Classifica NBA a Est al 30/11/2017

Siamo giunti all’ultimo giorno di partite giocate in novembre.

Dopo un mese e mezzo di partite, nell notte Charlotte riposerà per presentarsi il primo dicembre a Miami in uno scontro tra pretendenti playoffs, al momento escluse…

Questa è la situazione di classifica a Est a oggi prima dell’ultima notte novembrina:

Prima colonna: Percentuale vittorie, seconda: numero vittorie/sconfitte, terza: partite vinte/perse in casa, quarta: striscia vincente o perdente (W-vinta, L-persa), quinta: differenza canestri e sesta: head to head di Charlotte contro gli altri team a Est al momento.

Gli Hornets, nonostante il terzo posto complessivo nell’intera NBA a rimbalzo, sono tra gli ultimi team a est, quartultimi.

Nonostante il primo posto nei turnover e quelli per possesso (12,9%), Charlotte mostra ancora tante incognite. I dubbi e i punti interrogativi da me espressi nell’articolo di presentazione del team sulla difesa purtroppo in queste prime venti partite si sono materializzate. Charlotte concede troppo. Percentuali alte al tiro degli avversari, non solo da tre punti, ma anche dalla media. Eppure Howard ha migliorato un po’ la protezione a canestro, ma non sta bastando. Clifford è chiamato a porre rimedio a questa situazione ma non mi sta convincendo, nonostante qualche analista e telecronista dica che nella Queen City abbia svolto un buon lavoro, in un team comunque costruito per la metà circa nei Draft passati. Walker, MKG, Zeller, Kaminsky, Bacon e Monk… Non tutti gli uomini a disposizione sono all’altezza ma la mentalità difensiva latita, specialmente fuori casa e le costruzioni in attacco non sono più trame rapide e variegate come quelle di due anni fa. Comunque sia, in casa la squadra ha una marcia in più, la quale non basterà se i ragazzi di Clifford non inizieranno a essere molto meno inconcludenti. Shakerare la squadra potrebbe rappresentare una soluzione momentanea, ma un allenatore tradizionale come Clifford, difficilmente andrà contro le proprie convinzioni in materia di quintetto e spazi e tempi nelle rotazioni.

Rimanendo a Est ma considerando tutta la NBA, continuando a parlar di rimbalzi, Philadelphia deve il suo record, opposto al nostro che la porta al quinto posto, anche grazie a questa statistica, che la vede al comando con 49,8 di media. Terza negli assist con 25,7 dopo i Warriors e i Pelicans.

Un passo sopra i 76ers troviamo i Raptors che, dietro alla corazzata gialloblù californiana, è seconda per percentuali realizzative dal campo con un alto 48,8%.

Cleveland è terza e ha una striscia aperta di nove partite vinte, anche se la nostra incapacità di chiuder certe partite, più un minuto e mezzo d’arbitraggio reale, regale e regalo a King James, hanno fatto sì che Cleveland portasse a casa sul filo una vittoria che avrebbe meritato più Charlotte.

Comunque sopra la squadra di Lue troviamo i sorprendenti Pistons che avevo pensato ai nostri livelli, invece, anche aiutati da un 39,1% da tre punti (terzo posto NBA), oltre alla solita difesa di Van Gundy, sta occupando stabilmente la seconda posizione in attesa che i Cavaliers si riprendano il posto dopo l’avvio stentato.

Gli imprendibili Boston Celtics invece hanno un defensive rating di 98,3 punti, primo nella NBA, inoltre le vittorie “clutch” sono state ben 11, tre in più delle inseguitrici New Orleans, Philadelphia e Portland, ferme a 8.

Sul fondo della classifica, troviamo Brooklyn che sta vincendo qualche gara in più del previsto grazie a una panchina che gioca 21,7 minuti (seconda) e segna 44,9 punti di media a partita (sempre seconda dietro Sacramento). Le pronosticate Atlanta e Chicago sono invece relegate alle ultimissime posizioni con già distacchi importanti. Atlanta è quinta nella percentuale dai tre punti. Ai Bulls non basta un 92,9% dalla lunetta (primo posto nella NBA)…

Vedremo se in dicembre questi deludenti Hornets riusciranno a riavvicinarsi alla zona playoffs, oggi intasata di team leggermente al di sopra (Indiana e New York con quest’ultima a sfruttare l’effetto Unicorno al Garden) o sotto (Washington e Milwaukee) le aspettative.

 

Game 20: Charlotte Hornets @ Toronto Raptors 113-126

 
Trasferta nella terra dell’inventore della pallacanestro per gli Hornets.
James Naismith, l’inventore della pallacanestro, infatti, nacque ad Almonte, in Ontario, anche se più tardi si naturalizzò statunitense.
Fu allo Springfield College in Massachusetts che l’insegnante d’educazione fisica s’inventò questo gioco per creare un’attività indoor che consentisse ai ragazzi di divertirsi.
Un gioco che costasse poco, compatibili con le esigenze dell’epoca.
Senza Walker, fermato da un infortunio alla spalla (non sono chiari i tempi di recupero anche se si spera d’averlo per il primo dicembre a Miami), Clifford era chiamato a inventarsi qualcosa che potesse portare a interrompere la striscia negativa della sua squadra ma, fedele a se stesso, più classico di un pezzo di Mozart, cercava tramite l’organizzazione di gioco di sopperire alle carenze che il without Walker evidenziava.
L’epistassi da trasferta però non si fermava nemmeno stanotte, Lowry e DeRozan combinavano 66 punti in due (36 il primo, 30 il secondo), aiutati da Valanciunas con 12 pt. e 7 rimbalzi e Powell dalla panchina con 10 pt. La differenza l’hanno fatta le percentuali di Lowry e DeRozan: rispettivamente il 66,7 e 63,6%…
Non sbagliare mai, o quasi significa aver maggior chance di vittoria, così guardando il misero se non “laconico” (da commentare) tabellino di MCW (1/10 dal campo), non c’era molto da fare, anche se la fantasia in attacco a tratti non è mancata, complice il buon attacco dei Raptors è venuta meno comunque una certa parte difensiva che specialmente fuori dalle mura amiche, fa la differenza.

Le statistiche prima della partita delle due squadre.
Difficile fermare l’attacco di Dwane Casey…

 
Le formazioni:
 
La partita iniziava con una differenza abissale:
DeRozan segnava 4 punti, mentre gli Hornets portavano due pessimi attacchi, prima che Dwight Howard segnasse dalla media destra uno dei suoi rarissimi canestri da quelle distanze per portare la situazione sul 2-4.
Era sempre la stella dei Raptors a compiere un taglio medio dalla destra, a ricevere un passaggio schiacciato di Lowry nel cuore dell’area e a concludere in fing and roll per il 2-6, tuttavia un suo contatto su una tripla frontale di Batum provocava tre liberi che il francese utilizzava per portare gli Hornets sul -1 a 9:42.
I Raptors iniziavano a macinare rimbalzi e Valanciunas al secondo tap-in infilava il +3 Raptors, gap che a 8:19 Williams annullava con il tre punti dell’otto pari.
DeRozan over Marvin per la doppia cifra dei canadesi era contrastato da un jumper di Batum dalla diagonale sinistra oltre Lowry che era utile per raggiungere nuovamente i locali che si affidavano a un time-out a 6:43.
La pausa era spesa bene perché Charlotte prendeva un parziale di 2-12 iniziato da DeRozan e chiuso da Ibaka in schiacciata oltre Kaminsky (spinto via) a 2:53.
Il 12-22 costringeva al time-out anche Clifford che riceveva da Lamb altri due punti per far ripartire i nostri, ma un paio di scarichi per tiri da tre punti dei Raptors punivano una disorganizzata difesa di Charlotte.
La seconda tripla (segnata a 1:34 da CJ Miles) consigliava a Clifford un nuovo time-out sul 15-28.
A 1:19 Monk andava a girare dietro Zeller e sparava una tripla dalla top of the key utile per ridurre lo scarto a 10 punti, divario che si riduceva ulteriormente nel finale quando Monk fermava sotto canestro in qualche maniera l’austriaco Jakob Pöltl (o Poeltl all’americana) e dall’altra parte a un secondo e due decimi Lamb colpiva ancora da fuori l’arco dei tre punti fissando il 25-32, finale di primo quarto.
 
Nel secondo periodo gli uomini in viola cercavano di rientrare in partita con la panchina.
Due triple di Kaminsky (la seconda a 9:53) riportavano Charlotte sul -4 (32-36) ma su una rimessa dalla linea di fondo difensiva degli Hornets, con cinque secondi da giocare, Powell era raggiunto nell’angolo destro da dove segnava tre punti che aiutavano i Raptors a uscire dalla piccola crisi.
Un assist verticale schiacciato di Monk per un turnaround volante di Lamb (che aveva tagliato sulla linea di fondo in back door appena oltre il canestro) precedeva un fallo ingenuo del nostro numero uno su Vanveelt che segnava ma sbagliava il libero assegnato.
Kaminsky a 8:30 in taglio dalla sinistra inventava un canestro andando a contatto contro due difensori. Niente fallo per gli arbitri ma canestro acrobatico per Frank che realizzava il 36-41.
La differenza era destinata, però, ad aumentare nonostante Monk a 7:30 a mezzo tripla realizzasse il 39-45 cercando di resistere.
Un time-out di Toronto a 7:21 e il rientro in massa dei titolari dei due team spianavano il campo ai predatori canadesi. Howard guadagnava qualche FT ma risultava inefficiente sotto il nostro canestro a livello di rimbalzi (solo 5 quelli totali nei primi due quarti, uno dei quali offensivo), anche se metteva negli highlights l’azione con la quale scappava in crossover ai 104 kg del viennese Poeltl per posterizzare Ibaka in slam dunk (48-58).
Nel finale di secondo quarto i Raptors scappavano; Ibaka in turnaround dalla FT line in mismatch contro Carter-Williams per il 52-65, tre tiri liberi (2/2 Lowry e ½ De Rozan) più una bomba centrale scagliata da ben oltre la linea (Lowry) erano punti pesanti che spaghettificavano la difesa di Charlotte e il punteggio sul 52-71.
Tutti negli spogliatoi con ancora due quarti da giocare e poco da dire…

MKG tenta di limitare DeRozan.

 
Il secondo quarto iniziava con i Raptors in letargo.
Howard deviava con la destra un’alzata di MCW, poi segnava un altro canestro in jumper da distanze inusuali per lui, MKG a 10:56 falliva il coast to coast ma arrivavano due FT che realizzati accorciavano un divario che si assottigliava come ghiaccio al polo nord quando su un errore di Carter-Williams da tre Howard prendeva il rimbalzo offensivo e appoggiava al vetro per il parziale di 8-0 con il quale gli Hornets toccavano quota 60, contro i 71 dei Raptors, ancora fermi a 10:00 dalla fine del quarto.
Charlotte spingeva ancora segnando in sospensione con MKG dalla diagonale sinistra, Valanciunas interrompeva il parziale a 9:08 conquistando un rimbalzo offensivo e convertendo da due passi in due punti, ma un 2/2 di MCW dalla lunetta e un’entrata di Williams dalla sinistra (bravo a non farsi ingolosire dal catch’n shoot da tre immediato sul passaggio) portavano la squadra di MJ sul 66-73.
Una transizione guidata da MCW e chiusa da MKG era utile per un gioco da tre punti (scontro con Lowry) che sommato al 2/2 di Howard dalla lunetta a 8:00 dalla fine, riportavano a stretto contatto la squadra del North Carolina (71-73). DeRozan però si risvegliava continuando a produrre punti dalla media.
Suoi i quattro punti consecutivi che ridistanziavano Charlotte prima che Howard andasse a sfidare Poeltl e Ibaka in entrata per andare oltre alle quattro mani protese grazie alla potenza in schiacciata.
DeRozan e Lowry attaccavano, Toronto ne ricavava cinque punti (due dal primo e tre dal secondo), Clifford cercava di bloccare il controparziale dei canadesi affidandosi a un nuovo time-out a 4:44 sul 73-82.
MKG con un bel movimento riusciva a segnare con l’hook destro in area, Lamb grazie a Howard partiva in dribble hand-off per appoggiare il layup, inoltre un altro assalto di MKG chiuso con il tocco di destra avvicinava i Calabroni sul -3 (79-82).
Nel finale però i Raptors guadagnavano qualche punto giocando in maniera intelligente, ad esempio liberando Siakam sotto per l’83-88 mentre per reggere il passo Kaminsky doveva infilare un assurdo canestro in fade-away a :55.3.
85-93 il finale dei tempi assommati e ultimo quarto che inaspettatamente aveva ancora qualcosa da dire.
 
Monk rafforzava la convinzione che si potesse giocare fino alla fine segnando da tre punti ma un inaspettato Nogueira rispondeva subito con la stessa moneta. Zeller con un 2/2 dalla lunetta segnava il 90-96 ma una tripla mal consigliata di Monk dava la possibilità a Toronto di riportarsi in attacco; dal lato destro, con i piedi a terra, Powell colpiva da tre facendo la differenza tra le due azioni.
90-99, divario di 10 pt. che si ridurrà più avanti grazie a una triangolazione mobile tra Kaminsky e Batum che mandava a canestro il Tank con facilità per il 95-102.
Lowry batteva Lamb usando il fisico, poi a 6:33 sparava un altro personale fuoco d’artificio segnando da tre punti il 95-107, a 6:03 innescava dietro di lui DeRozan che arrivava in schiacciata a una mano con un Kaminsky che non provava nemmeno a opporsi.
Lamb segnava quattro punti e Batum ne aggiungeva tre con un dardo che rischiava d’avvelenare il finale di partita. 104-109 a 4:43 dalla fine…
Gli Hornets però non riuscivano anche questa volta ad agganciare i Raptors che segnando con l’eurostep di DeRozan e un frontale di Ibaka, chiudevano il discorso con la luce colorata emessa da fuori da Lowry.
Altro tre punti e l’effetto red shift era acclarato. 104-116 e il divario tra le galassie Hornets e Raptors diveniva incolmabile a 3:08 dalla fine.
Il decadimento difensivo si chiamava spesso Kaminsky.
Nel finale Clifford chiamava la panchina profonda e O’Bryant metteva dentro altri due tiri su altrettanti tentati per il 113-126 finale.
 
Pagelle
 
Carter-Williams: 4,5
9 pt., 6 rimbalzi, 5 assist. Selenio. Antiossidante. Ha il compito di rallentare il processo di decadimento della panchina tramite canestri, assist che fluidifichino il gioco e difesa a tutto campo. Promosso titolare per l’infortunio di Walker chiude con 2 pt. e uno 0/5 come FG nei primi 24 minuti con 1 assist… Finirà con un 1/10 al tiro, palle perse (tra le quali un TOV in entrata nel finale) a pareggiare il numero degli assist. Stecca la grande occasione, Clifford gli affida le chiavi della regia ma dopo stasera io non gli affiderei nemmeno le chiavi della macchina.
 
Batum: 5,5
10 pt., 1 rimbalzo, 5 assist, 1 rubata. Sodio. Lo stipendio è salato ma la squadra con lui troppo spesso è sciapa. 3/9 dal campo e tre turnover. Qualche buon pallone per mandare a canestro i compagni e poi alcuni tiri in uno contro uno da marcato che hanno esiti alterni. Il problema, l’equivoco è che sarebbe un buon comprimario, non una star come dice Clifford.
 
Kidd-Gilchrist: 5
12 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Potassio. Garantisce la contrazione muscolare. Flette, ripiega, protegge in genere. Questa sera si distende in tutti i sensi. In attacco porta punti importanti andando a cercare il ferro, stoppato da Ibaka nel primo tempo si rifà ampiamente nel secondo ma la difesa non fa la differenza e dietro non prende rimbalzi o ruba palloni. Sarò ingeneroso con un giocatore che non mi dispiace, ma senza di lui “siamo del gatto”.
 
M. Williams: 5,5
5 pt., 3 rimbalzi, 3 rubate. Caramello. A volte in difesa sull’uomo è appiccicoso come questo saccarosio trasformato oltre i 160°, tuttavia, nonostante il fabbisogno di zuccheri, questo delizioso elemento in genere è secondario. Un accompagnamento, una guarnizione che secondo la cottura anagrafica può risultare più o meno riuscita. Gioca solo 20 minuti guarnendo insieme all’amaro Clifford, l’agrodolce di Charlotte.
 
Howard: 6,5
22 pt. (8/12), 10 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Ferro. La roccia di Charlotte è la tour Eiffel degli Hornets. Trasporta ossigeno sotto le plance ma questa sera molto meno nonostante arrivi in doppia doppia. Aiuta l’attacco con i suoi punti di forza a esser meno anemico… Nel primo tempo non mi piace molto in difesa, nel secondo tempo entra più nel vivo del gioco e crea qualche danno nel pitturato delle giubbe rosse canadesi.
 
Lamb: 6
18 pt. (7/13), 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Magnesio. Elemento che serve a produrre energie nel corpo della squadra. Interviene in numerosi processi metabolici differenti per assicurare un buon funzionamento all’organismo Charlotte. Basti guardare il tabellino… Serve a mantenere bassi i livelli d’ansia e nervosismo quando la panchina è in difficoltà. Un solo turnover ma un -17 indice di una difesa decisamente meno efficace dei livelli raggiunti quest’anno.
 
Kaminsky: 5,5
18 pt., 7 rimbalzi, 2 assist. Rame. Con poco rame si possono verificare fratture patologiche o un aumento della suscettibilità alle infezioni. L’incostanza di Frank è quindi determinante per le sorti e la buona salute del team. Chiude con un 7/13 che spinge l’attacco degli Hornets mostrando numeri davvero pregevoli in entrata e buona mano di serata da fuori ma la difesa è punto critico. Fa peggio di Lamb e i suoi sforzi (contenuti) sono spesso inutili nel finale, quando Toronto, se non lo punta, lo battezza ogni volta. Per avere un buon difensore Jordan dovrebbe portarlo nel fiume Giordano.
 
Zeller: 5
6 pt., 2 rimbalzi, 3 assist. Zinco. Migliora il Sistema immunitario difensivo della panchina di poco. Non fa una gran differenza, anche se recupera un paio di rimbalzi, pochini in 15 minuti per uno come lui che gioca contro la panchina avversaria. Perde due palloni, uno sparando alto verso centrocampo sopra la testa di Lamb nel più classico dei malintesi.
 
Bacon: 5
0 pt., 1 rimbalzo. Tanto fumo, poca pancetta. Diverrà forse un giocatore in grado di ritagliarsi i suoi spazi, ma per ora il minutaggio di 5 minuti (necessario?) è grasso che cola. Perde due palloni e un duello difensivo dove accompagna solo il suo uomo.
 
Monk: 6,5
9 pt., 2 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata. Trisaccaride. Più che altro per l’assonanza con le parole tre e insaccare. La speranza era che Monk fosse giocatore già pronto. Per infilare bombe da fuori va bene (3/4 da oltre l’arco contro il 3/6 totale), tuttavia l’anarchia iniziale, unita a un gioco non certamente sempre brillante o pensato per farlo tirare più comodamente, ha decretato, almeno in quest’avvio, il fallimento del buon senso, tentato ad andare da solo a concludere in situazioni non sempre ottimali nel finale sbaglia forzando una tripla e arriva il canestro del +9 dall’altra parte, tuttavia non è certo tra i peggiori in serata.
 
O’Bryant: 6,5
4 pt. (2/2). OGM. Organismo geneticamente modificato che entra se la partita è compromessa. Gioca un minuto… Nella penultima partita aveva infilato due jumper dalla media con facilità. Anche oggi fa altrettanto frustando la retina un paio di volte in altrettante occasioni avute. Non sarà difensore eccelso ma a questo punto potrebbe prendere dei minuti a Zeller o Kaminsky.
 
Graham: s.v.
Un minuto anche per lui.
 
Coach Clifford: 5,5
Fosforo. Senza di esso il cervello ha disturbi, disfunzioni cognitive. Lui che deve dare un’identità alla squadra è chiamato a dare alti livelli di questo prezioso alleato. Viaggiano più i giocatori che la palla, ma non nel senso positivo del termine. Attacchi statici e vantaggi poi rivelatisi non estremamente proficui determinano l’insuccesso. Gioca Kaminsky nei finali e apporta, quando è in serata, beneficio con alcuni punti, ma quelli subiti tra sfortuna e difesa non eccelsa, sono in più… Come scrivevo prima, l’attacco non è andato malissimo ma il marchio di fabbrica difensivo sembra più un’imitazione di qualche squadra cinese.

Flash News

Kemba Walker sarà out per la partita contro i Toronto Raptors di questa notte.

La contusione rimediata contro gli Spurs cercando di “forzare un blocco”, è costata cara a Kemba che è ufficialmente estromesso dalla partita.

Clifford ha detto che sarà Michael-Carter Williams a partir titolare contro i canadesi e spazio a Monk (ultimamente poco utilizzato complice il rientro a intermittenza di Batum) per la sostituzione dalla panchina.

Game 19: Charlotte Hornets Vs San Antonio Spurs 86-106

 
Che dire… sarebbe stata una partita da vincere per proteggere il fattore campo e aspirare alla zona playoffs, ma Charlotte arrivava da una partita giocata bene a Cleveland ma persa per decisioni arbitrali e soprattutto pessime scelte offensive nelle fasi decisive.
Un back to back che gli Hornets pagavano a caro prezzo nella notte.
Le energie calavano presto e complice una serata no al tiro, la squadra usciva quasi definitivamente dalla partita nel secondo quarto prendendo un parziale di 12-0, che, unito a quello del terzo di 9-0 facevano la differenza.
La squadra si è espressa su bassi livelli offensivi nel primo tempo e difensivi nel secondo.
La differenza di gioco più che di uomini è apparsa evidente, poiché Leonard e Parker ancora non erano disponibili per coach “Pop”.
Se negli assist e a rimbalzo la partita è stata equilibrata, con i texani ad averne un paio in più in ambo le caselle (20-22 e 42-44 rispettivamente) il pessimo 36,9% nel FG degli Hornets, contro il 48,8% degli Spurs ha creato il gap.
Undici i TO di SAS, 14 i nostri e un 8-22 nel pitturato pro Popovich nel primo tempo…
Aldridge e Gasol hanno segnato 17 punti a testa, Gay 15 mostrando che il 6/25 da fuori non è stato un grande problema, anche perché Charlotte con 4/25 riusciva a far di peggio.
 
Le formazioni:
 
Il primo pallone era a disposizione degli Hornets in viola che tuttavia non violavano il canestro degli Spurs perché MKG era stoppato da Gasol e se Batum intercettava il passaggio d’apertura ancora nella metà campo avversaria, il suo tiro frettoloso finiva corto.
Dall’altra parte Gasol a un passo dal canestro era stoppato da dietro da un recupero di MKG che favoriva la transizione sulla quale Batum dalla sinistra riusciva a vedere Howard a rimorchio: passaggio schiacciato e due punti in corsa per Dwight che mancava però il libero addizionale a 11:17.
Charlotte lasciava spesso scoperta la linea dei tre punti e Gasol al secondo tentativo puniva questa pecca.
Un’invasione di campo non era fischiata agli Spurs che ne ricavavano in qualche maniera due FT sull’azione successiva.
Era sempre il centro spagnolo ad andare in lunetta da dove splittava per il 2-4 a 8:49.
MKG provava molte volte ad andare a canestro nel primo quarto, gli andava sempre male come sull’azione seguente ai liberi di Gasol… un turnaround di Williams denotava una pessima scelta nei tiri, nonché un attacco frettoloso, Marvin comunque si rifaceva segnando una tripla con spazio rielevandoci sul +1 (5-4).
La partita continuava con gli Spurs a cercar gloria da fuori e con Charlotte a selezionare tiri non proprio raccomandabili.
Il punteggio rimaneva basso ma si muoveva quando, dopo un rimbalzo offensivo di MKG, Walker dal mid-range dalle parti della linea di fondo destra, si elevava per infilare il 7-4. A 5:55 arrivava un tecnico contro gli Spurs per tre secondi difensivi e Batum con l’1/1 doppiava gli Speroni, ma su una persa di Walker arrivava la transizione ospite chiusa da una dunk di Aldridge.
Walker si rifaceva immediatamente (4:52) andando a segnare una tripla dalla diagonale sinistra.
Rimontavano gli Speroni che infilavano dal pitturato due punti con Rudy Gay e passavano avanti a 3:02 con un turnaround sulla baseline sinistra di Aldridge (11-12) ma un piazzato di Cody con tanto spazio a disposizione, effettuato dalla linea di fondo sinistra era utile per cambiare ancora il team in testa alla partita.
Aldridge stoppava MKG poi segnava ancora.
In una partita punto a punto MCW si buttava dentro per recuperare due FT che arrivavano ed erano utili per il controsorpasso sul 15-14 a 1:16 dalla prima sirena.
Non si segnava più; Bacon era bravo a spender un fallo su Gasol lanciato in transizione.
Niente liberi e rimessa con palla nelle mani dell’iberico che marcato tirava in qualche modo non andando vicino a canestro.
Il bassissimo 15-14 rimaneva quindi punteggio non esaltante, ma gradito agli Hornets.

Howard prova a bloccare il passaggio di Kyle Anderson.

 
Gli Hornets allungavano sul 17-14 quando un bound pass verticale di Kaminsky trovava lo scatto di Lamb sulla linea di fondo sinistra, Jeremy andava a schiacciare ma Ginobili dall’altra parte rispondeva sulla sinistra favorito da un vantaggio creato da un gioco di passaggi degli Spurs.
A 10:04 Lamb con due FT ci ridava i tee punti di vantaggio, ma la forbice era destinata a scendere a uno quando la lotta impari tra Gasol e MCW dal post basso sinistro si risolveva a favore del primo.
A 9:16 arrivava la tripla inaspettata (ben oltre la striscia dei tre punti) di Kaminsky che “splasshava” per il 22-18.
Zeller continuava a saltare fuori tempo sui rimbalzi e MCW si dimostrava non imperforabile sulle drive; quella di Anderson riportava avanti i texani (22-23) che cedevano un ultima volta nel primo tempo, prima di portarsi al comando definitivamente fino alla fine.
Era Bacon con un fing and roll che sfidava la legge di gravità a depositare dalla destra ma un gancio di Aldridge a 5:55 apriva un parziale di 12-0 chiuso con una giocata da due di Gay alla quale gli arbitri regalavano il libero addizionale (trasformato), forse perché Kaminsky gli era antipatico.
Gli Hornets comunque avevano un passaggio a vuoto notevole e toccava a Kaminsky spezzare il parziale da doppia cifra degli ospiti:
ancora una bomba a 3:04 che ci riportava sul -8 (27-35). Howard in palleggio e dopo uno spin usava il fisico per andare oltre Aldridge.
Charlotte sul -6 sembrava poter rientrare in una partita dal punteggio così basso, ma lasciava a Ginobili il tempo per mirare da tre punti e il vecchio asso argentino facendo centro anticipava il turnaround di Aldridge che chiudeva i primi 24 minuti.
Punteggio bassissimo di 29-40 pro Spurs con un miserabile 0/6 a testa di MKG e Batum, un 1/6 di Lamb, 2/7 di Howard e un 2/6 di Kaminsky…
 
Si rientrava sul parquet, dove le squadre dimostravano di migliorare i loro attacchi.
Howard dal pitturato con un hook accorciava ma Gasol da tre dalla sinistra bombardava per il 31-43…
Kemba penetrava appoggiando di sinistra al vetro ma un passaggio per un back-door di Anderson era chiuso dall’attaccante con abilità in reverse.
Charlotte tentava di rimontare grazie ai FT:
Howard iniziava con un 2/2, poi MKG ne batteva uno dopo aver segnato in transizione subendo il contatto di Gasol e a 9:12 Howard tornava in lunetta per sorprendere con un altro 2/2 per il 40-50.
A far precipitare le cose in una situazione già non certo idilliaca ci pensava involontariamente Aldridge che provando un consegnato roteava sul blocco mentre Kemba andava a sbattere con la spalla sinistra.
Il capitano rimaneva giù a 8:57 ed entrava negli spogliatoi preoccupando i tifosi.
Batum dalla diagonale destra metteva il suo primo jumper di serata ma il sostituto di Kemba, Carter-Williams era disastroso.
Mattonata da tre, passaggio regalato per Anderson, fallo su Mills uscendo da un blocco…
La squadra di Pop con il 2/3 di Mills a gioco fermo portava un altro parziale di 9-0 con il quale si lanciava sul +17 (42-59) da dove poter controllare tranquillamente la partita. Una partita con poco da dire ancora sebbene arrivasse anche una buona dose di fischi per la squadra e per MKG che tirava dalla destra corto non colpendo nemmeno il ferro. Batum con un 2/2 ai liberi rompeva il parziale avversario a 4:42 ma la difesa di Charlotte non riusciva più come nel primo tempo a contenere gli attacchi degli Spurs fatti di tagli, movimento palla, aiutati anche da qualche rimbalzo offensivo.
Tornava abbastanza sorprendentemente in campo Walker che segnava due punti imitato a 1:31 d Lamb in coast to coast per il 54-66.
Gasol però a 1:17 gelava con il piazzato le speranze dei tifosi.
Kemba nell’ultimo minuto segnando altri due canestri reggeva il peso dell’attacco di Charlotte che chiudeva a 58 punti contro i 72 dei visitor.

Lamb in schiacciata dopo la drive.

 
L’ultimo quarto partiva con l’errore di Monk e due punti di Ginobili.
Era ancora Kemba ad assaltare il canestro con un crossover che lasciava indietro Rudy Gay e vedeva successivamente Aldridge battuto da un layup usando la protezione del ferro sul layup acrobatico.
A 11:04 Gay si procurava due liberi compensati da un’entrata ignorante di Monk ma il divario rimaneva ampio. Meritato il vantaggio degli Speroni, si scadeva nel ridicolo per un fallo chiamato contro Lamb quando Anderson non riusciva quasi nemmeno a procurarsi il contatto sul salto di Lamb che comunque non infastidiva l’azione di tiro dell’avversario…
Il 2/2 era combattuto da un 2/3 di Monk, leggerissimo tocco del n°22 avversario sul tiro, ma a 9:42 dalla fine il 66-89 era già sentenza definitiva sebbene Clifford cercasse di mettere in campo scorer e Lamb desse soddisfazione con un attacco con esitazione chiuso da un appoggio di sinistra.
Rimaneva qualche giocata spettacolare per consolazione e perché al pubblico pagante non venisse in mente di chieder la restituzione dei soldi del biglietto.
Kemba a 7:27 con un artistico layup, poi Lamb, non avvedendosi del rientro alle spalle di Anderson si lasciava soffiar la palla che cercava di movimentare subito verso canestro ma Jeremy in salto murava il possibile assist, così prendeva il via all’azione che porterà Zeller a canestro. Segnava anche Forbes mettendo a nudo le pecche di una difesa senza protector rim (Howard rimarrà in panchina tutto l’ultimo quarto) ma dall’altra parte a 4:31 Walker forniva il materiale a Zeller che in corsa staccava sulle pendici dell’area e posterizzava Anderson di rabbia con una slam dunk paurosa a una mano.
Schiacciata memorabile che entrerà sicuramente nella top ten dell’anno per gli Hornets.
L’energia creata da questo evento però si disperdeva dopo il time-out chiamato da Pop:
4 punti in fila per Gay e 79-96 a 3:28 dalla fine.
Spazio anche alla panchina profonda con O’Bryant bravi a metter due mid-range prima da sx e poi da dx.
L’86-106 era il punteggio finale…
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
18 pt., 3 rimbalzi, 5 assist. 8/12 al tiro. Rientra in campo stoicamente con la spalla non a posto e gioca cercando di trascinar la squadra con i suoi punti regalando qualità. Tropo tardi, speriamo per la prossima.
 
Batum: 4
5 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Chiude con un 1/7 che per una guardia tiratrice o small forward all’occasione, se preferite, non è affatto buono. Difesa non convincente a mio giudizio.
 
Kidd-Gilchrist: 5
3 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Chiude con un 1/8 prendendosi tre stoppate. Solo una buona entrata in attacco. Non funziona…
 
M. Williams: 5,5
3 pt, 3 rimbalzi, 1 assist. Un ¼ non fantastico in 17 minuti. Poco appariscente.
 
Howard: 5
10 pt., 11 rimbalzi, 1 rubata. Rimbalzi non sempre di qualità e troppi errori da sotto. Chiude con un 3/10 e non domina contro i lunghi avversari che lo mettono in difficoltà.
 
Lamb: 5,5
12 pt., 5 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Può fare meglio del 4/11 al tiro. Brutto primo tempo, cerca di dare la sveglia ai nostri nel secondo.
 
Zeller: 5,5
9 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Prima parte irritante a rimbalzo, sempre fuori tempo. Chiude con un 4/5 dal campo con una gran schiacciata.
 
Bacon: 5,5
2 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. Gioca 11 minuti con un ¼ al tiro. Bene a rimbalzo.
 
Carter-Williams: 4
2 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 0/5 al tiro e 5 palle perse… Disastroso nel secondo parziale, commette anche tre falli.
 
Kaminsky: 5,5
12 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Un 2/5 sia da due che da tre, sufficiente ma la difesa non è il suo pane.
 
Monk: 5,5
4 pt., 2 assist. Gioca 17 minuti, spara un paio di triple a vuoto e segna con un’entrata con l’aiuto del ferro.
 
O’Bryant: 6,5
4 pt., 1 rimbalzo. Due jumper precisi (2/2) e un rimbalzo in attacco in 3 minuti.
 
Graham: 6
3 pt., 1 rimbalzo. Gioca tre minuti con altrettanti punti. 1/2 ai liberi quando non conta più nulla.
 
Coach Clifford:4,5
Il salto di qualità lo devi fare in queste partite. Riusciamo a battere ultimamente solo squadre medio forti al massimo… Quando arrivano top team o squadre organizzate non la spuntiamo mai… C’è un problema di gioco oltre che di qualche uomo. Forse il suo tempo è finito a Charlotte. La squadra va a intermittenza, sembra accesa in alcune partite e spenta in altre , a prescindere dal fatto che si lotti. Il body language non è stato il massimo questa notte. Pochi pick and roll e hand-off. Serata da tiro al piccione.

Game 18: Charlotte Hornets @ Cleveland Cavaliers 99-100

 
Nuvole rapide (reali) fuori dalla Quicken Loans Arena.
Gli Hornets interrompono una striscia di tre vittorie consecutive dopo una battaglia gagliarda che lascia qualche amarezza per il punticino di scarto e per un finale velenoso, oltre a dover ammettere il “mea culpa” per scelte di gioco offensive non proprio azzeccatissime nel finale.
Sfiorata l’impresa, rimane un po’ d’amarezza ma si tornerà in campo domani e non c’è tempo per intristirsi,a nche se qualche recriminazione, a dispetto di ciò che pensavano i fan dei Cavs nell’Arena, c’è…
In casa contro gli Speroni gli Hornets non dovranno accusare il colpo cercando di recuperare le forze dopo una partita comunque giocata su buoni livelli.
Vinta la lotta a rimbalzo 55-45, assist pari (25), paghiamo il 38,3% dal campo contro il 45,8% avversario con una panchina che ha ritrovato MCW ma anche con un Kaminsky a zero punti.
James ha aiutato Cleveland a vincer la settima cnsecutiva chiudendo in tripla doppia con 27 punti, 16 rimbalzi e 13 assist, J.R. Smith con 16 pt. e Korver con 13.
 
Le Formazioni:
 
Il primo attacco era portato da Charlotte poiché Howard era l’unico a saltare.
Subito pressione alta sulla palla da parte della squadra di Lue e un Kemba in difficoltà recuperava il pallone nella nostra metà campo, finiva per entrare un passo oltre la linea da tre punti MKG che in jumper era aiutato dal rimbalzo amico del primo ferro per portare in vantaggio i nostri.
Il pareggio era di Love da sotto, poi Kemba falliva la tripla mentre Love no, complice l’arretramento di Howard e la distrazione di Williams, l’uomo più vicino, che guardava intorno invece d’interessarsi al lungo avversario.
Howard dalla destra cercava con un passaggio leggermente in diagonale MKG sull’altro lato sotto canestro.
Passaggio rischioso ma a buon fine che portava MKG a raddoppiare facilmente i suoi punti.
Un passaggio per J.R. Smith che tagliava sulla linea di fondo in back door per depositare con comodità straordinaria era mal visto da Clifford che usava prestissimo (10:14) giustamente il suo time-out per riorganizzare una difesa con qualche problema.
Kemba in area segnava oltre Calderon (nettamente in vantaggio sull’europeo), MKG salvava una transizione su James prima di andare a commetter un fallo intelligente (non sul tiro) per contenerlo.
Crowder segnava un lungo due a 8:32, Kemba rispondeva con un cach n’shoot da tre punti su assist di Lamb agganciando a quota nove i Cavalieri che a 6:41 subivano i primi due punti di Lamb bravo a intercettare un pallone nella nostra metà campo e a ripartire in transizione per essere fermato fallosamente.
I due punti ottenuti dalla lunetta erano vanificati dal secondo lunghissimo due di Crowder che infilava anche il terzo a cavallo della linea da tre punti, così Charlotte, che aveva qualche difficoltà a intercettarne la posizione molto mobile, passava in svantaggio 11-13.
MKG con un passaggio sull’esterno del post basso sinistro eludeva la marcatura su Howard, il quale girandosi schiacciava per il pari.
La partita si manteneva in equilibrio e Bacon dal corner sinistro realizzava il 18-17 a 4:08 dalla prima sirena, Williams si ripeteva dalla stessa mattonella a 3:31 e poco più tardi Marvin infilava un’altra bomba prima di sedersi insieme a MKG in panchina, lasciandoci però sul 24-20.
La panchina di Charlotte entrava in campo guidata da Kemba che a 1:06 infilava la tripla immediata dopo aver sfruttato un paio di passaggi dei suoi compagni, bravi a creargli un minimo di spazio.
Korver uscendo alto dalle parti della top of the key però colpiva da tre punti fissando il 28-27 di primo quarto con errori finali da ambo le parti che lasciavano inalterato il punteggio.
La sensazione dopo la prima dozzina di minuti è che Cleveland fosse superiore ma che Charlotte stesse utilizzando abilmente le sue armi per giocarsela.
 
Il secondo blocco da 12 minuti iniziava con un canestro sorpasso di Green da sotto, Bacon dall’altra parte saliva in ascensore per il jumper ma era spostato leggermente da Korver.
Un ½ e il pari era ritrovato.
Per qualche minuto il confronto reggeva, anche perché un Lamb sottotono al tiro, cambiando peso trovava il pari a quota 31, Cody da sotto alla cifra di 33 e una finta di MCW con breve scatto di Zeller nel pitturato consentiva agli Hornets di reggere il passo trovando ancora una volta il pari sulla cifra di 35.
Wade con una drive batteva facilmente l‘irrisoria protezione dell’anello da parte di Kaminsky, ma Carter-Williams posizionandosi nella terra di nessuno del corner sinistro riceveva un passaggio dal lato forte di Monk che sfruttava per portarci avanti sul 38-37.
Un black-out offensivo coinvolgeva tuttavia la nostra squadra che accusava il colpo anche in difesa mentre un parziale di 7-0 pro Cavs era chiuso con un’entrata di Wade che sfruttava il passaggio laterale dopo esser già partito in corsa per allungarsi in salto fintando l’appoggio prima di rilasciare il 38-44.
A 7:11 c’era bisogno di un altro time-out dal quale gli Hornets uscivano bene.
MCW segnava 5 punti (intervallato dai due di Frye), poi portava avanti una transizione tre contro uno sulla quale fintava andando a sbattere sul difensore, gli arbitri lasciavano correre e Howard schiacciando agguantava il nuovo pareggio a quota 46.
Calderon da tre andava oltre la mano alzata di Howard che stimolato andava in entrata usando il fisico per liberarsi con la spalla destra del “fuscello” Love prima di appoggiare il -1. Love fermava Howard ma la palla vagante era recuperata da MKG che si fiondava centralmente trovando un varco per segnar due punti.
MKG faceva buona guardia su James che volava sotto canestro lasciando via libera a Howard per l’appoggio di sx a tu per tu con l’anello.
Crowder a 2:19 di tripla faceva recuperare i punti perduti da Cleveland che riequilibrava la situazione sul 52-52.
Lamb nei primi 24 minuti segnava solo 4 punti ma era utile con tre assist; la nuova apertura a sinistra per Marvin era fondamentale per il nostro numero 2 che in ritmo realizzava il 55-52 che reggeva sotto forma di vantaggio poiché Lamb contrastava un paio di triple di J.R. Smith facendolo sbagliare.
Nel finale arrivava anche un canestro di MKG su assist di Kemba per il 57-54.

Bacon prova a fermare James.
Foto: Joshua Gunter.

 
Dopo l’intervallo, LeBron dalla sinistra si trovava accoppiato con Howard che cercava di fermare la tripla del King sfiorando il gomito destro del giocatore uscendo dal proprio cilindro sbilanciandosi.
Tre punti e FT per il sorpasso mancato a 11:16 l’azione da 4 punti della star dei Cavs sfumava mentre poco più tardi un botta e risposta con una bombarda siderale a testa per Lamb (quasi ai 24 secondi) e James innalzava il punteggio sul 60 pari.
MKG in entrata orizzontale in gancetto destro usava la distanza del proprio corpo per refrigerare il Re.
Un turnaround di Love precedeva quello di Howard a centro area, canestri buoni per muovere il punteggio sul 64-62, score che continuava a girare dalla parte di Charlotte con Kemba in pullup prima e MKG ai liberi a 8:38 (primo fallo James) per un 68-62 interessante.
Dopo una deflection di Williams dalla rimessa si liberava sotto James che riceveva da Crowder e segnava facilmente il -4 ma uno stop & pop di Kemba più una steal di Lamb su J.R. Smith con relativa dunk in transizione mandavano sul +8 i teal (72-64).
J.R. Smith infilava due triple mentre Howard nel mezzo ricavava due punti, il divario si riduceva e su un tentativo da centro area Howard si faceva toccar palla da Wade dietro di lui, palla persa e tecnico contro Dwight che James falliva l’occasione.
A 4:50 il pubblico fischiava la decisione arbitrale di concedere due FT a Williams plurimutilato da passaggi a livello dei neri cancelli sulla linea di fondo sinistra.
Il 2/2 per il 76-70 resisteva poco perché Korver con un tre aperto e J.R. Smith da oltre l’arco indovinavano le lunghe traiettorie.
Il pareggio a 3:47 era rotto da Marvin Williams che su tre tentativi da fuori faceva centro due volte concedendoci il lusso di riprendere il margine perso di sei punti.
I Cavaliers però approfittavano della panchina degli Hornets in campo; uno stanco Kemba e MKG non bastavano e un parziale di 0-7 riportava avanti LeBron e soci con la tripla di James a :30.8 dalla terza luce rossa.
Kemba sulla sirena era impreciso da tre e l’82-83 era servito.

Una delle tante giocate “sporche” di Love su Howard.
Foto: Joshua Gunter.

 
Il quarto decisivo iniziava con le vistose lamentele di Love e Wade per due situazioni di gioco diverse (giuste o meno) che non sanzionate dagli arbitri non portavano però nemmeno a nessun tecnico per i due giocatori in nero.
Kemba a 10:34 mancava due liberi per fallo di Frye, Wade approfittava di Walker andando a girargli intorno sulla linea di fondo per scappare e depositare il +3.
Lamb però cambiava tutto con un’entrata da destra con appoggio al plexiglass sulla quale arrivava anche il fallo, ma dalla linea lo 0/1 teneva avanti gli Hornets solamente di un punto.
James entrava in modalità Freccia Rossa andando come un treno a tutta velocità per segnare l’88-89 ma un Carter-Williams modello rookie fintava, subiva fallo sul jumper e realizzando il 91-89 anticipava un fallo di James su Howard avvenuto lontano dalla palla.
A 6:18 quindi, in bonus, Dwight manteneva il ritmo in lunetta colpendo con un 2/2.
La squadra di Lue rientrava a quota novantatré ma Carter-Williams a 5:24 beneficiava di due FT per un blocking foul di Love che continuava a lamentarsi.
Lo 0/2 non era buono e anche se Love a 4:59 commetteva un altro fallo sul nostro numero 12 Howard, il quale girandosi lo schiantava a terra con tutto il pubblico ululante e incurante della maglia tirata, i nostri segnando solo un libero lasciavano spalancate a Cleveland le porte per giocarsi il finale.
Gli Hornets finivano di giocare intelligentemente con Kemba che per eludere la marcatura sulla linea dei tre punti di James dava dentro dove Howard era marcato da Crowder che spendeva un fallo su Howard in pericoloso avvicinamento al bersaglio.
La tattica funzionava perché Dwight infilava i liberi del 96-93 a 4:07, inoltre, dopo un errore per parte di Korver e Walker da tre, il capitano s’infilava tra lo spazio di James e J.R. Smith, il supponente e floscio passaggio dietro la schiena dell’ala dei Cavs era intercettato da Kemba che chiamava a sé in contropiede MKG, il quale riceveva e schiacciava il 98-93.
Un ½ di James dalla lunetta a 3:22 dalla fine lasciava 4 punti di vantaggio ai Calabroni che però tiravano troppo frettolosamente con Walker da fuori, MKG faceva perdere l’apertura lunga a Wade che toccava per ultimo oltre il fondo ma il nostro numero 14 sparava malamente e a 2:28 James andando oltre proprio MKG realizzava una giocata da tre punti per il -1.
Howard dal post basso destro era raddoppiato, passaggio in area per MKG toccato duro sull’alzata.
Due liberi, uno solo a segno, l’errore sarà fatale alla fine… 99-97.
Howard cercava di controllare James sulla top of the key dei tre punti ma l’entrata di destro chiusa di tabella di LeBron pareggiava la partita.
La partita si decideva negli ultimi secondi.
Se in qualche occasione Charlotte si era avvantaggiata da qualche fischio arbitrale discutibile, i Cavs riprendevano tutto con gli interessi.
Una canotta trattenuta da Love su Howard era roba da poco, Dwight si girava e falliva l’occasione, ma Charlotte andava a recuperar palla.
Su un passaggio verso Love, MKG in salto anticipava Kevin che commetteva fallo.
Gli arbitri assegnavano i liberi ma James si lamentava e tra il fattore campo e l’aver a che fare con una stella della NBA, dopo un conciliabolo propendevano solamente per la soluzione rimessa laterale Charlotte.
Una pantomima che costava caro anche perché Lamb esagerava un po’ con una sospensione fuori cilindro, a noi era imputato il fallo sul tentativo di rimbalzo e J.R. Smith segnava il secondo dei due liberi a :48.2 dalla fine.
C’era tempo per segnare ma Kemba perdeva completamente la tramontana forzando e tirando malissimo sul vetro.
Dall’altra parte James cercava d’ammazzar la partita tirando anch’esso da distanza proibitiva, palla sul bordo del primo ferro e Hornets al time-out con :11.1 sul cronometro.
James andava a prendere Walker che si attardava in palleggio nel crossover per trovare un varco verso canestro, alla fine la palla andava a Lamb che con il catch n’shoot colpiva solamente il ferro, il rimbalzo di Charlotte era inutile, anche se prima della sirena Walker provava da troppo distante la seconda tripla che non toccava il ferro lasciandoci con l’onore delle armi ma senza vittoria…
 
Pagelle
 
Walker: 5
15 pt., 6 rimbalzi, 8 assist, 1 rubata. 6/21 dal campo e 2/11 da tre… Serata negativa di Kemba al tiro. Tradisce stranamente anche dalla lunetta con un ¼. Si salva con gli assist ma è troppo testardo. Nel finale vuol vincere da solo e causa grave peccato, il “Dio del basket” non ci premia.
 
Lamb: 6,5
11 pt., 7 rimbalzi, 7 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Brutta serata al tiro per Jeremy che chiude con 4/15, 2 turnover e un 1/6 da fuori compresa la tripla che avrebbe potuto invertire il team vincente. Sarebbe ingeneroso però assegnargli un 5 guardando le altre statistiche. Assist e rimbalzi più due rubate, un uomo ovunque che va a contrastare anche tiri che stanno già partendo…
 
Kidd-Gilchrist: 7
17 pt., 5 rimbalzi, 1 assist. Fa quel che può e anche di più su James quando c’è lui. Peccato per l’errore dalla lunetta nel finale e un tiro non proprio ben speso, ma per il resto c’è da ricordare il recupero su Love e il rientro su Wade… E’ di supporto alle azioni offensive di Charlotte e sembra aver ritrovato potenza nel breve.
 
M. Williams: 7
17 pt, 8 rimbalzi, 1 assist. Buona gara di Marvin che con un 5/7 da fuori e un 5/9 totale, aiuta la squadra a giocarsi la partita. Cala un po’ nel finale ma prende il doppio dei suoi soliti rimbalzi (quest’anno).
 
Howard: 6,5
20 pt., 13 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Ancora doppia doppia per Dwight che sta risolvendo i problemi dalla lunetta ma i tre turnover sono pesanti. Prende il sesto tecnico dell’anno per molto meno di altre proteste da parte degli avversari. 7/14 dal campo, leggermente meno del solito. Gli arbitri non vedono su un suo errore nel finale, una trattenuta precedente di Love. Non arrendersi e continuare così. Contro gli Spurs potrebbe essere un fattore decisivo.
 
Bacon: 6,5
4 pt., 3 rimbalzi. Va meglio in difesa e infila una buona tripla. Sbaglia un libero in 9 minuti.
 
Zeller: 6
4 pt., 6 rimbalzi. Cody calca il parquet 23 minuti, li gioca bene, anche se una volta s fa passare da J.R. Smith sul cambio direzione, la sua difesa è buona. Usa i suoi cm per catturare anche due rimbalzi offensivi in serie, poi su un perde la sfera a contatto con i difensori. Il 2/6 al tiro con un paio d’errori di concentrazione ne abbassano un pochino il voto.
 
Carter-Williams: 6,5
11 pt., 7 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. I numeri dicono molto in questo caso. Il tutto in 19 minuti. Peccato per quel calo di concentrazione dalla lunetta e lo 0/2 momentaneo in un momento importante che andrà a formare l’1/3 nella sua casella FT.
 
Kaminsky: 4,5
0 pt., 1 assist. Gioca 14 minuti con protezione del ferro pari a zero e tirando tre volte. Due volte da fuori per possibili punti importanti con cm di spazio ma nulla… Buco nero dalla panchina. Sarebbe bastato poco come contributo per vincere.
 
Monk: s.v.
0 pt., 1 assist. Gioca tre minuti e innesca Carter-Williams. Nulla da segnalare per altre statistiche. Non prende tiri.
 
Coach Clifford: 6
Inizia bene chiamando time-out subito e nei momenti importanti. Tira un po’ troppo Kemba nei finali di primo e terzo quarto cercando equilibrio dalle rotazioni. La squadra se la cava bene ma si rinuncia a giocare nei momenti importanti affidandosi troppo a Walker con un Howard non sempre affidabile chiuso o raddoppiato sotto canestro. La palla scotta nei momenti cruciali e un eccessivo giro palla sembrerebbe preoccupare. Si va sul sicuro, ma è una certezza aleatoria e vana se le giocate sono prevedibili.

Il Punto @ 17 (2017/18)

Fatica notevole redarre un’analisi simile concentrata per motivi di tempo in due lunghe mezze giornate (lavorando…).
Dopo aver evidenzianto la scritta colorata (sopra il logo degli Hornets) usata da Superbasket trent’anni fa, faccio un piccolo omaggio a quello che fu un periodo nel quale Aldo Giordani, uno dei maggiori diffusori della pallacanestro in Italia, scriveva con maestria sulla copertina di una rivista arrivata fino a noi oggi.
Grazie anche a chi, interloquendo con me, mi ha dato spunti utili per ampliare il pezzo, sicuramente meno attraente di altri, essendo un’analisi della situazione.
Probabilmente molte altre cose avrebbero potuto rientrare nel pezzo, ma credo sia già abbastanza chilometrico, quindi passo direttamente alla…
 
Descrizione Veloce delle Partite:
 
La stagione di Charlotte inizia in salita.
Delle ventinove franchigie nemiche, incontriamo fuori casa quella che sarà senza dubbio la peggior possibile da affrontare:
I Detroit Pistons.
La squadra della Motor City, infatti, “giù in città”, inaugura la nuova struttura chiamata Little Caesars Arena alla presenza del “nemico pubblico n°1”, ovvero Eminem.
Si perde gara uno senza colpo ferire, poco importa se in gara due, dopo una partenza da incubo che lascia perplessità, la squadra schianta gli Atlanta Hawks, i quali comunque non si rivelano un avversario realmente consistente.
Si torna a giocar fuori e a girare male.
I Bucks, che hanno qualcosina più di noi, riescono a vincere sul loro terreno e torniamo allo Spectrum Center (dove avremo tre partite consecutive) dove una convincente vittoria sui Nuggets ci riporta a quota .500.
I primi a espugnare l’Alveare sono i Rockets, i quali con il loro gioco fatto di tiri da oltre l’arco dei tre punti si rivelano letali in un finale nel quale allungano impietosamente. Contro i sorprendenti Magic, gli Hornets vincono giocando una buona gara, così come accade episodicamente, fuori dalle mura amiche, a Memphis.
Con la vittoria in Tennessee che anticipa una bella partita giocata in casa contro i Bucks, gli Hornets sembrano girare a pieno regime nonostante il nostro best defender MKG sia lontano dal parquet per problemi personali.
Il 5-3 però è completamente ribaltato con uno 0-4 in trasferta in partite dall’andamento differente che hanno come unico comun denominatore la L finale.
A San Antonio si gioca bene ma Patty Mills nel finale indovina tre bombe ravvicinate pesanti, così, come contro Houston, nella stessa salsa texana si finisce per aver sullo stomaco questa “bomba”.
A Minneapolis la squadra non regge il passo e si perde senza troppe recriminazioni, mentre a New York giochiamo bene in attacco, ma nell’ultima parte della gara New York rimonta senza che Clifford (ancora out MKG) riuscisse a metterci un freno.
Pessima sconfitta e Hornets che volavano a Boston dove ad attenderli trovavano il colpo di fortuna estremo.
I verdi, già privi di Hayward e Horford, finivano per lasciar sul terreno dopo nemmeno due minuti anche la stella Irving, colpita duro involontariamente da Baynes (proprio compagno) in un’azione di gioco.
Gli Hornets volavano sul +18, conservavano 12 punti a dodici minuti dalla fine e finivano clamorosamente perdere con una panchina imbarazzantemente “anarchica” (nel senso peggiore del termine) in difesa e un Clifford che inseriva tardivamente i titolari, compreso MKG al rientro. Howard contribuiva perdendo alcuni palloni, così sfumava un’occasione ghiottissima.
Cinque giorni per ricompattare il gruppo si frapponevano ai prossimi ostacoli.
Cleveland in casa in risalita si rivelava troppo per gli Hornets che rabbracciavano Batum e sfoggiavano una divisa a strisce che ricordava il passato.
Il punto più basso della storia recente degli Hornets si toccava a Chicago, dove una squadra imperdonabilmente svogliata concedeva ai Bulls (senza LaVine e Mirotic) ben 123 punti vedere la media dei Tori)… finendo per perdere con Walker a fallire il layup del sorpasso a pochi secondi dalla fine dopo aver segnato ben 47 punti.
In crisi nera gli Hornets tornavano a casa per una striscia di tre partite che, stando a ciò visto in precedenza, non davano molte speranze, invece cadevano nell’ordine: Clippers, Timberwolves e Wizards, quest’ultimi all’OT dopo una partita al cardiopalma con aggancio a un paio di secondi dalla fine.
Gli Hornets si dimostravano tenaci in tutte e tre le gare e la difesa faceva la differenza nella seconda parte di queste sfide.
 
Prossime partite
 
Il calendario riservato agli Hornets nelle prossime 17 partite (fino al 28 dicembre), è abbastanza impegnativo, tuttavia avremo 11 partite casalinghe contro le sei in trasferta.
Si parte da Cleveland domani (la notte del 25 alle ore 02.00 AM italiane), dove sarà molto ostica portare a casa la quarta vittoria di fila, poi avremo un altro big match contro gli Spurs in casa il giorno seguente in back to back, sperando di non aver perso a Cleveland e consumato molte energie al contempo.
Novembre finirà con una partita, sempre rispettando l’orario italiano, con una sfida in Canada a casa Raptors, il 30…
Di questo trittico spero di riuscire a veder vincere gli Hornets almeno contro gli Speroni.
Inizio dicembre è misto.
Si parte da Miami l’uno (qui il 2 notte), per poi aver altri tre giorni di riposso prima d’affrontare in casa l’altra squadra della Florida:
I Magic.
Due giorni più tardi giocheremo la seconda della striscia di quattro partite casalinghe assegnataci.
In questo caso l’avversario è uno dei peggiori:
I GSW, duri da battere anche in casa.
Il nove e il dieci concluderemo contro i Bulls e i Lakers in back to back, due partite da vincere assolutamente, la prima per “vendicare” la sconfitta subita nella Wind City mostrando che il vento è cambiato, la seconda per continuare la marcia verso i playoffs.
OKC e Houston in trasferta non saranno passeggiate, così ci si dovrà affidare alla nuova serie di quattro partite casalinghe successive.
Questa volta le formazioni ospiti saranno in ordine cronologico:
Miami, Portland, New York e Toronto, un ciclo misto più morbido forse del precedente sperando di cogliere almeno tre vittorie.
Il 23 e il giorno dopo, alla vigilia di Natale, avremo una doppia sfida con i Bucks.
Quella più vicina al Natale sarà in casa e sperando di mantenere il fattore campo, un 1-1 pare probabile.
Il 28 tenteremo di rompere la striscia negativa contro Boston, in casa, partita ardua visti i precedenti, ma se la squadra dimostra la grinta recente ce la può fare.
10-7 è il mio pronostico cercando di fare una “media” realistica sulla base del momento attuale di Charlotte.
 
Parte Statistica Descrittiva di Pregi e Difetti:
 
Gli Hornets sembrano andare su e giù vincendo e perdendo lunghe strisce di partite sovvertendo i pronostici in qualche caso.
Questa è la parte preoccupante, l’aspetto mentale più che quello tecnico.
Poiché a fine novembre avremo partite toste, l’eventuale sconfitta a Cleveland potrebbe portare gli Hornets a sfiduciarsi nuovamente.
Uno scenario che potrebbe durare qualche game se non dovessimo poi battere in back to back San Antonio.
Tuttavia, il vantaggio d’affrontare gli Speroni in casa non è trascurabile.
L’ambiente stimola Howard e galvanizza altri giocatori che fuori casa hanno rendimenti inferiori.
ll record leggermente negativo deriva dalle sei sconfitte consecutive partite da game 9 e conclusesi in game 14 a Chicago compensate da tre vittorie precedenti e tre successive.
Il record di 8-9 è invertito per quel che riguarda le partite tra casa e trasferta.
Tra le mura amiche abbiamo disputato, infatti, una partita in più concludendo con un 7-2 di tutto rispetto.
Purtroppo l’1-7 patito fuori casa risulta inficiare la classifica. Una classifica che ci vede attardati di una partita dall’ottava posizione utile per agguantare l’ottavo posto (oggi c’è Milwaukee), con Charlotte 10^ a Est.

La classifica a Est dopo la 17^ “giornata” di Charlotte.

Le rotazioni degli Hornets sono cambiate più volte quest’anno.
Difficile delinearle con un roster che non è mai quasi stato completamente a disposizione di Clifford.
In rampa di lancio Monk e Bacon a inizio stagione, con i rientri di Batum e MCW ora stanno trovando zero o meno spazio rispettivamente.
Classicamente i titolari riposano a cavallo tra il primo e il secondo quarto e tra il terzo e il quarto quarto.
Charlotte mostra problemi con i quintetti della panchina, anche se a volte sono rinforzati da uno o due titolari.
Proviamo a scendere ora nel dettaglio per vedere le tendenze di Charlotte secondo i numeri, compresi i problemi della bench.
Partiamo classificando circa tutto a seconda della posizione in classifica di Charlotte in ogni particolare statistica (salvo che non abbia un corrispettivo diretto) rispetto alle altre ventinove squadre, scegliendo d’iniziare da ciò che non va.
Ultima, cioè 30^ nelle deviazioni.
Le deflection sono 9,7 a partita, meno di qualsiasi altro team.
Rimaniamo dietro a tutti gli altri team anche nelle steal. Charlotte non è un team di ladri e le 4,5 a partita, testimoniano, insieme alle deviazioni, oltre a magari caratteristiche personali dei singoli giocatori, la poca reattività in cambio di un gioco più ordinato in difesa fatto più da posizione che da disturbo.
Penultima per quel che riguarda i tiri liberi con il 71%, Charlotte ha fatto un balzo all’indietro clamoroso rispetto alla scorsa stagione, ma con Howard sotto il 50% era preventivabile.
Anche altri giocatori comunque potrebbero in futuro tirare un po’ meglio a gioco fermo avendone le possibilità.
Gli avversari tuttavia contro di noi stanno tirando con l’81,5%, questo vuol dire due cose… che i falli spesi, spesso sono compiuti sugli uomini sbagliati e che in futuro magari potremo aver maggior fortuna, come nel caso dell’errore di Beal, decisivo nel finale.
Per quanto riguarda gli assist non va molto meglio se consideriamo il dato nudo e crudo…
27^ con 19,9 a partita.
Gli Hornets sono ventunesimi nei fast break points, 8,5 di media quelli prodotti.
Concediamo agli avversari 106,5 punti, questo ci porta attualmente a essere il diciottesimo team nella lega per quel che riguarda la statistica per la miglior difesa.
Se non ci saranno molti black-out come quello di Chicago, penso si possa risalire di diverse posizioni, anche perché, per vincere contro formazioni di maggior talento offensivo, come i Timberwolves o i Wizards, la difesa dev’essere parte non solo necessaria ma primaria.
L’attacco, con 106,9 se la passa leggermente meglio ed è in 14^ posizione.
Facendo un balzo all’indietro… quest’attacco è sostenuto da un 45% dal campo, diciassettesima percentuale al tiro che potrebbe migliorare se trovassimo soluzioni più sicure per servire Howard.
Le stoppate sono 4,7 di media e la posizione occupata è la sedicesima.
Per quanto riguarda la nostra percentuale da tre punti è salita nelle ultime cinque partite.
Dopo gara 12 eravamo fermi su un 35,9, oggi il 36,4% ci consente di essere al 12° posto.
I punti ottenuti da seconde possibilità sono 13,4 e questo ci porta all’ottavo posto nonostante la tattica cliffordiana (a doppio taglio) di ritrarsi immediatamente dopo il jumper per non subir transizioni, ricordi quella russa/sovietica sul lasciare campo, mentre qui lasciamo rimbalzi che a volte potremmo recuperare se rimanessimo quasi tutti a occupare spazi nei quali quei palloni ogni tanto cadono eludendo i difensori.
Ad aiutare in questa statistica è soprattutto Howard quindi che sotto i tabelloni avversari si fa valere prendendo posizione e sfruttando il suo fisico.
Capitolo collegato quindi è il rimbalzo offensivo:
La squadra di Jordan è quindicesima con 9,8 rimbalzi a partita mentre in difesa saliamo vertiginosamente al secondo posto catturando 37,7 rimbalzi.
Ciò fa sì che la posizione finale di Charlotte nella statistica generale a rimbalzo sia la terza con 47,5 a partita.
Le squadre avversarie provano un’infinità di triple contro la nostra difesa che l’ano scorso si piazzò ultima in questa statistica.
Siamo ventesimi per tentativi subiti ma decimi per la percentuale concessa (34,7%) e questo è un enorme progresso per un team che ha problemi sul perimetro e sui cambi lato.
Il lato debole e gli angoli che venivano attaccati, oggi sono difesi meglio del recente passato (le sei sconfitte consecutive), anche se non tutti i nostri giocatori sembrano non riconoscere il pericolo lasciando qualche volta troppa distanza all’eventuale tiratore di catch n’shoot avversario.
Lo sforzo generato nelle ultime partite per contrastare questo tipo di situazioni però sta pagando ed è stato decisivo a mio avviso per ghermire le ultime tre sfide. Charlotte rimane una squadra poco cattiva e nello spender falli il 4° posto con 19 a partita ci da in genere la possibilità di batter più liberi degli avversari ma a volte lasciamo qualcosa d’intentato.
Prima posizione invece per i turnover.
Charlotte non perde molti palloni dimostrandosi squadra abbastanza attenta.
Dei 13,4 a partita, molti sono stati i palloni persi da Howard o dai nostri play adattati che tuttavia hanno compensato con assist o punti.
Discorso a parte per la panchina che con 19,4 minuti d’impiego è il nono team ma i punti (36,8) ci fanno scendere al 15° posto.
Se poi pensiamo che la percentuale dei “colpi” andati a bersaglio da parte degli uomini usciti dalla panchina è del 39,8%, capiamo perché al momento la nostra second unit sia un problema.
Siamo penultimi in questa statistica…

Alcune nostre statistiche raffrontate con quelle degli avversar (OPP).

 
Classifica Giocatori
 
 14) D. Bacon: 5,73
 
Dwayne è uno dei cinque Hornets rimasti a esser sceso in campo in tutte le partite.
Come per Monk, che vedremo poco più giù, però, il suo utilizzo è calato da quando Batum ha rimesso piede sul parquet.
Lanciato inizialmente alla grande da Clifford insieme a Monk, è calato alla distanza.
Con caratteristiche più difensive del compagno scelto al primo giro, il 198 cm è sceso a 20,9 minuti a gara tirando con il 37% dal campo.
Ha un buon tiro in sospensione quando riesce a riprodurre la meccanica ideale, ma non sempre sembra in ritmo, così le sue prestazioni attuali dicono che 34 tiri su 92 tentati si sono infilati nella retina.
Interessante notare come si alzi la percentuale da tre punti quando può tirare dagli angoli:
41,7% contro il 33,3% dal fuori in totale.
Non ci sono altre statistiche di rilievo. 3,9 sono i rimbalzi a patita, ma considerando il minutaggio non stiamo parlando di cifre eccezionali e la difesa paga l’inesperienza.
Clifford in un’intervista, parlando in generale ha auspicato proprio il ritorno di uomini d’esperienza, facendo capire il trend futuro di Baco, salvo nuovi infortuni.
4,9 sono i punti di media.

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 13) J. Stone: 5,75
 
L’ex Reyer Venezia colleziona un paio di voti ma esce di scena contro Atlanta in gara 2.
Da allora sta osservando le partite da dietro la panchina. Potrebbe essere un discreto terzo play ma marginale.
A lui potrebbe ritagliarsi su misura il ruolo di mastino, pressatore sul portatore di palla.
In preseason aveva svolto egregiamente questo compito. Senza aspettarsi miracoli ne aspettiamo il ritorno, ma probabilmente passerebbe dalla fila dietro alla “bench”, alla panchina stessa.
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 12) M. Monk: 5,75
 
Che Monk non fosse un eccezionale difensore lo era stato detto da più parti.
Quello che si poteva prevedere era un adattamento non immediato al mondo NBA, anche se si sperava il rookie fosse già abbastanza svezzato da avere impatto immediato sull’attacco di Charlotte.
In realtà con il rientro di Batum, Monk ha smesso di giocare e questo era meno prevedibile.
Monk conserva una media di 18,5 minuti a partita ma se il nuovo infortunio di Batum dovesse rivelarsi una bazzecola, The God of Dunk, potrebbe non rivedere il campo per lungo tempo con Clifford.
La sua scomparsa ha coinciso con tre vittorie di fila di Charlotte e forse non è del tutto un caso.
In qualche circostanza si è fatto battere troppo facilmente e in altri casi, l’aiuto portatogli ha scoperto zone che gli avversari hanno utilizzato abilmente.
In attacco tira con il 34,6% dal campo che si abbassa a un 33,3% da fuori con qualche tripla sibilante il ferro.
La media punti tuttavia non è malvagia con 8,2 a partita, frutto però di un 45/130 al tiro.
L’equivoco, secondo me, di Clifford, è stato pensarlo come una combo guard, in grado di portare (già aggiungerei io) palla.
Utilizzato come playmaker ha finito per perder 16 palloni in 15 partite.
Il ragazzo ha indubbiamente del talento offensivo, ma servirà un po’ di tempo per utilizzarlo al meglio.
Si sono visti lampi di classe contro Milwaukee in casa, quando in una partita strepitosa, ha scaldato l’Alveare trascinando al successo Charlotte.

Poi il ritorno a livelli sufficienti ma con percentuali al tiro che Clifford, uno che i rookie li utilizza con il contagocce, pensa di non potersi permettere.
 

Le aree di tiro suddivise da dove Monk ha lasciato partire i suoi tiri. Il colore di fondo è in relazione alle medie degli altri giocatori della NBA. Il rosso sta a indicare che è sotto media, il giallo che è circa, più o meno nella fascia media e il verde è ovviamente il sopra la media…

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 11) F. Kaminsky: 5,87
 
Un filotto di tre partite convincenti a inizio stagione, sembrava avesse svoltato nonostante già al media day facesse intravedere eccessivi segni di simpatico squilibrio mentale.
Ovviamente il ragazzo è simpatico ma un po’ esagerato. Le sue statistiche non riguardanti i tiri sono quasi tutte in calo, anche se ciò può esser dipeso da un minutaggio leggermente inferiore (da 26.1 a 24.9).
Di certo non sta tirando benissimo ma selezionando un po’ meglio le azioni al momento ha toccato il 42,6% dal campo contro il 39,9% dello scorso anno.
E’ discontinuo nel tiro da tre punti, dove non ha grandi percentuali con il 33,3%, leggermente migliorato rispetto al 32,8% della stagione passata.
La soluzione per migliorare le sue statistiche sarebbe, come fa più spesso, tentare azioni che lo portino più vicino a canestro senza forzare eccessivamente, ma a volte tali azioni risultano scriteriate.
Anche in difesa si fa spostare o subisce troppo.
Senza eccedere, dovrebbe dare maggior fastidio almeno sui jumper avversari, cosa che non sempre fa, anzi, talvolta rimane a eccessiva distanza dall’attaccante, ciò ha comportato diverse volte (Scott con due triple l’ha testimoniato nell’ultima partita) una mancata pressione sulla palla in caso di catch’n shoot avversario.
Per il momento quindi è quasi una bocciatura…
Qui l’”Ad maiora!” potrebbe risultare un’utopia, anche se il lunatico Frank va al passo di Charlotte su e giù.
D’altra parte tra le riserve è importante e delle sue prestazioni ne risente anche il punteggio.
Con 11,3 pt. di media influisce sui punti segnati dalla panchina.
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 10) J. O’ Bryant: 5,90
 
O’ Bryant ha giocato ottenendo il suo ultimo voto utile contro Orlando in Game 6.
Poi un s.v. a Minnesota.
Ultimamente sta scaldando la panchina, anche se non gli è passato davanti nessuno.
Semplicemente Kaminsky ha aumentato il minutaggio e il buon Johnny non ha più trovato spazio.
Sotto la sufficienza, soprattutto perché in difesa uno con i suoi mezzi (206 cm per 116 kg) avrebbe potuto dare di più, anziché rimanere passivo in certe situazioni vicino a canestro.
Sarà stato questo, oltre all’esigenza di dare più minutaggio a un nucleo ristretto di giocatori ai quali dare fiducia (in genere Clifford usa 9/10 giocatori a serata) a estromettere, senza troppi rimpianti per ora, O’Byant, il quale in attacco è stato bravo dalla lunetta rimanendo “perfetto” dalla linea con un 8/8 ma peggiorando dal campo con un 40,0% contro il 53,3% dello scorso anno, sebbene si stia parlando in ambo i casi di un esiguo numero di tiri presi.
Al momento resta ai margini, dove probabilmente rimarrà se Clifford manterrà sani i suoi lunghi.
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 09) T. Graham: 5,90
 
Altro giocatore sparito dai radar, un po’ più avanti, dopo gara 11 per un infortunio.
Uscito da poco dalla injury list non risulta essere comunque un giocatore che avrà molto minutaggio e peso nelle partite degli Hornets.
Sicuramente meglio in difesa che in attacco, Treveon ha ceduto il numero 12 a Howard per prendere il 21 e il minutaggio salito a 20,5 rispetto ai 7 minuti concessi a partita lo scorso anno, con il rientro di Batum, è destinato necessariamente e drasticamente a scendere.
I suoi numeri sono in aumento anche nei punti realizzati dove, grazie al minutaggio, è passato dai 2,1 ai 4,5 in questa stagione da sophemore.
Qualche fallo speso di troppo e numeri in calo. Le sue percentuali migliori al tiro sono quelle vicino a canestro con il 50,0% da 0/3 piedi e un 42,9% da 3/10 feet mentre da tre punti è passato dal 60% della stagione scorsa al 29,4%. Con lui in campo, nonostante l’impegno, Charlotte ha un differenziale di -9,2 punti ogni 100 possessi.
Probabilmente, chi di dovere in società, visto che gli americani sono eccessivamente maniacali sulle stats, avrà notato già il particolare.
 
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 08) M. Williams: 5,91
 
Williams è l’unico titolare sotto la sufficienza attualmente. E’ meno utilizzato da Clifford.
Il tempo perso sul parquet stimato è tra i 4 e i 5 minuti. I 25,9 minuti sul campo però lo fanno rendere un po’ di più dal punto di vista difensivo ultimamente, sebbene non sempre in quest’avvio sia stato così.
Forse a 31 anni, alla tredicesima stagione NBA, la scelta di Clifford per quel che riguarda il riposo maggiore assegnato è giusta.
Non abbiamo grandissime opzioni come PF, se non quella di mettere magari Zeller accanto a Howard, ma poi le rotazioni andrebbero cambiate completamente e a mio giudizio, né O’Bryant né Kaminsky come centri sarebbero dei buoni protettori dell’anello.
Con un 44,9% dal campo è leggermente sopra la sua percentuale dello scorso anno, mentre da tre punti ha compiuto un deciso balzo in avanti arrivando al 41,0% dal 35,0% del 2016/17.
L’insufficienza deriva però dal calo dei rimbalzi, dove i 6,6 dello scorso anno non sono stati riconfermati e il 4,1 rappresenta il secondo peggior dato della sua carriera NBA in questa singola casella.
Anche le rubate, le stoppate e i punti (8,8) sono in calo, così, scendendo nel dettaglio di quest’ultima statistica, le sue percentuali sono superiori al 50% dagli 0 ai 10 piedi per scender drasticamente nella fascia compresa tra gli undici e la linea da tre punti.
Il +4,0 ogni 100 possessi però potrebbe dire che tutto sommato, insieme alla first unit, in qualche maniera, riesce ancora a essere meno fragile del previsto, sebbene sia l’anello debole offensivo e debba mantenere concentrazione e pressione difensiva per essere performante.
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 07) M. Carter-Williams: 6,00
 
MCW per gli amici, ma più per abbreviare, ha iniziato la sua stagione a Minnesota in gara 10.
Dopo tre sconfitte Clifford l’accantonava per tre partite, ma la sconfitta di Chicago, con un paio di palloni rubati a Monk e Bacon a centrocampo costringevano il coach a richiamarlo per fargli portar palla nei momenti di relax di Walker.
Con 14,5 minuti in campo e poche partite alle spalle a causa dell’infortunio che gli ha fatto saltare tutta la prima parte della stagione, MCW sta carburando.
I 3,7 punti a partita per lui sono una miseria ma si è mosso bene durante l’ultima partita infilando un paio di bombe utilissime.
Il 2,2 segnato nella casella di media assist è proporzionato al minutaggio ed è discreto, mentre con 1,5 rubate è utile a una squadra che tende ad assestarsi e al massimo a intercettare palloni piuttosto che giocar sin troppo pulita in difesa aspettando di far sbagliare l’avversario con il lavoro difensivo fatto da posizionamenti e atletismo.
MCW porta pressione sulla palla.
A tratti può essere indisciplinato e costare qualche tiro facile quando va a raddoppiare o esce in zone pericolose lasciandone scoperte altre, però se non eccede è senza dubbio un difensore affidabile per Clifford che l’ha giocato anche negli ultimi secondi di partita contro Washington.
Chissà se rivedremo più spesso l’opzione con lui e Walker in campo per una small ball che non si concretizza a buoni livelli da due anni orsono quando sulle mattonelle esagonali dello Spectrum Center calcava il parquet Jeremy Lin.
La maggior parte delle sue conclusioni sono costituite da entrate rapide con alzate sopra il difensore con le quali procurarsi eventualmente tiri liberi.
Vedremo se il gioco di passaggio fatto vedere dalla second unit riuscirà a metter più spesso in condizione il nostro portatore di palla di sfruttare il tiro da fuori, arma che comunque negli anni passati si è rivelata poco efficace con medie sempre sotto il 30%.
 
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 06) C. Zeller: 6:19
 
Cody è l’unico giocatore che è stato fatto regredire da Clifford.
Non nelle prestazioni ma a livello “gerarchico”, tuttavia è l’unico oltre a Lamb ad aver fornito dalla panchina, qualcosa di più che una risicata sufficienza.
Con l’arrivo di Howard pareva abbastanza scontato dall’inizio che Cody entrasse a partita in corso, anche se Howard ha sempre sofferto Cody tanto che i due hanno detto di non amare giocare uno contro l’altro già da tempo.
Ovviamente le statistiche risentono di un minutaggio inferiore, ma in difesa continua a essere lo stesso mastino. Qualche fallo in più speso ma i rimbalzi sono aumentati in proporzione.
Sono 6,1 al posto di 6,5 ma la media è sicuramente più alta se la rapportiamo ai minuti giocati:
27,8 la passata stagione e 19,2 in questo scorcio di stagione.
Le stoppate sono addirittura in reale aumento:1,2 al posto dello 0,9 passato.
Forse favorito dal fatto di giocare contro giocatori non sempre titolarissimi o quasi nelle squadre avversarie.
Il Tallone D’Achille o da Killer (come sostenuto da qualcuno in vecchi provini di un noto Reality Show), come per Howard, sono i liberi che, tira nettamente meglio rispetto al collega, ma la percentuale rimane ancora inferiore al 70%, ovvero 66,7%.
La percentuale da due punti si è abbassata (da tre non tira quasi mai), probabilmente perché da sotto sta rendendo meno (dal 65,5% al 48,8% dai 0 ai tre piedi) senza tanti pick and roll che giocava lo scorso anno ed è apparso meno preciso negli appoggi come evidenziato tra parentesi, mentre sulle correzioni è sembrato abbastanza presente a prescindere dal risultato, così come sta continuando a portare ottimi blocchi per i compagni che se ne avvantaggiano.
In più, tenta più spesso il piazzato dalla diagonale oltre i 16 Feet se è libero, un tiro che stilisticamente appare migliorato (pessime le percentuali dello scorso anno da quella mattonella con un 26,4%) e leggermente più fluido del passato e che, infatti, colpisce molto più frequentemente il bersaglio rispetto allo scorso anno facendo notare un progresso spaventoso se pensiamo che al momento vanno a bersaglio il 60% di questo tipo di tiri. L’anno scorso viaggiava sul +10,5 ogni 100 possessi, quest’anno è a -4,6 giocando con la seconda unità.
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  05) N. Batum: 6,30
 
Prima parte limitata dall’infortunio al gomito per il francese che rientrava per la gara casalinga contro Cleveland anticipando I tempi.
L’inizio era molto buono; concentrato e aggressivo rubava un pallone dalla rimessa dal fondo avversaria per segnare.

Nonostante la sconfitta, Batum, nelle poche prestazioni successive offerte, ha continuato a giocar più che discretamente, salvo prendersi in alcuni casi tiri ravvicinati non troppo convincenti che spesso hanno dato cattivi esiti. Molto buona la sua prestazione nel finale con i Timberwolves invece.
Nic, potrebbe aumentare le nostre statistiche nel settore palloni rubati, i cui numeri sono deficitari.
Una delle critiche che gli si muove più frequentemente è di non avere un cambio di marcia deciso che lo porti a dare beneficio alla squadra in momenti topici o di estrema difficoltà.
Non sempre è così, ma spesso ha dato questa sensazione, di continuare a fare il suo gioco senza cercare soluzioni in entrata o di forza.
Gioca più sul fioretto in attacco con tiri da tre punti fade-away, turnaround o cerca di servire compagni meglio piazzati, il che non è un male, ma non sempre è ben consigliato dalla sua testa nel prendersi tiri.
Alcuni duelli in uno contro uno in momenti delicati sarebbero da evitare, ma a volte ha ragione lui.
Nic nella percentuale tiri non è sui livelli dei sette anni a Portland da quando è arrivato a Charlotte.
Con il 41,2% dal campo è leggermente migliorato dall’annata scorsa, dove tirava con il 40,3%, peggio aveva fatto solo l’anno nel quale Portland l’aveva ceduto (40,0%). Da tre punti al momento colpisce con un 25% dovuto a un eccessivo uso del tiro uscendo dai blocchi, catch’n shoot non proprio consigliati o si fa prendere dall’impeto personale, tirando continuamente a pochi secondi di distanza.
11,2 punti di media con un minutaggio al di sotto della passata season di oltre 8 minuti.
Controverso… con lui in campo ogni 100 possessi, quest’anno siamo sul +14,1, ma ovviamente non è tutto merito suo.
Nuovo stop nell’ultima partita contro Washington, ma l’infortunio non sembra serissimo.
 
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 04) M. Kidd-Gilchrist: 6,50
 
Dall’infortunio alla spalla a oggi MKG sembra aver perso un po’ di quella straordinaria aggressività che lo portava a uscire dalla difesa per portare assalti in coast to coast che provavano a riaprire partite con la squadra in difficoltà.
Oggi pare forse, complice la salute, esser meno prorompente ma sempre prezioso elemento difensivo. L’anno scorso giocò una stagione normale, venendo un po’ preso in mezzo sul perimetro, cercando all’occorrenza di ripiegare o spostarsi sul lato debole contro la velocità del pallone mosso dagli avversari, sfida impossibile.
Se pensiamo che anche gli altri team usavano blocchi, tiri da tre con i loro migliori elementi e lui spesso si trovava ad affrontarli pur non essendo il naturale marcatore perché in un altro ruolo, ecco la stagione affannosa di MKG che oggi però può contare su un protector rim come Howard e può permettersi di usare in maniera più efficace la sua energia che gli serve in attacco dove i jumper dalla media cadono nella retina più frequentemente.
Evidentemente il lavoro di vecchia data fatto da Mark Price sta dando i suoi frutti, anche se lo stile adattato di MKG rimane comunque particolare.
Se prendiamo in esame (volutamente) i jumper o piazzati dai 10 ai 16 piedi (media distanza) il miglioramento è notevole, anche se i tentativi sono relativamente esigui.
Dal 46,7% dello scorso anno è passato all’88,9% per un giocatore sempre bollato come esempio di non essere in grado d’attaccare.

Il tiro da tre rimane un’utopia ma oggi MKG non è più un fardello offensivo, è un giocatore che può anche provare a tirare se la squadra non trova sbocchi con il suo 53,2% dal campo, forse destinato a scendere ma per ora resiste ed esiste…
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  03) D. Howard: 6,52
 
Partiamo da discorso protezione canestro, ossia, il motivo per cui Dwight è stato preso.
Buon intimidatore, nei rimbalzi sotto le plance sta andando piuttosto bene.
Quarto nella NBA con 12,9 a partita.
Vicino alle cifre dello scorso anno in questa statistica, così come a livello stoppate la media è simile.
Nei “Blocks” è 17° con 1,3 stoppate a partita.
Le note contrastanti arrivano quando deve attaccare.
Segna 15,2 punti a partita e nove volte su 17 è andato in doppia doppia…
Nelle double double è in leader in attività e il soprannome o meglio, uno dei suoi soprannomi è proprio questo…
Nella percentuale dal campo è 6° con un 59,8% (98/164) e addirittura secondo nella conversione rimbalzo d’attacco/punti.
I punti in area sono 11,4 ed è sempre sesto in tutta la NBA. Sembrerebbe tutto bene, invece a gioco fermo si palesano i limiti: se l’anno scorso tirava con un 53,3% dalla lunetta, in questo inizio di stagione le sue percentuali sono inspiegabilmente calate.
A oggi tira solamente con il 44,1%, (per fortuna ultimamente sta tornando a segnarne di più) il che è un problema se le squadre avversarie piuttosto che concedergli due punti vanno a spendere un fallo che quasi mai porterà ai due punti che si sarebbero materializzati, inoltre, cosa meno evidente, i turnover sono troppi.
Aumentati a livello esponenziale, da 2,3% dello scorso anno al 3,8 di questa prima parte di R.S..
Qualche volta è mal servito, ma in altre occasioni si è dimostrato troppo lento, con una protezione della palla troppo sufficiente o è andato in palleggio a cercar la conclusione finendo per esporsi alla rubata.
Per fortuna nelle ultime tre partite vinte ha invertito queste tendenze e tirando meglio dalla lunetta e perdendo meno palloni, Charlotte ha portato a casa la vittoria.
Deve rimanere calmo.
Nell’ultima partita è finito per terra da dove ha trattenuto l’ex compagno Gortat per una caviglia non facendolo ripartire su un’azione offensiva che non gli era andata a buon fine… Quando inizia a sorridere e le cose gli vanno bene è una specie di mastodontico simpaticone oltre a uno dei due/tre pezzi del puzzle che nell’estate scorsa ci mancavano.
 
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 02) K. Walker: 6,67
 
12° tra i marcatori con 23,0 punti a gara.
13° negli assist con 6,2 di media a partita.
Uomo al quale Clifford affida la palla per l’ultima azione decisiva.
Purtroppo la soluzione è semplice da individuare e al momento non è un gran clutch player (vedi l’errore a Chicago, dopo aver comunque segnato 47 punti) ma contro Washington si è procurato i due liberi decisivi per il pareggio rimanendo tranquillo per portarci al pareggio e alla vittoria nei supplementari.

Sarò breve perché sull’uomo sotto i riflettori di Charlotte non c’è molto se non niente di nuovo da scoprire.
Ormai Kemba a Charlotte è di casa e la targa Bobcats cambiata con quella Hornets non è stata l’unica cosa sostituta sulla macchina “Kemba”.
Le migliorie apportate in questi anni sono state notevoli. Walker sta girando quasi sulle statistiche dello scorso anno, il livello rimane alto quindi, nonostante qualche pausa.
La percentuale nel tiro da tre punti è aumentata rispetto al suo primo anno (30,5%), oggi ha il 38,9% da fuori.
Blocchi per lui e tiri rapidi non gli consentono ancora di raggiungere il 39,9% dello scorso anno da fuori, ma talvolta, specialmente quando siamo costretti a rimontare, preferisce risolvere da solo che costruire complicate azioni coinvolgendo compagni che in determinati momenti latitano sul piano offensivo.
Predilige passaggi dietro blocchi per puntare a canestro aiutato da sterzate impossibili, cambi direzione repentini, esitazioni e ripartenze, svitamenti sotto canestro… Un repertorio di un giocatore agile che, complice la scarsa copertura mediatica (rispetto agli altri team) della NBA, è considerato una stella minore.
La pecca è la misura (185 cm).
Fosse stato un pochino più alto avrebbe senza dubbio fermato più tiri avversari, mentre rimane abile nel posizionarsi davanti al semicerchio antisfondamento per recuperare charge.
Un po’ in calo nelle rubate, meglio ancora ai liberi (88,4%), Walker cede, almeno per ora, la prima posizione, alla sorpresa di quest’inizio stagione.
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 01) J. Lamb: 6,70
 
Jeremy Lamb sta senza dubbio giocando il miglior basket della sua carriera giunto al terzo anno con Charlotte.
I suoi inizi sono stati sempre entusiasmanti, poi si è sempre andando spegnendo e intristendo in panchina, ha sicuramente bisogno che gli si dia fiducia.
Gratificarlo potrebbe essere la benzina che lo fa muovere.
L’anno scorso si divideva gli spazi dalla panchina con il nostro Belinelli in un “duello” a distanza finito sostanzialmente pari, mentre quest’anno ha avuto quel colpo di fortuna da mors tua vita mea ed è partito titolare in quintetto favorito da un infortunio di Batum.
Il francese ha però ripreso il suo posto in tempi più rapidi di quelli previsti e Clifford non ci ha pensato troppo prima di fargli riprendere il suo posto in squadra, anche se Lamb stava giocando sicuramente il miglior basket della sua carriera da professionista.

Tornato in panca, oggi può andare a dare quei punti che sono mancati alla second unit in alcuni momenti chiave delle partite a cavallo tra terzo e ultimo quarto, anche se il nuovo infortunio di Batum patito proprio nell’ultima sfida, potrebbe rilanciarlo.
L’ex Oklahoma City Thunder fu scelto alla 12^ posizione dai Rockets che lo girarono immediatamente in Texas.
Con alcuni contratti da rinnovare i Thunder decisero di sacrificare Lamb spedendolo a Charlotte per non pagare la tassa sul lusso.
I suoi avvii sono sempre stati buoni, tanto da convincere Michael Jordan a rifirmarlo.
Durante la stagione però la sua discontinuità lo portava a peggiorare le prestazioni e gli allenatori a relegarlo a un minutaggio sempre più marginale con altri giocatori che s’inserivano dalla panchina nelle rotazioni prima di lui.
Lamb questa estate ha lavorato con serietà per aumentare la sua resistenza, per aggiungere un po’ di peso, ma soprattutto è l’approccio mentale quello che ha portato in vetta Lamb in questo periodo alla mia classifica interna. Steve Clifford dice che il suo giocatore quest’estate si è applicato tanto quanto qualsiasi altro Hornet.
Clifford sulla lunga estate di Jeremy ha dichiarato:
“Sono davvero entusiasta di quello che ha fatto e di dove si trova”’ al Charlotte Observer.
L’anno scorso con 9,7 punti di media a partita ottenne il suo record stagionale ma quest’anno il nostro numero 3 sta viaggiando a 16,5 di media arrivando al 47° posto totale nella classifica marcatori NBA…
Dal 28,1% da tre è passato al 40,9%, quando la pressione non è così forte sugli esterni perché hai Howard in campo puoi permetterti qualche tiro in più con cm di spazio e Lamb non sta disdegnando questi tiri anche con l’uomo che gli arriva addosso, “catch-and-shoot” che finiscono nella retina spesso superando il difensore con precise parabole.
I floater, gli arcobaleni da runner sono in aumento.
Il tocco è spesso buono e quando non lo è, spesso capita perché arriva il fallo del difensore.
Con lui l’attacco è più mobile e spesso grazie alla sua agilità, scatto, rapidità e mobilità, ha tolto le castagne dal fuoco a Clifford durante alcuni momenti in cui la squadra denotava problemi offensivi.
Un giocatore più coinvolto che è arrivato a 28,8 minuti di media in campo, dieci in più di quelli dello scorso anno (18,4).
Dai 75 assist dello scorso anno a oggi è arrivato a 54…
Forse nei pull-up non sarà un maestro, ma sta imparando anche a usare bene l’arresto e tiro passando dietro i blocchi dei vari lunghi.
Clifford disse che è il nostro “miglior giocatore a tutto campo”, considerando rimbalzi e altre statistiche, questo perché probabilmente è aiutato dalla versatilità di un’ala. Non è troppo piccolo né troppo grande, quindi usando bene le sue caratteristiche, riesce a mettere in difficoltà chiunque.
Lamb però, oltre a fornire rimbalzi, assist e punti, per essere un giocatore completo aveva bisogno di maturare sul piano difensivo, dove le amnesie si facevano spesso sentire. Quest’anno è migliorato molto.
Non sempre si è attestato su ottimi livelli, ma ad esempio nell’ultima gara contro Washington a messo a referto tre stoppate e ha contrastato quasi tutti i tiri dalle sue parti. In difesa, se continuerà così potrebbe stupire, anche se Clifford, allenatore piuttosto tradizionale, difficilmente lo preferirà a Batum nelle gerarchie, sebbene appaia evidente che, al momento, sebbene Jeremy possa non reggere a questi livelli tutta la stagione, il numero tre è nettamente più utile alla squadra e in forma del francese al momento.
Lamb è quel pezzo matto come il cavallo sulla scacchiera che potrebbe sorprendere e trascinare gli Hornets ai Playoffs alla faccia dei critici.
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Altre Grafiche e classifiche:

Le statistiche principali dei giocatori alla 17^, evidenziando la colonna punti segnati.

 

La distribuzione per posizione dei tiri tentati fino a oggi e la lotro frequenza.

 

Le aree di tiro di tutta la squadra di Charlotte.

 

I voti assegnati partita per partita.

 

La classifica in base ai voti assegnati.
La media voti in sostanza.

Game 17: Charlotte Hornets Vs Washington Wizards 129-124 (OT)

 
I Sette peccati capitali.
Questo è il titolo di una geniale opera di Hieronymus Bosch, o più verosimilmente di una collaborazione (forse postuma) tra maestro e allievo (Guevara) che produsse un dipinto, nel contesto del suo tempo, significativo ed evocativo per mezzo d’immagini su quelli che la Chiesa riteneva essere i 7 vizi capitali.
In particolare l’invidia è un capolavoro nel quale si collegano le figure di questo spicchio di dipinto.
Un proverbio fiammingo che recita:
“Due cani con un osso difficilmente raggiungono un accordo” è ritratto nel dipinto.
I quadrupedi, in effetti, non ambiscono alle ossa alla loro portata ma mirano entrambi all’osso retto dalla mano sopra di loro.
La coppia soprastante è considerata alla stregua dei cani, poiché essi guardando con invidia un nobile elegante in compagnia di un falco che fa lavorare l’uomo che porta il sacco sulla schiena aspirano a quello che non possono ottenere.
Sfortunatamente, pur non essendoci invidia, il gioco a somma zero, portava le due squadre a contendersi quell’ossa fino all’ultimo.

Uno spichio del dipinto.

A spuntarla era Charlotte dopo un supplementare, il primo dell’annata che inverte quelli negativi dello scorso anno, buon segnale…
Una partita un po’ viziata da alcuni errori arbitrali non si chiudeva nei supplementari, quando Kemba segnando due dei 40 liberi concessi dagli arbitri (Washington molto sporca contro una più pulita Charlotte con 29 falli spesi contro i 20 di Charlotte) agganciava i rivali divisionali che sull’ultima azione si vedevano stoppare Beal da Howard.
Il 33/40 dalla lunetta aiutava parecchio Charlotte che vinceva anche 48-43 la sfida ai liberi.
Nelle fila avversarie Wall ha dichiarato:
“Avevamo la partita in mano, devo dare loro molto credito perché sono una squadra che non smette sicuramente di lottare. Sono rientrati e hanno strappato la partita”.
John chiuderà con 31 punti, Beal con 22, seguiti da Markieff Morris con 14 e Mike Scott dalla panchina con 13.
Meeks chiuderà con 9 punti con un 4/9 al tiro realizzando tutti i tiri da due punti e sbagliando i 5 tentati da tre, forse il peccato di gola è quello che ha punito i Wizards e Markieff Morris, ingolosito nel finale di regolamentari nel tentare una tripla fallita che, a conti fatti, con l’errore ai liberi di Beal, risultava decisiva…
 
Le formazioni:
 
La partita iniziava con un attacco dei Wizards che andavano a vuoto con Beal, anche se il suo jumper protetto da un blocco alto era open perché la buona difesa di MKG era attardata dal lungo avversario.
Dall’altra parte era sempre il nostro numero 14 a rimanere attivo segnando i primi due punti per gli Hornets dalla media distanza a destra superando Beal stesso.
Un fallo di Batum a 10:57 dava la possibilità a Porter di pareggiare dalla lunetta mentre M. Morris successivamente portava in vantaggio gli ospiti che avevano un buon inizio segnando il 2-6 grazie a un goaltending di Howard su Wall che aveva già appoggiato al vetro.
Un fallo speso da Porter su Howard mandava in lunetta il nostro lungo che stupiva gli spettatori a 9:32 centrando due volte il bersaglio.
Morris ricadeva dal salto per il tiro con la palla in mano per evitare Williams ma a 9:02 un blitz di Wall gelava la difesa di Charlotte che sopperiva al gap maggiorato con Marvin, il quale ricevendo da un Kemba in arretramento partiva sulla corsa avvantaggiandosi per concludere da sinistra al vetro.
I Wizards però iniziavano bene e Gortat da vicino riportava il vantaggio dei ragazzi di Brooks a 4, un divario che aumentava quando un ribaltamento sul lato debole prima e la poca pressione sulla palla consentivano a Beal e Morris rispettivamente di colpire con una bomba a testa e di mandare il punteggio sull’8-16.
Clifford chiamava un time-out che funzionava:
Howard a 6:41 appoggiava al vetro oltre Gortat per andare successivamente in lunetta dopo essersi infilato tra due uomini, aver mancato un alley-oop su assist di Batum un po’ arretrato e aver conquistato il rimbalzo.
Splittando riduceva un gap che scendeva a tre punti quando Walker di sinistra in salto appoggiava il fing and roll centrale.
Beal schiacciava violentemente in entrata diagonale e a 4:59 Porter colpendo da tre sembrava rimetter le cose com’erano iniziate.
Sul 13-21 Kemba sbagliava ancora da tre ma un’entrata successiva di MKG era corretta da Howard che era aiutato dall’altro lungo finalmente per recuperare terreno:
Il catch n’shoot del nostro numero 2 era valevole per i tre punti che ci portavano sul 18-21.
Oubre jr. e Wall provavano da tre punti senza fortuna, ma il secondo rimbalzo offensivo, raccolto da Gortat, portava il martello polacco a segnare due punti approfittando dell’assenza di Howard già seduto in panchina.
Williams a 1:57 colpiva nuovamente da oltre la linea dei tre punti e il distacco tornava minimo (21-23) con Lamb a mangiare dalla lunetta a :05.1 (2/2) un altro punto ai capitolini, anche se il finale di primo quarto arrideva agli ospiti sul 25-26.
 
Lamb battezzava il secondo quarto colpendo da tre punti riportando sopra i teal ma Scott da sinistra faceva secco in jumper Kaminsky riequilibrando a 28 pt. la gara.
Un’entrata di Frank su Mahinmi con scontro tra tronchi considerato neutro dagli arbitri era ben finalizzato dal tank che resistendo appoggiava il trentesimo punto per i nostri. Scott da tre effettuava il controsorpasso, ma il saliscendi non era finito perché a 10:02 Lamb con un jumper di jordaniana memoria infilava il cesto prima che Mahinmi potesse dare nuovamente il +1 ai suoi.
Mahinmi tuttavia commetteva anche un fallo su Zeller che dalla lunetta non sbagliava le occasioni concesse dando il via al piccolo parziale di 5-0 chiuso da Lamb in tripla dalla sinistra sfruttando proprio un blocco di Cody a portar via l’uomo.
Frazier dalla sinistra però ricuciva il gap con una tripla contrastata da Carter-Williams ma uno scatenato Lamb sfuggiva alla marcatura di Oubre jr. sulla linea di fondo per ricevere il passaggio schiacciato di Kaminsky e schiacciare subendo il tocco da dietro dell’avversario, completando la giocata con il libero addizionale.
Sul 40-36 entrava in scena Meeks che dalla media o da sotto in qualche maniera tra cutting e tiri fortunati oltre che abili, riusciva a pareggiare, anche se a 7:27 per un fallo lontano dalla palla su Zeller, i Calabroni entravano in bonus riportandosi sul +2.
A 7:01 Carter-Williams era fermato da un fallo dopo aver intercettato con un riflesso un pallone.
Colpevole d’aver rovinato la transizione non servendo i compagni in appoggio, si macchiava anche di un errore a gioco fermo.
Rientrava qualche titolare da ambo le parti e la partita prendeva il versante ospite con il sorpasso di Morris, l’allungo di Meeks (43-46) mentre Lamb costringeva all’air-ball lo stesso Meeks prima di andare a deviare sulla difesa seguente un pallone quasi già nelle mani di Gortat sotto canestro.
Frank dal post basso destro infilava il -1 ma il vantaggio degli ospiti rimaneva tale, anche se gli Hornets si sforzavano in difesa come ad esempio Kemba che subiva lo sfondamento di Wall a 3:56.
Marvin a 2:33 usava i liberi per il -3, ma Morris sull’ottima pressione di Williams pescava il jolly dalla sinistra, inoltre gli arbitri assegnavano un fallo di Williams speso prima dell’inizio sulla salita per il jumper.
A :47.7 gli Hornets tornavano sul -4 grazie a Kemba che riconosceva situazioni e spazi sui vari blocchi per decidere di avanzare ai limiti dell’area prima di compiere lo step-back jumper vincente del 55-59, punteggio finale di primo tempo.
 
Dopo il riposo Charlotte si presentava senza Batum, vittima di una contusione al gomito, mentre Howard si presentava in lunetta solamente a 15 secondi giocati ma l’1/2 accorciava a un possesso lungo.
Washington metteva il piede sull’acceleratore mentre Charlotte non coinvolgendo Lamb in attacco e non trovando ritmo, restava ferma al palo.
Beal dalla destra metteva un jumper nonostante l’aiuto di Howard e i Maghi scappavano sul 57-68, parziale nel quale era compreso anche un tecnico precedente a Kemba…
Era Lamb con una tripla siderale a interrompere il parziale, iniziando la mini fiammata che riportava gli Hornets quasi a contatto.
Jeremy in area cambiava peso e direzione dopo l’arresto con il difensore a frapporsi al canestro e trovava un altro canestro, Walker colpiva da tre per il 56-68 a 8:20 al termine del terzo periodo.
Gortat spezzava il poco ritmo della partita con due punti ma MKG passava due difensori resistendo ai contatti e depositando a canestro anticipava i due liberi di Kemba assegnati per raggiunto limite di falli sull’aggancio a centrocampo tra Wall e Walker impegnato a ricevere un passaggio alto e teso.
A 6:49 arrivava quindi il 68-70 frutto di un ½ del capitano.
Un recupero di MKG e una transizione con assist di Lamb per Walker consentiva a Kemba d’infilare la bomba del 71-70.
Gli Hornets viaggiavano sulle ali dell’entusiasmo e un passaggio di Kemba per Dwight portava il nostro centro a infilare un turnaround nel pitturato.
Il passeggero goaltending di Howard (in aiuto) su Morris non fermava Superman, che con un gancetto in entrata batteva nuovamente Gortat.
Sul 75-72 Lamb era costretto al fallo per fermare Beal in contropiede per l’apertura sbagliata di Walker in attacco. Clear path e 4 pt. consecutivi della guardia che rimetteva avanti i biancorossi.
Howard però non si era ancora fermato e da sotto infilava ancora il cesto, così come a 4:01 quando un reverse layup al plexiglass costringeva i numeri a girare sul 79-76.
Una triangolazione in avanzamento tra Kemba/Williams e Howard portava il centro a schiacciare da sotto prima che MKG correggesse un errore offensivo dando il +5 ai Calabroni (83-78).
La partita però volgeva nuovamente a favore della squadra di Brooks con la panchina in campo:
Nel giro di breve tempo Wall con due liberi portava sul +1 i suoi (fallo di Bacon) e Oubre jr. correggendo su tutti in schiacciata a una mano realizzava l’84-87° 29.3 dal termine del terzo…
Un blocking foul di Kemba e un ½ di Wall che chiudeva il quarto a 11 pt. davano il parziale/totale di 84-88.
 
Charlotte cercava la rimonta nell’ultimo tempo regolamentare a disposizione e quando Carter-Williams a 11:06 infilava tre pinti per l’89-90, il comeback sembrava essere alla portata.
Scott apriva e chiudeva un parziale dei Wizards da 2-7 che issava i Maghi sul 91-99.
Tutto sembrava finire ma a 7:39 Scott spendeva un fallo inutile mandando a 7:28 in lunetta MCW che segnava i due liberi.
Washington resisteva conservando un morbido cuscinetto di nove punti che MKG metteva in discussione a 4:26 con una flash dunk centrale alla quale seguiva uno tsunami.
La scossa tellurica successiva si avvertiva per mano di Howard che riceveva sotto il passaggio corto saltato in no look di Kemba e devastava l’anello.
Washington si affidava al Firewall, infatti, John riuscendo a segnare con regolarità jumper da due punti rintuzzava e posticipava il rientro dei Calabroni.
Kaminsky e Lamb con due punti a destra battevano il cronometro che scorrendo viaggiava verso la fine.
Sul -5 a 1:55 dalla fine Kemba in lunetta infilava entrambi i liberi riportandoci in scia sul 108-111.
Morris però da sotto puniva i raddoppi degli Hornets e Kemba, scegliendo di andare dentro anziché pareggiare la partita di tripla: a 21.4 accorciava sul -1.
Lamb era costretto a spender due falli veloci e Beal, tiratore da 82% in stagione, lasciava sul campo il secondo libero, dando agli Hornets la situazione ideale per pareggiare o vincer la partita.
Più scontato di un saldo invenduto da anni Kemba si buttava dentro, il contatto con Wall, un po’ in spinta fuori cilindro era premiato da una comunque pessima terna arbitrale con due liberi.
Sul 112-114 non si poteva sbagliare.
Kemba faceva venire i brividi sul primo tirando sui ferri che ben accoglievano però un tiro con i giri giusti.
Il secondo era perfetto ma rimanevano due secondi da giocare.
Time-out ospite e rimessa per Beal che andava sulla linea di fondo sinistra ma Howard era bravo a rimanergli accanto prima di piazzare la stoppata salva partita.
Si andava all’OT dove l’inerzia era spostata tutta dalla parte di Charlotte.
 
Howard con un giro (verso il fondo) e tiro oltre Gortat metteva dentro il +2, Porter mancava la tripla per merito del disturbo di Lamb.
Wall in appoggio, però puniva l’errore di Williams da fuori. MKG sulla destra si trovava in difficoltà sulla pressione della difesa avversaria, la palla toccatagli si allontanava dalla sua figura verso il centrocampo, ma in tuffo, il ragazzo di Camden riusciva a deviare verso Kemba che avanzando trovava lo spazio per una tripla dalla top of the key.
Giganteggiava Lamb che andava a stoppare Morris sulla line di fondo sinistra lanciato per una dunk memorabile.
Di memorabile invece restava la stoppata-scippo di Jeremy che a 2:50 invertiva la marcia e forzava l’appoggio per il 121-116.
Wall con un cambio direzione disorientava la difesa di Charlotte per arrivare ad appoggiare rapidamente da sotto.
Beal era stoppato da MKG con precisione ma per gli arbitri c’era il fallo.
L’1/2 però ci confortava anche perché MKG fracassava a 1:55 la difesa dei Wizards ottenendo anche il libero aggiuntivo (errato) che ci lasciava sul 123-119.
Wall da tre non realizzava (forse leggermente toccato, ma vista la pessima serata della terna su ambo i fronti) e Lamb passando dietro il blocco di Howard metteva un lungo due che ci regalava il +6.
Porter da tre rimetteva in discussone il punteggio (125-122)ma quando Lamb si concedeva un air-ball, la palla era provvidenzialmente raccolta sull’altro lato del canestro (destro) da Howard che appoggiava a :54.9 dalla fine i punti del 127-122.
A vuoto in attacco come pallottole fuori bersaglio o spuntate, Washington si aggrappava al fallo su Kaminsky che resisteva alla tentazione di fallire i liberi.
Sul +7 la vittoria era ottenuta, nonostante l’ultima inutile (se non ai fini personali) scorribanda di Wall che fissava sul 129-124 il punteggio.
 
Pagelle
 
Walker: 7
24 pt., 5 rimbalzi, 5 assist. Sparacchia con un 8/22 dal campo e la sua serata non sembrava esser delle migliori fino a un certo punto tra errori, difese buone ma non efficaci e il tecnico fischiato contro. Il dilemma era che voto dare fino a pochi minuti dalla fine, poi come Mosè nel mar Rosso andando a pareggiare la partita con due liberi e infilando la tripla nell’OT con la quale vedevamo la luce in fondo al tunnel, il voto migliorava sicuramente. Il capitano per una serata si era affidato anche ai compagni, per riapparire sulla scena nel momento decisivo. Teatrante e protagonista.
 
Batum: 5,5
2 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Gioca 13 minuti nel primo tempo e poi si deve arrendere a una contusione al gomito. Sparacchia con un 1/6 e 0/3 da fuori. Spende un paio di falli, uno in aiuto, non in serata però.
 
Kidd-Gilchrist: 7
12 pt., 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Chiude con un 6/11 dal campo sbagliando qualche canestro ma per lui oltre il 50% è “tanta roba”. Due schiacciate spettacolari e una difesa di buon livello su Wall e giocatori rapidi. Il tuffo con il quale favorisce il recupero di Kemba, pur nascendo da un suo problema nel controllo di palla, è decisivo.
 
M. Williams: 6,5
12 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Bene dalla lunetta con 4/4, al tiro chiude con un 3/7. S’impegna in difesa, gli arbitri gli chiamano un fallo posticipato su Morris. Infila un paio di bombe mancando quella tentata nell’OT.
 
Howard: 8
26 pt., 13 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. L’occhio va sempre ai liberi e ai turnover, rispettivamente 6/10 e 2. Buonissimo per lui che aveva statistiche peggiori fino a qualche partita fa. Domina alla distanza contro il suo ex compagno di Orlando che stasera deve abbassare la cresta. Esploso nel terzo quarto, effettua la stoppata salva partita e recupera rimbalzi offensivi convertendoli in punti.
 
Lamb: 9
24 pt., 7 rimbalzi, 5 assist, 3 stoppate. Un hurricane Lambisce le coste del North Carolina. Non è solo l’impatto offensivo in 37 minuti a essere buono, ma soprattutto lo sforzo difensivo come si può notare dalla casella stoppate. Tanti tiri fatti sbagliare agli avversari andando sempre a disturbare. Grande impegno che non lo rende meno lucido in attacco dove evidentemente ha fiato per portare a termine i giochi o le incursioni. Nell’OT sospinge ancora i Calabroni alla vittoria chiudendo su un granitico +26 di plus/minus.
 
Zeller: 6,5
4 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Turnover a parte dalla lunetta contravviene alle sue percentuali con un 4/4 decisivo. Qualche contrasto lo perde ma recupera alcuni rimbalzi difensivi, mentre in attacco i suoi blocchi funzionano.
 
Bacon: 5,5
2 pt., 1 rimbalzo in 12 minuti. Un -4 di plus/minus e tre falli spesi. Partita mediocre per il rookie che, infatti, nell’ultimo quarto va a sedersi in panchina prima del rientro degli altri titolari, sostituito da MKG. Sparito Monk dai radar, Clifford lo utilizza per il suo maggior apporto difensivo, ma deve imparare ancora parecchio.
 
Kaminsky: 6
12 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Non sarebbe male (2 TO a parte) se difendesse meglio. Porta poca pressione sulla palla. Nella NBA non puoi concedere quegli spazi. Scott ci punisce con due triple che ci sarebbero potute costare la partita. E’ un’arma a doppio taglio. Nel finale di regolamentare corregge bene un errore di Jeremy e fissa con 2 FT il punteggio nel finale.
 
Carter-Williams: 6,5
11 pt., 3 rubate. Controversa partita di Carter-Williams che d play non fornisce un assist, anche se per un certo periodo torna in campo insieme a Walker a formare la coppia da doppio play. Sotto tabella patisce contro i giocatori più lunghi ma la sua difesa si materializza in tre rubate e il suo attacco in 5/6 ai liberi, oltre a un 2/2 importante da fuori. Clifford lo tiene sul parquet nel finale proprio per la sua abilità difensiva.
 
Coach Clifford: 6,5
Fortunato, aiutato dal rumore del pubblico riprende una partita per i capelli, anche se lui non ne ha e il gioco finale è sempre lo stesso la testa funziona ancora. Time-out al momento giusto e buone scelte. Non condivido solo Kaminsky in campo per troppo tempo e con quintetti abbastanza strambi. Si corregge quando vede scappare i Wizards con un paio di cambi provvidenziali come quello di MKG con Bacon. Al resto pensano Howard e Lamb che beneficia dell’assenza di Batum.

“Peccato Capitale”…

Questa notte, ore 01:00 AM giocheremo contro i Washington Wizards.
I Maghi della capitale però non sono sempre stati così “magici” e la loro storia non è nemmeno partita dalla capitale degli States.
Non ho un tempo infinito a disposizione e per questo in genere non faccio presentazioni delle squadre “avversarie”, che noncalzano a pennello con una pagina dove, per una volta, la squadra meno mediatica della NBA attualmente, ha un po’ di spazio al di fuori dei confini degli States.
La turbolenta storia dei Wizards penso però meriti una lettura per chi volesse approfondire l’argomento.
Il tutto nasce scorrendo da una vecchia pagina di Superbasket di fine anni ’80…
Ripercorreremo brevemente la loro storia che s’interseca, intreccia e mescola (vedi Bogues o M. Jordan) per alcuni aspetti con la nostra, sebbene si viaggi su due binari completamente differenti.
La loro prima stagione fu giocata nella Second City nel 1961/62.
Fu a Chicago, infatti, che nacque l’attuale franchigia e sotto il nome di Packers.
Gli imballatori, i confezionatori, prendevano la loro “prima nomenclatura non geografica” dal fatto che il primo presidente si occupava di spedizioni.
Sotto coach Jim Pollard e l’aiuto di Walt Bellamy, giocatore da 31,6 pt. di media non si riuscì comunque a far meglio di un 18-62 non soddisfacente, ultima tra le nove squadre che partecipavano alla Regular Season.

Il primo logo non vi ricorda quello dei Bulls attuale?

L’anno successivo la squadra mutò il “nickname” che divenne Zephyrs.
Dagli Zaffiri alle pallottole il passo fu breve.

Gli Zephyrs con il loro logo ufficiale.

La squadra si spostò dopo solo un anno di legame tra Chicago e Zaffiri, così nel 1963 il Maryland accolse a Baltimora la franchigia, dove fu rinominata “Bullets”, “Pallottole”.
I proiettili, infatti, erano massicciamente prodotti in città per sostenere lo sforzo bellico a stelle e strisce durante la seconda guerra mondiale.

Le Pallottole a Baltimora.

Proprio durante e appena dopo la guerra, i vecchi Baltimore Bullets vinsero l’anello dell’American Basketball League, quella che sarebbe poi divenuta la NBA.
La società (niente a che vedere con la linea attuale tracciata dalla NBA) però fallì sul 3-11 il 27 novembre 1954.
Nel 1970/71 i Baltimore Bullets arrivarono in finale ma furono travolti 4-0 dai Milwaukee Bucks di un certo Kareem Abdul-Jabbar.

La formazione che arrivò in finale nel 1970/71.

Le pallottole viaggiarono ancora oltre gli ostacoli e approdarono a Washington nel 1973 su idea di Abe Pollin, genio del mercato immobiliare che aveva acquisito la franchigia circa nove anni prima.

La variante con la scritta “Capital”, denominazione che tenne solamente un anno per passare a “Washington”. Anche lo stemma subì piccole modifiche al colore, alla silhouette delle dita delle mani, ecc..

La nuova rilocazione sembrò più confortevole, visti i tre accessi alle finali negli anni ’70.
La prima volta (1974/75) i Warriors batterono 4-0 i capitolini, ma il successo era solo rimandato di tre anni, quando il 4-3 sui Seattle Supersonics bastò per arrivare a vincere il primo trofeo.

La formazione campione.

L’anno seguente, la franchigia di Washington (lo stato però), si “vendicò” restituendo in finale un 4-1 con poche repliche.
Dopo stagioni non così esaltanti, la squadra di Pollin cambio nome.
Come si nota nell’articolo (qui sopra) tratto da Superbasket del 1988 (stagione nella quale esordirà come matricola Charlotte, la quale perse il confronto annuale 5-1, pur avendo negli anni successivi buoni risultati contro i capitolini), il crimine a Washington è sempre stato un problema se pensiamo che, andando avanti nel tempo, alla vigilia di Natale del 2009 si arrivò anche a puntarsi anche le pistole contro tra giocatori:
Gilbert Arenas e Javaris Crittenton proprio nello spogliatoio dei Washington Wizards…
Due tipi che da soli rappresentavano una polveriera negli spogliatoi del Verizon Center.
Il primo non era propriamente un santo e si dichiarò già in possesso illegale di arma da fuoco quando stava a San Franciso.
Pare sia stato lui a puntare la pistola al secondo perché rifiutava d’annullare un debito di gioco al più sconosciuto compagno.
Il secondo arrivò nella capitale in una multitrade che coinvolse anche i New Orleans Hornets, oltre ai Grizzlies, team nel quale militava.
Venne sospeso e poi tagliato.
Andò a provare ai Charlotte Bobcats il 22 settembre 2010, ma fu tagliato anche qui, dopo sole tre settimane.
Testa calda, uccise involontariamente una ragazza ad Atlanta cercando di vendicarsi di un uomo che l’aveva derubato mesi prima.
Entrato a far parte della banda dei Crips, subisce un arresto nel 2014 per spaccio di cocaina.
Arriverà a dire di non essere un omicida ma di voler “ripagare” l’errore commesso per la donna uccisa.
Ventitré anni di carcere e diciassette di libertà vigilata furono la sentenza definitiva.
Tornando a Washington, dopo aver visto sul campo a fine anni ’80 la strana coppia Bogues/Bol e aver notato una certa propensione della società per i centri smisurati quando arrivò Muresan, in una delle città con il più alto tasso d’omicidi, di morti o feriti per proiettili vaganti, si toccò il culmine con la morte di Yitzhak Rabin nel 1995, primo ministro israeliano e ottimo amico del proprietario di Washington che scosse il proprietario.
Il peccato capitale dell’ira era servito…
Fu ucciso a colpi di pistola, così nel 1997 fu istituito un concorso nel quale arrivarono numerosi suggerimenti, non tutti accettati perché si tendeva a scartare nomi eccessivamente aggressivi nella logica i non rinfocolare il crimine.

UNITED STATES – JANUARY 24: Basketball: Washington Bullets Gheorghe Muresan (77) in action, playing defense vs Charlotte Hornets Kenny Anderson (12), Charlotte, NC 1/24/1996 (Photo by Jim Gund/Sports Illustrated/Getty Images) (SetNumber: X50031)

Dopo aver messo nero su bianco i cinque nomi finalisti:
Dragons, Express, Sea Dogs, Stallions e Wizards, nello spoglio dei voti di 800 tifosi locali i Wizards prevalsero, tuttavia al sorgere del nome, nella nostra nuova epoca globalizzata, le polemiche, giuste o sbagliate che siano, erano destinate a presentarsi ancor prima del fenomeno degli stupidi perditempo degli haters, pronti a sputar veleno inutilmente su qualsiasi argomento gli capiti a tiro.

Una delle tante varianti colorate dei Maghi.
Queta è la seconda con un’oro più carico rispetto al colore precedente.

Morris Shearin, il presidente della sezione locale del National Association for the Advancement of Colored People e parte della stampa di Washington, costruirono una simbiosi artefatta sul fatto che il Ku Klux Klan era solito chiamare il suo capo supremo “The Imperial Wizard”.
Nel 2001 però Michael Jordan al secondo rientro sul parquet “scelse” Washington e le polemiche si dissolsero.
Dopo i 23 anni di Bullets a Washington, un altro 23 era tornato in campo.
Il numero questa volta non innescava strane polemiche essendo quello di MJ, trait d’union tra Charlotte e Washington.

MJ in maglia Wizards oltre un altro gigante extra U.S.A.:
Yao Ming.

Nel 2002, tra l’altro, l’attuale presidente degli Hornets, faceva l’ennesimo “scherzetto” alla sua/nostra franchigia attuale segnando 51 punti a 38 anni e 315 giorni…
In tempi recenti, dopo altri anni più di bassi che di alti, la squadra si sta riproponendo a buoni livelli grazie alla coppia di guardie Wall/Beal ben coadiuvata dal “Martello” Gortat sotto canestro con un Otto Porter cresciuto molto l’ultimo anno.
Un po’ nefaste alcune trasferte come quella che ci privò di Zeller per infortunio il primo anno che non raggiungemmo i playoffs e la sconfitta dello scorso anno che de facto denotò come infondate le residue speranze dei playoffs.
Noi quest’anno non vogliamo avere a che fare con altri “sortilegi” e forti anche di un head to head sul 50-40 a nostro favore (considero la continuità come Hornets a New Orleans e il ritorno a Charlotte, contravvenendo al bilancio ufficiale della NBA, dal mio punto di vista un po’ “taroccato”) chiediamo strada all’Alveare per non interrompere il sogno del nuovo volo.

Game 16: Charlotte Hornets Vs Minnesota Timberwolves 118-102

“In medias res”, abbiamo ancora una squadra.
Dopo le precedenti uscite sconfortanti, ma dopo aver battuto i Clippers, il The Hive si conferma ambiente fertile per le vittorie.
L’humus pare esser buono se “fervet opus” (ferve il lavoro).
Frase di Virgilio, poeta latino vissuto fino a qualche anno prima dello 0.
La frase, stranamente, illustrava la laboriosità delle api come esempio per gli uomini.
Sarà che suo padre aveva fatto un po’ di fortuna proprio grazie a questi insetti?
Lavoro… qui parliamo di work difensivo, quello mancato a Charlotte in diverse partite precedenti.
Appiattiti sulla mediocrità, i Calabroni hanno cambiato passo e centrato la seconda vittoria consecutiva.
Una partita agevolata da Howard che vinceva nettamente lo scontro con Towns e dalle nostre ali che tenevano piuttosto bene, salvo concedere qualcosa a Wiggins oltre a uno scatenato Crawford (19 pt.) però spentosi nel finale.
Teague e Towns concludevano con 18 punti, Butler con 14 ma la panchina di Charlotte compensava con uomini in doppia cifra come Kaminsky (24), Lamb (16) e Zeller (10)… Bene così… la strada è quella giusta.
 
Le Formazioni:
 
Charlotte partiva bene conquistando palla e non sprecando la prima possibilità:
Drive di Walker oltre il canestro passando dalla destra sulla linea di fondo con passaggio frontale e mezzo blocco per MKG che caricava il tiro dalla media sinistra, il quale facendo centro al primo tentativo ci portava in vantaggio.
I Lupi ribaltavano la situazione nonostante arrivasse subito una stoppata di Howard su Teague.
Il pareggio a mezzo lunetta di Towns e il sorpasso di Wiggins in jumper arrivavano prima del pareggio a 9:36 di Marvin Williams dalla lunetta.
Howard splittava poco dopo sempre fermo dalla linea e Wiggins dalla sinistra creandosi spazio per il tiro contro Batum riportava sopra i blu.
Ci voleva un semi gancio di destro alla tabella di Howard oltre Towns per riportarci avanti, inoltre Walker incrementava con tre punti in transizione dalla top of the key per il 10-6. Howard in post basso sinistro girava velocemente oltre Wiggins per schiacciare il dodicesimo punto prima che altri numerosi turnover del primo quarto incidessero sul rientro degli ospiti che completavano il come back con un back door chiuso da una schiacciata da parte di Wiggins (12-12). Howard volava alto su Towns per correggere un errore di Williams ma Butler in entrata a 4:51 otteneva per fallo di MKG una giocata da tre punti con la quale riportare in vantaggio i suoi (14-15).
Lamb entrava in campo e sopperiva a qualche difficoltà intercettando un passaggio e impattando a quota 17 a 3:04 grazie a un’entrata con tiro fuori equilibrio sul quale otteneva un libero supplementare per la strusciata di Wiggins.
Walker a 2:40 usava altri due FT per ritrovare il vantaggio che resisteva su un tentativo di Crawford sputato fuori dal ferro per incrementare nel più classico dei casi:
L’errore da una parte era punito dall’altra con bomba replica di Kaminsky per il 26-21.
C’era il tempo per l’unica tripla di Minnesota a segno del primo tempo (Bjelica) che fissava sul 26-24 il primo quarto.

CHARLOTTE, NC – NOVEMBER 20: Dwight Howard #12 of the Charlotte Hornets drives to the basket against the Minnesota Timberwolves on November 20, 2017 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Si ripartiva con le panchine e con un passaggio di Kaminsky verticale sul lato sinistro per Lamb che in back door percorreva la linea di fondo sinistra per passare in salto Dieng e canestro concludendo con uno spettacolare reverse layup (28-24).
I Timberwolves pervenivano al pareggio con 4 FT di Crawford (uno dovuto a un tecnico contro Clifford) e tornavano anche in vetta con altri due punti di un indiavolato Jamal.
Lamb dal limite dell’area impattava a quota 30 garantendo propulsione in attacco e proteggeva bene da tre sul tentativo di Jones, però andava a perdere un pallone in attacco e Bjelica con una mattonata al vetro in entrata inaugurava una fase del match nella quale le difese non riuscivano a contenere gli attacchi nemici.
Charlotte andava sotto di tre punti concedendo il nono turnover (contro i sei dei Lupi) e di cinque quando due liberi contro mandavano il tabellone sul 37-42.
La squadra della Queen City infilava tre liberi consecutivi (uno di Zeller, due del Tank) e segnava ancora con un catch n’turn di Howard servito dal Tank.
Un non comodissimo jumper da marcato dalla lunga baseline sinistra di Batum s’infilava trovando il 44 pari, erano poi i nostri swingman a darci il nuovo vantaggio: grazie a una finta MKG partiva per concludere in appoggio destro direttamente a canestro mentre Batum nel cuore del pitturato si creava lo spazio sul suo marcatore per metter dentro da pochi passi il 48-44 a 3.26 dall’intervallo.
Gli Hornets mostravano intelligenza quando Kemba con un sombrero batteva il raddoppio dando a Marvin scattato in area, sull’aiuto l’alzata liberava Howard che in alley-oop scaricava a canestro il cinquantesimo punto.
Charlotte chiudeva avanti la prima frazione grazie a una tripla di Batum, anche se contrasta, sebbene Teague dalla media passando lo screen roll infilasse l’ultimo canestro.
Il 55-52 era frutto dell’imprecisione dei ragazzi di Thibodeau da fuori (1/14 da tre punti), così si andava negli spogliatoi confortati.

Charlotte Hornets’ Jeremy Lamb (3) is fouled as he shoots against Minnesota Timberwolves’ Andrew Wiggins during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Monday, Nov. 20, 2017.

 
Il rientro sul parquet però era favorevole agli avversari che portavano un parziale di 5-0 con tre punti di Teague (seconda bomba di serata per i T.Wolves) e due di Butler prima che Kemba, sfruttando il classico blocco alto di Dwight, infilasse il canestro del 58-57.
Vantaggio effimero perché gli ospiti si portavano sul 58-62 ben presto, inoltre Howard commetteva un fallo offensivo mettendo il gomito alto su Towns cercando di prender posizione nel cuore dell’areai dei Lupi.
Un flagrant 1 era chiamato contro i nostri, così Towns andava in lunetta a 8:39 realizzando il +6.
La palla conservata dalla squadra del Minnesota non era utile alla causa se Gibson colpiva il primo ferro, così dall’altra parte il blocco alto di Howard per Kemba era utile a liberare il crossover del capitano che, con Teague attardato, mandava in panne Gibson, il quale commetteva fallo senza riuscire a fermare l’appoggio della nostra star. 61-64, rientro che incontrava ancora resistenza quando Butler si procurava spazio su Batum per realizzare due punti, ma lo stesso francese andava a schermarsi per effettuare un catch n’shoot da tre punti che ci riportava in scia.
Teague andava a segno in corsa lanciando a una mano senza parabola, Howard sbracciava ancora in attacco e arrivava il terzo fallo personale ma il nostro numero 12 non viveva solo d’ombre ma anche di tante luci, come a 6:35 quando schiacciando realizzava il quindicesimo punto in serata.
Howard continuava a dominare sotto i tabelloni recuperando un rimbalzo offensivo da un tiro corto di Batum, la novità non era il fallo speso dagli avversari ma il 2/2 accompagnato dall’ovazione del pubblico.
A 3:13 Howard puliva il rimbalzo sotto le plance nemiche, questa volta era MKG a sbagliare e in più non c’era nessuno a poter opporsi alla sua schiacciata.
Howard era spostato sulla sinistra del canestro ma non c’era bisogno del suo rimbalzo questa volta poiché il jumper dalla media linea di fondo destra di Kidd-Gilchrist era pane per il cesto (75-74).
Teague a 2:18 dalla lunetta splittando riusciva solamente a pareggiare, così un pick and pop tra Frank e Jeremy favoriva il primo che con un tiro immediato ci riportava sopra di tre punti (78-75).
La nostra difesa teneva grazie a MKG che subiva il secondo sfondamento, in questo caso da Wiggins, il quale non d’accordo con la terna prendeva un tecnico ben battuto da Lamb che dal corner sinistro sull’azione successiva scagliava un dardo avvelenato da tre punti che allontanava Charlotte (82-75).
Crawford continuava a segnare dal mid range, ma un 8’ ft. di Zeller ci restituiva il +7 prima che Crawford gelasse ancora l’Alveare con una tripla schermata sulla quale Lamb non riusciva ad arrivare.
84-80 a dodici minuti dalla fine con la panchina in campo…

Photo: AP Photo/Chuck Burton
Charlotte Hornets’ Frank Kaminsky (44) dunks past Minnesota Timberwolves’ Gorgui Dieng (5) during the second half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Monday, Nov. 20, 2017.

 
La bench di Charlotte ben si comportava in attacconell’ultima frazione di gioco:
Zeller recuperava un goaltending appoggiando al vetro, Bjelica lo imitava senza aver bisogno della constatazione arbitrale, Frank imitava l’avversario con una mattonata uguale in entrata (più frontale rispetto al tocco del lungo di Thbodeau).
La panchina di Charlotte insomma funzionava, anche in difesa, Lamb in salto sfidava la gravità costringendo Jones a cambiare traiettoria sul rilascio in entrata, quindi a sbagliare.
Cody era affossato nell’area avversaria da Bjelica e Charlotte manteneva palla, la quale passava dietro la schiena di Frank in palleggio, giro nel cuore dell’area violacea su Dieng e tanti saluti al multilingue di Louisville che guardava solamente la cartolina del Tank in appoggio con la mano destra.
Una giocata da 3 pt. Di Mohammed dal corner sinistro favorita da un gioco di passaggi era vanificata da una bella giocata di Lamb che da sinistra passava dietro un blocco per arrestarsi e colpire da due punti in jumper, sbilanciato dalla mano destra galeotta di Jones dietro di lui.
Il libero andava a segno, così a 8:56 dal termine i teal & purple andavano sul 93-85.
La serata di Frank si faceva quasi surreale quando intuendo le difficoltà di Bacon sulla linea di fondo, scattava in area per ricevere il passaggio saltato del compagno, sulla prosecuzione arrivava una schiacciata d’autorità a due mani per il +10…
Ai Lupi erano regalati due punti per un goaltending fischiato a Howard rivelatosi inesistente.
Towns ringraziava ma un tiro con il prefisso 3 di Batum a 6:28 ci portava oltre la decina di scarto.
Il francese sul nostro attacco successivo apriva sulla diagonale sinistra, dove Frank caricava il cannone e sparava un’altra tripla che ci permetteva di raggiungere il 101-89. Kaminsky si sedeva in panca dopo aver abboccato a una finta da tre di Towns che ai liberi era perfetto.
Minnie rimaneva distante, Topolino Batum spuntava per il tap-in e calembour a parte il 103-92 era una quasi garanzia di successo, anche perché il transalpino infilava un uno contro uno in jumper dalla sinistra non semplice e intuiva un passaggio di Teague con la molla per prodursi nella transizione che a 3:33 lo vedeva impegnato a cercare dalla lunetta i due punti mancati per l’intervento falloso.
Le realizzazioni ci consentivano di raggiungere il 107-94 prima che iniziasse lo stillicidio di falli intenzionali su Howad, il quale ringraziava splittando più volte fino a infilare due liberi a 2:23 per il 112-98.
Un divario che si allungava grazie agli errori in attacco dei Lupi che a 2:06 fermavano per l’ultima volta Dwight con il fallo (non essendoci più convenienza sotto i due minuti vista la regola del possesso mantenuto più un FT).
Finale in gloria con dunk in transizione per Lamb a 1:07 e inusuale tripla di Zeller a :16.3 per il 118-102 finale.
Pagelle
 
Walker: 6,5
14 pt. (4/12), 4 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Perde tre palloni ma ha un +12 di plus/minus in una serata d’apparente tranquillità. In realtà entra negli spogliatoi nel primo tempo quando Clifford piazza la panchina in campo. Qualche problemino fisico, speriamo non grave. Limita, infatti, il suo rollio in crossover che tuttavia fa venire il mal di mare a Gibson in un’occasione. Lui ottiene quasi tutti i suoi punti con un paio di bombe passando dietro ai mastodontici schermi concessi e rimanendo freddo dalla lunetta.
 
Batum: 7,5
17 pt. (6/12), 4 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 28 minuti, un solo turnover. Nel finale con sei punti consecutivi e una rubata spinge Charlotte sull’orlo della sicurezza. Un periodo no quello nel quale inizia a sparare da marcato tanto per, per fortuna si riprende alla grande nel finale.
 
Kidd-Gilchrist: 7
8 pt. (4/12), 3 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. Il numero punti ci può stare, I rimbalzi non sono un granché ma le due stoppate più un paio di sfondamenti presi sono sintomo di una difesa che risulta efficace. Tre falli spesi non sempre bene ma lo spirito è quello giusto.
 
M. Williams: 5,5
2 pt. (0/5), 2 rimbalzi, 3 assist. Non una partita come la precedente, indubbiamente. Se dietro regge discretamente contro un avversario non eccezionale, in avanti manca tutto dal campo…
 
Howard: 8,5
25 pt., 20 rimbalzi, 4 stoppate. Nota dolente i turnover. Ben quattro. Dovrebbe porsi in maniera differente sulla ricezione della palla, allungare il braccio e difendersi meglio con il fianco. Ai liberi con un 9/14 alza la media annuale. Venticinque punti ma soprattutto dominio assoluto sotto le plance dove cattura 20 rimbalzi che producono punti e non consentono seconde chance agli ospiti.
 
Lamb: 7,5
16 pt. (6/9), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Mina vagante in attacco. Brucia gli avversari scattando grazie al suo fisico agile e potente, inoltre il suo tocco morbido unito all’equilibrio gli consentono realizzazioni difficili per altri player. Realizzare 16 punti anche partendo dalla panchina è buon segno. Alcune difese top alle quali non ero abituato. Sembra esagerato il voto? Forse, ma perde un solo pallone e guardate il minutaggio… solo 20 minuti giocati…
 
Zeller: 7
10 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. Sbaglia un solo tiro finendo con un 4/5. Ha sicuramente lavorato in estate sulla meccanica di tiro e su jumper da posizioni più esterne, dove è migliorato. Corona con la terza tripla personale in carriera una buona prestazione da 17 minuti.
 
Bacon: 5,5
0 pt. (0/3), 4 rimbalzi, 1 assist. Gioca tredici minuti, concedo mezzo punto in più per la presenza a rimbalzo ma sta perdendo confidenza con il tiro. L’assist sulla carta è merito di Frank che va a salvarlo. Salvate il soldato Dwayne in serata…
 
Kaminsky: 7,5
24 pt. (9/15), 3 rimbalzi, 3 assist. Più che Big Frank, big night. Spreca poco, bombarda da fuori con un 4/5 e si produce in entrate interessanti. Passa dall’1/9 della partita precedente a questa prestazione. Non è più un rookie. Misteriosa discontinuità in regular season.
 
Carter-Williams: 6
2 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Gioca 13 minuti con un alto tasso d’assist, in difesa non sempre mi convince ma non chiude malvagiamente lo spazio di Kemba.
 
Monk: s.v.
Qualche secondo.
 
Coach Clifford: 7
Si rivede un gioco, una squadra motivata che attinge da tutti gli interpreti. La voglia difensiva è la chiave per la seconda vittoria consecutiva. Batum a parte il momento sparatutto sembra essersi ripreso e Lamb dalla panchina è una mina vagante. Un amico direbbe: “Bene così”.

Game 15: Charlotte Hornets Vs Los Angeles Clippers 102-87

 
L’incontro tra le due squadre più in crisi della lega.
I Clippers senza il Gallo, Beverley e Teodosic dovevano ricorrere a qualche rookie per sopperire a tali mancanze.
Gli Hornets, dopo aver perso in maniera differente partite pesanti a New York, Boston e Chicago, cercavano il riscatto casalingo per non scender dalla giostra playoffs.
A preoccupare era lo spirito.
Caso curioso, il primo nome proposto da Shinn fu proprio Spirit, credo più inteso come volontà che “anima”.

Howard durante la presentazione.

Ebbene, nonostante le irreparabili sconfitte rimediate nelle ultime sei uscite (inenarrabile quella dei 123 punti concessi ai Bulls), questa notte Marvin Williams e soci sono tornati a difendere, abbandonando sul parquet Schopenhauer e la sua nolontà.

I numeri negativi di Charlotte nelle precedenti sei uscite.

Una vittoria che ci godiamo perché interrompe una serie negativa di 6 partite, così come 6 erano le vittorie dei Velieri contro i nuovi Hornets di Jordan.
Mai battuti fino a oggi dalla Charlotte 2.0 che con un’ottima difesa (9 stoppate) portava a casa la prima vittoria.
Charlotte vinceva 49-44 a rimbalzo, era molto migliore da fuori con 42,3% contro il 27,6% dei Clippers, in più un 23/29 contro il 13/19 dalla lunetta spingeva Charlotte alla vittoria finale.
Griffin finiva con 19 punti ma solamente con un 6/17 dal campo…
Jordan ne metteva dieci ma il vero top scorer avversario era Lou Williams che terminava con 25, l’unico altro Clippers oltre ai già “citati” a finir in doppia cifra.
 
Le formazioni:
 
Il primo pallone era a disposizione dei Clippers che cercavano Jordan sotto ma una manata di Howard spediva a 6 secondi dalla fine dell’attacco la palla oltre la linea di fondo.
Sulla rimessa Griffin era ben marcato da Williams e falliva il secondo attacco mentre dall’altra parte Walker si arrestava e segnava la prima tripla dalla diagonale destra.
Dopo uno 0/2 di Howard dalla lunetta, il nostro numero 12 riceveva sotto e batteva Griffin facilmente poiché l’avversario rimaneva timido, non volendo spendere il secondo fallo.
Era il Jordan della California a battere sulla linea di fondo Howard e ad apportare i primi due punti per i suoi.
La difesa di Charlotte era aggressiva e a 8:34 a Marvin era chiamato un reaching, poi 10 secondi più tardi Rivers battendo due liberi portava gli ospiti sul 5-4.
Poco male se, Batum dalla linea di fondo, serviva M. Williams per due punti da sotto.
MKG in attacco non segnava ma Howard da sotto vinceva la lotta a rimbalzo e schiacciava per il 9-6, mentre a 6:25 rimaneva ancora a bocca asciutta sui due liberi concessi dagli arbitri.
Un bel canestro di Batum dal post basso destro contro Johnson mandava Charlotte sul +5, un catch’n shoot di Walker dalla linea di fondo sinistra che s’infilava con precisione chirurgica e una rubata con transizione stoppata fallosamente da Rivers ci restituivano il +5 (15-10) dopo un fischio ambiguo contro Howard a toccare il nostro ferro sul rimbalzo per due pt. Clippers.
Los Angeles passava sopra con due tiple in serie:
Johnson dall’angolo destro e Rivers dalla diagonale sinistra in transizione, ottenendo così il loro primo vantaggio di serata.
MKG tornava attivo in attacco e colpiva andando in jumper oltre le mani del difensore, poi si procurava due liberi riuscendo a segnarne uno per il 18-16.
Lamb dal mid-range e un piazzato aperto di Zeller su bel retropassaggio di Carter-Williams, finalmente tornato in campo dopo alcune partite d’assenza, incrementavano i numeri dei cliffordiani.
Sul 22-18 un tocco di MKG sulla partenza del tiro di Lou Williams ci costava tre liberi, un affare perché il piccolo losangelino realizzava solamente una conclusione.
Williams si rifaceva più tardi portando i suoi a -1 e quando Zeller a :32.1 commetteva fallo in attacco sulla palla vagante mandando in lunetta il rookie Jawun Evans, il pareggio (1/2) era servito.
MCW, aggressivo, riusciva a procurarsi due giri in lunetta realizzando un ¾ che faceva mettere il capo avanti (25-24) agli Hornets a fine quarto.

Howard prova ad andare oltre Griffin sotto canestro.

 
La tranche dei secondi dodici minuti iniziavano allo stesso modo:
MCW in entrata ancheggiava, la difesa dei Clippers, non proprio “DOC”, fiancheggiava consentendo a Carter-Williams un altro giro in lunetta per il 27-24.
Bacon mancava un paio di jumper da destra mentre la partita rimaneva punto a punto, Dwayne cambiava strategia poco più tardi e in penetrazione dallo stesso lato s’inventava il 31-28. Lamb si sostituiva al nostro play di riserva procuran
dosi in entrata un paio di giri in lunetta.
I suoi quattro tentativi andavano tutti a buon fine, così gli Hornets avanzavano a 7:29 dall’intervallo sul 35-32 prima di esser ripresi da Dekker dal corner destro.
Griffin, che non giocava un buon primo tempo, si procurava però i liberi del vantaggio ma Kaminsky con un’alzata verticale per l’alley-oop di Howard, annullava le distanze.
Un passaggio di Howard per Clifford in transizione costava una persa ma Batum da dietro (in aiuto a Frank) stoppava provvidenzialmente Griffin, ormai a un passo dal canestro. Kaminsky dall’altra parte si faceva stoppare dal centro avversario ma Marvin con una gran difesa e un “magheggio” sulla ripartenza di Charlotte spingeva la transizione che vedeva Howard a 4:58 finire in schiacciata.
Dwight era cercato sotto canestro finalmente e chiudendo di sinistra ci dava fiato (41-37).
Il periodo d’oro del nostro centro proseguiva con la stoppata in ricaduta di sx su Lou Williams.
Più che una stoppata, uno scudo stellare…
Batum si serviva di Howard per un gioco a due ravvicinato, raffinato era invece il catch’n shoot pesante del francese che sull’azione offensiva seguente arrivava a rimorchio di Williams per correggere l’errore in transizione.
Jordan stoppava il parziale degli Hornets con due liberi realizzando a 3:10 il 46-39, ma una penetrazione con scarico dalla linea di fondo per Marvin era utile per apportare altri due punti dal pitturato.
Kemba smistava il secondo assist nel giro di poco:
il cliente era Howard questa volta.
Dwight faceva toccare quota 50 ai Calabroni che nel finale cercavano di conservare il +9 dopo aver incassato due punti da Griffin in avvicinamento contro Kemba.
Tripla del nostro capitano e risposta di Blake per il 55-46 finale di primo tempo.
 
Il secondo tempo non iniziava bene per i nostri colori:
Griffin colpiva ancora, liberissimo dalla top of the key, poi era un alley-oop di Jordan a ridurre lo scarto a 4 pt. (55-51) prima che uno spin della PF avversaria dimezzasse ancora lo svantaggio.
Un paio di soluzioni di Walker da fuori ci restituivano un vantaggio più consistente:
63-55 a 8:01, ma i Clippers non si affievolivano rientrando sul -1 con W. Johnson.
Rivers mancava una tripla e un layup sull’azione tenuta viva da Jordan, così M. Williams sfruttando un passaggio che lo vedeva libero, puniva da fuori per il 66-62.
A 4:50 coach Rivers chiamava time-out ma la partita rimaneva incanalata sugli stessi binari.
Howard e Griffin si rispondevano da due, poi era ancora la star avversaria a infilare un reverse che dava la possibilità ai Velieri di battere anche un FT aggiuntivo per fallo di Williams.
Segnato, i Clippers si ripresentavano sul -1 (68-67).
Lamb cercando la soluzione esterna più Frank con finta in partenza e floater nel pitturato riuscivano a spingerci sul 73-67 prima che un fastidioso L. Williams desse una mano ai suoi per ricucire uno strappo che a fine quarto consisteva solamente in due punti (73-71).

Walker passa Jordan sulla linea di fondo.

 
A inizio ultimo periodo Williams in entrata faceva secco MCW trovando il pareggio, i Clippers mancavano un paio di triple per il sorpasso così erano gli Hornets a colpire con una bomba di Lamb, grazie a Zeller che sotto canestro riusciva a strappare un rimbalzo offensivo.
Un floater di Evans e un’altra entrata di Williams sul parzialmente omonimo Carter-Williams ci rispedivano indietro nel punteggio (76-77) fino a 8:40, quando una decisione dubbia su uno scontro ai bordi del semicerchio antisfondamento favoriva Zeller su Harrell):
2 pt, 1 FT che rilanciavano gli Hornets avanti sul 79-77.
Undici secondi più tardi era Lou Williams a rimettere in piedi il vantaggio ospite sganciando una bomba, poi dopo l’errore di Frank e uno sbaglio al tiro dello stesso Williams, Lamb rimediava in difesa alla sua persa in attacco ma Frank faceva ancora cilecca da fuori, tuttavia, dopo un paio d’azioni a vuoto, dalla rimessa dal fondo pro Hornets, l’alzata di Batum dava a Lamb la possibilità in salto di completare un gioco da tre punti (spinta di Thornwell).
Una giocata importante che, complice la spinta di Jordan su Zeller nella nostra area, dava a Charlotte la possibilità d’allungare. Batum commetteva però passi, tuttavia Zeller rimaneva vigile sull’arco intuendo le intenzioni da tre di Griffin facendolo sbagliare.
Batum intuiva in Thornwell il punto debole ricavandone due punti, poi era Griffin a esser fermato fallosamente da Zeller.
I suoi liberi però andavano a schiantarsi sui ferri, così Batum poteva riprovarci da fuori, ma ancora una volta non metteva la tripla.
L. Williams invece sì, rimanendo agganciato al treno della partita (74-73), anche se un provvidenziale M. Williams in uno scambio di cortesie tra cognomi e frecciate da fuori, ci dava una garanzia in più per il successo finale.
A 4:40 per una rimessa dal fondo concessa ai Clippers, Howard prendeva un tecnico che riportava a una distanza lunga i velieri.
Un proditorio tocchetto dello sporco (a livello di gioco) Jordan su MKG all’uscita dal blocco, costava a L. Williams l’annullamento del canestro, Batum invece tirava male il catch n’shoot ma arrivava in soccorso ancora il n° 0 Thornwell in spallata a fornire a Nicolas materiale per incrementare il fatturato punti.
3/3 dalla lunetta e Hornets che scattando sul 90-84 si procuravano ulteriori elementi per l’indagine “vittoria”. Quando un’altra difesa di Marvin Williams, questa volta su Rivers, favoriva l’errore del pupillo di coach Doc, la vittoria era quasi certa, anche perché il buon Lou, buonissimo tiratore dalla lunetta, non era in serata a gioco fermo.
L’1/2 lasciava a 5 lunghezze i bianchi lasciando a Charlotte l’iniziativa che si concretizzava a 2:59 quando Kemba a 2:47 dalla luce rossa finale segnando da fuori dava ormai la certezza della vittoria.
A vuoto i Clippers, fallo poco astuto a metà campo di L. Williams nel tentativo di rubar palla a Kemba: bonus e 2 FT a 1:51 che issavano sul +10 Charlotte (95-85) che replicava poco più tardi alla stessa maniera con il medesimo tiratore per egual risultato.
Nel finale Marvin coronava la sua prestazione facendo perder palla a Griffin e Kemba ricalcava la tripla a :58.5 per il 100-85.
Chiudevano L. Williams e Howard che, tranquillo, metteva clamorosamente un 2/2 in lunetta per un finale sul 102-87.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
26 pt., 2 rimbalzi, 6 assist. 8/17 dal campo, 0 turnover e +19 di plus/minus. Buona gara di Kemba che tra assist e punti pesanti in momenti decisivi aiuta la squadra a interromper la serie negativa. Nell’intervista dice le solite cose, ovvero che la stagione è lunga e che ogni avversaria può dire qualcosa nella lega, riferendosi al game precedente, però, credo ci sia un limite…
 
Batum: 6,5
12 pt. (4/11), 4 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Un clamoroso +27 come plus/minus. Si avvantaggia scontrandosi con rivali non fenomenali. Farebbe una buonissima partita se non fosse per un finale supponente nel quale si accontenta di tiri presi un po’ troppo a cuor leggero. Buona la prima parte con un’attività su tutto il fronte. Fortunato quando il n°0 avversario gli procura liberi importanti.
 
Kidd-Gilchrist: 6
7 pt. (2/7), 4 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Ci prova diverse volte dal raggio medio destro ma non gli entra mai. Deve andare a cercarsi le sue mattonelle ma non sempre può se a volte si trova palloni in mano che deve tirare causa scadenza 24. In difesa è più che discreto.
 
M. Williams: 8
10 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Il man of the match per me. Compie un lavoro oscuro se non guardiamo la difesa. E’ dappertutto. Non solo limita Griffin, ma aiuta anche su altri giocatori dalle varie caratteristiche. Dov’è stato fino a ora? +11 di +/-.
 
Howard: 7
16 pt., 16 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Servito meglio, contro client più scomodi rispetto ai lunghi dei Bulls, Dwight mette diverse conclusioni da sotto che aiutano la squadra. Peccato per i liberi, 3 i turnover ma un +18 di plus/minus meritato.
 
Lamb: 7
17 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. 5/12 al tiro. Soffre con il team di riserva e va sul -3 di +/-, ma le sue incursioni sono fondamentali per non rimanere inchiodati nel punteggio. Preciso a gioco fermo conclude con un 5/5.
 
Zeller: 6,5
5 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Gioca 18 minuti. Fortunato quando spende un fallo su Griffin nel finale, non manca certo la lotta o la “pugna” medioevale, viste alcune grezze azioni a rimbalzo. Buoni i blocchi portati, uno dei migliori nella lega in questo particolare ambito.
 
Kaminsky: 5
2 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Uno di quei possibili avventori di qualche vecchio mercatino che non comprano nulla, ma saturano le proprie narici respirando l’atmosfera. Pare lì un po’ per caso in mezzo ai giocatori. Fa poco in 19 minuti. In attacco lo si vede fare una cosa intelligente con la finta in partenza per il runner concluso dal floater, in difesa, stoppata a parte e qualche rimbalzo, tiene poco se l’attaccano seriamente. Un tank che spara a salve.
 
Carter-Williams: 5,5
5 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. In difesa a inizio ultimo quarto fatica sull’omonimo Lou. In attacco manca tutte le conclusioni ma rimedia dalla lunetta con un 5/6.
 
Bacon: 5,5
2 pt. (1/5), 3 rimbalzi. Gioca 12 minuti che potrebbe impiegare Monk, non fosse che Dwayne è portato maggiormente a difendere, anche se sui risultati potremmo discuterne. Buona l’azione che lo porta a canestro, si accontenta troppo spesso di jumper anche se nelle vicinanze c’è l’uomo che lo distrae.
 
Coach Clifford: 7
Lo premio perché, facendo un paragone, al contrario del C.T. della nazionale italiana di calcio Ventura che ha accampato scuse invece di fare sana autocritica e al contrario di Tavecchio che incarna il peggior spirito italico (ha scaricato tutte le colpe su Ventura (e la formazione scelta) come un Giuda fingendo di non dormire da 4 giorni), Cliff si è assunto nuovamente le proprie responsabilità nella trasmissione del concetto di difesa. Stima come persona che non si è nascosta dietro a un dito e risultato concreto nel rimettere insieme i cocci di una squadra che stava andando per conto suo. Quale volto prenderà la Charlotte futura non è dato sapere, ma per questa notte l’aggressività e il coraggio infuso alla squadra va premiato, anche se la sconfitta a Chicago, contro i peggiori Bulls che a memoria ricordi (nemmeno quelli del dopo Jordan) rimane capitolo tragico. Voltar pagina e proseguire su questa strada per recuperare il terreno perso.

Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 120-123

 

Sulle sponde del Chicago River il tank degli Hornets, seriamente danneggiato.
Nel fiume, Stige, Acheronte o Chicago River che sia, ad aspettare di traghettare nell’oltretomba la squadra di Clifford, lo psicopompo (colui che traghetta le anime dei defunti) Caronte…
Dopo la quinta sconfitta consecutiva (stessa striscia negativa aperta da Chicago), gli Hornets erano chiamati a dimostrare d’aver voglia di giocare, divertirsi, crederci e fare quello sforzo in più difensivo (metterci l’anima) che li renderebbe di nuovo vivi…
L’unico spirito che si è materializzato prepotentemente dalle parti della panchina di Clifford, è stato quello di Kemba Walker, il quale ha chiuso con 47 punti, mancando a circa 4 secondi dalla fine il layup del sorpasso.
Destino beffardo per colui che ha trascinato la squadra in serata.
A questo punto credo che, sia per Clifford, che per qualche giocatore, sia ora di andare… se qualcuno in società si desse una svegliata, giacché viviamo il momento più infernale della storia recente di questa società…

 

Frank Kaminsky nella “sua” Chicago (è di Lisle nell’Illinois), guida la panchina di Charlotte alla conquista della città di Chicago ma viene stoppato da Caronte. Alle sue spalle lo Skyline della Second City.

 

Le Formazioni:

 

 

Palla a due vinta dai Bulls che facevano centro al primo colpo:
Lopez dal post basso sinistro, pallone schiacciato sulla corsa nel mezzo del pitturato per Valentine che arrivava preciso all’appuntamento prima di depositare in layup. Come spesso accade, la prima soluzione offensiva degli Hornets era tentata da Marvin Williams che sfruttava una drive con scarico da sotto canestro di Walker, un velo di MKG, per lanciare il missile del primo sorpasso a 11:24. Lopez con un tiro dalla media effettuava un controsorpasso ma ancora Williams, questa volta in entrata, subiva fallo e una successiva stoppata.
Gli arbitri chiamavano un goaltending che onestamente mi pareva non esserci, così come alla panchina dei Bulls. Dalle proteste si arrivava al tecnico battuto da Walker e al 6-4, immediatamente pareggiato da Lopez (10:31) in schiacciata a una mano.
Batum dal post basso destro spingeva Holiday, poi a contatto si girava facendo partire un fade-away vincente con libero (trasformato) addizionale.
A 9:14 iniziava la partita di Kemba nelle vesti di realizzatore; l’elbow jumper ci mandava sul +5 (11-6), ma i Bulls con le conclusioni da fuori sopperivano a loro diverse carenze.
Holiday dalla destra colpiva, seguito a 8:34 da Valentine che mandava sul +1 i Tori.
Markkanen frontale allungava, ma uno scoop in avvitamento di Kemba e due liberi di MKG riequilibravano la situazione a quota 17.
I Bulls riallungavano sul +4 (20-24), ma da una tripla di Lamb mancata, scaturiva l’assist (pallone che cadeva nelle mani di Kaminsky sotto canestro) per Frank, bravo a prender posizione davanti ai difensori e a metter dentro da sotto.
A 1:16 arrivava un runner di Bacon per il pari, mentre Walker dall’angolo sinistro in semi transizione, colpiva per il 27-24.
Chiudevano i Bulls con un tap-in di Portis dopo l’errore in entrata di Pondexter.
Charlotte conservava un punto di vantaggio chiudendo sul 27-26 i primi 12 minuti.

Lamb prova a superare Felicio.

 

Il secondo quarto iniziava senza play in campo, così i delegati a portar palla (Monk e Bacon), perdevano uno dietro l’altro un pallone a testa nella zona di centrocampo, facendo trasformare ai Bulls quattro semplici punti. Kaminsky andava in corsa fin sul post basso destro per saltare in avvitamento da marcato dal post basso destro: conclusione fantastica e Hornets che si riportavano sul -1 (29-30).
A 10:37 Lamb con un floater dopo il crossover su Pondexter segnava subendo fallo.
Giocata da tre punti che serviva per impattare il match a quota 32.
Lamb e Kaminsky rimanevano positivi, rispettivamente con una schiacciata e una tripla.
Quella di Frank a 9:52 dava il via a un piccolo parziale: Lamb a 8:41 in coast to coast, Monk da tre dal corner sinistro, ancora Lamb con un 2/2 (contatto con Felicio) erano azioni che contribuivano a spedirci sul +11 (45-34).
I Bulls rientravano con un parziale di 0-11 aiutato da diverse triple… raggiunti i 39 punti, quelle di Grant e Markkanen servivano ai Tori per riagguantarci a quella quota 45…
Dopo un ½ di Kaminsky dalla lunetta, i Bulls prendevano il sopravvento nel punteggio con Markkanen che da destra si concedeva un’altra tripla per il 52-57.
Walker segnava quattro punti di fila per i nostri ma l’aggancio avrebbe dovuto passare almeno per un paio d’azioni, poiché Grant, molto tranquillamente, aspettava l’uscita alta di Robin Lopez a portare un blocco sulla sinistra.
Dietro al blocco passava lentamente Kemba, mentre Cody non cambiava, con il risultato di favorire l’open all’esterno dei Bulls.
Walker imitava il collega sfruttando un velo di Zeller: l’arresto e il tiro pesante erano perfetti.
Era Kemba a provarci per l’ultima volta: entrata nel traffico e reverse layup, sul quale Lopez interveniva fuori dal cilindro con il corpo.
Un uno su due ai liberi per il pareggio a sei decimi dall’intervallo per il 60 pari che chiudeva le ostilità del primo tempo.
Il terzo quarto partiva bene per i teal con Walker a realizzare un floater in arrampicata nel triangolo rosso.
Era ancora Kemba a segnare i punti seguenti, mentre Howard a 9:00 esatti dal temine del quarto, spostava Lopez sfruttando il fisico sull’entrata.
Il 66-60 era servito ma il pericolo della tripla era in agguato, infatti, ancora gli esterni Holiday e Valentine riportavano la situazione in parità con una bomba a testa.
Williams e Grant si rispondevano da due punti ma nuovamente Kemba cercava di staccare i Calabroni da un finale pericoloso.
Drive chiusa con finta volante e floater vincente, poi spuntava MKG che con quattro punti consecutivi costringeva i Bulls al time-out sul 74-68.
Non c’era molto scarto tra i team e quando a 4:29 Howard splittando dalla lunetta portava sul +3 Charlotte, il nuovo aggancio era pronto a materializzarsi sotto forma di tripla di Dunn a 4:18.
Una nuova ondata offensiva della squadra del North Carolina era tuttavia prevista:
Williams dal corner destro, Howard con un veloce spin verso la linea di fondo a liberarsi di Felicio prima di depositare la palla a spicchi nel cesto, poi ancora Williams dal corner opposto al precedente trascinavano Charlotte sull’84-79.
Bacon e Zeller fornivano a Walker due palloni in situazioni differenti; il capitano non si faceva pregare bersagliando da fuori un paio di volte il cesto dei Bulls.
Grazie alle due bombe i Calabroni volavano sul 92-83 in attesa del quarto finale.
 
L’ultima frazione non iniziava bene:
Bacon si faceva bloccare sulla media linea di fondo da Pondexter e Portis colpiva da tre punti, Kaminsky alleggeriva il macigno con un 2/2 dalla linea della carità (fallo di Pondexter sulla baseline) ma Portis tirando dalla diagonale oltre Frank, replicava da tre.
Dunn in pull-up segnava il 94-91 che riportava in scia i padroni di casa.
Lo stesso Dunn cercava di danneggiare gli Honets in un duello in avvicinamento a canestro contro Zeller che all’ultimo respingeva alla grande a una mano il tentativo del n° 32 avversario, poi era affibbiato un fallo a Pondexter più tecnico (un po’ esagerato forse) per una reazione istintiva.
Lamb realizzava il tecnico, Zeller splittava e Charlotte a 8:55 raggiungeva il 96-91.
Dunn, sfruttando un blocco (Kemba passava dietro), impattava a quota 98, poi i suoi passavano avanti e questa volta era Kemba a dover trovare la parità a quota 100.
Parità che persisteva quando due liberi di Batum s’infilavano per il 104-104, in un finale comunque pericoloso che vedeva un recupero di Dunn su un tentativo di passaggio diagonale all’indietro di Kemba che cercando Batum sul lato debole innescava l’azione che porterà Holiday a prender la baseline sinistra per realizzare un gioco da tre punti (tocco di Batum).
A 3:46 un fallo di Dunn sul tiro (troppo irruento) costava tre FT ai Bulls che li incassavano uno dietro l’altro: 107-107… Uno step back jumper di Kemba in allontanamento da Markkanen era un capolavoro di ritmo e tecnica, bello veder la palla finire oltre le maglie della retina.
Valentine però a 2:46 otteneva il sorpasso sempre a mezzo tripla.
Howard era “hacckato” e finiva in lunetta per splittare raggiungendo il nuovo equilibrio.
Dunn zigzagava provenendo da sinistra per infilare il layup oltre Howard e lo stesso Dwight si doveva accontentare di un altro ½ a gioco fermo per il 111-112.
I Bulls provavano a dare lo strappo decisivo: bel step back di Holiday su Batum cui seguivano le mani di pastafrolla di Williams che perdeva un semplice pallone passato da Kemba, transizione di Markkanen con passaggio fendente per Holiday che metteva dentro il 111-117.
Onestamente la giovane e un po’ inesperta difesa dei Bulls non sembrava un granché e sull’orlo del baratro Charlotte provava a spinger di forza per rientrare:
MKG sorgeva appena dentro l’area rossa eclissando il tentativo di Valantine in stoppata (113-117), Batum forzava il drive layup e la cosa funzionava (115-117), ma gli Hornets incappavano in altri due punti di Valentine in mezzo all’area tra Batum e Howard, così ci voleva un blocco alto di Howard e un tiro da tre in caduta di Kemba per riportarsi a contatto (118-119).
Una difesa non propriamente fantastica consentiva a Dunn l’allungo sul +3 ma Kemba sfuggendo a Markkanen a :32.8 portava il tabellone sul 120-121.
Una buona difesa di Howard ci dava l’ultimo possesso con un countdown da giocare:
:09.8 per sopravvivere.
Rimessa di Kaminsky dopo l’ultimo time-out utilizzabile da Clifford, palla a Kemba in uscita che sfruttando il blocco di Howard si liberava di Dunn all’inseguimento, sterzata (su Felicio al limite della linea da tre) all’interno con tenuta di strada incredibile, corsa verso il ferro e layup a destra corto passando oltre Markkanen, decisivo nel far errare il capitano.
Fallo immediato con il finlandese che arrotondava con due liberi a :02.6.
Kemba non aveva il tempo di provare qualcosa di serio e il pallone scagliato finiva corto, con gli Hornets ad allungare la striscia negativa a 6 partite…
 
Pagelle
 
Walker: 7
47 pt. (17/27), 6 rimbalzi, 5 assist. Beh… sarebbe ingrate fargli presente che ha sbagliato l’appoggio finale. Oggettivamente è così e da noi non è un clutch player, però in attacco compie una partita straordinaria (17/27 per un 63%) pur non facendo numeri eccezionali, di quelli che eravamo abituati a vedergli fare. In difesa per la statura e il peso patisce un po’, costretto a passar dietro blocchi prende qualche punto di troppo. La partita rimane comunque indubbiamente positiva. “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore”…
(cit. F. De Gregori – La Leva Calcistica del ’68)
 
Batum: 5,5
9 pt., 3 rimbalzi, 3 assist. 26 minuti. Non ancora a pieno regime ma già mi pare abbia rallentato le trame di Charlotte. Va spalle a canestro a prendersi qualche buon tiro o contatto giocando in maniera più ragionata. Un paio di difese nel finale che non gli riescono costano, ma non era semplicissimo fermare quei due tiri. Certamente ci si aspetta di più, anche se personalmente penso non sia organico al gioco della squadra in questo momento.
 
Kidd-Gilchrist: 6
9 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. Offensivamente fa il suo in maniera più che discrete. Difensivamente si fa attrarre a volte su aiuti che non competerebbero a lui. E’ il caso di una tripla incassata dall’angolo destro. Il problema principale è sull’arco e lui dovrebbe rimanere sul suo uomo, anche se la palla è dall’altra parte del campo. Qualche leggero problema alla caviglia destra per lui durante la partita ma dovrebbe esserci contro i Clippers stanotte.
 
M. Williams: 5,5
13 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. Un paio d bombe in sequenza che non riescono a darci il là. L’apporto offensivo è discreto, la presenza a rimbalzo è scemata rispetto l’anno scorso. Vero che c’è Howard ma, rimbalzi a parte sembra andare a fiammate, si spegne per lunghi periodi e poi perde un pallone nel finale abbastanza pesante.
 
Howard: 5
11 pt., 9 rimbalzi. -11 di plus minus… Oggi limita i turnover a due ma supera di poco la decina e non arriva a toccare la doppia cifra a rimbalzo. Qualche tiretto frettoloso da sotto per un 4 su 10 dal campo che contro questi Bulls grida vendetta. Bravo e aggressivo su un paio di difese, compresa sull’ultima ma spesso sta a guardare i floater o esce in modalità moviola su qualche jumper. Lì dietro l’aiuto deve arrivare da lui.
 
Lamb: 6
10 pt., 7 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate. Due turnover a parte e 3/10 dal campo, Lamb c’è parecchio nella prima parte, poi combina un po’ di tutto tra recuperi, palle perse, un tiro che gli salta fuori, ecc.. Prende quasi il doppio dei rimbalzi di Williams giocando cinque minuti in meno.
 
Zeller: 6
3 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Due belle stoppate atletiche, i soliti blocchi alti, un +8 di plus/minus. Nei minuti finali, prima dei due fatidici, potrebbe giocar anche lui al posto di Howard, intervallando un po’ onde evitare l’hack.
 
Bacon: 5
4 pt., 2 rimbalzi, 2 assist in 18 minuti. Non mi è piaciuto molto in difesa e il giudizio lo baso molto su questo fattore. Posizionamenti… è un rookie e deve imparare, un bell’assist in attacco.
 
Kaminsky: 5,5
11 pt., 3 rimbalzi e 1n assist in 19 minuti. Non inizia male, anche se un po’ nervosamente. Qualche “storia tesa” con gli avversari, un bel canestro, poi finisce un po’ per perdersi.
 
Monk: 6
3 pt. in 9 minuti. Gioca poco. Qualche minuto lo toglie Batum, per di più Clifford lo schiera come point guard e va subito a perder palla… Una buona tripla e niente altro…
 
Coach Clifford: 4
MCW non gioca e i rookie perdono un paio di palloni che costano 4 punti. Howard gioca nel finale e ci costa un altro paio di punti. Errori dei giocatori ma anche un po’ suoi… 4 punti incassati gratis e un paio di liberi mancati che assommati a una difesa dai posizionamenti pessimi, danno il via alla solita rimonta dell’avversario di turno. Chicago tira con il 51,6% dal campo con tiri dal mid range aiutata da un 50% (17/34) da oltre l’arco… Il problema dei tiri pesanti non solo non è risolto, ma si è aggravato. Questa squadra in alcuni elementi manca d’orgoglio, in altri di fisico, non so se Clifford abbia ancora qualcosa da dire a Charlotte. A fine scorso anno si assunse le responsabilità di non esser riuscito a trasmetter quel qualcosa in più ai giocatori. Ora… qualche giocatore o lui deve andare, prima che diventi un anno da gettare già all’origine. L’impressione è d’essere la peggior squadra della lega a livello psicologico/motivazionale, perché se il roster non è proprio quello dei GSW, con tutto il rispetto, non è nemmeno quello degli attuali Bulls che hanno approfittato di una squadra non sincronizzata. 27 di Holiday, quello in ombra (Justin), 22 di Dunn (dovrebbero essere il massimo in carriera)e 18 di Valentine danno l’idea di una difesa scomparsa…

 

Game 13: Charlotte Hornets Vs Cleveland Cavaliers 107-115

 
Intro piuttosto asciutta per questioni di tempo e perchè giunti alla quinta sconfitta consecutiva, penso ci sia poco da dire ancora.
Charlotte non si può aggrappare né a eventuali amuleti, come la maglia che riproduceva antichi e festosi tempi, né ai cinque giorni di riposo, serviti per riorganizzarsi. Cleveland passa in North Carolina grazie a 31 punti di James, tornato a livelli personali altissimi, ben coadiuvato però da un Love da 22 punti, più Green da 13 pt., Korver da 11 e anche Frye dalla panchina, finendo con 9 pt. ha evidenziato le crepe della nottata prodottesi nella difesa di Charlotte.
I nostri lunghi hanno perso la battaglia a rimbalzo 41-52, dato che nel finale ha inciso, quando Cleveland ha messo qualche punticino sfruttando i mancati tagliafuori e la mancata “pulizia” sotto il nostro tabellone.
Ancora una volta paghiamo il 19/28 dalla lunetta contro il 18/20 avversario e il 23,1% da tre punti contro il 34,2% complessivo dei Cavs, mentre abbiamo tirato meglio dal campo con il 47,7% contro il 43,3% della squadra dell’Ohio.
Le formazioni:
La partenza degli Hornets con la replica del vecchio look è da incubo.
Dopo il 2-0 nato da una collaborazione tra Batum e Howard, con quest’ultimo ad attirare la difesa su di se e a scaricare sotto per la schiacciata di Batum, gli ospiti pareggiavano e si portavano avanti a 10:51 con uno spin di LeBron sul quale MKG commetteva fallo non riuscendo a fermare poi l’appoggio.
Gioco da tre punti e Cavs sul 2-5.
Gli Hornets segnavano con Batum che si faceva trovare ancora sotto sul tracciante diagonale di Kemba ma poi Charlotte scompariva dal campo.
Love da tre infilava il 4-10, mentre l’unico a segnare tra le fila di Charlotte rimaneva il francese che, ricevendo un passaggio laterale, sulla corsa centrale nel pitturato, affondava la schiacciata del 6-16 sul tappeto rosso contornato dagli involontari ammiratori.
Cleveland però non stava a guardare; LeBron restituiva la mazzata a canestro, MKG nel cuore dell’area si faceva stoppare da Love e quando Crowder segnando una tripla frontale a 7:36 portava la squadra di Lue sul 6-19.
Clifford si decideva a chiamare il primo time-out.
Charlotte reagiva grazie alla difesa; un pallone rubato da Marvin Williams era utile allo stesso per andare in coast to coast e chiudere con una giocata da tre punti (fallo di Crowder), iniziando così un parziale di 13-0 che passava per una rubata, capolavoro di un attivissimo Batum (anticipava in leggero salto Shumpert) da una rimessa dal fondo per Cleveland, continuava con una tripla di Walker e si chiudeva con Howard a 5:16 con il secondo tentativo personale consecutivo dal pitturato.
A rompere il parziale un tap-in di Love che correggeva se stesso.
Le squadre si combattevano ad armi pari ora e MKG con un jumper medio dalla baseline sinistra portava anche in vantaggio Charlotte sul 26-25, prima che Korver (1:58) indovinasse la tripla del controsorpasso.
Charlotte evidenziava un bel giro palla che portava degli extra pass tra quattro componenti in campo, alla fine spuntava con un tempo di vantaggio MKG dal pitturato alto a infilare l’elbow jumper del 28 pari.
Come spesso succedeva quest’anno tuttavia, la panchina in campo degli Hornets incassava un parziale di 2-8 che era chiuso da una bomba di James per il 30-36 di primo quarto.
 

Charlotte Hornets’ Kemba Walker (15) is fouled by Cleveland Cavaliers’ Iman Shumpert (4) during the first half Wednesday in Charlotte. (AP Photo/Chuck Burton)

Il secondo periodo iniziava con Cleveland ad allungare di altre due unità, ma sul fronte d’attacco Lamb a 11:05 dalla media si procurava due punti con la sospensione, per inventarsi ventisette secondi dopo un’alzata alla “spera in Dio” sul fallo speso da Frye.
La palla s’impennava e ricadeva dentro così come il libero aggiuntivo per il 35-38 a 10:38.
Un duello tra Dwayne vanificava subito dopo la prodezza di Jeremy. Bastava uno spin con appoggio al più navigato e talentuoso Wade per lasciar Bacon quasi sul posto, quasi perché il fallo speso non era dei migliori.
Altra giocata da tre punti e Cavs che rafforzavano il vantaggio con il passaggio da terra di Wade per Shumpert.
Era sempre Lamb a prendere l’iniziativa e un fallo di Green in entrata consentiva al nostro numero 3 di alzare di due unità le cifre del suo tabellino.
Monk, dopo un po’ d’anonimato, andando in palleggio sulla destra s’inventava un fade-away dalla media e una tripla da secondo possesso, così gli Hornets a 8:51 risalivano la china per arrivare a contatto sul 42-43.
Green da sotto cercava di tornare a farci scivolare via, ma l’arolio di Charlotte era costituito da Lamb che in entrata passava corto sotto canestro a Zeller che non aveva difficoltà a schiacciare.
Charlotte compiva tre buone difese, compresa l’ultima, quella sulla quale Frank si spostava all’ultimo con Wade che cercando il fallo in caduta rilasciava un pallone che non toccava nemmeno l’anello.
Un po’ disorientati per il fallo richiesto i Cavs lasciavano un varco centrale proprio a Frank che riportava sopra i nostri in layup.
Dopo un 2/2 di Green dalla linea della carità (Zeller si appendeva all’avversario), rientravano in campo i titolari di Charlotte, eccetto Williams.
Il primo a segnare era MKG che tirava sopra James dalla destra per il 48-47, poi gli uomini di Clifford mancavano tre liberi su quattro (Howard 0/2, Walker ½), così bastava un’azione da tre punti a Love (fallo di Kaminsky nel semicerchio antisfondamento), ben servito da Shumpert, per riportare sopra gli avversari.
A dispetto della sua pessima fama da tiratore, MKG “indovinava” un altro jumper dalla diagonale destra e servendo il 51-50 a Clifford cercava di dare una spinta per il rush finale di secondo quarto.
Slancio che doveva attendere però, giacché James si liberava in maniera spiccia di Kaminsky sotto canestro (spinta più che ai limiti) e recuperando un rimbalzo su errore da tripla metteva dentro con la dunk il 51-52.
Kemba tornava a guidare l’attacco di Charlotte; la sua fuga sulla baseline destra con passaggio orizzontale sulla sinistra arrivava preciso a Batum, che in corsa, nella direzione opposta si presentava al canestro in schiacciata incontrastata.
Batum andava a prendersi poi un pallone nel corner destro bersagliando con altri tre punti il canestro avversario.
Un fast break di Charlotte con MKG che contrastato errava era corretto a rimorchio dal transalpino che in stato di trance agonistica ci portava sul 58-52.
A 1:57 uno scarico indietro per Williams era ben sfruttato dal nostro numero due che in entrata realizzava a una mano dal pitturato.
Il tocco di Crowder faceva alzare il punteggio di Charlotte di un punticino (61-54) dopo il libero addizionale, ma i Cavs reagendo, coronavano un -2 con uno step back da tre punti frontale di James.
Walker toglieva pressione replicando; prima dalla diagonale destra dalla lunga distanza per il 64-59, poi a 33 secondi dall’intervallo con una giocata da tre punti che lo portava dalla sinistra a chiudere in appoggio dopo uno zigzag che James accompagnava con un leggero tocco sulla schiena. Love da sotto chiudeva i primi 24 minuti con due punti per il 67-61 Charlotte.

Howard contro Love.
AP Photo/Chuck Burton.

 
Nella ripresa Cleveland cercava di ricucire lo strappo segnando subito ma una tomahawk di Lamb su J.R. Smith rallentava i progetti di Lue che tuttavia giungevano quasi a termine con una tripla di uno Shumpert liberato nel corner sinistro.
Il tocco di Kemba in uscita dava sul 70-68 la possibilità ai “granata”, di tornare sul -1 ma l’errore lasciava inalterato il punteggio.
I Cavs tuttavia non si accontentavano di rimaner agganciati alla partita e dopo aver trovato il pari, sorpassavano con una tripla di J.R. Smith di fronte a Batum.
Il francese in attacco dall’angolo destro tracciava un passaggio all’indietro in diagonale che liberava Walker, il quale non ci pensava due volte per provare la tipla che riequilibrava il match a quota 73.
James realizzava ancora da tre e Charlotte a 6:51 accettando la sfida da fuori, rimetteva in parità la partita con Marvin Williams.
Zeller difendeva bene su James che in entrata colpiva il lato destro della tabella, Charlotte si portava in attacco e da una mischia sotto canestro ne veniva fuori Zeller che tentava il tiro… niente da fare, palla che usciva, ma c’era un fallo subito e i liberi realizzati per il 78-76.
MKG a 4:41 tirava fuori dal cilindro un passetto in avanti sul raddoppio e un tiro frontale per l’80-76.
James però non lasciava scampo a Marvin sullo step back 3 ma lo stesso Re incappava in due falli offensivi andando precauzionalmente a sedersi in panchina.
La leadership di Charlotte resisteva ancora un po’: Lamb a 2:02 si procurava due liberi che ci portavano, dopo realizzazione, sull’84-81.
Una tripla di Korver a 1:11 tuttavia faceva cadere il vantaggio degli Hornets (84-86) che subivano altri due punti e chiudevano il periodo sotto di quattro.
 
L’ultimo quarto partiva con un’entrata diretta di Lamb in appoggio al vetro, ma un lampo da tre di Korver flasshava gli Hornets che finendo sul -5, con la panchina in campo, incapace di dare immediate soluzioni offensive, finivano per accusare il colpo andando sul -9 dopo un canestro di Frye a 10:02.
La reazione degli Hornets arrivava ad arenarsi sul -4, quando Kaminsky resistendo al contatto di Korver segnava tre punti per il 91-95 con 8:15 ancora da giocare.
James però nel finale si riproponeva su alti livelli, come a 5:57, quando in palleggio si portava sulla baseline sinistra per andare a tirare in fade-away oltre Kaminsky e realizzare il 95-105.
La difesa di Charlotte non teneva; Green saliva sul tetto a catturare un rimbalzo offensivo dopo l’errore dall’angolo di Korver poi era Batum a cercare di lanciare a metà campo Marvin Williams, ma uno scattante James intuiva e andando a schiacciare in maniera inutilmente aggressiva tutto solo, portava a casa il 31° punto.
Howard recuperava un rimbalzo offensivo a 2:38 ma l’1/2 non migliorava molto la situazione (103-111), anche perché gli Hornets fallivano un catch n’shoot da tre con Batum che si vedeva poco dopo anticipare ancora un passaggio verso Howard.
Gli Hornets non rientravano più e Cleveland risultava la seconda formazione ad espugnare (107-115) lo Spectrum quest’anno.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
20 pt., 5 rimbalzi, 7 assist. Finisce con 7/17 al tiro, non sempre preciso, ma uno dei pochi a dare verve all’attacco di Clifford. Buono in fase di smistamento e si applica maggiormente in fase difensiva, dove finisce a volte per affrontare anche match up impari non sfigurando.
 
Batum: 6,5
16 pt., 5 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate. Buono il rientro, o meglio… la prima parte. Parte voglioso e motivato. I risultati arrivano subito. Capolavoro la steal sulla rimessa da fondo campo avversaria. I due soliti problemi: il tiro da fuori (1/6) e i turnover, ben quattro, due dei quali arrivano nel finale (con il primo condannabile). Al rientro il suo 7/15 va bene, ma deve continuare a impostare e a farsi trovare sotto, come nel primo tempo, non tirare solamente da marcato o da tre come nella seconda parte.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
20 pt., 6 rimbalzi, 2 rubate, 2 stoppate. Terrificante primo tempo al tiro con un 4/7 che procurava già la doppia cifra. In difesa soffriva James che riemergeva nel finale. I numeri li ha. Un 9/13 dal campo non basta per Charlotte. Lo premio per l’attacco.
 
M. Williams: 6
9 pt., 1 assist, 4 rimbalzi, 1 stoppata. Gioca 26 minuti, potrebbe far meglio a rimbalzo ma dietro fa anche alcune buone difese, come quella su Shumpert nel secondo tempo… Finisce con un 3/7 dal campo.
 
Howard: 4,5
8 pt., 5 rimbalzi, 2 assist.3/5, 2/6, 4 turnover e 6 falli. Ha problemi di falli che spende per la metà in sequenza. Si fa portar via troppi palloni e non incide. Soffre la mobilità, non estrema, dei centri avversari, come fosse una specie d’armadio, ma incelofanato… Dalle doppie doppie d’inizio stagione è scemato. Senza un suo buon apporto è notte fonda.
 
Lamb: 6,5
13 pt., 5 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Dal campo fa 4/9, dalla lunetta non sbaglia nulla con un 5/5. Concentrato, fa più fatica nell’ultimo quarto a trovare varchi ma qualche punto lo da ancora. Relegato in panchina da comunque il suo contributo, quasi come fosse partito titolare. Unico a dare un po’ d’imprevedibilità anche da solo, all’abulica “non manovra” talvolta della panchina.
 
Zeller: 5
7 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Anche lui a rimbalzo fatica. Ci prova ma niente. Non è serata e si vede quando l’anello gli respinge una conclusione già dentro. Troppo poco per lui.
 
Kaminsky: 6,5
7 pt., 6 rimbalzi, 2 rubate, 3 stoppate. Nessun turnover e 3/7 al tiro. James lo sposta come un fuscello vista la differenza strutturale. Non gioca malissimo, anche se a volte l’IQ cestistico non è al massimo. Tirare da fermo, marcato, non è preferibile a giocar palla se hai ancora secondi sul cronometro e compagni piazzati meglio. Nel finale svetta correggendo una conclusione di Kemba non andata a buon fine. C’è a rimbalzo ed è il migliore dei lunghi in serata.
 
Monk: 6
5 pt., 3 rimbalzi in 8 minuti. Clifford lo utilizza poco visto il rientro del francese che può giocare da play. Lui fa il suo in un lampo trovando un paio di conclusioni ravvicinate nel tempo che chiudono il cerchio del suo tabellino. In difesa in mezzo a colossi, vederlo difendere potrebbe sembrar eresia, però prende ben tre rimbalzi.
 
Bacon: 5
0 pt., 1 assist. Gioca dieci minuti e fallisce un paio di conclusioni. Eroico una volta nel secondo tempo su James, per il resto si fa battere troppo facilmente in difesa.
 
Coach Clifford: 5,5
Un time-out chiamato tardissimo a inizio partita. Il minutaggio dato ai giocatori non mi dispiace, è equilibrato. Sulle rotazioni si potrebbe fare meglio ma è la grinta che mi pare mancare in certe circostanze. Dopo un paio di comeback con controsorpassi su Cleveland, nonostante la squadra giochi benino d’insieme, nel finale del terzo quarto come il solito si spegne. Lui manda in campo qualche titolare prima della scorsa partita a Boston. Non basta. Cleveland con James, che, quando passa a Charlotte non è mai tenero, vince ancora, continuando la sua scalata in classifica, mentre Charlotte precipita verso gli ultimi posti a est, anche se ha in mano una squadra che sulla carta, come minimo, dovrebbe lottare per i playoffs…