Washington siamo 0-2 e con Detroit 1-2 e in trasferta continuiamo a non vincere, i playoffs sono a rischio, sebbene anche altre squadre (vedi Bulls e Bucks latitino)…
Sono tutti segnali che la dirigenza, da Jordan (campione come giocatore ma non ancora come presidente) per continuare con Cho, debbono cogliere velocemente per portar a casa qualcuno che sappia come vincer le partite.
Una squadra inconcludente nei finali, mia disperazione.
Ormai “beffe” atroci si susseguono da inizio stagione e sarebbe il caso di andare sul mercato e porre un freno a questo dissanguamento.

Per Kemba la prima convocazione a un All-Star Game ma la prima dopo la chiamata è subito ua sconfitta…

 
Charlotte si presentava ancora con Zeller e Lamb out.
Il quintetto quindi era il seguente; Walker, Batum. Kidd-Gilchrist, M. Williams e Hibbert. New York invece si affidava a ;Rose, Lee, Anthony, Porzingis e Noah agli ordini di coach Hornacek.
 
L’inizio della partita era una sfida Porzingis/ MKG; l’ala Bianca dei Knicks iniziava segnando in jumper a 11:42 con Marvin a subire il primo canestro, dopo diversi attacchi mancati dalle due squadre che si accontentavano di sospensioni, Batum in salto intercettava un lob, iniziava la transizione che Charlotte chiudeva con MKG, o meglio… MKG chiudeva subendo fallo.
La nostra ala a 10:14 si recava in lunetta e pareggiava la partita prima che Porzingis con un giro e tiro in area mettesse dentro ancora la sfera.
A 9:35 MKG in jumper dalla media sinistra era precisissimo, Lee dalla baseline destra interrompeva con due punti il feud tra i due che riprendeva poco più tardi, quando dalla baseline destra Batum in penetrazione dava in mezzo all’accorrente MKG bravo ad andare a schiacciare a due mani aggredendo il canestro.
Sul 6-6 Porzingis (18 pt.) realizzava due triple e a 7:33 Clifford chiamava il primo time-out con l’All-Star Kemba a scoter la testa.
Dopo il time-out Kemba scuoteva anche la retina dall’interno per due punti, New York in attacco sbagliava tre volte sulla stessa azione ma Rose alla quarta concessa ai newyorkesi decideva di metter fine allo scempio.
A 6:43 era ancora Walker a realizzare passando dietro lo schermo di Hibbert e tirando da tre punti per realizzare l’11-14.
Rose andava a contatto con Hibbert, per gli arbitri il fallo era di Roy e l’ex play di Chicago ringraziava portando a casa due punti dubbi dalla lunetta.
Melo non segnava contrastato prima da MKG e poi da Hibbert, Michael prendeva il rimbalzo e dall’altra parte Walker a 5:30 infilava il cesto sulla difesa di Porzingis.
New York rimaneva avanti e con un preciso pallonetto di Rose su Hibbert si riportava sul +5 (13-18) prima che Marco con una penetrazione dalla sinistra segnasse senza trovar opposizioni valide.
MKG in corsa riceveva un passaggio dal lato e in continuazione si girava per metter dentro al vetro seppur da marcato anticipando il sorpasso che avveniva per opera di un hook di Hibbert.
MKG commetteva un fallo su un Melo (18 pt.) che fino a quel momento aveva uno 0/4 dal campo per merito di un eccellente lavoro difensivo del nostro stopper, tuttavia un reverse layup di Kuzminskas valeva due punti per un’interferenza all’anello.
New York falliva due contropiedi abbastanza facili ma finiva per segnar con Melo (2:47), il quale metteva il suo primo tiro dal campo con la sospensione da buona distanza dalla sinistra. Belinelli andava lungo con la tripla ma si rifaceva appoggiando dopo un’altra penetrazione sul lato opposto al precedente per il 21-22.
Frank stoppava Hernangomez che andava a commetter passi dopo aver ripreso la sfera tra le mani.
Il finale però era quasi completamente di marca arancioblù; Hernangomez a rimorchio su una transizione (pessimo passaggio di Sessions) metteva dentro due facili da sotto, Melo da tre frontalmente realizzava la tripla, New York prendeva anche rimbalzi offensivi, era il caso di quello preso dallo spagnolo su un Hawes scadente, poi Sessions in entrata si faceva rispettare segnando con equilibrio e forza ma Melo approfittava di un MKG stanco per sorprenderlo sul primo passo e metter dentro, nonostante l’accanita resistenza della nostra ala.
Si chiudeva così il primo quarto sul 23-29 pro Knicks.

Marco Belinelli #21 e Nicolas Batum #5, due tra i migliori in campo nelle fila degli Hornets, che, al Madison Square Garden hanno perso, ma mostrato comunque lampi di classe.
2017 NBAE (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo quarto era inaugurato da Marvin Williams che partiva con una palla persa e una tripla mancata continuando a litigare con la partita, per fortuna a 10:28 era sempre lui a infilare la bomba nella sacca del canestro per il 26-29.
Il fratello meno nobile di Holiday segnava due punti in pullup nonostante il raddoppio in uscita di Hawes, tuttavia Charlotte in attacco usufruiva di una rimessa dalla destra, Belinelli tagliava in verticale, assist perfetto con Holiday in ritardo a commetter fallo sull’avambraccio dell’italiano che appoggiava e guadagnava un FT supplementare fatto fruttare per il 29-31.
Holiday ci riprovava da vicino, sul tiro Hawes saltava alto e stoppava il numero 8 avversario, per gli arbitri che non vedevano lassù in cima era goaltending (devo dire difficile da valutare se reale o meno), il quale, unito ad altri due punti di Porzingis a 8:48 (mega dunk da spavento a rivoltar la retina) scavava un solco di 6 punti tra i due team.
Un hook di Marvin sull’Unicorno serviva a poco poiché New York faceva girar palla, Belinelli andava in aiuto sull’esterno, Holiday sull’extrapass si ritrovava solo per la tripla ma nonostante colpisse solo il ferro, arrivava Kuzminskas a tapinare per il 31-37. Gli Hornets concedevano un altro rimbalzo difensivo e anche il corridoio centrale nel quale si fiondava Porzingis che schiacciava con la mano destra un’altra volta anche se con meno vigore.
Sul 31-39, Batum realizzava una tripla ma Jennings per i newyorkesi otteneva due punti, non abbastanza, però, per contrastar la rimonta Hornets che si concretizzava con Marvin Williams il quale in corsa riceveva frontalmente e sparava dalla top of the key per tre punti vitali (37-41).
Jennings continuava a esser sommergibile imprendibile ed estendeva il vantaggio dei padroni di casa a sei punti, tuttavia Walker con uno step back su Hernangomez segnava da appena fuori area, baseline sinistra.
New York trovava però la depressione difensiva centrale degli Hornets; nome e cognome Spencer Hawes…
Gomez e Jennings segnavano su di lui da diverse altezze senza che un disorientato doppio zero riuscisse a metter l’uno nella casella stoppate valide…
Lee in layup faceva raggiunger ai Knicks il vantaggio in doppia cifra (39-49) ma dopo una stoppata su Kemba, nella stessa azione, MKG recuperava e schiacciava.
Marvin tirava sul bordo esterno del ferro da tre, Kaminsky si faceva sorprender dalla palla sul rimbalzo, tibia, transizione e tre di Lee…
41-52 imbarazzante ma dopo una tripla a 2:46 di un Marvin in scongelamento e due di Porzingis da sotto a sinistra resistendo a Kaminsky, arrivava un parziale di 7-0 tutto firmato Walker e tutto in appoggio con la mano destra (a 1:24 normale entrata, a 1:24 appoggio in solitaria lanciato dopo un errore dei Knicks che non si avvedevano di un Kemba rimasto là e terzo con canestro più fallo di Porzingis in body contact nel tentativo di stoppata) .
Il 7-0 restituiva speranze a Charlotte che andava a riposo sul 51-54.
 
Charlotte rientrava in campo nel terzo quarto ma non mentalmente, New York ne approfittava per metter 4 punti e portarsi sul +7 prima che a 10:33 in qualche modo Batum riuscisse a recuperare su un tiro quasi da tre di MKG ai 24 e subisse fallo sotto il canestro (lato sx).
Due su due seguito da una finta e fade-away leggero in area del francese sulla successiva azione per ripristinare il -3.
Melo ne metteva due ma Williams tre assottigliando il margine di vantaggio dei “fruttati” padroni di casa.
Anthony lavorando su un blocco a sinistra riusciva con una certa tranquillità ma tirare e a centrare il canestro.
Kemba replicava tirando intenzionalmente sul vetro viste le pressanti difficoltà, canestro e 60-62.
Charlotte sull’attacco seguente rischiava di perder palla ma Hibbert in tuffo otteneva la palla a due poi vinta (salto di Melo in anticipo completamente fuori tempo), finiva così per pareggiare a 8:23 Batum che da marcato e in corsa andava a mettere un clamoroso fade-away in parallelo con il lato della tabella per un canestro di spessore che valeva il pareggio.
Dopo due punti di Rose, Charlotte trovava il vantaggio con tripla dalla diagonale destra di Walker che completamente fuori equilibrio andava a cadere sul parquet ma non prima d’aver scoccato il micidiale dardo del 65-64.
New York reagiva con Rose a 7:24; il play in mezzo a tre difensori “troppo onesti” infilava un circus shot facendo passar la palla nell’unico spiraglio disponibile.
Il gioco valeva tre punti e gli arancioblù tornavano sopra di due.
Batum rispondeva entrando in fureria e munendosi di arco e frecce per la tripla del controsorpasso (68-67), Marvin chiedeva il prestito dell’arco e ne aggiungeva altri tre dalla diagonale sinistra per il 71-67.
Kemba prendeva il classico sfondamento (da Hernangomez) posizionandosi davanti al semicerchio (terzo Walker in questa classifica) ma Hibbert su un’azione successiva pasticciava toccando la linea di fondo sul rimbalzo appena conquistato finendo per far segnar Melo a 5:45.
A 5:32 Kemba segnava appoggiando al vetro e a 4:19 scattava andandosi a riprender palla in hand-off da Hibbert, linea di fondo, fade-away su O’Quinn mentre Rose incrociava i garretti sul recupero e lo stendeva. Infortunio per il play in maglia bianca, canestro clamoroso più fallo per Kemba.
76-69 dopo l’azione incriminata…
Charlotte tuttavia si faceva mangiare il vantaggio non riuscendo più a segnare e New York arrivava sul -2 con una tripla di O’Quinn dal corner destro sulla quale il pachidermico Roy in uscita non poteva far molto.
Anthony avrebbe anche la possibilità di portar in vantaggio i suoi dalla lunetta (tocco di Kaminsky sull’avambraccio) ma dei tre liberi solo l’ultimo gli entrava, così i Knicks rimanevano indietro di uno anzi, di tre dopo il 2/2 di Hawes assistito da Kemba.
O’Quinn infilava il piazzato frontale ma Hawes subendo fallo ridistanziava con altri 2/2 New York.
A 2:05 MKG con un terzo tempo da paura (staccando da lontano) risplendeva di luce propria concludendo in schiacciata.
Anche Kaminsky (mistero buffo la sua convocazione tra le rising stars per la gara delle stelle) fintando da tre si liberava del suo avversario andandosi a prender nel pitturato blu un tiro dopo un’ulteriore finta che non lo deconcentrava.
84-77 prima che a 1:27 Holiday desse due punti ai nostri avversari.
A 1:04 Belinelli mandava a bersaglio con convinzione una tripla con Holiday inutilmente proteso nel tentativo di fermarlo.
L’87-79 consentiva di star tranquilli ma non troppo.
Holiday “culando” MKG prendeva spazio vitale per l’appoggio sulla sinistra tra tabellone e difensore, infine Kuzminskas in transizione era recuperato con il fallo da MKG che eliminava due punti sicuri all’erede ex sovietico.
Buono il primo, annullato il secondo, Charlotte chiudeva sull’87-82 il terzo quarto.

Michael Kidd-Gilchrist in una bella foto dove si vede la strana impostazione al tiro con gomito piegato un po’ all’interno. Per lui sembra funzionare bene comunque.
2017 NBAE (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

 
L’ultimo quarto iniziava malino; tripla di Holiday e Calzoni Olandesi alla Zuava già sul -2 ma a 11:23 Marco girava dietro Kaminsky e sparava una polenta istantanea da tre punti che faceva “il paiolo” alla difesa bianca.
Il 90-85 però era vana gloria poiché Sessions commetteva fallo su Jennings, il quale lasciava andar dentro una cucchiaiata fortunata ma falliva a gioco fermo il libero addizionale.
Batum in leggero assist saltato passava palla oltre il corpo di O’Quinn, verticale per Spencer che ringraziava e in solitaria restituiva a Charlotte i cinque di vantaggio.
Gli Hornets mancavano un attacco e ripiegavano troppo nel pitturato lasciando un Jennings attardatosi colpire da tre su un pallone proveniente da destra.
Sessions subiva da sotto a destra la spinta di Porzingis e portava a casa i due punti a gioco fermo per andare oltre il break (94-90), poi era il nostro numero 7 a commetter fallo su Jennings, il quale splittando lasciava almeno un possesso lungo tra le due franchigie.
Kaminsky metteva dentro una tripla ma a O’ Quinn bastava una finta e un’entratina a una mano per lasciar indietro Hawes e batterlo ravvicinatamente, dall’altra parte tuttavia Belinelli a 8:11 in back door riceveva l’assist di Batum e galleggiando tra le molecole d’ossigeno faceva respirar Charlotte, ora sul +6 (99-93).
Charlotte latitava troppo in attacco affidandosi a Kemba o giocando troppo rischiosamente, dall’altra parte si accendeva l’ex Lee, il quale a 4:46 realizzava due punti (99-95) altri due ne metteva poco più tardi per il -2, finendo lui stesso per pareggiare a 3:26 con un’entrata a tutta velocità.
Batum in attacco si faceva anche portar via palla ma sull’attacco di Melo, Hawes andava in aiuto a MKG finendo per dire no alla star avversaria con una rejected dal perfetto tempismo.
Kemba andando dentro in appoggio dava l’ultimo vantaggio a Charlotte (101-99) ma tre punti di uno scatenato Lee (16 pt.) a 1:39 sancivano il sorpasso.
Kemba provava un assist volante per Hawes di fianco a lui, ma Spencer era troppo avanti e la palla data troppo indietro, interveniva Marvin sul pallone, Melo lo spingeva, gli arbitri non fischiavano non considerando ottenuto il possesso, ne usciva una transizione micidiale che portava Jennings a realizzare una tripla dal corner destro.
101-105 fulminante e scioccante a 1:19 dalla fine (personalmente Charlotte dava la sensazione d’esser più forte come valore ma comunque fragile), in più per una sbracciata di Batum con la sinistra su Porzingis Charlotte perdeva palla.
A :50.1 Porzingis con due punti rincarava la dose prima di uscir per raggiunto numero di falli meno di 7 secondi più tardi.
Gli Hornets andavano in lunetta con Kemba; buono il primo, non il secondo ma New York sul disturbo di Williams mandava palla oltre il fondo.
Rimessa Charlotte e al secondo tentativo dalla destra Batum faceva bingo!
Tre punti e 105-107 a :35.2 dalla fine.
Purtroppo gli arbitri non erano così zelanti come con Batum, sull’ultimo possesso Melo dalla media sinistra pescava il tiro vincente dalla sua mattonella distanziandosi da MKG con l’aiutino dell’avambraccio destro, per gli arbitri tutto ok ma non la spinta (netta) di Marvin su O’Quinn a palla entrata.
Tiro libero supplementare per il “talebano” avversario e 105-110 a :13.0 dalla fine.
Charlotte ci provava alla disperata sbagliando un paio di tiri e anche se Walker superava i 30 appoggiando, era tardi a :01.4 dalla fine.
Sul 107-110, New York eludeva il disperato pressing di Charlotte e portava a casa la gara.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
31 pt. (13/29), 10 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Nota negativa il 2/11 da tre, nel finale è una delle ragioni che ci condanna. Dovrebbe prender 7, ma accentrare tutto sul futuro All-Star gamer non è il massimo, anche se ha avuto indubbiamente una buona serata tenendo in partita Charlotte a lungo come fulcro del gioco e come scorer. Anche una stoppata e ancora uno sfondamento subito (terzo nella lega). Indubbiamente è un fenomeno ma mezzo voto in meno per l’accentramento del gioco nel finale, pecca comunque da condivider coi compagni meno in grado di sviluppare trame che possano farci realizzare canestri facili.
 
Batum: 7
15 pt. (5/12), 11 rimbalzi, 9 assist, 1 rubata. Possiamo imputargli cinque palle perse, una palla persa (Lee la riprende) nel finale purtroppo un po’ grave e un andare a rimbalzo su un tiro inutilmente, sfortuna vuole gli avversari conquistino palla e dando fuori il suo uomo, Lee, metta dentro da tre, sulle altre conclusioni vincenti di Lee ci prova anche discretamente. Per il resto partita discreta al tiro, buona negli assist e a rimbalzo. Tra le altre… una sbracciata nel finale su Porzingis che non commento ma anche la tripla che ci tiene vivi nell’ultimo minuto. Sfiora la tripla doppia.
 
Kid-Gilchrist: 6,5
12 pt. (5/9) 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Il ragazzo prende il giusto numero di tiri senza forzare. Solito buon lavoro su Anthony che in qualche caso lo batte, ma a volte è aiutato da Hawes e li va bene. Un po’ meno bene nel finale quando si attacca ad Anthony ma viene battuto.
 
M. Williams: 6,5
17 pt. (6/14), 3 rimbalzi, 1 rubata. Partenza incubo su Porzingis che va in doppia cifra e si calma un po’, poi si riprende e inizia a metter triple. Non la solita pioggia acida e ferrosa ma acqua per Charlotte. Un 5/9 buono, peccato per l’1/5 da due. Si raffredda nel finale.
 
Hibbert: 5
2 pt. (1/3), 4 rimbalzi. Ancora out Zeller, vederlo partire in quintetto non è la stessa cosa. Commette un paio di falli ma stasera è in versione slow motion, se fosse convinto di superare in macchina i limiti di velocità la polizia gli manderebbe a casa un ritratto. In 27 minuti combina poco. L’anno scorso c’era Jefferson…
 
Belinelli: 7
15 pt. (6/10), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Unico neo della serata di Marco (a parte quello sotto l’ascella) è il turnover. Due perse per malintesi, una con un passaggio dietro la schiena che inganna anche i compagni, l’altra in condivisione di colpe ma la serata è buona, il tiro entra, chiude con un 2/5 da tre ed è ancora l’unico pervenuto dalla panchina. Non lo devo certo magnificare perché è italiano o altro… semplicemente buona partita, peccato che nel finale non venga utilizzato.
 
Kaminsky: 5,5
5 pt. (2/6), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Molle come un fico piombato, su alcuni palloni (attacco e difesa) è improponibile. Si salva un po’ con due buone azioni (no, non quelle tipo far attraversar strada alla classica anziana) nel secondo tempo ma è poco.
 
Hawes: 5
6 pt. (1/4), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Un -11 di plus/minus dice parecchio. Perde due palloni e in 25 minuti finisce con zero falli. Indicativo se pensiamo a un centro… sverniciato in lungo e in largo per tutto il primo tempo, mette nella casella BLK un due nel finale, dove si riabilita molto parzialmente. In attacco mette due punti dal campo solo in assenza di difensori, se Roy fa fatica lui peggio stasera…
 
Sessions: 5,5
4 pt. (1/3), 2 rimbalzi. In 14 minuti è questo lo score, più una palla persa e due falli… Una bestemmia dire che è stato preso per sostituire il venale Lin.
 
Coach Clifford: 5
Niente da fare. Ha in mano una squadra mentalmente disastrata in trasferta. Nemmeno questa volta se ne esce vivi. Chissà quando la fenice scriverà una W fuori dalle pareti dell’Alveare. Da troppo tempo manca la vittoria. La squadra nei finali sviluppa cattive giocate e forse risveglia ataviche paure. C’è un problema lunghi. Deve cambiare un po’ rotazioni nei finali. Out Marco, forse anche Marvin tenuto troppo fuori (qualche minuto in meno di altri titolari, vedendo poi chi lo sostituisce…) si è raffreddato per il finale. Anche accentrare tutto su Kemba, farlo correre per la baseline, vederlo liberarsi per andare a prendersi un catch’n shoot da tre nel finale anziché far girar palla è troppo…

Game 46: Charlotte Hornets Vs Golden State Warriors 103-113

 
Belli ma poverHornets
L’agente Segreto di Conrad è un libro che parla di un fatto di cronaca realmente accaduto.
L’esplosione di una bomba a Greenwich Park.
Il Signor Verloc è il perno della storia, l’agente segreto e mossiere di questo giallo dai risvolti psicologici interessantissimi.
Lavorando per i servizi segreti di Sua Maestà la Regina Vittoria, è spinto dal nuovo crudele referente a ottenere risultati contro gli anarchici (i quali lo credono loro amico e usano il retro del suo negozio per inutili riunioni clandestine), contro i quali Verloc non aveva fatto granché se non un lavoro di prevenzione.
Verloc quindi organizza un finto attentato a Greenwich Park ma si evince che il trasportatore in incognito del materiale, il fratello della moglie Stevie (un giovane affetto da problemi mentali) si fa saltare in aria inciampando in una radice.
La moglie una sera ascolta una conversazione tra Verloc e un’altra persona e capisce l’accaduto, in un impeto di lucida follia uccide il marito, cerca di scappare con un anarchico che frequentava casa, ma è abbandonata sul treno poco dopo che la nuova fiamma sia venuta a conoscenza della storia.
La donna, senza più amato fratello, marito (sposato per le classiche necessità imposte dalla società alle donne di un tempo, ovvero mancanza di soldi e impossibilità di sopravvivere) e futuro (possibile nuovo compagno) decide di buttarsi in mare e uccidersi.
Un dramma sulla psiche umana, le paure, le situazioni che sfuggono di mano…
In tutta questa lunga premessa le analogie sono due; Steph Curry, agente segreto infiltrato (qui nella dorata baia più che tra gli squattrinati anarchici) che tutti vedremmo bene a casa propria, ovvero Charlotte, e la fiducia.
Il basket è uno sport al quale serve moltissimo la fiducia, su un tiro ad esempio, se non ci credi, al 99% l’hai già sbagliato…
Curry ha terminato la serata con 28 punti superato da Durant con 33 (vero intruso che ha determinato la vittoria finale dei suoi con un eccelso ultimo quarto più un pizzico d’aiuto), aiutati da Thompson con 19.
Charlotte ha giocato bene ritrovando fiducia e ha chiuso vincendo 43-41 a rimbalzo e 26-23 negli assist. Nelle stoppate però GSW hapreso il sopravvento 6-14 e anche con i tiri dal campo con il 47,6% contro il 41,3% di Charlotte la quale ha altresì finito con un 20/21 dalla linea contro i 24/27 dei Warriors (curiosità tre errori di Green).
La panchina non ha retto ma ora ci sono le prossime due partite da affrontare in back to back e giocando come oggi New York e Sacramento (vincente a Cleveland senza Rudy Gay) sono ampiamente alla nostra portata.
Charlotte doveva risvegliarsi dalla sfiducia dettata dagli ultimi risultati contro Washington, un po’ intimidita, aveva finito per perdere lo scontro diretto, oggi contro il miglior team della lega, la squadra ha dimostrato d’aver fiducia.
Molti elementi hanno giocato bene, altri, pochi, però hanno determinato il risultato in una partita dove si doveva sbagliare il meno possibile.
 
Dopo la presentazione dei due quintetti (GSW); St. Curry, Thompson, Durant, Dr. Green e Pachulia, per Charlotte; Walker, Batum. Kidd-Gilchrist, M. Williams e Hibbert (out Zeller per problemi a un quadricipite) era tutto pronto per partire!
 

Roy Hibbert partito titolare per l’assenza di Zeller.
Qui in gancio su Green.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Sul lancio della palla a due sfidavano la gravità e il tempo dentro lo Spectrum tra Pachulia e Hibbert, il primo ad arrivare più in alto era il Guerriero, il quale dava il via alle danze con il primo attacco di che si concludeva con la tripla sul ferro di Thompson, ben marcato da MKG, il quale sfruttava il triangolo laterale destro di Charlotte: Marvin/Batum/Marvin fermato da Durant all’ultimo in entrata, MKG era lì a sinistra riprendeva e schiacciava ottenendo anche un FT. A 11:24 Charlotte passava in vantaggio sul 3-0.
Le squadre facevano sforzi in difesa, mentre la pressione dei californiani ora funzionava perfettamente, quella di Charlotte faceva perder colpi a quelli dei Warriors, i quali però attraverso la loro classe portavano un parziale di 9-0 iniziato con una dunk di Durant a 11:05 (fortunato a trovar spazio sul quasi recupero di Charlotte in pressione che finiva pur esser dannoso) e chiuso da una tripla frontale di Curry a 8:08, almeno… questo prima del time-out chiamato da Clifford.
I Pacifici ragazzi non lo erano, infatti, pacifici solo per provenienza geografica e piuttosto agguerriti estendevano di altri due punti il loro parziale portandosi sul 3-11 a 7:43 con due FT di Pachulia.
A interrompere il parziale da doppia cifra c’era un Hibbert (fino allora sofferente in attacco e difesa) con un gancio dal cuore dell’area, tuttavia Durant calava la tripla da sinistra lasciando Batum a far da palo. Marvin in entrata frontale leggermente a destra del canestro chiudeva un pick and roll in agilità pur subendo i falli di Curry e Pachulia.
Canestro difficile realizzato, libero più facile mancato a 7:00 dalla prima sirena, partita sul 7-14…
Durant serviva la prima fila laterale, mentre Kemba in dribbling s’infilava tra le maglie bianche, fintava l’assist laterale per MKG ma andava dentro a concludere sorprendendo Green. Walker ci riprovava sulla seguente ma questa volta cedeva a MKG, il quale tuttavia era coperto dall’ombrellone di Pachulia che mandava oltre il fondo la sfera.
A 6:16 gli arbitri fischiavano un fallo a Thompson, Batum ringraziava e accorciava il gap di due (11-14) ma Green batteva imparabilmente Marvin Williams da dietro l’arco.
Walker “disshava” un assist per MKG e la partita s’incendiava… Si vedeva un reverse a due mani con mezzo giro in salto mandando la palla oltre il corpo di Hibbert…
Dal corner destro sparava una tripla Marvin Williams la quale era ribattuta nove secondi più tardi da quella di Curry (5:04), MKG si prendeva un tiro e aiutato dal primo ferro, chiudeva positivamente l’azione.
Walker andava in lunetta a 3:59 (fallo di Curry) ottenendo il 20-22.
A questo punto entravano Belinelli, un Kaminsky mascherato (problemi al naso) e Hawes.
Proprio su Hawes Durant metteva dentro due punti rallentando il tempo e mettendo dentro lateralmente con cambio mano e appoggio destro.
Belinelli a 3:07 si presentava infilando tre punti frontali per ridurre lo svantaggio a un solo punto (23-24), tuttavia a MKG era chiamato un blocking su McAdoo che dalla lunetta faceva cader nella retina due liberi a 2:58 dalla prima luce rossastra al neon. Kaminsky con un grottesco tiro che non colpiva nemmeno il ferro si dimostrava poco in forma nonostante la sua convocazione all’All-Star Game nella sua categoria.
Hawes mancava un turnaround e MKG si faceva bloccare il tiro da Durant, ne approfittava a 1:31 Curry con altri 3 punti (dimenticato dalla difesa) Walker e Hawes sbagliavano ancora per Charlotte ma dall’errore del nostro doppio zero uscivano due punti da un pallone conquistato da MKG e depositato nella retina dallo stesso.
Hawes da tre dalla diagonale destra era abile a chiudere trovando il cotone, così il primo quarto andava in archivio con gli Hornets a distanza di solo un punticino (28-29).
 
I Warriors nel secondo quarto, approfittando della panchina degli imenotteri chiudevano il canale per la fluitazione punti di Charlotte, Kaminsky lasciava un metro a Green, fatale per incassare tre punti…
Hawes a 10:15 arrivava da dietro per una stoppatona su Livingston ma Kaminsky continuava a essere inguardabile, Thompson ne metteva due prima che Batum riuscisse a far rendere utile anche Frank che da sotto il canestro a destra riceveva l’assist appoggiando il 30-34.
Hawes dietro era lasciato solo in uno contro due, passaggio per McAdoo e cutting dunk per il 30-36…
Batum si ripeteva con l’assist, questa volta in diagonale, più difficile ricevere e mettere il reverse layup per il Beli, premiato dal ferro per il coraggio dimostrato.
Thompson dal corner destro mostrava la specialità della casa con la tripla, poi da sinistra segnava con lo step back da due, i suoi cinque allungavano gravando pesantemente sui tentativi di Charlotte, ora sotto di 9 (32-41).
Sessions perdeva il sesto pallone Hornets, rientravano Kemba e Marvin, ma proprio il secondo concedeva il settimo turnover a GWS buttando palla sulla prima fila a destra ingannato da una finta di movimento di Batum.
Williams si faceva perdonare con l’assist pallottola oltre Livingston, Hawes solo ringraziava e appoggiava il reverse layup aggraziatamente. Walker da tre non prendeva nemmeno il ferro ma sotto trovava Batum che con un gancetto laterale rifiniva il tentativo del compagno.
A 2:58 Walker metteva la tripla da destra, il numero 0 dei bianchi McCaw il floater dall’area.
Per un fallo di MKG su Durant, i Warriors tornavano in vantaggio a doppia cifra (39-49) ma a 1:36 Hawes restituiva il favore a Williams in taglio per la jam in corsa.
Hawes rifiniva anche per Kemba; assist verticale con la difesa dei Warriors attenta al movimento sul lato forte, capitano dimenticato e due punti facili per il 43-49 ottenuto.

I Warriors si portavano sul +8 ma Charlotte con un contestato tap-in (interferenza chiamata dai giocatori dei Warriors, possibile ma difficile da dire) si riportava a -6, differenza che Marvin sigillava in stoppata su Curry consegnando all’intervallo il vantaggio dei Warriors 47-53.

Marco Belinelli.
Con i suoi 14 punti dalla panchina è l’unico della second unit che porta consistenza e buone percentuali dalla second unit.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 

 Nella ripresa i Warriors erano sorpresi a inizio quarto… Hibbert a 11:47 era bloccato fallosamente sul tiro ravvicinato.
Roy metteva i liberi ma Thompson in inserimento usava il plexiglass pur marcato frontalmente pancia a pancia da Marvin. A 10:53 un floater di Walker su Durant era propedeutico alla rimonta, anche perché Thompson vedeva la palla già dentro da tre ma il ferro con le manine tirava fuori l’arancio sfera mentre MKG dalla diagonale destra con la sospensione la consegnava all’altra retina.
Pachulia era quasi stoppato da Hibbert (che lo costringeva all’errore), il quale dall’altra parte correggeva l’errore di Williams arrivato dopo una finta di partenza dalla baseline destra e contrastato da Pachulia non era riuscito a metter dentro.
I due punti valevano l’aggancio a quota 55.
A 8:40 un catch n’shoot di Batum portava avanti gli Hornets di tre, i quali dopo aver subito due punti ritrovavano Nicolas in versione bombardiera 8:09; altri tre punti e Charlotte sul 61-57 in fiducia e ritmo.
Durant in attacco spingeva via il francese con il gomito sinistro, canestro non assegnato per fallo del numero 35 e Batum in esaltazione dava sulla sinistra a Marvin che avanzando rilasciava un preciso floater per il 63-57.
Williams con un altro floater trovava canestro e contatto, gioco da tre punti e Hornets al comando di sette (66-59), poco importava se Kemba egoisticamente sprecava un contropiede tre contro due facendosi stoppare, dopo l’errore sulla transizione di Curry, Batum faceva due pasi avvantaggiandosi sul numero 30 mettendo dentro anche il 68-59 con Charlotte on-fire… Thompson segnava tre punti veloci ma Kemba replicava per il 71-62, Green travolgeva Hibbert in entrata ma il fallo era del nostro numero 55.
Green mancava il primo e trasformava il secondo, MKG segnava il jumper frontale con incredibile fiducia mentre Curry sfruttava il giro palla dei compagni per colpire con spazio da oltre l’arco.
Sul 73-66 Batum non segnava ma faceva una buona difesa su Durant. Walker si raffreddava facendo scadere prima i 24 e poi sbagliando da tre, Clifford preferiva sfruttare il momento tenendo i titolari in campo per tutto il quarto…
Curry dalla destra dava dentro per McGee che trovava il suo momento di gloria con una flash dunk, Kaminsky metteva dentro da tre dalla sinistra ma la sua tripla era annullata dai solerti arbitri per aver visto un cingolato del carrarmato toccare la linea bianca laterale.
Walker rubava un pallone e partiva in transizione non accorgendosi però alle sue spalle del decollo di Durant che cancellava l’appoggio, Curry in transizione chiudeva da tre avvantaggiandosi da posizioni un po’ scoperte nel forte Charlotte. Il colpo del 73-70 risvegliava Kemba, il quale con la mano destra da destra del canestro faceva arrampicar la palla oltre il ferro.
Un altro decollo di Durant, offensivo questa volta, con appoggio elegante, era inutile poiché Walker si posizionava davanti al semicerchio e veniva travolto da Durant in volo inducendo la terna a chiamar sfondamento.
Un reverse circus layup (passando oltre il ferro sulla linea di fondo) di Curry su Hawes che nel contempo misurava anche la febbre al piccolo, segnava il nuovo -3 GSW.
Green portava a -2 gli ospiti splittando dalla lunetta con le dinamiche personali precedenti.
Charlotte resisteva in difesa con un recupero contemporaneo in chiusura di Kaminsky e Batum, palla a Belinelli, lancio baseball per Walker che in contropiede questa volta non falliva.
I Warriors ne aggiungevano due ma Kemba ne realizzava tre grazie al fallo ingenuo (tocco sull’alzata) di McCaw a un secondo e cinque decimi dalla terza sirena.
Curry sulla sirena da casa sua allarmava lo Spectrum ma era “solo” ferro. 80-75, un +5 che valutavo non sufficiente visto il prossimo ingresso in campo della panchina…

Le Honey Bees in una performance imitatoria su Lady Gaga.

 
Così era, infatti, Thompson si prendeva tre volte la lunetta (tecnico a Hawes per proteste e fallo di MKG), a 11:12 i Warriors tornavano al -2…
Kaminsky andava a contatto con Green, il quale ripeteva dalla lunetta le precedenti prestazioni lasciando a Charlotte un punticino di vantaggio che MKG aumentava a tre con un jumper confidente dalla media diagonale destra.
Thompson a 10:19 guadagnava altri due FT riducendo allo scarto minimo il match, Charlotte perdeva un paio d’occasioni in attacco e i Warriors non potevano far altro che passar in vantaggio Livingston, assist sparato in diagonale da sinistra a destra, sotto il canestro McAdoo libero segnava il sorpasso Warriors a 9:30 dalla fine.
Charlotte dopo aver speso tanto non ci stava e con Hawes (assist di Frank) guadagnava un gioco da tre punti (finta di Hawes e fallo di Green sul giro e tiro da sotto) per ripassar avanti di due (85-83).
Una tripla di Thompson era sputata fuori dal ferro, tuttavia gli arbitri non fischiavano un fallo del n° 20 in canotta bianca che abbassava proditoriamente l’arto destro a Hawes.
Rimessa dal fondo Warriors ma niente di fatto. Session si arrestava trovando spazio ma fuori equilibrio, pur da vicino tirava orrendamente, a 8:32 Durant in entrata salutava Frank pareggiando.
A dare una spinta agli Hornets c’era Marco Belinelli dallo stivale, a dare un calcio ai suoi c’era Thompson che per proteste (fallo chiamato a lui sul tiro da tre di Marco) si prendeva anche un tecnico.
Difesa onesta quella della SG avversaria ma uno sfioramento sull’avambraccio di Marco c’era, anche se leggero. 4/4 di Belinelli e Hornets sul +4.
Livingston dalla baseline dimezzava lo svantaggio ma a 7:19 i protagonisti degli ultimi due canestri si ritrovavano faccia a faccia sulla destra lato offensivo Charlotte; Marco in uscita sparava da tre e Livingston lo toccava nettamente, altri tre tiri liberi per un Marco di ghiaccio e Calabroni sul 92-87.
Ancora poco però perché Durant andava ancora dentro e il vantaggio si riduceva a un possesso lungo, poi a un solo punto a 6:24 con altri due di Durant dalla linea della carità.
Belinelli a 6:07 sfidava Durant in entrata, circus banling shot con parabola alta ottenuto dalla corsa e 94-91.
A 5:53 gli arbitri perseguitavano MKG, altro fallo e altro giro di un Durant infallibile a gioco fermo.
Hawes andava corto da tre mentre Marco toccava sulla mano (?) Durant in entrata, la palla andava oltre il fondo con Durant in decollo ma arrivavano altri due FT per il sorpasso (94-95).
Curry metteva dentro due punti in appoggio con la mano sinistra ma Batum dalla baseline destra dal mid-range teneva in partita Charlotte con una sospensione dettata dall’esigenza vitale di segnare.
Durant trovava un tiro dalla media fortunato, buona rotazione, con ferro e vetro che anticipavano il cotone.
Sul 96-99 Iguodala rubava a Batum che chiedeva un fallo, sulla destra Curry si separava da Marco e mettendo dentro tre punti che toccavan solo la retina, ipotecava la partita.
A 3:18 Marvin s’infilava in mezzo e riduceva sul -4, Durant replicava ma Kemba con una mezza protezione di Hawes s’infilava a sinistra toccato da Livingston.
Canestro e gioco da tre punti per il -3 a 2:53 dalla fine. A 2:30 tuttavia Durant continuava la sua prestazione di rilievo mettendo due punti da destra, Charlotte non segnava e anche se MKG stoppava in salto Green ormai sicuro di due punti in transizione, Thompson sulla ricezione dalla rimessa dal fondo subiva fallo da Batum (tocco e invasione cilindro) giratosi sulla finta.
Sul 101-108 Charlotte non ci credeva più, i Warriors toccavano il massimo vantaggio prima che Walker chiudesse con i due punti del 103-113 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
26 pt. (9/23), 3 rimbalzi, 8 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Tre turnover e una media al tiro migliorabile ma è lui il fulcro dell’azione, anche se Charlotte per lungo tempo distribuisce bene le possibilità in attacco, numericamente e intelligentemente sul campo. Fa il suo alzando anche la media assist.
 
Batum: 6,5
16 pt. (6/12), 6 rimbalzi, 8 assist. Medie più o meno da lui per rimbalzi e assist, invertite un po’… Migliora decisamente al tiro e avvia un parziale di terzo quarto entusiasmante, segna un buon canestro nel finale, poi però perde due palloni. Difesa buona.
 
Kidd-Gilchrist: 7
15 pt. (7/12), 9 rimbalzi, 1 rubata, 2 stoppate. Aggressivo fa un discreto lavoro difensivo, ci mette un po’ Thompson a prender delle misure. Un po’ troppo preso di mira dagli arbitri su Durant nel finale, anche se non sempre è fortunato, finisce con 4 falli, ma sfiorando la doppia doppia e tirando meglio in percentuale di Walker e Batum.
 
M. Williams: 6,5
14 pt. (6/12), 5 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Si eclissa nel finale ma all’inizio fa un buon lavoro difensivo, Durant o no, un paio di tiri nel break che avrebbe potuto darci più sprint per il finale.
 
Hibbert: 6
6 pt. (2/3), 4 rimbalzi. Gioca solo 17 minuti con un inizio da un paio di palloni persi. Alla fine la sua pagnotta la porta a casa con l’avvio di terzo quarto. Una stoppata misteriosa forse, non assegnatagli ma comunque buon intervento difensivo a protegger il canestro sempre in quel frangente.
 
Belinelli: 7
14 pt. (3/5), 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata. Marco fa ciò che gli chiede MJ, ovvero segnare. Da fuori è 1/3 ma oppone accanita resistenza come un samurai nell’ultimo quarto. In due tornate di liberi mette sette punti e poi un canestro in entrata. Se qualche volta pecca dietro perdendosi gli scatti avversari guardando la palla, sembrando più in roaming difensivo (in realtà occupa un’area), in avanti fa il suo.
 
Sessions: 4
0 pt. (0/4). Indegna prestazione in 9 minuti. Due stoppate subite, un tiro orrendo, nessun assist, un turnover e Charlotte quasi crolla. Più che Lin-gotto, Lin-truso.
 
Kaminsky: 4,5
2 pt. (1/8), 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Un turnover e 0/3 da oltre l’arco. Convocato all’All-Star Game non si sa perché. In netto calo rispetto allo scorso anno. Il progetto di MJ è immediato, ovvio sia importante far crescere questi giovani ragazzi, ma lui era già in teoria il più pronto che ci fosse al Draft dello scorso anno, se sulla pessima difesa (in ottica futura) si può glissare, su un attacco ch è uno scempio per la pallacanestro, no.
 
Hawes: 6
10 pt. (4/13), 13 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. -14 di plus/minus. In una di quelle serate in cui vuol strafare al tiro ma non è in grande vena. Peccato perché in 29 minuti sul parquet sarebbe servito offensivamente. Va comunque in doppia doppia, la sua bravura sta nel catturar i rimbalzi, sotto canestro è passato troppo facilmente, anche se lui il suo ce lo mette per far si che non finisca così. Perde un pallone che da il via a un contropiede letale ma distribuisce anche 5 assist.
 
Coach Clifford: 6
La tattica è quella giusta. Far girar palla in attacco e difendere aggressivamente in difesa. La squadra ha fiducia, ma nel finale Durant, aiutato da un arbitraggio abbastanza parziale dal mio punto di vista (non che in precedenza Charlotte abbia beneficiato di situazioni dubbie, ma nel momento decisivo i fischi principali sono andati tutti a favore degli ospiti), decideva di non dare a Charlotte la gioia di una vittoria che per impegno e abnegazione sul parquet avrebbe meritato. “Tradito” da Cho sul mercato (pochissima panchina), usa rotazioni corte, i “soliti” 9 impiegati, però io Graham e Wood li vedrei bene qualche minuto in campo al posto di altri.

Game 45: Charlotte Hornets Vs Washington Wizards 99-109

 
MagHornets
 
Saruman Brooks porta a casa uno scontro diretto senza colpo ferire.
L’incantesimo dei Maghi spezza il fattore campo.
Agli Hornets rimane il magone di aver perso due occasioni; battere i Wizards (che ci avevano sconfitto a loro domicilio) e sorpassare i rivali divisionali (eravamo a mezza partita di distanza prima del match) nella partita più importante tra le cinque casalinghe che compongono questo mini vantaggio.
La sfida tra due squadre in palla ultimamente, è stata vinta da Washington che è riuscita, a cavallo tra il finale di secondo quarto e l’inizio del terzo, ad accumulare punti preziosi per resistere a un eventuale rientro degli Hornets che sono riusciti solamente a tornar sul -5 con un gioco da tre punti di Hibbert durante l’ultima frazione.
Partiti male psicolocicamente e fisicamente, gli Hornets non sono riusciti ad attingere dai punti della panchina (Belinelli 18, Sessions 9) più produttiva di quella dei Wizards (40-22) per vincere la gara.
Purtroppo qualche rotazione lenta e sballata in difesa (non facile contenere Wall e Beal) unite alle triple di Oubre, Morris e Porter, hanno fatto sì che il campo fosse troppo lungo per Charlotte, la quale anche quando ha difeso bene, ha preso in faccia alcune triple a causa della bravura e della serata magica di Wall & Company.
Charlotte ha commesso solo 8 turnover ma i Wizards sono stati bravi sulle occasioni nei fast break a guadagnar punti.
I capitolini hanno finito con il 53% dal campo (!) e con il 40% da tre.
Wall ha preceduto M. Morris di un punto nel tabellino marcatori (24 contro 23) e Beal è finito sul podio con 18.
Saruman S. Brooks spalanca anche le porte di Mordor facendo uscire tutte le sue truppe, anche se nella prossima partita saranno trasformate sotto forma di Guerrieri provenienti da Oakland, anzi, da Miami, arrabbiati per aver perso a 6 decimi dalla fine su una tripla di Waiters.
La peggior cliente possibile.
A Charlotte servirà che i fantasmi in esilio visti stasera in campo tornino quelli dell’ultima contro Toronto per non dico “spazzar via” Golden State (come ne Il Signore degli Anelli) ma vincere una partita che farebbe classifica e darebbe lustro a una stagione in chiaroscuro.
 

La situazione prima della partita.

Coach Brooks schierava allo Spectrum Center i suoi titolari al completo; Wall, Beal, Otto Porter Jr., Markieff Morris e Gortat. Clifford faceva altrettanto; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Cody Zeller.
 
Il doppio salto verso il cielo di Gortat e Zeller vedeva vincitore il Martello polacco abile a portar la sfera nel proprio campo, il duello si ripeteva sul primo e secondo attacco della gara con esiti inversi, infatti, Gortat falliva dal post basso con l’hook mentre Cody infilava un jumper da lunga distanza sbloccando il punteggio.
Wall pareggiava dal mid-range ma Kemba passava il pallone e andava a riprenderselo alla mano scattando e puntando il canestro riportava in vantaggio Charlotte che saliva a sei punti con l’assist di Zeller sulla corsa di MKG abile a metter dentro pur essendo toccato sul retro da Gortat.
FT mancato dopo bizzarri rimbalzi sul ferro, inoltre a 10:17 arrivava anche la bomba di Porter per il 6-5.
Wall sorpassava tirando sopra Marvin Williams, Morris usava il vetro per battere una pressante difesa di MKG mentre Charlotte andava a vuoto diverse volte imitata da Porter un paio di volte, il quale tuttavia (dopo due FT di Kemba), riportava a tre i punti di vantaggio di Washington grazie a una seconda possibilità tirando dal cuore dell’area.
Batum con una penetrazione sul lungolinea di destra passava in orizzontale a MKG bravo sulla sinistra a ritagliarsi spazio per metter dentro, tuttavia a 7:22 Porter metteva dentro due punti veloci e Gortat approfittava di un po’ di confusione difensiva per segnare da pochi passi con l’ausilio del plexiglass eludendo l’intervento difensivo di Batum in marcatura.
Gli Hornets chiamavano un time-out sul 10-15 ma al rientro le cose non andavano meglio poiché, se Batum realizzava due punti, Porter replicava, MKG usava il corpo per aiutarsi in appoggio su Gortat a destra del canestro, facile realizzare da distanza ravvicinata il 14-17.
Wall metteva dentro due punti mentre Marco sbagliava da tre, tuttavia da una palla sporcata da Cody in difesa nasceva la transizione che portava il nostro centro a ricevere sotto un assist di Walker e a inarcarsi per rimaner davanti alla tabella e metter dentro due punti.
Dall’altra parte Washington non era disposta a cedere i punti di vantaggio, il fire-Wall John andava in doppia cifra con il jumper ricolmando i due punti appena persi.
La reazione di Charlotte si concretizzava con un assist di Belinelli per la tripla di Kaminsky (19-23) a 2:02 dal termine del primo quarto.
Gortat in teardrop faceva piangere ancora i tifosi di Charlotte che potevano annotare sul taccuino una difesa imperfetta sui movimenti.
A 1:34 Cody guadagnava due FT realizzandoli, Belinelli splittava dalla lunetta poco più tardi (fallo fischiato a McLellan sul tiro di Marco con Brooks non proprio d’accordissimo a lamentarsi), così gli Hornets tornavano a un possesso lungo di distanza ma Wall in transizione mostrava i muscoli andando fisicamente ad appoggiare travolgendo Hibbert nello scontro che vedeva Roy colpevole di esser fuori cilindro e troppo passivo.
Gioco da tre punti e beffa finale per gli Hornets che sull’ultimo possesso non segnavano, anzi, erano colpiti da Oubre in schiacciata (22-30) a due decimi dalla sirena…

Ramon Sessions in mezzo a Jason Smith e Markieff Morris.

 
Nessuna sirena marina si udiva per Washington quando in avvio di secondo quarto le acque si facevano chete, ci volevano 1:55 secondi perché qualcuno segnasse, nella fattispecie Sessions che con una driving layup con esitazione chiudeva a una mano da pochi passi a destra del canestro.
Morris replicava da due e mentre al “Beli” veniva fornito materiale per la tripla dal corner sinistro che lui metteva alla sua maniera con gambe divaricate un po’ jordaniane in salto.
A seguire Sessions aggiungeva due punti così la panchina degli Hornets guadagnava punti e rimandava sul -3 lo svantaggio.
Morris batteva Kaminsky passandolo e arrivando sotto canestro riusciva con l’appoggio a una mano a eludere anche l’intervento di Hibbert, a segnare e a subire fallo.
Gioco da tre punti ancora una volta proprio quando Charlotte era tornata a un solo possesso…
Sessions comunque a 8:01 realizzava scoccando un dardo da tre punti da posizione frontale per il 32-35, ma Markieff Morris riceveva un assist a centro area sfruttato per schiacciare su una difesa troppo passiva.
Kaminsky sbagliava in attacco contro Morris, Burke dalla media invece la metteva dentro su Hibbert mentre arrivava la notizia di un possibile infortunio per Marvin (contusione a un dito) mentre Sessions a gioco fermo riportava i Calabroni sul -5.
Burke usava un blocco per lasciar lì Kemba e prendersi un comodo tiro dalla media e realizzarlo.
Walker provava a riscattarsi spezzando nel mezzo una difesa capitolina alta chiudendo però con l’errore il layup di sinistra. Fallo e due liberi, dei quali tuttavia solo uno andava a segno, Jason Smith ne approfittava per far guadagnare ai suoi un punto con la separation in area e la realizzazione da due.
Kaminsky usava il piede perno dal post basso sinistro per disorientare l’avversario, allungo e cambio mano rapido per finir con l’appoggio vincente di destra.
Wall tuttavia usava un’incursione andando a scorribandare in area ma falliva il gioco da tre punti dalla lunetta a 5:05.
Zeller metteva il secondo jumper della partita ma la difesa di Charlotte non chiudeva bene il centro area dopo l’errore di Washington, dalla selva di mani spuntavano quelle di Gortat a ribadire a canestro per il 39-47…
Kemba si faceva stoppare da Gortat ma la palla rimaneva in mano a Zeller, palla dentro per MKG che contrastato riusciva a colpire il ferro ma alle sue spalle colpiva in tap-in il rientrante Marvin Williams.
La situazione degenerava nel finale con la tripla di Morris a 3:43; Porter era perso in area riuscendo a metter dentro un mezzo reverse, Beal da sinistra sparava un’altra tripla volante… a 2:13 Clifford era costretto al break ma sul 43-55…
A 1:19 Cody addolciva la pillola con due FT (fallo di Porter a fermar il tiro in transizione) ma gli arbitri più tardi fischiavano un tecnico a Kemba, lesto a lamentarsi di un possibile blocco irregolare di Gortat sul quale si stampava.
Realizzato il libero, i capitolini raggiungevano il +13 ma Walker pungolato, a :26.0 dall’intervallo sparava la tripla in transizione. Washinton metteva gli ultimi due punti raggiungendo gli spogliatoi in vantaggio di 12 (48-60).
 
Il terzo periodo si apriva con l’errore di Batum al tiro ma Marvin era un gatto nel tap-in e gli Hornets tornavano alla decina di distacco.
Washington raggiungeva anche i 14 di vantaggio, poi Kemba trovava il passaggio illuminante per MKG appostato a pochi passi dal canestro sulla linea di fondo destra, questo consentiva alla nostra ala di schiacciare agevolmente per il 53-64.
A 8:29 Kemba apparecchiava centralmente sulla corsa di Cody la jam vincente del nostro centro poi a 7:41 sul giro palla Kemba colpiva da tre, Beal rispondeva pesante (sull’uscita di Zeller) a 7:22 mentre dall’altra parte Marvin continuava a sparare a salve. Il numero 3 degli ex Bullets sparava un’altra pallottola dalla distanza su un incolpevole MKG, così i Maghi toccavano il +15. Charlotte tentava la reazione nervosa; a 6:32 Kemba metteva dentro un gioco da tre punti (Gortat foul), Marvin in transizione si lanciava in volo come Superman ma era abbattuto alle spalle da Wall, la sua slam dunk si chiudeva sul ferro…
In lunetta tuttavia Marvin rimediava all’”errore” indotto. Kemba esaltava il pubblico facendo tutto da solo e sparando il pullup dallo spigolo alto dell’area a destra.
Il canestro consentiva agli imenotteri di raggiunger il 64-72 che ridava speranze.
Beal però rimandava a data da destinarsi le buone intenzioni di Charlotte rispondendo con l’ennesima fastidiosa tripla, Belinelli a 4:12 metteva dentro un off balance jumper e Washington faceva scadere i 24 in attacco, tuttavia Charlotte non segnava mentre l’ex NOLA Hornets Smith (Jason) sì.
Porter dalla destra era testata nucleare per le speranze di Charlotte ridotte a un lumicino sul 66-80.
Dopo un 2/2 di Oubre (Zeller blocking da rivedere…) Kaminsky rilasciava un tiro da tre punti e mentre la palla scorreva sopra le teste di Zeller e Smith impegnati a rimbalzo il pallone s’infilava mentre il secondo atterrava il primo.
Tre punti più un FT per Cody.
Gioco da 4 punti in due parti e Hornets a 2:03 dalla terza sirena sul 70-80.
A 1:21 un terzo tempo con gancio di Hibbert finiva nel cesto oltrepassando il difensore, un canestro era annullato ai Wizards per un fallo di Smith su Belinelli (blocco irregolare lontano dalla palla), quindi lo stesso giocatore da San Giovanni in Persiceto colpiva abilmente dalla diagonale sinistra chiudendo le marcature.
Charlotte tornava quindi sul -6 (74-80) a soli 12 minuti dalla fine.

Hibbert contro Wall.

 
Morris inaugurava il quarto segnando due punti, poi Kaminsky sbagliava deconcentrato due volte da sotto, Hibbert (buona seconda parte) recuperava e segnava subendo fallo.
Gioco da tre punti a nostro favore e teal & purple sul -5 (77-82) a 11:11. Batum forzava da sinistra, Smith da sotto no, Kaminsky in allungo oltre il corpo del difensore mancava il tiro a una mano (corto) da media distanza.
Beal errava la conclusione da tre sulla buona difesa di Marco ma il rimbalzo premiava il giocatore con la maglia alla marinara anche perché Belinelli rimaneva altissimo e tagliato fuori, abbastanza facile per Mr. Beal andare a metter almeno due punti.
Beal/Oubre e la connessione da tre punti in angolo destro scriveva il 77-91, un passaggio telefonato in orizzontale di Kaminsky concedeva a Oubre l’intercetto, la transizione e passarella finale con schiacciata prepotente, quella del -16 (77-93).
Belinelli realizzava cinque tiri liberi ma la situazione non mutava molto sull’87-99…
Dopo un giro palla Kemba si buttava dentro andando a cadere sul parquet arrivava un miracle shot di Walker a 5:04 a chiudere una giocata da tre punti (fallo di Morris) per il 90-110.
Morris da tre segnava in faccia a Marvin ma Belinelli dal corner sinistro realizzava la tripla.
Purtroppo però nonostante a 3:53 Batum mettesse uno dei suoi rari tiri dal campo (95-103) falliva due triple, in mezzo c’era il tap-in di Gortat del 95-105. Un airball pullup di Kemba decretava la fine.
Dalla lunetta i Wizards erano precisi e intascavano un match che terminava sul 99-109.
 
Pagelle
 
Walker: 5,5
21 pt. (7/24), 2 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Dal mio punto di vista perde il duello con Wall con il quale condivideva la media punti stagionale sui 23. Un paio di perle sì, ma il 7/24 non è accettabile. Se lui forza troppo l’attacco diventa disequilibrato nonostante i 5 assist siano più o meno la sua media stagionale.
 
Batum: 4,5
4 pt. (2/9), 7 rimbalzi, 6 assist. Limita a due le palle perse ma è inguardabile al tiro. Un tentativo troppo forzato nella fase decisiva. Non ci prende mai, a compensare qualche rimbalzo e degli assist ma anche in difesa non mi è piaciuto (anche se per fare un esempio se va a chiudere Gortat lui sotto canestro come capitato nel primo tempo, qualcosa che non va c’è). Se l’ho sempre difeso, anche lui stasera fa magra figura con Beal.
 
Kidd-Gilchrtist: 5,5
8 pt. (4/8), 7 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Subisce qualche tripla, l’impegno c’è ma meno bene del solito. Una prestazione sfortunata in parte.
 
M. Williams: 5,5
13 pt. (5/12), 8 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Non perde nemmeno un pallone e ha un plus minus né rosso né nero, ma da perfetto verde zero. A zero non sono buone statistiche saporitamente condite dal fatto che sia anche “menomato” da una contusione. La difesa però non è eccezionale e se M. Morris (che fa troppi punti) nel finale lo batte senza che lui possa far molto, in altre circostanze sarebbe potuto intervenire meglio. Una bella stoppata nel primo tempo comunque.
 
C. Zeller: 6
13 pt. (4/7), 9 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate, 2 stoppate. Una bella stoppata nel finale, ci prova sempre ed esce per falli a poco dalla fine. Inserimenti tempistici e sopraffini chiusi con autorità.
 
Belinelli: 6
18 pt. (5/12), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. In 28 minuti Marco, di fronte a Jordan che l’ha preso per tirare, ci prova una dozzina di volte. Non va male ma da dietro l’arco il 2/8 è bassino e le ultime due triple a vuoto, in un momento possibilmente decisivo per il rientro, ci condannano.
 
Sessions: 6,5
9 pt. (3/6), 1 rimbalzo, 3 assist. In 14 minuti Ramon gioca a suo modo con incursioni ma anche triple. Da fuori sembra aver migliorato la mano.
 
Kaminsky: 5
8 pt. (3/10), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Disarmante in attacco dove, se fa 2/3 dalla lunga distanza, non ne prende quasi una da vicino. I movimenti per liberarsi sono anche interessanti a volte, ma altre va a concludere inespertamente con tiri che nascono senza alcuna possibilità d’entrare.
 
Hibbert: 6
5 pt. (2/2), 2 rimbalzi, 1 rubata. Male durante le prime rotazioni, poi combina qualcosina con un bel gancio e un gioco da tre punti. Deve partire bene subito e difender l’anello meglio.
 
Coach Clifford: 5,5
Squadra poco equilibrata, da rivedere nella sfida quasi impossibile coi Warriors (sconfitta a sei decimi dalla fine da Waiters nella notte di Miami) nella prossima all’Alveare.

Basket e DintHornets

 

A sinistra in piccolo; il Fleur de Bee, utilizzato a New Orleans dagli Hornets, al centro (in grande) l’attuale logo dei Calabroni a Charlotte. All’interno del pezzo si parlerà anche del trasformismo nella NBA.

A parte i grandi scopritori, inventori, scienziati, ecc. che hanno lasciato un tangibile segno del loro genio, poi utilizzato dalle generazioni future, spesso a beneficio di molti ma non per tutti (se non godi d’accesso al credito rimani tagliato fuori) se lo Stato “non è in grado di provvedere”, diciamo che la storia è piena anche di filosofi, pensatori, politici, ecc. con le quali idee probabilmente hanno contribuito a modificare la nostra iniziale pagina bianca, in altre parole la mente.
Predisposizione mentale e caso servono per creare.
Io mi sono imbattuto per caso una domenica mattina con un Signore (con la S maiuscola, al secolo Alberto Figliolia) con il quale ci si trovava per caso sui vari campetti di periferia del sud/ovest dell’hinterland milanese.
 
Sapevo scrivesse, facesse il giornalista e parlando scoprì anche che era stato compagno di liceo del noto storyteller (raccontastorie) Federico Buffa, ancor prima che esplodesse nei suoi ricamati, dettagliati ed epocali racconti, quindi chiesi all’ex compagno del noto raccontastorie, se avesse tempo per un’intervista (gentilmente concessa, senza frenesie moderne tipiche dell’oggi, moltiplicate all’ennesima potenza se pensiamo a una città come Milano).
Ebbene, anche dopo questo incontro, mi sono sempre più convinto che la nostra eredità, il nostro patrimonio con il quale arricchire e da tramandare (ne parlo qui anche in formula presente), sia riuscire in maniera naturale a regalare un pezzo di voi al vostro interlocutore (evitando frasi banali e ipocrite di rito che oggi scandiscono tempi inesistenti), cercando di lasciare qualcosa di vostro che diverrà anche proprietà intellettiva per chi vi ascolta o vi segue.
Penso a una canzone, a pezzi che si possono definire opere che includono l’emozione del suono e l’unione con le parole, ma penso anche a un’idea del mondo, una filosofia per rendere migliore questo strambo pianetino roteante nel Braccio di Orione e chissà mai un giorno, red shift permettendo, non si debba aspettare l’atterraggio di alieni in stile Space Jam per allargare i nostri orizzonti mentali confinati al vissuto quotidiano.
 
Personalmente, a parte la competenza in materia, il Figliolia poeta, ha trasmesso soprattutto la passione per la poesia sul basket (non è escluso che presto possa aprire una cartella e scriver qualcosa del genere su Phills, Mason, Traylor che ci hanno lasciato, ma anche su altri Hornets che lasciarono il segno in North Carolina) e lo ringrazio per avermi regalato due libri interessanti, uno scritto in solitaria (Giganti e Pallonesse, poesie sul basket) e un altro (La leggenda dell’Ingegnere Volante) insieme al figlio Alessio Figliolia e a Mattia Guastafierro, due giovani simpatici e competenti in materia.
Premetto che nel lavoro di taglio e cucito ho cancellato poco, perché, dal mio punto di vista, molto era meritevole di non esser cancellato, anche a discapito del modus operandi di oggi dell’informazione, cioè: veloce, essenziale.
Questo però la rende anche molto superficiale e fa sì che non ci si fermi però più ad analizzare e a riflettere.
 
Intervista
 
1D) Buongiorno Sig. Figliolia, per chi non la conoscesse, partiamo parlando un po’ di lei.
Un’autodefinizione per chi non la conoscesse… io la sapevo giornalista, scrittore, poeta e amante del basket.
Altro ancora?
Parliamo anche un attimo di lei attraverso i suoi libri compresa l’appena accennata raccolta di poesie del basket che sto iniziando a leggere e trovo splendida.
Sembrerà magari in epoca moderna un’idea vintage e bizzarra, invece leggendo queste odi ai vari campioni presentati, traggo entusiasmo dalla formula, trovando personalmente quest’abbinamento originale e geniale.
 
1R) “Definirsi è sempre un’impresa impossibile.
Mi potrei definire un autore, una persona interessata in primis alla scrittura (prosa giornalistica), almeno nel mio caso, poesia, esperimenti continui, un navigare per rotte attraverso le quali giungere a porti sconosciuti.
Tracce a volte… itinerari ai quali non pensavi. Il mio terreno privilegiato per la verità, in quest’ambito è soprattutto la poesia e poi anche tanta prosa giornalistica.
Per quanto riguarda lo sport, ha fatto parte della mia vita e lo è ancora in una certa misura.
Tutta questa versatilità l’ho manifestata scrivendo in varie modalità; da Giganti e Pallonesse (una storia del basket in poesia) a “Una Curva nel Cielo”, raccolta di 20 poesie sportive, schede tecniche esistenziali… sino al prossimo nuovo libro con 41 poesie sportive (ancora senza titolo, forse Peter Norman e gli altri), a tutti i vari libri sul calcio scritti a quattro o a sei mani partendo dal 2005 con “Centonovantesimo”, storia del calcio italiano in 100 racconti, scritto con Mauro Raimondi e Davide Grassi coi quali ho poi scritto “Eravamo in centomila” (storia del derby Inter-Milan nel suo centenario), uscito nel 2008 e ripreso poi, implementato e arricchito con ulteriori prefazioni e partite nel 2014 con il titolo de: “Il Derby della Madonnina”.
Tra gli altri vi sono una biografia di Casartelli, il ciclista morto al Tour tanti anni fa, ho scritto la biografia di Pier Luigi Marzorati, il recordman di presenze in nazionale, nonché anima della Pallacanestro Cantù, la più piccola città del basket nemmeno capoluogo di provincia ad aver vinto la Coppa dei Campioni/Eurolega.
Il libro s’intitola “La leggenda dell’ingegnere volante”.
Continuo a scrivere di sport, poesie o articoli in forma di mini saggio.
Ci sono anche tante collaborazioni giornalistiche da Superbasket a Tuttosport per tredici anni, di sport ho scritto anche per Il Giorno e per Avvenire, senza voler fare il mio curriculum vitae, in ogni caso come si può costatare una storia piuttosto articolata e antica alla quale aggiungiamo l’esperienza di 38 anni come allenatore di basket e sindacalista per l’Unione Sindacale Allenatori Pallacanestro, coinvolto dall’amico Gianni Corsolini (che saluta), quindi una storia d’amore mai cessata questa, anche se con il tempo, invecchiando, assume forme, modi e tempi diversi ma prosegue parallelamente ad altre attività.
Da tanti anni seguo un laboratorio di scrittura nel carcere di Opera (MI) che aiuto a condurre, del quale curo i progetti editoriali.
Fra i tanti libri, nel 2014 ho completato con due racconti un libro di Gianni Brera e questo è stato un grande onore concesso dall’editore Gerardo Mastrullo che ha tutti i diritti attualmente, dell’inventore del “Vecchio Balordo” (ovvero il Genoa, squadra per la quale tifava)”.

La poesia dedicata a MJ (attuale presidente degli Hornets) da Alberto Figliolia ne “Giganti e Pallonesse”, basket e poesia, edito da Libreria Dello Sport.

 
2D) Essendo un blog che parla specificatamente di una squadra NBA le chiedo il suo team preferito e perché.
 
2R) “Allora… la NBA o l’Enne Bi A come dice anche qualche allenatore di grido italianizzandola simpaticamente…
E’ un antico amore, anche se al momento c’è un piccolo disinnamoramento per quanto riguarda gli ultimi anni, non per essere nostalgico, passatista, ma sono convinto che si giocasse meglio una volta.
Contestabile… questa è un’opinione, è il mio pensiero.
Rimane sicuramente il punto più alto della piramide. Io, alla “mia veneranda età”, vado per i 59 anni, con una memoria cestistica retroattiva al 1966, ho più di 50 anni di ricordi sportivi. Certo… negli anni meno recenti non si vedeva la pallacanestro NBA, però da adolescente, primi anni ‘70, si sognava, si vagheggiava, si leggeva sui giganti del basket…
Questi assi inarrivabili d’oltre oceano che accendevano la fantasia, la quale galoppava, correva, e la fantasia vuol dire molto. Oggi, la sbornia televisiva potrebbe anche aver un pochino eroso questa montagna di fantasticherie. Qualche volta è anche importante immaginare.
Come diceva un gigante come Giacinto Facchetti (avrebbe potuto far il cestista viste le sue virtù atletiche), negli anni ’50 nella sua Treviglio non vedeva la televisione, però poteva immaginare. Immaginare era importantissimo. In ogni caso, i primi filmati che noi abbiam visto della NBA, passarono per il mitico Aldo Giordani, la vera voce del basket che ha fatto innamorare alla pallacanestro generazioni di ragazzi come me.
Mi ricordo uno dei primi video ed era dei Boston Celtics con John “Hondo” Havlicek, quindi non roba da poco…
Poi per quanto mi riguarda, ho subito sposato la causa di Philadelphia, anche perché Julius Erving è stato il mio giocatore preferito, modello inarrivabile di eleganza e stile inimitabile.
Tuttora non esiste a mio parere un giocatore che riesca ad abbinare quell’atletismo e quello stile sublime. Dopo di che, passati questi anni ’70, cosiddetti di piombo, ma in realtà con tante virtuosità, almeno dal punto di vista sportivo, sono arrivati gli anni ’80 che con gli anni ’90 sono stati secondo me gli anni d’oro della NBA perché in quel periodo calcavano il parquet un tale insieme di campioni, il cui ricordo fa ancora scintillare gli occhi. Parliamo di Larry Bird, che è stato il massimo in rapporto ai mezzi fisici, pur essendo “solo” 206 cm il più grande giocatore di tutti i tempi secondo me.
C’era Magic Johnson, il più grande playmaker di tutti i tempi, giocatore di cui ho più nostalgia per certi versi. Il mio preferito rimane Julius Erving, però, uno come Magic Johnson mi manca. Michael Jordan… che sta veramente nell’Empireo, credo difficilmente si potrà arrivare a vedere qualcuno al suo livello per quanto LeBron James gli si avvicini moltissimo, avvantaggiato però da più cm e kg. Insomma… quegli anni ’90 sono stati meravigliosi, con un Charles Barkley in un Dream Team la cui superiorità era addirittura imbarazzante.

Bird, Jordan e Magic Johnson insieme al Postino, Barkley, Mullin, Drexler, D. Robinson e altri campioni formeranno il Dream Team del 1992.

Abbiam vissuto degli anni meravigliosi e nella Squadra dei Sogni mancava Isiah Thomas per un presunto ostracismo da parte di MJ.
Sono stati anni bellissimi, poi forse si è arrivati a un aspetto più smaccatamente da show business e anche a un’involuzione del gioco per cui le squadre hanno cominciato a puntare forse maggiormente sulle prodezze dei singoli, oppure sul pick and roll, sull’isolamento, rendendo un pochino più stucchevole il gioco… anche questa è un’opinione.
Ci sono tuttavia i San Antonio Spurs a smentirmi ampiamente, anzi, questo forse è il miglior modello proposto negli ultimi decenni di pallacanestro collettiva con dei grandissimi interpreti e un coach intelligentissimo, quindi anche ora che guardo meno NBA, meno pallacanestro, la passione intimamente è rimasta intatta si potrebbe dire, potrei parlarne per ore con godimento intellettuale e sentimentale…
Non ho ancora citato ad esempio un giocatore come Pete “Pistol” Maravich, un giocatore degli anni ’70, avanti 20 anni a tutti.
Quando scrissi il libro Giganti e Pallonesse, menzionai gli Harlem Globetrotters, James Naismith, l’inventore del basket (un canadese e non statunitense), per ricordare ai più giovani che la pallacanestro esisteva prima di MJ, prima di LeBron James, prima di Steph Curry… insomma, prima dei vip di turno e dei big attuali, perché la memoria va coltivata.
In Italia c’è poca memoria, in America credo esista meno, lì quasi nessuno si dimenticherà mai di un giocatore anni ’60 o ’70.
Qui non ti ricordi quello di 10 anni prima, questa “ignoranza” storica secondo me è un problema della nostra nazione, come quando bisogna spiegare a un giovane Piazza Fontana, Salvador Allende o altri casi storici.
L’ignoranza storica è un gran brutto male, va combattuta con la diffusione della cultura, della conoscenza, questo vale anche per lo sport, perché se non conosci il tuo passato, hai meno strumenti per interpretare il presente e costruire il futuro.
Il libro su Marzorati lo scrissi quando al mitico Pianella di Cantù un mio giocatore non riconobbe Marzorati, non sapeva chi fosse. Io pensai… c’è qualcosa che non va; uno che ha giocato 278 partite in nazionale, ha giocato fino a 39 anni, ha vinto campionati, Coppe Korac, Coppe delle Coppe, Coppe dei Campioni, campione europeo con l’Italia, medaglia d’argento olimpica non era stato riconosciuto.
Forse pensai, è giunto il momento di cominciare a scrivere questo libro.
Un libro dove misi tutte le mie passioni cestistiche spaziando, potendo raccontare la storia di uno sport meraviglioso celeste, verticale, dove però conta anche sapersi guardare intorno, quindi uno sport altruistico e in questo contesto esalta tutte le attività individuali a servizio della collettività.
Qui si parla di Harlem ma anche di Jesse Owens, il quale vinse quattro ori olimpici in faccia a Hitler, così come nella poesia di Julius Irving posso parlare della tratta degli schiavi dall’Africa alle Americhe.
Anche lo sport è uno strumento dell’affermazione della personalità e di utile conoscenza.
Non è mai avulso, non è mai decontestualizzato e questa è una delle chiavi con cui secondo me bisogna viverlo e diffonderlo”.

James Naismith con la sua primordiale invenzione. Il 21 dicembre 1891 si disputò la prima partita a Springfield in Massachusetts.

 
3D) Parlando di differenze, cultura, sesso, razza e religione, c’è da rimarcare quella di altezza nella NBA.
Una volta la federazione filippina propose di non far giocare gente più alta di 185 cm, la proposta fu ovviamente respinta.
Per introdurre l’argomento Charlotte… si ricorda di Muggsy Bogues?
158 cm, con le scarpe superava i 160 (così lo misurava la NBA), un piccolo nero cresciuto a New York che voleva avere sempre ragione.
Per tanti, un metro di misura che provava il fatto che pur essendo piccoli (ma determinati) si poteva giocare a basket a livelli eccelsi.
 
3R) Bella domanda… Muggsy Bogues me lo ricordo bene, bel giocatore, bel giocatorino (ride, in senso buono), non è dispregiativo ma ammirativo, “giocatorone” per le qualità.
Se non ricordo male, vinse anche un mondiale (*vero, esattamente a Spagna 1986).
Mi ricordo il binomio con Manute Bol (a Washington pre-Charlotte) che è stato a sua volta un giocatore straordinario, con quell’altezza spropositata, della tribù dei Dinca.
Si diceva che avesse abbattuto anche un leone quand’era in Africa.
Manute è morto, era un uomo dedito alla beneficienza, gran personaggio Manute Bol.
Bol si era preso anche il vizio di tirar da tre a un certo punto della sua carriera.
Bogues invece sapeva giocare e molto bene, son convinto che giocasse un po’ anche l’aspetto promozionale legato alla squadra riguardo “Muggsy”.
Prender un giocatore così piccolo, proporlo all’attenzione mediatica, c’era anche un calcolo, come dire… economico. Tuttavia lui era anche più forte di questi calcoli economici.
Da parte mia, ho sempre pensato in relazione a questo caso, ma anche ad altri, che nella pallacanestro l’importane non sia l’altezza ma la bravura, quanto cuore e quanta intelligenza tu abbia da mettere sul parquet.
E’ vero che si può anche impostare un giocatore di due metri come playmaker, ma i giocatori di 1,70 possono trovare tutto il loro spazio.
Possiamo parlare di una miriade di giocatori meno alti di 185 cm che hanno fatto la storia della NBA.
Ad esempio Nate Archibald (185 cm), l’unico a vincere la classifica degli assist e la classifica dei marcatori in una stagione NBA.
Un giocatore meraviglioso che vinse un titolo con i Celtics in tarda età.
Oggi avrà quasi 70 anni credo (*esatto, siamo alla soglia dei 69), ma abbiamo anche Calvin Murphy (175 cm), lo stesso Isiah Thomas credo che viaggiava sui 185 cm.
In Italia abbiamo avuto uno come Pozzecco, 180 cm.
Non è detto che avere il baricentro basso sia uno svantaggio, sei più veloce, sei più compatto, io penso a un giocatore che non era un playmaker ma una guardia tiratrice come Nikos Galīs. Quanto era alto Nikos? 180/183 cm? (*esattamente 183), io sfido chiunque a marcare uno come il greco, infatti, era immarcabile.
Ricordando la finale degli europei del 1987 vinti dalla Grecia, una delle più grandi sorprese cestistiche di tutti i tempi, ben mi ricordo di quella partita in cui mi pare ne infilò 40 dalla sua piccolezza, uno scartato tra l’altro dagli americani, anche se aveva fatto l’università coi Pirati di Seton Hall.
Lui era un greco-americano che scese la via europea.
Diciamo quindi che non è mai la statura il discrimine.
Quello che conta sono queste tre caratteristiche: capacità/abilità, cuore e intelligenza.
Queste tre qualità messe insieme sono miracolose.
Ricordo un playmaker italiano come “Charlie” Caglieris che davano come 177 cm, due cosce mostruose, uno che dominava il gioco.
Uno dei tre playmaker con l’Italia del 1983: Brunamonti, Marzorati e Caglieris.
Charlie era di gran lunga il più piccolo dei tre, però fu lui a determinare la partita con la Spagna alzando ritmi e la sfera al cielo, un’immagine epica come quella di Tardelli ai mondiali del 1982.
Anch’io come coach, nella mia modesta attività ma lunga, con molti giocatori allenati, ho sempre pensato che non contasse averli altissimi (sebbene averne di alti comporti il vantaggio di poterli far giocare ovunque), non ho mai scartato quindi i piccoli, ciascuno poteva ambire al suo massimo livello a prescindere dalla statura, è una questione di volontà”.

Il piccolissimo Tyrone Curtis “Muggsy” Bogues a Parigi con Larry Johnson.

 

Un mio video dedica realizzato in onore di “Muggsy” Bogues.

 
4D) Potendo contare su una memoria storica le chiedo: “Essendo la NBA un ricco business e Charlotte oggi una “piccola piazza”, cosa può fare MJ per far di una contender i teal & purple?”
Inoltre… io iniziai a seguire gli Hornets assiduamente credo nel 1994, il team si trovava a Charlotte, poi nell’estate del 2002 il trasferimento a New Orleans, il ritorno o la resurrezione nel 2014 dopo esser scomparsi un anno per decisione di Tom Benson, presidente dei Saints e dei Pels a New Orleans.
Un disastro con record riacquisiti e divisi con NOLA, Maglie ritirate che tornavano indietro…
Che cos’è questa NBA?
 
4R) Beh… penso che si possa essere abbastanza spaesati considerando situazioni del genere.
Ricordiamo che gli Utah Jazz, un tempo erano la squadra di New Orleans (1974-1979), la mormonica Salt Lake City non ha molte attinenze con il Jazz a pensarci, gli stessi Lakers in realtà provengono da Minneapolis.

Il logo dei New Orleans Jazz.

I Minneapolis Lakers hanno vinto vari titoli negli anni ’50 con George Mikan, una sorta di Clark Kent/Superman ante litteram del basket.
Fu per lui che si cambiò anche il disegno dell’area dei tre secondi.
I Lakers divennero Los Angeles e in realtà a Los Angeles non ci sono tutti questi laghi.
I Golden State Warriors hanno a che fare con Philadelphia e così via.
Il mondo americano è molto mobile, può portare a identificazioni del genere.
I Clippers di Los Angeles un tempo erano di San Diego se non erro (prima ancora Buffalo Braves), i Kings erano di Kansas City (in origine Rochester Royals) e così via.
Certo, i Celtics sono solo Boston e basta, immutabili in eterno, quindi credo che sia molto più semplice, più facile l’identificazione con questo “Irish Pride” rispetto a un tifoso degli Hornets che invece può andare incontro a una sorta di pericolosa dissociazione sportiva.
MJ è un uomo molto intelligente, non solo il più gran giocatore di tutti i tempi, ma uno che sa il fatto suo.
Questo potrebbe deporre perché si coltivino ancora delle speranze.
Io credo che tuttavia bisogni tener conto di quello che è diventato il fattore business, non saprei quanto sia appetibile una piazza come Charlotte, anche dal punto di vista del mercato televisivo.
Certo, il tifo ha la sua bella componente irrazionale, per cui se una persona sposa una squadra, si lega all’immagine, all’icona. Penso ad esempio tutte le sofferenze negli ultimi anni inflitte a noi tifosi di Philadelphia.
Sempre in fondo alla classifica, però, non per questo si cambia squadra.
Cosa si può dire?
Il buon Michael Jeffrey con il suo carisma potrebbe fare l’ennesimo miracolo, ma sarebbe stato più facile realizzarlo in pantaloncini e canottiera.
Bisogna accettare quest’aspetto del basket NBA dove oggi sei qui e domani là, ci sono oltre a queste criticità anche delle virtuosità.
Se una franchigia non può reggersi economicamente sparisce, mentre da noi una società con i bilanci truccati, magari più nel calcio che nel basket, succede ugualmente riesca a sopravvivere con moratorie, sanatorie, doping amministrativi fiscali…
In America almeno da questo punto di vista, c’è un po’ più d’onestà.
Il sistema del salary cap è intelligente, certo… i guadagni sono decisamente spropositati, forse anche immorali se vogliamo sposare l’etica a ogni costo, quindi è difficile rispondere a questa domanda…
Potresti cambiare squadra (ride, ma giammai io lo farei), io ho ad esempio delle seconde squadre.
Tifo per Philadelphia, comunque per loro e stop, la Città dell’Amore Fraterno capace di cappottare i Lakers 4-0.
Giocatori come Julius Erving, Moses Malone, Andrew Toney, Maurice Cheeks, Iavaroni…
Squadra spettacolare.

Elegante e potente Doctor J (Julius Erving) nacque a East Meadow il 22 Febbraio 1950 ha giocato con i Nets e i 76ers. Questi due team hanno ritirato il numero da lui portato (6 per Phila e 32 per i Nets) durante la sua militanza nei due team. Curiosità… nello stesso giorno e mese nasceva Rajon Rondo 36 anni più tardi.

Tra l’altro Iavaroni giocò prima anche a Brescia e Forlì.
Come seconde squadre tifo New York, altra squadra immarcescibile nonostante tutto, più che un brand, più che un marchio…
A New York, la Grande Mela.
I Boston Celtics, altra squadra che non sparirà mai a meno di un’ecatombe nucleare e poi i Godlen State perché essendo stato a San Francisco, considerandola una città meravigliosa, è difficile non innamorarsi di quella visione, quindi per trascinamento, anche la squadra, sebbene per San Francisco io parli di Bay Area, Oakland compresa, e al momento comunque è una squadra con dei giocatori fenomenali.

Stephen e Dell Curry, NBA per tradizione. Da padre in figlio.

 
5D) C’è qualcosa che le sta a cuore o qualche aneddoto sul basket che vorrebbe raccontare ai lettori?
 
5R) Come allenatore di base è stata aver allenato un giocatore di Serie A come Andrea Amato che gioca a Cremona.
L’allenai da preadolescente, un ragazzo che con il ball-handling lasciava stupefatti, anche se in una palestrina minuscola e oscura s’intravedevano comunque lampi di classe cristallina, ancora probabilmente ne ha tanto da dire, sentiremo parlare di lui.
Come giornalista mi ricordo con gran divertimento quella volta che seguii uno dei tanti arrivi della NBA a Milano, avrebbe giocato al Forum New York e al seguito di tutta quella compagine composita vi era anche Chris Mullin, uno dei miei ex giocatori preferiti, giocatore che si muoveva senza palla in una maniera divina, tiro di uno stile e perfezione estetica inarrivabile (*beh, io preferivo Dell Curry ma ammetto che Mullin era “bravino”, lol).
Beh… lui in giacca e cravatta al campetto di Quarto Oggiaro (*una zona di Milano non molto da Milano da bere se così vogliamo dire), dove si era tenuta la conferenza stampa, perché si voleva legare tutto con il sociale, si era costruito quel campetto e lui era lì come testimonial.
Si mise da dietro l’arco del tiro da tre e infilò subito una tripla che non toccò neanche la retina.
Come se non avesse mai smesso di giocare l’ex anche Dream Team, un po’ ingrassato, con qualche capello in meno, ma con una gran simpatia intatta, questo me lo ricordo indefessamente.

Chris Mullin nasce a New York il 30 luglio 1963. Golden State Warriors e Indiana Pacers le sue squadre in NBA. Il 5 volte NBA All-Star nel 2011 è entrato nella Naismith Hall of Fame.

Fra le tante cose della mia vita cestistica ricordo con piacere l’amicizia con Gianni Corsolini che è stata una mente nel basket italiano, uno degli artefici del miracolo canturino, di cui ho curato due volumi autobiografici, uomo di fantasia, intelligenza e umanità senza pari, tutta la famiglia è così.
Molti gli aneddoti da allenatore, da quelli cui torni a casa quasi piangendo perché ti sei giocato una finale provinciale e per un quoziente canestri sfavorevoli risicatissimo sei andato fuori o quella volta che vinci il campionato provinciale con una pattuglia di giocatori quasi presi dal fondo delle palestre con episodi fortunosi, quella volta che riuscimmo a eliminare ai regionali Andrea Trinchieri (attuale allenatore del Bamberg), uno da Eurolega, che incontrai su campi di basket quando anch’esso navigava nelle serie minori.
Con lui ho un bilancio di 1-1, il che non è male, detto con un po’ d’ironia.
Incontri… con Dino Meneghin, piacevole e divertente, Aldo Ossola, il piacere d’aver conosciuto e intervistato Bob Morse che mi ha rilasciato un’intervista in italiano dantesco, le storie sono tante, infinite.
Vagheggio sempre tra me e me che un giorno scriverò un libro intitolato: “Diario di un Coach di Campagna”, dove navigare fra tutte queste microstorie, questi incontri, questi aneddoti sin dai tempi del mio primo corso allenatori, alle magnifiche giornate seguendo la pallacanestro Cantù per Tuttosport.
Magari un giorno riuscirò anche a realizzare questo progetto di cui ho in mente e ho messo giù un piano di scrittura, tempo permettendo insomma”.
 
Già… il tempo è anche il mio problema, un gran problema, se voi ne avete preso per leggervi quest’intervista spero vi sia piaciuta e ne abbiate assimilato qualcosa, ne usciate arricchiti (sono un po’ pretenzioso forse?) nonostante tempi relativamente difficili per Charlotte (economicamente e attrattivamente) e in generale per la nostra società.
Chiudo quindi con una frase di Dickens dal suo libro “Tempi Difficili”.
E’ un augurio per Charlotte (chissà se qualcuno sta leggendo e traducendo a Jordan), ma anche in generale per una società migliore:
“Caro lettore! Sta in te e sta in me, se nei nostri diversi campi di azione cose simili accadranno oppure no. Adoperiamoci perché accadano!”
 
P.S. Permettetemi, visto che all’interno del pezzo si parlava per altri versi d’altruismo, un excursus, un pensiero e un plauso va quindi in questo particolare momento agli eroi anacronistici dell’Hotel Rigopiano che hanno sottratto agli inferi e restituito alla vita a numerose persone, convinto che sia per loro (ma anche per noi) un’emozione impagabile, come una musica, un tempo, un film o una partita di basket che scateni un’emozione dentro di noi.

Game 44: Charlotte Hornets Vs Brooklyn Nets 112-105

 
 
Storia di un Calabrone
 
I Brooklyn Nets, dopo l’exploit a New Orleans (143 pt. realizzati), risalivano in North Carolina in un back to back interessante (anche se i Nets si presentavano sullo 0-6 in questo particolare tipo di contesto) visto che le due squadre ieri erano riuscite a sovvertire i pronostici.
Charlotte, anch’essa in back to back riproponeva comunque I suoi titolari (Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams, C. Zeller), lasciati riposare qualche minuto in più ieri grazie a rotazioni e a una partita chiusa almeno 12 minuti prima della fine.
Lo Spectrum Center come ecumene dove le condizioni psicologiche consentono di giunger alla vittoria.
Dopo un avvio brillante, la squadra ha finito per andar sotto, ma stavolta, in una partita punto a punto, i Calabroni hanno finito per prevalere.
Come in “Storia di una Capinera”, bel libro di Verga, scritto che parla della condizione femminile (delle non sostentate) che venivano rinchiuse in conventi a prescindere dalla vocazione (quindi qui parliamo di poca affinità con l’ambiente circostante), gli Hornets hanno una vera affinità spirituale con il pubblico e lo Spectrum Center, il quale si è visto premiato da un Batum risolutivo nel finale con due tiri che ci hanno fruttato non solo 7 punti ma ci hanno portato dal -1 al +6…
Brooklyn ha tirato con il 41,5% da tre ma gli Hornets si sono avvicinati ancora al 50% con un 48,3% surreale.
47-40 per gli Hornets i rimbalzi, 26-30 per i Nets i numerosi assist.
Per Brooklyn, scesa in campo con; Dinwiddie, Kilpatrick, Bogdanovic, T. Booker e B. Lopez, 24 proprio del centro Lopez e 16 di Bogdanovic.
La storia del Calabrone quindi continua… tre W consecutive casalinghe sperando che anche nelle prossime due il trend possa rimanere positivo.

Nicolas Batum 16 punti totali, 7 nel finale per risolver la gara con due soli tiri.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Charlotte iniziava difendendo forte, il tentativo di tiro ai 24 fuori equilibrio di Brook Lopez da tre testimoniava una difesa subito sul pezzo, tuttavia dall’altra parte Charlotte andava a vuoto e subiva a 10:30 due liberi di Bogdanovic (fallo Marvin arrivato in aiuto sulla baseline sinistra a toccare l’ala grande avversaria sulla finta di tiro) e raddoppiavano con Brook Lopez al vetro.
La preoccupazione e lo score a zero duravano sino a 9:23 quando Batum passava il primo difensore prendendo la linea di fondo destra e tirando vicino al secondo fluttuando staticamente in aria per il 2-4.
A 8:58 gli Hornets pervenivano al pareggio con Zeller abile ad andare a schiacciare una rim run approfittando della caduta a centro area di Lopez.
L’asse Batum/Zeller produceva anche il vantaggio; passaggio breve nel pitturato di Batum per Cody che appoggiava eludendo il difensore.
A 8:03 MKG in schiacciata doppiava i Nets che pur chiamando time-out subivano l’appoggio di Kemba con la mano destra utile per gli Hornets a raggiunger la doppia cifra.
La difesa di Charlotte faceva un ottimo lavoro costringendo a tiri dalla distanza (specialmente triple) i Nets mentre l’attacco andava a segno con Kemba a 6:37 (mid range jumper dalla linea di fondo accolto dalla retina dopo alcuni rimbalzi interni all’anello), MKG (altro assist corto di Batum) e con lo stesso Kidd-Gilchrist che replicava a 4:23 i due punti ma ottenendoli dalla lunetta.
Sul 16-4 Kilpatrick infilava la prima tripla per Brooklyn ma a 3:32 in neoentrato Belinelli riceveva sulla diagonale sinistra e con un po’ di spazio mostrava la consueta precisione da oltre l’arco colpendo pesantemente.
A 3:06 Cody con un 2/2 triplicava imbarazzantemente il vantaggio (21-7) prima che LeVert mettesse dentro due punti seguito da un circus scoop di Hollis Jefferson servitogli per eludere il difensore.
A 1:31 un fortunato turnaround di Kaminsky sul n° 24 Hollis-Jefferson era utile a tornar a far muovere il punteggio per la squadra di Clifford che veniva salvata da MKG in stoppata sul n° 2 Foye e aiutata da una tripla di Sessions dalla sinistra.
In attacco Belinelli caricava il tiro in corsa ma la sua bomba colpiva solo il ferro, tuttavia un MKG in versione Dennis Rodman catturava il rimbalzo offensivo e si faceva spazio per metter dentro altri due punti a :35.0 dalla prima sirena.
Il 28-11 veniva attenuato a :26.3 da una tripla di Acy, ultimo tiro utile di quarto che consegnava ai tabellini di frazione il 28-14…
 
Il game plan di Brooklyn non mutava nella seconda frazione ma aveva più fortuna con la panchina di Charlotte in campo. Bogdanovic colpiva dal corner destro, Batum gli rispondeva dalla media con un turnaround sottile e raffinato ma Brook Lopez dalla sinistra cacciava fuori dal cilindro la tripla del 30-20 con Hibbert un po’ lento a uscire in angolo.
Kaminsky piroettando in aria andava a segnare con l’appoggio ravvicinato a una mano, Lopez dal pitturato, però metteva ancor dentro dimostrando una certa superiorità su Hibbert che sbagliava anche in attacco mentre una tripla di Foye confermava il buon momento ospite.
Sul 32-25 Kaminsky esplodeva una granata a 8:34, tre punti confidenti per il nuovo +10 Charlotte, la quale a 8:17 veniva ricolpita da Foye dalla grande distanza e riportata “solo” al +7. Belinelli s’inventava un’entrata con palla passata dietro la schiena e fade-away centrale, la temerarietà era premiata da ferro e vetro che accoglievano rigidamente ma benevolmente la palla a spicchi dentro la retina.
Kaminsky era on-fire e colpiva ancora da fuori consentendo agli Hornets di allungare sul 40-28 prima che Bogdanovic in una sfida di precisione colpisse ancora da dietro l’arco.
Batum a 6:55 continuava la sfida tra arcieri dimostrando di saper colpire anche dalla distanza issando Charlotte sul 43-31.
A 5:58 Walker inarcava la schiena appoggiando in faccia alla nera difesa, Acy da sotto e Batum con il pullup della media lasciavano le distanze invariate ma Brooklyn optava per un time-out a 4:40 avendo un uomo raddoppiato e chiuso in attacco sulla linea laterale destra.
Kilpatrick realizzava tre punti e da una transizione LeVert (colpito da Batum sul tiro) aumentava il mini parziale Nets a 5-0 interrotto dalla corda di Zeller verso canestro e appoggio con mano sinistra vanamente inseguito da Lopez a mano protesa. Nel finale Dinwiddie fermava Kemba al momento del tiro con il fallo.
Tre tiri liberi dei quali a segno due e Hornets sul 51-42, MKG stoppava selvaggiamente ancora; questa volta la vittima era in n° 8 Dinwiddie che ricevuto da una rimessa si appropinquava a metter dente ma rimontato alle spalle con velocità ipersonica dalla nostra ala piccola era sorpreso sull’appoggio e spazzzato via.
MKG recuperava un altro rimbalzo offensivo e metteva dentro dopo il tiro corto di Kemba.
La nostra ala piccola continuava a provarci ma era stoppato da Lopez, tuttavia sul prosieguo dell’azione Belinelli con drive e assist saltato metteva in condizione MKG di schiacciare in faccia a una difesa esterrefatta.
Brooklyn subiva anche lo step back di MKG dalla baseline sinistra (su Lopez) che vedeva solo la retina e una tripla di Walker con la quale gli Hornets chiudevano sul velluto il primo tempo andando al riposo sul 60-46.
 
La ripresa iniziava male per Charlotte che nonostante lo step back jumper di Kemba a 11:10 utile per salire sul +16, ben presto si vedeva colpire più volte da Lopez che guadagnava anche un gioco da tre punti a 9:00 dalla terza sirena.
Al 64-57 in transizione (8:43) seguiva una dunk assassina di Kilpatrick che evidenziava la poca calma di Charlotte nel far girar la sfera.
Booker pescato nel pitturato schiacciava sfruttando il mismatch con Walker e gli ospiti si riportavano a un possesso di distanza (64-61).
Clifford chiamava, a mio parere, un time-out un po’ in là coi tempi, comunque sia al rientro Marvin (7:18) su passaggio orizzontale di Batum colpiva dal centro sinistra con un dardo avvelenato da tre punti.
A 7:06 Lopez sgomitava con Cody in attacco per prender posizione, fallo offensivo, difesa Charlotte che resisteva anche alla transizione di Bogdanovic con egregia stoppata in arretramento in corsa di Zeller, opera d’arte ed efficace intervento al contempo.
Purtroppo su una transizione ci beffava Lopez con una veloce tripla (67-64), Marco segnava appena rientrato in campo ma Lopez con bravura e fortuna dalla sinistra beffava Cody con un tiro veloce.
A 4:56 usciva per scelta di coach Ken Atkinson proprio Brook con gli Hornets in teoria avvantaggiati, ma gli uomini di Clifford riuscivano solo a resistere grazie a un canestro di Belinelli, uno di Hibbert ma soprattutto alle iniziative di un ottimo Sessions che nonostante un pessimo passaggio a mandare in transizione Hollis-Jefferson per un gioco da tre punti (fallo di Frank in contatto sul ripiegamento) si procurava i liberi del 77-72 e del 79-75 (nel frattempo Whitehead aveva colpito di tripla) attaccando il ferro a 1:27.
Gli Hornets però ci capivano poco sui movimenti offensivi dei Nets che cercavano tiratori da fuori; le triple di Acy e Foye pazze come Axel Foley, consentivano agli uomini di Atkinson di ribaltare la partita prendendosi un vantaggio di due (79-81). Sessions guadagnava altri due FT a :06.4 dalla sirena e con il suo 6/6 a gioco fermo pareggiava la partita.

Michael Kidd-Gilchrist dunks against the Brooklyn Nets.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
L’avvio dell’ultimo quarto era un botta e risposta; Belinelli cambiando lato apriva nel corner destro per Sessions, il quale lanciava un’altra precisa freccia che colpiva il bersaglio. Replicava monozigotemente Brooklyn con Acy dallo stesso angolo con ancora Hibbert in goffa uscita.
Belinelli a 10:29 sparava con convinzione da tre servendosi di quella frazione di secondo nella quale Bogdanovic più attratto dalla situazione intorno si allontanava dal suo avversario.
Acy in entrata a 10:11 pareggiava perché Frank commetteva un altro fallo poco grintoso.
Sull’87-87 Charlotte andava a vuoto con Belinelli da fuori e Bogdanovic dalla sinistra fintando su Marco prendeva il centro, fallo all’ultimo di Marco e due FT a segno per il lungo ospite. Sessions sosteneva come un reggiseno rinforzato il team, due FT dopo ancata di Dinwiddie e altre due bocce nel cesto per l’89 pari a 9:39 dal termine.
Foye al vetro dava l’idea che Brooklyn potesse anche tentare il colpaccio ma Marco non era dell’avviso riuscendo a scaricare l’open per Marvin che da tre non si deconcentrava o disuniva colpendo ancora una volta da oltre l’arco.
Il 92-91 durava sino alla controtripla di Bogdanovic ma tra gli arcieri di Charlotte nella notte trovavamo ancora il piccolo Sessions, abile a far partire l’ennesimo dardo dalla faretra a 7:26.
95-94 e finale in bilico in un saliscendi emozionale continuo; Hollis-Jefferson 95-96, MKG (passando a ricciolo sul blocco in area di Zeller) andava ad appendersi a due mani con il Telepass per il 97-96 ma un coast to coast di Booker con alzata vicino al ferro dava il vantaggio ancora agli uomini in divisa buia.
Che si poteva fare per uscire da questo impasse, da questa situazione complicata?
Pescare un jolly forse… era quello che accadeva a Batum che con una bataclavata da tre punti pescava il mega jolly; gomito destro di Foye sul solito tiro ondeggiante del francese a metà tra la ricerca del fallo e la tripla, canestro fortunato con aiuti spiritici forse e tiro libero aggiuntivo.
Dopo la realizzazione a gioco fermo Charlotte passava sul 101-98…
Foye andava corto al tiro e Batum replicava dalla sinistra (passaggio e schermo di Cody) per tre punti che lo ponevano tra gli arcieri di massima fiducia in serata.
Quando a 2:12 Kemba fintando di andare a destra sterzava a sinistra arrestandosi in prossimità della linea del tiro da tre, incoccando velocemente la freccia per colpire istantaneamente, i giochi erano fatti; 107-98 e gara in ghiaccio nonostante la beffa dell’azione seguente con gli Hornets a cercar di strappar palla sotto il canestro, un pallone che sfuggiva all’effetto domino di Charlotte che vedeva tre dei suoi giocatori (MKG, Batum e Walker) buttarsi a terra per recuperar palla. Purtroppo Walker chiamava il time-out solo a palla fuori (linea laterale destra) e Brooklyn finiva per segnare da tre con una tabellata indegna di Lopez per di più ai 24 secondi.
Il -3 dava speranze ai Nets perché Kemba si palleggiava su una caviglia, tuttavia Bogdanovic e Foye dalla grande distanza erano imprecisi, finivamo pe recuperar palla con Zeller.
Dopo delle rimesse così così per la pressione di Brooklyn, Kemba sfruttava il lato debole della tattica lanciando in stile baseball proprio Cody che a due mani chiudeva il discorso con una jam libera da difensori nei dintorni.
109-101 che diveniva un 112-105 finale dopo un ½ di MKG dalla lunetta e un 2/2 di Marco.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
16 pt. (6/17), 4 rimbalzi, 6 assist. Il suo avversario diretto quasi non perviene e nonostante Kemba non sia in serata fantastica in ball-handling con 4 perse, una nel finale facendo tutto da solo, piazza il colpo risolutivo dopo le bordate di Batum.
 
Batum: 8
16 pt. (6/16), 9 rimbalzi, 6 assist, 4 rubate. Stessi canestri e punti di Walker con un un tiro in meno ma decisive con 7 punti di fila, inoltre ruba 4 palloni e sfiora la doppia doppia.
 
Kidd-Gilchrist: 8,5
17 pt. (7/11), 14 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. Strepitosa partita di MKG. In difesa fa un’altra prestazione degna di nota ma in attacco è una furia. Solo l’altezza di Lopez non gli consente di portar a casa qualche rimbalzo offensivo (6) in più, ma si fa valere segnando, conquistando rimbalzi e difendendo. Si lancia, contende, conquista.
 
M. Williams: 6
8 pt. (2/6), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Ha un plus/minus negativo, non direi per colpa sua. In attacco mette un paio di triple chirurgiche.
 
C. Zeller: 6,5
12 pt. (5/7), 9 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Molto più performante di Hibbert su Lopez, anche se nel terzo quarto ha un momento sfortunato, ma in attacco spreca poco ed è utile. Sfiora la doppia doppia con i rimbalzi.
 
Hibbert: 5
2 pt. (1/2) in 14 minuti. Perde il duello con Lopez e sulle chiusure è in angolo è goffo e lento. Passo indietro sperando di rivederlo in forma nelle prossime.
 
Sessions: 7,5
17 pt. (3/8), 2 rimbalzi, 2 assist. Una sola palla persa ma sanguinosa, tiri da due con una punta di tiro ibrido a una mano strano e inefficace. Allora perché dargli 7? Perché attacca il ferro, ci crede e porta a casa 8 liberi che segna tutti e poi ci sono le tre triple su quattro tentativi.
 
Belinelli: 7
14 pt. (5/10), 1 rimbalzo, 5 assist. Buona gara di Marco che fa ciò che gli chiede Jordan, ovvero segnare. Un paio di triple (2/5) e tiri che starà riprovando innumerevoli volte quelli uscendo dal blocco laterale o dalla linea di fondo per prendersi i due punti dalla media. Forse un po’ in fissa con le triple, le quali sono sempre un piacere vederle entrare tirate da lui.
 
Kaminsky: 6
10 pt. (4/5), 2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Due perse e 4 falli, spesi male, che consentono giochi da tre punti agli avversari. Una buona gara in attacco alla quale però fa da contraltare una prestazione difensiva un po’ in sofferenza, anche se nel finale chiude e stoppa Booker con l’aiuto di Zeller.
 
Coach Clifford: 6,5
Imputabile un time-out chiamato in ritardo. Nel finale intuisce che è la giornata di Sessions e lo lascia in campo al posto di pur un buon Marco. La “zingarata” (come dice il mio amico paolo) di Batum gli risolve la gara.

Game 43: Charlotte Hornets Vs Toronto Raptors 113-78

 
EsageraziHornets
 
Un sogno; un predator dal color pece che balzò sul cornicione alle porte della mia finestra per deviar sul laterale balcone dove lo raggiunsi osservandolo a distanza come in una partita a scacchi. Questo alla fine dell’ultima partita contro i Trail Blazers.
Forse saranno stati i rumori della partita successiva che avevo iniziato a guardare seguendo Cousins (per motivi di fantabasket), forse la suggestione di aver battuto i neri Trail Blazers o di esser usciti da una serie nera o altri motivi personali… non riuscivo a darmi un’interpretazione pur essendo convinto che la nostra mente ci parli per strane metafore durante il sonno, le quali non riflettono altro che le esperienze vissute durante la giornata o di recente.
Ebbene, questo strano ibrido simile a un felino forse era una buona premonizione…
Charlotte si presentava in campo con le divise nere Buzz City ornate di bianco e di teal, ma soprattutto con gli occhi della tigre, i quali le permettevano di prender rimbalzi offensivi e segnare seconde possibilità per più di una dozzina di punti a partita ancora aperta.
Dominio a rimbalzo con un 51-33, negli assist con 24-10 e giocando una difesa aggressiva atta a contrastare tutti i tiri degli avversari.
Inoltre Charlotte ha tirato con il 50% dal campo grazie anche a un 48% da tre…
I Raptors non potevano vincere, anzi, hanno finito per crollare sotto la determinazione di una Charlotte esagerata che ha mostrato un attacco equilibrato (sei giocatori in doppia cifra) con punte di Walker da MVP.
 
Per i Raptors; Lowry, DeRozan, Powell, Carroll e Valanciunas erano i cinque uomini prescelti.
Charlotte schierava i soliti noti; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.

Kemba Walker in entrata. 32 punti per Kemba nella notte.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Valanciunas vinceva la palla a due e da pochi passi andava a segnare con un pallonettino il canestro del vantaggio ospite.
Non passava molto che, a 11:24, Cody pareggiava sul movimento d’inserimento.
Un pugno… meno delicato di Valanciunas andando, giungendo sino al ferro in bimane schiacciata.
Ben più delicata era la tripla a ciuff da alcuni passi da dietro l’arco con la quale Walker sorprendeva Lowry e portava sul 5-2 gli Hornets che a 10:25 subivano due FT di DeRozan, ma mantenevano il comando andando a incrementare il vantaggio a 9:59 con una tripla di Marvin Williams su second chance grazie a MKG tenace a strappare un rimbalzo offensivo a Carroll e Valanciunas.
Una plastica entrata di Marvin sulla destra del ferro con rilascio delicato e gli Hornets con rimbalzo dello sferico anello amico si trovavano sul 10-4 prima di subire a 8:30 un tap-in di Valanciunas comunque vanificato, almeno per le distanze, da Batum che con un extra pass fast faceva proseguire il diagonale appena ricevuto in traiettoria lineare verso Zeller che alzava un pallone facile da pochi passi nell’area a sinistra del canestro.
Il 12-6 era ampliato in jumper dalla media diagonale sinistra (su Valanciunas in uscita) da Batum che mostrava la buona serata al tiro di Charlotte (6/8), prima che i canadesi si rifacessero sotto con un paio di canestri da due.
Kemba a 6:08 con un euro-step cambiava anche direzione e lato del ferro finendo per essere toccato sul tentativo in reverse.
Due FT splittati che precedevano il suo assist in transizione; attacco supersonico, Kaminsky, Walker, al centro per MKG che arriva a supporto per depositar a tutta velocità il 17-10.
Charlotte trovava un’altra giocata spettacolare partendo dalla difesa; Belinelli appostato strappava la palla a spicchi a DeRozan in palleggio, assist no look per Zeller, il quale bloccato a sinistra dava a Kaminsky l’extra pass per il tentativo sul quale subiva fallo e conquistava due FT poi realizzati a 5:33.
Toronto rientrava con altri due canestri da due ma Kaminsky piazzava da sinistra il tiro del 21-14.
Una transizione di Powell portava a -5 gli ospiti ma Kaminsky a 2:10 riceveva da Hibbert e sparava la tripla da destra…
Charlotte in attacco prendeva rimbalzi ma si arenava sul primo ferro con l’entrata di MKG; il pallone non varcava la soglia della pendenza dell’anello.
Niente paura però perché dietro Frank a una mano inchiodava all’ultimo il tentativo di Siakam a e 1:03 MKG si riprendeva i due punti persi in precedenza.
Joseph a circa cinque secondi dalla prima luce rossa metteva dentro il 26-18 con il quale si chiudeva il primo quarto.

Frank Kaminsky III. Buona partita per “The Tank” chiusa con 16 pt. e 8 rimbalzi.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Nella seconda frazione Sessions iniziava bene segnando mentre riceveva la leggera spinta di Lowry sulla schiena che portava gli arbitri ad assegnar un libero addizionale.
Ramon non falliva e Charlotte saliva sul +11 prima di subire la reazione dei Raptors con una tripla di Ross.
Gli ospiti, agevolati da una panchina meno efficiente, portavano un parziale di 5-12.
Nonostante una stoppata nel mezzo (Hibbert su Joseph) era Roy un ripiegamento a toccare il braccio di Lowry sulla tripla a palla appena rilasciata.
Niente canestro ma tre liberi convertiti dal numero 6 avversario che portava la gara sul 31-30 a 6:58.
Batum metteva dentro un punto dalla lunetta, Marvin due per ripareggiare la situazione momentanea liberi, inoltre a metà tempo esatta Walker, dopo esser scappato via dalla linea di fondo destra, passava dietro (da sotto canestro) a MKG che schiacciava sorprendendo tutta la difesa delle giubbe rosse.
La partita si vivacizzava anche nei canestri e nel modo del loro ottenimento; Lowry andava in entrata con un cirus shot sul quale chiedeva anche il fallo di Hibbert, Kemba rispondeva da due con scioltezza, la sfida tra play risplendeva di fulgido vigore con Lowry a metter dentro di tripla e il nostro numero 15 a rispondere con più precisione da oltre l’arco a bruciar la retina a 4:35 per il 41-35.
La coppia di guardie di Toronto portava due punti a testa e i canadesi tornavano sino al -3 (41-39) a 3:19 dall’intervallo. Charlotte andava a vuoto con un paio di tentativi offensivi ma MKG e Walker erano strepitosi nel combatter e strappare due rimbalzi offensivi finendo per favorire la marcatura in floater di Zeller a 2:44.
A 2:24 DeRozan metteva la tripla, Batum con un catch’n shoot dalla diagonale destra rispondeva appena toccando la linea bianca dell’arco, DeRozan si scatenava rispondendo da due ma per un fallo su Cody a 1:38 anche Charlotte teneva il ritmo.
Due su due e 47-44, per di più Lowry, che aveva già rischiato un tecnico, lo prendeva consegnando a Batum un punto in più sul tabellino.
Ancora DeRozan si scatenava con altri due punti ma Kemba replicava con un movimento irresistibile a 1:13 portando il bellissimo scoreboard sul 50-46.
La sfida tra star si spostava sull’asse DeRozan-Kemba con il primo a metter dentro due FT a 38 secondi dalla seconda luce rossa e il secondo a saettar da tre con facilità disarmante. Joseph portava un blocco illegale per DeRozan e Charlotte con nove secondi sul cronometro portava l’ultimo attacco del primo tempo.
Bastavano a Walker per spezzare centralmente la difesa e chiudere con la mano sinistra in layup.
Il 55-48 era servito e si rientrava negli spogliatori per riposarsi e rifocillarsi.

Hugo spara magliette al pubblico.

 
Il secondo quarto cominciava con una palla persa tra Walker e Williams e una successiva di Batum, tuttavia agile come un gatto Walker passava sotto Valanciunas a sinistra del canestro e puntando in diagonale appoggiava il 57-48.
Nick era quick con la mano sinistra per battere il difensore a destra del ferro a 10:22 e ottenere il 59-48.
Powell metteva due punti ma a Cody veniva spostata la palla sul ferro da un difensore, goaltending e vantaggio in doppia cifra ripristinato.
Vantaggio che non scendeva ma saliva quando da sinistra si portava verso il centro Marvin che in corsa dava orizzontalmente all’attacco galattico di MKG che riceveva frontalmente di fronte a lui e andava ad aggredire l’anello in schiacciata a 9:14 non trovando resistenze valide grazie al rapido spostamento palla. Marvin dava il là al break decisivo colpendo a 7:57 dal corner destro sul filo dei 24, al buzzer sound il pallone viaggiava rilasciato dai suoi polpastrelli andando a infilarsi per il +16.
Un tiro forzatissimo da tre e fuori equilibrio di Lowry (7:33) su Kemba s’infilava nella retina, con gli arbitri a non chiamar fallo con il nostro capitano a spostarsi sul tiro (ma a toccare leggermente l’avversario) Batum perdeva un secondo pallone e Valanciunas in transizione era toccato sull’appoggio.
Gioco da tre punti per il centro europeo che con il libero accorciava nuovamente sul -11, ma da lì alla fine del terzo quarto si sarebbe visto un Kemba Walker spaziale a incominciare da 6:51 quando una sua entrata in armonia coi pianeti dell’universo, consegnava alla retina ben più di un canestro, ma un quadro in movimento, poesia sopra le tavole del parquet.
DeRozan a 6:38 dava la giusta velocità e rotazione alla palla, l’anello lo aiutava dopo alcuni rimbalzi anche il pallone si consegnava alla retina…
Cody in entrata a ricciolo costringeva Siakam al fallo ma il nostro centro metteva solo uno dei due liberi a disposizione.
DeRozan spingeva sul -12 i suoi, i quali però rimanevano ancora ben lontani da un serio rientro, peraltro respinto al mittente da Batum di tripla, da Walker con due liberi (74-59), da Kaminsky a 4:24 (buon uso del piede perno in area per trovar spazio sul difensore) e ancora da Kemba, il quale a 3:24 lanciato a destra da Frank, si arrestava fuori l’arco da tre punti decidendo di non attaccare il ferro nonostante la superiorità numerica, ma di tirare convintamente da tre.
I fatti gli davano ragione e la sua bomba, unita alla granata da dietro l’arco dei tre punti di Kaminsky, costituivano un solido +20 (79-59) con il quale Charlotte spazzava via dalla partita i Raptors. L’unica nota non positiva era Belinelli un po’ freddo al tiro, ma dopo due triple a vuoto usciva per andare a prendersi un tiro volante dalla media che metteva dentro con bravura per l’81-60. Sembrava già irreale così ma le squadre si combattevano ora a colpi da tre punti, una prima cannonata di Walker era respinta alla stessa maniera da DeRozan, Walker allora andava a prender l’artiglieria pesante consegnando agli highlights una tripla quasi completamente fuori equilibrio spinto da Joseph a destra, tre punti con la palla a colpire il rettangolo interno del tabellone e a inabissarsi nella retina, libero e totale da 4 punti, il tutto a :02.8 dalla sirena…
Con questi quattro punti Charlotte saliva sull’88-63 e chiudeva il quarto.

Le Honey Bees…

L’ultimo quarto era una passarella, tappeto rosso puntellato dal riverbero di stelle nel cielo, triple massicce come quelle di Sessions a 9:38, quella di Frank a 8:49, azioni fulminee come la rubata/intercetto tra il 24 e il 42 di Toronto del Beli, la resistenza al rientro di Poeltl lasciato oltre il Brennero o ancora l’impressionante jam di Sessions su Siakam a 2:29 dalla fine. Per Charlotte un convincente trionfo sancito dal 113-78 finale con ola nell’ultimo quarto.
 
Pagelle
 
Walker: 9
32 pt. (11/16), 4 rimbalzi, 8 assist. Un 6/9 da tre punti come i migliori “triplisti” della lega, sbaglia poco e segna con tale leggerezza ed eleganza che lascia ammirati. I lunghi dei Raptors non lo infastidiscono.
 
Batum: 6,5
13 pt. (4/11), 4 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata. Peccato per i cinque turnover. Potrebbe cincischiare meno a volte ma fa la sua buona difesa e in attacco contribuisce al parziale decisivo.
 
Kidd-Gilchrist: 8
8 pt. (4/9), 11 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Non perde un Pallone, discreto dal campo, eccezionale in difesa, dove si applica su DeRozan ma non solo. Aggressivo su ambo i lati del parquet da nche una gomitata a Lowry non so quanto volontaria (il dubbuio rimane), ma toglie spazio vitale agli attaccanti, ma il capolavoro lo fa in attacco con tre rimbalzi offensivi difficili che portano punti. Lo spirito del lottatore.
 
M. Williams: 7
10 pt. (3/6), 8 rimbalzi, 2 assist e 1 rubata. Marvin annulla Carroll che non è nemmeno di suo in serata, in più contribuisce al break decisivo con un assist e una tripla. Festeggia nel finale mettendosi le mani nei capelli vedendo dalla panchina Sessions schiacciare. Partecipe.
 
C. Zeller: 7
11 pt. (4/6), 3 rimbalzi, 1 assist. Gioca 23 minuti. Buona partita di Cody in attacco ma anche in difesa dove Valanciunas non fa gli sfracelli dell’ultima volta visto in North Carolina. Sempre bravo a muoversi sui pick and roll, inserimenti aiuto in transizione.
 
Belinelli: 6
6 pt. (2/7), 1 rimbalzo, 1 assist, 2 rubate e 1 stoppata in 21 minuti. Fino ad un certo punto il meno in palla. Io faccio il tifo perché da oltre l’arco spenda a Charlotte la miglior stagione. Purtroppo lo 0/4 da tre non aiuta, tuttavia fa di tutto un po’ e dopo una bella rubata, mette dentro in transizione.
 
Kaminsky: 7
16 pt. (5/10), 8 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Buona partita di Frank che sostiene con difesa e canestri una panchina di Charlotte che nelle prime rotazioni aveva sofferto un po’. Varia l’attacco e questo lo rende meno prevedibile. Bravo anche a rimbalzo e un 2/5 da fuori come stretch four, direi buono.
 
Sessions: 7
10 pt. (4/8), 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata. Partita in crescendo di Ramon con gioco da tre punti, tripla e sigillo finale con schiacciata improvvisa e devastante anche se a partita finita. Tuttavia statisticamente raggiunge la doppia cifra e non è male.
 
Hibbert: 6,5
2 pt. (1/2), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Non è la serata magica come contro Portland, tuttavia a parte due palle perse e tre falli spesi, in difesa c’è e anche troppo come nel caso del tocco su Lowry. Mi sembra abbia più voglia.
 
Roberts: 6
1 pt. (0/1), 1 rimbalzo, 2 assist. Cinque minuti per finire in gloria. Fa il suo da playmaker, difficile valutare nel tempo perso.
 
Hawes: 6,5
4 pt. (2/2), 3 rimbalzi. Realizza 4 punti, non lascia troppo spazio agli avversari e finisce sfuggendo in palleggio da piccolo sull’ultimo inutile attacco ad personam portato dai Raptors.
 
Graham: 6
0 pt. (0/2), 3 rimbalzi. Anche per lui come per i due sopraelencati cinque minuti di gloria. Una bella virgola al tiro ma presente a rimbalzo, anche quello offensivo. Discreta difesa.
 
Coach Clifford: 7
Bella squadra, carattere, velocità, pochi sprechi e soprattutto una difesa che sin dall’inizio contrasta ogni tiro, preludio vincente.

Game 42: Charlotte Hornets Vs Portland Trail Blazers 107-85

 
Home Sweet Home
 
Gli Charlotte Hornets, dopo non aver predato nessuno in trasferta, rientravano nell’alveare a zampe vuote.
Cinque sconfitte che avrebbero potuto lasciare il segno nella mente, non solo sulla classifica.
L’importante era rompere la striscia negativa sfruttando il fattore Spectrum.
I Tracciatori di sentieri si mettevano sulla scia dei Calabroni per cercar d’approfittare di questo momento di debolezza dei Calabroni.
Dopo il primo quarto amaro, i Calabroni iniziavano a mettere tra le mandibole frutti zuccherini, nutrendosi con buone prestazioni di Regine, operaie, compresa una panchina che in Hibbert e Belinelli, ma non solo, ha visto dare il proprio contributo a difesa del nido.
La cura casalinga ha fatto bene, ora serve continuità per morale e classifica, già dalla prossima difficile sfida.
I tracciatori di sentieri erano punti già nel secondo quarto ma nell’ultimo il pungiglione del calabrone affondava sul +20 decretando la resa della squadra venuta dall’Oregon.
Non bastavano agli ospiti i 21 punti di Lillard e i 18 di McCollum, nessun altro giocatore saliva in doppia cifra.
Gli Hornets vincevano di misura (51-50) la lotta a rimbalzo nonostante i quindici offensivi di Portland e negli assist 28-18, inoltre i Blazers da oltre l’arco tiravano con il 25,8% contro il 42,3% degli Hornets.
 
Portland si presentava in North Carolina agli ordini di coach Terry Stotts che decideva per un quintetto composto da; Lillard, McCollum, Aminu, Harkless e Mason Plumlee.
Clifford giocava con il quintetto consolidato; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.

Walker, dopo una partenza slow, una buona partita…

 
Portland portava il primo attacco e andava subito a segno; lob per Harkless, difesa scavalcata, facile per il numero 4 avversario depositare nel cesto senza difensori attorno.
Charlotte reagiva subito e a 11:21 si portava avanti con un passaggio fuori di MKG per un triplone immediato di Marvin Williams che estendeva la leadership a 9:35 correggendo un paio di errori da sotto in transizione.
A 9:06 con la sospensione lunga MKG la metteva sfiorando la retina.
Sul 7-2, Portland reagiva e portava un parziale di 9-0 costringendo Clifford a chiedere una pausa.
Al rientro Aminu portava il parziale di Portland a 11 e il punteggio sul 7-13…
Interrompeva la tragedia Batum, un 2/2 dalla lunetta a 5:46 seguito da due punti di Walker venti secondi più tardi che mandavano lo scoreboard sull’11-13.
Portland tuttavia segnava con Lillard da sotto sul secondo tentativo per gentile concessione della dormiente difesa di Charlotte, Belinelli sotto canestro fintava sul difensore ma attendeva troppo prima di alzarsi e subiva la stoppata di Plumlee, Zeller si vendicava stoppando Vonleh ma su un tentativo di Batum di tracciare un lungo sentiero in mezzo al campo McCollum sfruttava l’intercetto ospite per colpire da tre (11-18).
Un blocco alto di Zeller per Kemba bravo a metter dentro da tre punti consentiva alla squadra di Jordan di non scivolar fuori dal match ma Harkless preoccupava riuscendo a ricevere un altro pallonetto e a segnare il 14-20.
Per fortuna si metteva in moto anche Belinelli, il quale infilava a 3:14 una tripla, poi un jumper da due passando il blocco alto di Cody, infine metteva dentro dalla diagonale sinistra un lungo due per il 21-22.
Nel finale tuttavia Portland allungava con Turner, il quale vinceva la resistenza di Batum (pessimo primo quarto con tiraccio sul vetro nel finale) battendolo anche sulla sirena con un tiro fuori equilibrio buono per fissare sul 23-26 il vantaggio ospite.

Le Honey Bees in serata.

 
Hornets ancora disattenti in avvio di secondo quarto con Turner a segnare su una seconda possibilità.
Per fortuna anche Hibbert iniziava il suo trittico di buone giocate infilando un jumper dalla linea dei liberi su assist smarcante di Belinelli, proseguendo con un duello sotto canestro in uno contro uno chiuso da un aggiramento su Leonard e tremenda jam a una mano, finendo con il jumper a 9:50 del nuovo vantaggio (31-30). McCollum riportava sopra Portland con due punti, poi i Pionieri tentavano l’allungo ma Kemba deviava per tempo il passaggio sotto e Hibbert recuperava chiamando time-out sul tuffo a terra. A 7:00 dall’intervallo finte e tiro in pullup frontale per Kemba e +1 Charlotte, McCollum ci riprovava in sospensione ma Hibbert (ancora lui!) usciva a disturbarlo risultando decisivo.
Un Hibbert decisamente in palla trovava solo il cotone dalla destra (scarico di Kemba raddoppiato sulla baseline destra), inoltre Charlotte guadagnava tre tiri liberi per una spinta alle spalle su Kemba impegnato al tiro da tre punti.
Dopo due liberi inusualmente falliti, il capitano infilava il terzo portando sul 36-32 lo score, tuttavia McCollum e Lillard in poco più di 30 secondi di distanza infilavano cinque punti portando i visitatori avanti (36-37).
MKG dalla media linea di fondo sinistra trovava spazio e metteva dentro il +1 in sospensione, Batum finalmente aggiungeva il suo nome dal campo (1/6) con un tiro dalla media e uno scoop di Kemba in entrata (salutato Aminu) a 4:00 esatti dall’intervallo dava il +5 alla squadra della Buzz City.
Il punteggio non si muoveva, anche se Portland dopo la conclusione sbagliata di Lillard prendeva il rimbalzo, Aminu non era abile da fuori l’arco a convertire, Batum tornava a scaricarsi al tiro, così il numero zero ospite prendeva la via centrale e depositava in fing and roll il -3.
Batum a 2:27 segnava ancora in fade-away, in più un jumper di Cody con spazio (Plumlee a distanza rimaneva a osservare alla sua sinistra la situazione) costringevano a 1:46 al time-out Stotts, non contento del massimo vantaggio raggiunto dalla Clifford band (46-39).
Lillard ne metteva dentro due, poi Kemba fintava di passare dietro il blocco del lungo a destra infilandosi in back-door ma andava in contro movimento e uscendo sull’esterno destro metteva la tripla del 49-41, peccato poco dopo commettesse fallo su Lillard concedendo tre FT con i quali Portland si riportava sul -5.
Niente paura per Kemba tuttavia, tripla aperta dalla diagonale destra e +8 ristabilito.
Dopo due FT di Aminu chiudeva i conti Batum in entrata da destra, mano sinistra da quasi dietro la tabella sull’avvicinamento in corsa con avversario di fianco.
Bastava e avanzava per chiudere su un confortante 54-46 i primi 24 minuti.
 
Charlotte realizzava per prima nel secondo tempo; Batum dalla baseline sinistra fingeva il passaggio e rapidamente alzava il tiro da mezza distanza a 1:23 per il primo +10, Aminu a 10:42 pescava il jolly con la tripla, tuttavia Charlotte reagiva ancora portandosi per merito di una saetta da dietro l’arco di Williams sul +13 (62-49).
Lillard controbatteva da tre ma era la volta di Cody, mezzo girato a fintare sotto canestro su Plumlee che saltava via e dava lo spazio per la girata di Cody con conseguente jam a una mano. Lillard teneva in corsa i suoi andando a depositare con la sinistra per eludere Zeller, le squadre replicavano canestri a vicenda mentre il tempo scorreva Batum a 7:22 realizzava il suo primo tre punti della partita per il 69-56 ma il divario era destinato a scendere.
Harkless replicava istantaneamente da tre e anche se Batum trovava con perfetto tempismo un Marco bravo a chiudere un reverse layup dopo essersi lanciato a tutta velocità sulla linea di fondo da destra a sinistra, un catch n’shoot di Crabbe da tre punti dal lato sinistro dava a Portland il -9 (75-66).
La partita era anche fortunata per Charlotte; un lob di Hibbert per Belinelli si chiudeva con un canestro fortunoso e chiaramente non voluto, tuttavia Lillard e Vonleh nel finale accorciavano sino al -7, così ci si affacciava agli ultimi minuti sul 79-72.

Roy Hibbert ha appena segnato cercando il passaggio per Marco. Espressione eloquente di: “Ma che ho fatto???”

Hibbert, ottima prestazione con massimo stagionale di 16 punti.

 
A trentatré secondi dall’inizio del quarto altro assist di Marco per Frank, la italo/american pizza connection produceva tre punti, Frank difendeva anche bene e Hibbert a 10:22 recuperava un pallone vagante sotto canestro (stoppata di Vonleh su Sessions) e schiacciava continuando la sua buona gara.
MKG a 9:59 andava in appoggio sulla destra del vetro, così Charlotte si lanciava con calcio gravitazionale sull’88-72.
A 9:01 Kaminsky rincarava la dose di triple segnando il 91-74, seguito da Marco con uscita e tiro rapido da due, buono per firmare a 7:56 il 93-76.
Portland aveva poca reazione e anche se uno step back interessante dalla media destra di McCollum s’infilava, Charlotte si avvantaggiava anche grazie alla Dea Bendata, Portland quasi recuperava un pallone a centrocampo ma sul retropassaggio per non far uscire il pallone, Frank, ormai sdraiato supino a terra dopo la lotta precedente si trovava la palla in mano, sugli sviluppi dell’azione Batum si trovava solo e schiacciava…
A 5:34 Walker infilava la tripla del +20 (98-78) e si finiva in gloria con un altro canestro di Hibbert a 2:50 (rimbalzo offensivo e schiacciata) e un Frank con tripla d’autore dalla diagonale sinistra per il 105-80 a 2:25 dal termine.
La partita si chiudeva con un eloquente 107-85 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7
23 pt. (8/14), 2 rimbalzi, 5 assist, 3 rubate. Molto attivo come dimostrano le tre rubate e preciso da tre punti (4/8). Commette solo un turnover, partenza fredda ma immediato riscatto. Buona difesa oggi su un Lillard che segna qualche punto in meno del suo solito.
 
Batum: 6,5
17 pt. (6/15), 7 rimbalzi, 7 assist, 2 stoppate. Partenza disastrosamente disarmante con uno 0/5 dal campo, varie palle perse (finirà con 5) e una faccia alla McGrady… Poi per fortuna si riprende e sbaglia poco in impostazione, dove riesce a dare l’assist semplice, quello fintato mezzo no look, insomma… crea canestri semplici come quello da tre punti per Marvin.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
9 pt. (3/7), 5 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 3 stoppate. Buona difesa (un paio di stoppate notevoli per tempismo e forza, una su Plumlee in reverse), discreto attacco condito da punte di FT guadagnati. +17 di plus/minus… A volte (mi ricordo una situazione precisa nel primo tempo) balla lì davanti in una specie di zona, cambiando sul passaggio laterale anche su mezzi schermi, questa è una situazione che Charlotte dovrebbe sistemare.
 
M. Williams: 6,5
8 pt. (3/9), 9 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Nessun Pallone perso da Marvin, coperture, chiusure difensive, contribuisce a difendere e a recuperar palloni dopo un inizio non facile. Si carica un po’ troppo al tiro a volte e la traiettoria va lunghetta.
 
C. Zeller: 6
6 pt. (3/7), 10 rimbalzi, 1 stoppata. Finisce con 4 falli e due turnover. L’inizio anche per lui non è facile, Portland cattura troppi rimbalzi offensivi, poi lotta e si fa valere anche in copertura sebbene Hibbert stasera lo superi.
 
Kaminsky: 6,5
11 pt. (4/10), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Focus da oltre l’arco con un buon 3/6. Alcune buone difese e la lotta con fortune alterne con Vonleh. Anche lui con più verve…
 
Belinelli: 7
13 pt. (5/8), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Un paio di palloni persi e un paio di stoppate subite. Sul tiro puro erra solo una conclusione da tre punti. L’inizio è brutto con una difesa non sul pezzo e una persa in back-door, poi si carica e finisce alla grande dando anche due assist smarcanti a Roy e Frank.
 
Sessions: 6
4 pt. (2/8), 4 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. Si “Becca” un paio di stoppate decise. Si tira su con 5 assist in 8 minuti e perché no? Un bel canestro con entrata mimetizzato da pirata e rilascio artistico a sciabolata contro il difensore arrembato.
 
Hibbert: 7,5
16 pt. (7/8), 6 rimbalzi, 2 stoppate. Per me è lui il man of the match. Season high di 16 pt. con 7/8 al tiro in 22 minuti senza perder un solo pallone. Redivivo, importante che continui così, che questo non sia solo un episodio.
 
Roberts: s.v.
0 pt. (0/0), 1 rubata. Passarella negli ultimi tre minuti conclusivi.
 
Graham: s.v.
0 pt. (0/0). Vedi Roberts.
 
Coach Clifford: 7
Facile perdersi, difficile ritrovarsi. Tornati a casa, dopo una buona partenza, il rapido declino. Il 9-0 subito consiglia il normale time-out. Ci si sistema e dopo un primo quarto non difensivamente buono con troppe seconde possibilità lasciate agli avversari si lotta più determinatamente e la fortuna ci premi anche in un paio di occasioni. A volte si punta troppo sulle triple, ma è il gioco moderno.

Game 41; Charlotte Hornets @ Boston Celtics 98-108

 
NegaziHornets
 
Nella serata dedicate a Martin Luther King, per una volta non introdurrò l’argomento parallelo, purtroppo il lavoro mi attende e non ho tempo di sviluppare l’argomento.
La metafora introduttiva è semplice… gli Hornets tornano da un tour di cinque partite in trasferta racimolando la “bellezza” di zero vittorie e finendo sotto i .500 per la prima volta in stagione con un record di 20-21 che grida vendetta…
Ottavo posto in coabitazione con i Chicago Bulls al giro di boa (82 le partite totali), squadra in crisi, nonostante durante la serata abbia giocato meglio rispetto all’ultima partita disputata a Philadelphia.
Boston, ottima squadra con un play di livello e un complesso di giocatori abili, ha finito per vincere la terza gara consecutiva contro di noi in regular season, tirando con il 50% dal campo (Thomas 35 pt. dei quali 17 nell’ultimo quarto ma non sorprendentemente e Horford 22) e questo, nonostante l’abilità degli avversari nell’imbastire le manovre, denota alcune amnesie e talvolta pessimi posizionamenti individuali in una difesa che ha lavorato molto sulle rotazioni stanotte finendo anche con accoppiamenti bizzarri talvolta.

MKG contro Crowder in un duello a terra.

 
Per i padroni di casa I cinque prescelti per iniziare il match erano; I. Thomas, Bradley, Crowder, A. Johnson e A. Horford agli ordini di B. Stevens.
Clifford recuperava tutti i titolari e giocava con la formazione tipo composta da; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.
 
L’inizio era del tenore preoccupante che avvolge gli Hornets recentemente, anche se il primo canestro era a favore di Charlotte con Batum in difesa a chiudere in seconda battuta un filtrante verticale e a far ripartire l’azione lanciando Marvin Williams, il quale in contropiede chiudeva in schiacciata a 11:14. Il 2-0 era seguito da uno 0-10 inaugurato da Horford che andava morbido dal pitturato con una scarsa resistenza di Charlotte, alla tripla di Williams da fuori a battere la difesa di Charlotte, nella fattispecie di Marvin Williams che evidenziava sulle rotazioni non sempre la scelta migliore da opporre all’attaccante di turno dei Leprechaun.
Clifford era costretto a chiamare il time-out al quale seguiva il secondo canestro degli Hornets a 8:18 per opera di Walker con un lungo jumper da due dalla diagonale sinistra.
Bradley acuiva il distacco con una bomba dalla destra ma su un pick and roll per Zeller, Johnson commetteva un blocking foul arrivando con quel pizzico di ritardo necessario a far sbattere Zeller su di lui, segnare rilasciando prontamente palla e far guadagnare un FT supplementare a Charlotte col qual portarsi a quota 7.
A 6:28 su un retropassaggio da sotto il canestro, gli Hornets beneficiavano dell’entrata decisa di Marvin, il quale leggermente proveniente da sinistra mulinava una schiacciata a una mano devastante per il 9-13.
Dopo due punti di Boston MKG recuperava un rimbalzo offensivo nel traffico e andava ad appoggiare deciso tra due difensori facendo superare quota 10 ai nostri, Thomas in esitazione si staccava da Marvin Williams e replicava il tiro vittoria su Atlanta nell’ultima partita ma Walker a 5:15 rispondeva da tre punti portando lo scoreboard sul 14-17.
Kemba con un jumper dalla baseline destra a scavalcare la difesa di Olynyk riduceva il gap a un punto ed era sempre il nostro capitano che oltrepassando un blocco altro era sfiorato da Thomas andandosi a prendere furbescamente un tiro da tre punti sul quale evidenziava uno sbilanciamento più o meno reale.
Il 3/3 era quasi scontato viste le percentuali di Kemba dalla lunetta e Charlotte passava per la seconda volta in vantaggio in serata a 3:39.
La gioia non durava nemmeno 20 secondi poiché Crowder colpiva da tre in un emozionante, se non piacevole, botta e risposta da grande distanza.
Vedere Walker a 3:07 realizzare da tre era molto più piacevole nello splash per il nuovo vantaggio dei Calabroni.
Anche questo durava poco perché Horford salutava il proprio difensore sulla linea di fondo destra recuperando un canestro più fallo che portava avanti ancora i Celtics di un punto (24-25). Smart portava a tre le lunghezze di vantaggio degli eredi irlandesi ma Kaminsky annullava il divario andando di tripla per equilibrare la partita a quota 27.
Belinelli a 1:08 faceva due passi in centro, almeno, fino alla top of the key da tre ed esplodeva la tripla per il 30-27 alla quale i Celtics rispondevano con Horford da destra e cinque punti consecutivi di Brown che chiudevano il quarto a favore di Boston 30-34.

L’Head Coach Steve Clifford non è già contento durante il primo quarto.
Photo/Charles Krupa.

 
Gli Hornets, a parte distrazioni difensive momentanee pesanti non giocavamo malvagiamente in attacco e Williams mettendo una bomba (assist di Batum) faceva ripartire il punteggio per Charlotte a inizio secondo quarto.
Un gioco a due prolungato sulla destra vedeva Hawes cedere a Belinelli, il quale dalla linea di fondo scappava a Olynyk per dare in mezzo l’extra pass a Batum che era contratto fallosamente sull’alzata. Hornets precisi a gioco fermo e il 2/2 a 11:01 serviva per ritrovar il +1.
Dopo un canestro di Olynyk da sotto che aumentava il numero dei controvantaggi, Williams esplodeva la seconda bomba di quarto, un open dalla diagonale sinistra che deflagrava nella retina per il 38-36.
Nessuna squadra però prendeva ancora il sopravvento, anzi, Olynyk riusciva a segnare anche da tre a 9:52, seguito da Sessions, bravo a ridare con la sua alzata ai confini dell’area destra il +1 ai teal (40-39).
Olynyk segnava entrando in diagonale dalla destra protetto da un blocco sotto canestro e schiacciando a due mani ripristinava il vantaggio dei bianchi, aumentato poi con un eurostep di Olynyk centrale e due punti di Brown da sotto a 7:31, un trittico d’azioni che evidenziavano una difesa molle da parte di Charlotte che affondava sino al -5 con Clifford doverosamente costretto alla pausa forzata.
A 7:09 un elegante jumper dal mid-range sinistro di Batum ci riavvicinava ma Jerebko con una tripla aperta mandava a -6 i Calabroni bravi a reagire in maniera artistica; passaggio dietro la schiena di Batum per Marvin, il quale a 6:35 in entrata segnava con un floater ravvicinato.
Walker con la sospensione dalla media di centrodestra portava il punteggio sul 46-48, punteggio che si riequilibrava quando Batum dava in corsa lo schiacciato a Sessions che muoveva palla in triangolo per l’arrivo e la schiacciata prontissima di Hawes.
Hornets che passavano anche avanti sfruttando altri tiri liberi; ancora blocco alto per Batum il quale leggeva la difesa di Bradley e si faceva venire addosso, anche se Stevens protestava, forse per una non proprio corretta interpretazione del blocco di Zeller appena mobile.
Un 2/3 che issava Charlotte sul 50-48 ma nel finale i Celtics si avvantaggiavano partendo dalla tripla a 3:22 di Horford libero nell’angolo sinistro.
Un giro con finta del centro/ala dei Celtics valeva anche il turnaround banker su Kaminsky del più tre ma a 2:35 Kemba aveva l’ultimo lampo del primo tempo di Charlotte e con un catch’ n’ shoot metteva dentro il pareggio (53-53) ma Thomas sparava da tre in faccia a Kaminsky poi a 1:52 ne aggiungeva altri due (liberissimo) finendo per fortuna per essere stoppato all’ultimo su una transizione da Zeller.
Tuttavia il finale era favorevole a Boston e a riposo i ragazzi di Stevens andavano su +6 (53-59).
 
La ripresa non iniziava bene; Crowder ai 24 vanificava la difesa di Charlotte, la quale, finita sul -8 reagiva con un ¾ dalla lunetta trovandosi a 9:35 su un -5 prima di esser colpita da un pull-up di Thomas a 8:46.
Williams batteva Horford da te e MKG in transizione a 8:09 mandava Zeller con la power drive a schiacciare il 61-63.
Sul massimo punto di riavvicinamento nel quarto, Boston portava un parziale di 7-0 chiuso con un canestro di Olynyk da sotto ben trovato da un compagno in verticale.
Dopo il time-out Zeller ne metteva due ma Crowder su un cambio gioco metteva dentro la tripla e la partita iniziava a sfuggir di mano ai ragazzi di Clifford.
Walker sorprendeva la difesa dei Celtics infilandosi in ricezione sulla corsa ma Crowder pescato da Thomas con un back-door sottile ricacciava indietro Charlotte aiutata poi da Horford che da sotto con il turnaround metteva dentro il 67-77.
Belinelli non la metteva, Bradley dal mid-range destro da quasi dietro la tabella si (proprio su Marco), si finiva sul -12 prima che nel finale uno spin ai piedi dell’area sinistra di Kaminsky e un ½ di Olynyk definissero il punteggio sul 71-80 (-9, differenza ancora in aumento) in attesa degli ultimi 12 minuti.
 
Come nel terzo quarto Charlotte partiva incassando un canestro, questa volta anche pesante di Olynyk che dall’angolo sinistro godeva di spazio per colpire.
Un elegante e difficile step back fade-away di Kaminsky riportava Charlotte sul -10 poi Thomas e Spencer (ottimo movimento su assist di Batum che gli dava una mano a liberarsi portandosi il difensore via sul pick and roll) segnavano ma a 10:29 Thomas colpiva da tre complice una difesa, quella di Charlotte che con due pessimi movimenti si auto-spiazzava.
Clifford chiamava time-out ormai quasi rassegnato…Charlotte provava a reagire riuscendo a toccare il -7 con Walker che attaccava Johnson, più veloce nello scatto verso canestro del difensore avversario.
Non era gara fortunata per Charlotte si vedeva colpita in transizione da Thomas da tre con Jerebko a salvare un pallone dal fondo appena in tempo.
Dopo un duello Brown/Batum vinto in difesa dal primo (pressione e tiraccio nemmeno al ferro per Nick) e un successivo vinto dal nostro numero 5 con una stoppata memorabile, gli Hornets con Keba perdevano palla e si vedevano colpiti da Brown in appoggio…
Ci si portava verso il finale quando Batum segnava a 3:54 due punti pe il 91-98 ma un mezzo circus shot di Horford (bravo a dar la rotazione al pallone ma tiro decisamente originale e forzato) faceva capire che anche per la serata non era aria per gli imenotteri.
Un gioco da tre punti di Zeller a 2:43 costituiva l’ultimo sussulto con Charlotte tornata sul -4 (96-100), tuttavia Thomas segnava subito dall’angolo destro anche con l’uomo in faccia.
Se da tre i tiri di Marvin, Kemba e Batum (questi due sulla stessa azione grazie al rimbalzo offensivo di Cody) erano a salve, l’ennesimo due punti di Thomas a :33.2 dalla fine non lo era e sigillava la vittoria di Boston che nel finale con i liberi estendeva il vantaggio.
Hornets sconfitti quindi 98-108 con una pagina nera scritta in serata (le cinque sconfitte consecutive lontano dall’Alveare), pronti però, speriamo tutti, ad aprire una nuova pagina bianca in casa (avremo cinque sfide anche se non tutte semplici) sulla quale iniziare a scrivere ancora delle W.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
24 pt. (8/21), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Perde tre palloni, detta le condizioni, segna anche nel secondo tempo ma avrebbe potuto fare di meglio al tiro, sebbene non sia male. Alla fine Thomas vince il duello, anche se il pallino l’aveva dettato lui nel primo tempo. Il problema è che spesso gioca da solo avvantaggiandosi grazie alle sue qualità di ball handling e velocità. Ai liberi è una macchina, la difesa purtroppo non è eccelsa sul tiro, soffre…
 
Batum: 6
8 pt. (2/11) 10 rimbalzi, 10 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Specie ancora da valutare nell’utilità complessiva. Uno 0/4 da tre e 4 palloni persi, uno nel finale importante. Va però in doppia doppia mostrando negli assist tempismo e precisione. Salva anche un pallone dal fondo trasformandolo in oro per Hawes. A rimbalzo cattura anche contro i lunghi, fallisce la tripla doppia per una scarsa vena realizzativa che penalizza Charlotte.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
6 pt. (3/11), 9 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Dire che non lavori sarebbe scorretto. Probabilmente lo fa con meno efficacia, anche se lui in chiusura spesso va correndo come Superman in fase di decollo mettendo una mano avanti per dar fastidio staccandosi dall’appiattimento in area. A volte va bene a volte no… in attacco però va male. Vediamolo nelle prossime in casa o bisognerebbe iniziare a pensare a un giocatore differente da MKG che sappia giocare, costruire o segnare. Il problema sarebbe poi che nessuno difenderebbe seriamente.
 
M. Williams: 6,5
21 pt. (8/14), 4 rimbalzi. Commette il suo primo fallo quando mancano poco più di sette minuti nel terzo quarto, troppo morbido in difesa come mostra a inizio gara quando viene affondato diverse volte e non solo da Horford sul quale va in marcatura. Poi si riprende e va a segnare il suo massimo stagionale (sarebbe interessante vedere i massimi stagionali delle PF degli altri team perché comunque al giro di boa della quarantunesima partita non è molto), grazie anche a un 3/6 dalla lunga. Più preciso anche da vicino, mette dentro un bel floater ma soprattutto spara una dunk da antologia.
 
C. Zeller: 6,5
13 pt. (5/7), 8 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Voli pindarici a tentar sempre sui rimbalzi, compreso l’offensivo se è da quelle parti. Anche se non sempre ci arriva, come in difesa, è un guerriero. Sa muoversi bene negli spazi en usa le sue occasioni al meglio. Con Johnson ha vita non impossibile.
 
Belinelli: 5,5
7 pt. (3/7), 2 rimbalzi, 3 assist. Fa un ¼ da tre, non benissimo secondo me in fase difensiva, dove mi sembra piuttosto scoordinato (come altri). Si gioca invece un uno contro uno alla morte con Thomas dal quale esce vincitore, ma in genere le spaziature difensive con lui in campo non sono ottimali. Clifford lo toglie a pochi minuti dall’inizio dell’ultimo quarto per lasicar la coppia Sessions/Walker, più piccola e utile.
 
Kaminsky: 6
7 pt. (3/6), 1 rimbalzo, 2 assist. Si prende dei tiri in faccia che sotto la voce sfortuna non entrerebbero per la bravura degli avversari, forse rientrerebbero sotto la voce beffa. A parte una prima brutta difesa iniziale e una difesa ad arretramento sbagliatissima che ci costa con l’effetto farfalla tre punti nel secondo tempo più un -10 di plus/minus non tira malvagiamente, raggiungendo l’empireo della soluzione personale con un fade-away al rallentatore da cinema d’essai.
 
Sessions: 6
6 pt. (3/4), 1 rimbalzo, 4 assist, 1 rubata. Zero turnover, difesa che ci costa almeno una tripla di Thomas gratuita tra il suo movimento e quello di Kaminsky in contemporanea ad arretrare. Io me la prenderei con Cho. Qualche volta ho fatto l’inevitabile paragone con Lin, è sbagliato farlo, son due giocatori diversi ma io lo faccio nell’ottica di squadra. Non può dare, anche se a metà prezzo l’apporto che dava il taiwanese lo scorso anno e… durante la serata in attacco non ha nemmeno fatto male.
 
Hawes: 6
6 pt. (3/5), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Perde un pallone. Manca una tripla aperta ma poi si fa valere in attacco in 17 minuti sul parquet. In difesa commette un fallo di contatto ingenuo ma mette pepe sulla coda della partita quando mette un po’ di pressione e recupera in raddoppio un pallone a Thomas che poi lo batte in jumper, ma per il play avversario è normale battere il lungo di turno.
 
Coach Clifford: 6
Perde la quinta di seguito. Chiama i time-out nei momenti giusti. Scelte credo giuste. Dalle marcature (anche se all’inizio non è premiato), alla scelta di far giocar Sessions e Walker contemporaneamente per giocar a livello Celtics. Boston è brava a passare e a sfruttare i concetti di blocchi e di ball movement. Si faccia prendere qualcosa sul mercato che ritiene opportuno perché la situazione non è allegra.

Game 40: Charlotte Hornets @ Philadelphia 76ers 93-102

 
CrisHornets
 
Tranquilli…
Anzi, Tranquillo (Flavio).
Beh… parto originalmente da qui per raccontare la partita di rientro di Batum prima che a coach Clifford venisse in mente qualche episodio simile a quello raccontato dal buon Flavio nel suo libro “Basketball R-evolution” (vedo che anche qui i giochi di parole….).
Nel 1976 nell’andata dei quarti di Coppa dei Campioni il R. Skopje (ex Jugoslavia) giocava contro l’A. Tours, squadra francese.
Sotto 53-38 nell’intervallo, con il loro miglior uomo (il centro Radosavljevic) sull’orlo dell’espulsione, avendo già speso quattro falli, il coach Lecic s’inventò una “magata” degna di nota facendo tagliare i baffi del centro.
Perché?
Perché così poté invertire le canotte numero 4 e 14.
Al rientro in campo ci andò l’ex numero 4 Nikiforovic (vagamente somigliante al primo, sul quale per di più furono appiccati un paio di baffi posticci) con la 14, il quale, dopo aver segnato un buon canestro commise il suo primo fallo (gli arbitri credendolo Radosavljevic lo cacciarono per raggiunto limite di falli), al quale protestò essendo redarguito pesantemente dall’allenatore che non vedeva l’errore di far rientrare il suo asso (neo immacolato) sul parquet.
L’arbitro olandese e quello ceco (fosse stato cieco) non si accorsero dell’inganno e gli slavi contennero lo scarto della sconfitta, ribaltando a domicilio il risultato.
Beh… non so a Charlotte chi possa assomigliare a chi, di certo c’è che in tempi difficili, stratagemmi improbabili o no, anche una vittoria a Philadelphia (sebbene non avrebbero festeggiato a Charlotte con fumogeni) sarebbe stata importante, specialmente quando ti trovi sull’orlo dei Playoffs.
Di tranquillo a Charlotte c’è poco ultimamente.
Una difesa che ha concesso anche a Phila di segnare più di 100 punti, un attacco a tratti scadente ravvivato da qualche screen roll e qualche giocata estemporanea di un Kemba comunque in una delle sue peggiori serate targate Charlotte Hornets.
E’ un aggravante che gli Hornets abbiano segnato 31 punti grazie a 32 liberi, contro i 16/20 di Phila (terza vittoria consecutiva), la quale ha perso anche la lotta a rimbalzo 41-38 ma ha messo insieme 26 assist contro gli 11 di Charlotte (certo, alcuni degli Hornets trasformati in liberi) che ha tirato dal campo con il 32,9% contro il 47,4% di Phila e qui c’è una chiave per capire che l’attacco degli Hornets ha bisogno di giocatori diversi e che la panchina (21-43 nei punti) ha perso nettamente il duello con quella avversaria.
E’ crisi, certo… ma furbate slave o meno… ogni partita è a sé e a Boston (che sta stravincendo ad Atlanta) si può anche andare a giocare con calma, concentrazione ma con la bava alla bocca di una squadra ferita che deve e vuole assolutamente riprendersi da questo inizio anno terribile visto che stasera probabilmente ha vinto chi ci ha creduto di più.
 
Charlotte recuperava quasi tutti gli effettivi con Batum e Zeller al rientro ma perdeva Lamb per un problema al metatarso, schierandosi in divisa teal con: Walker, Baum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller. Coach Brett Brown per i suoi provava con; McConnell, Stauskas, Covington, Ilyasova, Embiid.

MKG e Zeller impegnati su Embiid in raddoppio.

 
Dopo la oxfordiana presentazionne di Embiid in stile Triple H (comunque un personaggio plateale che sa trascinare e farsi amare dal suo pubblico), la prima offesa era portata da Philadelphia, gli Hornets difendevano bene sino al tiro d’Ilyasova ma consentivano il rimbalzo a McConnell che avrebbe portato alla tripla Covington.
L’inizio in salita degli Hornets era attenuato da numerosi tiri liberi che servivano a tenere in partita i teal.
MKG ne guadagnava due per un tocco su di lui in velocità nel cuore dell’area (per fortuna prima della stoppata presa) e accorciava a uno il distacco ma la partita si faceva confusionaria e gli Hornets mostravano un attacco inefficiente, così i 76ers salivano sul 2-7 a 9:08 con Embiid (24 pt. finali) a ricevere una rimessa dal fondo e a segnare da sotto.
A 8:47 Kemba in entrata serviva lateralmente in parallelo Zeller che resisteva al contatto e depositava in salto al ferro.
A 7:44 segnava il suo primo canestro il rientrante Batum, due punti dalla media che erano replicati a 7:19 quando il suo giro e tiro veniva a contatto con McConnell avanzato su di lui; canestro più tiro libero supplementare a segno e Hornets che riaccorciavano sul -2 (9-11).
A 6:56 gli Hornets raggiungevano il pareggio dalla lunetta per un tocco di Henderson su MKG al tiro.
Dopo cinquanta secondi tuttavia i 76ers riscappavano avanti con la tripla dello stesso Gerald dall’angolo sinistro alla quale replicava Batum ancora dalla lunetta per portare sul 14 pari la partita (tocco leggero sul francese), la quale vedeva ancora una volta salire sopra i padroni di casa con una tripla di Saric (15 pt.) da destra.
A 5:14 Kemba faceva vedere una delle poche cose buone del suo primo tempo andando con un dribbling discontinuo e dal cambio velocità repentino facendo intravedere la palla ai 76ers per poi depositarla nel cesto.
Entrava Belinelli che come il Roobin Hood di Fantozzi prima rubava e poi perdeva palla sulla stessa azione, finiva per segnare Henderson.
Walker subiva uno sfondamento da Henderson ma Kaminsky da sotto falliva il reverse in attacco, Stauskas da sotto non lo imitava a 2:57 e portava i bianchi al +5 (16-21).
Belinelli non riusciva a entrare in partita nemmeno dalla lunetta, forse perché chiamato Mario dal commentatore degli Hornets Collins e mancava il primo dei due liberi concessi.
Charlotte comunque rientrava sino al -2 con i canestri di Hibbert dalla lunetta (quick roll e bell’assist schiacciato sul movimento del Beli che mandava in lunetta il compagno) e di Graham, il quale dopo un giro palla di Charlotte attaccava il canestro a ricciolo partendo da fuori dall’arco a sinistra venendo spinto sul tentativo d’appoggio a destra.
Due liberi e 21-23 che purtroppo a :03.8 diveniva 21-26 a causa di una tripla di Rodriguez grazie al classico blocco alto fuori dall’arco.
Se il primo quarto si chiudeva sul -5, la situazione nel secondo peggiorava anche…
 
Nel secondo quarto Charlotte subiva subito due punti del numero 20 avversario in transizione, Sessions sparava un tiro orrendo “costringendo” Hibbert al fallo sul tentativo di rimbalzo offensivo, Embiid con uno screen roll usciva dalla zona sinistra e schiacciava in faccia a una mano a Hibbert e MKG (con il primo out a non abbozzare nemmeno la stoppata).
Un altro canestro frontale di Embiid in jumper convinceva Clifford a 9:37 a chiamare un time-out sul 21-32.
A 9:25 Charlotte interrompeva il parziale di Phila di 9-0 con una tripla dal ferro amico (autore M. Williams) e anche se Ilyasova (12 pt.) segnava da due e Sessions sbagliava un jumper andando corto, ci riprovava sulla stessa azione chiudendo in appoggio sulla sinistra per poi guadagnarsi due FT a 8:25 riavvicinando Charlotte sul -6 (28-34).
Gli Hornets però tornavano a incassare a 8:01, Noel da sotto sfruttando un altro rimbalzo aggiungeva due punti a quelli dell’amore fraterno, a 7:44 Marvin segnava la sua seconda tripla di serata ma Ilyasova rispondeva da tre e Rodriguez lo aiutava con due punti in contropiede.
Cody dava nuova linfa all’attacco degli Hornets mettendo dentro un tap-in e Kemba s’incuneava nella difesa serpeggiando pericolosamente e mordendo sotto il tabellone a sinistra nonostante Noel (4 stoppate) tentasse di strozzare il pallone tra il vetro e la sua mano.
A 5:32 gli Hornets quindi passavano sul -8 (35-43) prima di essere aiutati ulteriormente da Zeller che recuperava in difesa e andava dall’altra parte come un lampo trovando il passaggio nel corridoio centrale di Batum per una dunk possente.
A 4:37 Cody metteva dentro un piazzato dalla media al quale seguiva una tripla di Batum a 4:00 dall’intervallo.
Gli Hornets ritrovavano così il -1 (42-43). A 3:28 Phila si ricaricava quando Walker, dopo aver subito una stoppata, si prendeva un tecnico, Henderson trasformava e grazie a una tripla di Saric su Kaminsky accumulava cinque punti di vantaggio che a fine primo tempo divenivano sette ma solo perché Kaminsky accorciava dall’angolo sinistro.
Le squadre andavano negli spogliatoi con Philadelphia avanti 45-52.
 
La fase iniziale del terzo arrideva agli Hornets che, al rientro sul parquet tenevano per quasi tre minuti e mezzo i Sixers senza segnare realizzando un parziale di 7-0 che pareggiava la partita (Batum in step back dalla media, tre di Kemba in transizione a 10:15 e un 2/2 di Marvin dalla lunetta a 9:57 per fallo di Ilyasova al quale Williams aveva rubato palla) a quota 52, poi qualcosa si spegneva nell’attacco di Charlotte e Philadelphia riprendeva inaspettatamente il pallino del match con un parziale di 12-0 chiuso da Covington con una tripla frontale che spediva i Sixers sul 52-64.
Charlotte ci metteva più di quattro minuti e mezzo prima di tornare a segnare facendolo a 5:15 con MKG dalla lunetta (quarto fallo di Embiid che usciva a riposarsi).
Ilyasova colpiva sul Beli a 5:01 per ripetersi ma da fuori a 4:13 allo scadere dei 24 (nonostante sull’azione MKG avesse appena stoppato Covington) portando sull’abisso Charlotte ora sul -13… Cody ammorbidiva il punteggio con finta di passaggio, i difensori abboccavano e lui appena fuori dal tetto dell’area si avvedeva della pista libera andando a decollare e atterrare dopo la schiacciata del 58-69 a 3:53.
Gli Hornets facevano quindi l’ultimo vero disperato tentativo di riprendere in mano una partita che stava sfuggendo di mano; 2/2 di Hibbert (4° fallo anche per Covington) a 3:10 e capolavoro di Kemba a 2:38, un tre punti in sospensione eterna passando davanti al blocco di Hibbert ma sbilanciato dal tocco del numero 20 Luwawu-Cabarrott un 1995 ancora inesperto.
Il gioco valeva quattro punti e Charlotte tornava sul -5 (64-69).
A 2:11 Charlotte toccava anche il -4 perché nonostante Belinelli tirasse male da fuori, arrivava ancora il tocco dell’impronunciabile difensore di Phila.
Tre liberi che spostavano il punteggio sul 67-71, score che tuttavia era fissato da Noel a sei decimi dalla sirena del terzo quarto con un jumper frontale per il 71-76.

Belinelli passato da Henderson.

 
Charlotte però perdeva subito il match in avvio di ultimo quarto; tripla di Stauskas a 11:47 e transizione di Embiid dopo un tentativo di Belinelli troppo frettoloso.
A 11:26 Phila andava sul 71-81, Charlotte non risaliva mai sotto i sei punti di distacco (2/2 nei FT di Zeller a 1:18 dalla fine) e la partita e si eclissava commettendo falli per fermare il gioco nel finale.
La gara terminava sul 93-102 a favore dei 76ers.
 
Pagelle
 
Walker: 5,5
17 pt. (7/23), 4 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate. Noel ed Embiid non sono Telepass sotto canestro e per cinque volte le sue incursioni sono respinte. Commette anche quattro turnover e si sveglia troppo tardi dopo un primo tempo anonimo. Da lui che è il capitano, mi aspetto più leadership e più visione nel fare le scelte giuste. Pochini i tre assist. Non finisce sotto il 5 per tre sfondamenti presi (nei primi posti nella NBA) e due lampi di classe pura che varrebbero quasi il costo del biglietto, ma qui vince chi è più costante.
 
Batum: 6
19 pt. (7/14), 5 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Al rientro in 32 minuti commette solo un turnover, al tiro non se la cava male anche se su un suo in & out Charlotte salute le residue speranze di rimonta. Riesce poco a servire i compagni in serata, per il resto merita la sufficienza.
 
Kdd-Gilchrist: 6,5
12 pt. (2/6), 12 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Se la sua difesa mi convince meno di un tempo, quando entra Belinelli me la fa rimpiangere immediatamente. Non è solo lui ad avere problemi, è tutto il sistema difensivo. La voglia e la grinta ci sono, anche se nel finale gli portano via un pallone prezioso, ma solo dopo aver lottato. Doppia doppia nonostante un tiro non irresistibile ma dalla lunetta fa 8/8 e non è poco per chi si ricorda le sue statistiche a gioco fermo due anni fa.
 
M. Williams: 5
8 pt. (2/6), 2 rimbalzi, 1 rubata. Nota positive il 2/4 da tre, nota negative ben 4 turnover, con uno nel finale gratuito andando a toccare un Pallone già conquistato. Clifford nel finale gli grida di non raddoppiare dando una mano a Kaminsky, dovendo stare attento agli open del micidiale avversario. Certo a noi in questo ruolo serve di più…
 
C. Zeller: 6
16 pt. (6/14), 10 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Perde tre palloni e si becca altrettante stoppate, una da highlights da Embiid, però mette anche due schiacciate notevoli, in più ha il colpo di genio nel segnare con una finta che manda un segnale fasullo al GPS dei difensori. Doppia doppia nonostante le difficoltà difensive (5 falli), guadagna la sufficienza.
 
Belinelli: 5
6 pt. (1/6), 4 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate in 22 minuti. Il peggior plus/minus degli Hornets (-12) dice tutto. Sfortunatamente se la difesa non è il pezzo forte, da quando è rientrato dall’infortunio rimediato nella W contro Chicago, anche l’attacco non sembra esserlo. Troppo frenetico e poco in ritmo, anche per la povertà che lo attornia, si prende tiri improbabili, ma non è solo questo. Nel finale Clifford lo mette dentro e lo toglie subito dopo un lungo passaggio dalla rimessa di Frank che Marco, poco reattivo, non controlla al meglio (anche se non dei più semplici).
 
Sessions: 5
4 pt. (1/5), 1 rimbalzo, 1 rubata. Quattro punti in serie in otto minuti. Clifford fa partire Kemba anche nell’ultimo quarto cercando di recuperare e non lo fa rientrare per la classica seconda rotazione. Un paio di tiracci e una prestazione comunque non all’altezza.
 
Graham: 6,5
2 pt. (0/0), 1 rubata. Niente… a me piace, anche se gioca sempre I pochi minuti che rimangono alla fine del secondo quarto all’intervallo. E’ uno che in campo non fa solo presenza, è aggressivo e stasera si ava a prendere anche un paio di punti attaccando il ferro. Un fallo speso non per colpa sua e anche una rubata a testimonianza di attenzione e aggressività. Meglio lui di altri in questo periodo.
 
Hibbert: 5,5
4 pt. (0/1), 1 rimbalzo. Bene in attacco, o meglio… dalla lunetta da dove non sbaglia i suoi liberi, come rim protector non ci siamo. Quattro falli non sempre spesi bene e troppo rinunciatario su Saric se Embiid prima di lui risultava unstoppable.
 
Kaminsky: 5
5 pt. (2/10), 2 rimbalzi. 21 minuti, un turnover che ci può stare benissimo ma soprattutto tanti tiri falliti, l’1/4 da tre è accompagnato da un 1/6 da due. Con i suoi fondamentali inutilizzati non si prende mai la lunetta.
 
Coach Clifford: 5
Mi era piaciuto nell’ultima a Houston. Perdere là, in Texas, vista la forza dei Rockets poteva starci e lui aveva messo giù buone marcature. Stasera non ci sono attenuanti. Squadra al completo tranne Lamb per un problema al metatarso, difesa ancora senza copertura da fuori e partita persa contro un team che è nettamente in risalita e superiore a quello che dice la classifica, per di più spinto da un pubblico caldo, ma pur sempre più debole del nostro che è anche impegnato nel giocarsi i playoffs. Rivedere la partita e correggere gli errori servirà per Boston, dove serviranno lucidità e ritmo per segnare e tanta grinta in difesa.