Game 75: Charlotte Hornets @ Toronto Raptors 110-106

 

Tramonto a Toronto ma non sulle speranze di Charlotte, prolungate almeno alla sfida con i Nuggets il 31 marzo (il primo aprile per il fuso da “noi”).

Moon Walker
 
C’è una splendida, melodica canzone della metà degli anni ’90 prodotta da un gruppo pop/rock del North Carolina (di Raleigh precisamente) dove molte strofe sembrano parlare della stagione degli Hornets, anche se la canzoe in realtà è un pezo nostalgico sugli anni dell’università e sul tempo che passa scorrendo il video.
Non c’è nessuna ragione per venire da me e la pioggia sta scendendo, non c’è nessuna ragione…
E la stessa voce arriva come se tutto rallentasse…
Niente da dire perché è già stato detto tutto, non è mai facile…
Se consideriamo che sono i playoffs a non stare arrivando, se pensiamo che la doccia fredda fatta quest’anno (stagione non vincente aldilà dei risultati del campo), se vediamo il progetto di Jordan rallentare sino quasi a fermarsi, se consideriamo io abbia già ampiamente scritto su tutte le varie problematiche che hanno afflitto Charlotte quest’anno, eccole risaltare fuori in gara 74, in gara 75 come andrà?
Male penserebbero tutti o quasi tutti se in gara 74 la difesa degli Hornets non è realmente mai esistita, a partire da Marvin Williams, da Batum, per passare da Walker, coinvolgendo MKG, il quale cerca di sviluppare un discreto attacco, ma in difesa troppo spesso quest’anno è andato a fasi alterne.
In attacco il gioco collettivo al centro di tutto per raggiunger l’obiettivo non è sempre stato brillante.
In serate di difficoltà ci si è affidati all’uomo risolutore, in genere Kemba, il quale da solo non ha mai quasi potuto portar a casa le partite nonostante buone serate.
Possiamo dire, arrivati al quasi tempo dei bilanci, che i tasselli sfusi del puzzle assemblato in estate non hanno collimato.
Nella società moderna dove contano solo i numeri, il progetto di rimettere al centro l’uomo in quel di Charlotte, in una specie di “Rinascimento hornettiano”, non ha funzionato bene come lo scorso anno.
Scommesse, giocatori in cerca di riscatto come Marco, Roy, ritorni dal passato come Ramon (Sessions), non hanno prodotto buoni risultati o spinte determinanti.
Soldi mal spesi, l’architetto Cho, pur in difficoltà in uno small market, sarebbe condannato per crollo del progetto triennale di rinascita degli Hornets.
Nella notte si andava a Toronto sconfinando nei territori della foglia d’acero.
Clifford sperava che i suoi uscissero dai confini mentali mostrati la notte precedente contro Milwaukee.
Un po’ di soggezione iniziale, poca fisicità (mancanza di difesa sul perimetro compresa) e alcuni tiri presi tanto per… Walker l’imprevedibile si presentava come essere selenico, dopo aver messo le cuffie e un pezzo di MJ, no, non di Jordan, di Michael Jackson, passata parte della partita ad ambientarsi, nel finale decideva la gara con passo jacksoniano in moonwalk, spostandosi all’indietro dando l’illusoria sensazione di spostarsi in avanti, che sia sul parquet con lo step-back o che sia figurato in classifica, la tripla su Joseph faceva saltar in aria il commentatore Collins e anche me con Charlotte a rimanere agganciata al treno playoffs.
Una Charlotte che in gara 75 invece ha ritrovato difesa, certezze, sfatato le punto a punto e dato a Walker (aiutato da Marco e Marvin) la possibilità di vincere la gara risultando decisivo.
Un Belinelli brillante in una gara vinta punto a punto con la panchina degli Hornets capace di realizzare 52 punti contro i 28 di quella opposta.
DeRozan per i Raptors ha segnato 28 punti, 18 quelli di Jospeh seguito da Ibaka con 15 e Valanciunas con 14.
Con il 50% da tre (16/32), Charlotte ha sbancato Toronto aiutata dalle solo 8 perse contro le 13 della squadra di Casey nonostante i canadesi in percentuale dal campo finissero con lo 0,5% in più, catturando anche 6 rimbalzi (38-44) In “eccesso” rispetto alla parità nella statistica.
C’è ancora un senso per la stagione, sempre che su SKY gli Hornets infrangano la statistica che li vuol sempre perdenti quando trasmessi.
Contro i Nuggets, in uno scontro tra disperate, andrà in scena il prossimo atto che terrà in vita le speranze di una delle due contendenti.

Brian Roberts all’Air Canada Centre segna 9 punti in 12 minuti contribuendo alla vittoria in maniera determinante.
2017 NBAE (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)

Hoenets in capo all’Air Canada Centre con; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller. Raptors ancora senza Lowry ma con Carroll schierati da D. Casey inizialmente con il seguente quintetto; Joseph, DeRozan, Carroll, Ibaka, Valanciunas.
 
Gli Hornets non riuscivano a conquistare la palla a due, la prima minaccia la portava Toronto la quale andava a vuoto, così come gli Hornets sull’azione successiva, gli attacchi si succedevano ma le difese mettendo pressione avevano sempre la meglio fino a 10:09 quando l’entrata da destra di DeRozan sorprendeva MKG che tentava il recupero senza riuscire a stoppare l’appoggio al vetro della SG avversaria.
Ibaka a 8:56 arrivava da dietro come un rapace su Williams lanciato da Batum a pochi cm dall’appoggio a canestro, stoppata legale, transizione con assist all’indietro di Joseph per lui, tripla dopo soli 8 secondi e 0-5 sullo scoreboard dell’Air Canada Centre.
A 8:24, su un pallone tenuto vivo in attacco dagli Hornets, Batum aveva la seconda chance per l’attacco di Charlotte ancora a secco, il tentativo da tre dalla diagonale sinistra era comunque il primo FG valido con partenza in terza marcia.
Valanciunas e Walker in area si rispondevano con stili differenti, Ibaka, sempre nel pitturato, sotto pressione finiva per commetter passi, Batum in entrata, servito sulla corsa, sfruttava il movimento per colpire fluidamente con un cutting layup nel traffico trovando il pareggio.
MKG a 6:59 compiva l’operazione sorpasso con drive e appoggio ma Valanciunas restituiva al match equilibrio, almeno nel punteggio con due pt. frontali.
A 5:39 Casey chiedeva il time-out, dopo il rientro, a sette secondi dalla ripartenza DeRozan si presentava in lunetta splittando per il 9-10, entrava invece nelle file degli Hornets Plumlee, finalmente disponibile ma a 5:18 era Batum il player di Charlotte a segnare con un tiro completamente fuori equilibrio.
A 4:15 era ancora il francese in taglio sotto canestro a recuperare al volo un air-ball di Kaminsky per poi depositar nella retina a due mani.
Un lungo tiro da due di Joseph ricadeva dentro al cerchio per il 13-12, Belinelli sbagliava il suo primo tiro da tre ma ci pensava Kaminsky a dar propulsione alla macchina offensiva di Charlotte indovinando due tiri consecutivi da oltre l’arco portando a 1:50 dalla prima sirena Clifford e compagni sul 19-12.
Una drive quasi frontale di Derozan chiusa con facilità e una palla persa in palleggio da Roberts erano il preambolo all’azione di Patterson da tre punti (canestro più libero) a :29.3 dal primo stop. Sul 19-17 gli Hornets andavano a segno dall’angolo destro con Roberts da tre punti (ben servito da Belinelli), tuttavia sulla prima luce rossa un buzzer beater in turnaround di DeRozan su Roberts dalla media sinistra trovava solo l’attrito del cotone interno così si andava al primo mini break sul 22-19.

Marvin Williams chiuderà con 18 punti e 12 rimbalzi, una doppia doppia con triple finali risolutive a cancellar la brutta prestazione contro i Bucks.
2017 NBAE (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)

 
Charlotte con in campo la second unit ci provava con Belinelli al quale non riusciva la realizzazione mentre Patterson da destra su Kaminsky era più bravo (22-21).
Dal centro-sinistra un bound pass in diagonale di Lamb diretto sotto canestro per Plumlee era preda del nostro centro che agganciava schiacciando spettacolarmente in reverse a due mani sul n°42 Poeltl tagliandolo fuori.
Ancora Lamb forniva materiale al nostro centro di riserva, bravo a batter l’avversario con un gancetto fortunato che picchiava sul ferro per poi inabissarsi dentro.
Powell con un 2/2 a gioco fermo riduceva lo scarto (26-23) ma a 9:56 Kaminsky dalla diagonale sinistra sfruttava l’ottima schermatura per trovare un nuovo tre punti.
Da un recupero di Plumlee (bravo a contrastare un passaggio) e poi abile a dar una manata al pallone prima che uscisse sulla sua destra, innescava il contropiede condotto da Roberts fin sotto canestro; assist per Lamb, due punti e Hornets a +8 sul 31-23.
A 9:02 Powell si ripresentava in lunetta reclamando due FT, questa volta i tiri erano splittati.
A 8:46 partendo da lontano Frank prendeva il ritmo al n°42 avversario, tenendo un buon passo appoggiava al vetro in più guadagnava anche due liberi trascinando insperatamente sul +10 i Calabroni.
A 7:52 i Raptors passavano ancora per la cruna della lunetta; un 2/2 di Ibaka era seguito da due punti di Joseph, anche se, finalmente Belinelli segnando il suo primo FG di serata contrastava il rientro dei canadesi.
Powell trovava ancora la scorciatoia dalla lunetta ma ancora una volta divideva al 50% il successo sui tentativi di realizzazione. Era Joseph con un altro jumper a tagliar il gap, ora “fissato” a 5 pt. (36-31), Batum forniva un assist in area a Belinelli che riuscendo ad arpionar la sfera in maniera difficoltosa in mezzo al pattugliamento rapido dei Raptors, aggiustandosi piazzava altri due punti nel tabellino.
A 4:56 tre punti frontali di Williams spostavano il punteggio sul 41-34. Nonostante un fallo offensivo fischiato a Carroll su Batum (spinta) con Casey non assolutamente d’accordo con il giudizio della terna, i Raptors rientravano con una tripla di Joseph che trovava spazio sul rapido spostamento palla dei compagni e con un jumper di DeRozan dalla destra per il 41-39.
MKG rispondeva in sospensione, Kemba dava una mano alla squadra a 2:17 aggiungendone due in seconda battuta dopo una tripla mancata di Williams sulla stessa azione.
Era ancora Walker a esser protagonista di un’entrata contrastatissima, mani sul pallone della difesa, tiro sballato, rimbalzo “arrabbiato” di Kemba, fallo di Valanciunas, due FT in arrivo successivamente realizzati, punteggio sul 47-39…
I canadesi però a 1:17 eseguivano il secondo piano di rientro cominciando a segnare con DeRozan, chiudendo con lo stesso e un altro buzzer beater in jumper, vittima designata questa volta Plumlee che doveva sopportar il 50-47 con il quale Charlotte chiudeva comunque avanti i primi 24 minuti.
 
Al rientro dal break i Calabroni segnavano a 11:41 con Batum, il quale, sfiorato da Ibaka aggiungeva anche un libero portando Charlotte sul 53-47 ma i Raptors incominciavano il loro ottimo quarto nonostante sull’azione successiva DeRozan tirasse prima corto, poi sull’extra possesso si facesse stoppare da Zeller, infine, con la sfera ancora nelle mani dei padroni di casa colpisse le tibie di Batum sul tentativo dii ribaltamento per tornar in attacco a colpire solo il primo ferro sull’azione offensiva seguente. Contrattempi risolti un paio di azioni successive da Valanciunas a gioco fermo (9:44) con un 2/2 e da un tiro di Joseph favorito da un passaggio di Williams nelle mani dei Raptors nella loro metà campo difensiva.
Non buttava bene per gli Hornets i quali si vedevano respingere un tentativo del nostro numero 14 MKG da Valanciunas e subivano a 8:00 dal termine del quarto il sorpasso per mano di Carroll che dalla diagonale sinistra affettava con una tripla la difesa di Charlotte.
L’attacco di Charlotte faticava terribilmente, Walker in entrata non aveva fortuna, MKG subiva la seconda stoppata dal centrone dal look alla Chandler e a 7:16 una transizione di Derozan con eurostep finale lasciava Marvin a terra e Batum impotente in ritardo nel tentativo di stoppata.
Ibaka con tre punti dal centro destra piazzava il finale di parziale dei Raptors (0-12) con il quale le giubbe rosse andavano sul +6 (53-59).
Marvin da tre tentava di restituire qualcosa ma non mettendo il tiro doveva ricorrere ai liberi per un tocco d’Ibaka dopo la conclusione.
Un 2/3 che interrompeva il parziale ma non l’inerzia con Valanciunas nel pitturato bravo a difender palla sul raddoppio di MKG (manata cercando la sfera andata a vuoto) e a batter Zeller. In un lampo i Raptors quindi ingenerosamente distruggevano il buon primo tempo di Charlotte che, per rimaner ancorata alla partita realizzava da tre con Batum dal centro sinistra.
Le stelle Kemba e DeRozan brillavano segnando due punti a testa, Belinelli a 4:16 affondava due punti in jumper appena dentro l’arco (62-63) ma nonostante un air-ball di Carroll e un anticipo di Plumlee nell’angolo destro su Valanciunas servito con un pessimo lob, dalla laterale destra segnava Tucker con Belinelli in uscita inutile.
Joseph a 2:37 sbagliava il tiro in avvicinamento ma prendendo il rimbalzo, con gli Hornets tra le braccia di Morfeo, metteva dentro anche il +6.
Kaminsky provava il tre della disperazione ma non gli riusciva, Valanciunas si accomodava in lunetta realizzando il 62-70. Belinelli era fermato irregolarmente da Tucker a 1:36.
Il primo libero andava orizzontale, cortissimo sul lato del ferro, poi, mettendo dentro il secondo, probabilmente Marco ritrovava fiducia, poiché, se DeRozan e Valanciunas spaccavano la difesa di Charlotte realizzando due punti a testa e portando i Calabroni sull’orlo del precipizio, Belinelli dalla diagonale sinistra rispondeva con tre punti solo cotone che chiudevano il quarto almeno sullo svantaggio a una sola cifra (66-74).

Marco Belinelli nonostante il cerottone in mezzo agli occhi da anime nipponico, chiuderà con 21 punti la sua ottima prova.
2017 NBAE (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)

 
Roberts nell’ultima frazione apriva nel migliore dei modi avendo spazio sulla diagonale destra.
Tripla e 69-74 conservato da Williams in stoppata su Powell dopo il movimento dell’attaccante che si ritrovava Marvin sul posto come un Kamioka Go dal teletrasporto laterale.
Belinelli era ancora fermato da un fallo; l’autore questa volta era Wright che concedendo due FT a Marco dava la possibilità al team viola di rientrare sul -3.
Un fallo offensivo di Ibaka (trattenuta su Belinelli che cercava di uscire dallo schermo dell’ex Magic) di fatto annullava la tripla di Powell con grave danno per Casey, il quale incassava anche un canestro di Belinelli dalla destra con Tucker depistato dalle parti di Mordor, sulla cattiva strada.
A 10:09 il colpo da biliardo di Patterson però tentava di vanificare il rientro di Charlotte; tripla lunga, palla che s’impennava altissima uscendo dall’inquadratura ma che purtroppo ricadeva perfettamente nella retina.
A 9:47 uno spostamento laterale nell’angolo sinistro di Belinelli era utile per mettere un tiro dall’equilibrio precario, Wright rispondeva con lo spin e l’appoggio oltre i lenti cingoli di Kaminsky che si giravano sul parquet a giochi già fatti.
A 9:13 Belinelli ci provava anche da tre, alla realizzazione gli veniva consegnato l’attestato di on-fire.
Il canestro valeva il 78-79 ma gli attacchi continuavano a non sbagliar un colpo in questa fase.
Era Powell la risposta da tre punti, Roberts saggiamente si accontentava di andare sulla sinistra e lanciare la sfera sul vetro da appena fuori area, l’angolazione era perfetta per realizzar l’80-82.
Powell e Belinelli da tre ci riprovavano ma entrambi saltavano il turno, entrava così in scena Lamb che sulla baseline girava su Wright, finta, tiro, pareggio a quota 84 (7:46). DeRozan sfruttando un blocco alto salutava MKG, l’aiuto di Kaminsky sotto canestro era dannoso, fallo più tiro libero, gioco da tre punti.
Sull’incrocio offensivo Kaminsky/Belinelli, Powell toccava la sfera, hand-off saltato, fly dunk in transizione e Hornets sul -5.
Roberts a 7:01 splittava dalla lunetta, a 6:30 anche Marco si presentava dalla linea per un tocco di DeRozan di una shooting motion di Marco.
I due liberi erano più garantiti della speculazione moderna e i Calabroni riaffacciandosi sul -2 tornavano a metter pressione ai bianchi di casa, bravi a realizzare con Joseph da tre per cercar il colpo risolutore.
A 6:15 sull’85-90 gli Hornets, con un piede e mezzo fuori dai playoffs gli Hornets cercavano un canestro che li riportasse in partita ottenendolo; apertura a sinistra di Marco dopo la finta, Tripla di Marvin Williams che ridava speranze.
Un elbow jumper di DeRozan tuttavia consigliava a Clifford di fermar il gioco sull’88-92 per cercar di fermar l’attacco di casa. Kemba, lavorando il difensore, in entrata appoggiava frontalmente sulla destra del plexiglass con la mano destra il 90-92. Valanciunas si proponeva in area e venendo trovato da un DeRozan ormai sorvegliato speciale, segnava ancora.
Zeller a due passi dal canestro in entrata passava a mezza altezza per Williams che non aveva grandi difficoltà a battere un difensore ormai fuori tempo.
Le squadre continuavano a segnare dandosi battaglia; Patterson appoggiava nonostante il generoso tentativo di Williams.
Kemba non poteva trovare momento migliore per realizzar la sua prima tripla di serata, a 3:43 sfracellava il canestro dei Raptors con i punti del 95-96 rendendo la partita più incerta grazie a una buona difesa su Joseph che andava corto.
Lo stesso Kemba però tambureggiando il pallone a terra saliva per un pullup esagerato; tiro preso troppo velocemente e impreciso, Joseph da più vicino e con più calma e spazio pagava l’anello per accomodare il tiro portando il match a un possesso lungo di vantaggio per i suoi.
Marvin Williams però stasera era ancora una volta stratosferico raggiungendo a quota 98 i Predatori con tre punti aperti dalla diagonale destra.
Si entrava nella notte delle stelle; DeRozan non si faceva mancare altri due punti ma Belinelli in entrata proponeva la drive con scarico a destra per Walker, il “calcio” o il kick che dir si voglia era di precisione.
Sorpasso sul 101-100 in dirittura d’arrivo.
Powell ci provava da tre contro Marco ma questa volta gli diceva male, tutto da giocare se poi Zeller, girando sul piede perno per interminabili secondi lasciava scadere i 24 d’attacco ingenuamente a 1:14 dalla fine.
MKG dentro per la difesa e Beli fuori.
A :57.0 Zeller oscurava Powell ma il numero 24 dei Raptors in lunetta falliva il primo libero agganciando i Calabroni grazie al secondo.
Una drive di Walker con tentativo di appoggio con spinta di Jospeph (con la sx) alle spalle, anche se la stoppata data dal play era inizialmente buona dava una rimessa dal fondo.
Il possesso dunque rimaneva a Charlotte che a :37.5 sfruttava un Kemba arrabbiato, il quale colpendo con il moonwalk Joseph regalava il 104-101 ai compagni e tifosi.
Lo stesso metro non era dottato dalla terna quando Zeller su DeRozan si opponeva con il corpo; fallo, appoggio che per fortuna colpendo solo il ferro evitava la beffa dei tre punti.
Sesto fallo per Cody che abbandonava il campo sostituito da Frank.
Due su due per l’asso dei Raptors a :29.6.
Charlotte cercava quindi il possesso risolutore; lo scorrere del tempo era necessario, poi l’attacco, non inaspettato ma improvviso di Walker, che in velocità arrivava sotto canestro, raddoppiato da Ibaka lanciava la sfera sulla diagonale sinistra; Batum non ci pensava un attimo a dare a Marvin che frontalmente, grazie alle tardive rotazioni, scaricava la tripla più importante della gara a :08.7 consentendo a Charlotte di andare sul 108-103.
Ibaka da tre non segnava, i Raptors non si arrendevano e mandando in lunetta MKG venivano distanziati di 6 pt. Ibaka ci riprovava avendo più fortuna.
Il 109-106 però distava dalla fine solo un secondo e tre decimi.
Per commetter fallo i canadesi impiegavano esattamente un secondo mandando Frank in lunetta, il quale segnava solamente il secondo chiudendo la sfida sul 110-106 con un 44-32 di parziale da urlo nell’ultimo quarto.
 
Pagelle
 
Walker: 7
19 pt. (7/25), 4 rimbalzi, 2 assist. Una sola palla persa ma spicca il 3/10 da oltre l’arco. Pazzesche le tre triple nel finale che ribaltano la gara con moonwalk regale e tripla dalla destra offerta dalla ditta Belinelli in precedenza. Come già scritto all’interno del pezzo, dopo una gara anonima condita da pochi assist, un finale da urlo. La difesa è a corrente alternata ma il cambio passo nel finale spostando nettamente da 5 a 7 il voto.
 
Batum: 6,5
15 pt. (6/12), 4 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Cala anche lui negli assist ma aggiusta decisamente la mira. Da oltre l’arco fa 2/5 ma dentro l’area prende qualche iniziativa. Un bel passaggio per Walker nel finale rovinato da Joseph e la spinta/stoppata.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
6 pt. (2/9), 5 rimbalzi. Tocca il -19 nel plus/minus. DeRozan sena 28 punti, non tutti contro di lui. Spesso lo controlla bene salvo che il blocco alto non lo fermi (a volte con il fallo del blocco non visto come nell’azione che porta Kaminsky a far fallo sul 10 avversario). 28 sono abbastanza ma non tantissimo per DeRozan che chiude con 11/24 dal campo. L’attacco di MKG è bruttino, orrendo in un paio di circostanze con due tiracci. In campo con la first unit a inizio terzo è lì che prende il parziale.
 
M. Williams: 8
18 pt. (6/11), 12 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. 4/6 da tre con tre bombe nel finale anche per lui. Una discreta difesa anche se commette un falletto ininfluente nel finale sotto gli occhi di un Clifford bon contentissimo per il suo girarsi lateralmente sul giocator dei Raptors in possesso palla. E’ uno dei tre Hornets che in attacco risolvono la gara.
 
C. Zeller: 5
0 pt. (0/3), 6 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata. 26 minuti, 2 turnover, uno veramente tragicomico con palla in mano per tanto, troppo, infinito tempo. Dietro aiuta sì, ma se Valanciunas decide di segnare lo fa. Un lavoro difensivo che lo porta fuori nel finale per i canonici 6 falli spesi. Gli va bene sull’ultimo contatto con DeRozan. In attacco i suoi tiri dalla media dicono che deve tornar a scuola di tiro. Non attacca mai in profondità preferendo cedere e a volte fa bene. Partita comunque insufficiente chiusa a zero punti.
 
Kaminsky: 6,5
13 pt. (4/7), 4 rimbalzi, 2 assist. 19 minuti, 2 turnover. 3/5 da fuori. Buona prima parte meno la seconda dove spende qualche fallo ed è meno sul pezzo, comunque nel complesso aiuta la panchina di Charlotte che sovrasta quella dei Raptors 52-28.
 
M. Plumlee: 6,5
5 pt. (2/2), 1 rimbalzo, 2 rubate. Buon rientro di Miles che dal campo mette in sequenza due tiri regalandoci anche una dunk in stile NBA Jam. Unica nota negativa il cortissimo e legnoso primo tiro dalla lunetta fallito, lo compensa ampiamente con due steal e una difesa più che dignitosa.
 
Belinelli: 7,5
21 pt. (7/11), 5 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Marco ritrascina i Calabroni in partita, cerottone o non cerottone in mezzo agli occhi. Senza di lui Charlotte non sarebbe arrivata a giocarsi il finale. Una delle migliori performance quest’anno. On-fire mette 2/4 da oltre l’arco eccedendo anche in una soluzione tentata da oltre gli 8 metri, forse qualcosa di più ma in una serata così te lo senti. +14 di +/-.
 
Roberts: 7
9 pt. (3/4), 1 rimbalzo, 3 assist. Forse star fuori per un po’ gli ha fatto bene. Weber per ora è tornato dietro nelle gerarchie e se Brian continua così, vi resterà. Dopo esser stato irriconoscibile per troppe gare, mal sfruttate dopo infortunio di Sessions, da sprint alla manovra, assist e soprattutto realizzazioni con buona mano in soli 12 minuti.
 
Lamb: 6,5
4 pt. (2/2), 1 rimbalzo, 3 assist, 1 rubata. In 9 minuti accumula un +12. Pareggia la gara e contribuisce a riprenderla con assist e punti.
 
Coach Clifford: 7
Squadra rivoltata come una frittata. Difesa dura inizialmente e comunque buona nel resto del match. Attacco interessante e reazione sul -11 con ciliegina finale di una vittoria punto a punto su un campo ostico ma con il quale i Calabroni hanno un certo feeling. Sugli scogli duri, nemmeno all’ultima spiaggia, in balia dello onde, non quelle marine, ma le frequenze, le onde radio provenienti dagli altri campi sperando in battute d’arresto delle concorrenti. Purtroppo i Bucks in back to back hanno vinto anche a Boston passando al TD Garden 103-100, gli Hawks han battuto i 76ers fuori casa 99-92 mentre gli Heat hanno vinto facilmente contro New York al MSG 105-88. Le “buone” notizie arrivano da Memphis dove i Grizzlies le han suonate ai Pacers 110-97.

Game 74: Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 108-118

 
Tre Mendous Night
 
Era uno scontro diretto da non perdere per raggiungere i playoffs, Charlotte l’ha giocato nel peggior dei modi facendosi sorprendere dall’aggressiva partenza ospite che ha costretto gli Hornets a tiri da fuori piuttosto che tentar giocate più sicure.
Dopo essersi risistemati un po’ sull’aspetto mentale, ha concorso purtroppo il secondo fattore; la difesa non perfetta sul perimetro di Charlotte unita alle allucinanti capacità balistiche di serata dei Bucks che hanno finito per bombardare da tre il canestro degli Hornets chiudendo con un 14/30m che sa ancora di macerie fumanti.
Il 62,2% al tiro dei Bucks è fattore determinante nella vittoria, così come lo sono stati innumerevoli falli spesi, i quali hanno finito per mandare in lunetta Charlotte 29 volte con 23 realizzati, ma hanno interrotto alcune buone giocate con punti facili quasi già guadagnati e spezzato il ritmo per cercar di rientrare in una partita all’eterno inseguimento, un match già terminato nel primo tempo con gli ospiti sul +22.
Top scorer tra gli ospiti l’outsider Tony Snell, 26 punti (10/14), massimo in carriera per lui, seguito dai 20 di Antetokounmpo e dai 14 a testa della coppia Brogdon/Middleton.
Dieci gli assist per Brogdon in doppia doppia …
Ora, per rimediare a questa sconfitta e ai playoffs quasi risvaniti proprio tra le mura amiche dello Spectrum Center, l’unica maniera possibile, l’unica strada percorribile sarà sconfinare tentare l’impresa a Toronto domani notte.
Purtroppo gli Hawks hanno battuto i Suns di 4 punti (95-91) mentre gli Heat hanno avuto la meglio risicatamente 97-96 su Detroit.
Sono stati i Timberwolves a farci un regalo fermando sul terreno dei Pacers i Battistrada.
Un altro risultato ravvicinatissimo con il 115-114 pro Lupi ma l’ottava piazza di Miami ora è a tre lunghezze e al momento sarebbe la rivale di Boston, passata al comando a Est.
 
Milwaukee era schierata da Jason Kidd con il seguente quintetto; Brogdon, Snell, Middleton, Antetokounmpo e Maker, quest’ultimo generoso dispensatore di falli, ovvero “mazzolatore” dalle mani poco raffinate.
Charlotte si affidava i soliti cinque basici; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.

Kemba Walker vola a canestro.
26 punti non bastano, i Bucks partono forte e controllano per tutta la gara.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Gli Charlotte Hornets non partivano bene nonostante la palla a due vinta da Zeller.
Batum andava corti, Snell invece irrompeva dalla linea di fondo destra per arrivare fino in fondo a schiacciare con una mano per lo 0-2.
A 11:08 Kemba sorprendeva la difesa in velocità per chiudere con uno scoop centrale.
Dopo il pari, Charlotte subiva dal mid range destro un canestro di Brogdon, Batum andava corto e Antetokounmpo in entrata diagonale da sinistra da sotto, dopo aver spinto via il difensore, appoggiava nonostante il tentativo di stoppata in seconda battuta di Zeller, vano.
Gli Hornets attaccavano poco il ferro, mentalmente succubi dell’inizio deciso dei Bucks, MKG toccava solo il primo ferro con il jumper, Marvin da tre dal corner destro era impreciso, Thon Maker schiacciava sul ferro a 9:30 ma gli arbitri assegnavano un fallo contro Charlotte.
Dalla lunetta la mano non era fatata e lo 0/2 lasciava inalterato il punteggio.
Una drive di Kemba con possibile assist per MKG era rovinata da maker in stoppata.
Snell su Walker da vicino riusciva a segnare il 2-8, poi un fing and roll con penetrazione centrale nel traffico di Batum tornava a far muover il punteggio anche per i bianchi a 8:38.
Turnover di MKG in difficoltà sul fondo dell’area avversaria, tre di Snell dalla diagonale destra e Bucks sopra i 10.
Sul 4-11 a 7:46 Clifford chiamava il primo di una serie di time-out. Zeller segnava il 6-11 e Middleton sbagliava il primo tiro degli ospiti fin lì perfetti con un 5/5…
Batum sbagliava ancora ma MKG in attacco prendeva il rimbalzo e sul secondo tentativo veniva spazzato via irregolarmente dall’intervento di Maker di gran carriera.
Il 2/2 seguente ottenuto in lunetta portava Charlotte sull’8-11. Middleton (2° fallo di MKG) dalla lunetta con un 2/2 riportava a 5 le distanze poi era MKG a provar la schiacciata sul passaggio breve in orizzontale consegnato da Batum in brillante discesa in area.
Snell spendeva il fallo e l’1/2 dalla lunetta lo premiava, lo stesso Tony con un breve scatto si portava oltre la linea dei difensori in divisa bianca a presidio a canestro, palla data dentro, facile la schiacciata. In attacco altro rimbalzo offensivo di MKG, altro fallo speso da Milwaukee, esito simile al precedente.
L’1/2 dava il 10-15 ma Brogdon da destra infilando da tre punti trovava la chiave per la fuga di Milwaukee.
Allontanandosi sul +8 ci riprovava con Snell dalla diagonale sinistra, Kaminsky era passato e il pallone s’infilava bella retina per il vantaggio a doppia cifra dei verdoni.
A 4:45 Clifford cercava di far combinare gli elementi tentando un regroup, Beli in attacco andava sulla linea di fondo, passaggio breve interno per Zeller che di sinistra batteva il difensore per il 12-21.
La figurina di Kaminsky era adombrata da una schiacciata di Antetokounmpo, Frank da tre non segnava mentre l’ala greca di Milwaukee riproducendo un’altra schiacciata trascinava i suoi sul 12-25.
Un gioco a due tra Kaminsky e MKG portava il primo a segnare appoggiando al vetro sul passaggio del secondo ma una bomba di Dellavedova su Weber doppiava Charlotte (14-28) che entrava però in bonus con Weber a 2:05, bravo a sfruttare le due occasioni capitate.
Un palo da tre finalmente di Snella dalla sinistra e un fallo di Teletovic su Marco facevano riavvicinare di altri due punti i ragazzi di Clifford Monroe però a 1:31 in attacco, ritardando il tiro in area si faceva saltare addosso, canestro tirando appena dopo resistendo di fisico, giocata da tre punti disarmante per i tentativi di rimonta…
Kaminsky ne realizzava due, Lamb in entrata era spostato da una spallata di Dellavedova nel suo stesso senso di marcia, canestro sullo sbilanciamento sul contatto più un libero (non segnato); il punteggio si spostava sul 22-31 a :53.4.
Lamb attaccava ancora dopo aver perso un rimbalzo difensivo sulla pressione di Monroe che segnava mentre Jeremy finiva a terra.
L’entrata frontale del nostro numero tre trovava due ferri buoni grazie ai quali la sfera era accolta dalla retina.
Middleton sulla sirena batteva Lamb in pressione dalla diagonale sinistra così i ragazzi del Wisconsin chiudevano avanti 24-35 il primo quarto.

Jeremy Lamb, una mezza spina nel fianco per i Bucks, chiuderà con 16 pt. dalla panchina.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Urgeva stoppare l’attacco ospite ma Milwaukee ne metteva subito un paio, Kaminsky contro Monroe aveva la peggio sia in attacco che in difesa (beffato da un gancetto dal post basso sx), Weber non segnava libero da sx ai 24 con Charlotte a cercar l’uomo libero per tutta l’azione, tuttavia una triangolazione a tre in transizione assegnava l’assist a Belinelli e due pt. a Weber. Dellavedova a 10:00 e Terry libero a sinistra infilavano tre punti a testa portando i Buks sul 26-45.
Gli Hornets in alto mare erano richiamati dal capitano Clifford con un altro time-out.
Lamb con una finta a metà area e avanzamento del piede destro, incrocio sul difensore tagliato fuori e canestro Monroe da due, Teletovic da tre mandavano il punteggio sul 28-50, Hornets che provavano a reagire; a 8:01 la prima tripla di serata buona per Charlotte era opera di Kemba Lamb con una dove sula linea di fondo sinistra passava Antetokounmpo e servendo, Williams dava la possibilità al compagno di far lievitare il suo tabellino di due punti.
Sul 33-50 la partita vedeva stagnar il risultato con due di Antetokounmpo e un 2/2 a 6:21 di Lamb dalla lunetta, poi Terry bloccava con una manata sul collo la partenza di Lamb e dava una spinta a Zeller sul blocco.
Tecnico e 1/1 di Batum.
Lamb sul possesso andava corto contro l’ex Hawes, ci pensava Marvin, trovato in uno contro uno in area a segnar due punti (ripresentandosi in lunetta per una trattenuta di Teletovic) a 5:12 Lamb andando di schiena a colpire nell’angolo Middleton concedeva alla guardia avversaria due liberi (a segno), inoltre Brogdon protetto dallo schermo aumentava il numero di triple di Milwaukee (8/14 contro l’1/12 di Charlotte), finendo per segnare anche in entrata battendo facilmente Kemba per poi depositare in reverse layup.
Lamb con un banker, toccato da Hawes otteneva una giocata da tre punti a 2:42. Gli Hornets si riavvicinavano relativamente sul -19 (45-64) ma Brogdon andava oltre Zeller, ci voleva Kemba con tre punti fronte a canestro a 2:03 per accorciare al -18 ma da sinistra due punti in jumper di Middleton su Batum riportavano a -20 degli attoniti Hornets rispetto allo show balistico degli ospiti.
Snell con semplice finta faceva mover le stele e altri oggetti bianchi sul parquet davanti a lui, finendo per trova strada libera fino al canestro per segnar in schiacciata.
A :53.8 rispondeva Kemba con l’attacco faccia a faccia chiuso da un arcobaleno magico discendente in retina.
Segnava anche Hawes a 4:00 dall’intervallo dopo l’errore dell’ala greca.
Il primo tempo si chiudeva sul 50-72 con il 72,5% di Milwaukee al tiro (29/40) compreso si 9/16 da tre punti…
 
Il terzo quarto iniziava beffardamente con Antetokounmpo in finta; Marvin da lontano saltava avanti, fuori dal cilindro girandosi lateralmente, Antetokounmpo muoveva anca e busto parecchio in avanti per trovar il contatto sul tiro; gioco fatto.
Due liberi guadagnati e realizzati. Dall’altra parte Batum spendeva un tiro nella maniera migliore; zona centrale, due punti ma non ci si trovava nemmeno per festeggiare che Antetokounmpo tutto solo sparava segnando da tre con gli Hornets colpevolmente assenti.
MKG dal mid range, un jumper di Maker, due liberi di Marvin (buon pass di Cody e terzo fallo di Maker) e un reverse di un tonico Snell a 9:53 costringevano Clifford all’ennesimo time-out vedendo la squadra con poca energia sul 56-81 tentava di giocarsi quasi le ultime carte per convincere i suoi a darsi da fare maggiormente.
Il quarto fallo di Maker mandava Kemba in lunetta ma il suo splittare non era buon sintomo.
Middleton segnava in banker, gli Hornets facevano scadere i 24 secondi d’attacco per la seconda volta nel quarto, la spinta allora provava a darla in transizione MKG che passava in modalità turbo Antetokounmpo per appoggiar il 59-83 (7:02).
Antetokounmpo portava a spasso MKG in difesa, spin e appoggio finali dal pitturato e duello pari, Kemba segnando il suo terzo tre punti della serata rimaneva l’unico Calabrone a colpir da fuori ma da un rimbalzo offensivo e da un cambio gioco, Snell segnava isolato nel corner destro ringraziando la difesa di Charlotte quasi ancorata al pavimento in posizioni casuali.
Ebbene sì, troppo marchiana la dimenticanza, altro time-out di Clifford per parlarci sopra…
Kaminsky a 5:21 diveniva il secondo Hornet a metter dentro una tripla in serata ma un passaggio dentro per Antetokounmpo metteva in risalto le difficoltà di Gilchrist attardato a tentar inutilmente qualcosa sull’appoggio del n°34.
Un appoggio di Belinelli a 4:41 e una passeggiatina breve di Monroe con tiro finale a ricadere nella retina innalzavano il punteggio di un paio di unità a testa, MKG fluttuando in aria sopra il pitturato dell’area, nel quale era appena entrato, batteva l’avversario segnando il 69-92.
Una baseline drive con un reverse finale di MKG a 2:27 consentivano a Charlotte di toccar i 71 punti e a 1:59 era evidente che i Bucks stessero andando fuori ritmo, ormai imposto da Charlotte, qui con passaggio verticale di Kemba per Zeller a chiuder con la jam.
Il time-out questa volta lo chiamava Milwaukee sul73-92 con 19 punti da gestire. Weber dalla lunetta splittava, Clifford lo toglieva preferendogli Roberts, marco emergeva sopra la linea del tiro libero affondando il jumper, il terzo quart5o si chiudeva quindi sul 76-94, con gli Hornets ancora sul -18, 4 i punti recuperati, troppo pochi per sperar nell’assalto finale…

Marco Belinelli punta il canestro contro Terry.
6 punti e 5 assist.
Nel finale per Marco anche un infortunio da valutare.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Si andava comunque a chiuder il terzo quarto e il match.
L’inizio dell’ultimo periodo vedeva un atletico Kaminsky metter dentro in entrata:
Belinelli era pescato in infrazione dei tre secondi nella nostra area.
Tiro libero di Middleton a segno, seguente tripla di Teletovic su Marvin prima che Kaminsky realizzasse da libero la tripla dell’81-98.
Belinelli da tre era sfortunato, Antetokounmpo invece passava Kaminsky, finito giù per una gomitata sul movimento in entrata del 34 avversario.
L’azione finiva con i due punti dell’ala di Milwaukee.
Due azioni non accontentavano il pubblico di Charlotte, una lose ball chiamata a Roberts su un tentativo di scippo e dei passi probabili di Antetokounmpo non fischiati, da lì nasceva la tripla di Terry per l’83-103.
Sembrava strafinita ma a 6:33 Roberts rubando palla a Terry in maniera magistrale andava in contropiede dove Dellavedova lo fermava in maniera irregolare.
Il 2/2 a 6:33 unito all’entrata successiva in accelerazione sulla quale Dellavedova opponeva resistenza fallosamente, consentivano a Brian di guadagnar 4 punti, non 5 poiché sulla seconda azione, trovato il canestro, il libero era mancato.
87-103 a 6:07, per veder gli Hornets accorciar consistentemente bisognava attendere i 4:33 quando Lamb segnava tre punti frontali per il 94-105.
A Snell e all’1/2 di Antetokounmpo ai FT rispondeva Walker da oltre l’arco per il 97-108 ma il tempo passava e Snell dal corner destro con tre punti raggiungeva il record stagionale personale di punti.
Un fing and roll di Kemba era carburante per Charlotte che tuttavia risultava indifesa su Monroe, troppo facile per lui piazzare il 99-113.
Il tempo scarseggiava, a 1:26 Kemba di sinistra in entrata era colpito da Brogdon.
La giocata da tre punti faceva tornare Charlotte a -11 (104-1115), in più Kaminsky a :54.4accorciava anche al -9.
Sulla rimessa dal fondo due Hornets andavano in pressione su Middleton, da sinistra provava a infilarsi il nostro connazionale che era steso da una testata involontaria.
Middleton finiva a terra trascinato da Marco, il quale, anch’esso a terra, si rialzava abbondantemente sanguinante in volto, costretto a guadagnar gli spogliatoi.
La tattica della pressione non dava buoni esiti, Lamb per arrestare il cronometro impietoso fermava con il fallo un paio di volte gli avversari che mantenevano comodamente sino alla fine il vantaggio acquisito nei primi 24 minuti vincendo lo scontro diretto 108-118.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
26 pt. (10/19), 3 rimbalzi, 5 assist. Fa 4/10 da tre provandoci più da fuori che da due o in entrata. Nessuna palla persa ma un -10 che dice anche di una difesa non sempre irreprensibile. Tutte sue all’inizio le triple con i compagni inabili nel realizzarle. La metà degli assist del dirimpettaio ma a comunque la sua onesta partita anche se non è in serata di grazia.
 
Batum: 5
5 pt. (2/9), 2 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 28 i minuti per Batum, leggermente inferiori ai soliti ma non è in serata. Si fa stoppare una volta, a vuoto sul paio di tentativi nelle triple, mette un tecnico, un fing and roll e un tiro frontale. Solo un assist degno del miglior Batum.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
12 pt. (4/7), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Ql tiro non va male, dalla lunetta fa 4/6 e va beh… Nel primo quarto è l’icona della fatica nel battersi. Ottiene anche qualche risultato. Se in attacco sbaglia qualcosina in difesa tiene benino, poi nel finale su Antetokounmpo non riesce a combinare più molto e il nostro miglior difensore, quello di due ani fa e l’anno scorso è out.
 
M. Williams: 4,5
6 pt. (1/5), 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. -17 di plus/minus. 0/3 da oltre l’arco con un paio di tiri presi affrettatamente per cercar la sorpresa o di batter l’avversario ma l’esperienza dov’è finita? Insieme a Walker, con 32 minuti è colui che gioca di più stasera.
 
C. Zeller: 6
8 pt. (3/3), 1 rimbalzo, 2 rubate, 1 stoppata. Un solo rimbalzo catturato. I Bucks ne prendono solo tre offensivi però non è sveglissimo stanotte. Chiude così così, anche se qualcosa di buono in attacco la combina. Nel finale va fuori. Clifford lascia in campo Kaminsky per recuperare.
 
Kaminsky: 6,5
20 pt. (9/15), 4 rimbalzi, 3 assist. Gioca 27 minuti, buona la media in attacco, un secondo tempo molto buono ma in difesa, come molti altri, non convince appieno.
 
Belinelli: 6
6 pt. (2/6), 4 rimbalzi, 5 assist. Chiude con un +9 di plus/minus ma anche con una botta al volto che nel finale costringe gli addetti alle pulizie a pulire la lunga scia di sangue composta da macchioline lasciata sul parquet prima di raggiunger gli spogliatoi. Lo 0/3 è composto da tiri in situazioni differenti, forata la prima, sfortunata l’ultima anche se la vorticosa rotazione dice sul rilascio della sfera. Si rende utile cercando di far da collante anche per la second unit quando richiesto.
 
Weber: 5,5
5 pt. (1/2), 1 rimbalzo. In 6 minuti. Nonostante I punti realizzati credo non convinca Clifford in leadership e difesa. Fatica un po’. Roberts finisce in campo al suo posto che si siede in panca un po’ scuro in volto (senza voler far la battuta)…
 
Lamb: 7
16 pt. (6/11), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Ci prova quasi sino alla fine, fin quando ha spazio. Aggressivo, dinamico e agile attacca il canestro facendo recuperar qualche punto a Charlotte. La sua bomba riporta la Buzz City a -11. L’unico che capisce come si sarebbe dovuta la partita. Buone soluzioni.
 
Roberts: 6,5
4 pt. (1/3), 4 assist, 1 rubata. Le percentuali di successo delle sue azioni non sono eccezionali ma la sua discesa sul parquet migliora un po’ il team in termini di servizio alla squadra. In 8 minuti da un po’ di sprint.
 
Coach Clifford: 5,5
Non riesce a trasmetter lo spirito giusto ma qui le colpe sono al 70% dei giocatori e al 30% di Clifford, prova con i time-out a bloccare lo sfacelo ma sull’arco gli avversari a volte tirano stando seduti in poltrona.

Game 73: Charlotte Hornets Vs Phoenix Suns 120-106

 
Rise and Shine
 
Il pianeta Charlotte ruota attualmente in undicesima posizione, ben distante dalla fascia abitabile dei playoffs.
Distante, all’afelio del proprio Sole, cercando di sfuggire a letali radiazioni Charlotte tentava di riproporsi in ottica playoffs dopo la battuta d’arresto con Cleveland.
Il clima è un po’ freddo da queste parti, ma l’effetto attrattivo di Walker verso orbite e posizioni più interne per cercar di sfruttare il calore benefico dell’astro lontano dal proprio campo magnetico (Phoenix) si proponeva di tener fede all’intento.
A Charlotte sperano che “Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” (canterebbe De André), il Sole sia solamente in ritardo e il sorgere a Est arrivi fino a splendere alto nel mezzogiorno successivo alla fine dei playoffs, con gli Hornets magari abili nel conseguire una “brillante” parte finale di stagione. L’inizio degli Hornets (splendente) è stato messo in discussione da Phoenix che a poco meno di cinque minuti dal termine ha messo paura a Charlotte, la quale per non imboccar il viale del tramonto ha reagito con un Batum sin lì, non dico asettico, ma poco produttivo.
Alla fine, nonostante un Booker da 23 punti, seguito da un T.J. Warren da 21 e un Ulis da 16, gli Hornets, tirando con il 48,3%, contro il 50,4% dei Suns, hanno avuto la meglio, sfruttando i 29 assist contro i 25 Suns ma soprattutto la percentuale da tre punti con il 46,7% contro il 37,5% degli avversari.
Pochi (12) i turnover dei Suns ma pochissimi quelli di Charlotte (dolo 7) che ai liberi ha tirato con il 91,7% (22/24) contro il pur buon 81,8% di Phoenix.

Il pericolo n°1 a Charlotte si chiamava Devin Booker dopo la prestazione da 70 punti a Boston.

 
Il giovane Coach dei Suns Earl Watson, entrando in simbioso con la sua squadra a Charlotte schierava la solita squadra giovane; Ulis, Booker, T.J. Warren, Chriss e Len. Clifford invece schierava i soliti starter; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.

Marvin Williams finirà con 21 punti.
Ottima la partenza con due bombe per l’8-0 di parziale.
Finirà con 5/6 da dietro l’arco.
2017 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

S’iniziava con Zeller faticosamente a smanacciar la palla nella nostra metà campo, dodici secondi più tardi ci provava ancora Marvin a sparare per primo per gli Hornets; la solita tripla questa volta entrava e gli Hornets passavano in vantaggio 3-0.
Batum intercettava anche un passaggio orizzontale e andando in transizione cedeva a MKG che da sotto appoggiava il 5-0.
Ulis non batteva Walker così in attacco Williams realizzando ancora da tre dalla destra su un ribaltamento metteva a segno l’8-0.
A 10:09 Kemba protestava per un fallo a lui assegnato, sul rientro passando davanti a Ulis, sul tentativo di stoppata, la terna ravvisava un fallo.
L’1/2 del play muoveva anche il punteggio ospite ma Charlotte continuava a correre con un giro palla che faceva impallidire la difesa dei Suns; Marvin finta, passaggio per Batum, finta e partenza, fallo subito a 9:49.
Due FT e doppia cifra raggiunta. Booker non entrava in partita in attacco e subiva anche il turnaround dalla media destra di Batum che portava lo scoreboard sul 12-1.
Booker si rifaceva stoppando oltre la linea di fondo Zeller.
Sulla rimessa però la palla andava a finire a Walker, il quale sbilanciato da Ulis sul tentativo da tre punti andava in lunetta a realizzar tre liberi che allungavano sul 15-1 prima che un jumper dalla diagonale destra di MKG lasciasse spettatore impietrito proprio Booker.
Sul 17-1 provava a reagire Ulis che a 7:53 combinava qualcosa di buono segnando con un veloce FT jumper il 17-3.
Un altro tre dalla diagonale “breve”destra di Williams faceva toccare ai Calabroni la prematura quota 20 a 7:37.
Trentasei secondi più tardi un rim run centrale con appoggio alla cameriera di Zeller era reso semplice dallo spostarsi degli avversari sotto canestro.
Len, geloso, provava a battagliar tra centri rispondeva segnando con due punti con un gancetto dal pitturato.
Zeller rispondeva andando sul sicuro con una potente bimane ad abbassare il ferro, Len rispondeva ancora dalla media felicemente ma Cody sull’azione difensiva successiva anticipava il passaggio diretto a Len scattando avanti a lui, l’allungo, la transizione, la palla che Walker dava corta orizzontalmente per l’inserimento dello stesso shinkansen Zeller che viaggiando sul binario magnetico centrale incocciava in Booker ma sbilanciato segnava ugualmente appoggio e tiro libero per il +20 (27-7).
Kemba da tre sfruttando due passaggi e il cambio lato inizialmente proposto da Belinelli, caricava la tripla dall’angolo sinistro che faceva volare gli Hornets a quota 30.
Len in terzo tempo era lasciato andare da Cody che vedeva l’avversario appoggiare alla destra del canestro il pallone del 30-9. Un difficile banker di Belinelli dal mid range sinistro regalava il 32-9 a Charlotte che subiva il 2/2 dalla linea di T.J. Warren ma tornava a segnare con un lungo due punti centrale di Belinelli a 1:57.
Booker da tre riportava le distanze a 20 punti prima che lo scontro tra panchine fosse vinto da quella dei Suns i quali andavano schiacciando con Jones.
Kaminsky a :58.4 era toccato da dietro sul tentativo da sotto.
La giovane difesa dei Suns era confusa da un semplice movimento di Belinelli dall’angolo al centro e dal passaggio dall’esterno verso Kaminsky.
Frank allungava, così come MKG che nel tentativo di prendere un rimbalzo sfuggente conteso a destra dopo il tentativo finito sul ferro di Weber, finiva per segnar involontariamente con tocco fatato dei polpastrelli.
Warren in transizione chiudeva il tempo sul 38-18 dopo aver rubato a Marco la palla.

Kemba Walker chiude con 31 pt. in 38 minuti aggiungendo anche 9 assist per sfiorar la doppia doppia.
NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo quarto iniziava sotto il Sole cocente; A. Williams e Ulis mettevano dentro due punti a testa, per fortuna su un errore di Charlotte Weber si dannava a rimbalzo e al recupero della sfera parsa già nelle mani dei Soli, invece la palla tornava in mano bianca e Williams a 10:41 colpendo da tre punti dava nuova linfa a Charlotte.
Tornavano però in auge i Suns che appoggiavano da sotto con l’allungo di Dudley, il quale per un fallo di Weber ne aggiungeva altri due al suo tabellino sfruttando la lunetta.
A 9:16 una tripla di Kaminsky anticipava i due del Williams dei Suns.
Clifford si accorgeva che la difesa degli Hornets non teneva, giocando con una certa superficialità consentendo a Phoenix di segnar regolarmente, così propendeva per un time-out.
Una dunk di Chriss, una stoppata di Weber non erano il miglior viatico alla ripresa delle “ostilità”, nemmeno il fallo speso a 7:59 di Williams su Chriss lo era poiché il 2/2 non arrestava il rientro ospite.
Due punti presi in area da A. Williams su un Kaminsky di presenza portava il gap di Phoenix a “soli” 10 punti.
Rientrava Zeller che saltando fuori dal campo salvava un air-ball da tre di Lamb, Kaminsky non aveva fortuna sulla prosecuzione ma guadagnava il rimbalzo, favorendo alla fine al terzo tentativo la marcatura degli Hornets con il jumper di Walker (6:42).
Un crossover lampo di Lamb sulla sinistra lasciava Jones Jr. atterrito, linea di fondo e schiacciona a chiuder degnamente l’azione.
A 5:27 una tripla in transizione di Booker era replicata a 3:10 da Kemba, poi era il turno di Chriss nello scatenarsi segnando due punti in area su Kaminsky per il 51-38.
Frank rispondeva con la seconda tripla personale di serata, a 3:02 gli Hornets saltavano di tre in tre per la terza volta consecutiva grazie all’ennesima bomba, questa volta era Batum il protagonista sulla transizione.
Due FT d Williams, il nostro, due di Booker comodi allungavano il punteggio.
Il numero 1 dei Suns in transizione, appena passata la metà campo però si faceva toccar palla da Zeller, MKG recuperava, passaggio a Nic rapido passatore per Zeller che in schiacciata metteva ancora alla prova le mole del ferro.
Booker a 1:33 tornava a segnar a gioco fermo ma su una palla a due contesa tra Jones Jr. (bravo a dar fastidio a centrocampo a Kemba), nonostante il primo vincesse sul menzionato a parentesi, il pallone era recuperato dalla parte dei Suns da Kaminsky che apriva a destra dove Batum si aggiustava spostandosi ancor di più sulla diagonale a 45° per realizzar il 64-43.
Due di Len dalla lunetta erano seguiti dalla drive fulminea di Walker che nel cuore dell’area spiazzava la difesa con rapida consegna per Zeller che questa volta andava piano in schiacciata…
T.J. Warren continuava la buona prestazione personale segnando a 4 secondi dalla fine ma un buzzer beater di Walker (diagonale sinistra da tre punti) fissava il 69-47 del primo tempo.

Le Junior Honey Bees nell’intervallo.

 
Passati i primi 24 minuti e i 10 di pausa, le squadre rientravano sul parquet.
I primi a segnare erano i Calabroni che con Zeller attaccavano il canestro. Charge di Len e splittando il nostro centro faceva toccar quota 70 a Charlotte, MKG la superava con il tiro a bersaglio su Booker ma Marvin a 10:39 apriva automaticamente a sinistra per nessuno sbagliando il grado di passaggio.
Lui e gli altri se la ridevano visto il vantaggio per l’ilarità della situazione ma per i Suns ogni pallone recuperato era buono per tentar il rientro impossibile.
Warren era ancora prezioso per coach Watson segnando due punti, poi per gli Hornets, altrettanto importante era il primo ferro grazie al quale la sfera, dopo un rimbalzo amichevole (tiro di Walker) finiva dentro.
Phoenix però trovava un buon momento andando a segno a raffica con; Chriss (da sotto), Ulis (libero dal mid range), Warren (8:54 giocata da tre punti per fallo di Zeller), Booker (finte su Cody depistato in area, toccato poi dal rientro di MKG quindi ecco i due liberi a segno) e Chriss da tre dall’angolo sinistro.
Un parziale di 0-12 che costringeva l’head coach di Charlotte a chiamare il time-out a 7:38 sul 74-61.
Chriss riprendeva a segnare cambiando angolo, stavolta era il destro e da qualche cm più avanti, il suo tiro lungo comunque passava la retina per continuare il parziale di 14-0.
Batum spalle a canestro allora decideva di entrare in area e cercar il tiro anche in uno contro uno per cercar di concretizzare il consunto attacco degli Hornets.
L’azione gli riusciva perfettamente così Charlotte muoveva a quota 76.
Nemmeno il tempo di tirar un sospiro di sollievo arrivava il canestro di Booker, velocissimo andando dritto sulla destra del ferro era spinto da MKG, rilascio della palla anche se sbilanciato, banker clamoroso con ciliegina del libero addizionale.
Warren spendeva un fallo sull’entrata di Batum, l’unico ad aver capito, paradossalmente, che con i tiri da fuori e i piazzati si stava diventando stucchevoli e poco concreti, Nic splittando realizzava il +11 (77-66).
Fuori dall’area sinistra MKG elevandosi su Len raggiungeva la doppia cifra, numeri in aumento anche per Tyler Ulis (due per lui) e Warren a 4:51 (rimbalzo offensivo e successivo canestro). Quattro punti che riconsegnavano il -9 a Phoenix (79-70).
Kemba con una strong drive a costeggiare metà lato destro entrava in area subendo fallo.
2/2, punti seguiti da altrettanti di Kaminsky che trovatosi con la patata bollente in mano, allo scadere dei 24 d’attacco (3:45) tirava quasi alla “Spera in Dio” oltre la figura del proprio avversario andando a bersaglio.
Un tiro dalla top of the key di Kemba battezzava di nuovo la retina, l’85-72 era sporcato dall’alley-oop Ulis/Warren per l’85-74 al quale seguiva un time-out.
Venti secondi più tardi Belinelli si presentava in lunetta per batter due liberi (terzo fallo di Booker), realizzandoli portava Charlotte sul +13, MKG invece dando fastidio a Chriss impegnato nell’alley-oop vedeva l’avversario spiaccicare la sfera sul ferro, gli Hornets non si curavano del pericolo scampato ma attaccavano da sotto con Kaminsky, il quale sbagliando regalava la correzione a MKG attivo anche sul fronte offensivo.
Nel finale ci provavano le star delle squadre.
Il primo tentativo da fuori di Booker su MKG andava storto ma si rifaceva poco più tardi ottimizzando un tiro da due punti.
Kemba a :32.2 realizzando da tre spingeva gli Hornets sul 96-78, Booker a :11.1 con due liberi lo passava per quel che riguarda i punti nel finale, ma il capitano delle armate jordaniane quasi sulla sirena disorientava un Jones Jr. ormai con la labirintite prima di segnare in pullup del 98-80.

Lo squadrone delle Honey Bees scende sul parquet in un time-out.

 
L’ultimo quarto si apriva con un air-ball di Marco da tre punti, Dudley ne metteva dentro due ma spingendo sulle gambe Marco si alzava fronte a canestro per un lungo due punti a bersaglio che faceva arrivare al traguardo dei 100 i Calabroni.
A. Williams per i Suns giocava di fisico faticando sotto le plance. Altro rimbalzo offensivo e canestro da sotto, ancora lui, ricevendo un bullett pass da sinistra andava dentro a pochi passi dal canestro, c’era solo il tempo di ricezione e tentativo di canestro che l’altro Williams, l’omonimo, il nostro Marvin commetteva fallo sul tentativo di stoppata.
L’1/2 era buono per il 100-85, seguivano però due punti di Warren in runner e tre di Dudley a 8:36 (nel mezzo impreciso appoggio di Lamb a tabella) con il quale i ragazzi dell’Arizona tornavano sul -10 (100-90).
Batum metteva dentro un passaggio malconsigliato dal classico diavoletto sulla spalla, Dudley in transizione lasciava a Warren il compito di realizzare il 100-92.
Marvin a 6:57 trovava una gigantesca tripla colpendo da oltre l’arco, per di più a un paio di secondi dallo scader del cronometro.
A. Williams sotto canestro mixava tecnica e fisico per batter il difensore, Dudley dava fastidio acuto con un tonfo ovattato colpendo da tre.
Kemba a 5:27 con un lungo due punti dalla diagonale destra faceva scattar gli imenotteri sul 105-99, Ulis dal mid range destro colpiva con naturalezza da distanze più consigliabili. Frank a 4:50 con l’air-ball da tre punti dava da pensare ai tifosi che vedevano ormai la morte in faccia quando Ulis in entrata prendeva il pitturato viola seminando Walker, Zeller e Kaminsky, per fortuna rientrava MKG a dare una manata alla sfera mandandola oltre il fondo.
TJ Warren però in mezzo alle maglie bianche s’inventava un circus shot in caduta che valeva il 105-101 a 4:35.
Nel frattempo rientrava Booker, seguito da MKG.
Erano gli Hornets però in attacco che sviluppavano l’azione a destra, Kemba raddoppiato dopo il tentativo di blocco portato da Zeller, cedeva al compagno che aprendo sulla diagonale sinistra a un isolatissimo Batum concedeva il trionfale dardo da tre punti che sparigliava le carte.
Più che un due di picche ai Suns era servito tutto il mazzo, i jolly venivano aggiunti quando un bound pass in diagonale verso l’esterno sinistro passava in mezzo a due difensori dei Suns in rientro raggiungeva Walker in back-door che andava a depositare il 110-101 per chiudere i giochi.
A 3:14 la mano era assegnata a Batum con l’arresto in corsa e tiro dal pitturato in allontanamento per separarsi dal difensore; solo cotone e Hornets sul 112-102.
Finiva 120-106 con gli Hornets bravi a portar a casa il match nel finale.
 
Pagelle
 
Walker: 8
31 pt. (10/18), 4 rimbalzi, 9 assist, 1 stoppata. +31 siderale di plus/minus. Una cometa devastante che impatta sui Suns e li fa esplodere. 4/9 da tre e 7/7 dalla lunetta. Tiri a fil di sirena e leadership con assist ripetuti. Big night.
 
Batum: 7
18 pt. (6/15), 6 rimbalzi, 10 assist, 1 rubata. Tre perse e una parte centrale più rientro nell’ultima frazione abbastanza sconcertanti dopo un buon inizio. Un po’ avulso in certe fasi, nella parte centrale è però l’unico che ha il merito di capir di dover attaccare il ferro. Doppia doppia anche se la percentuale al tiro non è proprio da SG di alto livello. Rimedia nel finale a qualche ombra gettata qua e là con 5 punti e un assist decisivi.
 
Kidd-Gilchrist: 7,5
14 pt. (7/11), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. +32 di plus/minus. Meglio di Kemba. Buona difesa e discreto attacco. Va a recuperare Ulis in stoppata così come va a segnare in faccia a Booker un paio di canestri. L’asso dei Suns contro di lui non combina moltissimo se non un paio di giocate davvero irresistibili.
 
M. Williams: 7,5
21 pt. (6/8), 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Ha solo un +3 perché frequenta anche le rotazioni della panchina ma fa un buon lavoro. Energetico, 4/4 dalla lunetta e ben 5/6 da fuori. In palla sin da subito centrando un 3/3 da fuori.
 
C. Zeller: 7
16 pt. (6/9), 7 rimbalzi, 2 assist, 4 rubate. Zeller dimostra di avere anche la mano lesta insospettabilmente andando a toccare, scavare, togliere palloni agli avversari. Disturba in marcatura e in attacco nonostante lo stoppino due volte viaggia a percentuali alte, anche perché lui spesso raccoglie i frutti del lavoro d’altri, ma sa anche entrare e proporsi immediatamente dopo giocate difensive. Buona guardia e buon attacco.
 
Belinelli: 6
8 pt. (3/7), 2 rimbalzi. Dalla lunetta realizza i suoi due liberi, dal campo a parte lo 0/1 da tre, tira con il 50%. Buono per Charlotte. Gioca 21 minuti prendendo un -11. Clifford lo richiama sui movimenti offensivi e difensivi, lui risponde.
Kaminsky: 5
10 pt. (3/11), 7 rimbalzi, 2 assist. Sì, arriva in doppia cifra ma con percentuali basse, tirando meglio da 3 (2/4) che da vicino. Segna un buon tiro da due e un paio di triple ma in difesa è inesistente. Uno stargate per invasori. Il gesto con le mani che simboleggia “l’accidenti, c’ero quasi riuscito” non basta.
 
Lamb: 5
2 pt. (1/6), 2 rimbalzi. Durante un time-out prova a discolparsi con Batum. I due di spalle parlottano con Lamb girato verso di lui. Non credo Batum ce l’avesse con lui per il crossover e la dunk appena effettuata da Lamb che costituisce l’unico suo canestro in nove minuti, probabilmente qualcosa da dire in fase difensiva dove Jeremy non è irreprensibile. Anche la media in attacco è bassa, bela solo quell’azione.
 
Weber: 5,5
0 pt. (0/2), 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata. Nove minuti anche per lui, niente da fare al tiro, una volta propizia comunque involontariamente il canestro di MKG, nell’altra occasione viene stoppato. Si batte bene su un rimbalzo dal quale nascono tre punti di Marvin. -17 di plus/minus.
 
Coach Clifford: 6,5
I giocatori danno una mano con individualità ma I giochi, anche se semplici funzionano. Il giusto tempismo e la veemente partenza indirizzano la sfida. Ora avremo i Bucks in casa, gara da sfruttare, da non fallire per portar a casa la serie e accorciare eventualmente sulle rivali.

Pazzo Wacky Races a Est.

E’ domenica e nel pomeriggio (senza la lega per eccellenza dello sport prediletto dalla maggior parte degli italiani) si darà il via alla ripartenza della caccia ai playoffs dei team impegnati alla ricerca di un posto al sole.

Il prolungamento della stagione è a un passo, le squadre sono entrate nel conto alla rovescia finale; -10, -9, -8… le speranze di raggiungere la post season però non sono uguali per tutte.

Ovviamente figlie dei risultati di questa stagione la bagarre avvantaggia alcuni team rispetto ad altri in una specie di pazza e mitica corsa (cartone animato) come il Wacky Races prodotto da Hanna & Barbera arrivato in italia a inizio anni ’80.

 

Si “riparte” da qui con Hugo attardato, il quale cercherà di tagliar la curva per guadagnar posizioni utili…

 

Sette squadre per quattro posti considerando che fino a Toronto le prime 4 non hanno problemi essendo già qualificate…

Vediamo un po’ come sono messe le concorrenti in lotta allora.

Ovviamente non ho la pretesa di dire forzosamente quali saranno le partecipanti e quali no, è solo un’analisi sul momento delle squadre, sempre smentibile dai fatti che potrebbero variare di giorno in giorno a seconda di esigenze (conseguimento di una posizione), strategie (sconfitte per aver più palline alla lottery per il Draft) delle avversarie che affronteranno queste squadre di volta in volta.

Per fortuna o sfortuna, non essendo una novella Cassandra, non ho poteri conoscitivi rispetto al futuro.

L’unica nota è che essendo fan dei Calabroni, proverò a “forzare” un po’ la tabella di Charlotte, la quale per accedere ai playoffs dovrà superarsi, stimando approssimativamente al momento direi io, un 20% come possibilità di rientro.

Qui sotto ecco la tabella aggiornata delle squadre in lotta per i Playoffs a Est con qualche dato in più rispetto a quella pubblicata precedentemente.

 

 

Breve analisi delle 7 in gara

5^ Atlanta Hawks (80%)

In vantaggio con: Chicago (3-0), Milwaukee (3-1). Ininfluente ai fini della vittoria nella serie stagionale l’ultima sfida contro i Bulls.

In parità con: Miami (2-2), Indiana (1-1). Da giocarsi ancora una gara contro Indiana.

In svantaggio con: Charlotte (0-3), Detroit (1-2). Manca anche una partita contro Charlotte che anche in caso di vittoria non muterà l’esito della serie stagionale.

A proposito di Wacky Races (abbinerò un mezzo a ogni contendente), gli Hawks potrebbero esser paragonati a “L’Armata Speciale”. Veramente il Sergente Blast assomiglierebbe più a Clifford, ma il cannone in estate l’acquistarono i Falchi. Howard ha sparato cannonate troppo lentamente, rinculando dal colpo di cannone ora i Falchi poggiano i loro lenti cingoli sul terreno senza Paul Millsap e Kent Bazemore out. Senza di loro Atlanta è rientrata nel gruppo delle pericolanti rispetto alla partecipazione playoffs, la quale sembrava ormai acquisita e ora con 4 back to back (il peggiore tra le squadre in lotta) la situazione si complica un pochino. Dovrebbe partire Ilyasova in quintetto al posto di Millsap stanotte (nonostante gli Hawks avessero sperato di poterlo schierare già contro i Nets), il quale è alle prese con un ginocchio sinistro dolorante e sta incidendo parecchio sui risultati dei Falchi. C’è di buono che per la partita contro una Brooklyn piuttosto giù, l’assenza di Millsap potrebbe pesare relativamente. Atlanta deve cercare di spezzare una serie di sei sconfitte consecutive e il gioco di Budenholzer unita alla modestia dell’avversario di turno potrebbe far tornar a muover la classifica. Tra le pericolanti è quella messa meglio, mantiene quindi buone possibilità di partecipazione ai playoffs anche se il rientro di Millsap (sembrato probabile) è un’incognita. Sperando per loro di non dover ricorrere alle ultime due giornate in cu i Falchi avranno due dei tre scontri diretti. Uno in casa e due fuori. Devono sfruttare le prossime partite assolutamente se vogliono restar tranquilli.

6^ Milwaukee Bucks (85%)

In vantaggio con: Chicago (3-0), Indiana (3-0), Detroit (2-1). Una partita da disputare ancora contro tutti e tre i team con i quali i Bucks sono in vantaggio.

In parità con: nessuno.

In svantaggio con: Atlanta (1-3), Miami (1-3) e Charlotte (0-1). Due le partite da disputare ancora contro i Calabroni.

Rufus Roughcut. Il boscaiolo con camiciona a scacchi potrebbe adattarsi nel Wisconsin, le sue ruote a sega circolare per segare gli ostacoli si adattano a Giannis, talento dei Bucks le cui prestazioni stanno sostenendo i Cervi in mancanza dell’ala “gemella” J. Parker. Il calendario sarà determinante. Cinque scontri diretti, tre da giocare in casa e due fuori. Nel mezzo le partite contro i Mavs in casa e i Thunder fuori, qui bisognerà vedere le motivazioni dei due team, quella contro Dallas appare relativamente facile, a Oklahoma City invece i ci sarà da sudare. Solo quattro le casalinghe e sei le esterne, per coach Kidd, però potrebbe esser un gioco da ragazzi vincerne in totale almeno cinque sfruttando il buon momento di forma e giungere così probabilmente ai playoffs dove Milwaukee negli ultimi trenta anni non ha mai percorso troppa strada se non nell’occasione a inizio secolo in cui i verdoni sconfissero gli Hornets 4-3 per perder la finale di Conference contro Philadelphia con il medesimo punteggio. Philadelphia in questo periodo è una mina vagante, può vincere o perdere in maniera imprevedibile, la trasferta sul campo dei Sixers però dovrebbe essere vinta dai Bucks che aspirano ai playoffs, molte possibilità in meno invece vedo per i Cervi di sbancare Boston durante le due trasferte al TD Garden. Jabari Parker è out ormai da tempo, Beasley a causa dell’iperestensione del ginocchio sinistro richiede ancora del tempo per il rientro. Antetokounmpo con 23,2 pt. e Middleton (rientrato a febbraio), portano punti (nonostante l’1/13 del secondo contro gli Hawks nell’ultima uscita) dando la spinta per cercar di ottenere i playoffs non molto distanti ma minati da qualche difficoltà.

7^ Indiana Pacers (75%)

In vantaggio con: Detroit (4-0).

In parità con: Charlotte (2-2), Chicago (2-2) e Atlanta (1-1). Contro gli Hawks vi sarà ancora una partita da disputare.

In svantaggio con: Miami (1-2), Milwaukee (0-3). Ancora una sfida da giocare contro Milwaukee.

Clyde e la sua banda (di malavitosi). Macchina antiproiettile e settimo posto, numero della macchina e posizione che coincide in classifica. La squadra fa spuntare i piedini (non avendo fondo) e rema verso il traguardo guidata da Paul “Clyde” George. Indiana sul suo parquet (Bankers Life Fieldhouse) ha dato il via alla rincorsa ai playoffs. Il 25-11 casalingo è nettamente record migliore rispetto alle concorrenti in lizza. Indy ne avrà ancora cinque da disputare in casa. Difficile pensare possa portarne a casa meno di tre. Le prime due sono abbordabili (76ers e Timberwolves), lo scontro diretto con i Bucks è casalingo, diventerà più arduo affrontare Raptors e un’incognita l’ultima contro gli Hawks. A parte Glenn Robinson III, i Battistrada di Coach Nate McMillan hanno tutti i giocatori a disposizione. Con 22,6 pt. a partita e il 90,9% ai liberi, Paul George guida la pattuglia dei Pacers aiutato dai 15,3 pt. e dai 7,8 assist di media di Jeff Teague, play esperto trasferitosi nella fila gialloblù dopo sette anni di militanza in quel di Atlanta. Probabile ce la possano fare ma devono stare attenti a eventuali classifiche avulse. Contro Heat e Bucks non c’è possibilità di recupero, contro Atlanta giocheranno una partita spareggio che varrà doppio visto che le squadre con le quali i Battistrada sono in svantaggio sono quelle più prossime.

8^ Miami Heat (65%)

In vantaggio con: Milwaukee (3-1) e Indiana (2-1).

In parità con: Atlanta (2-2).

In svantaggio con: Chicago (1-2), Detroit (1-2), Charlotte (1-2). Contro Charlotte e Detroit, Miami disputerà ancora una partita a testa.

Miami potrebbe essere il Diabolico Coupé. Funesta cassa da morto, agli Heat avevano già fatto tutti (quasi) il funerale a inizio stagione, ma poi è spuntato il drago dalla torre a dar la fiammata decisiva per tornar a competere. Miami potrebbe essere determinante anche quest’anno per il futuro a breve termine degli Hornets. Gli Heat sono avanti tre partite rispetto a Charlotte (gli Hornets affronteranno in casa gli Heat ancora una volta partendo da un 2-1 a proprio favore) e occupano quell’ottava posizione “ambita” anche da Detroit e Chicago, l’ultima per giocare almeno qualche partita di post season facendo respirare l’inebriante (non insolito per Miami) profumo dei playoffs propri tifosi. Miami stava andando piuttosto bene ultimamente. Per me è la rivelazione dell’anno. Con l’uscita di scena di Bosh e l’abbandono di Wade sembrava ormai destinata a un anno da ricostruzione, invece nella parte centrale, dopo un inizio costellato da sconfitte e poche vittorie, l’inversione di rotta con Spolestra, bravo a disciplinare il gruppo, fortunato nell’esplosione di Waiters. Molte W quindi, come Waiters e Whiteside. I due però sono al momento out. Il primo è dato fuori almeno sino a fine marzo per problemi alla caviglia, il secondo si è infortunato nella sconfitta a Toronto imitando il compagno, ma la sua distorsione alla caviglia pare meno grave del previsto. Non si è allenato quindi recentemente, bisognerà vedere se effettuerà il riscaldamento a Boston. Molti danno il centro titolare di Miami come possibile starter al TD Garden. Whiteside aveva preso 14 rimbalzi e segnato 16 punti contro i Grizzlies, qualche punto in più di quelli di sutura (13) dategli a un dito della mano destra che sembra però non averlo limitato nelle medie stagionali durante l’ultima uscita. Con due dei tre migliori marcatori fuori (anche se Hassan potrebbe tornar presto), Dragic sarà anche finalizzatore. Già guida il team con 20,1 pt. a partita smistando 5,9 assist a serata, saranno Tyler e James Johnson con le loro incursioni a cercar di provveder all’attacco del Calore. Un po’ più complesso in difesa se non rientrasse subito Whiteside, visto che i 14,2 rimbalzi di medi a partita a Miami non li prende nessuno, Winslow (anche lui out) è il secondo con 5,2 a match, J. Johnson e Reed sono sotto i 5…

9^ Chicago Bulls (40%)

In vantaggio con: Charlotte (2-1), Miami (2-1).

In parità con: Detroit (2-2) e Indiana (2-2).

In svantaggio con: Atlanta (0-3), Milwaukee (0-3). Ininfluenti per gli esiti nelle due serie le gare contro Hawks e Bucks finali.

Peter Perfect. Le sue auto si distruggono spessissimo, nemmeno le avesse montate lui a caso comprandole all’Ikea in un’ipotetica area dedicata alla meccanica. Le rimette in sesto per magia con un calcio ma a coach Fred Hoiberg la magia senza Wade potrebbe non riuscire. Dwayne è out almeno sino il primo maggio e il progetto Playoffs potrebbe naufragar ancora. Questo significa niente più partite di Regular Season per lui. Cadendo contro i Grizzlies si è procurato una piccola frattura al gomito. Niente operazione per un giocatore fondamentale per i Bulls che l’anno prossimo dovrebbe guadagnare 23,8 milioni e forse la canotta dei Bulls potrebbe averla indossata per l’ultima volta contro i plantigradi. L’instabilità nell’essersi affidati a un buonissimo giocatore, ma con problemi fisici non sta premiando i Bulls, i quali si son dati la zappa sui piedi nel mercato invernale con scelte dubbie in ottica playoffs. Jimmy Butler sarà quindi il fulcro dell’azione, Denzel Valentine e Paul Zipser potrebbero avere più minutaggio, Mirotic cercherà di sopperir dall’arco alle carenze dei Tori, ma basteranno a Chicago per invertire il recente trend negativo culminato con l’inopinata sconfitta contro Philadelphia?

10^ Detroit Pistons (35%)

In vantaggio con: Charlotte (3-1), Atlanta (2-1) e Miami (2-1). Pistons che devono affrontare Miami ancora una volta, con la serie quindi non ancora vinta.

In parità con: Chicago (2-2).

In svantaggio con: Milwaukee (1-2), Indiana (0-4). Importante la sfida che vedrà opposti i Pistons ai Pacers per cercar di pareggiare la serie.

Red Max che assomiglia anche un po’ a Van Gundy… Arriva balzellon balzelloni con il suo aereo che non decolla ma rimbalza sull’asfalto, metafora per dire che i Pistons rimangono sempre a metà strada tra due situazioni. Nove piccoli spezzoni di partita per l’unico infortunato dei Pistons (Gbinije) che hanno l’infermeria vuota praticamente, ma non trovano in bandolo della matassa. Ai Pistoni mancano 9 partite, le prime sono abbordabili così come l’ultima, nel mezzo però Raptors, Rockets, Grizzlies e Wizards saranno scogli difficili da superare. Motown ha perso anche con i Magic e Stan Van Gundy tra un urlaccio e l’altro, paonazzo in volto a bordo campo, ha trovato anche il tempo per autoaccusarsi del non gioco dei suoi che nonostante lunghi come Drummond e giocatori utili come Leuer o Marjanovic (impegnato all’occorrenza), più un attacco equilibrato, non sembrano in grado di accedere alla post season, salvo che dalla partita contro New York (priva di Noah già out in lista infortunati e per di più sospeso per 20 partite per l’uso di un integratore che dall’anno prossimo pare sarà legale) al MSG se ne ricavi uno sprint per vincerne qualcuna di seguito.

 

11^ Charlotte Hornets (20%)

In vantaggio con: Milwaukee (1-0), Miami (2-1) e Atlanta (3-0). Hornets che dovranno giocare ancora quattro partite contro questi team. Una contro Atlanta ininfluente per la W nella serie, una contro Miami e due contro i Bucks che, ipoteticamente, potrebbero ribaltare la serie.

In parità con: Indiana (2-2).

In svantaggio con: Chicago (1-2) e Detroit (1-3).

Gli Hornets sarebbero i fratelli Slag anche se l’insetto scoppiettante o l’Armata Speciale calzerebbero anch’esse. Numero uno a Est a inizio stagione, ora a colpi di clavate provano a darsi una rudimentale spinta per entrare nel paradiso dei Playoffs. Charlotte è la più arretrata nel gruppone e teoricamente le speranze sono ridotte a un lumicino ma questo 20% sul 400% totale, vincendo tre delle prossime 4, potrebbe trasformarsi in percentuale più alta, almeno per me che vado in direzione ostinata e contraria (cit. F. De André). I back to back sono ben tre ma gli Hornets stanno vivendo un buon momento, pur confermando che contro i top team proprio non hanno le armi giuste per realizzare il colpaccio. Contro Boston sarà dura, contro Toronto in Canada anche, sebbene i Calabroni si siano registrati sulle frequenze dei Raptors e potrebbero metterli in difficoltà. Contro Denver, team alla ricerca dei playoffs, ci sarà il “problema SKY” ma la sfida si giocherà in casa dando un vantaggio agli Hornets che nel 6-4 (tra casa e fuori) finale, affronteranno una volta anche Bucks e Heat all’Alveare, sebbene quest’anno lo Spectrum Center (vecchia Time Warner Cable Arena) non sia stato un fortino quasi inespugnabile come lo scorso anno. Dopo la sconfitta con Cleveland i playoffs distano tre partite. Pesano molto alcune sconfitte, ad esempio le due con Detroit (una al supplementare e una con un tiro di Belinelli annullato fuori tempo massimo che ci avrebbe consegnato la W). Gli Hornets, ahimè, si augurano quindi anche qualche passo falso dei team davanti a loro, in difficoltà per infortuni o gioco sufficiente per approdare ai playoffs. Dal mio punto di vista Miami e Milwaukee porrebbero essere due delle candidate ad approdarvi rispetto a Bulls e Pistons, quindi vincere i due scontri diretti più almeno altre cinque partite nelle ultime dieci, diventa fondamentale per cercar l’accesso dall’ultima porta disponibile per i playoffs.

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Game 72: Charlotte Hornets Vs Cleveland Cavaliers 105-112

 
ApocalissHornets
 
“Quando l’Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono:
“Vieni”. Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.”
Non sono un grande appassionato di dogmatiche religioni ma, da un passo dell’Apocalisse di Giovanni (almeno a lui è attribuita nonostante dubbi), ricavo una metafora calzante per l’arrivo dei Cavaliers a Charlotte nel momento più delicato (per colpe degli Hornets) della stagione.
A undici partite dalla fine, con uno scarto ridotto nelle ultime partite su Miami e Milwaukee, gli Hornets ricevevano la visita dei tre cavalieri dell’Apocalisse per porre fine alla terrena ricerca dei P.O..
Sì, lo so, sarebbero quattro i Cavaliers e 5 quelli sul parquet, ma sul primo c’è una controversia.
Mentre le antiche interpretazioni degli esegeti attribuivano valore positivo alla prima figura che andava cavalcando un equino bianco, altre più moderne interpretazioni (direi errate) leggono in lui la guerra di conquista militare (l’arco) in mano o ne vedono doti da falso profeta, anche se in realtà per la corona recante in testa, l’arco e il colore bianco, pare si tratti di Cristo, che noi (non me ne vogliano i puristi), per fare un parallelismo, Walker (maglia bianca, della Queen City e con tiro da oltre l’arco) ne farà le veci sportive.
Sdoppiamolo e inseriamo un secondo bianco, più sporco, un Irving mistificatore nel medesimo ruolo.
Poi troviamo il cavaliere sul dorso di un cavallo rosso fuoco.
A colui che lo cavalca fu dato il potere di togliere la pace, simboleggia indubbiamente la guerra, la discordia, porta con sé, infatti, uno spadone.
Il terzo cavaliere, in groppa a uno stallone nero, simboleggia la carestia, ma anche in parte la morte (colore nero).
Porta una bilancia con se con la quale pretende e prende denaro per un equivalente esiguo in grano.
Da qui si capisce come nel momento del bisogno l’ingiustizia sociale sia sequenza portante del suo DNA.
L’ultimo, in groppa a un cavallo di un verdastro pallido/cadaverico, si chiama Morte, dietro di se la scia dell’Inferno, poco altro da dire per descriverlo se non portatore di peste…
Irving, James, Love e Tristan Thompson si presentavano così per la seconda volta quest’anno a Charlotte.

Irving, James, Love e Thompson rivisitati…

 
Cercar di conseguire un successo e rimanere in testa all’Eastern Conference, recentemente minacciata dai Boston Celtics era il loro progetto “malvagio” portato a termine.
Una vera sciagura per Charlotte quest’anno i Cavaliers che con uno 0-4 si portano a casa la serie completa lasciando a Charlotte una giornata in meno sul calendario e speranze ridotte (per fortuna non l’apocalisse finale), seppur non di molto perché incredibilmente la buona notizia in una serata amara, è rappresentata dai risultati degli altri campi; sul proprio terribile terreno i Pacers hanno finito per soccombere contro i Nuggets 117-125, i Pistons hanno sbracato 87-115 a Orlando, i Bulls con problemi nel lineup hanno perso in casa contro Philadelphia 107-117, con l’unica eccezione negativa di Milwaukee che è riuscita a spuntarla in Wisconsin nel finale (100-97) contro gli Hawks.

Marvin Williams con 11 punti e altrettanti rimbalzi ha chiuso la sua prova che al tiro non è stata comunque entusiasmante.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
L’inizio di partita teneva fede alla devastante vivacità prevista; Zeller vinceva la palla a due, Marvin era sciagura vera con un tiro frettoloso a due (lungo) in attacco e con il fallo su Love in difesa. Kevin però amorevolmente si limitava a realizzare solo un libero ma gli Hornets in attacco, ancora un po’ addormentati latitavano, quindi i Cavaliers prendevano campo andando sullo 0-4 grazie a una tripla di J.R. Smith in transizione toccando anche lo 0-7 quando James dall’angolo sinistro falliva un open 3 dopo aver visto Cleveland far girare gli Hornets su tutto il perimetro, il rimbalzo di Love e il susseguente lungo linea da destra per l’accorrente James procuravano alla stella dei Cavs un gioco da tre punti con il quale gli ospiti si proponevano la fuga immediata per fortuna stoppata a 10:26 dal primo canestro degli Hornets con Zeller e dal secondo di MKG su passaggio di Cody.
Love realizzava due liberi per il 4-9 ma Kemba chiudendo una triangolazione in allontanamento da canestro scagliava la prima frecciata contro il canestro dei Cavaliers che rispondevano immediatamente con uno sfuggente James sulla sinistra bravo a lasciar sul posto Batum in marcatura e a chiudere con una potente schiacciata a una mano sulla quale Cody non arrischiava la stoppata.
Uno step back di Irving su Marvin dava il +5 ai Cavs che tuttavia si vedevano rimontare dal secondo dardo avvelenato di Walker a 8:08 (10-12) prima di tornare almeno sul +4 con due punti dal pitturato di Irving.
Kemba a 7:33 senza esitazioni rispondeva ancora con un’altra bomba; una macchina che consentiva a Charlotte di rientrare sul -1 e poi di pareggiare grazie a un assist di Batum per Zeller trasformato da Love in due liberi.
Cody ne realizzava uno agguantando sul 14 pari gli uomini in divisa bordeaux.
Un bound pass di Batum per Williams era controllato in modo difficile dalla nostra ala che da sotto canestro riusciva solo ad alzare un campanile anziché chiudere dalla linea di fondo, sulla palla in aria si alzava Zeller che con un fulmine potente schiacciava per il primo vantaggio di serata Hornets (16-14).
A 6:37 Lue chiamava un time-out ma per Cleveland ancora si registravano problemi; sulla stessa azione Zeller conquistava due rimbalzi offensivi, Kaminsky ne aggiungeva uno, dalla sinistra Batum si avvantaggiava su J.R. Smith che provava a recuperare l’irrimediabile canestro con una manata sull’avambraccio del nostro numero cinque favorendo la giocata da tre punti del francese a 5:44.
Thompson da sotto realizzava il 19-17, poi Batum sbagliava da tre ma Kaminsky con un tal-off allungava su MKG che favoriva il secondo tentativo di Batum da fuori, quello buono per il 22-17… Fuori Love per il secondo fallo (reo d’aver interrotto una transizione), dentro Kemba fino al ferro con passaggio volante ravvicinato per la facile dunk di Zeller liberato dall’assist del capitano.
Shumpert metteva due pt. dalla baseline destra e Irving ne aggiungeva tre a 3:13 portando sul 24-22 il match, costringendo Clifford al time-out a 3:04.
A 2:43, con la panca di Charlotte in campo, Shumpert trovava anche il vantaggio realizzando da tre punti dal corner sinistro. Non si dava per vinto però Belinelli bravo a realizzare a 2:19 tre punti frontali per poi usare successivamente un velo, passato il quale continuando la sua corsa in diagonale verso l’esterno sinistro si arrestava per realizzare altri due punti in jumper. Thompson a 1:40 faceva “sgonfiare” il pallone sul secondo ferro, l’oggetto amorfo si accomodava nella retina consentendo il nuovo -2 agli ospiti (29-27).
Irving dalla lunetta (fallo di Lamb) a 1:09 pareggiava e successivamente con un’incursione centrale portava anche in vantaggio i suoi.
Gli arbitri chiamavano un fallo a Kaminsky che andava al tiro per cercare di anticipare Shumpert bravo a stopparlo, la palla tuttavia continuava la sua corsa, smorzata, oltre il bandanato difensore, Frank la raccoglieva e provava da sotto a segnare subendo il fallo di Korver.
Gli arbitri fischiavano fallo contro The Tank ma le sincere e continuate proteste di tutta Charlotte costringevano gli arbitri a ravvedersi.
Con pochi secondi sul cronometro Belinelli riceveva e costringendo al fallo il difensore andava a metter dentro i due FT del pari.
A due secondi e mezzo dalla prima sirena Irving, cercando il fallo, trovava il canestro caricando un lungo due dalla destra, Cleveland così finiva sopra 31-33 i primi 12 minuti.

Kemba Walker con altre 5 triple (5/10) viaggia a medie alte nella statistica.
28 i punti finali per il capitano.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
L’avvio di secondo quarto era veemente per gli ospiti che trovavano subito un alley-oop di Jefferson su imbeccata di James, Korver segnava da tre dall’angolo sinistro battendo Belinelli.
A 11:08 Clifford chiamava un secondo time-out sperando di guidare la panchina a una miglior sorte.
Weber accorciava sul 33-38 ma un jumper di James sfruttando la marcatura di un Williams troppo distante, faceva toccare prematuramente ai Cavs quota 40.
Lamb perdeva un pallone ma anche Korver andando a sbatter su Belinelli lasciava la sfera oltre il fondo, Marco da tre non segnava, Jefferson usando una parabola altra da destra invece sì, segnando di fatto il +10 (33-43) per Lue e i suoi.
D. Williams per James e la dozzina di punti di svantaggio era servita insieme all’assist.
Niente passaggi per Batum che andava con il fai da te con un turnaround vincente.
Un pass di James per il back-door di Korver era buono per tornare sul +12 ma Kemba non ci stava e realizzando la quarta tripla della sua serata riportava il distacco a una cifra a 7:29 (38-47). Batum in attacco raggiungendo la linea di fondo destra tirava oltre Love trovando il cotone della retina ma proprio due punti di Love a 6:43 interrompevano il tentativo di rientro di Charlotte, la quale arrancava in lunetta con l’1/2 di Walker e poi Zeller (pick and roll sul quale andava a sbattere J.R. Smith rimasto a terra).
Sul 43-51 MKG recuperava l’ennesimo rimbalzo offensivo su un errore di Kaminsky da fuori portando a termine la missione due punti.
I Cavalieri tuttavia cercavano l’allungo nuovamente; due punti di Love appoggiando sulla destra del glass portavano il punteggio sul 47-59 prima che una finta da sotto a sinistra con appoggio al plexiglass di Batum su Thompson e un’incursione di Kemba a :48.3 portassero il punteggio sul 51-59.
Un fallo a pochi secondi dalla fine costringeva gli Hornets alla rimessa a sinistra e alla soluzione veloce; un passaggio in diagonale per lo smarcamento di Belinelli era la scelta, Marco continuava la cosa cedendo a destra al meglio piazzato nonché accorrente e convergente al ferro Zeller, per Cody il canestro era semplice poiché l’avversario veniva risucchiato dal Beli, più difficile battere il tempo ma il cronometro recitava ancora 6 decimi da giocare.
Finiva così dunque il primo tempo, con gli Hornets sotto di 6 (53-59).

Hugo e due ballerini in un break sul finire del secondo quarto ballano Beat It di Michael Jackson.

 
Il terzo quarto iniziava con un floater non a segno di Irving, dall’altra parte un passaggio in angolo destro era intuito da Thompson che tuttavia, non arrivando sulla sfera, consentiva a Williams di partire indisturbato nel corridoio lasciato dal centro; linea di fondo destra percorsa con decollo e dunk a una mano senza che Love potesse intervenire in chiusura.
Riallungavano ancora i Cavalliers sul 55-63 nell’elastico eterno, Cody non ci stava e segnando da sotto, toccato da Tristan, realizzando anche il libero aggiuntivo segnava il 57-63.
Walker segnava su Thompson ma in difesa a MKG veniva assegnato il quarto fallo e Belinelli rientrava sul parquet, era comunque ancora Irving a dettar legge appoggiando alla tabella il 59-67.
A 8:00 Marvin partendo da sinistra batteva Love che andava a contatto, i Cavs chiedevano il fallo per se ma gli arbitri decidevano per il canestro in continuazione e il libero addizionale.
Tre punti portati a casa d Williams più una tripla di Belinelli (7:35) aiutato dall’anello e dal plexiglass accorciavano l’elastico quasi al minimo (2 punti), peccato Batum fallisse l’ipotesi del vantaggio, così i Cavalieri tornavano a macinare; un 2/2 di James (fallo di Marco), era interrotto da Walker che con la mano sx veleggiava chiudendo un attacco frontale ma Thompson con il reverse da sotto e J.R. Smith da tre punti ridavano 7 pt. di vantaggio agli uomini di Cleveland.
A 4:48 Kemba, sfruttando un mezzo schermo, rompeva il raddoppio con passo laterale e attacco in modalità cavallo da scacchi; rapida virata a L più appoggio ma solamente 10 secondi più tardi Irving segnando da tre costringeva ancora Kemba a superarsi (4:16) per realizzare la bomba frontale contrastata lateralmente dal play dei Cavs.
Zeller in difesa andava sotto pressione cavandosela con la deviazione (non facile) su Irving in entrata.
Dalla palla finita oltre il fondo, sulla rimessa attaccava anche James costringendo Zeller al fallo.
Il 2/2 della stella di Cleveland portava al 72-79 ma Batum con un top shot in fade-away a 3:36 portava lo scoreboard sul 74-79. LeBron, Walker, ancora LeBron e Batum allungavano il brodo sul 76-83, Irving segnava senza trovare opposizione e per un fallo su una palla vagante di Love su Marvin, Williams pareggiava il parziale dalla lunetta. James, servito dalla sinistra da Irving, sfruttando la poca densità nell’area degli Hornets, appoggiava, a interrompere il parziale perfetto per Cleveland ci pensava Marco, il quale a 1:24 infilando la tripla dalla diagonale destra faceva guadagnar un punticino ai bianchi (81-87).
Lamb provava ad accorciare ma stoppato da Shumpert “guadagnava” solo una rimessa dal fondo.
Sulla rimessa lo stesso Shumpert, a palla lontana si arrangiava su Williams, scelta non fantastica con Charlotte in bonus.
Il 2/2 dava a :45.5 dalla terza sirena l’83-87.
L’Agnello (Lamb) apriva il sigillo rifilando una manata a James in entrata: canestro più fallo, gioco da tre punti e Cavs di nuovo avanti oltre le speranze di recupero di Charlotte (83-90).
Un floater di Lamb a poco più di un secondo dalla fine e la stoppata di Walker su Deron Williams consegnavano un 85-90 come risultato di partenza dell’ultimo periodo.

Anche Belinelli qui “danza” con Shumpert.
Per Marco ben 22 punti con 7/12 dal campo.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
La frazione terminale si apriva con Cleveland a difendere, nonostante una small ball messa in campo da Lue, Marvin andava corto, l’altro Williams, l’eterno Deron, realizzava al vetro purtroppo.
A 10:40 un break down di Lamb; un lampo bianco in schiacciata con la mano destra irrompeva frontalmente spezzando le difese dei Cavaliers.
Charlotte provava a trovar slancio da questa giocata e dal pubblico, benché “troppi fan” di Cleveland fossero presenti allo Spectrum, il boato si alzava ma Korver con la tripla da destra silenziava momentaneamente gli spettatori con 3 punti che ricacciavano i Calabroni sul -8.
Gli Hornets subivano anche la tremenda dunk di James dopo uno spin su Lamb e due punti di Shumpert precipitando nuovamente sul -12 a 8:32 dal termine.
A tentar la riscossa ci provava Batum, il quale affondando una tripla dalla diagonale destra faceva scemar lo svantaggio a una sola cifra (90-99).
I titolari degli Hornets in campo, con la sola eccezione di Frank al posto di Cody provavano l’impresa; a 7:27 un morbido tiro dal colorato viola di Marvin era aiutato dal ferro, una gomitata sinistra di James (nel tentativo di prender spazio) su Williams nel pitturato degli Hornets riconsegnava palla agli uomini di Clifford, i quali non segnando con un jumper di Batum accusavano l’1/2 dalla lunetta di James (fallo di MKG) per il 92-100.
Poco male, Batum in contropiede faceva passar la sfera involontariamente alla destra di Irving che si girava mentre Nic in tuffo tentava il recupero, Belinelli si avvicinava e recuperava sulla linea di fondo alzandosi per segnare toccato da dietro da Korver. La giocata di Marco a 5:56 era premiata dal libero aggiuntivo a segno per il 95-100.
Love da tre dalla destra andava corto con l’uscita scomposta di Zeller a due mani, Batum serviva sulla rollata Zeller che fermato irregolarmente da James a 5:27 continuava a litigare con la linea. Primo FT messo, secondo errato, Hornets sul -4 pronti a ripartire in transizione.
L’occasione arrivava con Walker bravo a servire Marco, il quale a 5:08 chiudeva con una vigorosa e inusuale per lui schiacciata a una mano scrivendo il 98-100 sul tabellone.
Passi di Love sulla pressione di Batum a sinistra, lo stesso transalpino s’incaricava di tentare il sorpasso affidandosi alla tripla, scelta ancora pretenziosa e non a buon fine ma dall’altra parte James tentando una drive and kick cedeva la sfera al volo in viaggio verso l’angolo sinistro.
A metà strada Walker arpionava il pallone, una parata che valeva il possibile pari.
A 4:20 due tiri liberi dello stesso Kemba avevano sorte alternata; nulla da fare sul primo, bene il secondo.
Hornets sul -1 che subivano però la tripla dall’angolo sinistro di un J.R. Smith sino a quel momento piuttosto dormiente.
Troppo frettoloso Walker provava a tirar in faccia da tre a Irving ma la sfera colpiva solo il ferro e i Cavs se ne andavano on un canestro di Love e due punti di James imbeccato dal passaggio tagliato da Love sotto canestro.
99-107 con Marco a fallire da tre, palla che toccava la parte superiore della tabella, Marvin “salvava” dalla linea di fondo la sfera saltando fuori, Belinelli riceveva in avvicinamento servendo Cody a destra per una schiacciata riparatoria.
Da un uno contro uno di James Vs Belinelli ne uscivano due liberi splittati da The King, dall’altra parte a 1:44, Belinelli attaccando costringeva Korver al fallo.
Il connazionale con un 2/2 quindi guadagnava un punto per gli Hornets rispetto al lavoro di James precedente.
Irving era stoppato da Williams in aiuto dalle parti del ferro ma Charlotte perdendo palla in attacco tornava in difesa con l’accoppiamento Belinelli/James non tra i migliori.
Fallo e due FT realizzati da LeBron a 1:03. Marvin da tre non segnava, Belinelli aveva un ultimo sussulto riuscendo in due tempi a conquistar il rimbalzo e a segnare da sotto nonostante il difensore avanti a lui.
Il 105-110 e il seguente errore di Irving consigliavano a Clifford di chiamare un time-out a :29.5 dalla fine.
Sulla rimessa laterale di Belinelli da sinistra, l’uscita dal blocco centrale di Zeller di Batum per il taglio alle spalle di James altissimo oltre la linea dei tre punti, dava la possibilità a Batum di provar per la terza volta in serata, se non l’azione del sorpasso, una giocata decisiva, ancor più rispetto alle altre, ma il suo tiro (effettuato direi troppo velocemente) colpiva il secondo fero, palla nelle mani dei Cavs e partita congelata a :22.4 dalla fine con il 2/2 di James dalla lunetta mentre parte del pubblico iniziava a sciamar fuori dall’Alveare.
Finiva così 105-112 per gli ospiti sebbene i risultati dagli altri campi restassero favorevoli a Charlotte.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
28 pt. (10/20), 2 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Nonostante 4 perse, un errore dalla lunetta che non ci consente l’aggancio e un affrettato tiro da tre finale in un momento delicato, ha un +12 di plus/minus. Gioca con la linea da tre inizialmente (5/10 nella notte) da dove dovrebbe se non erro aver passato di una nientedimeno che Glen Rice per triple in una stagione. Qualche buon assist e alcune buone difese su Irving.
 
Batum: 6
19 pt. (7/18), 2 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate. +10 di plus minus, bene con le steal e i punti ma il 2/9 da tre ci condanna, i suoi tre tentativi in momenti decisivi li erra, sottotono gli assist, statistica riempita con due assist arrivati in serie. Due buonissimi canestri dalla linea di fondo in allontanamento.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
4 pt. (2/4), 4 rimbalzi, 1 assist. Gioca solo 17 minuti fermato dai falli che gli arbitri gli affibbiano. Peccato. Tuttavia, nonostante il +5 di plus/minus, anche lui non riesce a fermar la cavalcata di punti dei Cavalieri.
 
M. Williams: 5,5
11 pt. (3/11), 11 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 5/5 dalla lunetta ma 0/3 da fuori. Sia che si tratti di aperta o assurda scelta di tiro, Marvin da fuori non segna, i Calabroni ne risentono e nonostante una bella dunk e qualche azione pregevole, oltre l’evidente doppia doppia, il suo apporto offensivo è quasi dannoso.
 
C. Zeller: 6,5
15 pt. (6/6), 11 rimbalzi, 3 assist, 2 stoppate. Finisce in doppia doppia, buone le statistiche con un 100% dal campo realizzando il possibile da sotto. Non sempre un fattore sulle chiusure ma comunque tra rimbalzi e stoppate, difficile chiedergli di più se poi dall’altra parte Thompson fa peggio di lui. Lui comunque ci prova.
 
Belinelli: 6,5
22 pt. (7/12), 3 rimbalzi, 2 assist. Prende un -15 di plus/minus. Su un paio di chiusure c’è da lavorare. Lasciarlo in uno contro uno con James è da irresponsabili. Lui ci prova al meglio, poi commette alcuni falli, tuttavia ben spesi, non molli per fermare James. In attacco è un fattore trovando la miglior prestazione di punti dell’anno. Il 3/7 da tre non è malvagio ma è attivo su tutti i fronti.
 
Kaminsky: 4,5
0 pt. (0/9), 8 rimbalzi, 2 assist. L’anno scorso fu determinante per battere I Cavs in casa, quest’anno per gli 8 rimbalzi aumento il voto di mezzo ma lo 0/5 da fuori, il -10 di +/- danno poche possibilità di una sufficienza. Ricordo una buona difesa su James ma poco altro.
 
Lamb: 5
4 pt. (2/6). Poco altro, forse un accecante manata in faccia a James… Bellissima la dunk, artistico il floater, la sua gara però si ferma lì. In difesa dalla linea di fondo sinistra nei pressi dell’area prende uno spin di James che va a schiacciare.
 
Weber: 5
2 pt. (1/4), 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca 9 minuti, accusa un -19 di +/-. In campo nel momento peggiore degli Hornets ma anche lui non riesce a dare valido apporto al team in fatto di personalità. Un facile canestro da due e due triple fuori giri.
 
Coach Clifford: 6
La squadra si è battuta bene nonostante la L. Non dico nulla a livello tattico con il senno di poi, l’unico appunto è la marcatura di Belinelli su James nel finale. Alla prossima giacché, visti gli altri risultati, avendo degli scontri diretti in casa, non è ancora clamorosamente finita.

Game 71: Charlotte Hornets @ Orlando Magic 109-102

 
AttenziHornets
 
L’attenzione sostenuta, ovvero la capacità di rimanere concentrati su contenuti veicolati da altri che richiedono uno sforzo mentale costante, focalizzato su un obiettivo era richiesta agli Hornets stasera.
Non sottovalutare l’avversario e rimanere concentrati sia in attacco ma soprattutto in difesa, pronti a rispondere alle sollecitazioni offensive dei Magic.
I “monotoni” compiti da portare a casa possono essere fonte d’inconscio inferiore rendimento in talune circostanze, insieme alla banalità di schemi ripetitivi e la stanchezza in alcuni finali ci sono costate diverse partite quest’anno…
Gli Hornets inoltre, decidendo di perseguire la strada irta verso i P.O., alla guida di una macchina lanciata, non potevano permettersi di sbagliar la curva proprio a Orlando.
Un Belinelli super nella prima parte e una decisa controsterzata di Kaminsky nella seconda hanno aiutato dalla panchina Charlotte a uscire vincente dal tortuoso circuito di Orlando che ha mostrato buone giocate (Ross ha chiuso con 19 punti, la coppia di guardie Fournier/Payton con 15 e appena giù dal podio Vučević con 14) a tratti rendendo la vita dura sino alla fine a dei bisognosi Hornets.
10 turnover contro i 14 dei Magic e 9 rubate (statistica di solito deficitaria, contro le 5 sole di Orlando) hanno dato una mano a Charlotte a vincer la terza gara consecutiva in una partita dove molte delle altre statistiche son risultate piuttosto equilibrate.
 
A Orlando Clifford lanciava in campo il quintetto classico; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.
Frank Vogel, primo anno ai Magic, invece rispondeva con; E. Payton, Fournier, T. Ross, A. Gordon e Vučević.

Cody Zeller con 15 punti e 7/10 al tiro chiude una discreta serata a Orlando.
Qui in schiacciata sorprende i difensori dei Magic.
2017 NBAE (Photo by Fernando Medina/NBAE via Getty Images)

 
Il primo canestro della partita arrivava a 11:05, Ross centrava un semplice ma preciso jumper dal centro sinistra, un quarto di spin a molla di Vučević dopo esser entrato in area spingendo Zeller, era seguito da un hook perfetto per lo 0-4.
I primi due punti degli Hornets arrivavano per mano di MKG che da destra chiudeva in entrata una triangolazione a 10:41. Vučević dava un pallone fuori e se lo vedeva restituire e senza marcature colpendo da destra portava a +4 i locali che fermavano con Gordon il capitano Walker.
Lo scoop però era impreciso a causa del fallo di Gordon, i due FT a segno riportavano a -2 i Calabroni che tuttavia vedevano allontanarsi la squadra di Vogel con 5 punti consecutivi di Fournier; 3 nonostante il tiro contrastato da MKG e due in taglio sotto a 8:15 per il 4-11.
A 8:03 MKG pescato a rimorchio trovava il jackpot realizzando e subendo il fallo che portava la nostra ala a chiudere l’azione portando nelle casse di Charlotte tre punti.
Ross in penetrazione fino ai bordi dell’area destra batteva Batum e l’aiuto, per fortuna un’esitazione in penetrazione di Walker era buona per il layup del capitano che a 7:31 avvicinava alla decina anche Charlotte (9-13).
Dopo un time-out a 6:25 chiamato da Vogel i Magic non si fermavano in attacco trovando altri due punti ma Zeller, con una veloce decisione sorprendeva la difesa d’Orlando andando a schiacciare appendendosi al ferro per un highlights di serata. MKG stoppava Fournier, gli Hornets riprendevano il pallino del gioco e Batum con una drive in diagonale verso il centro trascinava con sé altri due difensori in scia, passaggio schiacciato verso la linea di fondo sinistra per Zeller che arrivava all’appuntamento andando a schiacciare proveniente dalla baseline.
Dopo un recupero di Zeller (su Fournier) nella metà campo difensiva dei Magic, il pallone transitava per le mani di Batum; assist no look orizzontale sulla corsa centrale di MKG a rimorchio che volva a canestro schiacciando a due mani i punti del pareggio a quota 15.
A 3:43 ancora il transalpino dei Magic era utile per l’attacco dei suoi con un ½ dalla lunetta (fallo di Weber), in più Hezonja di tripla allontanava i suoi dalla zona calda ma nonostante l’errore offensivo di Zeller, Weber teneva la palla viva in attacco toccandola verso Cody che otteneva quindi finalmente i due punti cercati.
Weber in difesa, già in salto, intercettava il passaggio di Payton diretto nell’angolo sinistro per poi battere il suo avversario e chiudere con un floater dal cuore dell’area che superava Biyombo per il 19-21.
D.J. Augustin però batteva lo stesso Weber con problemi in velocità nell’uno contro uno.
Secondo fallo speso e giocata da tre punti per il play di riserva avversario.
Weber tornava a rendersi utile nella metà campo offensiva dei Magic recuperando in qualche modo la sfera dopo un errore di Lamb, quest’ultimo finiva per segnare ugualmente tirando ravvicinatamente dalla sinistra dopo un air-ball di Williams proveniente dal lato opposto.
Si chiudeva con una tripla di Meeks (21-27) che innescava nel secondo quarto un’iniziale lotta dinamitarda tra il giocatore dei Magic e Belinelli.
 
Marco apriva le danze nel secondo periodo uscendo da un blocco a sinistra e colpendo in jumper a mezzo metro oltre lo spigolo sinistro dell’area.
A 11:07 una mano leggera ma galeotta appoggiata da Meeks bastava agli arbitri per chiamar il fallo sul contatto con Marco impegnato a tirar su la palla per tentar la sorte oltre il semicerchio del paradiso.
Tre FT tutti a bersaglio e Hornets sul -1 (26-27).
Meeks stimolato rispondeva da tre a 10:56 ma Belinelli rispondeva d’orgoglio 11 secondi più tardi imitando la guardia avversaria innalzando il punteggio sul 29-30.
Meeks da due tirava corto sul primo ferro grazie a una buona marcatura di Belly che in attacco rinunciava a tirare da tre riconoscendo il vantaggio leggermente alla sua destra sugli sviluppi dell’azione; era Kaminsky, infatti, libero di tirare e di realizzare da oltre l’arco servito da Marco per il 32-30.
Un fallo offensivo sullo stagger di Kaminsky (per nulla d’accordo con la terna) restituiva un pallone ai Magic che non segnavano ma subivano la transizione; a 9:34 Belinelli mirava dalla diagonale destra in arresto sabbatico sino quasi al rientro dell’avversario ma il suo tiro risultava frecciata velenosa, dardo preciso per altri tre punti con Marco ormai on-fire.
A 8:57 Hezonja in area muoveva il punteggio per i suoi ma era Marco in entrata sulla destra ad alzare un pallone sino al vetro con l’ausilio del braccio destro.
La sfera ricadeva perfettamente nella retina riportando Charlotte sopra di 5 punti (37-32).
Meeks fermato da un fallo di Marco durante la drive falliva il primo dei due liberi concessi ma realizzava il secondo, poi a 7:23 era Biz a farsi spazio su Kaminsky dopo aver conquistato un rimbalzo offensivo.
Facile per l’ex centro di Charlotte realizzare sfruttando la differenza fisica.
A 7:11 Marco ci riprovava da oltre l’arco e il risultato era ancora una volta positivo; tre punti per il 40-35.
Hezonja da tre dalla diagonale sinistra realizzava il 40-38 mentre usciva Marco.
Frank con palla in mano la passava ai Magic che a 5:36 segnavano con Ross agevolato dal ferro.
Se Ross era stato favorito, MKG pagava la tangente all’anello sul suo tiro da destra, l’accomodamento era buono per altri due punti Hornets che si riportavano sopra di due sino al nuovo pareggio di Ross strappato a 5:00 dall’intervallo.
A 4:23, dopo un rigore fallito da Hezonja, Batum in allontanamento dalla linea di destra del pitturato colpiva.
A 3:01 i Magic però passavano avanti con Payton e a 1:55 Fournier, sopravvivendo al contatto in entrata segnava guadagnano il libero addizionale, dopo il quale il gap degli Hornets saliva a cinque.
A 1:24 Ross caricava e scaricava velocemente una tripla, sul -8 Kemba in penetrazione falliva l’appoggio ma sul ferro metteva le mani Zeller per correggere in maniera vincente.
Payton e Walker segnavano gli ultimi due punti a testa per i due team e si andava a riposo sul 48-54.

Frank Kaminsky all’ Amway Center chiuderà con 18 punti comprensivi di un 4/7 da tre.
Dopo un primo tempo “incerto”, l’esplosione nell’ultimo quarto.
2017 NBAE (Photo by Fernando Medina/NBAE via Getty Images)

 
Zeller da sotto pressato non apriva nel migliore dei modi il quarto fallendo l’appoggio, Vučević invece raggiunto in area realizzava con un gancetto.
Payton con una drive mandava sotto gli Hornets di 10 punti (48-58), provava a reagire timidamente Charlotte che con Williams spediva un pallone nel traffico del pitturato per Zeller che toccato riusciva a metter dentro sia il tiro sia il libero aggiuntivo a 10:32.
Ross perdeva un pallone e gli Hornets dimezzavano lo svantaggio (-5) con un fing and roll di Batum ma lo stesso Terence colpendo con un rapidissimo tre dalla destra (9:42) tornava a metter in difficoltà Charlotte che si arrangiava con due punti di Williams da sotto (55-61).
Altri tre punti di Ross erano seguiti da due di Walker dalla media ma l’auto di Charlotte menzionata all’inizio rischiava di sbandare sotto l’asfalto bagnato dalla pioggia di triple; era Gordon, infatti, a far cadere altri re punti nella retina degli Hornets che tornavano ancora a -10 nonostante la fatica nel tentativo di recupero.
Marvin, dopo non aver giocato splendidamente, dal corner destro apportava il suo contributo offensivo al team con tre punti ma Vučević da un rimbalzo offensivo ne ricavava due andando a batter la difesa teal per il 60-69.
Batum insisteva sulla linea di fondo destra e passato il ferro segnava realizzando un reverse layup al quale seguivano altri due punti di Zeller bravo ad aver i riflessi giusti per recuperar la sfera spedita da Kemba (tentativo di tripla) solamente sul vetro.
Batum non realizzava, Ross sì dalla baseline sinistra dopo una finta e un avanzamento con Walker in precedente chiusura in ritardo già volato via sulla finta.
Zeller era stoppato da Vučević oltre il fondo, Batum da tre non segnava ma la palla rimaneva agli Hornets che con ostinazione cercando il canestro lo trovavano grazie a Kemba in step back su Vučević a 5:02.
Zeller in pressione nell’angolo sinistro difensivo toglieva palla a Payton dopo averlo costretto alla palla a due, Kemba dall’altra parte segnava dalla baseline sinistra passando buona parte della linea di fondo, scavalcando sotto canestro anche Vučević più impegnato a chiamare un inesistente out che a marcare il play di Charlotte.
A 4:34 Vučević realizzava due punti, dal lungo si passava al piccolo; era Kemba, infatti, a riportare a un possesso lungo i Calabroni (70-73) con un layup ma dall’altra parte il centro montenegrino dei Magic faceva veder di esser in grado di colpire anche da distanze una volta impensabili per i centri.
Un soft touch dalla media e il 70-75 era servito.
Una palla persa di Kemba avrebbe potuto portare due punti per un Hezonja che ancora una volta non realizzava un rigore in transizione, a rimediare a 2:31 ci pensava Vučević, il quale recuperava un fallo e realizzando due FT dava il +7 ai suoi.
Per fortuna in una serata non esattamente da grandeur parigina, Batum segnava in entrata frontale andando anche a contatto, Watson con una dribble drive dal passo iniziale lungo si toglieva dai piedi i due difensori di Charlotte a guardia (troppo alta) del ferro andando indisturbatamente a concludere da sotto.
Sostentamento per i teal lo dava Lamb, agile in entrata con l’appoggio a sx del ferro, linfa invece ne portava Marco che su un altro tentativo da tre (dietro al blocco di Frank) era spinto da Watson sbilanciatosi sul giro. Il 3/3 a :37.4 riportava pesantemente in scia i Calabroni sul 77-79.
Purtroppo a una trentina di secondi dalla fine Meeks indovinava una tripla mentre Belinelli e Kaminsky andavano a vuoto prima della terza luce rossa così, il momentaneo sipario calava sul 77-82.
 
I Magic iniziavano con palla in mano l’ultimo quarto ma un bad screen di Biz restituiva palla a Charlotte che in difficoltà si trovava affidata a Marvin con la classica patata bollente tra le mani, un pallone capitatogli sulla destra con poco più di due secondi per il tiro e da marcato… nonostante tutto, il jumper di Williams finiva dentro a 11:13 mentre Lamb, esitando, falliva la tripla aperta del pareggio, mettendosi da solo fuori equilibrio.
Hezonja continuava a litigare con il canestro e il tutti sulla drive di Lamb a sinistra concedeva spazio sotto a Weber raggiunto dal baseline pass di Jeremy, facile insaccare per il nostro n°0.
La vecchia panchina Bobcats tuttavia decideva di fare un dispetto a Coach Clifford; prima D.J. Augustin metteva dentro una bomba, poi altrettanto esplosiva era la dunk a una mano dell’ex Biyombo.
Gli Hornets dal -1 tornavano al -6 e poi sul -5 quando Watson si aggrappava a Marco che dalla lunetta a 9:01 sbagliava il suo primo tiro libero del match ma metteva comunque dentro il secondo.
A 8:29 Kaminsky tornava il gemello buono; sul primo passo batteva Biz, uscito sulla linea da tre punti, al di fuori dalle proprie terre, facile per Frank raggiunger il canestro e lasciar andare la palla a due mani per l’84-87.
Da un drive and kick nasceva la combinazione Weber/Kaminsky con il secondo a realizzare la tripla dell’aggancio a quota 87.
Erano i Magic, però, a passare avanti grazie a una seconda possibilità messa dentro dal pitturato da un abile Payton.
La partita entrava nella fase decisiva; Frank a 6:10 si ripeteva splendidamente da tre punti ma un fallo speso su Payton mandava in lunetta il ciuffo dei Magic che non cascava nel tranello della disattenzione.
Il 2/2 serviva a Orlando per riportarsi sopra di un punticino, tra l’altro mal difeso perché Zeller trovato sotto non aveva nessuna difficoltà a batter la difesa dei bianchi rimasti sconnessi difensivamente.
I Magic provavano ad andare sul sicuro portando un gioco ai 24 tra Payton e Vučević ma gli scambi di passaggi per forzare i raddoppi non davano esito poiché si finiva con una tripla contrastata (da Zeller) di Vučević imprecisa.
Un 2/2 di Frank (spinta di Gordon assegnata dagli arbitri sul tentativo d’appoggio) portava lo scoreboard sul 94-91 e 27 secondi più tardi il divario saliva a 6 punti con Kaminsky ancora in grado di realizzar da tre punti dalla diagonale destra.
La risposta dei Magic era un Fournier da tre punti mentre il francese messo sotto contratto da Cho perdeva palla, toccandola per ultimo, sulla sinistra contrastato da Ross.
Vučević non segnava, Frank conquistava il rimbalzo, Kemba a 3:35 realizzava il 99-94 ma Payton da una seconda opportunità (altro errore di Vučević) dall’angolo sinistro realizzando la tripla del 99-97 tornava a metter pressione reale sulle spalle di Charlotte.
Batum a 2:48 alzandosi per il jumper frontale era aiutato dalle preghiere dei fan.
Fournier non realizzava l’occasione mentre il francese puliva la tabella, così a 2:14 Walker non poteva sceglier momento migliore dalla diagonale destra per realizzare la sua prima tripla della partita.
104-97, garanzia di vittoria?
Così così poiché se MKG compiva una difesa asfissiante su Fournier costretto a roteare sul piede perno e a servire un Gordon che sparando un air-ball ai 24 faceva anche scadere il cronometro, Zeller realizzando dava la vera sicurezza sul 106-97 visti i canestri di Gordon (dunk per gli spettatori venendo dal lungo linea destro) e di Fournier (tripla a :32.7) per il 106-102. Walker dalla lunetta a :19.3 splittava ma Fournier andava cortissimo sull’ultimo tiro da tre buono per tentar di recuperare, altri due FT di Kemba fissavano il punteggio sul 109-102 finale faticosamente ottenuto grazie a un parziale di 32-20 nell’ultimo quarto.
 
Next Game:
Dopodomani allo Spectrum Center contro i Cavaliers…
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
22 pt. (8/21), 3 rimbalzi, 7 assist. Male nella prima parte, infatti, chiude con un -4 di plus/minus. Tutto il quintetto di Charlotte è travolto dai Magic, poi nel finale, dopo aver tergiversato troppo, anche al tiro, trova canestri e punti utili per decidere il match. Anche in difesa qualche volta va in difficoltà su Payton, poi nel secondo tempo conquista l’ennesimo sfondamento e in coppia con Zeller, in un momento chiave, fanno buona guardia sull’asse play/pivot avversario.
 
Batum: 5,5
10 pt. (5/14), 2 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate. 0/4 da tre, 5 palle perse, un paio da censura, molto meglio quando va dentro. Gioca con una caviglia leggermente fuori posto ma alza il suo voto con un canestro e un rimbalzo nel finale oltre ad alcuni buoni assist.
 
Kidd-Gilchrist: 6
9 pt. (4/5), 4 rimbalzi, 2 rubate, 1 stoppata. Spende le sue energie in attacco tutte a inizio partita quando aiuta I compagni a uscire dalle secche. Poi si concentra in difesa, dove fa un discreto lavoro in 27 minuti. Statistiche da comprimario.
 
M. Williams: 6,5
7 pt. (3/7), 10 rimbalzi, 2 assist. L’unico Hornets ad andare sopra il plus/minus (+3), riprendendosi dalla mezza bambola iniziale trova un canestro da tre punti fondamentale nel terzo e un altro da due altrettanto importante nel quarto. Dalle sue parti in difesa tutto è abbastanza calmo.
 
C. Zeller: 6,5
15 pt. (7/10), 6 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate. Fa innervosire quando gli viene chiamato il blocco illegale in attacco. Nel secondo tempo ne vediamo uno fischiato dagli arbitri che ci potrebbe anche stare vista la minima astuzia di Zeller che si muove minimamente sul passaggio di Ross. Per il resto poco da dire in attacco dove finisce con il 70% dal campo, mentre in difesa soffre un po’ Vučević ama nel momento decisivo lo contiene.
 
Belinelli: 7
20 pt. (5/9), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 3/5 da tre e 7/8 dalla lunetta. Non è una novità a gioco fermo la sua buona percentuale, ma lo è quasi da fuori, dove ritorna confidente aiutando gli Hornets nel primo tempo. Nel secondo pesca con furbizia altri 5 FT. Sfiora il record di punti stagionale.
 
Weber: 6,5
4 pt. (2/3), 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. In difesa nell’uno contro uno deve migliorare la strategia e la tenuta, recupera un pallone d’istinto e Clifford cerca anche di disciplinarlo dicendogli di rimaner basso e non saltare sempre (almeno così pare dai gesti a lui rivolti in panchina). Buon apporto offensivo sia come realizzatore sia come passatore. Una sua palla data fuori scatena Kaminsky.
 
Lamb: 5,5
4 pt. (2/8), 8 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Sarebbe da 5 per come forza e per la percentuale al tiro, compensa con qualche rimbalzo e assist ma non abbastanza, secondo me, per la sufficienza di serata.
 
Kaminsky: 7
18 pt. (6/13), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Nel primo tempo è da 4, nel secondo da 9… Mette tre triple nel momento decisivo e anche altri punti, in difesa su uno spin di Vuc tiene bene, niente a che fare con quello che si lascia spinger via da Biz nel primo tempo. 4/7 da tre per ritrovar la fiducia anche da oltre l’arco.
 
Coach Clifford: 6,5
La squadra rimane concentrata e anche se qualche singolo a volte forza, si vedono sprazzi di buon gioco, giocate intelligenti, il buon 46,7% dal campo è anche frutto di queste, oltre che delle doti balistiche di alcuni giocatori.

Classifica a Est al 22/03/2017

Gli Hornets stanno provando a rimettere in piedi una stagione in modalità last minut.

Al momento i playoffs distano 3,5 partite con l’ultimo posto occupato dagli Heat, squadra contro la quale siamo in vantaggio nei tie-break, sebbene, visti i calendari, “temo” che i Bucks scivoleranno più giù ben presto nonostante il colpaccio della scorsa notte sul campo dei Trail Blazers (93-90).

A osservare la classifica sottostante si può comprendere come troppe serie contro squadre fuori dalla fascia utile a disputare i playoffs, quest’anno siano state perse.

 

 

Vittorie mancanti… Difficile dunque rientrare in orbita.

Stasera (ore 12:00 AM) passeremo da una Orlando abbastanza desertica, marziana, un luogo sabbioso e arrugginito ma pronto a sollevare però un’immensa tempesta di sabbia, perché Vucinic è rientrato, perché i Magic una dozzina di giorni fa persero di 40 punti a Charlotte (motivi possibili di rivalsa quindi), perderebbero la serie 4-0 e poi le due W recenti autorizzano i tifosi locali a sperare in un’altra vittoria per allungare la striscia.

Di contro degli Hornets che non possono più sbagliare. Dovranno giocare con determinazione e sfruttare eventualmente nella successiva gara (casalinga in realtà) contro Cleveland (durissima ovviamente), entrando in orbita gioviana, il calcio gravitazionale del massiccio pianeta per aumentar la propria velocità e cercar di superare anche Phoenix e Milwaukee (scontro diretto) in casa, a quel punto ci troveremmo in scia dell’ottava probabilmente visti i calendari delle altre.

Sul fronte giocatori invece…

gli Hornets hanno fatto firmare recentemente due multi-year contract a due giocatoti.

Il primo è stato Johnny O’Bryant:

http://www.nba.com/hornets/press-releases/hornets-sign-johnny-obryant-multi-year-contract

 

Le statistiche provengono da basketball-reference.com

 

Il secondo invece è il buon play Briante Weber:

http://www.nba.com/hornets/press-releases/hornets-sign-guard-briante-weber-multi-year-contract

 

 

Due contratti di circa 1,5 ml. l’uno di contorno, sperando i due continuino a fornire energia e punti dalla panchina.

 

In ultimo un dato curioso; i Calabroni durante la regular Season hanno tirato meglio dal lato sinistro ma nelle ultime cinque partite disputate Charlotte ha aumentato tutte le percentuali dalle aree ravvicinate di centro/destra mentre da oltre l’arco è peggiorata ulteriormente.

In nero, chiuse nella linea verde fluorescente, le statistiche di tutta la stagione, in viola le percentuali dalle zone in aumento di % nei FG nelle ultime 5 uscite.

 

 

 

 

 

Game 70: Charlotte Hornets Vs Atlanta Hawks 105-90

 
 
Show Must Go On
 
L’esplosione del Big Bang, la generazione della materia dopo una dura lotta contro l’antimateria (qualcuno l’ha definita la gemella malvagia), l’espansione avvolta da nebbie e la creazione spettacolare di galassie dagli astri splendenti.
Se non ci si può ricordare questo, io tendo a non capire come siamo finiti sull’orlo del burrone.
Nella nostra galassia, La Via Lattea, su di un piccolo “sperone” (quello di Orione) nel mezzo dei bracci a spirale del Sagittario e di Perseo, ecco il nostro pianeta.
Qui la materia ha preso multiforme vita ed è entrata in competizione per il mantenimento della specie e l’evoluzione. Falchi e Calabroni in alcune aree sono “nemici naturali”, in Giappone ad esempio, un determinato tipo di falco avendo sviluppato anche un particolare piumaggio per evitare le punture di questi vespidi ne è divenuto un predatore.
Un dualismo come tanti che, pare impossibile da disinnescare. In un bel film di Pasolini (da vedere assolutamente), intitolato “Uccellacci e Uccellini”, con musiche di Ennio Morricone, Ninetto Davoli e un simpatico Totò in doppia veste si palesano determinate dinamiche “universali” ma anche bio/storico/sociologiche.
In quella di frate francescano cercherà, inviato da San Francesco, d’evangelizzare proprio falchi e passeri, altre due specie in conflitto.
Dopo molte difficolta, avendo appreso i due linguaggi riuscirà a portare il messaggio credendo d’aver risolto il problema, finché un falco un giorno uccidendo un passero lo costrinse a ricominciar da capo, evidenziando l’eterno conflitto…
Il caos estremo di quest’anno in NBA, con gli Hornets partiti forte e poi crollati però nella fase centrale della Regular Season vedeva comunque gli Hornets pungere due volte i Falchi in un ribaltamento dei ruoli, due vittorie a oggi fondamentali nel limbo di classifica di Charlotte che si presentava ai nastri di partenza del match con flebili speranze di rientro in zona playoffs (-3,5 e -4 rispettivamente sulla coppia Bucks/Heat).
E allora finché esisteranno lo spazio e il tempo, nella Città Regina regna il Show Must Go On dei Queen.
Gli Hornets vincono e lo spettacolo continua nell’incertezza tra eliminazione e in quel che sarebbe un clamoroso rientro verso i playoffs.

Marvin Williams chiude con 13 punti e 8 rimbalzi la sua buona prestazione.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
I Falchi di coach Budenholzer, con maglie nere prismatiche dai dettagli fluorescenti in stile anni ’90, si presentavano all’Alveare senza Bazemore e Millsap infortunati, schieravano sul campo quindi; Schröder, Hardaway Jr., Sefolosha, Ilyasova e D. Howard. Un po’ di fortuna finalmente per Charlotte che quest’anno aveva sovente trovato team in forma e le defezioni erano a nostro carico.
A contrastare questo quintetto i soliti cinque per Charlotte; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.
 
La palla a due era portata da Howard nella metà campo degli Hawks, i quali in attacco portavano il pericolo dalla baseline sinistra con Schröder in penetrazione su Walker, sulla destra da pochi passi finiva per segnare lo 0-2 Howard.
MKG grazie a un contatto con Hardaway Jr. andava in lunetta ma freddo falliva il primo dei due liberi portando successivamente l’unico punto degli Hornets prima di un time-out chiamato da Clifford poiché i Falchi si portavano rapacemente sull’1-8 con altri due canestri pesanti.
L’ultimo nasceva da una dribble drive di Sefolosha finita male, il rimbalzo era catturato però dalla guardia che in uscita dal traffico del centro serviva Hardaway Jr., il quale, solo da tre punti, realizzava il +7 ospite.
Charlotte, a 0:28 come scritto, bloccava il cronometro.
Al rientro Cody era stoppato da Howard mentre MKG non realizzava con il jumper, era allora da lontano Batum spalle a canestro prima a spingere Hardaway Jr. per poi passare in palleggio tracciando un semicerchio dietro al blocco di Zeller per chiudere con il pullup del 3-8 nei pressi dello spigolo sinistro dell’area.
Il raddoppio di Walker e Zeller su Ilyasova in difesa non aveva fortuna, l’ex Sixers recuperava un pallone difficile da mantenere e in salto serviva Howard solo sotto canestro che schiacciava senza più difensori addosso.
Marvin realizzava il 5-10 passando un avversario più basso con uno spin e battendo l’aiuto del lungo rilasciando a una mano in prossimità della linea sinistra dell’area.
Un passaggio veloce extra di Batum a continuar la traiettoria originale metteva in ritmo Cody bravo a realizzare con l’elbow jumper.
Sefolosha non realizzava nemmeno uno dei due liberi concessi ma la fortuna baciava Prince che dalla destra tirando contro MKG (ottima difesa nel caso) trovava una deviazione del pallone che finiva dentro, in più Ilyasova caricava e realizzava la tripla del 7-15 che spediva sul -8 i Calabroni.
Poco spettacolarmente ma molto concretamente Zeller realizzando due tiri da due punti consecutivi dimezzava il gap finché Howard da sotto, con agilità insospettabile non facendo veder il pallone a Kaminsky dietro di lui in marcatura, serviva con un verticale cortissimo Ilyasova proveniente dalla baseline sinistra in back-door, per il turco era facile chiudere in reverse.
Entrava Belinelli che cercava di muoversi e servire i compagni per dar le giuste spaziature ma era Zeller ad andare in lunetta dopo aver mancato un tap-in con la palla rimbalzata via dal ferro per un errore al tiro di Kaminsky.
La sagra degli orrori continuava in lunetta con uno 0/2 a 2:44, proseguiva con Cody al secondo fallo (rientrava Marvin) ma si chiudeva a 1:59 con Batum bravo a realizzare da tre punti il 14-17.
Prince da sotto e Kelly da tre sbagliavano, un’entrata vigorosa di Marvin chiusa a una mano dava il -1 ai ragazzi di Clifford che facevano scadere grazie alla difesa i 24 secondi di Atlanta; su un tocco di Batum per la rimessa laterale destra, infatti, rimanevano solo 4 secondi e un decimo agli Hawks che continuando ingenuamente a passarsi la palla non facevano felici il proprio coach.
Schröder comunque si rifaceva segnando con un floater e quando a Belinelli non era assegnato il fallo sul tiro da tre, le speranze di pareggio a pochi secondi dalla fine si affievolivano, anche perché Lamb, ben marcato, sull’ultima azione era costretto a sparare quasi nel mucchio, il tiro colpiva il ferro e si allontanava ma dalla sinistra gli Hawks si accorgevano della presenza del meteorite Williams solo grazie all’effetto doppler.
Marvin il rosso quindi segnava andando a contatto con un maldestro Prince.
Giocata da tre punti e pareggio raggiunto, seppur a basse quote (19 pari).
I Calabroni però, forse grazie a quest’azione, si ricaricavano e partivano forte verso la volta celeste; a 11:50 un back-door perfetto di Lamb servito in verticale sulla fascia da un bound pass di Kaminsky si chiudeva con una schiacciata sul ferro aiutata dallo stesso a terminar dentro, a 11:33 una transizione rapida di Weber apportava altri due punti, infine Lamb a 10:54 dalla diagonale sinistra chiudeva il parziale di 10-0 a cavallo dei due quarti scrivendo il 26-19 sul quale Atlanta chiamava il time-out. Gli Hornets comunque continuavano ad aver la meglio, il gioco di passaggi innescava la fusione nucleare; Marvin realizzava due FT per un fallo di Howard in ritardo sulla rotazione e anche se la risposta dello stesso centro valeva un rimbalzo offensivo e una dunk immediata (28-21), Belinelli a 9:49 trasformava l’idrogeno in elio per un tre punti più pesante innalzandosi sopra Kelly.
Marvin recuperava in attacco, Kaminsky rimaneva sulla linea dei tre punti a far da fulcro ai movimenti laterali di Marco e Jeremy, quest’ultimo restituiva palla al nostro numero 44 che segnando da tre punti realizzava il 34-21 a 9:08.
I Falchi realizzavano 3 dei 4 liberi successivamente a disposizione ma da una penetrazione sul lungo linea sinistro di Marco nasceva il passaggio con appoggio di Marvin finale.
Alley-oop di Howard da passaggio verticale ed errore di Howard da sotto contrastato dal quale nasceva però un tre punti di Ilyasova che fumava come un turco da oltre l’arco.
Hawks sul 36-29. Charlotte tornava a +10 con il primo canestro dal campo di serata di Walker; una tripla a 4:37 per il 41-31. MKG rubava a Howard un pallone sotto canestro chiamando il time-out a terra, Batum a 4:05 con un jumper frontale portava a 12 le lunghezze di vantaggio dei bianchi, inoltre un altro prode intervento volante di MKG (deviazione in anticipo su Howard pronto a realizzar l’alley-oop) dava la misura delle difficoltà offensive degli uomini di Budenholzer che sull’azione successiva mancavano ancora nel traffico un paio di tiri finché MKG non costringeva alla palla a due Howard.
Ovviamente il centro dei georgiani aveva la meglio, poi era Kaminsky a incartarlo sotto canestro senza consentirgli i tiri liberi ma solo la rimessa.
Finiva per segnare allora il più agile Schröder a 2:46 tenendosi oltre l’arco dei tre punti.
A 2:00 Batum realizzava in allontanamento su Schroeder dal post alto destro trovando anche il libero supplementare.
Dalla lunetta Nic andava a vuoto ma una line violation di Hardaway Jr. riconsegnava la sfera al francese che non sbagliava la seconda opportunità.
Ilyasova piazzava due punti ma a 1:35 un fallo di un Prince veramente sottotono, regalava a Batum nuovamente la lunetta.
Il transalpino convertiva due dei tre liberi a disposizione portando il match sul 48-36 ma Schröder continuava a esser spina nel fianco di Charlotte realizzando da tre creandosi spazio su Marvin Williams.
Sefolosha da tre vedeva la sua granata lanciata dal fianco rimbalzare sul ferro, colpire la tabella, ancora il ferro e deflagrare dentro la retina a con un lampo gamma. Walker da tre punti raggiungeva le 200 triple in stagione a un passo dalle 207 di Glen Rice, miglior Hornets in questa statistica se escludiamo Richardson dei Bobcats.
Il 51-42 era servito e dopo i 10 minuti d’intervallo si passava al terzo quarto.

Frank Kaminsky III chiuderà con 14 punti e 5 assist.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo tempo iniziava con Schröder determinato a non mollare; suoi i primi due punti ai quali rispondeva MKG infilandosi dalla sinistra a ricciolo per lanciare un arcobaleno da pochi passi che terminava nella retina ricadendo sopra Howard proteso in stoppata.
Howard in schiacciata e Batum con un turnaround jumper da distanze ragguardevoli continuavano a mandar gli attacchi a segno, anche Hardaway Jr. s’iscriveva alla lista dei marcatori nel secondo tempo portando un’entrata in mezzo al traffico sino in fondo.
A 9:50 un lungo pullup di Kemba non deludeva le aspettative, ancora Schroeder quindi ma Sefolosha a 9:26 toccava Batum impegnato in ascensione sul tiro a tre punti.
Arrivava il fischio e un 2/3 dalla linea della carità per il 59-50. Schröder stoppava Kemba da tre punti ma lo stesso capitano passava sulla linea di fondo sinistra a MKG che faceva viaggiare verticalmente la sfera sull’altro lato del ferro, l’extra pass apparecchiava per Zeller che appoggiando facilmente realizzava il punto numero 61.
Cinque punti consecutivi del play degli Hawks consigliavano a Clifford di chiamare una pausa sul 61-55.
Gli Hornets tornavano più decisi e un’alzata meno precisa della precedente, effettuata sempre nel pitturato da parte di MKG, era sempre utile per conquistar due punti. MKG era attivo anche in difesa recuperando un pallone ma sull’attacco non ce la faceva Kemba, il suo pallone sotto canestro carambolava su Ilyasova e tornava a sbattere sul mento del capitano precipitando oltre la linea di fondo.
Gli arbitri, errando, davano la rimessa agli Hornets che non segnavano comunque (forse San Giovanni gettando uno sguardo giù…) ma dopo un errore degli Hawks MKG in transizione chiudeva con un fing and roll a 6:31.
Purtroppo poco dopo la nostra ala piccola era costretta ad abbandonare il parquet, sarebbe arrivata più tardi la notizia di problemi alla caviglia destra.
Howard con un tocco dolce segnava da sotto allargando l’arto destro in reverse ma i Calabroni si allontanavano alla velocità della luce sfruttando la buona mano di serata di Frank The Tank la cui cannonata a 5:19 s’infilava nella retina “segnando” il 68-57.
Per il quarto fallo usciva Zeller, sotto lo sguardo di un Clifford rosso in volto, rientrava Marvin bravo a catturar subito un rimbalzo difensivo su un errore di Prince da tre pt..
Chi non sbagliava da oltre l’arco era Kemba, giunto alla terza tripla di serata.
Walker poi si rimetteva nei panni di assist man e su un diagonale trovava Frank pronto a uscire a sua volta dalla destra convergendo il punto d’incontro con la sfera a centro area in una specie di V che portava il nostro numero 44 a schiacciare subendo anche il fallo.
La giocata da 3 punti era buona per il 74-57.
Sefolosha sulla sinistra e di mano mancina interrompeva (appoggio al vetro) la corsa di Charlotte.
Nessun problema se un’altra triangolazione vedeva Marvin passare da destra a sinistra questa volta, invertendo la triangolazione, un lungolinea che esaltava Weber pronto a realizzare da sotto veloce come un furetto.
C’era anche un tiro libero per lui sempre a 3:09 ma veniva mancato dal nostro numero zero, il quale comunque, dopo aver visto Sefolosha segnare da tre, riceveva da Batum (drive paurosa a mandare fuori giri i ritmi della difesa dei georgiani) un assist da spinger solo nella retina.
Lamb, appena entrato, dal corner sinistro spingeva la sfera al centro della galassia retina, il buco nero inghiottiva i tre punti e Atlanta spariva dal campo definitivamente sull’81-62 nonostante una giocata di Schröder da tre punti (fallo di Williams) a 1:47.
Anche Belinelli dava il suo contributo con la drive e passaggio sotto per Weber che metteva così a referto la terza realizzazione su questo genere d’occasioni capitategli.
Ilyasova da tre rimaneva caldo ma la tripla sporadica non impensieriva Charlotte, la quale chiudeva i primi 36 minuti sull’83-68.

Michael Kidd-Gilchrist segnerà 9 punti ma a metà terzo quarto sarà costretto a uscire dopo aver segnato il 65-55 in transizione.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
L’ultimo quarto era lenta proforma; a 11:33 sul velluto Frank esplodeva la bomba centrale, poco dopo era sempre Kaminsky che attraverso il giro palla partiva con vantaggio lasciando il difensore sul posto; drive, passaggio sotto a sinistra per Lamb che in salto, girandosi lateralmente appoggiava a due mani al plexiglass il +20 (88-68).
Marvin faceva buona guardia recuperando un rimbalzo difensivo minacciato da Howard per poi andare a segnare in splendida solitudine su un bound pass geniale di Kaminsky.
Marco e gli arbitri iniziavano ad avere un rapporto di amore e odio. Prima due FT per lui chiusi con un ½ (errando il primo), poi un fallo su di lui piuttosto evidente di Hardaway Jr. non fischiato inducevano alla reazione di getto del cestista di San Giovanni in Persiceto che, se non erro (leggendo il labiale) esclamava: “C’mon!” indirizzandolo agli arbitri che non gradivano e affibbiavano un tecnico al nostro giocatore anche se dalla lunetta Atlanta non lo sfruttava.
Altri due liberi per lui in transizione a 6:40 dopo una rubata avevano miglior sorte (97-74), poi era Walker a registrare il personale 4/8 da tre punti mettendo dentro il 100-81.
Una stoppata di Lamb su Bembry e poi il lento trascinamento sino alla fine con gli Hawks ad accorciar di 4 sino al 105-90 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
16 pt. (6/16), 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Segna 4 delle 8 triple di serata, nessun turnover anche se ha un -2 di plus/minus. Non cerca la penetrazione con Howard in giro. Si affida ai jumper o alle triple. In questa seconda specialità avvicina di molto Rice in testa per numero di triple realizzate (207) in una stagione con gli Hornets (207). Kemba ora è a -5… In difesa non sempre riesce a bloccare l’avversario ma delle volte rientra suo tiri a dar fastidio facendo sbagliare il tiratore.
 
Batum: 6,5
16 pt. (5/8), 1 rimbalzo, 6 assist, 1 rubata. Con 5/7 dalla lunetta aumenta il suo bottino. Partito male prende le misure, sia in difesa sia in attacco realizzando un paio di canestri pregevolmente armonici da vedere. Assist al solito livello con un paio di spunti di qualità.
 
Kidd-Gilchrist: 7
9 pt. (4/8), 2 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate. Prende un -8 di plus/minus, ma a parte la partenza in sordina, accompagnata da tiri fuori bersaglio, è un differenziale ingeneroso. In attacco migliora con personalità realizzando un paio di canestri buttandosi nel pitturato senza paura, la sua presenza difensiva è utilissima a bloccare il lento Howard. Una nemesi, peccato esca per infortunio alla caviglia destra. Ora che servirebbe maggiormente… Altra tegola su Charlotte sperando non sia nulla di pesante, in fondo gli spogliatoi li ha raggiunti da solo a piedi.
 
M. Williams: 7
13 pt. (5/10), 8 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Non raggiunge la doppia doppia come gli capita ultimamente ma in difesa è lui il rapace che protegge il ferro su altri possibili rimbalzi conquistati dagli Hawks. In attacco produce bene, sia in termini di punti che di assist. Buon momento per lui.
 
C. Zeller: 6
8 pt. (4/6), 5 rimbalzi. Gioca 21 minuti per problemi di falli. Questa volta la sfida con Howard non è nettamente vinta, anzi, ai punti Howard fa un pochino meglio, ma l’importante era disturbarlo e in questo Cody riesce bene, segnando anche un paio di canestri utili al rientro nel primo quarto prima che la partita degeneri subito.
 
Kaminsky: 7
14 pt. (5/11), 3 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 2 stoppate. +22 di plus/minus. Gioca bene sfruttando le occasioni intelligentemente, sia da tre che da due, ma anche creando per I compagni, magari usando un vantaggio in termini di tempi di gioco. Sfortunato su un bel tiro si rifà dando una mano alla panchina e piae di più anche in difesa.
 
Belinelli: 6
6 pt. (1/5), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Non un granché al tiro ma si fa apprezzare di più in difesa e come giocatore equilibrato che può aprir gli spazi per I compagni. Peccato per il solo tiro messo dal campo. Deve ritrovar la mano ma nel frattempo si rende comunque utile.
 
Weber: 7
8 pt. (4/5), 4 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate. +17 di plus/minus. Realizza l’80% delle occasioni capitategli e il 75% delle realizzazioni viene da sotto, bravo lui a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. In difesa porta pressione ed energia. Roberts ormai è dietro con Briante lanciato nella second unit con buoni risultati.
 
Lamb: 7
12 pt. (5/9), 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Altro giocatore che dalla panchina risulta determinante per portar punti. Belle le giocate offensive e anche più altruista stanotte.
 
Graham: s.v.
3 pt. (1/1). Un 1/1 in due minuti ma un -4 nel garbage time fnale.
 
Roberts: s.v.
0 pt. (0/1), 1 assist in due minuti.
 
Wood: s.v.
0 pt. (0/0), 1 stoppata in 2 minuti.
 
Coach Clifford: 7
Buon gioco di squadra e attenti time-out. Kemba gioca un po’ meno da protagonista e magari ride un po’ meno ma se la squadra gira così bene, inutile far intervenir la contraerea di Kemba, il quale comunque a dato il suo contributo anche nella notte. 3-0 sugli Hawks e serie vinta quest’anno in attesa dell’ultima in terra nemica.

Game 69: Charlotte Hornets Vs Washington Wizards 98-93

 

Lo starting five di serata degli Hornets con Batum al rientro.

Gli Argonauti
 
I poco eroici Hornets ripartivano a caccia dei playoffs d’oro.
Oggi l’ottavo posto, custodito dalla coppia Miami/Milwaukee (con entrambe le squadre siamo in vantaggio nei tie-break) sembra sempre comunque utopica impresa, sempre si voglia ancor puntare sulla post season.
Dopo tre sconfitte di seguito, due delle quali casalinghe, gli Hornets tornavano a vincere allo Spectrum Center, abbandonando per una sera logiche di classifica comunque da limbo attualmente.
Troppo bassi perché accedano ai playoffs, troppo alti per pescare bene al draft, salvo “palline miracolose”…
Rubare l’ottavo posto dal doppio drago insonne non sarà per niente semplice per i Calabroni che con il loro capitano “Giasone” Walker tenteranno contro gli Hawks di replicar la vittoria casalinga per continuare a far riprender quota alla nave volante Argo, un po’ squassata vicissitudini passate.
Si sfata anche la storia dei punto a punto, favoriti anche dal back to back dei Wizards (vincenti ieri notte in casa 112-107 sui Bulls che si sono rifatti stanotte contro i Jazz) e dalla mancanza di Markieff Morris nelle fila di Washington, la quale ha tratto beneficio dal duo di guardie come il solito.
Wall ha chiuso con 19 punti, Beal con 18 seguiti da Otto Porter con 16, complessivamente tenendo una bassa media al tiro di 36,7%.
Bassi i turnover.
Charlotte ha chiuso con 7 contro i 12 di Washington.
Nonostante il 19/27 inusuale per Charlotte che dalla lunetta (tirando imprecisamente), i ragazzi di Clifford sono venuti a capo del match con un 4/4 (nei FT) finale di Williams.
Ora i ragazzi di MJ toccano le 30 vittorie stagionali.

Marvin Williams a rimbalzo.
Chiuderà con 16 pt. e 8 rimbalzi.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
I Wizards in North Carolina utilizzavano in seguente starting five; Wall, Beal, O. Porter, Jas. Smith e Gortat.
Gli Hornets non modificavano il loro starting five ideale grazie al rientro di Batum schierando quindi; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.
 
Proprio il nostro centro vinceva la palla a due ma sul primo attacco il pullup di Walker su Smith si spegneva sul ferro.
Le squadre mandavano a vuoto un altro paio d’attacchi a testa sino a quando dalla sinistra non arrivava un pallone per Wall, il quale partendo da lontano, in accelerazione trovava il corridoio diagonale per giungere sino al ferro e portare una poderosa dunk per togliere l’immacolatezza dal tabellone a 10:26.
Charlotte reagiva e 15 secondi dopo con un pick and pop realizzava la tripla del sorpasso con Marvin Williams, tuttavia Beal risultava un ottimo tiratore da tre punti conseguendo a 9:58 il nuovo vantaggio (3-5).
A 9:43 il pari di Zeller su assist di Batum, seguiva a 9:30 l’entrata frontale di Beal chiusa con un’altra esplosiva dunk complice l’inesistente difesa di Charlotte.
Dopo un errore in transizione di Batum sul “deposito” in retina, Marvin correggeva con il tap-in ottenendo il 7 pari.
Zeller si ergeva a mitico protagonista nella fase seguente; un suo salvataggio in corsa prima di uscire dal campo, lanciando la palla dietro di se dal basso all’alto, produceva un alto campanile raccolto da Williams nel mezzo della nostra metà campo difensiva, sull’attacco era il nostro centro a provarci in schiacciata ma il fallo subito lo portava solamente in lunetta a conquistar un punto su due possibili.
Non c’erano problemi tuttavia se Walker lo serviva in maniera adeguata consentendogli a 7:25 di aggiunger due punti al suo tabellino.
L’intermezzo era rappresentato da un piazzato di Smith ma ancora Cody correggeva a due mani, un tiro impreciso di Williams per mandare il risultato sul 12-9.
I Wizards però prima si avvicinavano e poi sorpassavano con Wall, bravo a rubar una palla a Walker e a chiudere in transizione, sulla quale otteneva anche un libero supplementare per il tocco di MKG sull’incrocio difensivo.
Un’azione da tre punti che mandava i Maghi sul +2 (12-14). A 4:46 Beal commetteva fallo su Belinelli al tiro da tre punti. L’italian faceva un job preciso dalla lunetta riportando a 4:46 i neri della Buzz City avanti (15-14).
Un parziale di 6-0 pro ospiti chiuso da Smith con la tripla a 2:10 ci inabissava sul -5 prima che nel finale una steal/intercetto di Marvin in anticipo su Jason con chiusura in transizione in mezzo fade-away sempre su Smith e due libri di Lamb riportassero sul -1 il match.
Il primo quarto terminava dunque 19-20 a favore degli ospiti.
 
Il secondo periodo vedeva l’allungo degli ospiti che iniziavano quasi subito a produrre con Mahinmi che da sotto bruciava la difesa degli Hornets, Bogdanovic invece dal lato sinistro incendiava la retina battendo Williams.
Sul 19-25 gli Hornets reagivano guadagnando due liberi con Kaminsky.
Il 2/2 a 10:05 riportava lo scarto a 4 punti ma prima Mahinmi realizzava al pari di Frank un 2/2 a gioco fermo, poi Oubre sfuggiva sulla linea di fondo destar a Lamb tentando la schiacciata che si stampava sul ferro, la palla finiva per effetto del rimbalzo nelle mani di Jennings, il quale realizzava allo scadere dei 24 con un tiro rapido portando una spalla in avanti.
Belinelli, dopo aver mancato diversi tiri, entrate comprese, servito da Marvin finalmente appoggiava applaudito dal pubblico.
Un pullup di Oubre però innalzava nuovamente i Wizards sul +8. Zeller e Batum rientravano sul parquet se il primo piazzava una stoppata, il secondo realizzava un elegante e fluttuante fade-away in uno contro uno sul n°31.
A 4:26 Gortat realizzava servito da Wall sfruttando l’asse play/centro ma più perifericamente dalla diagonale di levante Marvin Williams (2:13) scoccava una freccia avvelenata da tre punti per il 32-34.
A 1:43 ne seguiva l’esempio Kemba bravo a portare avanti i nostri.
Lo stesso Walker era però stoppato da Wall mentre dall’altra parte Porter realizzando da tre controsorpassava (35-37) a 1:15. La partita dal punteggio basso quindi si vivacizzava mentre Kemba esaltato dalla sfida calava un altro colpo di mazza chiodata da oltre la fatidica linea che separa i 2 dai 3 punti.
Dalla lunetta, nell’ultimo minuto, aveva la meglio Washington con un ¾ nei confronti dell’1/2 di Charlotte.
In totale i Wizards chiudevano con 40 punti contro i 39 di Charlotte.

Jeremy Lamb ha chiuso con 4 punti, 5 rimbalzi e 3 assist dalla panchina.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo tempo si apriva come il primo quarto, ovvero con le squadra faticosamente ma inutilmente impegnate alla ricerca di punti.
A sbloccare la situazione ci pensava MKG che dopo aver rischiato di perder palla sulla sinistra (recuperata a terra), dalla media distanza destra scoccava un jumper che s’infilava per il primo sorpasso della seconda parte (41-40).
Gortat da sotto non realizzava a 9:49 ma per gli arbitri c’era un fallo di Williams.
Il polacco realizzava le occasioni a gioco fermo riportando sopra gli ospiti.
Wall segnava con una dunk in transizione a causa di una palla persa da Batum in attacco, il francese si faceva perdonare a 9:11 quando da un errore al tiro di Walker nasceva una possibilità per lui, bravo ad anticipare Gortat e Smith, schiacciando con tempismo perfetto il pallone respinto alto sopra il ferro.
A 8:51 Marvin commetteva un altro fallo su Beal che splittando portava il gap degli Hornets a due punti.
Lo svantaggio era annullato da Zeller che dando a Batum sulla destra, scattando verso il centro ritrovava il pallone rispedito nel mezzo dal transalpino; chiuso il triangolo sul tocco vincente arrivava anche il fallo di Porter che portava nelle casse degli Hornets tre punti per passare addirittura sopra (46-4) grazie al libero supplementare.
MKG stoppava nella stratosfera Porter e scattando con le ali di Mercurio ai piedi batteva Gortat circumnavigandolo per trovare l’appoggio sulla sinistra del tabellone.
Porter dalla diagonale sinistra con una bomba riusciva a ricucire lo strappo portando in equilibrio la sfida (48-48) ma a 6:33 MKG prendeva la linea di fondo destra passando Smith, il ferro e alzandosi in rapida elevazione schiacciava una rovesciata posterizzando il vano tentativo di stoppata da parte di Gortat.
Un fallo chiamato contro MKG vedeva Beal andare in lunetta e da lì raggiungere il pareggio a quota 50 con il cronometro fermo a 6:21. Zeller e Beal spostavano il punteggio sul 52 pari, i Maghi avrebbero la possibilità di passare avanti con un tiro ravvicinato di Gortat che sorpreso vedeva respinto in stoppata il suo tentativo da Zeller il quale era produttivo anche in attacco andando dall’altra parte ad appoggiare a 5:02.
Dopo il pareggio di Smith ottenuto con un jumper dalla linea di fondo sinistra, Kemba usava la stessa arma ribaltando anche la posizione sull’altro lato del parquet trovando il nuovo +2 Charlotte. Wall in entrata non realizzava, Kaminsky era accusato dagli arbitri del fallo ma lui aveva qualcosa da dire all’avversario. Arrivava un doppio tecnico e l’1/2 della PG avversaria dalla lunetta che lasciava sopra di un punto i ragazzi di Clifford che provavano ad aumentare il vantaggio con Zeller stoppato da Smith oltre la linea di fondo.
Sulla rimessa Weber trovava Belinelli solo sulla diagonale destra, al che Marco non si faceva pregare per realizzare tre punti che, a 3:43 portavano i padroni di casa sul 59-55.
A 2:56 un air-ball di Kaminsky era utile a un attivo Weber per raccogliere un pallone al volo, altrimenti destinato all’uscita oltre il fondo e realizzare il 61-55.
Una spinta di Bogdanovic su Belinelli faceva riconquistar palla agli Hornets poi Frank non segnava in attacco ma sul pallone vagante respinto dal ferro questa volta arrivava MKG a imitare Batum con il proprio stile spedendo dentro in schiacciata il 63-55. Wall in entrata era una scheggia.
Nulla da fare per Weber e i lunghi che comprendevano solo al replay l’accaduto.
Poco importava tuttavia, bisognava tornare a giocare bene in attacco e un servizio di Belinelli per una rollata di Kaminsky che dal post basso destro, attaccando il ferro procurava due FT al nostro numero 44 che in fila riusciva a mettere però solo un libero spostando comunque il punteggio sul 64-57.
Bogdanovic apportava per i capitolini 4 punti di fila, lo scarto si riduceva a 2 punti a :23.5 dalla penultima sirena a rimaneva tale perché Weber sbagliava il tiro mentre i due liberi conquistati da Kaminsky erano gettati al vento dallo stesso.
A 12 minuti dalla fine quindi gli Hornets comandavano sul 64-61.
 
L’ultima frazione partiva con un canestro annullato a Belinelli; per gli arbitri non c’era la continuazione sul fallo di Porter ma un fallo prima del tiro addirittura.
Rimessa e successivo tiro di Lamb non avevano la stessa fortuna.
Mahinmi non realizzava da vicino tirando cortissimo sull’esterno dell’anello mentre Kaminsky si sdebitava con i compagni dopo lo 0/2 ai liberi precedente catapultando un macigno da tre punti nella retina avversaria a 11:04.
Oubre da tre punti dalla diagonale destra rimetteva in discussione il match ma lo stesso ipertricotico giocatore dei Wizards finiva a terra in difesa con Marco bravo ad approfittarne per piazzare due punti con un jumper da lunga distanza.
Frank era trovato da un compagno e contribuiva all’incremento del vantaggio dopo la realizzazione ravvicinata anticipata da una buona costruzione; l’abbassamento del palleggio per prender il varco oltre la porta composta da Mahinmi e Porter.
Bogdanovic realizzava, Lamb anche mettendo a referto il suo primo FG della serata.
Altri tre punti di Bogdanovic preoccupavano gli spettatori che guardando il tabellone vedevano riavvicinarsi i Wizards (73-69), tuttavia Kaminsky portandosi in area con un paio di passetti lanciava la palla al centro del rettangolo disegnato sul tabellone facendo ricader l’attrezzo del gioco nella retina.
Belinelli da dietro deviava palla a Bogdanovic, il quale in alzata non trovava più il pallone.
Rimessa dal fondo controversa invertita poi da un arbitro a favore degli Hornets, anche se l’ipotesi più accreditata è che la chiamata originale pro Wizards fosse quella corretta.
A 7:47 Kaminsky non faceva mancar il suo apporto offensivo piantando un’altra stilettata da tre punti nel fianco dei Maghi che andavano sotto di 9 punti (78-69), massimo svantaggio nel match.
Per ricucir lo svantaggio c’era bisogno del pentolone magico e degli ingredienti di tutti, i primi due erano una dunk di Mahinmi e tre punti portati da Porter, che, solo dalla diagonale destra, non perdonava realizzando il 78-74.
Frank forzava da tre ai 24 a causa di Walker e il suo pessimo ritmo non ritrovato al rientro in campo, per fortuna il capitano già a terra sulla linea di fondo, sugli sviluppi di un’azione offensiva di Washington si ritrovava palla tra le mani salvano la situazione da una rimessa dal fondo per gli uomini di Brooks; la sua spalla andava giù oltre la linea una frazione dopo aver servito un compagno.
Frank si riproponeva in attacco cercando di rimaner protagonista. Nel bene o nel male a 5:50 il nostro lungo di riserva splittava mettendo 5 punti tra le contendenti.
Beal al vetro su un attento MKG portava il match a un possesso lungo (79-76) ma Batum con un lungo turnaround dal lato destro in elevazione proprio sulla SG avversaria consentiva agli imenotteri di rimettere 5 punti di scarto tra i due team.
Lo svantaggio di Washington oscillava; a 4:25 Beal splittando accorciava sul -4 ma un assist di Batum metteva in ritmo Kemba che dalla destra indovinava il suo primo tre punti del secondo tempo ma Porter da tre realizzando il suo 14° punto di serata consentiva ai suoi di tornare sul -4 (84-80) a 3:39 dalla fine.
A 3:05 la tanto richiesta entrata di Batum andava in scena; prendendo vantaggio su Smith depositava sulla destra del ferro il +6, inoltre, dopo una tripla fallita da Smith, Kemba era contratto in maniera irregolare su di un tentativo da tre punti.
Il 2/3 dalla lunetta piantava un distacco di 8 punti tra le due franchigie (88-80), ma non era finita poiché Wall, good finisher, attaccando Zeller realizzava un 2/2 che riportava a -5 i nostri avversari.
Kemba a 1:32 girando in twist doppiamente dietro lo schermo di Zeller trovava lo spazio e il tempo per concludere da tre punti; secondo canestro da oltre l’arco e Hornets sul +8.
Come spesso accade quest’anno però, gli avversari non mollavano: bastavano 9 secondi a Beal per realizzare da tre punti e riottenere uno scarto di 5 punti.
Una buona costruzione vedeva Kemba passare a sinistra per Batum, il quale sfruttava il velo di nebbia posto da Kemba su due giocatori che ai lati di Batum lasciavano la via centrale a Marvin Williams; il passaggio orizzontale di Batum lo pescava in corsa pronto a depositare a una mano sino al ferro il 93-86 senza maglie biancorosse nei paraggi.
A 1:07 dopo il time-out si rientrava sul parquet, Beal da tre realizzava il nuovo -4. Wall in transizione era avvolto dalla mantella MKG, sull’appoggio frontale la nostra ala piccola toglieva visuale all’asso avversario che finiva pe sbagliare a meno di 30 secondi dalla fine.
Su una rimessa pro Hornets tuttavia Wall s’inseriva su un passaggio di Walker diretto a Zeller, l’anticipo e la schiacciata con il killer instinct preoccupavano il pubblico che vedeva già sfumare l’ennesima partita punto a punto giacché ora si arrivava sul 93-91.
A :15.4 Belinelli subiva fallo.
Dalla lunetta Marco realizzava il primo ma sbagliava il secondo facendo scorrere ulteriori brividi sulle schiene dei fan di Charlotte. Uno step back con tentativo da tre affrettato di Beal (contrastato da Zeller) scheggiava solamente il ferro.
Sul rimbalzo il più lesto era Williams che dall’altra parte realizzava i liberi a :09.6 dalla fine.
Sul 96-91 Bogdanovic realizzava usando solo 2 secondi e tre decimi.
Il 96-93 tuttavia dava qualche garanzia in più.
Bogdanovic commetteva fallo, ancora sulla nostra ala grande che trasferiva il numero di maglia sotto forma di numero di punti realizzati in lunetta chiudendo la partita sul 98-93.
Pagelle
 
Walker: 6
16 pt. (5/18), 2 rimbalzi, 6 assist. Chiude con un 4/9 da tre punti. Giasone. Il capo della nave che classicamente affonda con essa. Dopo le molte peripezie e tiri sbagliati porta a casa il vello d’oro costituito da una W che fa toccar quota 30 a Charlotte, sperando non deceda anche lui sulla stessa nave che comanda, come Argo, ormai fatiscente, a causa di un suo cedimento. Molti errori, bene da tre, da due le sue incursioni, specialmente nel primo tempo non funzionano, sono approssimative. Assist in media ma nessuna rubata.
 
Batum: 6
8 pt. (4/9), 10 rimbalzi, 5 assist. Tre le perse. Idmone. Al rientro Idmone, ovvero (colui), “che sa”, dal padre fu istruito alla preveggenza. Idmone fu attaccato da un cinghiale infuriato e perì a causa dell’emorragia causatagli dalle zanne del cinghiale. Torna da una brutta situazione con assist in media, non ha il dono della preveggenza come Idmone che muore attaccato dal cinghiale non riuscendo a rubare nemmeno un pallone, tuttavia a rimbalzo è presente e nel finale compie due buone giocate con un passaggio smarcante e un’entrata di personalità.
 
Kidd-Gilchrist: 6
8 pt. (4/8), 4 rimbalzi, 2 rubate, 4 stoppate. Quattro sono anche i punti di plus/minus e i falli commessi. Cenis o Ceneo. Donna biologica (Cenis) riceve l’aiuto del Dio Poseidone, suo amante. Ella mira a divenir uomo e invulnerabile, cosa che accadrà per magia del Dio del Mare. Purtroppo mutando il carattere divenne orgoglioso, pretendendo di esser venerato come un Dio. Morì in uno scontro con i Centauri dopo aver avuto la meglio su molti di essi. Ovviamente cito il cambio di sesso metaforicamente perché MKG ha cambiato un po’ il suo gioco, l’attacco credo gli abbia tolto qualcosa in termini di energie (perdere dopo aver battuto diversi avversari) e soprattutto il mutamento fisico indica quella spalla che ora per me è un vago sospetto. Più che un potenziamento però è oggi un freno e a volte anche l’irriducibilità non basta. Stanotte gioca con fortune alterne ma da menzionare è la difesa finale su Wall come lo sono le 4 stoppate in casella, bassi i rimbalzi.
 
M. Williams: 6,5
16 pt. (5/7), 8 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate. Un 4/4 dalla lunetta nel finale, preziosissimo. Laerte, padre di Ulisse. Giocatore che già da inizio anno anticipa l’odissea degli Hornets nel tentativo di raggiungimento playoffs, probabilmente (ad andar bene) rimandata il prossimo anno. Le difficoltà ci sono, specialmente in difesa dove Bogdanovic o Smith gli danno un po’ da fare, lui comunque la gioca alla pari mentre in attacco tira bene e chiude de facto la gara.
 
C. Zeller: 7
19 pt. (8/10), 5 rimbalzi, 4 rubate, 2 stoppate. Commette 3 falli e ha un +11 di +/-. Melampo. Il suo nome significa “colui che ha un piede nero”. Più che il piede nero Cody fa valere il suo talento “nero” a livello fisico. Comprendeva il linguaggio del pick and roll e lo usa per portare punti nelle casse di Charlotte. Inserimenti ottimi, fisicità, difesa mentre in attacco sbaglia poco.
 
Belinelli: 6
11 pt. (3/9), 1 rimbalzo, 2 assist. Orfeo, con la lira dalla lunetta placa la furia sul pressing degli avversari puniti dai suoi tiri a gioco fermo. Fa 4/5 dalla lunetta sbagliando in verità il FT più importante. Nonostante il 33,3% periodico, realizza l’unica tripla tentata in serata. Si rende utile con un paio di buoni passaggi e un potenziale assist per Frank dopo un primo tempo abbastanza scadente con diverse conclusioni fuori misura…
 
Kaminsky: 6
14 pt. (4/14), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Da fuori fa 2/7 piazzando nell’ultimo quarto le due triple a referto. Falero. Figlio di Alcone, grande arciere, Falero, un giorno s’imbattè in un gigantesco serpente che lo stritolò quasi tra le sue spire. Fu il padre a salvarlo abbattendo il serpente con una freccia. Le difficoltà di Frank anche stasera stavano per prendere il sopravvento, per fortuna dal padre imparando grazie all’esperienza, riesce a sfornare un buon ultimo quarto guadagna la sufficienza.
 
Lamb: 6
4 pt. (1/4), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Euridamante. Poco conosciuto, partecipò alla spedizione degli Argonauti senza mettersi particolarmente in luce. Anche Lamb a livello di punti rimane nell’anonimato ma con altre statistiche a integrare, nel complesso risulta importante. Ha un -7 nonostante l’impegno e il tabellino alla Batum.
 
Weber: 6
2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 2 assist. Eufemo, noto per aver la capacità di poter camminare sulle acque. Come un ninja più moderno, il leggero Weber è agile e cerca di sottrarre palloni, dar fastidio, boicottare gli attacchi avversari. Gioca 13 minuti apportando la solita energia e due punti oltre un paio d’assist, uno ancora sull’asse semplice con Belinelli. Non perfetto certamente ma utile come nelle precedenti gare.
 
Coach Clifford: 6,5
Argo, il costruttore della nave volante. Stasera fa combaciare molti pezzi, anche se la difesa sul perimetro rimane quella che è. Una buona W, non so quanto utile, comunque si vedono almeno l’impegno, la grinta, la caparbietà richiesta.

Il Punto @ 68

Potrei anche evitare di scrivere questo pezzo visto il momento no del team, tuttavia vincere o perdere sono solamente le due facce opposte della stessa medaglia.
Il contrario è semplicemente non giocare, non accettare la sfida. Giacché ho scelto sportivamente di seguir i “vespidi” (impresa sempre più faticosa per altri impegni) nel bene e nel male, eccomi a scrivere (senza risparmiar l’analisi) il penultimo “Il Punto” della stagione.
 
Nelle ultime diciassette partite prese in considerazione (anche se poi numerose statistiche includono tutta l’annata), la squadra del North Carolina ha ottenuto un record di 6-11 con una striscia di 5 L dalla 53^ alla 57^ e ora la squadra naviga in undicesima posizione, probabilmente più interessata al futuro Draft che a raggiungere un’inutile ottava posizione.

La classifica prima delle partite serali del 17 marzo.

 

Il calendario vedrebbe comunque Charlotte dover affronare diversi buoni team (Washington, Boston, Cleveland), sebbene al contrario dei Bucks ad esempio, le gare casalinghe da sfruttare eventualmente siano in maggioranza.

 

Il calendario delle sei aspiranti ai playoffs.
Le prime tre saranno quelle che vi accederanno, occupando le posizioni dalla sesta all’ottava piazza. Tra parentesi il tie-break degli Hornets nei confronti degli altri team.

 
Quando le cose vanno male, ci si chiede il perché, almeno, questo ragionamento dovrebbe essere alla base della capacità successiva di risolvere i problemi, se possibile.
Partiamo da un fattore importante lo scorso anno; la panchina.
La “bench” di Charlotte è franata pesantemente nelle ultime 17 partite, mostrando anche un altro dei problemi principali della stagione che affligge anche i titolari, ovvero la difesa.
La scarsa coesione difensiva degli Hornets, l’alchimia, la capacità di coprire gli spazi (specialmente sull’arco ma anche sotto canestro talvolta) e le normali o accentuate difficoltà di alcuni giocatori nell’uno contro uno, hanno finito per incidere di più rispetto alle problematiche della probabile perdita punti in attacco.
Charlotte, infatti, è 15^ con 104,9 punti realizzati a partita, esattamente a metà classifica.
Con un 35,1% da tre punti scende al 20° posto, un po’ basso per replicare con successo le W dello scorso anno ottenute anche grazie a bune percentuali da oltre l’arco.
Con gli assist Charlotte (23,2 di media) ci sa fare, gli oltre 23 son cifra che pone la Buzz City al decimo posto e siamo anche quinti negli assist potenziali per passare addirittura in prima piazza ai tiri liberi dove il team di MJ comanda con l’81,5% sfruttando le occasioni concesse a gioco fermo, precedendo i Celtics con 81,3%.

L’head coach Steve Clifford (qui in Cina durante la preseason dello scorso anno) sta avendo tanti problemi da risolvere, la sua media voto è scesa a 6,01.

Le statistiche dei singoli.

L’ex C. Lee ormai era un titolare che garantiva difesa ma anche punti, Jefferson realizzava punti dando una dimensione ottimale al pitturato.
Lin invece rappresentava la panchina, enorme problema di Charlotte che ha provato a sostituir la vecchia PG di riserva con Sessions (infortunatosi), Roberts e ora anche Weber (tocca il parquet), ma con scarsi risultati.
Lin, avendo doti da incursore puro portava diversi punti in più nelle casse di Charlotte, giocare insieme a Walker in un quintetto con due PG sul terreno, inoltre poteva ribaltare l’azione o comunque trovare compagni liberi per comodi piazzati.
Sessions è parsa più una pallida imitazione, una “cineseria” dallo scarso valore, Roberts è peggiorato, così Clifford contro i Bulls ha dato un pochino di spazio persino al nuovo arrivato Weber che mette un po’ di pressione in più sul portatore d’acqua avversario per cercar di recuperare qualche pallone.
Le rubate, infatti, sono un problema per Charlotte quest’anno, ultima nella statistica con 6,6 a partita (davanti al 29° posto Cleveland con 6,7).
Sulla difesa gravano problemi d’organizzazione e Clifford si è fatto carico di queste responsabilità dicendo che deve trovare la connessione.
Marvin Williams è uno dei più bistrattati in fase difensiva e lui stesso ha avuto modo di dire: “Quando la nostra difesa va e viene, la prendo personalmente”, parole pronunciate dopo la L casalinga contro i Pelicans.
Marvin dice che l’allenatore e i compagni contano su di lui proprio in fase difensiva.
Cody Zeller ha detto che Williams ha fatto ottime cose in difesa per la squadra, Marvin effettivamente ha finito con 5 doppie doppie nelle ultime 17 partite con un career-high di 18 rimbalzi conquistati contro Orlando in gara 65 e replicato in gara 67 contro Chicago in due match giocati allo Spectrum Center.

Le otto doppie doppie di Marvin quest’anno.
Evidenziate in color malva, le cinque realizzate ultimamente.

Williams non si trovava molto d’accordo con la valutazione del compagno, probabilmente pretendendo di più da se stesso, sebbene abbia fatto bene contro i Pelicans, gli ex Hornets sono riusciti a sparare un 50,5% finale dal campo con un 41,2% da tre e questo gli ha dato fastidio ma contro i Bulls anche lui è finito in mezzo a una difesa confusionaria, dove ha avuto qualche responsabilità, scegliendo magari di andare in aiuto piuttosto che coprire il canestro e non tenere l’uomo.
Kemba ha puntato il dito contro se stesso e i compagni. Clifford invece ha detto che questi Hornets non sono una squadra tenace ma leggera.
Questo in part è vero se pensiamo che Charlotte spende solo 16,9 falli a partita ed è ultima nella lega, inoltre la difesa, più che pulita a volte sembra asettica, gli avversari così vanno a nozze senza trovar valide opposizioni, specialmente nei momenti cruciali dove qualche malizia aiuta.
“Errore dopo errore”, ha lamentato Clifford dopo che i Bulls (peggior squadra della lega nella percentuale da tre) sono riusciti a realizzare 14 tiri da tre punti contro la nostra squadra. “Giochiamo senza nessun tipo di disciplina difensiva. Una storia ripetutasi troppe volte quest’anno.
Questo problema ricade su di me ora. Devo fare un lavoro migliore e far loro capire che cosa dobbiamo fare.
Lo facciamo, a volte.” Non solo i Bulls, ma anche gli altri team hanno capito che gli Hornets sono attaccabili sull’arco, con 767/2133 gli Hornets sono ultimi nella lega per numero di canestri subiti da tre punti e relativi tentativi, sebbene la percentuale avversaria (35,9%) sia sol la 16^ dell’intera NBA.
“Stiamo solo facendo troppi errori nel complesso”, ha detto la guardia Kemba Walker.
“Non stiamo eseguendo il nostro (difensivo) piano di gioco. Quando siamo in palla facciamo quello che dobbiamo fare in difesa e siamo difficili da battere, ma non stiamo seguendo i piani di gioco per tutti e 48 minuti e questo ci fa male.”
Di chi siano le colpe l’ho chiesto oggi, alcuni tifosi degli Hornets hanno risposto così, accollando (al momento) principalmente le colpe a presidenza e GM che non avrebbero fornito adeguata assistenza a Clifford.
 
Clifford, come scrivevo prima riguardo alla critica fatta dal coach sulla tenacia, è turbato da ciò che percepisce è una mancanza di durezza.
Questo è difficile da quantificare, perché gli Hornets recuperano più rimbalzi rispetto agli avversari in media.
Con 35,7 rimbalzi catturati a partita Charlotte è in testa alla lega ma i soli 8,9 offensivi portano Charlotte a un totale di 44,7 che la fa scalare a un comunque onorevole sesto posto e lascia in ventesima posizione la squadra del North Carolina per quel che riguarda i punti realizzati su seconde possibilità.
Diversi però sono stati i rimbalzi offensivi lasciati agli avversari in fasi cruciali.
“Guardate i nostri ragazzi giocare”, ha detto Clifford.
“Facciamo un sacco di cose buone. Siamo intelligenti; siamo disinteressati, abbiamo un buon livello d’abilità ma (spesso) non siamo fisicamente degli intimidatori. Quello che le ho detto dal primo giorno è che, se non siamo disposti a giocare con fisicità, sarà difficile vincere costantemente. Così è stato.”
La buona reputazione difensiva di Charlotte sta svanendo, battere se stessi sarà la prima regola per il futuro.
“Il compito di un allenatore, tra gli altri, è quello di ottimizzare le caratteristiche della squadra e convincere i giocatori a fare le cose più utili sul parquet” ha detto Clifford.
“Non sto dando la colpa a loro; è il mio lavoro.
Tutti parlano di collegamento.
Dovrei essere bravo a trovare i collegamenti.”
Vediamo un po’ di situazioni critiche nel video dunque:

1) Batum su Caldwell-Pope lo segue sul parquet a tappe ma è un po’ morbido. Detroit è sotto di tre e pareggia con proprio una tripla; Leuer fa un blocco al limite al centro dell’area, Batum si attarda e Caldwell-Pope non sbaglia trascinando il match ai supplementari.
2) Detroit sale sull’irrimediabile +5 quando un blocco alto fa sì che Kaminsky esca su Ish Smith, il quale lasciato indietro Walker minaccia il canestro. Si avvicina anche MKG che erroneamente lascia M. Morris sul lato sinistro incustodito per un catch n’shoot pesante.
3) Vs Clippers: Lo screen roll tra Paul e DeAndre Jordan non si concretizza ma manda fuori giri la difesa di Charlotte; sull’attacco di Paul, Kemba rimane indietro, Wood va a chiuder la via a CP3, il quale però apre sul lato sinistro mentre Marvin aveva stretto al centro su Jordan lasciato incustodito da Wood. La tripla di Griffin, ancora una volta dal lato, vanificava allo scadere i 24 secondi difensivi di Charlotte.
4) A Miami arriva il taddoppio sul passatore, palla a Waiters che subendo la pressione di Kemba rischia di cadere, per gli arbitri non è fallo, Kemba commette la mezza ingenuità di arretrare, il resto lo fa il giocatore degli Heat, bravo a colpire da tre punti.
5) Contro i Pelicans, Anthony Davis partendo con una finta, dopo aver riconosciuto quella frazione di svantaggio di MKG, parte alla ricerca del canestro in uno contro uno. Un tiro in off-balance sullo scontro con un leggero MKG non lascia scampo a Charlotte che tuttavia troverà il pari andando all’OT.
6) Ancora contro i Pelicans insolita marcatura di MKG su Holiday mentre Marvin Williams va a chiudere eventuali scatti sull’esterno del play avversario. Sul lato debole un 3 Vs 3 che facilita l’inserimento di Davis al centro raggiunto da un passaggio di Jrue. Marvin è troppo largo, Batum ormai nel semicerchio non riescono a recuperar nell’impresa di un’impossibile stoppata e anche rivista, la posizione di Marvin trioppo laterale è purtroppo fondamentale per dare il via libera al fenomeno dei Pelicans.
7) Contro i Bulls troviamo Rondo impegnato al tiro, la palla non entra ma il rimbalzo è preso da Butler che lo ruba a MKG e M. Williams, il quiale dopo essersi accentrato per cercare il rimbalzo, lasciava, finendo dalla parte opposta, solo Mirotic che non si faceva pregare segnando il 96-105.
8) Un down scren di Young per George, il quale uscendo dalla destra riceve e si accentra inseguito da MKG, Kaminsky va in chiusura tenendo però una posizione intermedia cercando di coprire anche l’eventuale pallone che avrebbe potuto esser dato dall’ala piccola Pacers a Young vicino canestro. Walker va in chiusura in raddoppio su George ma il pallone spedito fuori da PG13 è buono per Teague che con spazio realizza una tripla.
 
La panchina, eccoci tornati al punto iniziale, un po’ glissato per parlar di difesa, per punti segnati è 14^ con 36 punti di media ma tira con il 43,0% il che porta i ragazzi di Clifford al 23° posto dopo i T.Wolves.
Charlotte è 25^ con un 32,4% realizzato da oltre l’arco da parte di componenti della panchina, con i Lakers davanti di 0,5 punti di percentuale.
Vediamo qui sotto in grafica i principali uomini di Clifford usciti dalla panchina nelle ultime 17 partite.

Qualche dato sulla panchina nelle ultime 17 partite, sia complessivo, sia sui singoli principali.

Con 81,4% (aiutata da Belinelli) è seconda nei tiri liberi, con 4,5 palloni persi sale al quarto posto in questa statistica.
Per quel che riguarda il confronto tra second unit, però la panchina di Charlotte non regge il confronto cedendo un punto agli avversari, risultando così in 19^ posizione.
La panchina è anche corta, Clifford usa regolarmente 9, massimo 10 giocatori dalla coesione non sempre ottimale (qualche volta usa una versione ibrida con Marvin Williams, Batum o MKG all’interno) se non in occasione di partite già largamente perse o vinte.
 
 
Classifica Giocatori
 
 20) R. McCallum: s.v.
 
A “rinforzare” il roster (settore PG), acquistato con un contratto da dieci giorni, non è mai sceso sul parquet, inutile, nella confusione del presidente delle operazioni di mercato viene rilasciato e al suo posto arriva Briante Weber.
 
19) M. Tobey: 4,75
 
Mike Tobey, il ventiduenne nativo di Monroe (New York) aveva giocato in prestagione mostrando qualche punta interessante nonostante si vedesse che la qualità non fosse a livelli eccelsi. Campione del mondo con gli USA nel 2013 nella selezione under 19, ha giocato quattro anni al college (2012-2016) per i Virginia Cavaliers.
Un po’ grezzo è stato ripreso dagli Hornets (due decadale, dopo nessuna presenza nel primo e due nel secondo) che l’hanno rispedito nella NBA Devolopment League alla franchigia gemella dei Greensboro Swarm averlo visto giocare due pessime partite. Usava il numero 10 perché è nato il 10/10 alle 10:00 di mattina, ma il voto è ben lontano da quella cifra, infatti, stiamo parlando ancora di giocatori ai margini della periferia NBA…
 
 18) A. Harrison: 5,25
 
Ormai acqua passata non essendo più nel roster da tempo. Rivedere le precedenti versioni de Il Punto” se interessati, ma non ne vale la pena.
 
 17) R. Hibbert: 5,78
 
Scommessa persa.
Il basso costo era dovuto a un vizio sulla “merce giocatore”.
Oggi si direbbe così reificando l’essere umano.
Oggetto o soggetto (fate voi come meglio vi aggrada) affetto da problemi fisici, girato a Milwaukee che in un batter di ciglia ha finito per spedirlo a Denver dove ha giocato 7 minuti in 4 partite realizzando 4 punti…
Anche lui un ex che sembra già preistoria.
 
 16) B. Roberts: 5,84
 
Le sue migliori prestazioni durante le ultime partite arrivano in simbiosi con tre vittorie.
Contro i Magic si esaltava non trovando controparti valide, altre due discrete prestazioni contro i Kings e i Pacers in casa, per il resto oscilla tra la sufficienza e l’insufficienza migliorando la sua media precedente ma rimanendo briciola per un affamato.
Si ritrova lanciato dietro a Walker a causa dell’infortunio di Sessions e gioca con costanza, anche se non sempre ha minuti ragguardevoli a disposizione, anche perché se i risultati sono questi, non può certo aspirare a ottenerne di più se mediamente i suoi +/- non sono proprio positivi…
Da Lin a Roberts due passi indietro.
Se ne accorge anche Clifford che nelle ultime gare lancia Weber al suo posto nella second unit.
 
 15) F. Kaminsky: 5,85
 
Rispetto ai giocatori marginali scorsi sin ora, due parole in più su “Moose” Frank Kaminsky mi sento di poterle spendere poiché era un sophemore, o meglio, lo sarà ancora sino al termine della stagione, in rampa di lancio.
Non stata assolutamente una buona stagione per lui sino a gara 51, poi gioca un febbraio a intermittenza con alti e bassi nel quale guadagna alcuni buoni voti ma soprattutto sostiene l’attacco in fatto di punti.
Sembrava così aver ritrovato mano e fiducia, ma sul più bello conferma l’annata no di Charlotte.
Agli Hornets non gira nulla quest’anno e l’uscita a Phoenix lo catapulta (out per infortunio) cinque partite più tardi (in sua assenza Charlotte ne vince tre non a caso), fuori forma contro la “sua” Chicago in un match all’ultima spiaggia, aiutando i Bulls a vincere fornendo una prestazione pessima in attacco.
Sembra aver perso la mano e se per Clifford e altri, Frank ha un buon tiro, le statistiche lo smentiscono.
Il progetto da stretch four o comunque da lungo in grado di colpire da oltre l’arco è stato un fallimento.
Questo sistema era una delle basi fondanti della stagione degli Hornets che avrebbero voluto dare continuità al loro project migliorando ancor di più le buone medie ottenute lo scorso anno nella statistica delle percentuali da tre punti.
Tira con il 31,3% da oltre l’arco contro il 33,7% dello scorso anno mentre dal campo è passato dal 41% al 40,1% attuale.
Da 21,1 a partita è passato a 25,9 nei minuti giocati. La fiducia accordata da Clifford è stata ripagata parzialmente per quel che riguarda il fattore punti, ben 4 in più dello scorso anno (da 7,5 a 11,5) ma se questo è abbastanza comprensibile giacché si è preso già 126 tiri in più dello scorso anno giocando venti partite in meno.
Se qualche tempo fa pareva spesso scoordinato o eccessivamente fiducioso di tiri presi con selvagge entrate o dopo spin, ora sembra più coordinato, in grado di poter realizzare con buoni movimenti tiri da tre punti, più consoni per un lungo. L’assurdo è il fattore difensivo nullo. I rimbalzi sono passati da 4,1 a 4,7 poco ancora per un lungo, troppo filiforme e poco tenace per opporsi ai massicci gioviani corpi del sistema planetario NBA. Probabilmente uno degli indiziati di Clifford a fine partita contro i Bulls.
Più che un’annata di conferma, una stagione da sconsacrazione.

Kaminsky è terzo nel team per numero di tiri presi dopo il duo di guardie Walker/Batum.

 14) Mil. Plumlee: 5,90
 
Philadelphia in gara 55 è la sua ultima apparizione.
L’altro anello della catena della sfortuna.
Cho lo prende a cifre impronosticabili per dare un protettore dell’anello a Clifford seppur di basso livello, ora gli Hornets avranno una zavorra da 12,5 a stagione per altri tre anni se non riusciranno a cederlo a qualche team più “disperato” del nostro. Gioca bene gara 51 (la sua prima apparizione con i Calabroni) a Salt Lake City prima d’entrare nelle 17 partite prese in considerazione.
Lo vediamo solo per altre 4 partite.
La seconda contro i Nets è discreta, poi tocca il fondo (nel mezzo due prestazioni sufficienti) contro i Clippers.
 
 13) R. Sessions: 5,95
 
Non gioca nemmeno una partita nelle ultime 17 fuori per infortunio, quindi fa testo lo scritto precedente.
Lo sostituisce Roberts ma giocando come, forse peggio di lui, ovvero fornendo prestazioni scadenti.
Un wormhole.
Io e molti altri tifosi già perplessi in estate avevamo visto più lungo di Cho, il quale dopo aver rifirmato Batum e Williams, ha cercato sul mercato qualcuno a cifre dimezzate rispetto a ciò richiesto da Lin per aver un buon play di riserva.
Il cavallo di ritorno però, dal mio punto di vista, ha avuto l’ingrato compito di trovarsi in una posizione che determinava un compito gravoso.
Non potendolo affrontare è finito nel turbine malsano della panchina degli Hornets, avendo tuttavia buona parte di responsabilità se pensiamo che prima del suo infortunio, in 50 partite, ha tirato dal campo con il 38% al posto del 47,3% della stagione precedente giocata con Washington.
E’ riuscito a migliorare leggermente, prendendo sempre come riferimento lo scorso anno, nel tiro da tre punti e dalla lunetta (dopo aver iniziato male questa stagione in entrambe le statistiche) mentre è sceso un pizzico negli assist ma a causa di qualche minuto in meno (16,2 contro i 20,3 precedenti) sul parquet.
Più che viaggiare in linea di continuità, accorcia attraverso la quarta dimensione proiettandosi in un futuro non troppo lontano che lo fa sembrare quasi un ex giocatore, ma dalla partita con Brooklyn a Indianapolis non ha né colpe né meriti essendo out per la riparazione del menisco laterale sinistro.
 
 12) B. Weber: 6
 
Due contratti da 10 giorni firmati.
Entra con i Suns per pochi istanti e segna due punti dalla lunetta nel profondo garbage time.
Entra per altri minuti (sei) segnando due punti contro i Magic nella larga vittoria casalinga e poi contro i Bulls all’Alveare a cavallo tra il terzo e ultimo periodo mette dentro due floater vincenti per cercare di dare una mano alla possibile rimonta degli Hornets.
Anche contro i Pacers si rende utile segnando qualche canestro e mettendo pressione sulla PG avversaria, spendendo qualche fallo di troppo che tuttavia non incide sul punteggio.
Per il poco visto, anche se il meno accreditato come cambio di Walker, il più utile tra lui e Roberts e in prospettiva anche di Sessions.

 
 11) J. O’Bryant: 6
 
Altro giocatore preso per coprire gli infortuni nel reparto lunghi, non avrebbe dovuto nemmeno giocare, infatti, per le tre prime partite fa compagnia a Clifford in panca, poi finisce in injury list. Insignificante 1:38 minuto d’esordio a Phoenix nel road tour (2 pt. 1/1), gioca in maniera sorprendente il 4 marzo a Denver, dove fa un good J.O.B. raggiungendo la doppia cifra (15 pt. con 7/9 dal campo), tuttavia torna nel limbo contro Indiana (1 punto con uno 0/4) e a Miami (0/1) terminando con infortunio la sua prova.
 
 10) T. Graham: 6,03
 
Raramente impegnato, scende in campo sei volte per un totale di 39 minuti e 3 secondi recuperando due sufficienze, uno “scarso” e un’insufficienza.
Un difensore abbastanza insistente, assiduo in alcune fasi sul pressing contro l’avversario di turno.
Quando tuttavia gli tocca marcare la stellina avversaria viene mortificato nonostante una difesa dignitosa.
Sette i tiri tentati dal campo, uno solo realizzato e un ½ dalla lunetta per tre punti totali.
Non è certo in cima alla lista dei giocatori che devono prendersi un certo numero di tiri, essenzialmente è un difensore che in assenza di MKG può svolgere, non direi assolvere, la sua stessa funzione. Inesistente in attacco.
 
 09) S. Hawes: 6,05
 
Altro giocatore ceduto.
Ai Bucks oggi, in attacco agli Hornets avrebbe fatto più comodo di Miles Plumlee, infortunato o sano.
A oggi Charlotte tira con il 38,3% in area, venticinquesimo posto, qualche suo floater tagliato avrebbe fatto comodo.
 
 08) J. Lamb: 6,05
 
Da Denver a Chicago sale nettamente di tono.
Con gli Hornets spalle al muro e un Belinelli che non rende più come prima, lui dalla panchina apporta punti.
Prima della trasferta nella città un miglio sopra il livello del mare, nelle ultime 17 non aveva giocato molto bene, se non contro Brooklyn gara 51.
Contro i Bulls parte titolare per l’assenza di Batum e finisce per realizzare 26 punti.
La difesa non è il suo pane ma si applica di più, anche se nell’ultima contro i Pacers nel secondo tempo è battuto sia da Robinson sia da George.
Tiene posizioni intermedie che non facilitano l’intervento, difficile dire se sia più sua la responsabilità o del sistema difensivo di Clifford.
Il problema è che partendo da titolare le rotazioni della panchina degli Hornets si mostrano ancor più miserevoli.
In queste ultime gare ha segnato 11 punti di media aumentando il suo score a 9,7 a partita contro gli 8,8 dello scorso anno, incrementando solo di 0,2 il minutaggio (giocando 18,8 al posto dei 18,6 rispetto alla passata Regular Season).
Il tallone d’Achille è il tiro da tre punti, quest’anno è sceso sotto il 30% con un 29,3% ma complessivamente dal campo sta comunque rispettando il 45,1% dello scorso anno, al momento, infatti, ha la stessa identica percentuale.
 
 07) M. Belinelli: 6,06
 
Marco era stato preso come realizzatore.
Dichiaratamente oltretutto da Jordan, che, tuttavia, l’ha visto superare i 20 pt. solo in un’occasione remota nel tempo a New Orleans il 19 novembre dello scorso anno.
In stagione 34 volte ha finito in doppia cifra tra i 10/19 punti e 28 tra gli 0 e 10.
Le sue percentuali attuali lo vedono tirare dal campo con il 42,3% come a San Antonio un paio d’anni fa, prima che l’anno scorso si perdesse negli spogliatoi dei Kings (aveva il 38,6%).
Nel tiro da tre punti è sceso a un più normale 35,8% dopo aver avuto nella prima parte della stagione percentuali da gran tiratore (il suo massimo in carriera da oltre l’arco lo raggiunse nei San Antonio Spurs nella stagione 2013/14 con il 43% ma anche ai New Orleans Hornets 2010/11 con un 41,4% non fece male.
Ha la sfortuna di esser preso in consegna speciale troppe volte, se sul campo Roberts, Kaminsky, Lamb e altri possibili marcatori da tre punti sparano a salve, lui si deve costruire il tiro uscendo da blocchi o passando dietro schermi.
Ultimamente sta rinunciando anche a una parte di questi tiri per non forzare, preferendo la soluzione del passaggio.
E’ una garanzia assoluta invece dalla lunetta poiché sta tirando con l’89,1%, miglior tiratore dalla linea se escludiamo Weber con il suo 2/2.
In totale porta nei forzieri degli Hornets 10,3 pt. a partita.
Non vincerà il premio di sesto uomo dell’anno ma gira sulla sufficienza, credo che tuttavia da lui si aspettassero complessivamente di più, un superamento dei suoi limiti, anche grazie all’esperienza.
Non contribuisce con molte rubate (0,6) o stoppate (0,1), anche a rimbalzo ha toccato i o più solo 6 volte.
Due gli assist smistati a gara.
Ha un -11 di plus minus totale, con lui in campo quindi Charlotte non perde più di tanto apparentemente (Il Beli divide la sua presenza sul parquet non solo con la panchina ma anche con i titolari) ma nelle ultime 17 ha toccato diversi picchi di prestazioni negativi in questa statistica (-24 il 2 marzo a Phoenix, -21 il 13 marzo contro Chicago, -20 l’8 marzo a Miami, e un più moderato -7 nell’ultima partita il 15 a Indiana).
Non sempre un caso.
 
 06) M. Williams: 6,08
 
Con queste diciassette partite Marvin si rimette quasi in linea con le statistiche dello scorso anno (assist, rubate sono identici rimbalzi (-0,1 da 6,4 a 6,3), turnover, falli commessi), rimane leggermente indietro nella casella stoppate (0,7 al posto di 1,0 a partita) ma soprattutto è il tiro che quest’anno non è a livello dello scorso, sia da due che da tre punti.
Segna 11,5 pt. a partita contro gli 11,7 dello scorso anno giocando 30 minuti anziché i 28,9 dello scorso anno tirando con il 42,4% al posto del 45,2 dell’annata precedente, in linea perfetta con le percentuali al tiro di due annate orsono.
Specialmente da oltre l’arco, diverse triple aperte mancate hanno finito per incidere su alcune partite.
La statistica è eloquente: 34,4% contro il 40,2% dell’annata precedente.
Dopo gara 52 contro Brooklyn, ben giocata, ha seguito la squadra alla deriva per la striscia di cinque sconfitte consecutive (nadir contro Philadelphia) tornando ad avere un voto positivo contro Sacramento.
Nelle ultime uscite è riuscito a fornire buone prestazioni o a contribuire con diversi rimbalzi raggiungendo il career high allo Spectrum Center contro Orlando, catturando 18 rimbalzi, bissando la cifra tre giorni più tardi contro i Bulls, anche se su quella prestazione, la sua pur generosa difesa e la protezione fornita a rimbalzo, ha finito per complicare le cose.
Se osserviamo gli ultimi 17 plus/minus, Marvin è risultato un termometro quasi fedele, quando è andato sotto la squadra ha quasi sempre perso e viceversa quando è salito sopra lo zero, i Calabroni hanno quasi sempre vinto.
Solo 3 volte su 17 le statistiche personali del caso non collimano con il risultato finale e purtroppo contro i Bulls e i Pelicans le sue doppie doppie non sono bastate.
Marvin è andato 8 volte in doppia doppia questa stagione.
Se le prime due volte ormai sono lontane (gara 1 a Milwaukeee e gara 8 contro Toronto) delle restanti sei, ben cinque sono comprese nelle ultime 17 partite.
 
Un -9 di plus/minus totale (durante tutta l’annata) per lui.
In una squadra di buon livello sarebbe un ottimo sesto uomo, in una squadra che deve lottare per i playoffs, con diversi team rafforzatisi in estate a Est nel settore lunghi (Horford a Boston, Howard ad Atlanta ma si pensi anche a Milwaukee che comanda ad esempio la statistica dei punti realizzati in area), arranca un po’ nonostante rimanga un giocatore professionale.
 
 05) C. Wood: 6,11
 
Un lungo forse un po’ confusionario, se fosse più considerato da Clifford potrebbe essere più utile al team, sebbene sembri un giocatore tatticamente indisciplinato in certe fasi e per Clifford di questi tempi, questa caratteristica negativa è criptonite. Sopperisce a queste pecche con energia e voglia che lo portano a compiere anche giocate utili.
I suoi 211 cm per quasi 100 kg possono tornare utili in difesa (+8 di plus/minus a Denver, +12 contro Orlando e +8 contro i Pelicans) ma in 8,3 a partita (11 volte ha toccato il parquet) i suoi numeri rimangono marginali.
2,8 punti, 0,5 stoppate, 2,4 rimbalzi di media a partita.
Tira con il 50% (10/20), abbassando con le triple per diletto (0/5) una percentuale che avrebbe potuto esser più alta.
Il coach però gli preferisce Kaminsky anche a mezzo servizio se c’è, scegliendo male.
Contro i Bulls sarebbe servito almeno a preservare di più la zona difensiva da canestri facili e rimbalzi offensivi, tuttavia guarda la partita dalla panchina.
 
 04) C. Zeller: 6,28
 
Su Cody ho già scritto poco tempo fa un pezzo.
Indubbia la sua importanza nel team.
Charlotte è prima negli screen assist con 13 e Cody ne sa qualcosa.
Come un pignone nella bici spesso riceve energia sotto forma di passaggi da Walker, Batum o altri assist man che attraverso questa catena irradiano l’energia di Zeller che fa girar la ruota della squadra segnando punti.
Pick and roll, canestri da sotto o entrate, The Big Handsome ottimizza senza rischiar troppo aumentando le percentuali dal campo oggi al 56,4% (l’anno scorso fu un 52,9% finale).
Cody inoltre è importante anche in difesa, grazie a qualche minuto in più sul parquet, ha aumentato leggermente le medie di stoppate e rimbalzi, l’anno scorso rispettivamente ferme a 0,9 e 6,2 contro i team opposti.
L’anno prossimo Zeller andrà più che a raddoppiare il suo stipendio, dai 5,3 attuali (circa) ai 12,5, il contratto è garantito poiché lo scorso 31 ottobre Cody firmò un quadriennale, ovviamente garantito, che scadrà nel 2020/21 che vedrà il nostro lungo percepire 15,4, non molti per la NBA odierna se si pensa che gli stipendi nei due prossimi anni si gonfieranno a dismisura, anche se ovviamente le cifre di cui stiamo parlando non sono “umane” nel senso più ampio del termine.
C’è da dire un bravo a lui per l’impegno, il quale onora questo “privilegio” concesso, anche se i 6,6 rimbalzi a partita e il 66,7 alla lunetta sono migliorabili.
La squadra nelle ultime 17 partite ne ha vinte 5 e perse 6, con lui in campo, senza, nelle altre 7 in cui è rimasto fuori, il team ha vinto 2 volte e perso 5.
 
 03) M. Kidd-Gilchrist: 6,33
 
Va sotto la sufficienza contro Philadelphia a Houston e a Los Angeles contro i Velieri, la raggiunge in diverse partite, contro Brooklyn e Sacramento ricorda un po’ quello di due anni orsono ma oggi è un giocatore discreto, non più “buonissimo” parlando di difesa, la sua arma primaria sul parquet.
Ha, prendendo come riferimento due anni fa (l’anno scorso giocò solo 7 partite, campione troppo piccolo), diminuito la percentuale al tiro e la media punti, ma questo è anche il frutto di un attacco concepito in maniera differente.
Oggi non solo cerca di arrivare sino al ferro ma tira più dal campo affidandosi e concedendosi tiri in sospensione, anche in momenti difficili, quando gli altri giocatori di Charlotte non riescono a smarcarsi o ad andar dentro arrivano i suoi tentativi che diverse volte son riusciti a stupire per precisione e difficoltà, sebbene a volte pare caricare spudoratamente dall’anca.
Non uno stile raffinato ma funzionale al suo equilibrio.
Stoppate e rubate sono in aumento (una a partita al posto delle 0,4 dello scorso anno in ambo le statistiche), i rimbalzi sono a livello (i 7,6 a partita di due anni fa sono quasi raggiunti con i 7,4 attuali) e ne fanno il miglior rimbalzista del team in una squadra che li recupera in maniera bilanciata.
E’ migliorato nei liberi dell’8,5% arrivando quest’anno al 77,5%. Ha già giocato più partite rispetto agli altri anni escludendo la stagione da rookie (2012/13) nella quale toccò le 78 in divisa Bobcats.
Con 67 attuali lo stakanovista MKG potrebbe superare il record personale della sua prima stagione in NBA.
La sua mancanza nella lista infortunati dall’altra parte è controbilanciata da una presenza meno potente atleticamente, forse per la stanchezza, forse perché dopo l’intervento alla spalla non è più integro al 100%.
Cercando di compensare con più esperienza, spesso, ha anche il compito ingrato di trovarsi faccia a faccia con il fenomeno di turno che magari lo costringe a inseguirlo dietro un blocco alto cercando di puntare direttamente a canestro o sfruttando magari un pick and roll, abusati ormai nel gioco moderno e importanti anche per la stessa Charlotte ma diverse volte non è riuscito a bloccare in azioni decisive la star di turno, penso a Carmelo Anthony o magari Anthony Davis per citare qualcosa di più recente.
L’efficacia difensiva è da valutare attentamente, aldilà dei numeri, l’attacco rimane quasi secondario rispetto a ciò che serve primariamente al team, ovvero un difensore arcigno e formidabile. La realtà è che in certi frangenti il suo fisico leggero non l’aiuti in situazioni di duello contro big che usano il corpo come arma per portare i loro attacchi spingendo o per “separazioni”.
 
 
 02) N. Batum: 6,40
 
Nicolas Batum ha recentemente avuto problemi d’emicrania. Fastidiose, forti e continue, esse hanno fatto sì che il francese saltasse la partita casalinga con i Bulls e quella successiva con i Pacers.
Dopo la tac, scongiurato il peggio, pare possa rientrare contro i Wizards nella domenica notte italiana.
Al centro di discussioni per la sua resa paragonata al suo lauto stipendio.
Il rapporto “qualità/prezzo” sostanzialmente, per scriverla con la pochezza della filosofia da supermarket.
Allora se il collante di Charlotte è stato utile proporzionalmente al salario iniziamo a vederlo con i numeri; da 14,9 punti dell’anno scorso è passato ai 15,4 di quest’anno, obbligato ad alzare la sua media punti poiché se Jefferson, Lin e anche Lee (tutti potenziali scorer) hanno abbandonato in estate la Buzz City, al francese è toccato fare anche da secondo violino.
Dal 42,6 dello scorso anno è sceso a un 40% dal campo mentre da oltre l’arco è rimasto costante con un 34,8% di media. Affidabile tiratore dalla lunetta passa dal già redditizio 84,9 % (il parametro di riferimento è sempre lo scorso anno) all’86,3% di quest’anno.
I rimbalzi sono saliti da 6,1 ai 6,7 mentre gli assist da 5,8 a 5,9 (miglior uomo assist del team), anche le rubate sono in aumento (da 0,9 a 1,1).
Ridotti invece i turnover (da 2,9 a 2,7, migliorando durante la stagione, troppi palloni persi per approssimazione o attenzione superficiale rispetto ai pericoli che lo circondano in campo.
Il tutto riducendo il minutaggio da 35,0 ai 34,8 della stagione in corso.
I numeri quindi gli darebbero ragione e anche la mia media voto lo issa al secondo posto vista la pochezza dimostrata dal roster di Charlotte quest’anno.
Uno dei principali capi d’imputazione del francese è la media al tiro.
Contro gli Heat ha mostrato di voler tornare ad attaccare il ferro e anche se Whiteside spesso l’ha fermato, Nic non si è fermato iniziando subito con una giocata da tre punti contro i Magic.
E’ importante che continui a puntarlo, dalle drive possono nascere assist per aprire le difese, semplici layup, runner o fade-away.
Le principali attività di Batum sono gli assist e i rimbalzi, nelle rubate, settore critico per Charlotte ha aumentato come già scritto, allora a parte le scelte di tiro, troppo speso affidate a triple, triple forzate usando schermi che magari portino il difensore nella trappola di sbatter sul suo corpo per guadagnar tre liberi, laddove è maestro, cos’altro manca al francese?
Non posso dire che la difesa sia malvagia ma sicuramente è più soft dello scorso anno, almeno, questa è la mia opinione, i falli commessi (1,6 a partita) sono gli stessi ma vedo meno trattenute e in generale mostra anche una certa lentezza in chiusura sulle rotazioni su tiratori che tentino di colpire dalle parti dell’arco.
Il plus/minus attuale è di +55, facilitato ovviamente giocando tra i titolari a fianco di Walker.
 
 01) Walker: 6,71
 
K. Walker giocatore a Est della settimana a cavallo tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo.
Sopra la media dei giocatori di Charlotte, un paio di livelli sopra.
Kemba era partito in sordina per quanto riguarda questo break di partite, stanco fisicamente di tirare la carretta.
Poi il break dell’All-Star Game al quale il capitano ha partecipato finendo terzo nella gara da tre punti e divertendosi nella partita delle stelle.
Il rientro è stato positivo, se non immediatamente sul campo per la squadra (sconfitta a Detroit), lo è stato a livello personale con 34 punti nella Motown, cifra bissata in un altro OT.
Da gara 59 a gara 64 è andato oltre i 25 punti, ben oltre la sua media, toccando i 34 punti contro i Clippers a Los Angeles e i 33 a Miami in due sconfitte che portano i numeri di Kemba alle stelle, ma dimostrano che da solo non può farcela, specialmente se è costretto a forzare.
Purtroppo quando Kemba gioca in trasferta molti compagni “l’abbandonano” e lui diviene l’unico giocatore capace di portare a casa punti in maniera costante.
Avrebbe raggiunto i 25 tranquillamente se contro i Magic in gara 65 non avesse giocato solo 24 minuti terminando con 23 punti… Nelle ultime gare tuttavia sembra un po’ aver anche lui raggiunto il livello d’entropia del team.
Le giocate di squadra faticose, a volte forse un po’ casuali per difese avversarie arcigne o lettura della situazione non ottimale, risultano anche anarchiche o semplicemente palesemente controproducenti per le caratteristiche di alcuni giocatori.
Alcune di quelle controproducenti sono replicate da Kemba, il quale cercando di portar punti, esagera con il tiro da tre punti (nonostante si sia costruito un buon tiro) o si accende a sprazzi costringendosi a rifinire, magari anche in solitaria, per la squadra. I punti sono a oggi 22,9 contro i 20,9 dello scorso anno, nonostante ciò Charlotte al momento (14 le partite ancora da disputare) è sotto il record vinte dello scorso anno di ben 19 partite.
Record quindi che non potrebbe esser raggiunto nemmeno se, utopisticamente, vincessimo tutte le rimanenti.
Commette 0,2 falli in più a partita, perde lo 0,1 in più di palloni, ha uno 0,2 in meno nelle stoppate (risibile statistica per lui con lo 0,3 attuale), cattura 0,3 rimbalzi in meno ma sono tutte stats di contorno o dalle differenze minime per un play che sta giocando un minuto in meno rispetto lo scorso anno.
Dove invece è peggiorato è nelle steal, grave problema degli Hornets, il suo 1,1 attuale contro l’1,6 dello scorso anno pota un differenziale di mezzo pallone a partita rubato in meno, mentre le note positive vengono dalle medie al tiro partendo dal 44,8% dal campo (42,7% lo scorso anno), proseguendo con il tiro da tre punti (40,0% contro il 37,1% precedente) e terminando con i liberi, statistica nella quale aveva già un buon 84,7% migliorato a 85% quest’anno.
Gli assist sono in aumento, anche nelle ultime uscite.
Dai 5,2 regalati ai compagni a partita oggi sale a 5,5, secondo miglior assist man.
+174 complessivo di plus/minus.

I voti ai singoli durante le ultime 17 sfide.

 

Riassunta la classifica dei singoli da inizio stagione.

Game 68: Charlotte Hornets @ Indiana Pacers 77-98

 
La croce di St. George
 
Sugli scudi c’è lui: Paul George.
Non poteva esser altrimenti dopo che Charlotte, sconfitta in due delle tre gare casalinghe a disposizione, avendo salutato i playoffs, fosse sostanzialmente out rispetto a essi e forse ormai più interessata al prossimo Draft.
Riluce quindi la stella di serata nella notte fonda degli Hornets che come il solito danno anche una spolveratina alla star di turno per renderla più luminosa e brillante.
PG13 ha chiuso con 39 punti e un secondo tempo nel quale ha deciso la gara, terminata dopo i primi 24 minuti sul 42 pari.
La partenza decisa dei Pacers nel secondo tempo ha però creato il vuoto, amplificato da altra antimateria presente nelle stanze di Charlotte.
La Croce (per gli Hornets) di San Giorgio, bandiera ed emblema della Repubblica di Genova, poi usata per le crociate e adottata dall’Inghilterra che per protegger le sue navi nel Mediterraneo e nel Mar Nero, alzava il vessillo “zeneize” pagando anche al Doge un tributo annuale, è oggi usata o contenuta in molte città d’Italia e mondiali come:
Milano, Varese, Vercelli, Alessandria, Spoleto, Mantova, Fréjus, Barcellona, Londra, Zara, Melbourne, Montréal, ecc..
Se pensiamo che solo M. Ellis ha superato la barriera dei 10 pt. (chiudendo con 16), si capisce come sia stato lui a prender la squadra in mano e a guadagnar la partita.
Le elocuzioni a quest’ora della notte risultano difficili.
Spiegare sempre esaustivamente la gara non è semplice, specialmente se la fase difensiva è particolare. Questa volta comunque non c’è bisogno di eccessivi giri di parole.
Partita disputata per onore di firma per Charlotte, la quale ha evidenziato un pessimo Walker, ma le statistiche globali parlano chiaro; 42-30 e 26-15 entrambi a favore dei Pacers rispettivamente in rimbalzi e assist…
53,4% nei FG e 42,9% da tre per la squadra di McMillan contro il 40% dal campo e il 13% da tre di Charlotte che ha chiuso con un 3/23 da oltre l’arco…
I pochi tiri liberi per entrambi i team evidenziano una partita poco combattuta, poco importava quindi se Indiana arrivava in back to back avendo perso ieri sera contro New York.

Cody Zeller #40 of the Charlotte Hornets goes up for a dunk during a game against the Indiana Pacers on March 15, 2017 at Bankers Life Fieldhouse in Indianapolis.
2017 NBAE (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

 
Gli Hornets che rinunciavano ancora a Batum (il quale pare comunque possa rientrare contro Washington domenica), alle prese con una tac all’encefalo per capire l’origine di queste dolorose emicranie, schieravano; Walker, Lamb, MKG, M. Williams, C. Zeller.
I Pacers guidati da Nate McMillan, ex Seattle, mettevano sul parquet; Teague, C.J. Miles, P. George, Th. Young e M. Turner.
 
Zeller, al secondo tentativo e primo valido, vinceva la palla a due ma la classica tripla mancata di Williams dava la possibilità alla squadra in maglia bianca di portarsi in vantaggio, evento che non rimaneva sulla carta con i primi due punti del match realizzati da Turner con un tiro dall’altezza della FT line.
Il pareggio arrivava da un passaggio laterale di Zeller che lasciava a 11:01 palla nelle mani di MKG che in jumper realizzava con precisione.
Indy passava in vantaggio 2-6 ma gli Hornets replicavano con i canestri di Lamb a 8:50 e MKG che a 8:08 depositava un layup dopo aver attaccato immediatamente e verticalmente sul passaggio ricevuto.
A 7:26 un’altra incursione di Lamb portava al vantaggio degli Hornets che andavano sul +4 grazie a un anticipo di Marco su Turner sulla propria linea di fondo, l’azione dall’altra parte la concludeva sempre lui a 6:15 in fade-away trovando il 10-6.
A 5:54 George accorciava sul -1 con una tripla, toccava quindi anche a Marvin ricevere un lob verticale che scavalcava il proprio marcatore; dalla linea di fondo sinistra Williams faceva partire un tiro girandosi che s’insaccava pur toccando i ferri interni.
C.J. Miles ed Ellis riportavano avanti i Battistrada (12-13) ma Marco ricevendo in post basso sinistro si avvedeva della possibilità del fallo di Ellis che, infatti, gli franava addosso, Marco colpiva il palo ma guadagnava due FT.
La palla roteava sul ferro ma usciva sul primo tentativo, nessun problema sul secondo e aggancio a quota 13.
George in uno contro uno scattava, MKG resisteva sull’interno ma sfruttando l’angolo da pochi passi a sinistra PG13 segnava toccato anche da MKG sulla schiena.
Gioco da tre punti recuperato da Belinelli che con una freccia scagliata dalla diagonale destra a 3:02 centrava il bersaglio. Turner realizzava per i Pacers ma Weber, lanciato in campo come PG di riserva al posto di Roberts, pareggiava creandosi il tiro dal palleggio dopo aver fatto rimbalzare palla dietro la schiena.
Robinson dalla baseline destra realizzava ma ancora una volta Weber creando il suo tiro riportava in equilibrio il match (20-20) ma Indiana segnava quattro punti, tuttavia Frank fingendo una tripla poco prima del rumore della sirena si faceva venir addosso da Turner, il quale concedeva tre liberi.
Kaminsky ne realizzava due così gli Hornets dimezzavano lo svantaggio chiudendo sul 22-24 il primo quarto.
 
L’inizio del secondo vedeva Frank esser spinto dal gomito sinistro di Christmas, il quale dietro di lui, anch’esso girato in direzione del proprio canestro, concedeva due FT a causa dello sbilanciamento che portava il nostro numero 44 a fallire l’appoggio.
Frank splittava riportando il gap sul -1, gli Hornets sbagliavano due volte, prima con Weber un facile appoggio, poi con Frank e una buona possibilità da tre, entrambi rovinando possibili assist di Marco.
Frank si rifaceva poco più tardi con i Pacers già abili nel portarsi sul +5, questa volta dopo aver ricevuto un bound pass di Lamb, dopo aver rollato lateralmente a destra, compiva uno spin girandosi per depositare su Ellis rimasto lì in chiusura ma che non accennava minimamente per questioni di cm a tentar di stoppar l’appoggio del 25-28.
Marco da tre andava lungo, Robinson trova ancora il nulla a opporsi sulla linea da tre punti e realizzando mandava lo scoreboard a toccar il 25-31.
Dopo un buon movimento di palla l’assist era di Kaminsky, il quale mandava Zeller a realizzare da pochi passi con assist laterale.
Ellis dal corner sinistro scagliava un’altra granata da tre punti che esplodeva nella retina di Charlotte che tuttavia reagiva prima con Zeller (7:05) che in appoggio batteva Turner mente Lamb imitando il compagno ma sulla corsa, riusciva anch’esso a eludere dalla stessa posizione (pochi passi sulla diagonale destra rispetto al ferro) ancora Turner impegnato nel vano tentativo di stoppata. Ellis e poi George, quest’ultimo in pullup, rispondevano con quattro punti (31-38), Frank intervallava con una strong drive un’altra realizzazione di George da due punti (catch’n shoot). Finalmente a 3:37 Walker realizzava il suo primo tiro dal campo con un’entrata in diagonale da sinistra verso il centro con finta mediana che mandava al bar Young voltatosi verso le panchine a guardar un pallone mai scaricato; facile poi il layup con la difesa presa in velocità.
Una drive di Marco (conquistando la baseline sinistra) e un bound pass per l’accorrente MKG al centro regalavano alla nostra ala piccola due punti sul tabellino.
La schiacciata era valida per il 37-40 ma Williams realizzando da due portava allo scarto minimo tra i due team.
A 1:57, in un primo tempo dal punteggio basso, i Pacers vedevano scadere il loro tempo d’attacco con palla data in mano tardivamente a Turner.
Kemba non segnava, Teague sì, Charlotte tuttavia raggiungeva la parità a 1:17 quando un pick and roll tra Walker e Zeller portava il nostro centro alla decisa entrata frontale effettuata tra due ali composte di due giocatori per parte.

Briante Weber ha chiuso con 8 punti giocando al posto di Roberts.
2017 NBAE (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

 
Un tocco di Young consentiva anche il tiro libero (realizzato) dopo la schiacciata d’autorità, così si chiudeva il primo tempo senza che nessuno più riuscisse a segnare nel minuto e poco più finale.
Nel secondo tempo Indiana entrava più decisa trovando in meno di tre minuti ben 13 punti; a 11:49 George schermandosi con Turner realizzava ricevendo anche la spinta di MKG attardato dal blocco.
La giocata da tre punti della stella dei Pacers apriva il suo buon quarto.
Da una persa di Kemba a un tiro da due di C.J. Miles a segno per il -5, rispondeva Kemba con l’unico bagliore in un parziale Pacers; Walker comunque sfruttando un blocco di Zeller circumnavigava il primo difensore e passando avanti anche a Turner era toccato sull’appoggio armonico direttamente effettuato in allungo a canestro.
La giocata da tre punti a 10:41 serviva agli Hornets per tornare al -2 ma ancora George ricacciava indietro i nostri viola con un tiro da tre che portava lo scoreboard sul 45-50.
Kemba a 9:58 resisteva segnando in pullup dopo esser passato dietro un drag screen di Zeller, ma un 2/2 di C.J. Miles (tentativo di schiacciata e fallo chiamato a Williams) facevano ripartire i locali che con Teague affondavano anche altri tre punti costringendo al full time-out Clifford già a 9:12.
Non cambiava molto però perché il ritmo di George non s’interrompeva, anzi, da destra bombardava con un’altra tripla su MKG, i suoi saltelli sul posto dopo la realizzazione indicavano prossima attività sismica, infatti, ancora lui in dribbling a centro area ondeggiando andava a realizzare il 47-60.
Miles aggiungeva tre punti dal corner sinistro così a 7:30 un Clifford per nulla contento utilizzava un altro time-out.
George faceva come se nulla fosse realizzando anche il +18 (47-65) per i suoi, prima che a 6:34 una drive chiusa bene da MKG, restituisse segni di vitalità all’inconcludente attacco di Charlotte.
P.G.13 riusciva, segnando due punti a portare anche sulla soglia del -20 i Calabroni (53-72), i quali nel finale di terzo quarto riducevano lo scarto con una tripla di Kaminsky dalla diagonale destra (assist dall’angolo destro semplice di Belinelli).
Seraphin in FT jumper, Belinelli dalla media destra, Christmas con un ½ dalla lunetta determinavano il punteggio parziale di terza frazione (58-75) con il tiro frontale da tre punti (qualche passo indietro rispetto la linea) di Belinelli a stamparsi sul ferro.
 
Con la panchina in campo gli Hornets rimontavano a inizio ultimo quarto; Weber faceva seguire due punti in appoggio al primo canestro Hornets, portando i ragazzi di MJ sul -13 (62-75) sebbene sulla sinistra Robinson affondasse due punti dalla sinistra con Lamb in chiusura ritardata che ritentava il rientro in stoppata una seconda volta sul tiro dell’avversario ma non otteneva nulla se non un pugno di mosche.
Un’alzata di Lamb per Kaminsky a fianco del canestro sul lato destro portava il nostro lungo all’appoggio volante e a 9:25 Weber, trovando Belinelli fuori sulla diagonale sinistra, forniva il materiale per la dinamitarda esplosione da tre punti del connazionale.
La tripla valeva agli Hornets il -10 (67-77).
Usciva Belinelli entrava Kemba, gli Hornets ci provavano con il doppio play in campo ma i risultati non erano lusinghieri; un rimbalzo offensivo preso da Lamb che si buttava direttamente dentro il pitturato, consentiva alla nostra SG di recuperar due liberi vistosi trattenuto e girato da un avversario.
Il 2/2 serviva solo a ritornare sul -10 (69-79), ancora troppo lontani per sperare d’impensierire Indiana che al rientro di George chiudeva la partita.
George realizzava immediatamente 5 punti vanificando i tentativi di Lamb (prima un due punti e poi tripla da destra), a 6:51 giungeva anche ai 9 di fila chiudendo de facto la gara.
Una giocata da 4 punti con una chiusura di Lamb utile solo per abbatterlo e fargli realizzare il libero supplementare che riportava a +19 (69-88) la squadra dello Stato dell’Indiana.
A 6:12 dal corner destro, zone nevralgiche gli angoli per Charlotte, M. Ellis spedendo dentro un pallone valido come tre punti infrangeva anche la quota 20 (+22 Pacers) trascinando i Battistrada sul 69-91.
A 4:33 George in transizione realizzava il suo trentanovesimo punto terminando così la sua gara da realizzatore.
Charlotte schierava anche le terze linee nel garbage time che vedeva a un nulla dalla sirena finale Weber segnare il 77-98 definitivo.
 
Pagelle
 
Walker: 4,5
7 pt. (3/11), 1 rimbalzo, 4 assist. Perde due palloni, segna pochissimo tirando anche tre volte in maniera orripilante. Gioca 29 minuti, nei quali mostra un paio di lampi di classe in penetrazione ma non basta. Non riesce a realizzare da tre stasera (0/3). -25 di +/-.
 
Lamb: 4
8 pt. (3/9), 7 rimbalzi, 2 assist. -26 di +/-. Altro plus/minus glaciale. Nel secondo tempo sbraga nonostante possa fare di più. In attacco ricordiamo due buoni liberi presi dopo il rimbalzo offensivo e la palla per Kaminsky. In difesa non riesce assolutamente a contenere George ma subisce canestro anche contro Robinson perché spesso tiene posizioni troppo lontane dal tiratore. In zone ibride è costretto a rientrare velocemente e nonostante l’atletismo non parte certo da posizione di vantaggio.
Kidd-Gilchrist: 5
10 pt. (5/8), 1 rimbalzo, 1 stoppata, 1 assist. Più utile in attacco che in difesa. Una metamorfosi che non aiuta Charlotte. Un solo rimbalzo e anche lui sovente soffre George.
 
M. Williams: 5
4 pt. (2/8), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Male al tiro. Apre con una tripla mancandola e chiude con uno 0/3 da oltre l’arco. In difesa ci prova, gli viene anche fischiato un fallo dubbio su un tentativo di stoppata ma i risultati non sono soddisfacenti nonostante in difesa risulti migliore i molti altri.
 
C. Zeller: 5,5
7 pt. (3/8), 4 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Bellissima schiacciata d’autorità e gioco da tre punti da menzionare. Bene le tre rubate ma mi aspettavo qualcosa di più a rimbalzo.
 
Belinelli: 6
11 pt. (4/10), 1 rimbalzo, 3 assist, 2 rubate. Nonostante secondo me non giochi benissimo, in difesa è più presente riuscendo anche a favorire magari il rimbalzo difensivo del compagno. Recupera un paio di palloni ma se ne fa portar via uno in mezzo alle gambe. In attacco prova spesso a dare via il pallone all’ultimo momento rinunciando al tiro. Gli rovinano almeno un paio di buoni assist. Chiude con 2/6 da tre, l’altra unica tripla è di Kaminsky…
Kaminsky: 5,5
20 pt. (7/15), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Perde un paio di palloni, non tirerebbe nemmeno male se provasse più spesso da due e utilizzando movimenti sotto canestro che ne hanno facilitato le realizzazioni. E’ l’1/8 da tre imbarazzante. Clifford lo affianca anche a Zeller intuendo che da solo come C, difensivamente sarebbe un handicap per noi.
 
Weber: 6
8 pt. (4/7), 5 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Gioca al posto di Roberts come prima scelta dietro Kemba. Aggressivo, commette 4 falli ma porta pressione sul portatore di palla e non solo. Gioca 19 minuti, qualche volta rinuncia all’impostazione lasciando palla a Marco o ad altri compagni. Mostra invece confidenza con la realizzazione, anche se sbaglia un canestro da pochi passi sembrato già fatto.
 
Graham: 6
0 pt. (0/2), 1 rimbalzo, 1 stoppata. Gioca 8 minuti, sbaglia un paio di tiri ma compensa e riequilibra con la difesa.
 
Roberts: s.v.
2 pt. (1/2). 4 minuti in campo ormai a partita persa.
 
Wood: s.v.
0 pt. (0/0), vedi Roberts.
 
Coach Clifford: 5,5
Serviva più perdere che vincere in ottica Draft ma la squadra vista stasera nel secondo tempo poteva anche restare a casa dando forfait. Il materiale che ha in mano è cioccolato al sole.

Game 67: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 109-115

 
CampanilHornets
 
Le campane hanno sempre esercitato un certo fascino proveniente dal passato; in “Jeeg Robot D’Acciaio” è una campana magica di bronzo miniaturizzata nel petto dal padre scienziato a rendere invulnerabile il protagonista (Hiroshi), che dovrà scontrarsi contro la Regina Himika e i mostri Haniwa.
La civiltà Yamatai fu, con la sua regina Himiko (175 d.C.-248 d.C.), un’imperatrice in contatto con gli Spiriti o Dei, precorritrice della storia comune giapponese con l’idea di Tenno in comunione con gli Dei, durata sino al 1945.
Le Haniwa erano statuette d’argilla che raffiguravano uomini, animali, oggetti, comuni in questo periodo ove anche le campane erano oggetti “comuni”…
Per rimanere in Giappone, oggi, il suono delle fūrin, tipiche campanelle i cui tubicini appesi fluttuanti al vento ondeggiano e si scontrano per riprodurre un caratteristico scampanellio sono utilizzate per tener lontani gli spiriti malvagi dai luoghi abitati (ne ho una regalata da un’amica giapponese, forse servirebbero anche in quel dello Spectrum Center, la cui nuova denominazione non deve aver portato bene detto ironicamente).
Se torniamo nell’ottocento, Charles Dickens (per me uno dei più brillanti scrittori d’ogni tempo), ambientò a Genova un romanzo sociale intitolato Le Campane nel quale il suo personaggio primario (Toby Veck) viaggia attraverso il tempo a ogni rintocco di campana riuscendo a vedere il futuro della figlia Meg, vedova e povera.
Per questo deciderà d’impedirle di sposarsi con un uomo che non porterà miglioramenti alla sua condizione sociale.
Risvegliatosi dal sogno, comprenderà che la cosa più importante sarà la felicità della figlia.
In ultimo, a orario diametralmente opposto alla giornata (si giocava il nostro match partendo dalla mezzanotte), nel 1456, Papa Callisto III° ordinò di suonare la campana a mezzogiorno per pregare per i difensori di Belgrado, sott’assedio di Mehmed II°.
L’ungherese Jànos Hunyadi e l’abruzzese Giovanni da Capestrano respinsero l’attacco, così, in molte località, l’ordine di suonare la campana arrivando dopo la notizia della vittoria, si tramutò in commemorazione della stessa.
Niente di glorioso però a fine match, la Wind City passando a Charlotte interrompeva i sogni (onestamente ormai paragonabili a questi) dei propri tifosi lasciando traccia del proprio passaggio facendo scampanellare quelle fūrin abbandonate al vento che sono divenuti gli Hornets oggi.
Mirotic con 24 pt. (5/12 da tre) chiudeva come top scorer ospite, Butler e Wade salivano sul podio ex aequo con 23 punti con un Rondo era degno di menzione d’onore (20 pt.).
Bulls che iniziavano benissimo da tre punti ma terminavano con un 14/40 da oltre l’arco, sempre meglio del 7/29 di Charlotte che se vinceva la battaglia turnover (6-10), perdeva in quella dei rimbalzi (44-49) e degli assist (25-29).
Qualche rimbalzo offensivo di troppo concesso ai Bulls ha finito per fare la differenza.
A Charlotte non bastavano i 26 del top scorer Lamb ma si dovrebbe già pensare al futuro.
Una squadra più in lotta con se stessa gli Hornets che contro i team avversari, giornata campale del day after, tomorrow per rivedere un progetto che non ha funzionato.
L’aspro vespro odierno servirà a dare l’input alla società affinché i nuovi rintocchi sotto il campanile di Charlotte possano essere onorati da nuovi e più validi giocatori chiamati a raccolta per il prossimo anno?
 
I Bulls scendevano a Charlotte in back to back dopo la sconfitta rimediata a Boston ieri notte.
Il quintetto iniziale era composto da; Rondo, Wade, Butler, B. Portis e R. Lopez con F. Hoiberg in regia.
Clifford invece rinunciava a Batum per un’emicrania, andando a formare il quartetto d’infortunati giacché stasera “rientrava” nelle fila di Charlotte il natio di Chicago Frank Kaminsky.
Charlotte allora proponeva il seguente starting five; Walker, Lamb, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.

Il vessillo color teal di Charlotte.
Lo Swarm però non punge più nemmeno in casa.

 
Il primo pallone era giocato dai Bulls, i quali dopo aver guadagnato la palla a due con Lopez, penetravano sino sotto canestro con Wade che serviva fuori Portis, il quale nonostante lo spazio tirava storto.
Charlotte passava al contrattacco ma Zeller vicino a canestro rischiava anche di perder palla prima di servire fuori sulla diagonale sinistra Williams che da ben oltre la linea affondava con precisione la tripla del 3-0.
Rondo lasciato a sinistra da solo si scrollava un po’ di polvere dalle spalle colpendo con la bomba del tre pari, poi R. Lopez da sotto appoggiava il 3-5 per il sorpasso dei Tori, al che Clifford chiamava immediatamente la pausa per discutere sul malfunzionamento difensivo.
A 10:14 MKG attaccava frontalmente Portis che girato in corsa dalla parte del canestro, affiancato alla nostra ala commetteva fallo sul tentativo di stoppata.
La giocata del nostro numero 14 produceva tre punti totali e gli Hornets ripassavano avanti di uno (6-5).
Lopez con una virata in area si liberava di Zeller apprestandosi a schiacciare ma da dietro arrivava il folletto Walker a strappar palla, Lamb a 9:43 con un atletico appoggio direttamente dentro la retina incrementava il vantaggio ma Wade rispondeva con un difficile due punti ottenuto da sotto dopo uno spin.
A 8:58 Lamb era ancora l’arma offensiva prediletta da Clifford che non si pentiva d’averlo schierato al posto dell’assente Batum; due punti dalla sinistra per il 107 al quale tuttavia 19 secondi più tardi rispondeva Wade.
Zeller e MKG non segnavano, Rondo sì e ancora da tre punti iniziava a scoprir la sua superficie dopo esser stato sotto la sabbia.
Il colpo del 10-12 era anche seguito dal pugno preso dal compagno di reparto Wade, uno indigesto a Charlotte… il suo fade-away alzava i punti sicurezza dei Bulls a 4 ma Lamb dalla diagonale sinistra realizzava il 13-14 inaugurando una fase prolifica per gli attacchi, soprattutto quella dei Bulls che colpivano incredibilmente con Rondo (3/3).
Uno swish del pallone passando la retina era il suono che si udiva dopo il jumper di Marvin in uno contro uno dalla media diagonale destra, il primo tiro di Butler entrava nonostante MKG difendesse.
Pesante, poiché il tre punti allontanava ulteriormente i Tori (15-20) ma gli Hornets conquistando un rimbalzo offensivo con Williams realizzavano con MKG da sotto servito da Marvin stesso.
Rondo finalmente falliva un tentativo da oltre l’arco sulla pressione di Kemba, poi era Chicago a chiamare il time-out dopo aver visto un altissimo pallone lanciato in aria da Lamb per sfuggire alla stoppata di Lopez, colpire la parta altra del vetro e discendere nella retina.
Sul 19-20 a 5:19 si rientrava sul parquet con gli Hornets pronti al sorpasso ottenuto per mano di Kemba a 4:49 (21-20), MKG a 3:20 allungava dalla lunetta con due FT ma Chicago guadagnava due FT con il tiro in salto ritardato di Butler da sotto (contatto con Zeller).
Due su due garantito e -1… Kaminsky dalla sinistra non segnava il suo primo tiro dopo il rientro dall’infortunio e Rondo sorprendendo la difesa bianca appoggiava in veloce entrata frontale il layup del 23-24.
Graham attaccava il canestro prendendosi due tiri liberi dei quali solo il secondo aveva fortuna, pareggiando comunque il match. Sembrava una gara in perfetto equilibrio, invece nella parte terminale del primo quarto i Bulls facevano il break a suon di triple, l’ipotesi più bizzarra per la peggior squadra nella lega nel tiro da fuori; Valentine, Mirotic, Butler e ancora Valentine sulla sirena (dal corner destro quest’ultimo), piazzavano 4 bombe per un parziale di 12-0 che portava i Bulls al vantaggio di una dozzina di punti (24-36) dopo i primi 12 minuti.

Jeremy Lamb e MKG alle sue spalle, una combo duo che ha portato nelle casse degli Hornets ben 48 punti stanotte (26 per Jeremy e 22 per Michael).
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

La seconda frazione vedeva segnare Kaminsky immediatamente ma a lui rispondeva Wade sull’incolpevole Graham, Belinelli non segnava al tiro ma dalla lunetta a 10:41 realizzava l’1/1 per un FT concesso dagli arbitri che punivano i Bulls rei di una difesa 3 second in area.
A Marco non erano concessi invece due liberi sull’iniziativa che lo portava dalle parti dell’area, solo il fallo concesso… Il Beli ci riprovava in maniera più decisa e frontale; l’autotreno subiva diversi contatti ma terminava con un appoggio difficile realizzando il 29-41. Mirotic da tre metteva dentro ancora una volta con Clifford nervoso a parlare con un arbitro. Williams forse lo tranquillizzava per un momento recuperando con veemenza un rimbalzo offensivo trasformato poi in due FT per un contatto subito sotto canestro.
Mirotic finalmente tirava male, l’air-ball però non era sfruttato da Williams che in transizione non si avvedeva del rientro di un Wade che in recupero cancellava il tentativo d’appoggio spazzando via palla.
Il nostro numero 2 si rifaceva poco dopo servito in corsa; attacco quasi frontale e appoggio a canestro con poca parabola per il 33-44.
I Bulls tornavano a muovere il punteggio per un fallo assegnato a MKG. Lauvergne splittava rimuovendo sul +12 gli ospiti.
MKG imitava l’avversario realizzando un’occasione per portare sul -9 che diventavano 7 dopo un errore di Lopez seguito da un gran rimbalzo di Lamb, il quale in attacco sbagliava appoggio, tap-in ma riprendendo dall’altra parte del ferro disorientava Wade con uno spin sul piede perno per l’appoggio a tabella.
Valentine rispediva gli Hornets sul -10 realizzando l’11/19 complessivo da tre punti dei Bulls prima che Lamb con un teardrop portasse lo svantaggio a una cifra.
A 3:23 tuttavia, Jeremy stanco abboccava alla finta di tiro di Wade che guadagnando due liberi portava lo scoreboard a cifre tonde (40-50).
Dopo un tre di Graham errato dall’angolo la transizione Portis per Butler avvantaggiava ulteriormente i Bulls sul +12, Rondo per Butler ancora, questa volta da sotto facevano sprofondare gli Hornets sul -14…
Un altro contropiede dei Bulls rischiava di chiuder la partita anticipatamente; Hornets sul -16 che tuttavia nel finale recuperavano 6 punti con tre tiri di Walker, il primo frontale da due e i seguenti da tre punti.
Quello a :05.3 dalla sirena che annunciava l’intervallo era valido per il 48-58 finale di tempo.
 
Il terzo quarto cominciava con un errore di Zeller che si rifaceva sull’azione successiva con un jumper lungo che lo portava al primo FG utile della serata.
Rondo con un’entrata in dribbling dalla sinistra metteva dentro il suo sesto tiro su otto tentativi ma a 10:41 iniziava a intravedersi l’energia di MKG che spronava Charlotte alla rimonta; un rimbalzo offensivo anticipando Butler lo portava ad aver l’appoggio facile, poi una transizione chiusa a 10:16 riportava a -6 i ragazzi di Clifford che accorciavano ancora con Lamb sul quale un raddoppio chiudeva la via di passaggio a destra per il pick and roll di Zeller, il raddoppio stretto però consentiva di recuperare il fallo a Jeremy e di convertire almeno un libero.
Su imbeccata corta di Lamb, MKG entrava in area battendo Butler per l’ennesimo layup al vetro. Portis in attacco era stoppato da Zeller, Lamb perdeva palla ma riusciva a recuperarla pochi secondi più tardi intervenendo nella metà campo offensiva di Charlotte e a 8:29 MKG si permetteva di segnare un lungo jumper dalla destra realizzando il 59-60…
Wade subendo una manata in faccia data da Williams faceva resistere i suoi al rientro con un 2/2 ma lo stesso Dwayne restituiva il piacere a Lamb commettendo il terzo fallo a 7:53. Jeremy questa volta era preciso ma il -1 si tramutava in poco tempo in -5 per due pt. di Butler e due FT di Wade.
Un’alzata di Cody da centro area su assist di Kemba e una martellata di Marvin in transizione davano il 65-66 a 6:29.
Sull’azione che aveva portato Marvin alla dunk, rimaneva a terra nella metà campo difensiva di Charlotte Wade, il quale perdendo palla contrastato a terra da MKG si toccava la tibia dolorante finita sotto il peso della nostra ala piccola.
Wade usciva ma sarebbe rientrato più tardi.
Grant da tre, Zeller con un 2/2 ai liberi e poi Kaminsky a 5:20 con un rilascio accomodato dai ferri, erano le marcature che riportavano la partita in equilibrio sul 69-69.
La stabilità si spezzava con gli Hornets inabili nel realizzare triple (Walker e Williams), i Bulls caricavano andando sul +4.
Un time-out di Clifford serviva a MKG per ricaricar le batterie e riattaccar il ferro poco più tardi, a 3:28 erano ancora due punti, poi Marvin mancava il pari e Felicio evidenziava le enormi lacune difensive degli Hornets senza Cody in campo.
Con Kaminsky come centro fantasma il numero 6 ospite ne approfittava per segnare in schiacciata con difesa dormiente. Bulls che toccavano il +6 (71-77), entrava Weber ma segnava finalmente Belinelli con un frontale lungo da due punti senza esitazioni.
A 1:42 Rondo guadagnava un gioco da tre punti, Marco intervallava con un 2/2 a 1:32 un’altra giocata da tre punti di Mirotic; spin su Weber (lo rivedrei ma mi ha dato ampiamente l’impressione dei passi) e tripla che era seguita da altri 3 pt. dello stesso numero 44 che subendo una spinta sotto canestro da parte di Lamb (alle spalle) era bravo a resistere e a portare a casa il massimo.
Chicago raggiungeva nuovamente la vetta del +10 con una steal di Butler invece si arrivava alla dunk del +12, anche se chiudeva il periodo Weber con un floater per il 77-87 che precedeva quella “sporca dozzina” di minuti rimasti.

Marvin Williams segna il sessantacinquesimo punto in schiacciata.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Weber partiva bene inanellando steal e secondo canestro in floater ma Wade al vetro ci arrivava senza grandi difficoltà appoggiando il 79-87.
Kaminsky tirava da tre lungo, Valentine tirava decisamente meglio ma un bizzarro giro della palla spediva la biglia fuori dalla roulette.
A 8:35 in entrata Cody, fuori equilibrio, riuscendo a depositare il pallone dell’83-93, dava la possibilità agli Hornets di rientrare, anche perché su uno scontro tra galassie, il movimento circolare da aikido di MKG riusciva a strappar la palla contesa a Valentine finendo per favorire i due pt. di Kemba in appoggio.
Hoiberg s’infilava in bocca una nuova gomma americana nervosamente intuendo il momento no dei suoi che, infatti, incassavano la tripla di Walker dell’88-93.
Fred chiamava il time-out. Cody avrebbe al rientro la possibilità d’accorciare ma commetteva un errore ravvicinato tirando con il braccino corto mentre dall’altra parte Mirotic andava ad abbattere Walker bravo ad aver preso posizione.
Kemba tradiva da tre mentre Wade in allontanamento su MKG colpiva da centro area, poco male se i punti erano recuperati da Zeller, il quale vedeva Lopez fermare Kemba al vetro ma seguendo toccava dentro spinto da Rondo rimasto dietro entrambi i giocatori di Charlotte.
Il 91-95 a 6:08 serviva a poco se Mirotic correggendo in transizione da un errore di Wade riportava a +6 quelli della Wind City.
Lamb s’inventava una tripla in faccia a Wade sorpreso dalla rapidità d’esecuzione, il 94-97 era servito ma Mirotic chiudeva una bella triangolazione con assist volante realizzando dall’angolo destro tre punti pesantissimi per il 94-100.
A 4:35 Clifford chiamava un time-out, al rientro Lamb falliva da tre ma Marvin correggeva con un tap-in.
Rondo arrivava al vetro realizzando poi era un rimbalzo offensivo con palla data fuori a Mirotic per l’ennesima tripla di serata a scriver i titoli di coda anticipati alla gara ora sul 96-105 a 2:34 dal termine.
Gli Hornets illudevano qualche tifoso segnando da tre con Lamb, da due con Walker e poi pressando Butler su una rimessa dal fondo; MKG e Williams riuscivano a riguadagnar palla dopo la visione al Replay Center.
Dalla sinistra Williams con un bound pass perdeva pochissimo tempo, l’assist per Lamb lesto a tagliare verticalmente appena sulla sinistra del ferro era chiuso di mano destra a :23.2 dalla fine per il 107-110.
Il tempo giocava contro Charlotte che sfiorava la steal con Williams, purtroppo Kemba doveva accontentarsi di commetter fallo su Butler, il quale con un 2/2 rimandava oltre il possesso Charlotte.
Walker segnava, ricommetteva fallo su Jimmy e i Bulls si portavano sul +4 a :10.6 dalla fine con il brivido del primo libero mancato dall’asso dei Tori.
Jimmy difendendo su Lamb compiva anche l’ultima decisiva giocata; Jeremy spostando leggermente palla sulla destra sull’alzata sperava di affondare la dunk a una mano ma il tocco portava la sfera nelle braccia di Valentine che era prontamente fermato da Williams con il fallo.
Il 2/2 chiudeva i conti sul 109-115.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
21 pt. (9/24), 4 rimbalzi, 10 assist. Sulla falsariga della prestazione precedente con tre punti in meno ma sempre con troppi tentativi da tre (3/12). Tuttavia se c’è lui in campo la squadra guadagna punti (oggi anche quasi la metà degli assist arrivano da lui) nonostante la difesa non sia certo il suo pane quotidiano, salvo sugli sfondamenti, statistica che lo vede stasera raggiungere i 27 presi, secondo dietro a Ilyasova con 30. Bene nei due finali dopo un avvio tranquillo, anche se nel vero finale deve forzare troppo. Certo, da solo non è il giocatore che può risolverti le partite e Charlotte ormai gli chiede la Luna.
 
Lamb: 7
26 pt. (10/17), 4 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Tre turnover e 4 falli. In difesa Jeremy stanotte non è certo peggio del solito Batum con la differenza che Nic è più statico mentre Lamb tende a contrastare ogni tiro commettendo falli fuori tempo regalando FT. In 30 minuti però segna 26 punti sostituendo più che degnamente il compagno. Peccato nel finale quando Butler gli tocca il pallone ma era già tardi. Nella partita invece lampi con appoggi difficili anche con campanili, lampi in schiacciata e un 3/5 da oltre l’arco che completa l’opera.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
22 pt. (9/12), 6 rimbalzi, 1 assist. Interpreta la partita egregiamente, specialmente a inizio ripresa dove da vigore alla squadra trascinandola al pareggio. Perde un po’ smalto nell’ultimo quarto non durando per tutto il match ma è quello che comprende di più lo spirito operaio che questo team ha bisogno per vincer le partite.
 
M. Williams: 5,5
13 pt. (5/12), 18 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Sembra ingeneroso per un giocatore da doppia doppia ma… inghiottito verso il centro, a volte in aiuto, a volte statico è quasi inutile. Se è vero che stando lì accumula ben 18 rimbalzi, è altrettanto vero che diverse triple di Mirotic arrivano con lui latitante, non sempre in aiuto, non solo su transizioni dove il “lo prendo io, lo prendi tu”, me ne viene in mente una con Graham compagno di sventura, non va bene. Clifford deve trovare soluzioni migliori per coprire le spaziature difensive. Certamente parte del piano poteva prevedere la concessione di tiri da tre punti ai Bulls ma non a Mirotic. Un -21 di +/- e un 1/5 da tre, alcuni tocchi sbagliati… prestazione ambigue.
 
C. Zeller: 6
11 pt. (4/10), 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 3 stoppate. L’attacco questa sera non è il solito purtroppo. In difesa fa una discreta prestazione ma è sfortunato su un tiro di Portis nel finale sul quale comunque aveva chiuso con il corpo in maniera ravvicinatissima.
 
Kaminsky: 5
4 pt. (2/7), 2 rimbalzi, 1 assist. In panca c’è Wood che non tocca il parquet. Al rientro Clifford sceglie Frank che dopo l’infortunio gioca ben 23 minuti in una delle partite chiave per recuperare la stagione. Finisce con uno 0/4 da tre, completamente fuori ritmo ha riperso la fiducia da fuori o più probabilmente deve riassestare la sua meccanica di tiro. Un paio di buoni canestri ma in difesa è assente.
 
Belinelli: 5
7 pt. (2/7), 2 rimbalzi, 3 assist. Dalla lunetta è formidabile. Anche oggi chiude con un 3/3 ma le chiusure sui tiratori sono alternate. Lui non è al rientro da un infortunio e il suo 2/7 con uno 0/2 da tre in una serata nella quale la peggior squadra della lega da tre punti trova la nottata buona, non serve certo a Charlotte a combatterla. -22 di plus/minus.
 
Graham: 5
1 pt. (0/1). Entra in campo per difendere su Wade o chi eventualmente per esso. Gli va male, spara una tripla che apre il contropiede, in 8 minuti accumula un -17…
 
Roberts: 5,5
0 pt. (0/1), 1 assist. Gioca 4 minuti, fa in tempo a scendere di mezzo voto toccando pure lui il -17.
 
B. Weber: 6
4 pt. (2/2), 1 rimbalzo. In difesa cerca di essere aggressivo ma va fuori giri su Mirotic e non solo. Non un figurone, l’assist latita ma in attacco in soli 5 minuti mette dentro due floater.
 
Coach Clifford: 5,5
Perde Batum per “emicrania” prima della partita. Avrà anche lui il mal di testa vedendo giocar la squadra non esattamente benein difesa. Sprazzi con qualche giocata spettacolare del singolo ma quest’anno il trend ineluttabile è la sconfitta agli ultimi minuti. La difesa sul tiro da tre punti non è sempre impeccabile e in generale siamo inguardabili quando la partita scotta. Mancano degli aiuti sulle entrate e l’identità difensiva è il capo d’accusa contro se stesso e la squadra di Clifford. L’appunto che gli muovo è aver fatto giocare troppo Frank, non certamente pronto, anche se capisco le esigenze in un settore lunghi limitato. Wood penso avrebbe fatto meglio. Clifford ha anche ripetuto più volte, riguardo alla difesa, la frase: “mistake after mistake” in conferenza stampa. Rispetto per la persona che ha ammesso le sue responsabilità ma ha evidenziato anche gli errori (errore dopo orrore direi io) dei singoli, senza fare nomi. La conferenza suona come la fine della rincorsa playoffs, errore dopo errore durante l’anno, persa punto a punto durante l’anno, inevitabile finisse così nonostante un 2016 buono.