Il Punto @ 82

 

E’ passata un po’ d’acqua sotto ai ponti dall’ultimo mio scritto che si occupava nient’altro che dell’ultima partita di Regular Season. Non sarà passato un secolo ma… i playoffs, tra una Golden State che si sbarazza di Portland facilmente e serie tirate e un po’ a sorpresa (vedi Boston-Chicago), vanno verso il secondo turno.

Charlotte è rimasta tagliata fuori anche dal primo…

La stagione degli Hornets 2016/17 è stata deludente. Impossibile nasconderselo. Nemmeno il regime più propagandista potrebbe riuscire a celare il “segreto” quando dopo un bombardamento e l’inevitabile risultato finale parla chiaro. Sicuramente ci sono stati problemi in estate nella costruzione della squadra. Il dover rifirmare molti giocatori in blocco che pretendevano più soldi ha costretto a delle scelte il GM Rich Cho che si è orientato sul lasciar partire Lin (chiedeva più di cinque volte il salario percepito lo scorso anno), C. Lee e Jefferson. La priorità, anche su interessamento di Kemba, è stata data a Marvin Williams e Nicolas Batum, due artefici della passata buona stagione di Charlotte. Il primo è calato tremendamente rispetto lo scorso anno, il secondo, sotto certi aspetti, non è riuscito a replicare la prestazione complessiva dello scorso anno. Eppure si sono viste due squadre; partenza sparata e playoffs quasi inevitabili sino alla fine del 2016, poi due mesi d’inverno pieno (gennaio e febbraio) nei quali gli Hornets si sono giocati le possibilità di partecipare alla post season con le ali di cera d’Icaro non scioltesi al sole ma ghiacciatesi in un tremendo gelo. Nonostante fossero un po’ calatate fisicità e tecnica i P.O. a Est erano obiettivo raggiungibile, i soli fondamentali e la tattica non sono bastati poiché gli Hornets hanno iniziato a scivolare in un loop mentale negativo dopo le prime sconfitte in gennaio.

Michael Jordan è deluso del risultato (figuriamoci noi) e questo l’ha fatto sapere direttamente a Rich Cho, il protagonista, anche se un po’ dietro le quinte, della stagione.

Il pubblico, nonostante non siano più i tempi d’oro da sell-out da nove anni consecutivi è costante, passato dal 18° posto dello scorso anno al 17° di quest’anno nonostante il risultato sul campo, la fedeltà c’è, ora tocca a chi lavora in società ricambiare l’amore e il sacrificio dei fan.

Jordan però ha intenzione d’usare l’“anno d’opzione” di Cho, il che significa che il GM birmano dovrebbe rimanere anche per la stagione 2017-18.
Rich Cho, in una recente conferenza stampa ha ricordato che per la prossima Regular Season avrà sei giocatori in roster i quali guadagneranno ognuno 12 milioni o poco più di stipendio garantito…

Non conosco le intenzioni di Cho, ma dopo questa stagione, dovrebbe consultarsi con l’allenatore e il proprietario per cercar di porre rimedio a una situazione che non è delle migliori. Charlotte è calata del 25% nelle vittorie (26 contro le 48 l’anno precedente) e il valore di alcuni giocatori è sceso anche eventualmente cercando di proporli accoppiandoli come asset, forse non sarà così semplice uscire da una situazione paludosa.
La strategia dell’accaparrarsi subito giocatori funzionali al progetto non ha funzionato, anche se potrebbe servire meno di quel che si pensi per raddrizzare un team che con qualche vittoria in più al fotofinish, avrebbe potuto tranquillamente partecipare ai playoffs.
Cho avrebbe anche dichiarato: “Abbiamo avuto modo di crescere da dentro… Kemba ha fatto un grande salto di qualità quest’anno e stiamo sperando che un altro dei nostri ragazzi lo imiti.”
Tuttavia comprimari e speranze future quest’anno si sono rivelati non all’altezza del capitano, così Cho sa che dovrà trovare un altro go-to guy, il problema è che cercandolo all’interno della squadra rischia di commettere lo stesso errore appena compiuto.
Cho: “Dobbiamo trovare un altro go-to guy (oltre Walker), e spero che sia qualcuno nella nostra squadra, ma siamo anche aperti al commercio. Abbiamo un sacco d’opzioni diverse e avremo un buon giocatore al Draft anche.”
Gli Hornets potrebbero oscillare intorno alla decima posizione al Draft a meno un colpo di fortuna (ammesso che al Draft esista) quasi clamoroso che nell’estrazione a sorte con le famose palline (16 maggio) colpisca con il suo basso 2,9%per accaparrarsi una delle prime tre scelte.
Pensiamo che Walker, miglior giocatore di Charlotte, avrà il sesto stipendio più alto della squadra nel 2017-18 a circa 12 milioni e Plumlee (Miles) guadagnerà di più. Plumlee è stato il suo ultimo “affare” e se non sarà ceduto peserà sulle casse degli Hornets altri tre anni.  Un giocatore che può stare nella NBA ma non certamente a quelle cifre, esagerate rispetto al rendimento e ai numeri del campo. A parte Kemba, tutti i contratti stipulati da Cho sono discutibili in termini di cifre, giocatori sovrastimati, anche se in alcuni casi qualcuno avrebbe anche potuto accordarsi altrove come Batum, il quale comunque, a mio giudizio, nonostante l’importanza che riveste nel team, guadagnerà decisamente troppo oltre i 20 milioni.

Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato in questa stagione? Di buono c’è stata la prima convocazione a un All-Star Game di Kemba Walker suffragata dai fatti. Lo vedremo poi, anche nella mia personale classifica voti, è rimasto altissimo con la media, un traino per il team, anche se da solo non è bastato. Tradito appunto dai singoli, ha dovuto anticipare le vacanze almeno un round, ma analizziamo prima le statistiche di squadra paragonandole allo scorso anno e vediamo che qualche sorpresa viene fuori…

 

Diciamo subito, parentesi, che di buono a livello di statistiche ci sono le poche palle perse. Charlotte con 942 lasciate sul campo è la squadra che ne ha perse di meno grazie a uno stile di gioco accurato, diminuendole dallo scorso anno nel quale gli Hornets erano riusciti comunque ad agguantare la prima posizione in questa classifica.

Le percentuali dal campo sono in leggerissimo aumento così come il tiro da due punti e il tiro dalla lunetta è stato più preciso ma lo spreco si registra nelle conclusioni dal fuori; il 36,2% da tre punti è passato a un odierno 35,1%, un calo ell’1,1% che ha portato Charlotte al 18° posto nel tiro da tre punti contro l’ottavo dello scorso anno.  Questo è un grave problema perché se escludiamo i liberi, i tiri su azione, dal campo, sono stati 7.000 e circa un terzo di questi sono stati tentati da oltre l’arco.

 

Le percentuali da tutte le zone del campo dalle quali gli Hornets quest’anno hanno preso i loro tiri.

L’abbassamento, anche minimo, della percentuale, nel gioco moderno, può portare a far la differenza tra una vittoria e una sconfitta. In effetti, gli Hornets tra supplementari e partite risoltesi sotto i tre punti di scarto hanno finito con un disastroso 0-9 e se considerassimo le punto a punto reali ne annovereremmo delle altre… Non ha fallito solo il tiro rapido ma anche diverse volte, in momenti importanti, triple con praterie davanti, sono state sprecate per troppa fratta, poco ritmo e talvolta impostazioni errate nella meccanica di tiro (Kaminsky ma a volte anche Marvin non mi è parso perfetto ad esempio). A parte il tiro da tre punti, nonostante i 122 punti in più segnati globalmente (1,4 in più dello scorso anno quando erano 8479 punti per arrivare all’11° posto), con alcune difese peggiorate, quest’anno gli Hornets sono scesi al sedicesimo attacco della lega ma secondo il mio modesto parere, il problema principale, evidenziatosi in vari spezzoni di stagione è stata la difesa. Anche Clifford a fine anno ha voluto sottolineare quest’aspetto dicendo che l’attacco è stato buono (in realtà attacco e difesa sulla carta, a livello puramente statistico sono finiti quasi pari, con 108,8 punti segnati e 108,6 incassati per un 14° posto in entrambe le classifiche), ma che la squadra è regredita sotto quest’aspetto. Anche secondo me è vero, l’attacco ha prodotto diverse occasioni, giocando coralmente sono fioccati anche i liberi, ma in mancanza di giocatori più talentuosi come Lin, Jefferson e Lee (per caratteristiche) ci si è dovuti accontentare di vedere un gioco meno piacevole rispetto lo scorso anno anche se l’efficacia non si è persa poi di molto.

In difesa invece i numeri dicono che Charlotte complessivamente ha catturato 28 rimbalzi meno dello scorso anno e che a livello di stoppate ne ha rifilate 47 in meno. Nel vano tentativo di dare più protezione a canestro, consentendo di equilibrare e indirizzare gli esterni più al di fuori del pitturato Cho prese Miles Plumlee in una maldestra e demenziale operazione nel tentativo di spingere Charlotte verso i playoffs. Ovviamente la mancanza di un centro può portare la squadra a schiacciarsi verso il centro, intorno all’area per creare densità e almeno numericamente, mettere in difficoltà l’eventuale penetratore ma soprattutto realizzatore da sotto. Nel far ciò, fatalmente sono rimaste scoperte le brulle zone periferiche dalle quali con passaggi all’antica scuola slava del penetra e scarica (drive and kick all’americana) sono nate numerose occasioni per le squadre avversarie che vi hanno provato ben 2576 (ultimi per triple concesse) volte approfittando di una difesa sin troppo accademica con il braccio alzato troppe volte ma con i piedi dei nostri difensori ben saldamente piantati a metter radici sul parquet… Non è assolutamente facile fare la scelta giusta ma MKG dimostrava più talento lo scorso anno e anche fisicità. Questo è un problema generale degli Hornets che a mio parere hanno bisogno in alcuni ruoli di maggior fisicità e peso. Come percentuali siamo finiti, infatti, al 25% concedendo da fuori agli avversari il 36,9%, da brividi pensando che una volta eravamo “noi” con Del Curry, Glen Rice, Tony Delk e altri a incutere timore… Senza voler gettare addosso la croce a MKG è lui uno dei principali imputati per questa stagione senza playoffs. Bene intesi, nella mia classifica MKG vola ancora alto, ma solo perché gli altri giocatori son stati ancor più modesti, inoltre il nostro n°14 è stato discontinuo. Lo sapevamo da inizio anno che i compagni di reparto di MKG come swingman non fossero portati naturalmente a difendere. Parlo di Belinelli e Lamb, i quali hanno fornito diverse buone prestazioni in attacco ma in difesa non sempre son stati all’altezza. Graham, l’unico in grado di poter difendere bene, è stato limitato da Clifford stesso vedendone una limitatezza offensiva e forse un’eccessiva gioventù.

Nel complesso comunque sono state perse queste “famose e maledette” partite al fotofinish con una difesa troppo pulita e morbida rispetto allo scorso anno, ma non trattandosi di caratteristiche di una grappa, si è assistito a un distillato di sconfitte pesante da digerire. Un’altra statistica potrebbe in parte rivelare quest’aspetto. L’anno scorso gli Hornets commisero 1487 falli per fermare gli avversari e furono la terza squadra più corretta della lega. Quest’anno vincono il premio fair play poiché il ricorso a soli 1360 falli valgono il primo posto. E’ vero che vi sono falli spesi male e altri bene, ma in generale si può denotare una mancanza di mordente in certi frangenti dove magari un fallo tattico su certi giocatori sarebbe servito. Non mi dilungo ulteriormente in altre tipologie di statistiche più complesse. Ciò che servirebbe agli Hornets per evitare di riproporre la solita solfa per la prossima stagione in realtà sarebbero più cose raccolte in più punti:

1) Innanzitutto valutare la coppia Zeller/Mil. Plumlee. Per migliorar l’equilibrio difensivo bisogna che sotto canestro vi sia un centro stabile che non comporti a un lavoro eccessivo di rotazioni extra il resto del team.  Inoltre bisogna calcolare d’avere un sostituto almeno decente nel caso nel quale il titolare sia costretto a saltare per infortunio alcune partite (come accaduto a Zeller quest’anno). Inoltre la posizione di centro, dalla partenza di Jefferson, ha perso spessore e profondità. Un centro che sappia metter la palla dentro darebbe più profondità e variabili più efficaci a Charlotte.

2) Un’ala grande titolare, possibilmente di peso. Marvin Williams non ci farà migliorare in qualità in una Conference già rinforzatasi lo scorso anno.

3) Valutare lo stato di salute e mentale di MKG. Potrebbe essere uno dei pochi asset per giungere a un secondo go to guy in grado di produrre punti.

4) Se MKG dovesse andare via, si potrebbe spostare Batum come SF ponendo in SG una guardia tiratrice con punti nelle mani in grado di risolvere l’ambiguità che ha contraddistinto gli Hornets quest’anno, ovvero mettere Batum, non un tiratore purissimo in quel ruolo, un giocatore che si è diviso l’oneroso compito con Walker di distribuire assist, ognuno con cifre modeste, dividendosi il ruolo.

5) La panchina… Frank Kaminsky è un caso ma si potrebbe aspettare ancora un anno a patto di non utilizzarlo da sparatutto. Un paio di buone aggiunte servirebbero. Un playmaker di riserva al posto di Sessions e magari uno stretch four che sappia anche difendere sarebbero l’ideale.

6) Forse la più importante. Dave Cowens portò una mentalità difensiva a Charlotte che l’ex GM e head coach Bristow non aveva, ebbene, chiunque vi sarà nel roster l’anno prossimo (specialmente se la rosa dovesse rimaner modesta), serve riportare al centro di tutto la difesa. Aggressività, specialmente attorno al nido dei Calabroni a Charlotte, violato troppe volte quest’anno.

Oggettivamente, senza sperare in grandissimi colpi (non si sa mai, mi auguro che possano esserci, ma su queste basi è dura), per cambiare passo e matrice, andrebbero corrette queste situazioni a mio giudizio. Forse troppe scontrandosi con il mercato, ma d’altra parte Cho se vuole rimanere a Charlotte dovrà necessariamente provarci…

 

Classifica Giocatori

 

 20) R. McCallum: s.v.

Mai visto sul parquet. Cho in stato confusionale gli fa firmare un 10 day ma per Clifford nel ruolo evidentemente eravamo già coperti. A far numero, in eccesso…

 

 

 

 

 19) M. Tobey: 4,75

Mike Tobey, aveva fatto intravedere qualcosa di buono in prestagione pur facendo capire di non essere un campione. Rispedito ai Greensboro Swarm dopo due pessimi spezzoni di partita non è più stato preso in considerazione, anzi, gli Hornets sono andati a prendere O’Bryant tra i lunghi, hanno (secondo me) adattato Kaminsky come centro e tenuto Wood in panchina ad ammuffire un po’…

 

 

 18) A. Harrison: 5,25

Chiudiamo il trio di giocatori davvero marginali con Harrison, un ricordo d’inizio stagione non proprio positivo, ma da toccata e fuga sul parquet poiché Clifford lo schierava solo a risultati acquisiti.

 

 17) B. Weber: 5,77

Due contratti da 10 giorni firmati poi il rinnovo sino a fine stagione. Sicuramente non gli difettano grinta e movimento, armi con le quali, a volte anche un po’ istintivamente, cerca di mettere in difficoltà gli attaccanti. A volte vi riesce recuperando palloni o innescando transizioni. Essendo un piccolo (188 cm) leggero (74 kg) l’agilità non gli difetta e anche in attacco mantiene lo stesso stile, a volte rustico, a volte utile a sorprendere la difesa. Era riuscito a finir davanti a Roberts per qualche partita ma poi alcune prestazioni non soddisfacenti l’hanno relegato di nuovo nelle gerarchie di PG come terzo. Molte delle statistiche sottostanti sarebbero da leggere alla luce del maggior impiego nella scorsa stagione, dove Memphis, seppur per poco, lo fece giocare oltre 27 minuti a partita mentre con gli Hornets il minutaggio scendendo a 12,2 va a inficiare diverse cifre. Ad esempio i 3,8 punti con Charlotte sono da considerarsi ottimi se rapportati al totale di 4,8 della stagione precedente quando giocò molti più minuti. Le medie al tiro sono migliorate, anche se l’1/7 da tre punti non è esaltante e l’unico canestro da fuori è arrivato all’ultimo istante di una partita persa. Personalmente mi piace perché ci mette impegno e grinta ma se Charlotte dovesse far sul serio, dovrebbe sceglier di tenere uno tra lui e Roberts come terzo ma prendere un secondo playmaker che ricordi un po’ Lin. Con tutta la simpatia per Brian e Briante, qui siamo su livelli da bassa NBA. E’ il primo del quale pubblico il tabellino poiché essendo sotto contratto potrebbe interessare analizzarne le cifre per farsi un’idea della prospettiva futura.

 

 16) R. Hibbert: 5,78

Gli Hornets cercavano un protector rim e dopo la prima partita di regular season vinta a Milwaukee sembrava l’avessero trovato. Ottima difesa e splendido attacco, tuttavia, come un castello di carte è crollato al primo soffio di vento a Miami nella seconda uscita stagionale. Nemmeno una manciata di minuti e il ginocchio gli fa ciao insieme alle speranze di Charlotte d’aver finalmente risolto qualche problema difensivo sotto canestro.

 

15) B. Roberts: 5,82

Il primo giocatore della classifica che incontriamo ad aver iniziato e terminato la stagione. Stagione sottotono per quello che avrebbe dovuto essere il terzo playmaker degli Hornets per tutta la stagione. Con l’infortunio di Sessions acquisisce spazio passando come sostituto di Walker durante il tempo di riposo del capitano, tuttavia non gioca soddisfacentemente e l’arrivo di Weber mina un po’ le sue ertezze di privilegiato nel cambio di Kemba. Battaglia un po’ con Weber, poi riacquista il suo spazio ma non è il Brian che avevo conosciuto a New Orleans con gli Hornets ed è anche inferiore a quello che aveva giocato a Charlotte nella prima parte dello scorso anno. Riguardo proprio allo scorso anno, Brian finì a Portland la stagione salvo esser ripreso in estate con un contratto per un anno che supera di poco il milione. Andando a comparare le cifre dello scorso anno scopriamo che il suo minutaggio complessivo è aumentato (poiché a Portland giocava meno) così come la percentuale da tre punti così come di un paio di decimi, assist e rimbalzi totali ma è crollato nella percentuale dal campo complici le conclusioni da due punti. Dal 44,8% dal campo dello scorso anno è sceso al 37,7% di questo, così dai 4 punti di media dello scorso anno è sceso di mezzo punto terminando con 3,5 questa regular season. Quasi ininfluenti i turnover (+0,1) mentre ai liberi è sceso dall’89,4% all’84,6% di questa stagione. Cifre buone. C’è da ricordare che Brian con i Pelicans vinse la classifica di miglior tiratore di liberi di tutta la NBA nel 2013/14 con ben il 94%. Cosa fare con lui? Certamente se si vuole uno specialista ai liberi per conservare eventuali vantaggi nel finale può scendere in campo e aiutare la squadra a mantenere il vantaggio, ma gli Hornets di quest’anno si sono trovati spesso a inseguire nei finali, perciò il suo utilizzo non si è reso particolarmente necessario. Bene per il fatto che abbia migliorato il tiro da fuori ma incursioni varie e tiri da due sono stati meno redditizi rispetto al previsto. Se si vuole tenere come terzo play a cifre non lontane dal contratto precedente va bene, considerando che comunque Walker assorbirà (salvo sconvolgimenti estivi) la maggior parte dei minuti sul parquet nel ruolo di PG e Clifford il doppio playmaker lo schiera rarissimamente, altrimenti anche Weber va bene, ma né lui né il quasi omonimo Briante, a mio giudizio, sono in grado di sostituire al meglio Kemba come secondo playmaker.

 14) Mil. Plumlee: 5,87

Preso per dare consistenza alla difesa dalle parti della zona rossa, il centro ex Bucks, ha finito con il farsi male presto. Riapparso nel finale di stagione ha giocato pochi minuti a partita con scarso impatto sulla forza della squadra. Le note positive sono le percentuali. Non forzando e tirando da vicino (come Hibbert ma ancora con un raggio più ristretto) mette quasi il 60% dei tiri, anche se è sceso in questa statistica rispetto al precedente anno interamente giocato a Milwaukee. E’ migliorato dalla lunetta ma molte altre statistiche sono in calo e il minutaggio non è di molto inferiore a quello concessogli da Milwaukee. Assist e punti di media trascurabili, pochi rimbalzi e stoppate quasi assenti, fattore che, per essere un potenziale rim protector da 12,5 milioni a stagione, non è trascurabile. Non voglio male all’ex Duke, ma sarebbe meglio cambiasse aria nonostante i movimenti sotto canestro non siano malvagi, ma non è uno che nella NBA possa far la differenza. Purtroppo, come saprete, Cho l’ha firmato per altri tre anni a 12,5 e questo è un bel pasticcio perché contribuisce a bloccare eventuali risorse economiche che sarebbero potute esser spese certamente meglio. Liberarle non sarà facile, così come non sarà facile cedere Miles a cifre sovrastimate per un giocatore dalle cifre sottostanti.

 

 

 13) F. Kaminsky: 5,88

Frank Kaminsky era atteso al possibile salto di qualità. Tra le fila della panchina degli Hornets avrebbe dovuto essere uno dei protagonisti. Fare la differenza tra second unit avrebbe dovuto esser la sua dimensione. Una dimensione però che, nonostante il secondo anno in NBA, Frank non ha acquisito. La dimensione è rimasta mono, un attacco “migliorato”, passato dai 7,5 punti dello scorso anno agli 11,7 di quest’anno, tuttavia non bisogna farsi ingannare… Clifford gli ha dato estrema fiducia e lui ha aumentato di ben 5 minuti a partita il suo minutaggio (da 21,1 a 26,1) complice anche l’infortunio che ha tenuto fuori Zeller per diverse partite. L’ala/centro è riuscita anche a partire titolare ben 16 volte contro le tre dello scorso anno ma è sceso nelle percentuali di tiro, sia dal campo che da tre punti dove, secondo me, è rimasto vittima del tipo di gioco richiesto al lungo moderno. Sparare da fuori costantemente gli ha fatto guadagnare qualche punto ma se andiamo a guardare le percentuali scopriamo che dal 33,7% dello scorso anno, siamo passati al 32,8%, non distantissimo ma pur sempre un 1/3 circa che per la NBA non è il massimo se si richiede a un giocatore di tirare con costanza… Dalle 202 volte dello scorso anno, Frank è passato alle 354 da oltre l’arco in questa stagione. Meno pressato di Belinelli spesso è riuscito a prendersi buoni tiri per svariati motivi (perché il lungo non segue, per un pick and pop, per uno scarico, ecc.) ma la mano in alcune serate è rimasta congelata finendo per condannare con le sue basse percentuali Charlotte. In ripresa verso fine stagione, in qualche maniera Frank mi sembra parzialmente complementare a Zeller che ha una difesa molto migliore rispetto a Moose (la seconda dimensione), ma non ha assolutamente un tiro da medio raggio. A rimbalzo è migliorato di poco ma i 4,5 di media complessivi non ne fanno certo un protettore dell’anello di grande livello nel caso di possibili seconde possibilità. Un po’ troppo pulito in certi frangenti in difesa dove comunque ha speso 1,9 falli contro gli 1,6 dello scorso anno in un team molto morbido da questo punto di vista. L’attacco di Frank è migliore indubbiamente e potrebbe sposarsi con la difesa di Cody, tuttavia Frank è ancora un po’ filiforme per la massa dei lunghi NBA, quindi se ha a che fare con rudi e/o fisici difensori in alcune serate il suo repertorio dalle parti del canestro può rivelarsi inutilizzabile nell’attesa della crescita fisica e in un leggero miglioramento di movimenti interessanti ma non ancora completi che includano però anche l’opzione assist, statistica nella quale quest’anno è migliorato, anche se un 2,2 (+1 rispetto lo scorso anno) a partita non è cifra certo sublime. Ecco quindi anche la soluzione da tre punti che può sembrar comoda ma evidentemente non ancora perfezionata nella meccanica. Al momento si è rivelato un abuso la soluzione in 3D da oltre l’arco, il progetto Frank come centro e/o stretch four potrebbe richiedere ancora un anno per vedere se la mano migliora, ma lui deve trovare un pochino di ritmo e soprattutto fiducia, cosa che è sembrata non avere in certe fasi della sua stagione. Un enigma… vero che è al secondo anno solamente, vero anche che sembrava il più pronto tra i rookie lo scorso anno, se si vuol tenerlo, bisogna cambiargli la ricetta, l’extra lavoro nel tiro da tre punti è stato più volte controproducente che utile, sia per lui che per il team.

 12) R. Sessions: 5,95

L’ultima partita giocata da Sessions risale alla cinquantesima, quella contro Golden State in California il primo febbraio. Non è stata la sua assenza a pesare gravemente sul bilancio degli Hornets. A gennaio la squadra era già entrata in crisi e se consideriamo che contro i Warriors il suo solo punticino può essere causa solo o quasi dei pochi minuti in campo (7:42), nelle precedenti non era andato meglio. Andando a ritroso; sei punti contro Portland, 5 contro Sacramento, 4 contro New York e 0 contro i GSW in casa, anche se in questo caso torna di poco sotto i 10 minuti giocati. Ebbene… in 50 partite ha toccato o superato i 10 punti solamente sei volte, con un massimo stagionale di 17 punti ottenuto il 21 gennaio contro Brooklyn. Se Cho pensava di prendere un mezzo Lin si sbagliava, qui siamo a un terzo… E’ vero che a Washington di media l’anno scorso giocava circa 4 minuti in più ma statistiche come quelle nella percentuale al tiro dal campo non mentono comunque. Dal 47,3% è passato al 38,0% a Charlotte. Con gli assist è in linea con lo scorso anno considerando il differente minutaggio ma non è un passatore che fa la differenza. Frutto di un sistema di gioco che si è rivelato meno efficace senza le dovute armi a disposizione. Le improvvisazioni di Sessions mi hanno ricordato quelle di Neal un paio d’anni orsono, un uno contro tutti in penetrazione e nella jungla NBA le fronde che disturbano appoggi e tocchi sono numerose anche per i 190 cm da playmaker di Ramon. Ha finito per procurarsi diversi liberi, statistica nella quale è salito di livello in stagione dopo un pessimo inizio, ma terminando con 6,2 pt. a partita contro i 9,9 dello scorso anno… A 31 anni compiuti a poco, sistema di gioco a parte, sembra già sul viale del tramonto, così almeno dicono alcune cifre dei suoi tabellini, calanti negli ultimi anni. Sessions come cavallo di ritorno non ha decisamene funzionato e ora ha anche un’operazione al ginocchio (quella di febbraio) alle spalle, Cho ha detto che probabilmente Charlotte cercherà qualcun altro (nemmeno mi avesse letto, avevo già scritto sopra su Briante che serviva una PG come ricambio, ma d’altra parte anche il più inesperto e occasionale visitatore del cantiere Hornets se ne sarebbe accorto) per sostituire Ramon, giacché in questo caso è Charlotte a poter scegliere con la team option di lasciar libero il giocatore o rinnovargli il contratto e questa volta Cho credo farà la scelta giusta. Qualche fonte riporta una player option a favore di Sessions, ma basandomi sulle parole di Cho e il sito basketball-reference.com preferisco “credere” che sia la franchigia a detenere la scelta.

 11) J. O’Bryant: 6

Su O’Bryant mi devo ripetere scrivendo esattamente le cose evidenziate su l’ultimo Il Punto poiché non ha più giocato dopo l’infortunio a Miami. Preso per coprire gli infortuni nel reparto lunghi, non avrebbe dovuto probabilmente nemmeno giocare se non fosse che Charlotte nel settore lunghi latita un po’ a livello di qualità e di Wood non si fidano, infatti, anche O’Bryant per le tre prime partite fa compagnia a Clifford in panca, poi finisce in injury list. Insignificante 1:38 minuto d’esordio a Phoenix nel road tour (2 pt. 1/1), gioca in maniera sorprendente il 4 marzo a Denver, dove fa un good J.O.B. raggiungendo la doppia cifra (15 pt. con 7/9 dal campo), tuttavia torna nel limbo contro Indiana (1 punto con uno 0/4) e a Miami (0/1) terminando con infortunio la sua prova. Viene rifirmato sino al termine della stagione, anche se guarda le partite da dietro la panchina. Riesce a strappare un contratto da 1,5 milioni per la prossima stagione. Non peserà molto, i dubbi sono sulla qualità e la completezza del giocatore. Grinta ne ha, probabilmente il tiro è scostante, la completezza proprio no ma diciamo che per gli Hornets comunque O’Bryant o no, non è un gran problema. In una specie di anno zero è problema marginale. Le cifre sottostanti sono ovviamente marginali in virtù del fatto che Johnny ha giocato solamente 4 partite con Charlotte, di sicuro salendo, possiamo notare come anche in altre annate le sue stoppate siano assenti e non sia un gran rimbalzista.

 

 10) S. Hawes: 6,05

Tagliato per la sua improbabile difesa, o troppo molle o ad assorbire i contatti a sfavore, in attacco faceva comodo per i filtranti, in particolare i suoi bound pass che sovente trovavano Lamb o qualche compagno impegnato in back door sulla linea di fondo, tuttavia essendo calato da fuori, non era più una minaccia da tre punti. L’anno scorso mi stupiva per come riuscisse a mettere dentro tre punti con uno stile rudimentale, quest’anno sfortunatamente le cose si sono “normalizzate” e quella sua parabola minima non ha trovato la stessa “fortuna” per finire nella retina. Gli Hornets quindi lo mandavano a Milwaukee insieme a Hibbert per Miles Plumlee cercando di ottenere uno specialista o comunque un giocatore migliore nella difesa dell’anello. Il problema è he stiamo parlando di lunghi chiaramente incompleti e nello scambio tecnico/economico, a mio giudizio, è Milwaukee ad averci guadagnato pur accollandosi per qualche mese un Hibbert ormai “rotto” (in realtà girato subito a Denver).

 

 09) M. Williams: 6,08

A fine anno Williams è salito di oltre un minuto giocato a partita, ma è sceso sotto le cifre dello scorso anno al tiro. Il 45,2% dello scorso anno è sceso a un 42,2%, in particolare nel tiro da tre punti si è dimostrato meno preciso chiudendo con il 35% quando lo scorso anno tirava con il 40,2%. Alcune di queste triple prese senza pressione addosso e in momenti importanti sono state gettate al vento, altre sono state prese affrettatamente. In casa, quando si poteva, gli Hornets hanno tentato spesso di aprire la gara con una sua bomba, qualche rara volta è andata bene ma per la maggior parte dei tentativi, tiri affrettati sconsigliabili, non hanno prodotto nulla. Assist, rimbalzi e rubate sono in linea con lo scorso anno, ma… in attacco è sceso di mezzo punto anche se ha tirato meno (704 volte contro le 747 dello scorso anno) dal campo mentre dalla lunetta ha transitato 131 volte contro le 120 dello scorso anno. Indipendentemente dai numeri, l’attacco è leggermente peggiorato sebbene qualche incursione dal lato terminata con un runner o un floater in area piuttosto che una dirompente schiacciata ce l’ha nel repertorio, mentre in difesa Marvin si è fatto battere troppe volte sulla linea dei tre punti, anche se il suo gioco difensivo lo porta a volte a dare una mano in settori che non sarebbero di sua competenza. Il presunto pericolo (in genere nel pitturato) per gli Hornets si tramuta in danno maggiore se gli avversari scaricando fuori trovano tiratori liberi di colpire. Non è ovviamente il guy to go della squadra e nemmeno il secondo violino ma in un team che ha come titolari Zeller e MKG sicuramente offensivamente era la terza opzione tra i titolari per chiudere l’attacco, sebbene i compagni ne elogino il lavoro difensivo. Per me Marvin quest’anno è stata una mezza delusione a prescindere dal fatto che sono tre anni che dico che in posizione di PF avremmo bisogno di qualcosa di meglio per fare il salto di qualità, preferirei impegnarne una ventina per Millsap piuttosto che i 13 che Marvin percepirà il prossimo anno. Williams inoltre è legato a Charlotte sino al 2019-20 quando percepirà oltre 15 milioni. Se deve rimanere, la speranza è che si ripresenti in super forma fisica come fece al camp nell’estate/autunno 2015.

 08) C. Wood: 6,10

Altro giocatore istintivo ed energico, un Weber ma più alto (211 cm) e grosso. Un cavallone lasciato chiuso nel recinto da Clifford forse perché un po’ tatticamente indisciplinato in campo ma è un 1995… Come Briante cerca di sopperire al dettaglio portando scompiglio tra le fila nemiche infiltrandosi e giocando più aggressivo della media dei compagni. Poco lineare, ha avuto scarse occasioni per poter dimostrare quello che sa o non sa fare), Charlotte non ha puntato su di lui in stagione e ora si conferma intenzionata a non farlo nemmeno l’anno prossimo (non rinnoverà il contratto di Wood avendo una team option a favore) poiché si dice non abbia fatto grandi progressi questa stagione e potrebbe passare magari l’anno successivo dalla D-League per strappare un nuovo contratto che lo riporti nella lega di maggior successo. Sicuramente acerbo, ingeneroso però sparargli addosso dato lo scarso utilizzo e in media ha fatto meglio di altri giocatori dai quali ci si aspettava decisamente di più. D’altra parte è salito nelle percentuali realizzative da due punti, anche se da tre non “ci ha mai preso” quest’anno tirando mattonate fuori dal suo range e nei punti è un po’ calato, ma stiamo parlando di un giocatore rimasto ai bordi del team per tutta la stagione. Migliorato ai liberi, alla voce block lo 0,1 in più è insignificante… in linea con le prestazioni che aveva a Philadelphia. Non so che pretendessero da lui a Charlotte se per di più veniva usato con in contagocce.

 

 07) J. Lamb: 6,11

Sicuramente scostante. Anche per il tipo di lavoro che gli chiede di fare Charlotte, ovvero segnare… Va in base alle sue giornate e all’avversario. Un paio di buchi a inizio stagione e a metà stagione, poi sempre presente nel finale di regular season quando ha trovato un po’ più di continuità ed ha aiutato la squadra a sopperire qualche carenza offensiva. Le armi son sempre quelle; agilità, mobilità e velocità in primis, poi palleggio, penetrazione buon tocco anche in corsa o in arresto e tiro e abilità nel back-door partendo dalla linea di fondo. Le penetrazioni sono facilitate anche da un’area avversaria che talvolta risulta poco intasata se i lunghi non costituiscono grande minaccia per la difesa avversaria o si recano fuori seguendo i nostri pronti a sparar da tre punti. In difesa non è un mastino ma a mio modo di vedere si è applicato di più quest’anno in una squadra che ha avuto notevoli problemi difensivi. Per caratteristiche (196 cm per 83 kg) è qualcosa che a Charlotte mancherebbe lasciandolo partire, un incursore che con semplicità può portare beneficio al tabellino degli Hornets, anche se il suo tipo di gioco è quasi esclusivamente limitato a quello. Un altro fattore importante sono i rimbalzi che riesce a conquistare grazie al suo atletismo, 4,3 quest’anno in salita, così come la media ai liberi, nettamente migliorata con un 85,3% contro il 72,7% dello scorso anno, frutto di crescita e miglior concentrazione, meno affrettato nel batterli. Sceso ancora nel tiro da fuori, non è specialità della casa, ha aumentato al suo attuale massimo la media punti a partita finendo con 9,7 contro gli 8,8 dello scorso anno, pur giocando leggermente meno della stagione passata.

 06) M. Belinelli: 6,12

Marco era partito benissimo facendo ricredere gli scettici sul suo stato di forma e le sue qualità inespresse nel caos di Sacramento. Poi è lui stesso a dire che probabilmente l’infortunio a metà stagione gli ha un po’ tolto il ritmo. Da fuori stava bombardando con percentuali altissime, anche se di fianco non aveva uno come Chris Paul (ai tempi degli Hornets in Louisiana) in grado di smarcarlo con facilità. L’età avanza per tutti, per Marco in particolare poiché nella NBA non ci sta da due giorni. Il suo fisico da uomo e non più da ragazzo è stato spinto oltre per andare a uscire da blocchi, effettuare tagli in back door, marcato da guardie o ali che s’incollano al nostro tiratore come gli avesse appena rubato tutti i soldi in banca. Arduo giocare così, costruendosi anche tiri volanti. Alla fine le percentuali sono calate, anche se lui qualche buona partita è riuscita ancora a disputarla ma come Lamb è stato scostante nella parte centrale della stagione e in quella finale non è riuscito a ripetere i buoni exploit della prima parte. Marco guadagna poco più di 6 milioni e ha un altro anno di contratto a Charlotte. Potrebbe essere un tiratore ideale se il sistema di Charlotte riuscisse a modificarsi divenendo più efficace come due anni fa, altrimenti in North Carolina dovrà sudarsi ancora eccessivamente i suoi punti. 10,5 punti per Marco quest’anno gli hanno fruttato un quinto posto all’interno del team tra i top scorer. Potrebbe ancora dare esperienza, contribuire al gioco con i suoi passaggi (quest’anno si è dilettato nel servire ai compagni buoni palloni) anche se i 2 assist a gara non sono molti, ma sovente di qualità. Per poco più di sei milioni Cho ha fatto un affare perché rispetto a Sacramento le sue cifre quest’anno sono tutte migliorate pur giocando leggermente meno (minutaggio inferiore) e non essendo mai partito da titolare. Ottimo il suo 89,3% a gioco fermo. Dalla lunetta è in testa nella classifica dei tiri liberi a Charlotte. Nessuno ha fatto meglio di lui quest’anno. Ma a questo punto lascerei “parlare” Marco che nelle rituali interviste di fine stagione Marco ha dichiarato: “Ovviamente non siamo contenti di com’è finita, con la mancata qualificazione ai playoff, ma personalmente sono molto felice di come mi sono trovato qui a Charlotte, di quest’organizzazione, del modo in cui mi ha utilizzato coach Steve Clifford e dei miei compagni con cui ho avuto il piacere di scendere in campo sera dopo sera”. Un primo bilancio positivo che assume tinte ancora più rosee se declinato al futuro: “Credo che in questa squadra ci sia il potenziale di fare qualcosa di grande, perché delle squadre che oggi stanno giocando i playoff a Est ce ne sono almeno un paio che non sento superiori a noi. Per questo il nostro obiettivo durante l’estate dev’essere quello di lavorare e migliorarci perché soprattutto in difesa quest’anno ci è mancato qualcosa. Nei quarti quarti il nostro sforzo difensivo spesso non è stato all’altezza e alla fine è stato proprio questo a fare la differenza e a impedirci di vincere un paio di partite punto a punto, in particolare in trasferta”. Marco ha anche fatto altre dichiarazioni simili: “Non sono state le ultime partite della stagione a segnare il nostro destino quanto invece lo sciagurato periodo tra gennaio e febbraio durante il quale abbiamo buttato via gare alla nostra portata, giocate punto a punto ma poi perse come quella contro New York ad esempio (107-110 Knicks, il 27 gennaio) oppure, ancora più recentemente, quella contro Washington in cui eravamo sopra di 12 all’intervallo prima di finire sconfitti (118-111, il 4 aprile). Non possiamo permetterci sconfitte del genere, dobbiamo trovare il modo di far meglio”. Lo swingman continua dicendo: “Sì, so di poter far meglio di quanto fatto vedere questo primo anno, soprattutto nelle percentuali al tiro da tre. Avevo iniziato la stagione bene, attorno al 42%, poi l’infortunio alla caviglia che mi ha tenuto fuori per qualche gara probabilmente mi ha fatto perdere un po’ di ritmo. Nessuno è perfetto, per cui quando parlo di miglioramenti il primo a dover lavorare in estate sono io, per tornare a ottobre già in forma e ancora più forte”. Marco assicura l’impegno anche con la nazionale: “Io in Nazionale ci sarò, ci tengo alla maglia azzurra, ma anche in chiave Hornets è anche un ottimo modo per restare in forma e confrontarmi a livelli di competizione.”

Belinelli si muove molto variando giustamente il suo gioco, sebbene gli avversari abbiano un occhio di riguardo per lui. Non è solo tiro da tre punti (principale ragione per cui gli Hornets l’hanno selezionato), ma anche tagli, back-door, dai e vai, ecc…

https://www.youtube.com/watch?v=iWIXB8T-Yd0

Belinelli è già tornato in Italia e si diverte da Cattelan.

 05) T. Graham: 6,18

Come Wood altro giocatore poco impegnato da Clifford poiché in attacco non è propriamente splendido. Poca iniziativa, anche dovuta al fatto di dover lasciar spazio a giocatori considerati più talentuosi di lui nel finalizzar l’azione. 19/40 dal campo quest’anno frutto di ottime selezioni di tiro che includono anche buona mano da fuori (9/15 da tre punti…). L’avevo definito inesistente in attacco ma sarebbe meglio dire “tappabuchi”, tira quando può in genere senza eccedere o forzare situazioni, questo favorisce buone medie che, sia chiaro, rimangono un merito. Finisce la sua stagione con 2,1 pt. di media in 7 minuti per partita. Il suo pezzo forte però è la difesa dove prende anche 0,8 rimbalzi di media e per me è una mezza sorpresa che Clifford non l’abbia utilizzato maggiormente. D’accordo, è al primo anno in NBA, non è un giocatore completo nelle due fasi (attacco/difesa) ma con un MKG in difficoltà e un team in crisi d’identità difensiva l’avrei inserito maggiormente nelle rotazioni. Il problema è che nel ruolo di SF c’è sovrabbondanza (numericamente parlando), oltre al titolare MKG Belinelli e Lamb s’inseriscono a volte come SG o come SF, inoltre anche Williams all’occorrenza è capace di giocare come ala piccola. Treveon però è il più accanito difensore e anche se a volte è stato battuto imparabilmente più per meriti altrui che per demeriti propri, con un allenatore che professa il credo difensivo prima d’ogni altra cosa, noto (pur con i dovuti distinguo già scritti) una piccola incoerenza sull’impostazione.

 04) C. Zeller: 6,24

Cody Zeller secondo me è il giocatore medio in NBA. Un lungo nel limbo. Non di livello stratosferico ma nemmeno scarso. E’ al quarto anno nella NBA e a parte il primo anno come Bobcats, con gli Hornets, a causa d’infortuni di lunga durata non è mai riuscito a terminare la stagione vicino le 82 partite. Quest’anno si è fermato a 62 partite, esattamente come due anni orsono e non è un caso che si sia finiti ancora fuori dai playoffs, perché qualunque sia il vostro giudizio su Cody è indubbio che rivesta un’importanza particolare per Clifford. In primis perché pur non essendo un Mutombo o un qualsiasi altro intimidatore potente d’area è chi là sotto difende meglio tra stoppate, verticalità, palloni rubati (ha iniziato anche ad allungare le mani e a recuperare una palla a partita). Con un fisico migliorato, dopo la perdita di Hibbert non ha avuto rivali. In attacco per lui quasi tutto ruota attorno ai suoi stessi blocchi e ai possibili sviluppi come pick and roll. Esistono chiaramente le varianti dello scarico leggendo la difesa o inserimenti a fari spenti da dietro. In queste occasioni sovente ha concluso con poderose mazzate a canestro favorite da una corsa e uno stacco prepotente. Meglio (per ora almeno) lasci perdere i jumper, specie quelli in diagonale da media distanza. La mano in quel caso pare un piede e i suoi tiri sono spessissimo lunghi o scentrati, non calcoliamo nemmeno l’opzione tripla quindi… E’ un po’ il classico pivot che si fa innescare dalla vecchia combinazione playmaker-centro anche se con modalità da gioco più moderno. Zeller però non va di pari passo con l’aumento contrattuale. I minuti sono aumentati, le statistiche anche in linea di massima ma non di molto… direi più o meno in proporzione con il minutaggio. Dagli 8,7 dello scorso anno è passato ai 10,3 di quest’anno pur tirando pochissimo di più dello scorso anno. E’ calata invece la percentuale dalla lunetta così come i tentativi; da 232 a 196 di quest’anno. Ovviamente terrei Cody a patto che Cho si disfi di “paccottiglia” come Plumlee, Williams e altri che intasano il monte salari. Bisognerebbe tutelarsi con un discreto centro difensivo ma in primis nel settore lunghi serve una vera ala grande titolare, uno stretch four che sappia tirar da fuori e rendersi complementare al gioco di Zeller per portare la reale doppia minaccia del lungo in due parti differenti del parquet.  Dal suo rientro Charlotte ha vinto 10 partite e ne ha perse 12, con le ultime 3 ormai lasciate andare. Durante la sua lunga assenza invece la squadra ha sbandato pesantemente con un 2-11 fatale. Quando Belinelli parlava di difesa in generale, Cody, almeno nel pitturato, è stato sicuramente un utile fattore.

 03) M. Kidd-Gilchrist: 6,31

Suo e mio malgrado (che ne sono divenuto un estimatore sia per la difesa che per la storia personale) è il simbolo della dissoluzione di Charlotte di quest’anno. Giocatore che non stuzzicherà la fantasia ma rimane comunque un importante tassello, un piccolo asset per il team. Nelle interviste a fine anno a diverse domande del cronista non è riuscito a spiegare il perché di questo crollo collettivo che ha coinvolto anche lui in diverse serate non andate benissimo. La media rimane discreta e si è visto un miglioramento della fase offensiva ma il mio dubbio è che per ottenerlo si sia sacrificata la sua freschezza e la sua attitudine prettamente difensiva. Energia per portare transizioni e canestri in infilata ne ha sempre avuta. Ha preso sotto le tabelle qualche stoppata di troppo ma non ha mai desistito, ha continuato a portare i suoi attacchi variandoli anche con jumper da media e talvolta lunga distanza che a volte s’infilavano trovando solo il cotone se non erano forzatissimi. E’ dietro il dilemma. L’anno scorso, oltre ad aver fatto intravedere miglioramenti nel tiro da tre punti (inesistente quest’anno), aveva dato continuità alla sua energia fornendo e garantendo buone prestazioni difensive per Charlotte, mentre quest’anno è stato discontinuo e non mi è parso in regresso solo sui pick and roll che ogni squadra cerca di utilizzare mettendo in difficoltà gli avversari. Ciò potrebbe essere frutto dell’impostazione in campo di una squadra che tende a schiacciarsi come potrebbe essere legato ad altri fattori, in particolare sono dubbioso sul suo stato di salute. Ovviamente mi riferisco alla spalla operata lo scorso anno. Che in qualche maniera, conscia o inconscia si stia tutelando risparmiandosi un po’ potrebbe anche essere. La sua presenza doveva garantire più presenza sul perimetro ma il rebus di una squadra che è stata bombardata dalla linea dei tre punti è rimasto ma ricordo anche il canestro di Anthony che fece vincere New York contro di noi co MKG in marcatura e posizione troppo bassa. Forse sarebbe stato impossibile fermare quel jumper, ma quell’azione con un semplice braccio alzato non ha funzionato molte volte sui tiratori quest’anno. Le sue palle rubate e le stoppate sono in deciso aumento e sono state manna in qualche occasione per Charlotte che ha problemi in questi due aspetti del gioco, in attacco al tiro libero è migliorato ma dal campo è in discesa. Ha finito con 9,2 punti a partita contro i 12,7 dello scorso anno e i 10,9 (più fedeli visto il numero di partite maggiore) di due anni orsono. Tuttavia è un’incognita nonostante quest’anno non si sia infortunato e a Charlotte non mi sorprenderebbe se stessero pensando di scambiarlo. Su Swarm e Sting è già la seconda volta che buttano lì uno scambio proprio con Carmelo Anthony.

 02) N. Batum: 6,32

Nicolas Batum, altro caso spinoso per Charlotte. Sicuramente giocatore di buon livello ma non un top player che secondo alcuni è strapagato (volendo vedere lo sono tutti, ma rimaniamo nella logica delle cifre NBA), anche se in realtà con le cifre che tendono a salire il vantaggio è bloccare più o meno il salario facendo firmare subito i giocatori a cifre che negli anni non si discosteranno molto da quella iniziale. Il problema di Charlotte è però che avendo adottato la stessa strategia con troppi giocatori, ora lo spazio salariale è limitato e se non si crede più in un giocatore bisogna andare alla ricerca di uno scambio per liberare spazio. Sicuramente Nicolas è regredito dallo scorso anno, non è un caso Stephenson ma mezzo sì direi. Alla fine della fiera, con un playmaker più portato a concludere che a servire i compagni, è lui il vero uomo assist della squadra, giocatore destinato a fare da collante cui si chiede anche difesa e tiro, o meglio, almeno importanti punti di rottura in attacco tra una penetrazione, un tiro da tre di Walker e un pick and roll di Zeller in attacco… Le cifre al tiro sono scese e questo per Charlotte è un problema se l’uomo che occupa la posizione di guardia tiratrice titolare ha percentuali non così stratosferiche. Dal 42,6% dello scorso anno è sceso al 40,3% dal campo, dal 44,8% da tre al 33,3% e nell’effective FG dal 50,6% è passato a un 47,3%. Solo nei tiri liberi è riuscito a migliorarsi. Una statistica comunque sempre soddisfacente per lui. Uno dei problemi da affrontare con Nicolas e il gioco di Charlotte è sicuramente lo spirito d’iniziativa. La ricerca del passaggio da zone periferiche del campo può limitarlo, a volte i suoi drive nel tentativo di scaricare si sono rivelati controproducenti con passaggi imprecisi o intercetti degli avversari che hanno portato non solo alla palla persa ma a micidiali contropiedi spesso pagati salatamente. Occorre disegnare qualche gioco per lui che non sia solo il pick and roll ma serve anche che qualche volta vada dentro e si convinca di poter concludere da solo a canestro, cosa che ha fatto poche volte quest’anno accontentandosi di turnaround, jumper vari e tiri da tre… Se è secondo in classifica però lo deve al fatto che parecchie statistiche sono migliorate pur giocando un minuto in meno dello scorso anno. Rimbalzi, assist, rubate e turnover oltre che i punti complessivi sono tutte cifre in leggero rialzo.

 01) Walker: 6,71

Ne abbiamo parlato abbondantemente per tutta la stagione. E’ il giocatore meno sconosciuto di tutto il roster. Trascinatore quasi instancabile delle sorti di Charlotte. Ha avuto un calo in prossimità dell’All-Star Game e qualche passaggio a vuoto, inevitabile non essendo un robot, ma ha disputato una stagione encomiabile. In primis dando respiro alla squadra con i suoi punti, attraverso il gioco o mettendosi in proprio. A volte usando blocchi, a volte andandosi a prendere tiri in equilibrio precario da oltre la linea del tiro da tre punti che è risultata la sua principale novità dell’anno. Dopo il pull-up effettuato successivamente al suo step-back, ecco un tiro da tre al 39,9% che per buona parte della stagione ha visto il 4 come cifra iniziale, ma a confronto del 37,1% dello scorso anno e del 30,4% di due anni fa, è ottimo viatico per aggiungere la terza dimensione alle sue altre due minacce offensive (vi è anche la penetrazione oltre al jumper). Giocando quasi un minuto in meno ha incrementato i punti finendo con 23,2 (diciassettesimo in tutta la NBA), ben 2,3 punti in più di media rispetto lo scorso anno… Il lato debole di Walker è la difesa. E’ pur vero che quest’anno ha preso più sfondamenti di chiunque altro nella NBA eccetto Ilyasova, ma i palloni rubati sono in leggero peggioramento e sul tiro avversario per questioni di cm troppe volte deve accettare la resa, comunque sia rimane uno dei playmaker di stampo moderno più interessanti della lega, specialmente in rapporto alla qualità/prezzo. Nonostante che sul mercato ci sia un Curry da riportare prima o poi a casa (il sogno), a breve termine credo che gli Hornets andranno avanti con Kemba, il quale durante l’anno ha superato diversi giocatori storici degli Hornets in fatto di statistiche, di punti e altro. In attesa che anche gli altri diano un po’ di più, lui c’è, c’è bisogno del contorno.

https://www.youtube.com/watch?v=BJWV4VyxAJ8

Kemba, a New Orleans, ha anche partecipato alla gara del tiro da tre punti…

I voti giornata per giornata che…

portano alla classifica finale all’interno del roster.

Alla prossima con i “nostri” #CharlotteHornets .

 

 

Game 82: Charlotte Hornets @ Atlanta Hawks 76-103

 
InterruziHornets
 
S’interrompe qui la storia degli Hornets.
Finisce la stagione 2016/17 per Charlotte che, fuori dai playoffs ha finito per cedere di 27 punti agli Hawks chiudendo con 5 sconfitte consecutivela Regulr Season su un 36-46 non soddisfacente.
Per fortuna finisce qui l’annata deludente degli uomini di Clifford che se confermati in blocco, daranno vita a un’altra stagione agonizzante il prossimo anno.
Urge cambiar qualcosa, integrare, scambiare, far spazio a nuovi e più utili giocatori, ma questo accadrà in estate, sperando che quest’anno si gettino buone fondamenta e non ci si basi su pilastri che si sgretolino al minimo accenno sismico come avvenuto quest’anno.
Chissà se anche un “colpo di fortuna” al Draft magari…
Parlare di numeri e della partita sarebbe inutile.
Atlanta dall’inizio dl secondo quarto è andata in fuga e gli Hornets non si sono dannati l’anima per cercare il recupero con la panchina in campo, oltretutto sempre con Belinelli (elegante) e Walker (in maglieta azzurra) out.
Comunque… rimbalzi e assist parlano nettamente a favore dei padroni di casa che hanno chiuso con 19 punti di Howard, 10 di Ilyasova e Millsap a testa mostrando un attacco equilibrato.
Ad Atlanta serviva una W per aver matematica certezza del quinto posto che gli garantirà la serie contro Washington, invece della probabile contro Toronto.
La missione è stata compiuta agilmente con Charlotte accontentatasi di vincer la serie stagionale 3-1 dopo questo game lasciato andare.
Charlotte ha mostrato ancora un Graham sufficiente e un Lamb che con una discreta prestazione, si è sobbarcato parte del peso in attacco.
 
La formazione degli Hornets utilizzata inizialmente alla Philips Arena, ricalcava quella del penultimo turno con Walker sempre out.
Per Clifford quindi i cinque iniziali erano; Roberts, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.
Atlanta invece schierava; Schröder, T. Hardaway Jr., T. Prince, P. Millsap e Dw. Howard.

Weber, partita non certamente positiva la sua, prova a controllare Millsap. Brett Davis-USA TODAY Sports

 

 

La partita cominciava bene per gli avversari che cercando l’uomo sotto canestro trovavano una deviazione fortunata di MKG che liberava Howard per la schiacciata facile.
A 11:06 Millsap appoggiando dalla destra al vetro oltre Marvin raddoppiava prima che a 10:52 MKG dalla destra segnasse in sospensione il 2-4.
Howard prendeva il sopravvento e tra rimbalzi e liberi portava sul 4-8 la gara proprio con un 2/2 dalla linea.
Charlotte reagiva con Williams che grazie a un’entrata in corsa e a un’alzata perfetta accorciava sul -2 per poi andare a stoppare Schröder che vedeva il suo collega di reparto pareggiare attraverso un jumper.
Howard dalla lunetta segnava altri due FT ma MKG pareggiava (10-10) a 8:11 realizzando da dentro l’area.
A 7:57 una transizione di MKHG portava a due FT per gli Hornets che lo stesso numero 14 s’incaricava formalmente di trasformare ottenendo il +2 evaporato quasi immediatamente (7:46) con un alley-oop di Howard.
Prince e Millsap riportavano sul +4 i padroni di casa ma gli Hornets rimettevano la bilancia in perfetta parità con due FT di Williams a 5:40 dopo un fallo di Bazemore.
Era proprio Bazemore a cercar di dare il via alla fuga degli uomini di Budenholzer; la sua tripla era contrastata da altri due liberi per gli Hornets, questa volta la mano era di Zeller e il punteggio toccava il 18-19, ma quattro punti di Schröder più due punti di Muscala da sinistra a 3:16 lanciavano i locali sul 18-25.
Nonostante l’ingresso di Graham che a 2:28 si faceva subito notare segnando due pt., la difesa degli Hornets continuava a imbarcar acqua come nel caso della tripla di Dunleavy segnata oltre Batum per il 22-30 o quella di Bazemore a :53.1 per il 22-35.
Un teardrop dalla parabola altissima di Lamb ricadeva nella retina oltre il difensore ma il punteggio non era certo favorevole a Charlotte che arrancava ancora a 11 pt. di distanza (24-35).
Dalla diagonale destra completava il primo quarto Ilyasova che s’iscriveva al club dei triplisti di serata chiudendo i primi 12 minuti sul 26-38 (in precedenza c’era stata una transizione di Graham).
 
Il secondo quarto iniziava con due pt. di Graham per il -10 (28-38) ma le cose non andavano meglio per Charlotte, anzi, precipitavano partendo dalla dunk di Muscala a 11:12 proseguendo per il pull-up da tre punti di Hardaway Jr. a 8:40 (29-50) e chiudendosi momentaneamente con due pt. nati da un lungo jumper di Calderon, i Falchi toccavano il +21 (31-52).
Frank, attaccando frontalmente, appoggiava a destra del vetro oltre la difesa di un attento Howard.
Lamb ne metteva tre dalla diagonale sinistra così Charlotte riduceva lo scarto a 16 punti.
Charlotte segnava qualche canestro pregevole come a 5:10 per iniziativa di Lamb che in avanzamento colpiva il primo ferro che amichevolmente assorbiva il contatto con la sfera e attirava dento il pallone, oppure a 2:12 con una tripla di Marvin Williams nata da un rimbalzo offensivo a tener viva l’azione (10 sino a quel momento i catturati offensivamente parlando da Charlotte contro uno solo di Atlanta), ma il punteggio rimaneva tutto a favore degli Hawks, i quali, dopo aver incassato la tripla della nostra ala grande, mantenevano saldamente un vantaggio di 18 pt. (42-60). Lamb con una transizione e una dunk arrabbiata di mano destra realizzava il 44-61, infine, dopo una dunk mancata da Howard, chiudeva Ilyasova con un jumper da due dopo un intercetto di Schröder ai danni di Roberts.
Le due squadre andavano a riposarsi con gli Hawks sopra di 19 pt. (44-63)…
 
Il terzo quarto iniziava sotto il segno di una sola squadra in campo, quella diretta da Budenholzer.
Gli Hornets, disuniti e sterili giocavano senza forzare in attacco, affidandosi a sospensioni o a scelte discutibili.
Nel mucchio, Kaminsky, sul raddoppio di Prince sulla baseline destra, si arrestava e facendo un mezzo giro indietro difendeva la palla, mezzo giro recuperato in avanti sul piede perno e tiro a una mano alle pendici dell’area destra che s’infilava delicatamente per il 46-65 a 10:17.
Come già detto tuttavia, nel marasma generale, gli Hawks banchettavano tornando sul +21 con un’alzata rapida sulla corsa di Hardaway Jr. per Howard in alley-oop (48-69), toccando il +23 con Howard che sulla sinistra, in area recuperava al volo un pallone dopo un tiro fallito da un compagno; la deviazione volante arrivava appena in tempo prima della luce gialla dei 24…
Millsap più tardi segnerà anche il +25 costringendo Clifford alla pausa, al rientro, Lamb portava 4 punti (2/2 ai FT e un bel pull-up con palleggio precedente dietro la schiena) continuando la sua buona gara offensiva ma se anche le ali piccole MKG e Graham ne aggiungevano due a testa, il quarto si chiudeva a favore degli Hawks sul 61-84.
 
Con gli Hornets mai in grado di riaprire il match dalla prima fuga, quindi, ci si trascinava anche per gli ultimi 12 minuti della stagione con Wood in campo, prima a commetter sfondamento con un’entrata selvaggia, poi bravo a recuperar un rimbalzo per correggere da sotto segnando due punti, infine a recuperare due FT che tuttavia sbagliava lasciando inalterato il punteggio sul 63-86.
Weber in entrata a 9:07 segnava il sessantacinquesimo punto di Charlotte ma Charlotte mostrava evidenti limiti acuiti dalla panchina in campo.
Weber sbagliava l’appoggio, Plumlee il tap-in…
Humpries ringraziava segnando da te punti il +30 (73-103) prima che i Falchi rinunciassero all’ultimo attacco.
Nei pochi secondi di differenza sul cronometro Weber si portava quasi fronte a canestro cercando la prima tripla di carriera e ritrovandola consegnava agli archivi il 76-103 finale nell’ultima partita stagionale di Charlotte.
 
Pagelle
 
Roberts: 5
4 pt. (2/7), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Tre palloni persi e 0/3 da fuori in 28 minuti. Maluccio e con un solo assist smistato ma Weber fa di peggio in senso generale.
 
Batum: 5,5
0 pt. (0/3), 1 rimbalzo, 4 assist, 1 rubata. -8 in 10 minuti… Travolto d’insieme nonostante 4 assist ma con uno 0/3 al tiro… Dura poco la partita di Nic, poi Clifford lascia spazio alla panchina.
 
Kidd-Gilchrist: 6
10 pt. (4/10), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata in 19 minuti. -9 di plus/minus. Qualche soluzione offensiva interessante. In difesa prova a sporcare palloni e a dar fastidio. In alcuni casi gli va bene ma nell’insieme non può molto. In attacco guadagna anche rimbalzi offensivi (tre alla fine).
 
M. Williams: 5,5
7 pt. (2/9), 6 rimbalzi, 2 rubate in 12 minuti. Cattura come MKG 6 rimbalzi equamente suddivisi tra attacco e difesa. Una difesa discreta ma un attacco quasi inesistente con un ¼ da fuori con tiri presi senza ritmo.
 
C. Zeller: 5
4 pt. (1/3), 5 rimbalzi, 2 assist. Ricorre a tre falli in 22 minuti. In difficoltà questa volta su Howard che comincia forte. Sul tiro piazzato c’è da piangere. Non ne mette uno dalla prima guerra mondiale, un paio di rimbalzi offensivi ma anche lui fa registrare un -9.
 
Kaminsky: 4,5
6 pt. (3/11), 1 rimbalzo, 2 assist in 25 minuti. Gioca molto ma senza costrutto. Un paio d’estemporanee buone difese ma accumula un -19 totale frutto anche dei suoi attacchi scriteriati con uno 0/3 esterno dall’arco e poche buone realizzazioni.
 
Weber: 4,5
10 pt. (3/9), 3 assist, 1 rubata in 24 minuti. Totalizza due perse e tre falli, un -17 complessivo. Fa ¾ dalla lunetta e un 1/3 da oltre l’arco ottenuto all’ultiimo istante quando Atlanta aveva rinunciato all’ultimo attacco ma lui cercando la prima tripla in NBA ci prova e gli va bene dopo aver sbagliato un paio di volte in partita. In difesa salta e ci prova ma i risultati non sono lusinghieri, in attacco fa fatica; a volte lo raddoppiano e si salva in qualche modo, altre volte butta via palloni come il tentativo d’assist pretenzioso per l’alley-oop di Plumlee e cercando spazio per il tiro finisce per andar fuori ritmo. In generale le scelte come playmaker mi sono sembrate questa sera inferiori Roberts.
 
Mil. Plumlee: 4,5
0 pt. (0/5), 7 rimbalzi, 1 rimbalzo, 1 assist, 1 stoppata. Ricorre a tre falli in 25 minuti. Goffo, lento e impacciato in alcune circostanze, ha il merito di catturare solidi rimbalzi se la sfera gli passa da quelle parti (4 in attacco). Per il resto è irritante in difesa dove lo si batte non difficilmente volendo e in attacco dove fa scena muta sbagliando anche tap-in ravvicinati in malo modo.
 
Graham: 6
10 pt. (5/10), 4 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Niente da fare da fuori ma buone realizzazioni in generale. Un paio di buoni recuperi.
 
Lamb: 6,5
21 pt. (7/18), 5 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Accumula un -17 anche se tra il 6/6 dalla linea e attacchi assortiti si porta a casa ben 21 punti. Purtroppo la partita è già compromessa da un pezzo e le sue realizzazioni fanno solo statistica.
 
Wood: 6
4 pt. (2/3), 3 rimbalzi. Gioca 13 minuti regalando un pallone. Un po’ grezzo, se la cava come può. Mette dentro un paio di punti da vicino.
 
Coach Clifford: 5
La squadra chiude con 5 sconfitte e un -27 nell’ultima partita, nonché trasferta dell’anno. Spazio alla panchina ma un finale non esaltante con il team uscito definitivamente di scena già nel secondo quarto. Chissà se lui e i giocatori hanno ancora stimoli, anche se io mi auguro di non vedere più qualcuno dopo quest’annata deludente. La fiducia concessagli a inizio anno non è stata ricambiata, o meglio, solo in parte…

Game 81: Charlotte Hornets @ Milwaukee Bucks 79-89

 
RegalHornets
 
Clifford arrivava a Milwaukee nella penultima “giornata” per Charlotte cercando di dare un senso al match con le forze a disposizione che essendo prive del già citato Belinelli, erano notevolmente indebolite dall’infortunio di Kemba (secondo All-time per triple realizzate in una sola stagione per gli Hornets con 240, per punti e media punti sempre nell’arco della singola stagione), il quale sedeva in panca senza entrare tenuto a riposo da Clifford giacché non c’era molto da giocarsi se non la vittoria sul campo e la serie stagionale.
Alla fine l’ago della bilancia propendeva per gli avversari ai quali gli Hornets, come contro i Celtics, non hanno voluto guastare la festa, scomparendo totalmente nel finale lasciando campo libero ai Bucks che come al solito hanno sfruttato l’arco per mettere a nudo la non difesa degli Hornets in questo settore.
Snell e Middleton hanno chiuso con un 4/5 da oltre la linea verde e Terry con un 5/7 ha terminato la sua prestazione con 15 pt. totali…
Snell e Monroe sono stati i più prolifici per Kidd con 16 pt. a testa mentre Antetokounmpo si è fermato a 10 pt. ma assestandosi su quelle cifre per una terrificante tripla doppia completata da 11 rimbalzi e 10 assist.
11 le rubate di Charlotte contro le 4 di Milwaukee, con gli uomini di Clifford a invertir un po’ la statistica che tuttavia dice anche dei 39 rimbalzi contro i 45 degli avversari e del 16/28 da tre dei Bucks, un complessivo da 57,1% contro il 27,8% di Charlotte… Nel finale gli Hornets sono usciti di scena regalando la W, ora manca solo la gara ad Atlanta e poi si penserà al prossimo anno…
 
Gli Hornets a Milwaukee vincevano da sei partite di seguito, provavano quindi con questo quintetto; Roberts, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller a vincer la settima.
I Bucks con Jason Kidd appena premiato come allenatore del mese a Est schieravano anche un altro premiato, ovvero Antetokounmpo, miglior giocatore a Est nello stesso periodo. Ecco quindi il quintetto messo in campo dall’ex Mavs e Nets, Jason; Brogdon, Snell, Middleton, Antetokounmpo e Maker.

Brian Roberts al BMO Harris Bradley Center impegnato al tiro.
Roberts, partito in quintetto per l’assenza di Walker, ha finito con 7 punti e un solo assist.
2017 NBAE (Photo by Gary Dineen/NBAE via Getty Images)

 
Buon inizio di Charlotte che interrompeva un paio di volte le linee di comunicazione dei Bucks per recuperar palla con Batum e colpire con Zeller dalla lunetta a 11:24 (finta, partenza e fallo di Maker da dietro, ormai battuto) per il 2-0.
Cody si dava da fare resistendo a Maker e il suo tentativo da sotto, poi una deflection non impediva al pallone di raggiungere Antetokounmpo, il quale schiacciava incredibilmente solo sul ferro, ma si rifaceva poco più tardi sorprendendo la difesa di Charlotte per trovar la schiacciata del pari.
A 9:47 Batum realizzava in jumper ma dopo un facile lay up mancato da Brogdon era ancora il numero 34 avversario a pareggiare battendo Cody in velocità e appoggiando al vetro destro oltre Marvin.
A 8:44 Snell con una tripla aperta fronte a canestro mandava i Bucks al comando per la prima volta in serata. MKG riduceva lo scarto a un punto ma una schiacciata di Maker e una tripla di Brogdon (7:28) portavano i Cervi a doppiare i Calabroni che a 7:05 accorciavano con un’alzata dal pitturato di Marvin dopo un’incursione dalla sinistra, tuttavia una tripla di Middleton a 6:50 costringeva Clifford al primo time-out sei secondi più tardi sull’8-15.
Al rientro Roberts rubava un pallone ad Antetokounmpo ma sull’appoggio in transizione si vedeva cancellare l’alzata da un prodigioso intervento in recupero di Antetokounmpo che da dietro mostrava il suo atletismo salvando i Bucks da due punti ormai “certi”. Gli Hornets in difesa però stringevano ora le maglie, due recuperi di Batum portavano a 5:20 a una mezza transizione sfruttata da Williams dall’angolo sinistro; tripla e Hornets a quota 11 che incassavano poco più tardi l’ultimo canestro su azione del primo quarto per merito di Dellavedova con due punti ricavati dal pitturato centrale.
Dopo un errore offensivo di Charlotte, MKG lottando recuperava il rimbalzo, sulla seconda possibilità Roberts realizzava il 13-17, Weber seguiva l’esempio del compagno di reparto a 3:29 creandosi lo spazio per un tiro da non molto distante da canestro ponendo le premesse per il pari che MKG otteneva a 2:53 dal pitturato.
Lamb dalla destra allungava un pallone al vetro portando nuovamente in vantaggio Charlotte che a 1:34 chiudeva il suo parziale sul 10-0 aiutata da Weber con un drive e assist volante sotto canestro sulla destra per Plumlee che inserendosi da pochi passi esaltava il gesto tecnico del compagno e il giro palla precedente degli Hornets, bravi ad accompagnar l’azione che i due rifinivano.
Monroe, a :50.6, segnando il secondo dei liberi assegnati per fallo di MKG, portava il risultato sul 21-18 ma Charlotte nel finale riallungava segnando con Lamb a :38.4 (appoggio al vetro) chiudendo con un ½ di Weber alla lunetta.
 
Il secondo quarto vedeva a riposo nella fase iniziale Antetokounmpo e, nello scontro tra panchine, Charlotte prendeva decisamente il sopravvento segnando una tripla con Graham a 11:16 dopo una bella difesa della nostra stessa ala su Beasley. Charlotte mancava qualche tiro ma un tap-out di Plumlee dopo il primo errore di Kaminsky e un doppio tap-in di Lamb a distanza di mezzo secondo (buono il secondo) portavano Charlotte sul 29-18.
Monroe con un gancetto su Plumlee faceva toccar quota 20 anche ai bianchi, e sempre l’attivo lungo di riserva correggendo dopo un errore doppio di Beasley da sotto mandava i Cervi sul due a doppia cifra.
A 8:49 un’iniziativa di Graham in penetrazione si concludeva con un blocking foul di Monroe con i piedi sul semicerchio.
Canestro più libero realizzato, Charlotte tornava sul +10 (32-22) prima che Terry iniziasse a colpire con regolarità da tre punti e l’entrata di Antetokounmpo aiutasse a recuperare il team di Kidd.
A 6:32 Terry esplodendo la seconda tripla di serata realizzava il 35-28, Middleton rincarava la dose portando sul -4 i Bucks, ma dopo una pausa a 5:46 Roberts rispondeva con un dardo da tre punti a bersaglio.
Antetokounmpo era fronteggiato da Zeller vicino a canestro; passaggio per Henson che da sotto senza aiuti in difesa metteva dentro due punti facili.
A 3:55 Batum era battuto da Terry dalla destra per tre punti che riducevano il gap a due pt. solamente ma il francese a 3:34 tirando con la punta del piede destro dall’arco esterno verde realizzava il 40-36.
MKG dalla media sinistra partiva in palleggio verso l’area, messosi in ritmo ecco partire il gancio laterale rispetto al canestro che scavalcava Henson, sempre su di lui sull’azione. Antetokounmpo con quattro punti di seguito faceva girar lo scoreboard sul 42-40 ma Batum con due punti in allontanamento realizzati dalla linea di fondo sinistra allungava anche le distanze (44-40), MKG bruciando i difensori sull’entrata dal centro destra appoggiando il vetro provava a spaghettificare il punteggio con un +6 Hornets che tuttavia calava a soli 3 punti dopo l’ultimo canestro di Middleton.
Si rientrava così negli spogliatoi sul 46-43.

Treveon Graham con il numero 12 ha finito con altrettanti punti dal campo gioccando una discreta partita nelle due fasi.
2017 NBAE (Photo by Gary Dineen/NBAE via Getty Images)

 
Nel terzo quarto da una persa di Batum nasceva il riavvicinamento immediato della squadra del Wisconsin che con Snell colpiva in transizione servito dal 34 costretto da Zeller al passaggio.
Lo stesso Zeller in qualche modo in corsa verso il vetro riusciva a battere il suo avversario lanciando la palla al plexiglass che l’aiutava nell’ottenere i due punti desiderati.
Brogdon batteva Roberts che non tenendo lasciava andare sul centro destra il play avversario bravo ad appoggiare il layup nonostante un tentativo di recupero di Williams.
Arrivava anche il sorpasso a 10:06 con una tripla di Middleton dal corner sinistro.
A 9:41 MKG dal palleggio ricavava un fade-away su Middleton irrimediabilmente battuto.
A quota 50 per entrambe le squadre, la mano galeotta sinistra di Batum sottraeva un pallone a Brogdon impegnato nel dribbling, Zeller a 9:17 con un sorprendente euro step andava a segnare il 52-50.
A 8:14 Snell da tre riscaldava i tifosi locali riportando al comando Milwaukee, a 6:46 MKG contrastato da due difensori sul suo tiro in area aveva comunque ragione mentre Batum incrementava il vantaggio a 5:16 colpendo con eleganza da tre punti quasi frontalmente (57-53).
Snell convergeva dalla destra in diagonale verso il centro battendo Batum che non segnava subito dopo ma si rifaceva in difesa andando a stoppare in aiuto su Monroe e appena oltrepassando la metà campo sulla destra dava un pallone quasi orizzontale a Kaminsky che partendo come un treno s’infilava come nel burro nella difesa di Milwaukee la quale pessimamente ricorreva ad un blando fallo regalando la giocata da tre punti al Tank.
Il FT portava la situazione sul 60-55 pro Charlotte che veniva risucchiata da altri tre punti di Snell prima che a 3:07 Batum con un turnaround ai bordi centrali del pitturato a destra ci riportasse sopra il break (62-58).
A 2:22 Frank alzava improvvisamente la palla a spicchi lanciandola a sinistra del canestro; Plumlee al volo la catturava schiacciando in alley-oop il 64-58.
Il terzo periodo terminava con Lamb e due punti dalla baseline sinistra dal mid range.
 
Si ripartiva dal 66-61.
Beasley diceva qualcosa a Frank prima d’iniziare l’ultimo quarto Il Tank rideva, noi un po’ meno quando proprio il giocatore dei Bucks battezzava la tripla dal corner destro battendo proprio Frank. Kaminsky si faceva perdonare con un bound pass verticale direzione linea di fondo destra; Lamb s’inseriva e andando sino in fondo a schiacciare procurava altri due punti Hornets facilitati dalla non copertura di Terry, sorpreso.
A 11:08 però Monroe da sotto, ormai certo dei due pt. segnava sbagliando il libero addizionale, tuttavia le sue cifre si alzavano grazie al pass del n°34 dei Bucks; facile appoggiare da sotto il 68 pari a 10:34 dal termine.
A 10:10 un passaggio laterale di Kaminsky favoriva la tripla aperta di Graham che ai 24 realizzava il secondo dei suoi due tentativi da fuori arco.
A 9:43 Dellavedova pareggiava di tripla a quota 71 nonostante l’uscita sul tiro provata da Weber.
Kaminsky (applaudito da parte del pubblico alla sua apparizione sul terreno durante il match) non segnava ma compiva il disastro in difesa andando in rientro a commetter fallo su Monroe che si sbarazzava come un fuscello di Frank segnando un gioco da tre punti.
Un’infilata di Graham a 7:41 ci riportava a -1, ma dopo un canestro da tre annullato a Terry per violazione dei tre secondi in area di Charlotte, Monroe con un comodo FT jumper aumentava il distacco a 3 pt..
Da una rimessa laterale destra lanciata verso il ferro Antetokounmpo schiacciava direttamente con Clifford arrabbiato con i suoi, Kaminsky, Graham e gli altri a guardare…
A 5:06 un open tre di Terry con Lamb risucchiato verso il centro, assicurava la W ai padroni di casa, i quali si portavano così sul 73-81 raggiungendo sino a quel momento il rapido e più largo vantaggio di serata ottenuto sino a quel momento.
A 2:58 ancora Terry da tre realizzava il 74-84.
Cody, dopo aver sbagliato un paio di appoggi facili per il rossore in volto di Clifford, metteva dentro un gioco da tre pt. (tiro contrastato da vicino e libero) mentre Roberts fissava il punteggio finale sul 79-89.
 
Pagelle
 
Roberts: 5
7 pt. (3/10), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Perde tre palloni, a volte si fa battere nettamente in penetrazione o lasciando spazio sul tiro. Al tiro non va benissimo (poco apporto offensivo) e finisce con un solo assist in 27 minuti e un -7 di plus/minus.
 
Batum: 6
11 pt. (5/12), 5 rimbalzi, 8 assist, 4 rubate, 1 stoppata. Due le perse in 29 minuti. Bene negli assist e nelle rubate, decente a rimbalzo anche se un paio di palloni invece che cercarseli lo colpiscono, termina con undici punti fallendo due occasioni dalla lunetta. Ciò che gli abbassa il voto è una partita difensiva da All-Star Game. In alcuni frangenti difende con sufficienza, come si è già visto in alcune parti dell’anno. Magari risponde immediatamente con punti e assist in una specie di partita segna tu che segno pure io o almeno ci prova senza troppe attenzioni, ma Milwaukee difende più intensamente.
 
Kidd-Gilchrist: 6
13 pt. (6/11), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Considerando la partita nel complesso, compreso tutto direi sufficiente con punte di difesa da 6,5 ma i numeri non sono eccellenti nonostante in attacco diventi una soluzione vista la penuria di attaccanti validi.
 
M. Williams: 5
5 pt. (2/4), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. In 26 minuti accumula un -17. Cifre da panchinaro e nemmeno di livello. Non una prestazione da ricordare.
 
C. Zeller: 5,5
9 pt. (3/8), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Si vedono diverse buone difese, anche se quando deve uscire poi è irrimediabilmente battuto da sotto se i compagni non ruotano. Inizia bene e con combattività ma nel finale diversi palloni passano da lui affidati dai compagni, sbaglia tre occasioni e gli Hornets escono di scena, prima di una tardiva giocata da tre punti.
 
Kaminsky: 5
3 pt. (1/12), 3 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Finisce con 0/5 da fuori ma anche un incredibile +8 di +/- che è frutto della prima rotazione nella quale la panchina gioca bene e lui prova a esser fulcro o in isolamento o in post basso/alto per far giocare eventualmente anche i compagni. Buona la vena da uomo assist con un passaggio semplice per tripla di Graham ai 24 e alley-oop per Plumlee. E’ tuttavia un disastro al tiro. In 21 minuti segna solo una volta prendendo d’infilata da quasi metà campo la difesa di Milwaukee.
 
Mil. Plumlee: 6
4 pt. (2/3), 7 rimbalzi, 1 rubata. Ricorre al fallo qualche volta in più rispetto alla media della squadra. Una marea di tap-out, alcuni fuori misura, alcuni utili. Una bella schiacciata in alley-oop e difesa sufficiente.
 
Weber: 5,5
3 pt. (1/4), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Sembra un po’ fragile anche se è veloce. Mette solamente un tiro splittando i liberi.
 
Lamb: 6
12 pt. (6/12), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Crea un po’ di movimento in attacco da dove piazza tiri in faccia agli avversari. In difesa a volte va in aiuto e/o a farsi risucchiare, il che apre il campo a drive and kick letali sul perimetro. Questo non è solo un suo problema ma sembra strutturale di squadra.
 
Graham: 6,5
12 pt. (4/5), 2 rubate. 2/2 da tre pt. e 2/3 dalla linea in 15 minuti. Bene durante le prime rotazioni. Mette una tripla anche nella seconda ma cala un po’. Le cose non gli riescono come prima. Finisce con un -10. Voto tra 6,5 e 6 ma lo voglio premiare per l’impegno e la buona prima parte che l’aiuta ad andare in doppia cifra. Inoltre, anche se non ha rimbalzi a referto, ha giocato con buona personalità finendo per rubar un paio di palloni. Anticipi e buona difesa.
 
Coach Clifford: 6
La squadra gioca a tratti il più bel basket del primo tempo con la panchina che orchestra, trama più che giocare. Poi il black-out finale in un match con pochi stimoli e giocatori approsimativi nel finale.

Game 80: Charlotte Hornets Vs Boston Celtics 114-121

 
 
SciapHornets
 
La parola sciapo ha assonanza con il francese chapeau (cappello), che da noi si usa nella forma “tanto di cappello” per descrivere situazioni nelle quali uno o più individui, associazioni, ecc., compiono gesti di notevole importanza.
Un trait d’union tra i due termini descriverebbe la partita di questa notte in maniera più che sintetica.
Charlotte ha giocato in maniera classica la sua gara (un po’ sciapa, disattenta per certi versi, con qualche scelta di tiro più che azzardata) andando sotto di 19 punti prima di risalire e tornare in partita riuscendo ad arrivare anche sul +7 nell’ultimo quarto prima di vanificare il tutto con il classico finale (rispetto al trend dell’annata) gettandolo via con Boston ovviamente più determinata a vincere essendo in corsa per il primo posto a Est. Charlotte saluta definitivamente e matematicamente i P.O. e dice ai propri tifosi un grazie in attesa di rivedersi il prossimo anno ora che mancano sole due partite.
Belinelli è rimasto fuori per l’infortunio al dito mentre a proposito di francesi, se non rimembro male, Batum dovrebbe aver fatto la propria miglior prestazione stagionale finendo con 31 pt. in 40 minuti.
Walker ha chiuso con 32 punti facendo ben prima del match, dei regali a propri compagni pur non essendo riuscito a regalare la post season ai fan.
Bene anche Lamb con 17 pt. mentre nelle fila di Boston i 32 di Thomas precedono il podio composto da Horford con 16 e da Bradley con 15.
Hornets quindi che chiudono davanti al loro pubblico con una sconfitta prima delle ultime due trasferte a Milwaukee e Atlanta.
“Post fata resurgam” potrebbe essere il motto di Charlotte per il prossimo anno se la società vorrà riscattare il fallimento in termini di risultati dell’annata.
In tempo di Pasqua (tra le resurrezioni varie e assortite) perché non citare anche l’araba fenice che si dice risorgesse dopo essersi trasformata in cenere sopra una pira.
L’augurio è quindi che MJ e il suo entourage, sperando vi sia un cambio di rotta e/o di personale, sappiano trovare la via per uscire dalle difficoltà e ripresentare una squadra valida e molto più solida di quelle mostrate recentemente.
 
Boston si presentava allo Spectrum Center con; Thomas, Bradley, Crowder, Olynyk e Horford.
Clifford, espulso durante la gara per doppio tecnico (protesta reiterata e forte), presentava il solito quintetto (Walker, Batum, MKG, M. Williams e Zeller).

Waleker vola in entrata contro Crowder protetto dal blocco di Cody Zeller.

 
Buon inizio di Charlotte che con Zeller portava la palla nella propria metà campo, passavano 14 secondi e Kemba innescava il nostro centro bravo con una rim run a fulminare la difesa dei Celtics con una dunk bimane.
Trenta secondi più tardi era Cody con un passaggio a restituire il favore a Kemba che non si faceva pregare al tiro da fuori; tripla e Hornets sul 5-0.
Dal centro area Williams passava a Zeller sulla sinistra, fallo di Thomas a pochi passi dal canestro.
Cody si affacciava dalla linea e portando il suo bottino a 4 punti scriveva il 7-0.
Boston a 10:05 si sbloccava con Bradley o a 9:16 Olynyk depositava il bagaglio pallone appena ricevuto da sx percorrendo l’area in verticale non trovando casellanti per il 7-6.
Charlotte manteneva il vantaggio nonostante qualche scelta di tiro non ottimale o intoppo come la stoppata di Olynyk su Batum, solamente il francese riuscendo a riprendere appoggiava l’11-8.
Il transalpino a 5:07 da tre punti piazzava anche il 16-10.
A 4:22 però Boston era già di gran carriera in rientro (16-15) con la tripla di Thomas con Zeller che usciva inutilmente nella no man’s land degli Hornets.
Thomas agganciava la parità a quota 20, ma un jumper di Lamb a 2:36 portava per la penultima volta in vantaggio Charlotte nel ptimo tempo.
Brown, sulla sinistra colpendo da 3 realizzava il 22-23.
Kaminsky andando in area in uno contro uno vs l’8 verde segnava il 24-23.
Crowder centrava un’altra delle innumerevoli triple sulle quali gli Hornets non riuscivano a chiudere e anche se Walker pareggiava a quota 26, nel finale Bostron allungava, Brown con spazio infinito colpiva da tre fissando dopo 12 minuti il 28-32.

Ultima presenza da Honey Bees per la latina KT?

 
Nel secondo quarto Boston allungava micidialmente subito con due triple e due punti di Horford che contribuivano a un parziale di 13-0 Boston interrotto da una giocata di Lamb che in uno contro uno appoggiava a sinistra il 30-42, seguito da un back-door d Roberts sulla baseline sinistra con relativo appoggio per il -10. Una tripla di Graham dalla diagonale destra era funzionale per gli Hornets a tornar sul -7 ma Smart con un tiro rapido in uno contro uno stoppava le velleità di rientro di Charlotte.
Bradley era stoppato sulla sinistra sul tiro da tre una volta tanto ma Crowder segnando da due concedeva ai verdi la doppia cifra di vantaggio.
A 4:50 Batum da tre in transizione segnava il 41-48 però Boston sfruttando anche un gioco da tre punti di Olynyk (scontro con Marvin più tiro in allontanamento e FT a bersaglio) tornava sul +12 (41-53) prima di un FT jumper di Batum per il 43-53.
Thomas da tre riallontanava la minaccia dei Calabroni che rimanevano distanti nonostante nel finale (:49.1) Walker rispondesse con la stessa moneta da tre punti per il 54-65. Horford però s’iscriveva all’albo dei tiratori da fuori nella serata ad ampio spettro di Boston e Thomas a tre secondi e mezzo chiudeva il primo quarto con un altro tris.
Boston a metà tempo comandava 54-71 grazie a un altissimo 62,8% dal campo (27/43 contenente un 11/21 da 3 più 21 rimbalzi e 21 assist.

Isaiah Thomas (4) aiuta Boston nel finale a vincere a Charlotte. Qui supera nel ptimo tempo Kemba Walker.
(AP Photo/Chuck Burton)

 
Con Boston padrona del campo iniziava il secondo tempo.
Charlotte incassava due punti di Olynyk ma rispondeva con Batum in jumper dal centro destra.
Un reverse layup a 10:20 di Olynyk ma a 8:37 si rivedeva Batum che aiutato dalla prima porzione del ferro ritrovava la via del canestro alzando il punteggio sul 60-77.
A 6:34 un lungo passaggio di Batum per Zeller portava alla transizione immediata Charlotte; dunk a una mano prima che Crowder potesse recuperare.
Sul 66-79 Boston sceglieva il time-out.
Jerebko to Olynyk in transizione (tutto sotto canestro) realizzavano due punti in un buon momento di Charlotte costruendo il 70-81 ma Charlotte architettando il recupero costringeva Olynyk a spender il quinto fallo.
Due FT di Kemba riportavano a -9 gli Hornets che tuttavia subivano un altro stop con la tripla di Jerebko, la prima del secondo tempo per i verdi.
Nel finale un paio di canestri di Brown servivano ai Celtici per tenere a freno Charlotte che tuttavia con un lungo tiro da tiro da tre punti di Lamb si riportava sul -6 (86-92).

Stephen Silas, figlio del vecchio coach Paul Silas, guida la squadra dopo l’espulsione di Clifford (la prima dell’anno per l’head coach di Charlotte).

 
Iniziava anche l’ultimo quarto e un aggressivo Batum riduceva lo scarto a 4 punti.
Smart da sinistra colpiva ancora dalla lunga ma Lamb in entrata sopravviveva al contatto falloso con Jerebko, tiro in caduta, canestro e libero a segno per il 91-95 a 11:04.
A 9:51 una penetrazione con appoggio di Kaminsky riduceva lo scarto a un punto solo, un cecondo più tardi Stevens era costretto al time-out.
Al rientro sul parquet Bradley portava due punti a casa Boston ma a 9:17 un catch n’shoot da tre punti realizzato da Batum (nonostante Bradley di guardia) serviva per agganciare gli ospiti a quota 97.
A 8:28 Lamb con un anticonvenzionale appoggio mezzo tagliato da sotto tornando sui suoi passi senza mai aver interrotto il palleggio, sorprendeva il suo difensore portando i neri in testa.
La Buzz City rombava quando Roberts dopo una finta avanzava sulla diagonale sinistra infilando il jumper del +4.
A 6:37, grazie anche a ottime difese precedenti, il pubblico si esaltava perché Batum, spalle a canestro nei pressi dell’area nella zona sinistra cambiava gioco sulla destra da dove Marvin faceva partire un siluro da tre unti che squassava la chiglia di Thomas e compagni contribuendo al parziale di 10-0 fondamentale per portare al totale del 104-97 momentaneo. Boston tuttavia non potendo permettersi di perder questa partita forzava con Bradley da tre punti a 6:22 per il 104-100.
La motion offense di Charlotte non funzionava con Boston piazzata in maniera adeguata in difesa e abile a ruotare, finiva per pareggiare Horford con una sospensione dalla linea di fondo destra che scavalcava Kaminsky.
Olynyk finiva fuori per un contatto con MKG (sesto fallo) m Batum sull’azione successiva sparava un tentativo da tre punti futilmente da distanza ragguardevole l’uno contro uno Smart da sotto assorbiva il contatto con MKG in rientro e dalla lunetta riportava avanti la squadra del nord-est degli States.
Lo 0-9 run era interrotto da Walker che passando dietro il blocco di Zeller era toccato da Smart.
Per gli arbitri c’erano tre FT abilmente insaccati da Kemba (107-106).
A 3:37 tre punti frontali di Bradley su Batum servivano per il saliscendi nel punteggio con Boston che si vedeva bloccare ormai altri due punti già realizzati da Thomas grazie alla stoppata scudo di M. Williams in recupero dietro di lui, MKG ne approfittava appoggiando con il fing and roll.
A 2:14 Thomas cambiava lato, appoggio a sx, questa volta Marvin non riusciva nell’impresa, mentre Smart rubava sull’alzata della palla (prima del tiro) a MKG un pallone prezioso.
A 1:42 fallo chiamato a Zeller, 2/2 di Thomas, Celtics oltre il break sul 109-113 che si vedevano tuttavia riportare in partita piena da Batum; a 1:33 un tocco sul bicipite sinistro di Nic impegnato al tiro regalava tre onesti liberi a Charlotte nonostante Stevens si portasse le mani nei capelli.
Il 2/3 segnava il 111-113.
A 1:21 tuttavia Thomas trovava il colpo partita con un arresto e tiro che andava oltre Zeller e il tentativo di recupero di Walker. Batum da tre non segnava, Bradley dalla diagonale sinistra sì, contribuendo a dissipare gli ultimi dubbi degli speranzosi tifosi locali.
Nell’azione s’infortunava Kemba, il quale sbilanciato da un blocco dietro di lui effettuato da Bradley iniziava a perder l’equilibrio, poi il tocco del suo piede con quello di Thomas in virata lo faceva cadere a terra dolorante.
Walker usciva accomodandosi in panchina.
A :27.6 il sostituto Roberts realizzava un 3/3 dalla linea per fallo sul tiro di Thomas ma Smart a pochi decimi in più dei 24 secondi finali realizzava un 2/2 dalla lunetta dopo il classico fallo blocca tempo (di Marvin).
Si chiudeva quindi sul 114-121 l’ultima gara stagionale di Charlotte.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
23 pt. (7/19), 1 rimbalzo, 8 assist, 1 rubata. Troppe triple a vuoto (2/10) e la sfida con Thomas quasi per emulazione. Segna 23 pt., regala sprazzi di belle giocate come il palleggio dietro la schiena e il pullup per battere Tyler Zeller però anche lui a volte dovrebbe esser più concreto.
Perfetto dalla lunetta e zero turnover, 8 assist ok ma difesa appena sufficiente. Si fa male nel finale, vedremo che succederà in una stagione nella quale ha già segnato più punti di qualunque altro all-time Hornets salvo Glen Rice…
 
Batum: 6,5
31 pt. (11/23), 8 rimbalzi, 3 assist. Credo sia il season high di Nic. Solo una persa ma pochi assist anche se quello per Marvin avrebbe potuto esser importante. All’inizio e alla fine forza dei tiri assurdi peccato perché la partita nel complesso non è stata malvagia ma certe scelte penalizzano la squadra in momenti decisivi. Bene da tre con 4/8. Batum dice che per la prima volta non giocherà per la Francia perché gli Hornets hanno bisogno di lui e vuole dedicarcisi.
 
Kidd-Gilchrist: 6
8 pt. (2/7), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. In attacco segna un bel canestro ma è già al 50% delle proprie realizzazioni.
 
M. Williams: 5,5
5 pt. (1/5), 7 rimbalzi, 1 rubata, 2 stoppate. Una bella stoppata su Thomas, qualche rimbalzo, al tiro però è insufficiente nonostante il tre punti del 104-97.
 
C. Zeller: 6,5
12 pt. (4/5), 9 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate. Buon inizio, buona difesa su Horford in una parte in cui gli Hornets recuperano. Sfiora la doppia doppia.
 
Kaminsky: 6
8 pt. (4/10), 5 rimbalzi, 7 assist. 0/3 da oltre l’arco… se la cava da due dove s’inventa qualche situazione, anche se sbaglia in un paio di chiusure dove disdegna il plexiglass che sarebbe stato prezioso amico invece.
 
Lamb: 7
17 pt. (6/8), 5 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. Prende quasi in faccia la tripla finale di Bradley ma durante la partita porta scompiglio e punti agli Hornets con scorribande sui generis e punti giocando 24 minuti.
 
Mil. Plumlee: 6
0 pt. (0/0), 1 rimbalzo. Marginalissimo. Un solo rimbalzi preso d’autorità ma poi il nulla a parte una persa e il +5 di plus/minus che coincide con parte del recupero di Charlotte.
 
Roberts: 6
7 pt. (2/5). 3/3 dalla lunetta (nel finale) e un buon canestro per l’allungo.
 
Graham: 6
3 pt. (1/1), 2 rimbalzi. Una bella tripla a segno e un paio di rimbalzi in 6 minuti. Spende un paio di falli.
 
Coach Clifford: 5,5
Si fa espellere per proteste. Sul fallo di Kemba (inesistente) ha ragione, sul secondo (pallone conteso in uscita tra Charlotte e Boston) no, ma probabilmente lo fa infuriare la decisione presa autonomamente da un arbitro che decide di cambiar l’assegnazione della stessa, precedentemente destinata a Charlotte. Probabilmente li stimola a far bene senza, giacché nel secondo tempo la squadra reagisce. I due tecnici presi e trasformati da Boston pesano più sul finale che sul punteggio finale. Per il resto il solito problema con l’arco e triple prese.
 
Coach St. Silas: 6
Non ce la fa a mutare il team. La squadra reagisce ma crolla nel finale. Lui non cambia le carte in tavola ma la prima di un Silas dopo lungo tempo va incoraggiata. Il bello è che out Clifford, anche Pat Ewing, andato a Georgetown recentemente non è più disponibile.

Game 79: Charlotte Hornets Vs Miami Heat 99-112

 
History Repeating
 
La storia si ripete.
Certe volte gli uomini semplicemente non la conoscono, la ignorano, la mal interpretano o ne fanno questioni d’ideologia oppure ancora, “filosoficamente” potremmo dire che l’interpretazione è soggettiva, tuttavia da essa e quindi dall’esperienza, diretta o indiretta, potremmo trarne degli insegnamenti.
Charlotte non l’ha fatto.
E’ durato quasi un anno luce NBA questo viaggio verso questi illusori e tormentati playoffs che, onestamente direi, sono sfumati dopo la sconfitta contro una calda Miami questa notte.
La stessa Miami che ci eliminò in sette partite lo scorso anno al primo turno playoffs e che grazie a noi continua la sua corsa per l’ultima piazza, anch’essa, infatti, essendo al nono posto, aveva bisogno di una W per superare i Pacers.
Altro gioco a somma completamente azzerata…
Charlotte ha giocato, parere personale, con energie non adeguate (potrebbe aver influito anche il back to back, Miami ha giocato certamente partendo più agguerrita), con una difesa da tutto l’anno debole sull’arco che ha finito per incassare 21 triple su 40 tentativi!
Impossibile vincere così.
La storia si è ripetuta ancora una volta quindi e gli Hornets non hanno appreso molto dai due scontri diretti persi in precedenza (in casa) con Bulls e Bucks.
33 i punti di Dragic, 26 quelli di James Johnson, 19 di Richardson più i 12 dalla panchina di Tyler Johnson.
Bassi i turnover delle due squadre (6 a testa), leggera prevalenza a rimbalzo degli Heat (36-40) con gli Hornets che hanno battuto sicuramente più liberi: 21/24 contro l’11/12 di Miami.
 
Miami si presentava allo Spectrum Center con il seguente quintetto; Dragic, Richardson, McGruder, James Johnson e Hassan Whiteside.
Gli Hornets guidati da Clifford schieravano; Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller, i soliti noti.

Nicolas Batum Charlotte Hornets va per un lay up.
Nic finirà con 24 punti complice un 12/12 ai liberi.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Iniziava la sfida da non sbagliar per entrambe le squadre… Whiteside conquistava la palla a due, Dragic tentava la penetrazione che sembrava vincente, ma l’aiuto di MKG lo costringeva a cambiar la parabola dell’appoggio e il play di Miami fallendo il primo tiro dava la possibilità a Charlotte d’attaccare, tuttavia il primo canestro della gara era opera (ante-litteram rispetto al 6/7 nella sua serata di triple) di James Johnson per Miami; a 10:55 una drive con layup bastava per lo 0-2.
A 10:41 Batum in allungo sulla baseline destra era spostato fallosamente in volo fuori dal campo.
Due tiri liberi e parità a quota due.
Dragic con penetrazione, spin e appoggio in area realizzava il 2-4, ma il pari lo trovava MKG dal mid-range (10:14), oltretutto fendendo solo il cotone interno della retina.
A 9:40 Kemba fuggiva sulla sinistra per andare a depositare a canestro ma sulla sua strada trovava Whiteside, in salto Kemba cambiava progetto originale e mano appoggiando di dx effettuando istintivamente e felicemente la scelta.
Dragic solo otto secondi più tardi infilava la prima tripla in quello che per Miami dall’arco rimane un quarto molto proficuo, il nuovo vantaggio Hornets era però ottenuto da Batum che da sotto a destra trovava tempo e spazio per battere i difensori.
MKG in tuffo forzava a una jump ball Miami, ma gli Heat riguadagnavano il possesso e Dragic sorprendendo da tre la difesa di Charlotte rimandava sopra i neri (8-10).
Williams era stoppato in uno contro uno da Richardson che tuttavia andava a sbagliare dall’altra parte, si battagliava, MKG in tuffo recuperava un pallone a Dragic che lo colpiva con la sinistra in caduta, dava l’idea.
Niente di serio comunque… dopo un po’ d’errori da ambo le parti e la seconda persa di Walker sulla gran pressione di Dragic, Richardson colpendo da tre punti da sinistra allungava il vantaggio ospite.
A 5:42 da uno spin in area Cody ricavava lo spazio per un tiro baciato dal ferro e dalla fortuna, James Johnson tuttavia con una penetrazione, arresto e appoggio mandava sul 10-15 il punteggio.
A 5:17 quindi Clifford chiamando un time-out provava a bloccare l’inerzia a favore di Miami.
Cody con un floater segnava al rientro ma anche McGruder partecipando alla festa di triple degli Heat spostava verso il rosso infuocato di Miami la partita, ancora Zeller tentava da minor distanza dell’avversario ma il ferro diceva no, fortuna che il rimbalzo scendesse a destra dove il solo Williams poteva correggere facilmente a canestro per il 14-18.
A 3:47 un fade-away di James Johnson dal centro destra dava il +6 agli ospiti che venivano sorpresi da un passaggio rapido per MKG sotto canestro; Whiteside, abbastanza lungo, rientrava sul tentativo di schiacciata della nostra ala spostandogli l’avambraccio.
Poco male perché il numero 14 riusciva ugualmente a realizzare i due pt. ma Miami ottenendo 4 punti da T. Johnson (1/2 ai liberi e altra tripla) saliva sul +8.
A 2:23 una parabola altissima di Kemba, scagliata come freccia per superare la difesa alta a scudo di Whiteside, colpiva in pieno centro il bersaglio lasciando incredulo il centro avversario ma l’incredibile si materializzava anche dalla parte opposta, dove Ellington realizzando da tre spediva non solo sul 19-27 il match, ma faceva toccare un 6/7 agli Heat da fuori eccezionale.
Gli Hornets non si curavano e continuando il loro gioco più interno trovavano la via di Kaminsky e il suo teardrop per realizzar due punti.
Belinelli intanto era pescato da un replay, passando dietro un blocco si faceva male a una mano mentre Roberts qualche secondo più tardi con un lungo step back jumper accorciava sul 23-27.
Finivano così i primi 12 minuti.

Marco Belinelli gioca solo 8 minuti infortundosi a un dito della mano sinistra.
Probabilmente in parte pesa la sua assenza nel proseguo della serata, anche se lo 0/2 iniziale da fuori non era promettente.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Iniziava il secondo quarto e Roberts riprendeva da dove aveva interrotto; un suo scatto sulla baseline era visto da Lamb che sempre dalla destra gli forniva l’assist con un bound pass, facile per il nostro play di riserva andare a depositare poi senza resistenza a canestro…
A 11:21 il rientro di Dragic spingeva gli Heat; altri tre punti “facili” per il 25-30.
Rispondeva Lamb avanzando e creandosi spazio per la sospensione fai da te ma efficace.
A 10:07 Kaminsky facendo fuori il suo uomo partendo da destra realizzava il driving layup ottenendo anche il libero supplementare per pareggiar l’incontro momentaneamente a quota 30.
Tyler Johnson dalla diagonale sinistra segnava battendo Belinelli, Dragic ne aggiungeva due e gli Heat tornavano sopra il break, Frank si liberava dei difensori ruotando il perno verso canestro, soft touch da metà area a segno e -3.
Kemba andava in lunetta per un gomito sfiorato da Ellington su un tiro da tre del capitano dietro lo schermo di Kaminsky, ma l’1/3 lasciava attardati di due lunghezze i Calabroni.
Dragic con un pullup dalla top of the key e altri due punti realizzati in area contro Kemba, scavava un solco complessivo di 6 pt. (33-39).
A 5:49 Kemba tornava in lunetta aggiustando la mano con un 2/2 ma James Johnson batteva Marvin Williams da appena oltre la linea dei tre punti continuando la saga di triple.
Un cambio gioco in diagonale dalla baseline sinistra fin fuori l’arco diagonale destro tra Batum e Walker, era propedeutico alla tripla del secondo che si esaltava saltando sul palleggio nettamente Whiteside per andar sotto canestro in salto in mezzo a due colonne degli Heat a passar un pallone rapidamente sulla destra da dove spuntava MKG bravo a chiuder in schiacciata.
Whiteside su una palla vagante in attacco commetteva il terzo fallo della sua partita venendo tolto da Spolestra, ne approfittava subito Zeller che rollando frontalmente su assist di Kemba, schiacciava per il 42 pari.
Richardson a 2:42 infilava il jumper ma gli Hornets trovavano anche il vantaggio grazie a una tripla di Kemba.
Miami non si arrestava nel gioco da oltre l’arco scoccando l’ennesimo dardo avvelenato; era Richardson a colpire Batum e gli Hornets, tuttavia il nostro numero 5 si rifaceva in attacco sfruttando un contatto con McGruder per trovar il canestro e il libero del nuovo vantaggio (48-47).
Dragic colpiva con un lungo due su MKG in rientro laterale e Johnson (James) a un secondo e mezzo dalla fine puniva un’azione d’attacco scriteriata di Charlotte.
Williams tentava il miracle con un tiro da tre quarti campo e la palla a spicchi benedetta entrava con cornice di luce rossa regalando un insperato 51-52 a fine primo tempo.
 
Il terzo quarto era completamente da dimenticare a partire dalla notizia dell’infortunio al dito di Belinelli che non si vedeva più sul parquet.
Se Batum illudeva tutti con un buon inizio mettendo due jumper intervallato dal solito J. Johnson (solita tripla di serata), Richardson con un’entrata e appoggio di sinistra otteneva anche un libero con il quale portare i suoi sul 55-61 a 10:25.
Era ancora Batum a far rimaner in scia i Calabroni con un’altra giocata da tre punti su McGruder per il 58-61.
Sotto il canestro di Charlotte si accendeva una mischia a rimbalzo, a Zeller era fischiato il fallo sulla contesa con Whiteside ma il centro allargava il gomito sfiorando MKG che con un movimento del busto e della testa all’indietro matrixiano, evitava per un soffio l’uso del paradenti.
Tecnico a Whiteside e Hornets su -2 con Batum. Sull’attacco MKG stoppava Whiteside ma il pallone ripreso dal centro era poi messo dentro dallo stesso da pochi passi.
Zeller ai 24 non segnava, Whiteside con la dunk contrastata e resa meno violenta da MKG riusciva ugualmente a infilar la retina, Batum da tre era sfortunato e il centro di Miami appendendosi in schiacciata si dichiarava difficilmente contenibile…
James Johnson da tre, Dragic su Williams con altrettanti punti… Miami volava con un parziale di 12 punti mentre gli Hornets rimanevano a zero.
Anche l’attacco successivo di Kemba era stoppato dal centro onnipresente di Miami.
Ai 5:29 Richardson per un fallo di MKG realizzava un 2/2 dalla lunetta chiudendo il parziale decisivo di 14-0 con il quale la squadra della Florida si portava sul 59-75…
A interromperlo era Batum quindici secondi più tardi, con un tiro che colpendo primo ferro e tabella, ricadeva dentro.
Le distanze rimanevano siderali sino alla fine del quarto, anche se Kaminsky segnando da tre punti :18.5 dalla fine regalava il -11 (73-84) a coach Clifford che tuttavia incassava prima della sirena uno spin e il banker di Dragic andando oltre Kaminsky.
Finiva il terzo quarto con Miami avanti di 13 (73-86) con un parziale di 22-34 che uccideva il match a dare la cifra delle difficoltà di Charlotte in serata.
 
La squadra in divisa teal provava a reagire dopo il fing and roll di Dragic attraverso una bomba sganciata da Williams per il -12, Frank aiutato dal ferro a 10:44 portava a -10 lo scarto che scendeva ancora (dopo una transizione) a soli 8 punti; Batum dalla sinistra, passaggio forte tagliato in diagonale per Williams che arrivava sotto canestro a destra, finta per farsi superare da Ellington in corsa e facile appoggio (10:11) in un secondo tempo per l’80-88.
Time-out Miami ma una palla orizzontale intercettata da Batum nel mezzo spingeva il francese in transizione, James Johnson quasi recuperava ma non rischiava l’intervento, Batum andava per la schiacciata ma la sfera si scolava dal palmo prima di effettuare la dunk, palla sul ferro, schiacciata mancata e a 9:37 Whiteside scuotendo il ferro a due mani con una jam aggressiva riportava gli imenotteri sul -10.
Alcune giocate da tre punti decidevano poi la gara; J. Johnson da tre, con troppo spazio lasciato da Marvin colpiva per primo, Batum era il secondo; tripla tentata, fallo e tre liberi a bersaglio, Whiteside era il terzo e con una modalità ancora differente, ovvero a 8:44 sfuggendo a Frank appoggiava da sotto ottenendo anche il libero addizionale poi trasformato per l’83-96.
La fatica di Charlotte per rientrare era inutile, si tornava sul -13, Roberts frontalmente realizzava il -10 (86-96) ma successivamente chiudeva male con l’appoggio estendendo la mano sinistra da sotto, rovinando un assist di Batum dalla destra dopo avergli lui stesso dato palla ed esser scattato bene per chiuder la triangolazione.
Nel finale James Johnson e Tyler Johnson con una tripla a testa spedivano sul -17 (90-107) Charlotte che a 2:45 segnava grazie a un circus shot di Kemba, Zeller metteva anche una rim run dunk a 2:05 per il 96-110 ma ormai si viaggiava verso la fine del match senza speranze.
Finiva, infatti, 99-112 la quarantesima gara casalinga.
L’ultima partita stagionale sarà tra sabato e domenica a partir da mezzanotte (ora italiana).
Charlotte ospiterà temibili Celtics in quella che potrebbe al massimo essere una vittoria di prestigio.
 
Pagelle
 
Walker: 5,5
18 pt. (6/17), 2 rimbalzi, 5 assist. Lampi di classe a intermittenza ma per vincere questa gara serviva più cuore e intelligenza. Kemba ci prova a tratti ma è troppo poco. Finisce con un parziale di -14 perdendo il duello con Dragic.
 
Batum: 6
24 pt. (6/13), 3 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata, 1 stoppata. In una partita in cui Miami pressa molto, paradossalmente mantiene attenzione, si procura diversi liberi che sfrutta (12/12) dalla lunetta, finisce nonostante tutto travolto sul -16 di +/- con i titolari ma non è colpa sua. I difetti però sono almeno due; in difesa una tendenza (poi generale di Charlotte) a difendere alzando solo il braccio sui tiri da tre avversari senza rischiare in alcune circostanze la stoppata o almeno tentare di ridurre maggiormente il campo visivo dell’attaccante e in attacco scelte di tiro non sempre felici. Mezzo voto in meno per una rubata che lo porta in transizione ma sulla schiacciata per il -6 facile sbaglia con la palla che si stacca dal contatto con la mano e si va sul -10 successivo.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
8 pt. (3/5), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. In attacco trova un paio di canestri difficili in uno contro uno. In difesa va ad azioni. Riesce a piazzare un paio di stoppate e nel finale si batte strappando aggressivamente un rimbalzo caduto a destra del nostro canestro. Anche nel primo tempo lotta lanciandosi due volte in tuffo, più che l’impegno è la qualità della difesa inferiore al passato.
 
Marvin Williams: 5
15 pt. (6/10), 12 rimbalzi, 1 stoppata. 3/6 da fuori ma un paio quando ormai è tardi. Controverso. Sbaglia alcuni tiri in momenti di possibile importanza per rientrare, nel finale si fa in 4 appunto ma è tardi. Bene a rimbalzo, centra una tripla miracolosa a metà tempo ma sulla difesa da tre punti è un buco. Più di Batum alza la mano, ma se l’avversario sa già che non salterai, eccolo tirar tranquillo, anche se è vero che lui cerca d’aiutare i compagni in alcune situazioni. Quest’ultimo elemento inficia pesantemente le sue discrete statistiche che tuttavia mancano di assist e rubate.
 
C. Zeller: 5
8 pt. (4/12), 4 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Per un po’ di tempo controlla bene Whiteside che rimane a secco, però si deve dedicare esclusivamente a lui. Primo tempo discreto. Nella fase principale della partita però perde il duello in attacco e in difesa, abbassa le sue statistiche errando un paio di conclusioni da vicino. Sul piazzato non ne parliamo, da come costruisce il tiro, si capisce già che sarà ferro. Se deve forzare contro alcuni centri va in difficoltà.
 
Kaminsky: 6
13 pt. (5/9), 1 rimbalzo, 1 assist. In 21 minuti l’apporto difensivo non è molto, compensa con un attacco variegato. Trova soluzioni valide finché può, poi nel finale sbaglia due triple consecutive e il castello di carte di Charlotte cade.
 
Belinelli: s.v.
0 pt. (0/2) 1 rimbalzo, 1 assist. Marco sbaglia due triple giocando 8 minuti. Deve uscire per un infortunio al dito ma anche negli ultimi minuti in campo si vede (nonostante lo tocchi) scavalcare dal pallone cadutogli vicino a rimbalzo. La sindattilia fattagli con bendatura nera non basta e deve rientrare negli spogliatoi. Credo sia mancata anche la sua presenza, sebbene non sia la causa della sconfitta.
 
Miles Plumlee: s.v.
0 pt. (0/0), 1 rimbalzo. Si vede poco in 8 minuti. Sta in campo in maniera sufficiente (un po’ poco reattivo per usar un eufemismo su un pass di Roberts ravvicinato ma comunque non semplice) ma per dargli un voto valido sarebbero serviti magari 4/5 minuti in più.
 
Lamb: 6
6 pt. (2/5), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Finisce con un +4 di plus/minus in 23 minuti. Non ci prova moltissimo. Si accontenta di 6 punti dividendo l’attacco con i compagni. Parla con Kemba durante dei tiri liberi di Miami ma i due alla fine ancora probabilmente non si capiscono a giudicare dai segni e dai segnali.
 
Roberts: 6,5
7 pt. (3/5), 2 rimbalzi, 1 stoppata. A parte il tiro rovinato a Batum, Brian in 13 minuti ci prova. Gli danno un pallone perso tentando nella mischia da sotto canestro il classico assist con passaggio sotto di fino, solo che Miles è reattivo come un cetaceo spiaggiato e la palla colpisce le sue gambe finendo oltre il fondo. Rischia la persa con un tocco di piede di Dragic a mandar sul suo corpo e poi fuori la palla ma gli arbitri cambiano idea dopo aver dato rimessa a Miami. Una tripla e 7 pt..
 
Coach Clifford: 5
Squadra con poca energia, avrà pesato anche la trasferta di Washington, ma nella gara più importante dell’anno devi trovare energie extra, indipendentemente dal risultato. La funzione motivazionale quest’anno è saltata diverse volte, ovviamente dipende anche dai giocatori che hai a disposizione. Miami ne aveva di più e il pressing per non far ragionare i Calabroni ha funzionato. A me insegnavano a uscire dal campo comunque contento per aver dato tutto (anche se parliamo d’ambito calcistico), non so se qualche giocatore sia contento stanotte. Sono tutti professionisti, forse qualcuno non la vive poi così male indipendentemente del risultato che parla di una stagione di regresso. Difesa sul tiro da tre punti oscena, non si è mai riusciti a far di meglio, manca proprio anche l’impostazione dell’andare a contrastare. Spolestra in alcune fasi ha rischiato piazzando alto Whiteside, non solo per seguire il lungo ma anche per cambiare e non consentire a Kemba di prendersi triple facili dietro lo schermo.

Game 78: Charlotte Hornets @ Washington Wizards 111-118

 
 
PreparaziHornets
 
Se dovessimo dare una parola d’ordine all’epoca moderna (in particolare, ma potrebbe essere la parola “chiave” dell’Universo da sempre) sceglierei instabilità.
La battaglia che si è venuta a creare questa stagione sul lato Est della NBA ha confermato le iniziali analisi che vedevano molti team su per giù allo stesso livello.
Fortuna, stati di forma, infortuni, crisi varie (mentali, di gioco, ecc.) hanno prodotto le minime differenze che evidenziano le contraddizioni e il loro rapporto di forze nell’arco della stagione. Da tutto questo possiamo desumere oggi, a una manciata di partite dal termine della Regular Season, un futuro velocemente variabile, aperto, incerto, che probabilmente renderà avvincente più del previsto la lotta per gli ultimi posti disponibili a Est.
I Wizards arrivavano da tre sconfitte consecutive, ma sul proprio terreno sono uno dei migliori team in circolazione, difficilmente battibile con un record precedente la partita di 28-10.
Lo stop a Washington, seppur pesantuccio, ci può stare, Charlotte avrà una sfida ancor più ben importante domani notte in casa contro Miami, anche se le news dagli altri campi stanotte non sono confortanti con Indiana che ha ripreso a vincere battendo nettamente in casa Toronto.
Gli Hornets hanno giocato un buon primo tempo ma hanno finito per cedere alla distanza.
Molteplici fattori hanno concorso alla sconfitta.
Quelli personali sono stati principalmente i 16 turnover e la non curanza in certe occasioni sulla linea del tiro da tre punti, dove i Wizards hanno fatto il loro finendo con un 17/34 da tre punti…
Per di più la panchina dei Maghi ha visto finire Jason Smith con 17 punti e Oubre Jr. con 15, fondamentali sul perimetro per coach Brooks.
Wall ha chiuso con 23 e Beal con 19, non sono serviti i 37 di Kemba e i 16 di Belinelli, secondo top scorer di Charlotte.
Per Charlotte comunque un ottima partita preparatoria contro quella di Miami.
Ora tutti a casa, riposo e domani notte contro gli Heat servirà una partita giocata con cuore e intelligenza per ributtarsi nella mischia e non esser tagliati fuori dal finale di stagione.
 
Gli Hornets schieravano lo starting five che aveva dato soddisfazioni recentemente; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.
I Wizards andavano in campo con; Wall, Beal, Otto Porter, Markieff Morris e M. Gortat.

Kemba Walker supera il Wall durante il secondo quarto.
Kemba finirà con 37 punti ma i Wizards vinceranno ugualmente.
(Geoffe-Burke TODAY Sports)

 
Apriva le danze Washington conquistando la palla a due con Gortat, Porter portava la prima minaccia ma sul passaggio diretto a lui una pre deviazione lo mandava fuori giri facendolo tirar corto. Per vedere il primo canestro occorreva aspettare i 10:32, quando un’apertura sulla sinistra in transizione innescava un open 3 di Batum.
Gortat dal centro sinistra in jumper accorciava sul 3-2 aiutato dall’anello ma a 9:13 un’entrata frontale di Batum chiusa con la destra su Gortat aumentava a cinque i punti di Charlotte. Washington accorciava a 8:11 con un tiro ravvicinato di Beal dopo una transizione con due passaggi che consentivano a Charlotte di far rientrar parzialmente ma inutilmente la difesa.
Beal e Wall sprecavano due altre transizioni su due palloni persi da Charlotte, ma a 7:33 passavano comunque in vantaggio con Morris e il suo jumper dalla media destra.
A 7:14 MKG rispondeva in jumper ma a 6:53 Wall effettuava il controsorpasso con tripla dalla diagonale sinistra che estendeva anche a due il vantaggio dei Maghi.
A 6:29 dall’ipotetica prosecuzione della linea dei FT (tracciando la retta orizzontale verso sinistra) partiva Zeller andando verso il centro ai bordi alti del pitturato, tiro in fade-away con tocco falloso di Morris, palla perfettamente scesa al centro del cesto e libero successivamente realizzato per il 10-9.
Morris vedeva un suo tiro fare più giri sul ferro e uscire, Lamb falliva un’occasione ma mantenuto il possesso era riservito sulla sinistra da Walker, a quel punto aveva buon gioco per andare a depositare il +3 comunque annullato da una tripla di Beal a 5:35. A 5:19 dalla linea di fondo destra Batum ricavava un fade-away vincente oltre i tentacoli di Gortat che dall’altra parte era stoppato sul giro e tiro da Zeller, tuttavia una finta di Wall innescava un suo veloce bound pass per il breve e rapido taglio di Morris a canestro che chiudendo in dunk con Williams attardato portava il punteggio sul 14 pari.
Cody con un veloce contro movimento sulla linea di fondo si liberava di Mahinmi segnando a due mani con l’appoggio in reverse, un recupero difensivo sotto canestro forzato da Walker e lo stesso Zeller portavano il nostro centro all’appoggio in transizione; canestro buono, tocco di Morris, libero supplementare utile per portar il punteggio sul 19-14 a 3:13. Kemba con tre punti frontali aumentava il divario a 8 punti (2:35), si proseguiva con Beal e tre FT a disposizione; mancato il primo (tre sec. Area Charlotte) realizzava gli altri due.
Entrava la panchina di Charlotte; Belinelli falliva da tre, Bogdanovic no, ma una seconda trattenuta di Oubre Jr. su Marco era punita con due FT che l’italiano mandava a segno.
Jason Smith realizzava una tripla alzando il punteggio sul 24-22, Roberts e Oubre Jr. mancavano i tentativi da fuori, il punteggio rimaneva quindi inalterato.
 
Cominciava bene il secondo quarto per Plumlee che realizzava due punti, Marco recuperava un altro fallo (Mahinmi, ma non sul tiro), toccava quindi al dribbling orizzontale di Lamb circumnavigare Bogdanovic prima di appoggiare a sinistra la palla a spicchi del +6.
Oubre Jr. accorciava, Charlotte andava a vuoto con Lamb e Kaminsky ma manteneva, grazie ai rimbalzi offensivi il possesso, drive di Belinelli, splendido passaggio fulmineo depistante dello swingman per Roberts solo sotto canestro a dx che ringraziava appoggiando facilmente.
I Maghi però rimontavano i 6 punti di scarto trovando a 9:00 dall’intervallo il pari a quota 30.
Dieci secondi più tardi Clifford chiamava il time-out. Dall’ennesimo turnover, Jennings ricavava la transizione solitaria del +2 per gli uomini di Brooks, Jason Smith stoppava Lamb e gli Hornets mostravano qualche problemino, anche Belinelli rischiava la persa in palleggio ma recuperando e aggiustandosi sul centro sinistra a 8:01 metteva la tripla del sorpasso (33-32).
A 7:27 Lamb ne metteva altri due, a 6:54 MKG in elbow jumper aiutava la causa, il parziale era interrotto da Morris con una tripla sulla quale la difesa di Charlotte ci metteva troppo ad aggiustarsi. A 6:18 rispondeva Kaminsky dalla grande distanza, Morris fintando la tripla arrivava in dribbling fin sotto canestro per chiudere con la schiacciata a una mano.
Una penetrazione centrale di Wall era utile ai nostri avversari per tornar sul -1 (40-39), ma Charlotte fiutato il pericolo reagiva con una tripla di Walker a 5:22, Gortat di sinistra metteva altri due punti ma il finale del primo tempo era quasi totalmente favorevole ai viola che segnavano ancora con Kemba un’altra tripla, questa volta dichiaratamente aperta (dalla sinistra) andando sul 46-41 a 4:48 dalla seconda sirena.
Wall dalla destra rischiando di toccar la linea laterale arrivava sul fondo in velocità, palla al centro, tocco di Gortat e -5.
A 3:43 attaccava Kemba; scontro con Morris, due punti dalla lunetta che anticipavano quelli di MKG sempre a gioco fermo (transizione grazie a un recupero di Kemba abile a chiuder Wall con il corpo).
Kemba a 3:12 segnava in pullup, poi in difesa recuperando un rimbalzo faceva seguire un lungo passaggio che trovava Batum oltre le linee difensive dei Wizards, appoggio in fing and roll e Hornets sul 54-43.
Jason Smith segnava da tre, Walker in attacco lo batteva con il classico step-back jumper ma il lungo tornando in attacco riusciva a mettere la terza tripla personale di serata (1:52) sorridendo.
Dal 56-49 si passava al 60-51 quando due liberi di Williams (fallo di Smith su un tentativo dinamitardo di schiacciata a una mano della nostra PF) erano il prologo a una gran difesa dello stesso Marvin sulle due guardie dei Wizards che sulla stessa azione in avvicinamento non trovavano rispettivamente lo spazio per il tiro e il tocco vincente in avvicinamento.
A otto secondi dall’intervallo Charlotte ripartiva; tripla di Walker con buono schermo e Hornets al comando 63-51 con le squadre rientranti negli spogliatoi per riposarsi una decina di minuti.
 
Al rientro sul parquet Washington prendeva piede; Morris iniziava segnando tre punti, Kemba reagiva con due ma dopo lo scambio di cortesie Wall/Zeller (il secondo trovato da Williams sotto canestro a destra con buon passaggio), a 10:15 veniva chiamato un fallo a Batum per una stoppata su Porter.
Il 2/2 abbassava il divario a una cifra (67-58), Batum a 10:01 rispondeva con un dribbling e facile jumper dal centro sinistra, Porter rispondeva con due punti che facevano della gara il mid range jumper show, inoltre un recupero di Wall costava un 2/2 dalla lunetta.
Clifford si arrabbiava per il decimo turnover concesso ma non riusciva a fermare l’inerzia della gara, un’altra persa di Batum e a 8:20 i Maghi tornavano sul -3 (69-66).
Gortat stoppava due volte gli attacchi di Charlotte inframezzato da un’inchiodata di Zeller al vetro su Wall, dopo la fiera delle stoppate era Beal a 7:43 a chiudere con una terrificante schiacciata centrale per il -1 (69-68).
Kemba produceva una disperata entrata centrale con la palla che si arrampicava sul ferro entrando, dando respiro a Charlotte.
A 6:36 arrivava però l’inevitabile pareggio per mano di Wall che scaricando una tripla stabilizzava la gara a quota 71.
Evaporato il vantaggio, Batum provava a riconquistarlo con una tripla senza fortuna, uno scoop di Kemba partito dalla destra su un lento Morris era la soluzione giusta per riottenere il +2.
Wall a 5:02 sorpassava sul 75-73 ma non era ancora fuga per i capitolini che incassavano un jumper di Batum.
Una potente dunk di Wall riportava al comando i bianchi ma l’azione era viziata da un evidente fallo a centro area di Gortat che spingendo e bloccando Zeller lateralmente, creava il corridoio per il compagno.
Belinelli a 3:47 riagguantava il pari, Beal ridava il +2 ai suoi ma ancora Marco, pur con la mano in faccia di Gortat, sparava sul polacco il 79 pari dalla media sinistra.
Wall per Gortat era l’asse che portava al tocco del polacco da sotto per il 79-81, ma un Belinelli infuocato sparava in faccia anche all’altro lungo in campo (Jason Smith) per ottenere la parità a quota 81.
Wall da tre a 1:28 nonostante una buona difesa, segnava il +3 Wizards, gli Hornets andavano a vuoto con Marco e Kemba da tre e sul secondo rimbalzo Plumlee non controllava spedendo in rimessa laterale destra la palla a spicchi.
Wall segnava un libero su due ma era annullato per invasione, Smith ci provava due volte da tre punti andandogli bene la prima volta, mentre sulla sirena la palla colpiva il ferro ma a sirena suonata il punteggio si fissava per un paio di minuti sull’81-87.
 
La palla a spicchi tornava a roteare sul legno di Washington con i padroni di casa in possesso, Bogdanovic da sotto ne approfittava allungando di due.
Dopo una persa di Frank, Smith incredibilmente segnava ancora da fuori, spostando il suo range di serata evidentemente dal lungo due all’esterno.
A 11:13 Clifford provava con un time-out a riunir la panchina un po’ disunita in difesa e in attacco senza troppo giro palla. Mahinmi in difesa era aggressivo e bloccando due volte con il fallo Lamb concedeva due giri dalla lunetta al nostro numero tre.
Il ¾ a 9:57 ci restituiva un -8 (84-92), ma Oubre Jr. si scatenava nel mezzo dell’ultima frazione; la sua azione insistita lo portava vicino a canestro; finta, Lamb gli cadeva addosso e due FT realizzati.
Frank con una strong drive faceva disperare Mahinmi sempre convinto delle sue azioni corrette, due liberi a segno per il nuovo -8.
Uno scambio di epistolari triple tra Roberts e Jennings vedevano vincente il secondo che con lo 0-3 (8:41) indirizzava la partita in direzione della squadra di casa che subiva a 7:57 un tap-in di Lamb, spuntato da una selva di mani per una deviazione veloce e poi sbagliava con Oubre Jr. una schiacciata atletica di sx che il panchinaro dei Maghi spalmava di sinistra sul ferro.
Era però Oubre Jr. con una tripla a far toccare quota 100 ai nostri avversari.
La reazione di Charlotte si vedeva con Batum, il quale dalla destra trovava Belinelli che con perfetto taglio e angolazione agganciava e realizzava un appoggio non facile contrastato sulla posizione.
A 6:42 Oubre dall’angolo destro colpiva ancora da tre punti evidenziando carenze da quelle parti di Charlotte.
Gli Hornets tentavano ancora una volta il recupero ma Frank dalla lunetta splittava, Walker si faceva in quattro, anzi, in sei, realizzando due triple consecutive che a 4:03 restituivano un più giusto -7.
Wall in entrata sul movimento colpiva involontariamente Kaminsky al volto procurando danno.
Fallo offensivo, palla a Walker in entrata arrestata ancora in maniera irregolare da Mahinmi.
Kemba falliva il primo e metteva il secondo, a 3:28 sul 98-104 Charlotte intercettava un pallone in difesa con Belinelli in allungo sul lato sinistro, l’attacco però sfumava con Batum inabile a realizzar una tripla aperta quasi frontale.
Wall a 2:42 segnava appoggiando in entrata e Kemba con il fiato corto sparava storto da tre, gli Hornets erano in difficoltà ma a 2:05 Kaminsky dalla profonda diagonale destra batteva Smith di tripla portando sul 101-106 lo scoreboard.
Un top shot di Beal (dalla lunga da due) su Batum era quasi fatale ma ancora “Frank the Tank” cannoneggiava dalla sinistra tre punti che portavano Charlotte a 1:31 dalla fine sul -4 (104-108).
Sfortunatamente Oubre Jr. segnando dalla diagonale sinistra, nonostante un’uscita (tardiva) di Marco canalizzava la partita a favore di Washington e anche se Kemba a :58.9 si procurava altri due FT realizzandoli, Porter dalla sinistra colpendo ancora da tre a :36.8 chiudeva i giochi.
Finiva 111-118 per la squadra di Brooks che controllava.
 
Pagelle
 
Walker: 7
37 pt. (13/25), 5 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate. Gran partita del capitano che inizia bene sbagliando poco, spinge i viola al vantaggio largo nel primo tempo, poi va a vuoto qualche volta ma finisce ancora con buona percentuale, forse esagera un po’ da fuori (6/14) mettendo però due triple che nel finale rischiano di riavvicinare Charlotte all’insperato successo.
 
Batum: 5,5
13 pt. (6/10), 1 rimbalzo, 8 assist, 1 rubata. Ottimo in fase assist se non fosse per 4 perse, una in un momento critico della partita. Sbaglia anche un paio di triple, una decisamente aperta in un momento fondamentale per il recupero. In difesa ci prova ma viene battuto a volte non per colpa sua. Poco presente a rimbalzo.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
8 pt. (3/5), 3 rimbalzi, 1 assist. Non uno dei migliori secondi tempi. Nel finale Clifford lo rimanda in campo ma i Wizards segnano ugualmente con Porter. Attacco limitato ma valido, tuttavia mi aspettavo di più dopo un primo tempo discreto.
M. Williams: 5
2 pt. (0/6), 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Buona difesa nel primo tempo, gioca 29 minuti, al tiro non ne azzecca una. Serataccia. Nel secondo tempo anche la difesa mi piace meno.
 
C. Zeller: 6,5
10 pt. (4/5), 10 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Per certi versi vince il duello con Gortat facendogli sbagliare anche alcuni tiri “semplici” e catturando rimbalzi con aggressività. Una bella stoppata e poi poco spreco. Anche lui però disputa un buon primo tempo, poi si perde un po’.
 
Belinelli: 7
16 pt. (6/10), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Ci vorrebbe una leggera attenzione in più in difesa, dove comunque anche nel finale recupera un pallone prezioso. Qualcuno gli spreca possibili assist ma lui si rifà con un no look pass per Roberts e la sua serata è complessivamente buona. Due i palloni persi come le triple (su 4 tentativi). Nel secondo tempo si esalta e nel terzo quarto con un 3/3 risponde colpo su colpo ai Wizards ma da solo non basta. Quando forza lui spesso soffriamo perché gli altri non stanno giocando con il ritmo giusto. Bravo a procurarsi falli in attacco grazie al movimento. Lo marcano come se fosse appena fuggito da una banca con 100 milioni di dollari.
 
Kaminsky: 6
12 pt. (3/7), 5 rimbalzi, 3 assist. Partita controversa per Frank che gioca con una protezione alla spalla. Ultimamente stava tirando bene, specialmente nella seconda metà dei tempi. Anche questa sera ingrana ma tardi, due le bombe nel finale che purtroppo questa volta non servono. Discreto a rimbalzo, tre però i palloni persi.
 
Roberts: 5
2 pt. (1/3), 1 rimbalzo. Zero assist in 11 minuti, impreciso al tiro, incassa sfortunatamente una tripla di Jennings nel secondo tempo.
 
Lamb: 6,5
9 pt. (3/6), 5 rimbalzi, 1 rubata. Finisce con un -14, coinvolto dalla panchina in un disastro quasi annunciato. Lui tuttavia fa il suo cercando con varie modalità il canestro. Da tre gli va male nell’unica occasione tentata ma attaccando Mahinmi si procura tre punti su 4 disponibili che integrano i tre canestri di serata, uno ottenuto in proprio dopo un buon dribbling. Tendenza a saltare sulle finte, fa un fallo su Oubre Jr. che ringrazia dopo averlo esaurito sull’azione insistente.
 
Mil. Plumlee: 5,5
2 pt. (1/1), 1 rimbalzo in 8 minuti. Perde due palloni e non controlla un rimbalzo che avrebbe potuto con maggior calma e agilità conquistare essendo solo. Due punti e un rimbalzo, un paio di pessimi schermi offensivi, su uno dei quali commette una spinta ingenua che ci costa il turnover. Con un occhio pesto si batte ma con scarsi risultati complessivi.
 
Coach Clifford: 6
Mah… difficile dire se cambiando qualche rotazione rispetto a quelle usate stasera sarebbe cambiato qualcosa. Washington in casa è dura da battere e ha trovato anche la serata buona da tre punti. Non importa per la sconfitta, vi sono ancora quattro partite e quella di domani sarà notevolmente più importante che quella giocata stasera (pur importante).

Classifica a Est il 4/4/2017

Dall’articolo analisi di qualche tempo fa, riguardante la situazione delle aspiranti ai playoffs qualcosa è mutato.

Alcune squadre sono a un passo dalla qualificazione; Milwaukee (40-37) si è avvantaggiata ma avrà un finale composta da 4 partite in trasferta e una casalinga (contro di noi), Atlanta (39-38) con un paio di vittorie sembrava essersi messa al riparo ma la prossima contro Boston e le successive due contro Cleveland più gli scontri diretti con Hornets e Pacers la rendono traballante come Milwaukee.

Dietro di loro i Bulls (38-39), dopo il passo falso con  Philadelphia hanno invertito completamente la rotta presentandosi come squadra in forma e seria candidata per la post season, sebbene  sembrassero un team in crisi, ora avranno un calendario in discesa composto da avversarie più propense a tankare che a metter i bastoni tra le ruote, anche se la sorpresa di giornata in questa NBA può sempre saltar fuori.

Miami e Indiana (37-40) invece sono due squadre leggermente in crisi di risultati.

Gli Heat se la vedranno nelle prime ore dopodomani notte a Charlotte in uno scontro diretto importantissimo che potrebbe  risultare determinante in caso di parità tra le due squadre. Dovessero perdere, andrebbero sotto 1-3 nella serie e in caso di parità gli Hornets avrebbero la meglio. Il calendario poi non è dei migliori e la lunga risalita di questi mesi potrebbe non bastare a Miami, finita senza carburante e giocatori nelle ultime battute, poco prima di tagliare il traguardo, anche se Whiteside e Dragic son scesi a spingere. C’è però il terzo incomodo rappresentato dagli Indiana Pacers, sconfitti dopo due OT di resistenza a Cleveland nonostante un Paul George eroico nei supplementari ora sono finiti fuori dalla sottile linea rossa che delimita le partecipanti ai playoffs. Dopo la partita contro i Raptors, non facile, avranno due scontri diretti e due trasferte abbordabili (Magic e 76ers) nel mezzo, quindi avranno altre possibilità di rientrare nelle otto partecipanti.

Charlotte (36-41) ha vinto le ultime tre (superando Detroit che vedo tagliata ormai fuori dalla lotta anche per come sta giocando e perdendo i finali), a Toronto e in casa contro Denver con due comeback strepitosi nell’ultimo quarto, andando anche incredibilmente a vincere a Oklahoma City si è rimessa in carreggiata. Le 5 partite rimaste saranno tutte delle finali. Sfortunata, mente dopo quella di questa notte con Washington si avrà il back to back con Miami, bisognerà vedere se si avranno possibilità di vittoria a Washington. I Wizards arrivano da tre sconfitte consecutive ma in casa hanno uno dei migliori record della Lega dopo il primo paio di team a Est e a Ovest. Charlotte però sta spingendo, è in un buon momento di forma e la testa aiuta nel recupero. Per superare Miami potrebbe bastare la W nello scontro diretto, ma per agguantare Indy servirebbe anche la vittoria nella capitale.

La battaglia è aperta, questa è la situazione:

 

Altre notizie, non inerenti al giocato, arrivano dal fronte assistenti dei coach dove Patrick Ewing è tornato al suo vecchio amore Georgetown. Sarà lui il nuovo allenatore della squadra di basket che da giovane, nei primi anni ’80, l’aveva lanciato nella NBA. Gli Hornets perdono un altro tassello di quell’entourage da Space Jam che vedeva figurare precedentemente anche Mark Price (ex giocatore che aiutò anche MKG a migliorare il suo tiro). Buona fortuna quindi a Ewing.

http://www.cbssports.com/college-basketball/news/georgetown-basketball-hires-patrick-ewing-as-new-head-coach/

In ultimo, il Congresso statale della North Carolina, dove i Repubblicani detengono la maggioranza, ma il governatore è un democratico (Roy Cooper installatosi sconfiggendo il Repubblicano Pat McCrory alle scorse elezioni datate 8 novembre), ha raggiunto un accordo per abrogare la legge statale approvata nel marzo 2016, la famosa controversa legge sui bagni da utilizzare per le persone gay, transgender o che comunque hanno cambiato sesso dalla nascita. A dicembre il nuovo governatore aveva chiesto al Congresso statale di cancellare la legge, inutilmente. Ora pare esser stato raggiunto un compromesso che ha qualche problematica, non è perfetto secondo il popolo LGBTI e soprattutto ha dei limiti temporali. Cooper ha affermato che si tratta di un risultato perfetto ma che comunque inizia a smuovere le acque «cominciando a riparare la nostra reputazione». Aggiungerei io che si tratta di una mossa per cercar di non far perdere mercato allo Stato, giacché, come si evince dal post sottostante, non solo gli Hornets persero la loro Gara delle Stelle, ma anche altre attività subirono cancellazioni, in più numerose ditte, minacciando di non investir più lì in futuro, hanno sicuramente influito sul ritorno al compromesso della scelta dei Repubblicani.

“Il Post” sottolinea che:
“La legge aveva causato gravi danni economici al North Carolina, per i boicottaggi che aveva provocato sia all’interno che dall’esterno dello stato: la NBA – la National Basketball Association, la principale lega professionistica di basket in Nord America – aveva annunciato per esempio che non avrebbe organizzato più l’All Star Game del 2017 a Charlotte.
Negli ultimi mesi erano stati cancellati altri eventi: ad aprile Bruce Springsteen aveva cancellato un concerto a Greensboro, il capoluogo della contea di Guilford; poi era stata la volta dei Pearl Jam, di Ringo Starr e del Cirque du Soleil.
Le proteste avevano coinvolto anche diverse aziende, tra cui PayPal e American Airlines, Facebook e Google, la cui divisione di investimenti aveva detto che non avrebbe finanziato nessuna società del North Carolina finché la legge non fosse stata abrogata.
L’agenzia di stampa Associated Press ha di recente pubblicato un’analisi in cui si stima che la legge avrebbe causato al North Carolina perdite superiori ai 3,7 miliardi di dollari nei prossimi 12 anni.”

Game 77: Charlotte Hornets @ Oklahoma City Thunder 113-101

 
AmletHornets
 
Lo spettro che si aggira attorno al castello (di certezze crollate) costruito dagli Hornets in prestagione, torna a ripresentarsi a ogni ora della tenebra nella quale vanno in scena i Calabroni. L’amletico dubbio è simile all’agire al non agire che lacera la mente del pallido Principe di Danimarca (Amleto) shakespeariano, il quale, dilaniato dal dilemma sulla giusta o sbagliata vendetta suggerita dallo spirito del padre (riassunta in poche righe… lo zio Claudio uccide il padre, legittimo sovrano detentore del trono di Danimarca per prendere in mano le sorti del regno e avere come consorte Gertrude, madre di Amleto, Regina ed ex moglie del re che sotto forma di spirito chiede aiuto al figlio per vendicarsi) s’intristisce procrastinando l’azione filosofeggiando, spostando così l’azione su riflessioni più dense quali la caducità della vita, i valori (amicizia, tradimento), convenzioni sociali (ipocrisia, gerarchia), le emozioni, ecc., creando così un capolavoro dalle molteplici letture, discordanti a seconda dell’interpretazione del lettore.
Mi si perdoni dunque il paragone se “futilmente” l’accostamento spontaneo veniva da se: “tankare o non tankare” per gli Hornets era il nobile problema dopo la sconfitta con i Pacers a Indianapolis.
Gli Hornets tuttavia, trascinati dalla volontà e dal destino, hanno messo da parte in maniera lampante i dubbi sull’azione, ritrovando certezze personali e provando a inseguire i playoffs, le incertezze sul futuro rimangono e per dare credibilità nel portare a termine il progetto playoffs si aveva bisogno di una vittoria tra OKC e Washington prima dello scontro diretto con Miami. Ebbene, eccola subito arrivare, insperata e bella, fulgida e schiacciante.
Gli Hornets giocando una delle migliori partite durante la stagione hanno combattuto una partita che ha visto le due squadre perder molti palloni; 16 Charlotte, 24 i Thunder.
Percentuali simili dal campo, ancora una volta dalla lunetta Charlotte trae beneficio rispetto agli avversari con un 28/32 contro gli 11/12 dei Thunder.
18 le rubate di Charlotte contro le 10 dei Thunder che hanno avuto un Westbrook in tripla doppia con 40 pt., 13 rimbalzi e 10 assist ma non con cifre dal campo eclatanti, in più le 8 palle perse non pone questa sua prestazione tra le migliori, ben controllato da MKG, del quale si è sentita a mancanza quando è rimasto fuori dal campo.
Oladipo con 19 e Roberson sono gli altri unici due Thunder finiti in doppia cifra giacché Westbrook ha accentrato troppo il gioco.
Sugli altri parquet che c’interessavano Atlanta ha finito per perdere a Brooklyn 91-82, Milwaukee ha ceduto in casa contro Dallas 105-109, Chicago è passata a New Orleans 117-110, Denver è passata a Miami 116-113 mentre i Cavaliers in questo momento si trovano al supplementare (104-104) contro i Pacers pur giocando in casa.
 
Gli Hornets in viola con; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Zeller accettavano la sfida del Tuono che lampeggiava minaccioso alla Chesapeake Arena in divisa arancio con i cinque scelti da Donovan da contrapporre: Westbrook, Oladipo, Roberson, T. Gibson e S. Adams.

Michael Kidd-Gilchrist, 16 punti e una buona difesa su Westbrook, qui contro Kanter a canestro. 2017 NBAE (Photo by Layne Murdoch Sr./NBAE via Getty Images)

 
Il primo pallone, grazie ad Adams, era controllato dai Thunder, i quali non riuscendo a sfondare con Westbrook, ben controllato da MKG, ci provavano con Oladipo ai 24 senza successo. Charlotte ci provava successivamente due volte da oltre l’arco grazie a un recupero, ma Walker e Williams fuori misura lasciavano inalterato in punteggio, tuttavia a sbloccarlo ci pensava Adams in schiacciata servito da Gibson con la rotazione degli Hornets incapace di tornare sotto canestro se Zeller dovendo abbandonare l’uomo per opporsi al passatore era costretto alla scelta più ovvia.
Un fallo su di un tiro effettuato da MKG (autore Oladipo) mandava in lunetta la nostra ala piccola a 10:27, brava a pareggiare.
Un probabile fallo su Zeller in schiacciata ad abbassare il canestro non era chiamato, transizione per Gibson e due punti abbastanza facili per riportar sopra gli arancioni che tuttavia andavano sotto grazie alla tripla di Walker dalla diagonale sinistra.
Tornavano sopra di uno i ragazzi di Donovan ma a 8:18 Cody andava alla conclusione in schiacciata; un braccio di Adams sulla sua spalla non gli consentiva di finalizzare l’azione nata da una sua infilata frontale con assist dai tempi perfetti di Batum dalla sinistra.
I due liberi del nostro forse imperfettibile centro (in questa specialità) erano splittati ma consentivano agli Hornets di guadagnar la parità a quota 6.
I Thunder però passavano all’azione e su fulminea entrata Roberson posterizzava Williams con la schiacciata alla Fortebraccio.
Charlotte andava a vuoto venendo colpita da un fulmine da oltre l’arco di Oladipo che dalla diagonale sinistra realizzava il 6-11 prima che altri due punti di Gibson da sotto costringessero Clifford a chiamare time-out con degli Hornets non malvagi ma fuori ritmo, un po’ sfortunati.
Al rientro Batum si presentava realizzando una tripla, Walker rubava un pallone indirizzato ad Adams, poi era il floater di Marvin a riavvicinare i due team ma Westbrook, fin lì ben controllato da MKG calava il tre di denari portando lo scoreboard sull’11-16.
Un fallo di Adams su Zeller consentiva a Cody di raggiunger la lunetta, luogo dal quale partivano i due tiri che innalzavano lo score personale di due punti, Batum con un crossover e una drive dalla destra giungeva fino a canestro per andare leggiadramente a schiacciare.
Era sempre Batum in versione assist man a passare in diagonale dall’esterno destro verso il pitturato a MKG, bravo a farsi trovare all’appuntamento senza sgherri di OKC a difesa intorno al canestro.
Il canestro consentiva il sorpasso (17-16) agli Hornets ma uno dei classici irresistibili appoggi di Westbrook faceva tornar avanti i padroni di casa.
Kaminsky non era dell’idea di lasciarli avanti e tentava un tiro da tre punti che infilandosi contribuiva al saliscendi tra i due team (20-18).
Erano ancora Russsell e Frank a portare due punti per i rispettivi team facendo salire il punteggio sul 22-20, poi entrava in scena Marco, il quale scambiando posizione con Walker che nel frattempo a distanza gli cedeva palla sulla sinistra, viaggiava verso l’esterno mentre Marco entrando dalla mancina batteva la difesa dei Thunder in drive layup shot.
A 1:36 Belinelli subendo fallo sul tentativo da tre punti centrale andava in lunetta a realizzar il 27-20.
Roberts contribuiva allo stacco in entrata frontale con leggera esitazione realizzando il 29-20.
A bloccare il parziale dei viola era Oladipo dalla lunetta (fallo di Plumlee) ma un’altra dribble drive di Belinelli un po’ fuori equilibrio sull’appoggio, consentiva agli Hornets di chiudere il primo quarto sul 31-22.

Kemba Walker contro Kanter in sospensione.
Il capitano finirà con 29 punti complice il 3/4 da oltre l’arco.
2017 NBAE (Photo by Layne Murdoch Sr./NBAE via Getty Images)

Clifford come il suo solito schierava la panchina a inizio secondo, dopo un minuto e sei secondi si sbloccava il punteggio del secondo; era Kaminsky a esplodere una tripla che mandava i teal & purple sul +12.
Sabonis replicava da tre e un dragster Oladipo in coast to coast a 10:14 segnava in appoggio toccato da Frank.
Giocata da tre punti per il -6 (34-28).
I Thunder in attacco tentavano con Oladipo d’aprire verso l’angolo destro ma Lamb ben posizionato, in allungo rubava a metà strada la sfera, transizione, running dunk con doppio danno arrecato alla sua squadra da parte di Oladipo che toccava Jeremy sulla schiacciata finendo per fargli realizzare tre punti.
Dall’altra parte Sabonis in area si girava di spalle a canestro per sfuggire a Roberts, la palla gli sfuggiva in un secondo tempo finendo in aria, incredibilmente e sfortunatamente per gli Hornets ricadendo dentro il cesto, faceva guadagnar due punti ai Thunder. Una giocata da tre punti di Westrbrook per il 37-33 rimetteva le cose alla luce della normalità con uno scarto meno marcato ma proprio un altro turnover del numero 0 dei Thunder consentiva poi a Roberts di piazzare due punti con un lungo jumper frontale (7:34).
Grant dall’angolo destro con una bomba ispirava la rimonta (39-36), anche perché un passaggio nell’angolo sinistro di Belinelli per MKG non era ben afferrato dal numero 14 che lasciandolo uscir riconsegnava la sfera ai Thunder.
MKG deviava un pallone a Westbrook ma Frank emetteva un tiraccio da tre punti, Marvin commetteva passi, finiva così per schiacciare Roberson trovato da Westbrook (abbattendo MKG in maniera irregolare) sotto canestro.
Sul 39-38 a 5:40 Kemba, sulla pressione del difensore entrava leggermente in off-balance sulla tripla già decisa, l’esito era quello sperato o atteso, tre punti e Hornets nuovamente a distanza di sicurezza.
MKG si rifaceva subendo fallo da Grant; 2/2, Hornets sulle ali dell’entusiasmo anche con Roberts e il suo scoop in entrata e con Frank, il quale cercando il contatto con il difensore sul tiro lo trovava.
Due FT, Hornets sul 46-40.
A 4:30 Adams mancava un tiro dal cuore dell’area, Westbrook come un falco sul rimbalzo prendeva il possesso guadagnando anche due liberi successivamente trasformati.
Walker segnando tre punti dalla diagonale destra si dimostrava la solita macchina da guerra; una catapulta da tre punti per il 49-42. MKG in difesa costringeva a una palla a due Grant e sempre lui a 3:32 guadagnando due liberi dava il 51-42 alla squadra del North Carolina.
Michael non si limitava quindi solo alla difesa ma anche all’offesa; jumper fuori equilibrio cadendo in avanti da circa l’altezza dei liberi, altri due punti…
Adams sulla linea di fondo sinistra era raddoppiato da MKG, giro e tiro per il kiwi che veniva però stoppato da Zeller a un palmo, transizione chiusa da Walker in reverse layup per il 55-42. Westbrook ne metteva due ma Kemba con il palleggio tambureggiante spostava la sfera sul parquet portando a spasso il difensore, pullup e voilà, altri due punti…
Oladipo e Westbrook sul finire del primo tempo piazzavano una bomba a testa, Batum interrompeva la rimonta con un banker dal colorato finito appunto a tabella andando oltre Adams. Westbrook cercava un altro dei suoi appoggi eleganti con quella felinità imprevedibile; MKG diceva no ma in maniera irregolare, così Russell per guadagnar i due PT era costretto a passar dalla lunetta, rallentando solamente il percorso.
Belinelli tentando un palleggio dietro la schiena faceva rimbalzar palla su Oladipo, contropiede Westbrook/Oladipo e due punti per quest’ultimo.
Finiva quindi 59-54 il primo tempo su un +5 tra l’incerto e il promettente.

Cody Zeller e Adams in uno scontro/incontro cromatico ad alta quota.
2017 NBAE (Photo by Layne Murdoch Sr./NBAE via Getty Images)

 
Dopo la pausa ristoratrice e defaticante, si ricominciava con un punteggio più in equilibrio rispetto allo scatto degli Hornets.
A 11:50 Zeller portava un blocco alto per Batum, poi rollando era servito dal francese, ottima la corsa con schiacciata bimane del nostro centro.
MKG in area cambiava direzione dopo l’arresto, appoggio su Gibson da sotto, Walker a 10:27 con un minimo schermo di Zeller esplodeva la tripla del 66-54 che costringeva Donovan all’immediato time-out.
Al rientro sull’incursione in area, Wesbrook perdeva la maniglia mandando la sfera oltre il fondo contribuendo ai numerosi turnover dei Thunder.
Kemba si accontentava di due punti passando di poco l’arco sul pass di Zeller, Adams faceva viaggiare un lob per Gibson in area, Marvin però interveniva in anticipo nonostante la spinta precedente dell’ex Bulls, in attacco Batum sprecava da tre apertamente ma Westbrook sfidando MKG tentava la tripla più sull’esterno del primo ferro che sul bordo…
Era una transizione con Batum a dare a un MKG bravo a superare sulla destra in corsa anche l’ultimo ostacolo, ad appoggiar due punti d’oro.
Oladipo dalla destra tentava di arrivare a canestro ma in aiuto Marvin Williams spazzava il tentativo della SG avversaria.
Un teardrop di Zeller per il 72-54 era preoccupante per Donovan che chiamava ineluttabilmente un’altra pausa.
Wesbrook in entrata saltava Zeller finendo con uno scoop atletico ma la premiata ditta Walker a 6:11 colpendo ancora da tre aumentava il gap (75-56) a +19.
Westbrook con tre centrali era imitato dalla nostra PG nella realizzazione ma con un punto in meno.
Russell però tornava a far sul serio facendo ricadere nella retina un altro tentativo da oltre l’arco.
MKG percorrendo la linea di fono sinistra era raggiunto da un passaggio intelligente di Batum, non difficile per il nostro numero 14 realizzare.
I Thunder commettevano l’ennesimo turnover, questa vota propiziato da Zeller per poi subir due FT di Walker.
Westbrook nel duello tra PG rispondeva con il solito appoggio e con la terza tripla nel giro di pochi minuti.
Gli Hornets rompevano la monotonia del rientro Thunder con un ½ di Zeller a :33.5.Kanter dall’altra parte pareggiava splittando (manata di Cody sotto canestro per evitare il lungo alzasse palla), poi era Plumlee bravo a rubar un pallone allo stesso Kanter, schermo alto di Miles sulla ripartenza di Lamb che in entrata forzava il tiro con una mano di Kanter sulla palla in fase di alzata; sfera al vetro e ricaduta in retina sul difficile tiro.
Kanter si rifaceva battendo Kaminsky e Plumlee da sotto. Plumlee bloccava la via a Oladipo lasciandogli il fondo, seguendolo recuperava anche palla in tuffo, poi Roberts ci metteva troppo a passare a Plumelee che veniva stoppato da Grant mentre scadevano i 24 secondi.
Finiva così sul +14 il terzo quarto.

Brian Roberts tira oltre Sabonis.
Roberts ha dato un discreto apporto dalla panchina.
2017 NBAE (Photo by Layne Murdoch Sr./NBAE via Getty Images)

 
L’ultimo quarto partiva con un canestro in reverse layup ad opera di Grant al quale rispondeva Kaminsky da sotto dopo aver preso un rimbalzo offensivo.
A 10:39 Frank aggiungeva altri due pt. a referto per lo sgambetto ricevuto mentre in corsa cercava d’arrivar a canestro; giro di lunetta e Hornets sull’88-72.
Quattro punti dei Thunder consigliavano a Clifford di fermare il tempo a 9:35.
Lamb al rientro si prendeva la responsabilità di una sospensione face to face con McDermott, gran tiro e realizzazione, dall’altra parte tuttavia il fantasma di Kanterville continuava a mieter vittime; sfondamento in entrata (tutto legale, con il corpaccione) e due punti per Enes.
Il duello a distanza con Lamb proseguiva.
Jeremy a 8:51 realizzava due punti venendo anche toccato sul tiro; libero supplementare realizzato per il fallo di Christon e +15 (93-78).
Kanter con l’appoggio realizzava ma Lamb tirando da tre sul ferro vedeva sia anello che il plexiglass dare una mano sui bizzarri rimbalzi che inducevano la sfera a entrare nel cesto.
Il lungo dei Thunder ci provava ancora in attacco, ma una difesa ninja degli Hornets composta da una squadra di tre giocatori gli portava via palla, Frank a 7:57 seguendo l’esempio del numero tre, ne metteva appunto in numero perfetto per il 99-80.
Roberts con due punti faceva scavallare quota 100 a Charlotte (101-80) a 7:25 dalla fine.
Sembrerebbe partita stravinta e in ghiaccio, invece una reazione dei Thunder, aiutati dal rumore del pubblico casalingo, riusciva a produrre un divario inferiore (-11), con gli ultimi due palloni persi da Kemba (tentativo di pick and roll con Marvin e palleggio) a portare alle transizioni di Oladipo e Roberson.
Una persa tra Zeller e Batum faceva arrabbiare nuovamente Clifford, per fortuna da tre Westbrook andava a vuoto, mentre dalla parte opposta Zeller, servito da Nic, portava a casa un canestro più realizzazione dalla lunetta.
Westbrook segnava battendo Zeller, ci riprovava poco più tardi, ma questa volta sulla sua strada trovava in aiuto lo stoppatore folle Williams che diceva di no al numero 0 avversario.
Le due PG si rispondevano da oltre l’arco ma il tempo giocava a favore di Charlotte che oltretutto era graziata da un appoggio corto di Russell, il quale probabilmente sperando nel fallo lasciava stampar la palla sul primo ferro, su un recupero di Batum la transizione era chiusa da Marvin a 1:52.
In realtà Williams era fermato da un fallo ma dalla lunetta nessuno poteva disturbarlo, nemmeno i lunghi palloncini gialli sventolati, agitati dai tifosi davanti a lui.
2/2 per il 110-96.
L’ulltimo sussulto si aveva quando MKG uscendo dal blocco con il corpo toccava leggermente Westbrook che saettando da tre dalla diagonale sinistra era aiutato dal ferro che faceva rimbalzare accogliendo la sfera in retina.
Sul tiro libero Russell tentando di sbagliarlo appositamente per prender il rimbalzo, era pescato dagli arbitri in invasione della linea, altrimenti avremmo avuto un altro canestro più fallo.
Dallo scampato pericolo si passava alla lunetta da dove Charlotte chiudeva i conti sul 113-101.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
29 pt. (10/20), 3 rimbalzi, 4 assist, 4 rubate. Perde 4 palloni, un paio nel finale sui quali Clifford si arrabbia un po’. Alla fine mette 3 dei quattro tentativi da tre tentati, la prova è buona, nel complesso anche in difesa se la cava discretamente. Spinge Charlotte con personalità.
 
Batum: 6,5
9 pt. (3/8), 7 rimbalzi, 8 assist, 3 rubate. Il solito problema del tiro compensato con assist per l’attacco, rubate e una sufficiente difesa.
 
Kidd-Gilchrist: 8
16 pt. (5/8), 6 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Secondo me meglio di Walker. Gioca più degli altri Hornets con 35 minuti appiccicandosi al n° 0. Attacco con personalità, difesa… Russell segna 40 punti. Non tutti contro di lui, ma lui lo limita parecchio andandogli a contrastare tiri, sporcandogli linee di passaggio. E’ la prima volta che Westbrook raggiunge una tripla doppia con gli Hornets ma lo fa con un 14/31 dal campo e ben 8 palle perse… Limita i falli a tre e finisce comunque con un +4 di plus/minus. E’ lui che da sprint al primo parziale che distanzia i Calabroni.
 
M. Williams: 6,5
4 pt. (1/6), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 3 stoppate. Aggiunge due perse alle negatività che sono poche. Il tiro non è assolutamente positivo ma con altre tre stoppate passa di grado con il titolo di “ Impenetrabile passaggio a livello”.
 
C. Zeller: 6,5
11 pt. (3/7), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Inizia non troppo bene, poi ogni tanto torna utile. Gioca un po’ meno degli altri titolari lasciando spazio a Frank e Miles.
 
Belinelli: 6
7 pt. (2/5), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Bene durante la prima rotazione, poi esagera un po’ forzando un tiro, giocando tra lo scarso e il sufficiente. Dalla lunetta è una macchina.
 
Kaminsky: 7
18 pt. (5/9), 2 rimbalzi, 2 rubate, 1 stoppata. Bene al tiro con 3/5 da fuori. In difesa ha una buona fase dove fa muro e densità, con un po’ di verticalità fa errare diverse volte i Thunder nel primo tempo anche se in altre occasioni le sue chiusure son troppo molli. In attacco se continua così sarà un’arma ritrovata.
 
Roberts: 6
6 pt. (3/6), 1 rimbalzo, 2 assist, 1 rubata in 14 minuti. Sbaglia un paio di triple e perde un pallone in malo modo, però la prova è degna di un secondo play con qualche buona realizzazione che aiuta la panchina in alcuni momenti di difficoltà.
 
Lamb: 7
13 pt. (5/7), 3 rimbalzi, 1 rubata. Ispirato, mette dentro tiri importanti e difficili, per di più in serie e al momento giusto. Più punti che minuti sul terreno.
 
Mil. Plumlee: 6,5
0 pt. (0/1), 1 rimbalzo e 2 rubate in 11 minuti. Non segna punti, viene stoppato da Grant ma in difesa si allunga e porta via due attacchi ai Thunder con tuffo sul parquet in un’occasione. Buona interpretazione difensiva del match.
 
Coach Clifford: 7
Potrebbe essere tardi? Agli Hornets risolvono l’amletico dubbio e pensano di no giocando un bel basket condito da una discreta difesa. Chi vuol vincer lieto sia, dei playoffs non v’è certezza ma siamo sulla buona strada. Tutti i giocatori motivati compesi Roberts, Plumlee e Lamb.

Game 76: Charlotte Hornets Vs Denver Nuggets 122-114

 
Gioco a somma zero
 
Esiste una scienza matematica denominata “Teoria dei Giochi” e analizza le decisioni individuali dei giocatori in varie situazioni, in genere di conflitto (contrapposti interessi) e l’interazione strategica con altri competitori (avversari del settore o generici) finalizzando il tutto al massimo guadagno per il soggetto, l’azienda, lo Stato, ecc., nel nostro campo la potremmo applicare alla franchigia.
Questa teoria è stata applicata ovunque, in campo geopolitico nel dopoguerra, durante la guerra fredda la Rand Corporation finanziata dal Ministero della Difesa statunitense studiava opzioni nei casi di eventuali possibili scenari consigliando l’ipotesi migliore…
Ma ovviamente ci sono differenti situazioni… se nel nostro caso non è possibile trovare un punto d’equilibrio, perché semplicemente uno vince e uno perde, si parla di “Gioco a Somma Zero” perché ciò che vince uno, viene necessariamente tolto all’altro, allora trovare un vantaggio per entrambe le parti in questa situazione (strategia cooperativa) sarà impossibile.
Questo è alla base dell’insanabile conflitto che, specialmente nella società occidentale, permea le interazioni tra le persone, le aziende, le persone e le aziende, ecc..
Non è la logica migliore perché esistono differenti situazioni nelle quali tutti potrebbero guadagnare.
Fortunatamente la NBA è una Lega sportiva e questo “contrasto” è limitato solamente al risultato sul parquet, mentre per la parte economica con entrate suddivise, non entra in conflitto con se stessa.
Successe un paio di volte che i giocatori, tramite il loro sindacato bloccasse parzialmente due stagioni prima che la Lega scendesse a patti e a più miti consigli con la controparte dedita allo spettacolo, quindi oggi, limitatamente alla struttura NBA potremmo parlare di un’isola felice osservando a cosa succede invece nel mercato globalizzato odierno neoliberista e la sua crisi economica ed etica ove spalma il meccanismo utilitaristico/aziendale senza considerare altre variabili.
Comunque sia qui non servono Joh Nash e la sua beautiful Mind, neppure Von Neumann o Morgenstern (tutti matematici e teorici su questi problemi), al massimo un David Stern, tornando al basket… si trovavano di fronte nella notte due squadre con la presenza di un italiano nel team, il Gallo (Danilo Gallinari) per Denver e il Beli (Marco Belinelli) per Charlotte, ma soprattutto l’analogia principale era la disperata rincorsa verso i playoffs. Questa contrapposizione dagli interessi insanabili avrebbe consentito solo a una delle due squadre di continuare a sognarli. A continuare a inseguir la visione onirica erano alla fine gli Hornets, autori di un altro strepitoso ultimo quarto chiuso con un parziale di 36-20 tale da non consentir repliche.
Belinelli dopo aver giocato un brutto primo tempo in attacco ha indovinato tre tentativi su quattro da oltre l’arco, Kaminsky ha supportato a suon di bombe, Walker e Lamb hanno fatto il resto in attacco mentre Williams si è concesso una decina minuti da Mutombo.
Nonostante i Nuggets battano 43-49 a rimbalzo e 26-32 negli assist gli Hornets, Charlotte ha sfruttato molto la lunetta segnando l’83,% dei FT (25/30) contro l’8/11 degli avversari. Denver ha fatto toccare il 50% dal campo e il 48,5% da tre, Charlotte si è assestata su buone cifre quali il 46,5% dal campo e il 47,2% da fuori.
Altro dato interessante è la differenza di turnover; sono 13 i palloni lasciati sul campo dai Nuggets contro una bassissima quota 6 per i teal &purple.
Si sopravvive un’altra notte, almeno fino a domenica inseguendo la post season.

La presentazione dei giocatori di Charlotte con Hugo e le Honey Bees a cornice.

 
I Nuggets volavano in North Carolina per cercar di ottenere una W che li rimettesse in corsa dopo lo scontro diretto perso con i Trail Blazers.
Coach Mike Malone schierava il seguente starting five; G. Harris, J. Nelson, Gallinari, Faried e Jokic.
Lo starting five degli Hornets era sempre il medesimo pensato da Clifford come il miglior disponibile; Walker, Batum, M. Kidd-Gilchrist, M. Williams e C. Zeller.

Kemba Walker attacca Jokic.
Walker finirà con 31 punti.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Zeller era proprio colui che vinceva la palla a due con Jokic ma anche il primo a fallire un tiro.
Dall’altra parte Harris provando la tripla pareggiava gli errori per team mentre Cody aggiungeva un rimbalzo al suo tabellino, Batum in entrata cercando di tagliare un layup nell’uno contro uno colpiva solamente il ferro così alla seconda occasione i Nuggets passavano in vantaggio con un jumper di Jokic su Zeller a 11:07.
Jokic da sotto trenta secondi più tardi raddoppiava. Kemba dalla diagonale sinistra realizzava i primi tre punti di Charlotte e a 9:45 in transizione MKG era toccato irregolarmente sul tiro.
Dei due FT uno andava a segno, così i Calabroni raggiungevano la parità a quota 4 prima di passare avanti 6-4 grazie a Batum in schiacciata frontale che trovava scarsa resistenza sulla corsa e nessuna al ferro.
Il pareggio arrivava per opera di Faried che da sotto recuperando un air-ball di Jokic metteva dentro.
Batum in difesa recuperava anche un pallone e lanciando lungo oltre tutto il corpo d’armata dei Nuggets pescava lo scattante Walker il quale in appoggio a tabella si vedeva respingere il tiro da Faried, ormai troppo tardi perché gli avversari non assegnassero il goaltending.
Ripassava tuttavia avanti Denver che con Nelson da tre punti e un passaggio di Gallinari sotto per Harris (Batum incollato a terra), portavano sull’8-11 il risultato.
Batum guadagnava due liberi ma splittandoli lasciava attardati gli Hornets di due lunghezze, Jokic raddoppiava le unità di svantaggio con un soft touch su Zeller prima che MKG in avanzamento segnasse con un pullup.
Jokic e Williams alternavano un paio di tiri a testa per squadra, se il centro di Denver falliva le sue occasioni, Marvin realizzando la seconda riportava sopra Charlotte (14-13), punteggio tuttavia reso ancor più incerto dopo i canestri di Gallinari a 4:41 (tripla) e il gancio di Zeller su Jokic che trovavano il punto di stabilità perfetto a quota 16.
Un’altra penetrazione di MKG regalava agli Hornets due FT che mandavano la squadra di Clifford sul +2, ma nel finale i Nuggets allungavano partendo da una tripla messa a segno dal lato sinistro.
Gallinari l’autore, Batum il colpevole del fallo, giocata da 4 punti che mandava sul 18-20 la squadra del Colorado capace di allungare ulteriormente con un passaggio sotto per il Gallo che trovando il contatto andava in lunetta a realizzare i FT del 18-22. I due fratelli Plumlee scendevano sul parquet; da una bella drive di Batum giunto sino al ferro, Miles ricavava due punti battendo il fratello con grazia.
Dall’altra parte da sotto rispondeva Mason mentre a 2:12 era Batum con un arresto e tiro a essere toccato da Gallinari.
I due FT consentivano ai bianchi di tornare sul -2 (22-24) ma Charlotte rischiava due pt. presi facilmente in contropiede per un passaggio lento e prevedibile in orizzontale di Batum che portava il numero 27 in contropiede, Weber da dietro era bravissimo nella steal, la palla si dirigeva verso il laterale di destra, Briante generosamente provava il recupero ma la forza centrifuga portava il suo polpaccio e tallone ad andar a sbatter contro la prima fila ottenendo solo il rovesciamento del beveraggio di uno spettatore. Lamb a 1:18 con un floater agganciava gli ospiti che tuttavia con tre realizzazioni finali (Murray da tre, Harris in coast to coast e Harris da oltre l’arco) raggiungevano il 24-32 al suono della prima sirena.

Kenneth Faried against Marvin Williams che nel finale ha messo a segno tre stoppate decisive contro Denver.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Dopo 45 secondi nel secondo quarto, Miles Plumlee sbloccava il punteggio mandando a bersaglio due FT, Belinelli tentava da tre punti ma non otteneva il risultato sperato, un Weber attivo prendendo il rimbalzo consentiva a Lamb di caricare e realizzare la tripla del 29-32.
Un pessimo passaggio di Belinelli lanciava l’appoggio di Hernangomez in transizione.
In attacco allora ci riprovava Lamb che in palleggio aveva un’esitazione, piccola finta di crossover buona per l’allungo sino al ferro.
Hernangomez falliva da vicino ma Plumlee a destra del canestro da pochi cm correggendo in tap-in realizzava il 31-36 consigliando a Clifford un veloce time-out a 9:00 dal termine del secondo.
Dieci secondi più tardi Lamb risolveva il rebus punti dalla panchina con altri due.
Faried trovato ai bordi del pitturato destro confinante con la linea di fondo metteva dentro grazie all’alzata ma a 7:31 Kaminsky in entrata costringeva al terzo fallo Mason Plumlee.
Il due su due ci riportava a un possesso lungo (35-38) ma Jokic, nonostante fosse stoppato da Batum sul primo tentativo, riprendendo da sotto consentiva agli ospiti di guadagnare il +5 nuovamente.
Kaminsky a 6:52 realizzava te punti frontali ma Nelson su due transizioni riuscendo a metter due bombe trascinava i suoi sul 38-46.
Marvin a 5:43 riuscendo a realizzar da oltre l’arco restituiva speranze.
Jokic, splittando per un fallo di Kaminsky, non allontanava di tanto gli uomini di Malone che venivano affondati da un tiro di Batum in allontanamento dalla media destra.
Le mani di Nelson sul tronco del francese retratte tardi consentivano il libero aggiuntivo del transalpino che a 4:54 riportava a 3 lo scarto (44-47).
Zeller in difesa deviava un pallone a Jokic mentre in attacco sulla linea di fondo destra vedeva e serviva nel mezzo MKG a rimorchio prepotente; dunk con gli Hornets a un punto solamente ormai dagli avversari.
Un altro passaggio volante di Batum era sprecato da Harris in transizione; il suo banker non funzionava mentre a 3:20 i due liberi ottenuti da Cody funzionavano solo a metà consentendo comunque il pareggio.
Kemba mancava due tiri ma un rimbalzo di MKG ottenuto lottando lo trascinava a terra, time-out chiamato dalla nostra ala e 13 secondi dopo il rientro una tripla di Kemba consentiva il vantaggio (50-47) grazie a un 9-0 run.
Un fallo di Marvin rimandava in campo Marco colto impreparato su un back door di Harris che arrivava all’appoggio al ferro ottenendo anche il libero supplementare sull’aiuto di MKG. Il cinquanta pari era rotto dai primi due punti di Belinelli ottenuti dalla lunetta.
Tre punti di un quieto Wilson Chandler dalla sinistra però restituivano il minimo vantaggio ai ragazzi di Malone ma MKG in entrata si appallottolava con le ginocchia sino al mento in pieno salto per resistere a Plumlee e ritardando il tiro da sotto riusciva a sorpassare.
Kemba aumentava il gap sfruttando il perfetto schermo di Zeller, scoop in allungo e FT guadagnato ma non trasformato :05.8.
La beffa arrivava sulla sirena con la triplona di Jokic a rimetter in parità le cose.
A riposo si andava sul 56 pari.
 

Nella noche latina de la ene-be-a anche le Honeybees con un fiore tra i capelli a ricordare un look folkloristico latino/spagnoleggiante.

Il terzo quarto iniziava con errori da ambo le parti, Faried in particolare andava a vuoto con due ganci contro Williams.
Nelson da tre su assist di Jokic comunque faceva riscattare avanti gli ospiti che vedevano rovinare da Faried e il suo appoggio approssimativo un bel passaggio no look di Jokic fatto passare a una mano sopra la sua spalla con non curanza.
A 10:02 sull’inerzia MKG volava oltre la linea di fondo, Harris metteva dentro così con lo 0-8 di parziale i Nuggets volavano sul 56-61.
Kemba rischiava un po’ calcolando bene il banker lungo da sinistra (58-61), Jokic in mezo alla difesa di Charlotte restituiva il +5 ma a 8:49 la volontà di Zeller di andare ad attaccare il ferro favorito dalla non presenza di Jokic veniva premiata poiché Nelson opponeva resistenza passiva ma fallosa.
Giocata da tre punti con i Calabroni ad arrembare sino al -2 (61-63).
Marvin deviando un lob moscio nel pitturato diretto tra le mani di Jokic salvava la difesa, Kemba a 8:20 sfruttava la giocata per pareggiare dalla lunetta.
Sul 63 pari un jumper dal mid range diagonale sinistro del Gallo su Williams riportava sopra gli azzurrini che cercavano una rete di passaggi per arrivare sotto canestro, sull’azione seguente Nelson s’infilava ma sbagliando l’appoggio consentiva comunque a Faried di correggere in maniera vincente.
A 7:21 Marvin artigliava tre punti sibilando un tiro dalla rotazione parsa storta ma efficace.
Faried in area segnava con un gancetto aiutato dall’anello, tuttavia in questo blocco di azioni si faceva vedere Zeller, il quale in un duello al sole con Jokic saliva sopra il serbo per posterizzarlo di destra cadendo all’indietro successivamente.
Non c’era il tempo di rifiatare che il Gallo provava a piazzare una tripla più velenosa di un serpente.
Sul 68-72 si andava in pubblicità, o meglio… in time-out.
Ancora Faried era il terminale offensivo; trovato sotto, il suo movimento da buon giocatore sotto canestro eludeva uno Zeller un po’ in difficoltà difensivamente.
MKG segnava con la sospensione dalla media sinistra e sottraeva un pallone a Faried ma il tutto era vanificato da uno sfondamento offensivo di Batum.
Un assist di Murray consentiva a Jokic con uno spin contemporaneo dell’andare a farfalle di Zeller sul tentato anticipo, di metter dentro due punti easy, poi era ancora Nikola a ritrovar palla nonostante una deviazione di Kemba ai bordi dell’area destra, l’aggancio e il tocco da sotto erano premiati maggiormente dal fallo di Zeller.
Fortunato e bravo il serbo a 4:27 mettendo anche il libero faceva toccare il massimo svantaggio fino a quel momento ottenuto dagli Hornets.
70-79 che diveniva 73-79 a 4:15, quando, Kemba realizzando tre punti, cercava il disperato recupero.
Risalita che non c’era, anche perché con un semplice passaggino laterale Nelson dava la possibilità a Faried di percorrere l’area e schiacciare in mezzo a due difensori, Kaminsky compreso.
Faried sorrideva dopo il 73-81, oltretutto Kemba andava vuoto con un tiro da tre punti e completamente fuori misura con un layup dalla baseline sinistra.
Harris a 3:03 indovinava ance la tripla, gli Hornets tornavano nella situazione vissuta in Ontario.
Il -11 sul tramonto del terzo quarto…
Ancora una volta con le spalle al muro inziavano a recuperare con una tripla di Batum dalla diagonale destra ma un altro passaggio interno di Jokic per Faried portava alla giocata possibile da tre punti per il rastaman del Colorado che falliva comunque il libero. Progetto rallentato ma Kaminsky nonostante l’errore da tre, sfruttava il rimbalzo di Zeller per accontentarsi andando a segnar da due punti a 2:05 dalla terza sirena.
Murray non segnava ma anche Jokic faceva da torre a rimbalzo offensivo, il traliccio serviva Murray che correndo a canestro rapidamente bypassava la difesa lenta degli Hornets.
Faried da due raggiungeva i 18 punti, gli Hornets ora andavano sotto di 12, Kemba alla disperata ci provava da tre punti, il suo tiro colpiva il fero ma uno dei due giocatori in chiusura su di lui commetteva fallo.
Kemba in lunetta era preciso riportando a 59 secondi dalla fine lo svantaggio a una cifra.
Chandler a :43.5 segnava grazie al goaltending di Plumlee fallendo il libero addizionale per contemporanea spinta alle spalle di Lamb. Frank segnava un big 3 in un momento fondamentale (84-92), si finiva così con Jokic a realizzare sulla destra contro Kaminsky e con il perfetto stepback jumper di Walker in buzzer beater.
Charlotte tornando sul -8 (86-94) provava a partir forte nell’ultimo quarto.
 
Cody dopo 13 secondi appoggiava al vetro ottenendo due punti ma gli arbitri annullavano per la sbracciata su Murray.
In attacco invece Mason Plumlee commetteva passi in palleggio contro Zeller.
Kemba trovava finalmente la mano da tre punti a 11:18 accorciando sul -5, poi sprintava con una drive irresistibile battendo due difensori sulla sinistra; tiro appoggiato, caduta all’indietro, fallo e giocata da tre punti per il 91-94 a 10:11.
Un po’ di dispiacere per l’errore dalla lunetta, mentre arrivava la notizia dell’infortunio di Nelson dagli spogliatoi.
Lamb ne approfittava per segnare da due punti dalla sinistra mettendo il mirino di precisione al suo polso.
A 9:01 gli Hornets continuavano il loro parziale portandolo sull’11-0; una caduta di Plumlee allo scontro con Lamb, favoriva lo stesso Jeremy che, resosi conto che per gli arbitri si trattava d’azione regolare, appoggiava da pochi passi sulla sinistra ottenendo il sorpasso (95-94).
Un recupero di Lamb in difesa propiziava una tripla di Belinelli che a 8:36 faceva esplodere lo Spectrum Center, il quale sentiva il buon momento gustandosi l’allungo sul 98-94.
Jokic otteneva due punti con il classico tiro che il ferro non rifiuta quasi mai ma un Belinelli on-fire a 7:57 riesaltava il pubblico locale grazie a una tripla per il 101-96.
Marvin con un’altra manata lesta consentiva Charlotte la transizione, Marco si sentiva caldo e sparava frontalmente un arresto e tiro da troppo lontano, finivano per pareggiare quindi i Nuggets con Jokic da due (uso del corpo su Kaminsky) e Gallinari di tripla dalla diagonale destra.
A 6:34 Frank, palla in mano e pochi secondi allo scadere del cronometro, Jokic di guardia alta, non si faceva prender dal panico, entrata a ricciolo con separazione e appoggio di destra anche se la più vicina.
Canestro più fallo, Hornets sul 104-101. Non era così semplice sbarazzarsi però dei tenaci Nuggets, i quali con Harris appoggiavano due punti da sx (Marco con una difesa troppo statica era l’uomo passato).
Belinelli si muoveva verso destra, passaggio a Marvin dopo la finta sul Gallo, palla restituita e tripla dalla destra nonostante Danilo provasse a rientrare.
Gallinari lottando sotto canestro otteneva due FT per realizzar il 107-105.
A 5:29 il vantaggio della squadra del North Carolina era ampliato da Kaminsky con la sua bomba sulla scia di Belinelli.
Pagelle per fermare le brillanti Pepite e Faried ci voleva Williams bravo a stoppare l’ala grande delle Pepite, tuttavia gli Hornets decidevano di lasciar scorrere una transizione che prometteva d’esser pericolosa, infatti, un bel cambio lato di Murray trovava nel corner destro Harris, utile nell’impiattare i tre punti del 110-108.
A 3:55 Big Frank era veramente grande riuscendo a trovare altri tre punti fronte a canestro (113-108), Denver si affidava a Jokic, il quale con un pump fake si avvantaggiava su Kaminsky partendo frontalmente ma arrivava in aiuto Marvin che con perfetto tempismo stoppava di sinistra il tentativo dell’emergente centro. Marvin si fregiava ufficialmente del titolo di “Gran Custode del canestro” quando stoppando anche Faried faceva vedere i sorci verdi a coach Malone, il quale non riusciva più nel suo intento di giocar da sotto.
A 2:48 dalla destra Frank battezzava Faried silurando da tre.
Gli Hornets scappavano sul 116-108, Murray reagiva realizzando tre punti e Faried stoppando Kemba si rifaceva un minimo ma su un fast attack di Kemba il contatto tra lui e Jokic era visto a vantaggio del primo.
Il capitano dalla lunetta realizzava il 118-111 a 1:32 dalla fine ma non scriveva la medesima parola poiché Jokic indovinando un’altra tripla guardando il tabellone si accorgeva del 118 Hornets, 114 Nuggets.
A 1:02 la chiudeva Batum con un tiro “ignorante” in uno contro uno; il jumper era effettuato dalla sinistra appena dentro la linea dei due punti, tiro rischioso ma alla fine aveva ragione lui Hornets sul +6 a conservare dalla lunetta il vantaggio.
Finiva 122-114 con Charlotte almeno ancora per una giornata in lotta.
 
Pagelle
 
Walker:7
31 pt. (9/23), 3 rimbalzi, 8 assist, 1 rubata. 4/10 da tre e una sola persa. +7 di plus/minus. Lascia spazio anche agli altri, servendoli con assist o lasciandoli fare. Si prende comunque tanti tiri In alcune occasioni, specialmente in penetrazione l’ho visto fare di meglio, ma ogni tanto piazza il tiro che ci riporta in scia. Nel finale conserva la partita.
 
Batum: 6
13 pt. (4/13), 5 rimbalzi, 9 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Perde tre palloni, due proprio malamente con lob lenti, passaggi saltati… In attacco senza i liberi rimarrebbe a una cifra tirando male dal campo. Per fortuna mette quel tiro ignorante nel finale. 9 assist non sono niente male, compensano qualche pecca.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
11 pt. (4/6), 7 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate, 2 stoppate. 28 minuti in campo. Utile lavoro in attacco con qualche accelerazione e in difesa dove fa un discreto lavoro.
 
M. Williams: 7,5
9 pt. (3/7), 8 rimbalzi, 1 assist, 4 rubate, 3 stoppate. +9 di plus/minus, non perde un Pallone. Rimane a cifra singola nella tabella punti ma non tira malissimo. 3/5 da oltre l’arco con due triple importanti. Nell’ultimo quarto, oltre alle numerose steal si dedica alla difesa in stoppata. Ne colleziona tre in un arroventato finale. Mancava solo il ditino alla Mutombo per il “Not in my house”.
 
C. Zeller: 6,5
8 pt. (3/7), 9 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 3 stoppate. Ha dei momenti di difficoltà su Jokic. Come al solito lotta. Sudato a volte è sull’orlo della disperazione perché non gli riesce di compier la missione sfortunatamente, tuttavia mette una pezza con altre statistiche comprese le stoppate. Una schiacciata in ascensione su Jokic che vale quasi il biglietto.
 
Belinelli: 6,5
11 pt. (3/7). Tabellino completamente vuoto nelle alter statistiche prese in considerazione. 19 minuti totali. Primo tempo brutto, secondo dove un paio di volte si fa battere in difesa (non so che cosa gli dica un Clifford un po’ arrabbiato nell’ultimo quarto dalle parti della panchina) e anche un passaggio per gli avversari. Poi l’esplosione con tre bombe, importantissime per Charlotte, oltre al paio di tiri liberi effettuati sempre con buona mano. Sarebbe da 7, quasi 7,5 per l’importanza dei canestri realizzati con personalità in un momento topico, ma non si può non considerare il lato difensivo.
 
Kaminsky: 7
22 pt. (7/13), 2 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. 5/8 da fuori, 3/3 dalla lunetta, ultimo quarto regale in attacco. Sulla difesa ce ne sarebbe da dire nonostante le due stoppate in 27 minuti. Intelligente nel fare le scelte di tiro giuste, convinto, gli va bene.
 
M. Plumlee: 6
4 pt. (1/1), 3 rimbalzi. Gioca 6 minuti, segna anche due liberi. Senza lode e infamia mette dentro sul fratello che restituisce. Causa un goaltending, finisce a quota zero nel +/0.
 
Lamb: 7
13 pt. (6/8), 5 rimbalzi, 1 rubata. La fantasia al potere. Quasi mano libera per Jeremy. Attaccare territori come al Risiko, puntare l’area o sparare da tre… Non ha assist perché essenzialmente gli si chiede di fare il finalizzatore. Agile e deciso la cosa gli riesce piuttosto bene stasera. Benzina per Charlotte che infiamma la partita consentendo il recupero. Si fa tagliar fuori una volta in difesa ma viene graziato dal libero dato contro.
 
Weber: 6
0 pt. (0/1), 1 rimbalzo, 1 assist. In 7 minuti si batte, questo è il suo merito. L’assist e il rimbalzo oltre al generoso tentativo in recupero che evita un canestro già fatto. Non riesce a dare il cambio passo e in difesa sul finire del primo quarto prende due triple in faccia ma la prestazione è sufficiente.
 
Coach Clifford: 6,5
Mi fa venire i brividi. Normali time-out e normali rotazioni. La squadra reagisce nell’ultimo quarto ancora, messa alle strette andando a vincere torna a sperare. Speriamo che in quel di OKC si possa fare anche meglio, sebbene i Thunder a casa loro siano una seria minaccia per le speranze degli Hornets ai playoffs. Ore 9:00 italiane domenica sera, Clifford cercherà di continuare il viaggio anche grazie alle sconfitte degli Heat (sul proprio terreno) contro i Knicks 94-98 e dei Pacers a Toronto 100-111, mentre nello scontro diretto andato in scena nella notte i Bucks l’hanno spuntata all’OT superando i Pistons 108-105 consentendo agli Hornets di superare Detroit in classifica.