Game 49: Charlotte Hornets @ Indiana Pacers 96-105

 
Sperso nella nebbia mi recavo in un noto store che vende prodotti tecnologici.
Il mio PC lo scorso pomeriggio ha deciso d’abbandonarmi e ve ne era bisogno d’uno nuovo.
Sperando di recuperare i dati riflettevo sul lungo tempo passato insieme (credo circa 7 anni), ormai “sorpassato” diranno molti.
Fatico a gettare gli oggetti che mi hanno accompagnato, anche se sono “oggetti”.
Un’altra di quelle cose, forse obsolete che virtualmente mi hanno accompagnato è stato quel peso con alle estremità due macigni che in Superfantozzi saltava fuori in diverse ere come tormentone.
Dalla preistoria al futuro…
In generale, Fantozzi, film di satira sociale sugli usi e costumi degli italiani, seppur localizzato nel trentennio che ha visto terminare il novecento, è ancora oggi attualissimo. Tragicomico, un po’ come la stagione di Charlotte che vince a OKC a GSW ma poi perde contro CHI, DAL e MIA (per citarne alcune) in maniera scioccante…
Protagonisti nel bene e nel male, una squadra operaia con poco contenuto sul fondo del barile da raschiare…
Per cambiare un po’, oggi proporrò delle pagelle in abbinamento con un personaggio della saga fantozziana.
La squadra anche oggi ha mostrato la sua inconsistenza nei finali, per ben sedici volte la partita è tornata in parità ma nel momento decisivo, come al solito, gli avversari hanno prevalso, questa volta allungando direttamente, sfruttando le ultime battute della panchina che non offre adeguata copertura nel pitturato.
Indiana ha chiuso con 25 punti di Oladipo (11/15 FG), 22 di Turner (partende dalla panchina) e 16 di Young chiudendo con un complessivo 54,2% al tiro contro il 44,6% degli Hornets che mostrano una difesa sgretolarsi rispetto a un tempo.
18-28 gli assist e un 13/20 dalla lunetta per Charlotte contro il 9/11 dei Battistrada.

La formazione dei Pacers. Quella degli Hornets era sempre la stessa:
Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Howard.

 
Charlotte con Howard guadagnava la palla a due ma Batum tirava senza parabola sul bordo esterno del primo ferro, dall’altra parte Collison era molto preciso infilando il jumper dello 0-2 da poco oltre lo spigolo destro dell’area.
Per pareggiare Charlotte aveva bisogno di una forzatura di Williams ai 24; il suo floater dall’altezza della lunetta finiva dentro.
Oladipo batteva MKG al tiro ma Batum usciva dai blocchi sulla sinistra per sparare un catch n’shoot da tre punti che gli arbitri valutavano erroneamente i punti da assegnare.
Due anziché tre, successivamente corretti.
A 9:54 un corto extra pass di Williams per Howard mandava il centrone alla schiacciata indisturbata, poi Collison correva più veloce del collisore di particelle svizzero segnando 4 punti che ribaltavano il vantaggio (7-8).
Howard a 7:49 segnava andando a forzare in corsa di fisico su Sabonis per chiudere in reverse layup e iniziare un saliscendi nel punteggio che vedeva Walker a 4:44 segnare in entrata su Sabonis chiudendo in scoop per il 13-12.
Incassato il 13-14, Kemba iniziava a farsi vedere; step back e tiro dalla media destra per il 15-14 rafforzato dopo un’azione confusa con rimbalzo lungo di Lamb, palla a Kemba e assist sotto per un Batum liberissimo abile a schiacciare.
Entrava M. Turner per i Pacers impattando al primo tiro infilato di tripla, così mostrando d’essere uno dei lunghi con i polpastrelli più sensibili della NBA.
Batum in fade-away sulla baseline destra realizzava ma i Pacers rimanevano attaccati sino alla fine del quarto pareggiando a quota 21 con il rookie Leaf dalla lunetta (fallo di O’Bryant in aiuto a :18.2 dalla sirena).

INDIANAPOLIS, IN – JANUARY 29: Victor Oladipo #4 of the Indiana Pacers goes to the basket against the Charlotte Hornets on January 29, 2018 at Bankers Life Fieldhouse in Indianapolis, Indiana. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

 
Iniziava il secondo quarto e O’Bryant si faceva perdonare con la tripla in transizione dopo 19 secondi.
MCW perdeva palla lasciando a Stephenson tutto il campo per ridurre sul -1 lo svantaggio dei suoi, la redenzione per il play di riserva arrivava in corsa, uno contro uno che quasi lo faceva deragliare, mano a terra e ripresa della rapida corsa sino al cuore dell’area dove andando a sbattere su Turner riusciva a segnare appoggiando al vetro assorbendo il contatto.
Ancora Turner da tre rimaneva perfetto, poi MCW con due liberi portava gli Hornets sul 30-28 ma i Pacers passavano avanti su un’azione confusa, Stephenson recuperava con destrezza a metà campo evitando MCW, avanzata in stile carnevalesco e passaggio sotto per Leaf da dove non era possibile sbagliare.
Errava invece Graham a 9:42 dalla lunetta.
Lo 0/2 era propizio per il sorpasso Pacers che con turner e l’elbow jumper frontale si portavano avanti prima di esser recuperati da Lamb che intercettava una palla conducendo il coast to coast fino alla schiacciata.
Hornets attardati dopo due FT di Turner ma bravi a tornare in parità con altrettanti liberi di Howard.
Oladipo segnava innescandosi dopo un primo quarto anonimo, dall’altra parte però Howard chiudeva con un meraviglioso reverse alley-oop dopo esser scappato con uno spin rapido e scattante a Sabonis.
Nemmeno il tempo di gioire e Oladipo segnava il 38-40 per poi aumentare il suo bottino di altri due punti.
Walker sprigionava la tripla del -1 e una giocata a 2 con avvicinamento di Howard a canestro vedeva MKG ritrovare il compagno con un’alzata che consentiva a Dwight di schiacciate per l’ennesima volta e trovare il sorpasso (43-42).
Oladipo dalla linea non falliva ma Kemba andando sulla destra riceveva lo stagger; ribaltamento a sinistra dove da dietro l’arco Batum indisturbatamente era bravo a metter dentro da tre.
Una transizione con lancio per Young era utile ai locali per tornare alla parità con il layup, partita che rimaneva punto a punto, MKG a 1:23 in slalom andava a segnare appoggiando di destra al plexiglass e Batum su una drive and kick di Walker scaricava un’altra tripla vincente dall’angolo sinistro. Nel finale però Oladipo e Sabonis, con due punti a testa sorpassavano.
Walker era chiuso sotto canestro e Collison da tre sulla sirena andava lungo lasciando ai Pacers il +1 (51-52).

INDIANAPOLIS, IN – JANUARY 29: Dwight Howard #12 of the Charlotte Hornets goes to the basket against the Indiana Pacers on January 29, 2018 at Bankers Life Fieldhouse in Indianapolis, Indiana. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Ron Hoskins/NBAE via Getty Images)

 
Walker in difesa intercettava il primo tentativo d’Indiana (bound pass verticale) ma andava dall’altra parte a perder la sfera in palleggio, transizione e FT line jumper per Young e il +3 per i locali.
Dwight forzava contro il lungo spalle a canestro, Collison oscillava su di lui, ma il nostro centro dando fuori a Kemba appostato per la tripla aveva ragione.
Tre punti per il 54 pari prima che Oladipo non tornasse a dar fastidio segnando il 54-56 e offrendo a Sabonis la possibilità d’andare a segnar due punti con un passaggio in mezzo alle gambe.
Howard diceva no a Sabonis scontrandosi con lui, gli arbitri propendevano per il fallo (manata evidente ma anche braccio largo di Sabonis) che non portava però punti (0/2) ai Pacers. A 9:37 Howard era spinto, fallo non rilevato ma fortunatamente il nostro numero 12 segnava comunque il suo gancetto in allontanamento.
Oladipo a 9:26 realizzava e Clifford chiamava un time-out. Kemba in entrata ondeggiante appoggiava alto al vetro oltre Sabini (58-60) MKG in corsa al vetro pareggiava ma ancora Oladipo da tre punti infilava.
Bogdanovic da tre vedeva il suo tiro entrare e uscire mentre si continuava a sparar da fuori; finta e aggiustamento con spostamento laterale per Batum e il suo air-ball mentre dall’altra parte Turner era letale per portare i suoi sul +6 con un buzzer beater a 7:15.
Rispondeva Batum da fuori dietro lo schermo di Williams, Collison a 6:12 a mezzo lunetta spingeva la corsa dei Pacers sul +5 ma ancora Batum a 5:57 sorgeva inaspettatamente per infilare il 66-68.
A 5:29 un fallo sul tiro consentiva a Kemba di pareggiare a gioco fermo, la partita era ancora botta e risposta sino al 72 pari, poi Collison metteva dentro da tre dalla sinistra, Batum sbagliava uscendo dai blocchi e Turner sfruttava la rotazione degli Hornets che uscivano con Kemba per segnare comodamente in jumper.
Charlotte cambiava ali ma era Walker a 3:18 a procurarsi tre liberi (fallo di Collison sul tiro) che insaccava per il 75-77.
Charlotte resisteva nonostante un rim/glass di Turner (19 punti sino a quel momento) chiudendo con due punti sulla sirena di Lamb per il 78-81.
 
Lamb partiva all’attacco anche nell’ultimo quarto guadagnando due liberi che tuttavia inusualmente falliva così come Graham mancava la tripla, Charlotte si riprovava con Lamb da fuori ma otteneva lo stesso risultato, per fortuna il rimbalzo tornava indietro come un boomerang a Jeremy che recuperata palla si fiondava in avanti per cedere a O’Bryant che si arrangiava da sotto.
Graham da tre falliva ancora ma il rimbalzo era suo; azione simile alla precedente che vedeva però l’errore di Lamb in floater e il tip layup dello stesso Graham che non aveva smesso di seguir l’azione.
Il vantaggio degli Hornets durava finché Oladipo non andava a battere MKG sul classico tiro in salto, Lamb però aveva ancora l’ultima scintilla da offrire ai Calabroni che controsorpassavano con il suo appoggio a tabella.
Indy si sganciava con Sabonis; giocata da tre punti da sotto grazie al poco atletismo di O’Bryant, tripla di Kaminsky a vuoto, errore di O’Bryant da due e ancora Sabonis a 8:20 nel pitturato la faceva facile.
A 7:56 Kaminsky faceva una delle poche cose buone della sua gara; giro e tiro dalla linea di fondo destra ma a 7:28 su una mischia sotto canestro, il Frankenstein O’Bryant era lento a recuperar palla, la conquistava Stephenson che metteva dentro.
Non bastava Howard a cancellare Sabonis in stoppata se a 6:42 i Battistrada scendevano in transizione a metter dentro il +6.
A 5:59 con un piazzato di Sabonis i Pacers s’involavano in parabolica e a Charlotte non rimaneva che prendersi anche la tripla di Turner (ennesima) a 4:17 e veder mancare Williams un reverse layup da sotto prima d’infortunarsi.
Su una palla incerta Marvin era leggermente spinto da Young su Kemba (sulla prosecuzione Stephenson, giocatore mediocre che non ci mancherà, andava a schiacciare esaltandosi oltremodo), probabile una piccola distorsione alla caviglia sinistra anche se il nostro numero due era costretto ad abbandonare il campo a braccia.
Lamb segnava da due e Kemba sparava da tre oltre le braccia protese i due difensori.
A 1:51 però il 94-103 era punteggio troppo oneroso.
Finiva 96-105 per i padroni di casa.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
23 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. A parte i 3 turnover e la poca propensione all’assist, in 34 minuti di fai da te compie il suo dovere. Inizia male ma nel mezzo tiene in gara Charlotte. 7/15 (3/5 da tre) dal campo, 6/7 dalla linea (peccato per un FT mancato nel finale). Esagera un po’ con le entrate. Rag. Ugo Fantozzi. Non meriterebbe questo destino essendo il protagonista ma le condizioni esterne lo attanagliano.
 
Batum: 6,5
22 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. 13 pt. nel primo tempo con un 8/17 finale al tiro. Gran partita da tre del francese che rialza le sue percentuali da fuori con 5/10 dal campo, le quali alimentano gli Hornets per un po’ prima che tornino nelle nebbie infernali dei soliti finali. Lo zio Lazzaro in Superfantozzi. Sembrava morto ma si è rialzato e ha camminato…
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
6 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Gioca 23 minuti. Mette quasi tutti i suoi pochi tiri ma dietro fa fatica a contenere Oladipo tra Hand-off, schermi e possibili pick and roll. Inizia benino, poi non ce la fa, come i compagni. Da lui ci si aspetta qualcosa in più. Ragionier Fonelli. Sembra ormai troppo anziano per l’atletismo NBA, ed era il suo forte.
 
M. Williams: 5
2 pt., 2 rimbalzi, 3 assist. 1/6 dal campo. 0/3 da fuori. Altra serata che lo allontanerà dalle vette della classifica NBA nel tiro da tre punti. Forse l’infortunio alla caviglia sinistra o allontanerà per un po’ anche dai campi. Beffato in un finale che non aveva più nulla da chiedere, se non mette i tiri Charlotte ha molte minori possibilità di vincere. Gli altri team colpiscono meglio sugli scarichi, noi troppo spesso ci mangiamo queste occasioni. Lo sparatutto esterno ha fatto cilecca. Quando gioca queste partite sembra aver la proverbiale vista della spalla Filini.
 
Howard: 7
22 pt., 11 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. 9/15 dal campo, 4/5 ai liberi, tre i turnover, uno su un autoscontro con Sabonis nel finale nel quale Howard abbatte anche una porta dietro il figlio d’arte. Un peccato veder Howard giocare il suo miglior basket degli ultimi anni e osservarlo sconsolato a fine match. Gioca un ottimo primo tempo (18 pt.), nel secondo fa più fatica ma entra comunque in doppia doppia e da presenza stoppando Sabonis, influenzando anche alcuni tiri degli avversari. Franchino. Un bestione mastodontico che sembra grezzo ma poi si scopre avere un cuore raffinato. Chiusure in reverse layup, alley-oop e mano calda dalla linea…
 
Lamb: 6
8 pt., 6 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 4/9 al tiro in 23 minuti. 0/3 da fuori, qualche buona iniziativa ma sta scendendo nelle realizzazioni. Gioca solo 23 minuti e le percentuali non sono malvage ma è più sottotono rispetto a qualche tempo addietro. Sufficienza risicata. Maestro Canello. Porta indietro l’orologio, speriamo non di troppo o ci ritroveremo con un fantasma per il resto della stagione.
 
Kaminsky: 4,5
2 pt., 1 rimbalzo, 2 assist. L’air-ball a :52.1 chiude la “splendida” serata. 22 minuti di quasi nulla chiusi con un 1/7 dal campo. 0/3 da fuori e tiri presi fuori equilibrio da due. Zero convinzione. Loris Batacchi, capoufficio pacchi, alias Andrea Roncato. Seduce in alcune partite ma poi si rivela essere rozzo e probabilmente millantatore nonostante avrebbe quasi tutto per far bene. Un pacco…
 
Graham: 5,5
2 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Chiude con un 1/3 al tiro frutto di un tap-in e due errori da fuori. Gioca dieci minuti e trova due rubate, però non mi piace tantissimo in difesa. Si fa tagliar fuori nel primo tempo in occasione di un canestro subito e personalmente mi da l’impressione d’esser divenuto meno grintoso, sicuramente meno performante rispetto a quando aveva dichiarato che sarebbe restato nella NBA, ma forse come portasciugamani… Geometra Calboni. Millantatore di prestazioni straordinarie.
 
Carter-Williams: 5
4 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. ¼ al tiro con tre errori da fuori.18 minuti giocando un po’ con Kemba ma l’esperimento non funziona e con lui si prende un plus/minus di -8 non indifferente. Qualche problema l’ha. Guidobaldo Maria Ricciardelli. L’intellettuale che costringe i sottoposti a vedere la celeberrima Corazzata Potëmkin (in realtà non dura tanto e non è così terribile, anzi, è interessante di questi tempi… pur essendo un film di propaganda quello di Ėjzenštejn). Analizza tutto fuorché sé stesso. Continua a sparare da tre insensatamente. Cannonate a vuoto.
 
O’Bryant: 5
5 pt., 4 rimbalzi. Gioca solo 10 minuti ma slo perché Zeller è ancora fuori sfortunatamente. Sembrerebbe buono il suo tabellino se non fosse che sulla fuga dei Pacers è colpevole. Lascia una macchia indelebile difensivamente parlando non riuscendo su tre azioni a fermare gli avversari. 2/3 al tiro e -3 di plus/minus. Cecco, alias Abatantuono. “Orrendo butterato con il culo molto basso” (che lo inchioda sul parquet aggiungerei). “Pe’ i conti, mio zio Antunello” (con relativo fischio) sembra dire a Clifford…
 
Coach S. Clifford: 5,5
Difficile commentare. Poco gioco di squadra. Molto bene all’inizio quando si riconosce che Howard possa far sfracelli nel pitturato ma la squadra è povera di talento. Frank sbaglia troppo, Williams uguale, Graham idem… Che si giochi un bonus sul mercato perché andare avanti così non ha senso. Prof. Birkermaier. Chiede grande forza di volontà alla squadra mentre mangia polpette di “Pafaria”. Sfortunatamente l’impasto della squadra è indigesto.

Game 48; Charlotte Hornets @ Miami Heat 91-95

 
C’era una volta un buon allenatore chiamato Denny Crum, due volte campione NCAA con i Cardinals.
Arrivò primo nel 1977 alle universiadi di Sofia, mentre nel 1987 con la nazionale statunitense selezionata per i giochi panamericani centrò il secondo posto causa un Oscar che per il Brasile ne mise 46.
In squadra aveva Rex Chapman, volto noto ai tifosi Hornets della prima ora.
Non è di questo però che volevo trattare.
Crum ha ottenuto un diploma in matematica a UCLA e forse è per questo che in qualsiasi ambito è abituato a stimare le percentuali.
Siamo a metà anni ‘70 e Crum punta a un giocatore che a 16 anni era già alto 190 cm per passare a 200 due anni più tardi.
Si diceva avesse segnato 30 punti a gara. Nonostante il giovane fosse stato scartato da alcune squadre perché ritenuto lento, il fiuto di Crum lo portò su di lui, ma al biondo giocatore non importava giocare per Louisville.
Il coach dei Cardinals così lo sfidò a H.O.R.S.E., un gioco nel quale il primo che tira sceglie la posizione da dove tentare il canestro e l’avversario deve rispondere.
Crum, fiducioso delle sue percentuali andò nell’angolo, dove linea di fondo e laterale s’intersecano.
Riusciva a piazzarne molti prima dell’allenamento della sua squadra, quindi prese la palla e tirò… ma non fece centro.
Il giovane sorrise, prese la palla e ne mise cinque di fila, poi andò sulla linea di metà campo da dove mise il punto esclamativo chiudendo i giochi.
A coach Crum non rimase che stringere la mano e andarsene sentendosi dire:
“Arrivederci coach”.
Quel giocatore non giocò mai per Louisville ma ritrovò Crum alle Universiadi di Sofia del 1977, il suo nome era Larry Bird. L’analogia con Charlotte è che gli Hornets probabilmente quest’anno hanno sottostimato Miami (basti pensare al rocambolesco finale dell’ultima sfida a Charlotte) che alla vigilia della sfida odierna si presentava sul 3-0 a proprio favore, pronta a spazzare la serie annuale.
A volte non bastano forza fisica e tecnica.
Ci vuole il “cuore” mancato a Charlotte nei finali. Bruciati diverse volte dagli Heat, i Calabroni volavano sulle sponde della Baia di Biscayne per entrare nell’AmericanAirlines Arena.
Dall’esterno la partita era imprevedibile, gli Hornets avrebbero accusato il colpo delle tre sconfitte e la stanchezza per il back to back dopo aver battuto Atlanta ieri notte oppure avrebbero avuto quello spirito di rivalsa per andare a rompere le uova nel paniere di una Miami lanciata verso i playoffs?
Charlotte ci ha provato e ha mostrato un quintetto capace di mostrarsi superiore a quello di Miami (in serata con la maglia dedicata a Miami Vice), ma la panchina steccando (nettamente superiore quella degli Heat) ha concesso ancora ai ragazzi di Spolestra di portare a casa la vittoria.
Kemba nel finale troppo stanco per aver disputato tutto il secondo tempo, qualche errore (Batum un paio d’ingenuità) e i numeri…
46-51, 12-25, 34,5% contro 44,7% sono rispettivamente le cifre di rimbalzi, assist e percentuali dal campo, a nulla è valso il 28/35 dalla lunetta contro l’11/18 di Miami che per quel che riguarda i singoli ha chiuso con un Richardson da 19 punti seguito da Ellington con 17 e Olynyk con 16.
Amarezza per l’ennesimo close game perso (sprecati 15 pt. di vantaggio sul 75-60), ma ora, a frittata fatta, bisogna assolutamente pensare d’alzare la qualità della panchina per avere un gioco e un’identità anche lì.
Le scorribande di Lamb e i tiri di Frank quando non funzionano condizionano la gara.
Zeller è ancora out…
Prossima tappa Indianapolis, dove gli Hornets dovranno necessariamente correre per cercar di rientrare in zona playoffs con la stagione che si sta accorciando sempre più…
La partita
 
Palla a due vinta da Whiteside, Miami in attacco, Richardson e Whiteside mancavano i loro tiri, rimbalzo del centro di Miami, fallo di Howard che affossava Whiteside.
A 11:20 agli sgoccioli della seconda azione il play di Miami trovava il canestro.
Stessa sorte per Walker, “costretto” a prender le misure, errore da due e bomba da tre valida per il sorpasso a 10:39…
Dwight dalla media destra lanciava la sfera contro il vetro per il 5-2 ma dal corner destro ancora Richardson trovava la parità.
Batum si arrestava in area; giro e tiro vincente, MKG invece non si fermava se non sotto canestro dopo aver “litigato” di fisico con Dragic riusciva a passarlo per depositare di destra. Un assist di Batum a scavalcare Whiteside lasciava la via libera a Howard che andava diretto a schiacciare virando leggermente a sx in volo per evitare l’intervento di T. Johnson (11-6).
Dragic non metteva il tiro ma Whiteside dava parecchi problemi; suo il tap-in per l’11-8.
Dalle vette di Whiteside si passava alla pianura di Walker che non era piatto nelle giocate; 1 FT realizzato e tre punti da dietro l’arco sull’azione successiva (6:24) grazie a un Howard che portava a spasso Richardson (in pressione) per il campo; spin con intervento a vuoto di Richardson nell’angolo sinistro e pass per Walker per l’open del quale risultato abbiamo scritto.
Gli Hornets con due FT di Williams a 4:27 si portavano sul 19-14, Dragic sette secondi più tardi splittava dalla lunetta mentre al secondo tap-in Howard metteva dentro il 21-15. Johnson segnava in dunk sugli sviluppi di una transizione poi Miami si avvantaggiava con Olynyk nel duello tra bianchi con Kaminsky.
Gancetto ravvicinato che non lasciava possibilità di replica al Tank.
Un canestro di Kemba dalla FT line era seguito dall’entrata di Richardson (24-21), un turnaround di Lamb era utile per portarci a quota 26, ma un suo intervento irregolare mandava in lunetta Olynyk.
Il fallo speso si rivelava buono perché il lungo mettendo solo un FT chiudeva il quarto sul 26-22.

Charlotte Hornets guard Nicolas Batum, center, prepares to take a shot against Miami Heat guard Josh Richardson (0) during the first half of an NBA basketball game, Saturday, Jan. 27, 2018, in Miami. (Wilfredo Lee/Associated Press)

 
Si apriva bene il secondo quarto con una buona azione di O’Bryant che ricavava due punti.
Illusorio però che potesse continuare.
Tre secondi contro gli Hornets, altro gancio dal post basso di Olynyk, svantaggio dimezzato dagli Heat che subivano due liberi perfetti di Frank a 11:01 (30-25) ma rimediavano con la deviazione volante di Adebayo sugli sviluppi di un pick and roll.
Lo stesso Adebayo sfruttava l’assenza di O’Bryant per prodursi nella dunk appesa che portava Miami sul -1 (30-29), preludio al sorpasso firmato da Ellington con una bomba in transizione (10:01, 30-32).
Su uno scambio di palla con Lamb ai bordi dell’arco Kaminsky trovava uno dei pochi momenti positivi del suo primo tempo; finta sulla quale Olynyk cadeva con i due piedi travolgendolo.
Altro 2/2 per il sorpasso ma durava poco perché lo stesso Olynyk chiudeva con abilità in appoggio andando sino al ferro riuscendo a eludere il tentativo d’intervento del lento Tank.
Perdeva palla Lamb (sul fondo) chiuso da Olynyk, Ellington da tre su uno scambio di marcature bombardava da destra sulla testa di Frank mentre Monk, in campo dal finale di primo quarto mancava il tiro (finirà con 0/4 la prima frazione), ci provava Kaminsky ma ottenendo lo stesso risultato: zero…
La panchina mostrava tutti i suoi limiti fino a quando Frank riusciva a impossessarsi di un pallone e a chiudere in transizione per il 34-37.
Rientravano Walker, Batum e Howard ma ci si dimenticava di difendere su Winslow che dalla baseline andava a trasformare in due punti la pecca, così come a 6:18 Olynyk, grazie alla mancata chiamata arbitrale sul contatto con Frank che volava a terra, depositava facilmente da due passi il 34-41.
Miami cavalcava l’onda con Adebayo in tap-in sulla miss di Olynyk. Kemba fermava l’inerzia con due punti furbi al vetro ma prendeva anche una stoppatona da Winslow, tuttavia la tattica suggerita da Lamb nel finale era valida; attaccare il canestro così come stava facendo Miami.
A 3:58 lo schianto di Lamb su Olynyk era visto dai vigili arbitri come incidente causato dal bianco, due FT realizzati che aprivano un finale nel quale Kemba trovava diverse volte punti dalla linea aiutato da Batum che con un 2/2 riportava gli Hornets in gara sul 48-52 prima del canestro finale a nove decimi di Johnson con giri sul posto per il 48-54.

Charlotte Hornets guard Jeremy Lamb, center, loses control of the ball as he drives against Miami Heat forward Kelly Olynyk, left, and guard Josh Richardson (0) during the first half of an NBA basketball game, Saturday, Jan. 27, 2018, in Miami
Foto: Wilfredo lee (AP).

 
Si tornava in campo dopo la decina di minuti di riposo e Miami con Dragic infilava i primi due pt., J. Johnson ci graziava mancando l’open dal corrner destro e dopo un tiraccio di Batum che colpiva la bassa tabella, Kemba rimetteva in moto gli Hornets passando lo schermo di Howard per andare a chiudere nel cuore del giallo pitturato in floater.
Buona difesa di Batum che contrastava sino all’ultimo Richardson sul tentativo d’appoggio e a 9:26 MKG sotto canestro aveva la meglio a rimbalzo (pessimo banker di Howard) correggendo.
Correggeva caparbiamente anche Batum a 9:01 da sotto su un suo errore per il quale richiedeva il fallo sul primo tentativo, poco male se la difesa di Charlotte costringeva ai 24 a far concludere da casa sua J. Johnson che marcato non poteva fare di meglio che fender l’aria.
Howard in movimento frontale eseguiva un giro su Whiteside per concludere da sinistra da sotto.
Il pareggio raggiunto dl numero 12 a 8:18 invogliava gli Hornets che passavano in vantaggio con la combo Kemba/Howard; il primo portava scompiglio in area servendo velocemente il secondo che usava l’angolazione perfetta sotto canestro per l’appoggio.
Eluso l’intervento di Whiteside (se non quello falloso) chiudeva dalla lunetta la giocata da tre punti.
Howard stoppava Whiteside e MKG saliva in cima a Richardson per piazzare il jumper.
Il momento d’oro degli Hornets non si arrestava:
Si vedeva Howard partire in crossover e tentare il reverse layup su Whiteside che ricorreva al fallo mandando in lunetta il nostro centro.
Uno su due ma Dwight si rifaceva andando a prendere un rimbalzo (tiro in fade-away di Batum che saltava via dal ferro) per schiacciare a una mano.
J. Johnson dalla destra andava a vuoto con il jumper mentre MKG dallo stesso lato infilava un big shot per il 68-58 a 5:03 dalla fine del terzo quarto.
Howard stoppava Winslow, la palla rimaneva a Miami che andava corto con Dragic di tripla, la quale non sarebbe comunque valsa per lo scadere dei 24.
Due punti in appoggio destro di Marvin che non incontrava resistenza (4:22), poi un’entrata di Ellington a fermare il parziale degli Hornets.
Calabroni che guadagnavano comunque ancora punti se Winslow ostacolando irregolarmente Walker al tiro concedeva la giocata da tre punti (73-60).
Richardson si staccava da Walker scattando al centro, ricezione perfetta ma clamoroso errore in appoggio in solitaria.
Un fallo preventivo di Olynyk su Howard si rivelava una soluzione pessima perché Dwight realizzava i due FT a 3:26 spostando le cifre sul 75-60.
Gli Heat però iniziavano a rimontare; Olynyk sfruttava il rientro del Tank per segnar due punti, Howard per la legge del contrappasso su uno scontro con Olynyk non segnalato finiva per schiacciare ma Adebayo realizzava con la jam. Frank sparava a vuoto e Lamb si faceva battere da Winslow, un catch n’shoot di Ellington dal corner destro spingeva Miami sul 77-69.
Si finiva con due FT di Richardson per il 78-71.
 
Si iniziava l’ultimo quarto con Kemba ad accompagnare la panchina in campo.
Walker senza tregua però non bastava; Lamb, O’Bryant due volte mancavano i loro tiri, Miami rimontava fino a che Jeremy con un tiro da veramente lontano riusciva a sorprendere Adebayo per l’81-75 (9:57).
J. Johnson commetteva sfondamento su Frank, entrava Howard, cercato da Lamb un paio di volte con passaggi brutti che finivano preda delle mani di Miami.
Kemba con una pazzia segnava da casa sua a 7:16 (84-78). Richardson sbagliava il tiro con un Kemba indemoniato in difesa, senza riposo correva per forza d’inerzia recuperando su ogni blocco portato contro di lui…
Lamb commetteva anche diversi falli in difesa non riuscendo a tenere.
Su uno di essi Winslow andava in lunetta con un air-ball sul primo tentativo, si sperava fosse un auspicio del destino ma seguendo il titolo di un album di Frankie HI-NRG (La morte dei Miracoli), Miami si ripresentava sul -1 a 5:53 con una tripla di Olynyk che faceva denotare l’atteggiamento passivo di Frank.
A 5:24 un turnaround di Frank sulla baseline destra finiva dentro J. Johnson tagliava sotto canestro a destra, dove era raggiunto da un bullett pass che sfruttava per segnare l’86-85.
Dalla lotta a rimbalzo offensiva di Howard scaturivano due trasformazioni ai liberi, Charlotte si mangiava le mani quando sulla stessa azione Kemba mancava due triple (troppo frettolose ma con spazio e Marvin la terza), J. Johnson andava a rimbalzo ma apriva malamente la transizione verso Olynyk che salutava il pallone uscito in rimessa laterale sinistra. Un floater di Marvin e un errore da tre di Winslow con tutto lo spazio del mondo non servivano; Richardson in entrata per ben due volte riusciva a segnare, ottenendo anche un libero sulla seconda.
Sorpasso Miami a 1:21 (90-92).
Purtroppo oggi avrebbe avuto ragione Crum, tre precedenti sconfitte e idiosincrasia nelle punto a punto, il calcolo delle probabilità non era a favore pur avendo un quintetto anche superiore a quello di Miami…
Si arrivava a :30.4 quando Walker guadagnava due Ft. Messo il primo, sbagliava il secondo, questo inficiava il proseguo del match.
Charlotte, sbagliando dal mio punto di vista (con :28.3 sul cronometro sarebbe rimasto pochissimo tempo a Charlotte per costruire un’azione), lasciava scorrere i secondi non commettendo fallo e non portando pressione sulla palla. Miami faceva girare la sfera che raggiungeva Ellington da fuori, MKG tornava su di lui, ma la finta del tiratore degli Heat con spostamento breve verso sinistra gli consentiva di metter la giocata per chiuder la gara con la tripla del 91-95.
La giocata arrivava a :04.6, in tempo utile…
Si finiva con Frank a sparare inutilmente e malamente sul ferro così come aveva fatto per tutta la gara.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
30 pt., 6 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Gli si può imputare la troppa voglia e fretta di chiuder la partita nel finale come ingenerosamente l’errore che ha costretto Charlotte alla resa sul secondo libero ma gioca 41 minuti correndo come un ossesso. Qualche fallo di troppo (4) per la foga, finisce con 8/22 dal campo e 4/9 da fuori. Solo un turnover e buoni assist. Una tripla siderale.
 
Batum: 5
9 pt., 4 rimbalzi, 3 assist. Chiude con 3/13 dal campo. In qualche azione si rivede la difesa ma nel finale forza un jumper contrastato e consegna un pallone a Miami sul tentativo di scambio con Williams.
 
Kidd-Gilchrist: 6
8 pt., 6 rimbalzi, 1 rubata. Si fa stoppare da dietro in transizione, per il resto infila tutti i suoi tiri con perizia. Avrebbe dovuto controllare meglio Ellington nel finale ma forse avrebbe segnato ugualmente.
 
M. Williams: 5
6 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 24 minuti. Scende nella percentuale del tiro da tre. Nel finale manca due open che avrebbero potuto regalarci un esito diverso. Purtroppo, a parte qualche canestro facile, non è in serata.
 
Howard: 7
20 pt., 16 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 4 stoppate. Inizia male su Whiteside che gli ruba tutti i rimbalzi come un adulto malvagio ruberebbe del pane a un bambino. Poi inizia a ingranare e va in doppia doppia. Nessun turnover, 6/7 ai liberi. Ci prova quasi sempre a stoppare.
 
Lamb: 5
8 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. Chiude con 2/6 dal campo, perde tre palloni e i 4 falli evidenziano le difficoltà difensive. Il momento magico è la tripla lunghissima ma poi combina poco finendo sul -18 di +/-. Due serate negative, momento preoccupante, speriamo non s’involva come il solito.
 
Kaminsky: 4
8 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Pietoso 2/8 dal campo contenente uno 0/4 da fuori. Olynyk con il pennarello gli disegna il bersaglio in fronte. Il Tank colpito e affondato. I zero falli indicano l’aggressività della sua difesa costituita solo da presenza fisica o verticalità. Se ci sarà una trade si prega di spedirlo ovunque lo richiedano.
 
Monk: 5
Gioca 7 minuti nel primo tempo al posto di MCW (problemi alla spalla sinistra) e tra entrate e tiri finisce con 0/4. Ancora impreparato. Torni a settembre.
 
O’Bryant: 5,5
2 pt., 1 rimbalzo in 10 minuti. A inizio ultimo quarto si accontenta del tiro un paio di volte ma gli va male. Un buon canestro poi l’oblio. Come il resto della panchina… limitato.
 
Graham: 5
0 pt., 3 rimbalzi. In 15 minuti prende un -17 di plus/minus. Ricordo una buona difesa e poco altro.
 
Coach S. Clifford: 4,5
L’idea di cambiare rotazione indica che ci avrebbe tenuto a vincere Miami se è disposto a sacrificare i polmoni di Kemba, sudatissimo… L’idea non è malvagia ma va perfezionata scegliendo un paio di uomini per aiutare la panchina in campo, lasciando riposar Walker. Assurda la gestione del finale non commettendo fallo o ancor meglio, portando pressione. La beffa poi arriva da tre punti e con i poco più di 4 secondi rimasti non possiamo comprare nemmeno degli inutili Gratta e Vinci…

Game 47; Charlotte Hornets Vs Atlanta Hawks 121-110

 
Shout è una song, marchio di fabbrica dei Tears For Fears, gruppo inglese pop rock anni ‘80/’90.
Anche se non è metal e non ha rime taglienti come qualche rapper attuale, la canzone è sicuramente dinamitarda.
Il testo può essere frainteso o avere molte interpretazioni, probabilmente è così complessa che ha multisfaccettature plurime da accompagnarci alla quarta dimensione.
Ci viene in soccorso però Chris Hughes, uno dei due frontman (con Roland Orzabal) del gruppo dicendo che la canzone:
“Riguarda la protesta in quanto incoraggia le persone a non fare cose senza metterle in discussione.
La gente agisce senza pensare perché è così che vanno le cose nella società, quindi è una canzone generale, sul modo in cui il pubblico accetta qualsiasi vecchia sofferenza che gli è inflitta.”
Ovviamente, in un’era (silenziosamente) violenta (per riprendere il testo della canzone) con le dovute proporzioni, la fan base di Charlotte si è fatta sentire per quanto riguarda la cessione del beniamino Walker.
Forse Kemba non rimarrà in eterno a Charlotte, l’amore è un agente così chimicamente instabile che se una delle due parti decide di recedere, la lunga luna di miele sarà inesorabilmente costretta a interrompersi.
Sta di fatto che il dissentire del pubblico ha costretto Jordan all’uscita, forse per calmare le acque, forse per alzare il tiro su un eventuale scambio con altri team.
Non si può sempre essere il team da predare.
A proposito di predare, i Falchi, “Nemici” naturali dei Calabroni in natura e anche geograficamente (vista la relativa vicinanza e appartenenza alla Division), volavano verso il Nest degli imenotteri del North Carolina per tentare di ghermire la vittoria.
Un match tra due squadre in difficoltà che serviva alle squadre almeno a regalare loro un momento di gioia in caso di vittoria.
A esultare alla fine saranno gli Hornets guidati da Kemba e aiutati da Howard, nonostante i sorci verdi visti sino nel finale con gli Hawks a chiudere una prestazione diminuendo le percentuali da tre (fino a un certo punto del match 13/17) rimaste comunque sul 50% (15/30)…
Il raffreddamento ha consentito a Charlotte di portar a casa la vittoria.
I punti per Bazemore alla fine saranno 26, 21 quelli di Prince per Atlanta.

Howard con la divisa nera utilizzata per la prima volta dagli Hornets.

Le formazioni:
 
Prima palla a due a favore degli Hawks che tuttavia si facevano sorprendere; MKG soffiava la sfera a Bazemore e volando con le nuove ali iridescenti appoggiava al plexiglass sopra Prince che undici secondi più tardi comunque trovava il pari a mezzo lunetta sbloccando lo zero da ambo le parti. Hornets che beneficiavano dell’energia di MKG bravo ad andare a prendersi un FT line e a realizzarlo.
Bazemore in entrata andava a contatto proprio con Kidd-Gilchrist ottenendo la giocata sorpasso da tre punti, ma proprio MKG ribaltava nuovamente la situazione con altri due punti.
MKG 6, Hawks 5…
Williams decideva di dare una mano all’unico realizzatore degli Hornets scappando al difensore sul primo passo, raggiunto il cuore dell’area lasciava partire il teardrop vincente per l’8-5.
Schröder dalla destra si spostava lateralmente e velocemente battendo Williams sullo spazio e la difesa degli Hornets con il tiro.
La gara continuava a esser piacevole per regolarità realizzativa, tanto che a 9:45 Walker infilando il tre punti faceva superare agli Hornets la singola cifra alla quale si avvicinava anche Atlanta con Prince.
Un paio di tiri sfortunati di Walker a rimbalzare più volte sul ferro non facevano perder l’inerzia a Charlotte che vedeva in Howard l’uomo giusto per attaccare il ferro; spin rapido su Plumlee dalla parte della linea di fondo, recupero con intervento falloso dell’ex Hornet e due FT liberi realizzati. 13-9 che diventava 13 pari quando Kemba perdeva palla regalando a Ilyasova il coast to coast.
MKG in jumper faceva ripartire Charlotte, Marvin sparava da casa sua e Batum con una flash dunk da fast break chiudeva il parziale veloce di 7-0 pro Hornets.
Schröder segnava, un Prince aggressivo portava punti prima che Howard andasse facile a stoppare il tedesco di colore proveniente dalla linea di fondo destra.
Kemba freddava Dedmon con lo step back dal palleggio ma Belinelli e Prince segnavano.
Quando l’italiano infilava la tripla a 1:11, Atlanta tornava sul -2 (27-25).
Il quarto, per quanto riguarda i FT dal campo lo chiudeva O’Bryant con la bomba da sinistra per il 30-25 mentre Prince ai liberi segnandone uno faceva 30-26.
 
Si passava al secondo quarto con Collins ad accorciare da tre dall’angolo sinistro.
Lamb a 11:09 faceva 2/2, Dorsey agganciava Charlotte con la tripla ma Kaminsky a 10:42 riceveva sul lato destro per la tripla immediata.
Hornets comunque raggiunti sul 35 pari dall’escalation di triple Hawks che con Muscala pareggiavano e passavano anche avanti a 9:17 (seconda di fila).
A 9:00 minuti O’Bryant chiudeva di forza in entrata dopo aver passato Muscala e subito il fallo.
Gli Hornets rispondevano e per sbloccare gli Hornets dalla parità MCW segnava quattro punti consecutivi, intervallati solo da un libero di Muscala, il totale faceva 42-39.
Lamb, non brillantissimo sino al momento, saliva per un jumper dalla media, si appoggiava sulla sua schiena Bazemore ma il tiro finiva dentro come il libero addizionale del +6 a 6:45 dall’intervallo.
Si entrava in una fase noiosa del match, dove i pochi canestri erano superati dai tanti liberi delle squadre in bonus, si arrivava a 3:41 per trovare un’azione da tre punti che vedeva protagonista MKG a rimbalzo e uomo assist che trovando Walker fuori dava la possibilità al compagno di sparare tre punti per il 53-47.
A 2:43 ancora MKG nei panni dell’uomo assist dava dentro per l’alley-oop di Howard che in volo però sembrava aver mani ricoperte da sapone, la palla gli sfuggiva impennandosi ma ricadeva incredibilmente al centro della retina.
Ancora liberi compresi i due finali che a poco più di otto secondi dalla fine (Kemba) davano a Charlotte il +9 (61-52) all’intervallo.

Ilyasova in entrata contro le ali iridescenti Williams e MKG.

 
La ripresa era aperta da Kemba con due punti a 11:42 ma Atlanta rispondeva con tre punti di Prince dal corner destro e una schiacciata di Plumlee in transizione dopo una brutta palla persa da Walker.
Batum appoggiava al vetro, Plumlee spazzava ma ovviamente in goaltending.
A 10:25 Prince faceva secco Batum con una tripla frontale; il francese accusava il colpo in maniera benefica e rispondeva immediatamente (10:12) alla stessa maniera per il 68-60 ripetendosi a 9:33 quando non trovando Kemba, marcato da Ilyasova in maniera opprimente, decideva per la soluzione personale.
Batum riceveva dal ferro anche un aiuto per l’ottavo punto consecutivo (73-60).
Entrata con alzata per Bazemore a 8:35 che chiudeva con la giocata da tre punti, entrata con goaltending (ancora di Plumlee) per MKG più FT a 8:21 per ripristinare il +13. Atlanta micidiale da fuori con un complessivo 12/16 che riportava sul -7 (79-72) i rossi.
Il rientro di Atlanta però non si stoppava lì…
Dai noiosi liberi si passava al gioco da fuori; Bazemore apriva il fuoco, Marvin rispondeva ma ancora il pistolero di Atlanta aveva la canna fumante infilando due triple.
Bazemore continuava lo show personale appoggiando al vetro oltre Howard al quale erano fischiati due schermi illegali in attacco.
Innervositosi prendeva anche un tecnico infilato dall’ex Belinelli.
79-75, trampolino per il -1 infilato ancora di Bazemore di tripla dalla diagonale sinistra nonostante Kaminsky e MKG fossero vicini, ma non abbastanza.
79-78, azioni a vuoto, partita nervosa con Batum a spingere Bazemore in attacco.
Fallo netto anche se lo sguardo torvo del francese cercava di far cambiare idea all’arbitro.
A 4:07 però il fallo fischiato contro Kaminsky sul blocco sembrava far propendere gli arbitri per i toni della persecuzione.
Il pubblico fischiava vedendo la partita in bilico.
MKG attaccava e segnava restituendo ossigeno ma Lamb commettendo fallo su Prince regalava il pareggio a gioco fermo al rasta di Atlanta.
Uno scoop di Kemba dopo alcune occasioni confuse più una flipperata da tre dello stesso capitano, il quale vedeva infilarsi il suo tiro dal rimbalzo più improbabile, servivano a Charlotte per staccarsi un po’ dalla pressione ospite (86-81). Collins riportava a -3 la squadra di Budenhozer ma Lamb segnava dalla diagonale sinistra e ricevendo l’intervento irregolare dello stesso Collins faceva il bis con la doppietta ai liberi (90-83).
Atlanta si raffreddava andando a fallire il quinto tentativo di seguito, questa volta con Delaney, ma a far ripartire i 3 FG Made era il più inaspettato; Collins, che dal corner sinistro faceva centro.
90-86 il punteggio prima d’arrivare all’ultimo quarto…

MCW tenta di resistere in difesa.

 
La quarta frazione era aperta da due pt. di Muscala.
Collins si dimostrava attivo andando a recuperare il rimbalzo offensivo e a segnare sull’errore del Beli.
A 10:28 gli Hornets commettevano il terzo fallo di squadra con Lamb…
Un paio di air-ball per Atlanta non facevano desistere dal progetto esterno i Falchi; tripla di Bazemore (9:31) bravo a portare la drive e a riposizionarsi nel corner sinistro ad aspettare il giro di passaggi che lo trovava con spazio giacché Howard era costretto all’uscita dal pitturato… Bazemore in infilata a 9:01 realizzava due punti subendo fallo.
Fortunatamente peccando di precisione al tiro faceva rimanere gli Hawks sul +5.
Entrava Kemba ma segnava Lamb che contro due difensori si trovava mani addosso e sulla palla, quasi arrestato in aria si serviva del colpo di reni in ricaduta per resistere e infilare da pochi passi.
Buono anche il libero del -2 ma Bazemore faceva 93-97.
L’esterno degli Hawks era letale; altro fast break con pass per la Muscala dunk; nuovamente Hawks a +5 (94-99).
Per rimontare Charlotte si affidava all’iniziativa di Howard che come un ballerino di una quintalata riusciva a imitare il logo NBA sulla baseline, passaggio oltre Muscala e il ferro con appoggio in reverse…
Dwight poi inchiodava al vetro la palla rilasciata da Ilyasova in entrata andando dall’altra parte a prendersi il fallo.
Due liberi per il 99-101.
Kaminsky da tre mancava il sorpasso commettendo in compenso fallo su Bazemore.
2/2 a 5:13, +4 Atlanta.
Batum andava a prendersi un rischioso catch n’shoot da tre punti sulla top of the key su un incrocio pericoloso.
L’idea finiva per avere successo, così Charlotte si riaffacciava sul 102-103…
Howard cancellava anche Prince con la paletta anti-mosche e si faceva largo su di lui nel pitturato per schiacciare dopo aver ricevuto dentro da Kemba.
Vantaggio Hornets a 4:32 dalla fine che resisteva poco. Prince si vendicava inserendosi sul pass tra Batum e Walker, facile contropiede per due punti sorpasso…
Kemba segnava ma una spinta di Dwight, appena dietro all’azione portata da Kemba serviva agli arbitri a fischiare due FT contro Charlotte.
A 3:49 accadeva quindi d’assistere al sorpasso Hornets e al controsorpasso Hawks.
Sfondamento di Prince su Kemba e bomba del capitano a 3:15, tutto in 8 secondi per il +2…
Poca garanzia però se sempre Walker andava a intercettare il corpo di Muscala nel corner destro.
Fallo sul tiro, tre su tre per il buonissimo tiratore a gioco fermo e georgiani sul +1 (109-110).
Si fermava però a 2:59 l’attacco ospite…
Charlotte tornava avanti a 2:43 con uno step back dal mid-range di centro destra, opera di Kemba, Prince era impreciso al tiro, Kemba no a 2:11; bombarda deflagrante per il 114-110, Bazemore tentava l’assalto in entrata ma Howard diceva di no salendo tra le più alte sfere celesti, così sull’altro lato del parquet Batum in avvicinamento, cedendo MKG che swingava a canestro in salto faceva felici i tifosi degli Hornets portando a un passo dalla vittoria Charlotte.
116-110°
1:24… partita chiusa da Marvin che invece di ricevere e provare il solito tiro immediato si spostava per riadattarsi all’uscita di Bazemore senza però perdere efficacia; tre punti a 1:03 e partita chiusa poi rifinita nel punteggio da Howard con il 121-110 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
29 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate. 10/22 dal campo. Spreca meno della scorsa gara e da fuori è letale con un 5/10. Unico difetto i 4 turnover, due dei quali aprono a 4 facilissimi punti ospiti ma nel finale segna diversi canestri importanti, compresa la tripla che apre il burrone tra Hawks e Hornets.
 
Batum: 7
19 pt., 4 rimbalzi, 8 assist, 1 rubata. Chiude con 6/10 dal campo e 8 pt. consecutivi per Charlotte. Pungolato da Prince gioca una buona partita anche in fase di assistman. Rischia ma infila, aggiustandosi in salto, l’importante tripla del -1 nel finale. Speriamo non sia episodica ma continui così.
 
Kidd-Gilchrist: 7,5
19 pt., 5 rimbalzi, 2 rubate, 2 assist. Si fa stoppare tre volte ma finisce con 8/14 dal campo. Mette i tre liberi a disposizione e gioca una buona gara finendo con un +22 sul +/-. Partita interpretata nel migliore dei modi sin dall’inizio con energia.
 
M. Williams: 7
11 pt., 7 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. 4/6 totale, 3/5 da fuori. Momento magico per i polpastrelli di Marvin che come Re Mida fa diventar oro i palloni che transitano da lui. In 24 minuti gioca una buona gara.
 
Howard: 8
18 pt., 15 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 7 stoppate. Commette 4 turnover, inizia un po’ in sordina ma poi si riprende alla grande. 4/7 dal campo e 10/14 ai liberi, per lui tanta roba. Tranquillo a gioco fermo, impetuoso nei movimenti, nervoso quando gli arbitri gli fischiano contro due blocchi illegali. Clifford lo richiama in panca e nel finale è sontuoso tra canestri e stoppate. Scudo stellare arriva a collezionarne 7… Presenza.
 
Lamb: 5,5
12 pt., 1 rimbalzo, 2 assist. Spesso fuori misura sui tiri da lontano come quello sul finale di primo quarto. Chiude con un 3/11 dal campo non fantastico ma mette alcuni canestri difficili che non bastano però per regalargli la sufficienza. -4 il plus/minus.
 
Kaminsky: 5
3 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Fa peggio di Lamb al tiro con un 1/8. Serataccia. Da fuori scheggia i ferri e anche in difesa è in difficoltà. Clifford lo tiene in campo nell’ultimo quarto di più per far riposare Marvin inserendo prematuramente Howard a dargli una mano. Se lui e Lamb non girano la quadra con poca altra panchina va in difficoltà.
 
Carter-Williams: 6
4 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Di tutto un po’. Il piccolo factotum chiude con un -13 ma è interessato dalla prestazione scarna della panchina. Per una volta non possiamo gettargli la croce addosso. 2/5 dal campo in 16 minuti.
 
Graham: 5,5
0 pt., 2 rimbalzi, 1 rubata. Spende tre falli in 11 minuti, uno io non l’ho visto, gli arbitri sì, comunque non è in seratona. Un paio d’errori al tiro. Prova a esser il solito mastino.
 
O’Bryant: 6
6 pt.. 2/3 al tiro in 10 minuti con una tripla. Se in attacco segna, la tenuta difensiva è pari a quella di una vecchia Diana, si ribalta anche da solo… Con scarso atletismo verticale si arrangia commettendo due falli. Buona l’azione composta da velocità e forza contro il suo pari Muscala per la giocata da tre punti.
 
Coach Clifford: 6
Di stima per la persona. La squadra fa una fatica dannata dalla scorsa annata. Se non ci fossero Kemba e Howard questa squadra dal gioco troppo semplice sarebbe ultima per distacco. Hawks che sparano 13/17 da fuori fino a un certo punto…

Le giocate di Howard in partita.

Dalla-s-hop(e)?

L’eco delle voci dello Spectrum Center si spegne.
Qualcuno abbandona l’arena prima.
Si sapeva come sarebbe andata a finire in una gara punto a punto.
Lo sapevano anche quelli di Bring Back The Buzz…
 
Il morale della città sportiva è basso, il mio ancor di più, non si vince uno scontro sentito da tempo, non si vede una via d’uscita al limbo della mediocrità di una bassa classifica inaspettata ma giusta se osserviamo l’intensità che giocatori mettono sul campo nei frangenti decisivi e non solo.
Zeller è sempre out mentre nella notte abbiamo visto andare in onda per quasi tre minuti un duello O’Bryant/Cousins improponibile.
I Playoffs si allontanano sempre più, gara dopo gara perché il 6-4 delle ultime dieci partite non è sufficiente a far svoltare la stagione di Charlotte che è giunta, giocando contro New Orleans, alla quarta gara casalinga di fila.
Ne avrà ancora una contro Atlanta prima d’intensificare il calendario lontano da Charlotte.
E non è detto che sia un male.
La testa dei giocatori sembra più sgombra lontana dall’Alveare, quello che hanno in testa forse alcuni giocatori, relativamente distratti dalle voci di mercato. Inutile però nascondersi dietro a un dito.
Contano poco i disturbi esterni o episodi arbitrali capitati durante la partita; non c’è forza nei finali.
La squadra si perde dimostrando nel bilancio al fotofinish, un saldo ampiamente negativo.
Soluzioni offensive poche, rimesse in campo senza fantasia o schemi validi e difesa rivedibile in qualche occasione, la quale diventa spesso decisiva in negativo.
Le cose non vanno bene, per questo, almeno secondo Steve Kyler di Basketball Insiders, si dice che i Charlotte Hornets abbiano cercato di ingaggiare Leonard di San Antonio provando ad adescare gli Spurs con Kemba Walker.
 
Il mercato si accende sempre in prossimità della scadenza (8 febbraio quest’anno).
Voci parlano d’interessamenti di Detroit e Milwaukee per Walker, mentre un contatto tra Hornets e Mavs potrebbe essere più fattibile visti i 13 milioni sotto il tetto salariale di Dallas.
Con spazio, l’idea degli Hornets sarebbe affiancare un contrattone di quelli pesanti insieme a Walker, in cambio di?
Non si sa bene… probabilmene una prima scelta e chi altri?
I Mavs espressero nel 2016 interesse per Batum e forse oggi potrebbero interessarsi a Marvin Williams ma siamo nel completo campo delle ipotesi, Dallas potrebbe anche solamente entrare come terza squadra in un giro di scambi a tre… tutto possibile ma estremamente fumoso in questo contesto.
La speranza Dallas consisterebbenello sbarazzarsi di un contrattone, di recuperare una stella al posto di Kemba (dovesserlo cederlo) e magari una prima scelta… difficile dire quale altra squadra potrebbe esser coinvolta tra quelle sondate o le altre sei sotto il tetto salariale (Brooklyn, Sacramento, Indiana, Phoenix, Chicago) fissato per quest’anno a 99,093,000. Phila e Atlanta sono leggermente sopra.
Un po’ più intrigante, rimanendo in Texas, è l’ipotesi Leonard, suffragata da un recente “rapporto” di Jalen Rose, il quale ha detto che Kawhi vuole uscire dal contratto con San Antonio (RealGM.com).
Resta da vedere se questa uscita sia vera giacché il direttore generale degli Spurs ha detto che non c’è “nessun problema” tra la squadra e il giocatore.
Questa notizia quindi potrebbe scaturire dal lungo periodo d’inattività di Leonard causa infortunio.
Il complottismo da scambio ha raggiunto picchi altissimi quando Jordan è uscito dicendo che non avrebbe scambiato Walker per nessun giocatore se non un’altra All-Star, avvisando così potenziali GM speculatori.
Aggiungendo ad esempio però il nome di Leonard, molti hanno creduto non fosse una coincidenza, portare a casa un giocatore così importante sarebbe indubbiamente un colpo per Cho che sovvertirebbe momentaneamente le gerarchie con Buford, abilissima controparte Spurs pluripremiata con vari premi d’annata.
Ovviamente il carpe diem per acquisire Leonard è questo. Leonard è un terribile difensore, potrebbe essere l’upgrade di MKG (ormai non più lui atleticamente dopo l’infortunio alla spalla patito due stagioni fa), giocatore dalla storia particolare con il padre ucciso da un colpo d’arma da fuoco a Camden quando lui era piccolissimo.
Per tornare a Kawhi Leonard, il suo biglietto da visita recita: “Defensive Player of the Year, ex MVP delle Finali e due volte All-Star.”
Basta e avanza… inoltre quest’anno ha una media di 16,2 punti, 4,7 rimbalzi, 2,0 palle rubate e una stoppata per partita in nove gare disputate.
Gli Hornets però dovrebbero finalizzare il tutto con una multitrade o un blocco di giocatori poiché se Kemba guadagna 18 milioni quest’anno, l’anno prossimo salirà oltre i 20, contro i 12 stabili di Walker.
Per far quadrare i conti qualcuno pensa a Jeremy Lamb, giocatore che non scambierei vista la sua ottima stagione dalla panchina.
Altra voce, meno importante, ma più plausibile invece riguarda Emmanuel Mudiay, 196 cm, PG di casa a Denver che ha perso il posto da titolare a vantaggio di Jamal Murray.
La sua stagione fino a oggi non è stata un granché e forse Cho spera di rivitalizzarlo inserendolo “dietro?” (se ci sarà ancora) a Walker, giacché il cambio della guardia tra guardie playmaker di riserva nel roster degli Hornets non ha sortito effetti benefici.
Da un Sessions deludente archiviato insieme a Roberts, a un Carter-Williams altrettanto disastrato che anche ieri notte ha sbagliato un appoggio semplice, come spesso gli capita, a uno Stone invisibile, non c’è stato cambio di passo.
La parola d’ordine è quindi trovare solidità in aiuto alla squadra quando Kemba non è sul cubo del cambio.
I minuti di una vera PG di riserva consentirebbero di sviluppare anche un miglior gioco, aprire spazio per innescare gli esterni, cosa che con MCW accade di rado poiché sovente preferisce attaccare il canestro in penetrazione o tirare.
Certo… anche lui ha diminuito notevolmente il numero degli assist, anche se il playmaker al terzo anno è sceso a 18,7 minuti di media saltando diverse partite.
Pare che i Nuggets stiano pesando anche ad altri giocatori da scambiare, questo potrebbe aprire un fronte interessante, sebbene a Charlotte dovranno tenere a mente quali sono i pezzi del puzzle mancante per evitare si squilibrare i reparti.
Secondo Marc Berman del New York Post in riferimento a Mudiay:
“Le fonti dicono che i Nuggets hanno tentato di scambiarlo più volte”.
MCW è salito di pochissimo al 30,1% al tiro dal campo dopo essere stato per molto sotto il 30%, non cambia molto, è una delle percentuali più basse della lega, inoltre il 28,1% da tre di MCW è nettamente inferiore al 38,7% con il quale il congolese sta tirando da oltre l’arco.
Mudiay è un 1996, giovane con potenziale per ripartire, contro un MCW (1991) che si sta perdendo dopo il primo anno esplosivo con Philadelphia.
Scappa dal suo paese natale (il Congo), durante il secondo conflitto congolese. Suo padre purtroppo muore presto e nel 2001 la madre con i fratelli di Emmanuel scappa dal paese sotto il controllo delle milizie Tutsi per trasferirsi in America dove chiedono asilo politico.
Non è tutto rose e fiori però, la famiglia versa in condizioni economiche non semplici e lui decide di tagliare un anno ed entrare nel mondo dei Pro, approciando prima la Cina (Guandong Tigers) per inserirsi l’anno successivo nella NBA, forte di 18 pt. di media nel campionato cinese.
Settima scelta assoluta dei Denver Nuggets, inutile dire che mi piace, solo per la sua storia non facile, in simbiosi, sportivamente parlando, con quella di Charlotte.
Emmanuel sta tirando con l’80% ai liberi in questa stagione e in difesa non farebbe rimpiangere l’aggressività di MCW.

Mar 25, 2016; Los Angeles, CA, USA; Denver Nuggets guard Emmanuel Mudiay (0) dribbles the ball as Los Angeles Lakers forward Kobe Bryant (24) defends in the first quarter of the game at Staples Center. Mandatory Credit: Jayne Kamin-Oncea-USA TODAY Sports

Cosa potrebbe volere in cambio Denver non è chiaro, forse Kaminsky se qualche lungo dovesse muoversi, difficile credere che uno scambio diretto con MCW funzioni se non con qualche first round pick a favore delle Pepite in aggiunta…
Rimane il fatto che, se si vuole tentare ancora di raggiungere la post season (direi cha a fine febbraio avremo un quadro definitivo della situazione dopo le numerose trasferte), Clifford ha veramente molto bisogno di migliorare le prestazioni del proprio play di riserva.
Capitolo a parte Marvin Williams, giocatore che fece una buona stagione due anni fa per sparire nella serie contro Miami.
Raramente si è visto ad alti livelli dopo allora salvo qualche sporadica occasione ma nelle ultime uscite Marvin è apparso più tonico e motivato.
Soprattutto la sua mano è sembrata fatata in alcune partite recenti (vedi trasferta a Detroit), così da scalare la classifica dei tre punti finendo attualmente al quinto posto con il 44,4%…

Le percentuali totali in carriera confrontate con quelle dell’annata in corso. marvin è in controtendenza rispetto a molti altri giocatori ed è quinto nelle percentuali da oltre l’arco.

Come detto per Leonard, anche se stiamo parlando d’altri livelli, un Marvin così in forma potrebbe tornare a essere appetibile per altri team che cerchino un uomo d’esperienza, il problema è che a Charlotte dovrebbero promuovere Kaminsky come titolare, un giocatore con un grado di difesa inferiore, così come le percentuali da oltre l’arco.
In una NBA che parla sempre di più con il tiro da tre punti, la mancanza di uno stretch four si rivela decisiva, specialmente per quel che riguarda la squadra sorta nel 1988.
Se Batum tira male da fuori (28,8%), MKG e Howard non si avvicinano nemmeno all’arco, Kemba, sempre più marcato degli altri è sceso dal 39,9% dello scorso anno al 34,5% di questo…
Non ci sono altri tiratori in squadra da fuori estremamente affidabili se escludiamo Graham che ha la stessa percentuale di Williams ma non è in classifica avendo un numero di conclusioni tentate relativamente basso (54 con 24 realizzazioni).
Kaminsky si ferma per ora al 36,3% ed è il marcatore più vicino, seguito da Lamb con il 35,6%…
Gli Hornets nella notte hanno mancato ben 13 FT, questa tendenza è dovuta sicuramente a Howard che rimane sul 53,4% dalla lunetta (n realtà in miglioramento dopo un tragico inizio stagione a gioco fermo), ma anche a tanti altri…
Una statistica che non possiamo permetterci se consideriamo il fatto che i 27,4 liberi recuperati ci portano al primo posto con un incremento del 14,9% ma il 72,4% di realizzazioni creano un’evidente discrasia tra liberi ottenuti e percentuali di realizzazione.
27° posto con un saldo negativo di -0,90 rispetto l’annata precedente…
Zeller, ma soprattutto MKG sono chiamati a migliorarsi e, scritto con un po’ d’ironia, speriamo che Cho non ingaggi Fizz se il piano non è arrivare ultimi…

Ale e Franz, con il loro”… e Larry? E’ morto!” edito da Rizzoli, illustrati da L. Parmigiani e F. Brusco.
Spari a vuoto anche per Charlotte che deve migliorare le percentuali, comprese quelle dalla lunetta.

Game 46; Charlotte Hornets Vs New Orleans Pelicans 96-101

 
E’ dannatamente difficile parlare di questa sfida ogni volta che si ripropone.
L’era degli Hornets è stata una storia poco lineare che si è giocata tra Charlotte e New Orleans per poi mischiarsi e complicarsi maledettamente come la vita prima di scindersi per mitosi tornando ad assomigliare alla casa madre.
E’ passato tanto tempo e forse scrivere su un argomento magari considerato minore rispetto ad altre problematiche, ma, in una new era d’utilitarismo, dove la scuola non forma persone con coscienza critica ma addetti specializzati o polifunzionali al mercato dimenticandosi del fattore X (l’imprevedibilità e la fallibilità dell’essere umano) che differenzia l’uomo dall’algoritmo al quale oggi è sottoposto, può sembrare futile, ma uscire dal canone trattando un’intro differente ma pur sempre inerente allo sport può essere un esercizio salutare.
In quest’ottica da equilibrista, scrivendo a proposito di “In the End”, una delle canzoni che più amo dei Linkin Park (la quale tratta di varie argomentazioni all’interno del pezzo), si possono ricavare dei parallelismi, in particolar modo sul tempo inafferrabile e sfuggente che a volte fa da sfondo alla fine di storie sembrate solamente perdite di tempo, un po’ come questa stagione degli Hornets.
In realtà il cadere e rialzarsi non è solo fisiologico e salutare ma indispensabile per far tesoro d’insegnamenti mai precisi, viatico per futuri più imperfettibili (ma mai imperfettibili) comportamenti.
Arrivare più lontano rispetto a dove si è partiti… attraverso le esperienze arricchirsi facendo tesoro delle partite passate indossando nuove ali per volare in attacco corazzandosi come un soldato, senza dimenticare le ferite sanguinanti ancora aperte è d’obbligo per Charlotte così come imparere in fretta…
A tal proposito mi viene in mente appunto la copertina sottostante (modificata inserendo la testa del calabrone al posto di quella del soldato con l’elmetto)

Un calabrone guerriero in difficoltà brancola nel buio dell’aleare sperando di piantare il proprio vessillo in una posizione valida per i playoffs.

dei Linkin Park, un po’ in stile Bansky, pseudonimo sconosciuto writer inglese, brillantissimo contestatore delle bruttezze della società occidentale.
Unendo due immagini totalmente differenti o inserendo un elemento in un gesto, riesce a creare immagini palesemente satiricamente contrastanti.
Contrastanti sono anche le prestazioni degli Hornets che alla vigilia arrivavano a questo “derby” ritrovando MKG, fino a ieri alle prese con un problema ascellare (dx).
Purtroppo finiva come il solito.
Una L nelle punto a punto con gli Hornets ancora ad apprendere, forse non succederà mai nonostante gli sforzi.
Problemi al tiro con il 6/21 da fuori e ai liberi dove il solo Carter-Williams è rimasto perfetto, tutti gli altri hanno sprecato, finendo con un 18/31 che è sicuramente una delle cause principali della sconfitta.
Troppi i 13 possibili punti gettati al vento.
14 i turnover contro i 15 dei Pelicans, 23 i falli chiamati contro Charlotte, 19 assegnati Vs NOLA.
6 le stoppate degli Hornets, 10 quelle dei Pels che nonostante la sconfitta 49-42 a rimbalzo, facevano valere il loro 44,8% dal campo contro il 42,4% della squadra di MJ.
Le formazioni:
 
Millesima partita per Howard che sulla palla a due lasciava a Davis la possibilità d’attaccare ma New Orleans usando i 24 secondi trovava lo stesso Dwight pronto alla stoppata su Holiday; palla sul fondo, 24 scaduti…
Squadre che ci provavano diverse volte ma non succedeva nulla sino a 10:21, quando i Pels trovavano Rondo libero sul lato destro pronto a non fallire la tripla.
NOLA guadagnava punti con uno stretto gancio di Davis in turnaround e con un’entrata rapida a 9:29 di Rondo, mentre i Calabroni non trovavano la maniera di penetrare nella difesa dei Pellicani.
Ci pensava Howard a guadagnare due FT a 9:17.
Uno solo il punto per l’1-7 conservato da Batum che in rientro andava a stoppare l’elbow jumper di Rondo.
A 8:23 schiacciata mancata di Howard per intervento falloso di Cousins.
Altro ½ per la media mantenuta e 2-7…
Anche Cousins guadagnava due FT andando a girare su Williams che in recupero non concedeva i due punti.
½ per il 2-8 che diventava 4-8 quando Howard correggendo al volo un floater di Kemba anticipava altri suoi due punti per salire a 6 nel tabellino grazie a un altro rimbalzo offensivo con successivo secondo canestro dal campo.
Rondo dall’altra parte mandava in doppia cifra i rossi che subivano un canestro di Batum (unico fino al finale) dal centro destra (uscita dai blocchi) ma rispondevano con Rondo che andava sino in fondo.
Un gancetto nel pitturato di Howard riportava sul -2 la squadra di Clifford (10-12) ma ancora un open, questa volta di Davis, restituiva i 4 di vantaggio agli ospiti.
Buona occasione per Batum dalla lunetta che mancava due dei tre FT assegnati, MKG tuttavia segnando sull’azione seguente e Howard stoppando Rondo, preparavano il terreno alla rubata di Walker su Cunningham e alla transizione chiusa dal tiro di Walker che mandava sul +2 la squadra del North Carolina a 4:50.
I Pels riottenevano il pari con due FT di Davis e il sorpasso con Holiday.
Entrava la panchina; Davis aveva la meglio dalla baseline sinistra scavalcando al tiro Frank che subiva anche il banker di Holiday.
I Benson boys allungavano ancora don Davis per il 18-24 sembrando inarrestabili, anche se il cambio tra il Monociglio e Cousins sembrava portare fuori dal campo la freschezza offerta da AD ai ragazzi di Gentry, invece, Cousins, riposatosi pochissimo, metteva subito a dura prova O’Bryant trovando in uno contro uno il classico tiro con fallo che consentiva la giocata da tre punti.
Altri due FT con altro fallo commesso da O’Bryant a 1:12 (FT splittati) e New Oreans a volare sul 18-28…
MCW a 1:00 minuto esatto dalla fine in entrata guadagnava due FT per fallo di Nelson accorciando sul -8 che tuttavia durava poco.
Tornati a -10 i Calabroni guadagnavano un’altra opportunità con Kaminsky dalla lunetta che tuttavia, come il francese in precedenza, non riusciva a far di meglio che un 1/3.
A 01:4 Cunningham a una mano chiudeva l’azione con la schiacciata a una mano inchiodando il 21-32 finale.

Dwight Howard (12) blocks a shot by New Orleans Pelicans’ Jrue Holiday (11) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Jan. 24, 2018. (AP Photo/Chuck Burton)
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Si ripartiva dopo due minuti per il secondo quarto con due punti con la drive e la chiusura di sinistro di Marvin sulla difesa troppo pulita di Cousins.
Hornets che recuperavano facendo girar palla per tutti i 24 secondi; Lamb andando sulla baseline sinistra cedeva lateralmente nel corner destro a Marvin schermatosi con lo stesso passatore.
Bomba da tre punti vincente per il 26-32.
Cousins con un pullup riallontanava gli Hornets che avevano però maggior fortuna sull’unico tiro di Kaminsky, il quale si faceva perdonare gli errori in lunetta rispondendo di tripla. Cunningham dalla media e Frank in chiusura di destra oltre l’attardato Cousins alzavano il punteggio, una seconda palla persa di Cousins (tocco di piede da terra) lasciava l’offesa nelle mani degli Hornets; Lamb slalomeggiando batteva la difesa, compreso un Boogie ancora di presenza.
Jeremy vestiva anche i panni di uomo assist puntando il canestro ma lasciando partire un bound pass per il back-door di Williams con chiusura in schiacciata, confondeva le acque innescando il -1 (35-36).
Uno spin di Frank oltre Clark chiuso in girata da sotto consentiva agli Hornets di passare avanti, ma il nostro lungo mancava il +2 in lunetta sull’addizionale concesso.
Graham perdeva palla in attacco su Liggins e il contatto difensivo su Miller che non si faceva pregare per bombardare da tre dalla destra ottenendo l’ennesimo saliscendi nel punteggio tra i team.
Un fallo di Moore consentiva more FT for Frank.
Questa volta il numero 44 non sbagliava agguantando il pari a quota 39 a 5:56 dall’intervallo lungo.
Le squadre si rispondevano toccando il 43 pari con due azioni veloci (Walker e Holiday), poi uno sfondamento di Davis su Kaminsky, abile a porsi davanti al semicerchio antisfondamento, consentiva il nuovo possesso a Charlotte che lo sfruttava con Kemba (3:44) che in step back frontale si separava andando a segnare oltre le lunghe braccia di Davis.
Holiday mostrava il suo buon primo passo bruciando il difensore e chiudendo di destra in entrata senza ulteriori resistenze sotto canestro.
Cousins da tre (2:55) batteva Howard da oltre l’arco ma i calabroni ritrovavano il pari con un gancio di Dwight che in movimento orizzontale proteggeva palla alzandola per due punti in semigancio, facendo patta sul FT concesso.
Marvin stoppava Davis e Walker volando in contropiede infilava il 50-48, MKG costringeva al blocking foul Cousins (terzo).
L’1/2 di MKG era rimpinguato da un tecnico di Batum, ma Moore da fuori riduceva lo scarto a un punticino preparando il sorpasso quando Davis nel cuore dell’area resistendo alla pressione dando fuori caricava il fucile dell’esterno Cunningham che non falliva per il 52-54.
Dante era molto attivo ma la sua entrata era respinta da Howard al terzo “block” di serata.
Come nel primo quarto, esattamente a :01.4, toccava ancora a Cunningham chiudere le ostilità segnando altri due punti.
La squadra della Louisiana andava quindi a riposo sul +3 (53-56).

Charlotte Hornets’ Jeremy Lamb, front, drives past New Orleans Pelicans’ DeMarcus Cousins, back, during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Jan. 24, 2018. (AP Photo/Chuck Burton)

 
Dopo il ristoro, un doppio schermo favoriva a 11:17 il pullup di MKG che accorciando sul -1 dava la possibilità a Marvin di trovare il sorpasso ma il suo errore favoriva l’assist da destra verso Cousins che in corsa chiudeva su Marvin in dirompente schiacciata a una mano.
Kemba mancava il pari da oltre l’arco, mani sul rimbalzo di Howard e un FT realizzato a 9:14.
Dalla difesa all’attacco per il pari; Marvin da dietro aiutava Howard, stoppata su Cousins, fast break di MKG, spalla sinistra per resistere al contatto, polpastrelli destri per appoggiare il pari a quota 58.
Davis dalla diagonale sinistra era preciso nel jumper, Marvin da fuori no ma il rimbalzo cadeva dalle sue parti favorendolo sull’entrata con qualche ramoscello da spazzar via prima dell’appoggio per il 60 pari.
Gli Hornets segnavano due volte ma dall’altra parte ogni volta Holiday riusciva a rispondere intrufolandosi sino in fondo.
Cousins perdeva il suo sesto pallone mandandolo oltre il fondo cercando una verticalizzazione su Holiday che non scattava, Howard era cercato per l’alley-oop sotto ma la deviazione di qualche mano in canotta rossa faceva impennare la palla sul bordo alto della tabella pronta a ricadere per l’anticipo di Howard che beffava gli avversari.
Un tecnico contro Howard (proteste giuste) per una mannaiata di Cousins su di lui avvicinava il Gentry team che sorpassava con Moore, rapido come una saetta a chiudere su MKG al quarto fallo.
66-68 recuperato dallo stesso Howard che si faceva spazio per uno scoop rudimentale ma efficace.
Nel finale, con i Pels sul +1 Nelson a 1:17 segnava un lungo due, Kemba da tre con un rim/glass portava la gara in equilibrio a quota settantatré ma sull’ultima azione lo scarico a destra su Miller era buono per l’open 3 dell’esterno che riceveva il blocco di Cunningham su Graham (73-76).

Charlotte Hornets’ Marvin Williams (2) shoots between New Orleans Pelicans’ Dante Cunningham (33) and E’Twaun Moore (55) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Jan. 24, 2018. (AP Photo/Chuck Burton)

 
Quarto periodo che Charlotte apriva con un ½ di Frank e un fing and roll fluttuante di Lamb partito da fuori con una finta su Clark per superare anche Davis in volo librato battendo il cronometro.
76 pari, 78 dopo lo scambio di cortesie Davis/Lamb.
Nelson da tre oltre MCW era bravo, rispondeva a 8:38 Kaminsky dalla lunetta ma Nelson era bravissimo ancora a tirar su dal palleggio senza spazio colpendo su Carte-Williams.
80-84…
La produzione offensiva degli Hornets era moderata ma Kaminsky dava una mano catturando rimbalzo e primo fallo di nelson che poco più tardi ne spendeva un altro sulla finta d’entrata di Frank che lasciava Davis saltare a vuoto mentre arrivava il contatto in avvicinamento del Tank contro l’ammiraglio.
Ancora difficoltà a gioco fermo per l’1/2 fortunatamente aiutato da Lamb con il suo floater centrale dopo il blocco alto ricevuto.
Una tripla di Cousins con spazio e una di Graham che finiva corta allargavano il divario sino a che Frank non batteva ancora con la finta in partenza il difensore partendo dal corner destro, in salto sul contatto con Boogie in aiuto riuscendo a mulinare le braccia trovava il canestro dell’85-87 in ricaduta.
Un bound pass di Miller per la schiacciata sotto a sinistra di Davis era utile alla squadra ospite per conservare il vantaggio di 4 punti, margine oltre la portata della singola giocata.
Gli Hornets remavano per il recupero, Marvin con un turnaround alle pendici del post alto in mismatch con Moore segnava il -1, Moore in attacco aiutato dal ferro faceva +3 ma il divario scompariva quando Kemba infilando tre punti a 3:06 agganciava i Pellicani a quota 92.
New Orleans beneficiava dell’abilità di Holiday pronto a chiudere due azioni da sotto con agilità mentre Kemba e Batum si facevano perdonare la precedente palla persa intercorsa tra le due marcature di Holiday con assist e catch’n shoot rispettivamente.
Il francese segnando il 95-96 riapriva le speranze a 1:02 dal termine.
Davis mancava da pochi passi completamente il canestro, Kemba andava ad attaccare il ferro contro Holiday, il pubblico s’infiammava per un possibile fallo, Clifford e Kemba protestavano ma gli irremovibili arbitri non assegnavano nulla, arrivava invece la chiamata a favore di Holiday che in lunetta a :30.7 con un 2/2 avvantaggiava notevolmente New Orleans.

Il fallo di Holiday non rilevato nel finale.

A :23.7 la manata sinistra di Holiday dietro le spalle di Kemba consentiva al capitano d’andare in lunetta ma il secondo errore lasciava arretrati gravemente i Calabroni sul -2 considerando i soli :23.7 da giocare.
Necessario il fallo, speso su Davis che continuava a esser perfetto dalla linea.
96-100, azione degli Hornets che non trovava sbocchi rapidi, tempo perso, passaggio di Kemba leggibile deviato da Davis in anticipo su Howard e fine dei giochi con l’1/2 dell’ex centro Kings dalla lunetta e la girata a vuoto da tre punti del nostro numero cinque Batum.
Un finale dove sicuramente con i lunghi e Holiday New Orleans partiva avvantaggiata considerando l’opposta predisposizione delle squadre in gare punto a punto, il raid di New Orleans evidenziava oggi ancor di più, la mancanza di solidità di una squadra che ha bisogno di ritocchi e innesti importanti per trovare compattezza nei finali.
Altra occasione persa in casa, prossima contro Atlanta per chiudere il ciclo allo Spectrum Center…
 
 
Tabellino e Pagelle
 
 
Hornets
 
Walker: 6
20 pt., 5 rimbalzi, 7 assist, 1 stoppata. Chiude con 8/21 dal campo e 6 turnover. Deve essere più efficace. Conquista il solito sfondamento in difesa, in attacco spreca troppo, compreso il passaggio volante di ritorno verso Batum, troppo veloce ma non si aspettava nemmeno lui una chiusura efficace del difensore. Viaggia tra la discreta prestazione e il minimo sindacale per uno come lui, forse disturbato dalle continue voci di mercato. Il trattamento degli arbitri con lui non è pari ad altre All-Star, giusto così, ma almeno fischino i falli di competenza.
 
Batum: 5
7 punti, 3 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate, 1 stoppata. 2/8 al tiro. 2/4 ai liberi. E’ chiaro che la mela Marcia è lui, in rapporto allo stipendio poi… 2/4 dalla lunetta… Ad aver avuto un discreto tiratore adesso starei a commentare una vittoria.
 
Kidd-Gilchrist: 6
7 pt., 2 rimbalzi, 1 rubata in 22 minuti. Limitato forse dai postumi di un paio di problemi fisici, piede e ascella, gioca meno ma fa 3/3 dal campo. Non è facile quando gli capita, tenere Holiday, 1 solo turnover e 4 falli spesi.
 
M. Williams: 6,5
14 pt., 14 rimbalzi, 1 rubata, 1 assist. Non sfigura affatto su Davis in difesa e nemmeno su Cousins quando i giochi dei blocchi fanno invertire la marcatura. Finisce per spender 6 falli, stesso numero di realizzazioni su 14 tentativi. Peccato per la serata storta da fuori, con un 1/5 va in controtendenza con le sue favolose ultime percentuali da oltre l’arco.
 
Howard: 7
22 pt., 16 rimbalzi, 1 rubata, 3 stoppate. Chiude con 9/16 al tiro. Duello stellare con Cousins e con la difesa di NOLA sotto le plance. Chi pensava che il più giovane leone Cousins lo mangiasse si è sbagliato di grosso. Il re è ancora lui. Vince il duello e gli arbitri aiutano anche lo stravagante giocatore in maglia rossa in un paio di casi. Mancano 4 FT. Altra doppia doppia a gara numero 1.000. Peccato per lui e per noi si chiuda con una sconfitta.
 
Lamb: 6
8 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. 4/11 al tiro in 24 minuti. Un po’ calato rispetto alle prestazioni standard dell’anno trova comunque fiammate che lo portano in avvicinamento a trovare artistici canestri. Difende benino ma non basta. Che abbia risentito di qualche voce su di lui arrivata a proposito di NY?
 
Kaminsky: 6
16 pt., 5 rimbalzi, 1 assist. 4/6 dal campo. Serata di pump fake “coronate” con la presenza di 12 FT. La lunetta può attendere però se solo 7 sono i realizzati. Purtroppo facendo i conti alla fine, ecco i 5 punti mancanti (non solo i suoi ovviamente). Buono il riconoscimento del vantaggio, buone le idee e le giocate così come qualche rimbalzo. Inizia male però in difesa. Solido, perde un paio di palloni ma il suo gioco in post è utile. 4/6 dal campo. Un suo pallone toccato di coscia oltre il fondo inganna gli arbitri che ci assegnano la rimessa, sbagliando.
 
O’Bryant: 5
0 pt., 1 rimbalzo in 2 minuti. Commette tre falli. Sembra un giocatore da B su Cousins. Regala tre punti extra. Clifford lo toglie e non lo fa più rientrare nonostante provi a metterci il fisico.
 
Carter-Williams: 5,5
2 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. 0/3 dal campo e due triple prese da Nelson. Sulla seconda la sua aggressività paradossalmente mette in ritmo l’avversario… 14 minuti, un paio di falli spesi e due FT guadagnati. Poca roba come ricambio di Kemba in 14 minuti.
 
Graham: 4,5
0 pt.. In 19 minuti, commette un fallo e per il resto sembra un sistema binario alterato… Troppi 0 nelle caselline. 0/2 al tiro ma soprattutto, a parte una buona difesa nel finale, troppe amnesie e ingenuità. Si fa bloccare da Cunningham sulla tripla finale di terzo quarto ma si perde spesso dei giocatori.
 
Coach S. Clifford: 5,5
La squadra è questa. Forse è uno dei pochi casi nei quali credo vi sia bisogno di un motivatore. Mi piacerebbe vedere però giocate performanti nei finali. Non sappiamo che fare. Nessuno riesce mai a liberarsi sulla serie di blocchi dalle rimesse e il tempo scorre cercando l’azione “Spera in Dio”… Non si vede la mano del tecnico.
 
 
Pelicans
 
Rondo: 6,5
9 pt., 5 assist. Buona interpretazione della gara in un inizio che lo vede rapido ad attaccare il canestro, qualche assist vero poi rifinisce il voto.
 
J. Holiday: 7
19 pt., 5 rimbalzi, 4 assist. E’ lui a dare il là al finale per i Pelicans con altre due azioni come finalizzatore difficile da prendere.
 
Moore: 6
11 pt. con 4/12 al tiro. Fatica se l’avversario è più alto di lui concedendo nonostante la strenua resistenza. Va in doppia cifra con percentuali bassine…
 
A. Davis: 6,5
19 pt., 6 rimbalzi, 3 rubate. 7/16 dal campo. Non sempre preciso, viene limitato ma da il suo contributo, anche con un 5/5 in lunetta.
 
Cousins: 6,5
16 pt., 13 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 5 stoppate. Rispetto a Howard da il suo contributo offensivo anche in fase si uomo assist. Le stoppate sono a cifre superiori ma punti e rimbalzi sono a favore di Howard che commette anche meno turnover. 8 per Cousins con 4 falli.
 
D. Miller: 6
8 pt., 3 rimbalzi in 31 minuti di gioco. 3/7 dal campo per un giocatore cresciuto molto rispetto agli esordi. Completa con 2 assist.
 
I. Clark: 5
2 pt.. Chiude con un 1/5 dal campo. In difficoltà con Lamb, crea poco e subisce le iniziative del nostro numero 3.
 
Nelson: 6,5
8 pt.. 3/7 dal campo ma quel paio di triple (su 5 tentativi) utili a New Orleans per sganciarsi, anche se poi ripresa. Un paio di falli spesi su Kaminsky di seguito portano a due liberi per il Tank.
 
Liggins: 6
0 pt., 1 rimbalzo e 1 stoppata in 5 minuti. Senza lode né infamia, cerca più minutaggio attraverso la difesa.
 
Asik: s.v.
0 pt., 2 rimbalzi. Il turco con problemi alla schiena si rivede in campo per 4 minuti nel secondo tempo. Inizia catturando un rimbalzo offensivo con Howard a vuoto. Sparisce nel fumo…
 
Cunningham: 7
9 pt., 7 rimbalzi. 6 i difensivi, uno offensivo strappato sotto il fero degli Hornets in maniera lesta. Buona prova anche partendo dalla panchina con 4/7 dal campo. Anticipa due sirene con 4 punti, buono il blocco sulla sirena del terzo quarto. Azioni che giovano ai suoi con 7 pt..
 
Coach Gentry: 6
Mischia un po’ le carte. Davis gioca 36 minuti, Cousins con qualche problema di falli 29. Li gira e li fa sovrapporre. Una delle critiche principali è che i due andassero più centellinati e non stancati con minutaggi altissimi. Gli riesce anche perché sembra che NOLA possa sempre scappare ma Charlotte tiene botta sino alla fine. Il divario tra le due squadre c’è, anche se in serata si nota poco grazie al tentativo degli Hornets che gettano via se stessi ai liberi. Si vede qualche azione manovrata di squadra nell’ultima parte.
Video breve:

Video lungo:

ConfusianesimHornets

Prendo spunto per il titolo da una canzone contenuta dal nuovo album di Caparezza chiamata confusianesimo.
Il succo del testo tratta d’altro (di fede e relazioni terrene con essa) ma il trait d’union tra Hornets e la canzone è la confusione che è anche una delle due condensate nel titolo di Caparezza (l’altra è evidentemente Confucianesimo).
Che siate credenti o meno non importa, lascia pensare…
Lascia pensare anche la confusione della quale scrivevo….
Già, perché questi ultimi convulsi giorni di mercato (deadline l’otto febbraio) stanno diventando infuocati, roventi, incandescenti e soprattutto confusionari… incertezza e transitorietà si spostano molto più profanamente in ambito mercato NBA.
Su vari siti (grazie anche a chi mi ha segnalato le varie possibilità di trade) si è letto di tutto.
 
La paventata messa in vendita di Walker ha scatenato speculatori cartacei e virtuali così come GM di altre squadre pronte a volteggiare come avvoltoi sulla carcassa di Charlotte dovesse decidere di morire nel deserto invece che continuare l’impervia via.
Il deserto che sembra essere intorno alla squadra è evidente, anche se basterebbe qualche vittoria per cancellare il miraggio dell’acqua e abbeverarsi all’oasi dei playoffs.
Con un calendario in discesa e una squadra che se avesse più concentrazione e voglia, il miracolo potrebbe anche accadere…
Troppi se forse, per questo la dirigenza sta sondando in giro sul mercato.
 
Tra le trade più gettonate c’è quella che ha aperto la pista ai vari rumors.
Lanciata dal guru del mercato NBA Wojnarowski:
Walker ai Knicks per una prima scelta e Frank Ntilikina.
Walker finirebbe a tornare a giocare per la sua città di nascita, anche se come ha ricordato lo stesso Kemba, Charlotte è casa sua.
 
Nelle ultime ore altre trade possibili sono uscite allo scoperto; Kevin Pelton di ESPN è uscito con l’idea di uno scambio possibile di tutt’altra pasta che porterebbe Isaiah Thomas agli Hornets insieme a Frye e la scelta dei Brooklyn Nets in cambio di Johnny O’Bryant e Kemba Walker.
Cavs con qualche mal di pancia di spogliatoio che vorrebbero far uscire qualche giocatore e cercare una nuova alchimia più redditizia.
 
Rodney Hood, Dante Exum, Derrick Favors e una futura first-round draft pick da Utah agli Hornets per Walker e Marvin Williams sembra già far parte del Fantabasket, proposto da hoopshabit.com, che propone anche quella tra Calabroni e Tracciatori di Sentieri con questi ultimi che vorrebbero vedere in teal & purple Shabazz Napier and Maurice Harkless, sempre per (il solo) Walker.
Con Lillard sul piede di partenza potrebbe avere un senso solo in quest’ottica, sebbene Shabazz Napier sia passato dai 4,1 punti dello scorso anno, ai 10,0 attuali (più che raddoppiando però il minutaggio) con 21,3 minuti in campo a partita (9,7 lo scorso anno).
Scelto da Charlotte in ventiquattresima posizione al Draft 2014 e immediatamente scambiato con Miami, sarebbe un inopportuno cavallo di ritorno, ma anche qui siamo nel più puro fantabasket.
 
Dalla bomba di Woj, si sono espanse alla velocità della luce le voci…
 
Il proprietario degli Hornets, tal Michael Jordan, è intervenuto come un pompiere per raffreddare le voci di mercato che vedrebbero Walker partire per offerte che definire inezie sarebbe riduttivo.
 

Jordan e Cho. Il primo sta facendo da pompiere, il secondo pare essere più un piromane travestito da fireman.

Michael però non ha completamente chiuso la porta in faccia ad eventuali scambi ma ha detto che Walker potrebbe esser scambiato solamente per un’altra All-Star.
A prescindere dal fatto che una trattativa così composta, specialmente nella finestra invernale diverrebbe più difficoltosa, viene da chiedersi se qualcuno sia dispoto a effettuare uno scambio alla pari e se la cosa abbia senso.
Personalmente credo fermamente di no, perché Kemba guadagna solamente 12 milioni ed è a Charlotte da sempre.
Immagino che le parti, a un tavolo, potrebbero trovare un comune accodo sul prossimo contratto, la base per parlare c’è.
Portarsi a casa qualche altra All-Star, magari dal contratto in scadenza o breve, equivarrebbe al rischio di perderla in breve tempo o esser costretti a pareggiare un’offerta che gli Hornets, con un salary cap intasato, probabilmente non potrebbero permettersi.
Naturalmente tutto può succedere e gli Hornets devono liberarsi di qualche contrattone per aver spazio di manovra. Il principale indiziato è Batum, che al momento però non è al centro di nessun rumor abbinato a Walker per rendere un eventuale scambio delle guardie più appetibile.
MJ ha proseguito dicendo che:
“Ovviamente, la stagione è stata una delusione fino ad ora, ci sono state squadre che hanno chiesto dei giocatori così come noi l’abbiamo fatto, chiediamo alle altre franchigie cosa amano del nostro roster e ci viene risposto sempre Kemba.
Non è che lo stiamo acquistando.
Non lo abbandoneremmo.
Amo Kemba Walker.
Non lo scambierei per nulla se non un giocatore All-Star. ”
 
Un messaggio lanciato forse per far recedere o alzare la posta anche a San Antonio, della quale si parlava qualche giorno fa sempre inerentemente a un possibile scambio. Dan Favale di Bleacher Report ipotizzava gli Speroni esser disposti a ceder pedine multiple minori come Rudy Gay, ecc., ma Jordan punterebbe più in alto, su Leonard, come i Knicks probabilmente dovrebbero mettere sul piatto l’Unicorno Porzingis.
La trattativa con i Knicks a questo punto potrebbe coinvolgere Lamb, il quale sta disputando dalla panchina di Charlotte un’ottima stagione, ma anche per esso vedo difficile controbilanciare la predita di Jeremy, il quale, entrato nel sesto anno NBA, sta viaggiando a 14,1 punti e 4,7 rimbalzi partita partendo solitamente dalla panchina.
Tutto ciò che scrivo potrebbe rivelarsi solo fumo, per questo non amo molto i rumors, ma… le condizioni condizioneranno indubbiamente il mercato e la sua bilancia, quindi il “Vae Victis” di Brenno dovrebbe rimanere in mente a Jordan e Cho per non farsi tirare il collo come oche…

Game 45; Charlotte Hornets Vs Sacramento Kings 112-107

 
La partita con Miami era terminata con qualche sacramento per averla gettata al vento.
Un paio d’errori difensivi hanno vanificato il buon terzo quarto disputato.
Dai “sacramenti” o improperi a Sacramento come avversaria il passo è stato breve.
Solo due giorni.
Due giorni per riassorbire la botta e lanciarsi all’inseguimento di una vittoria che farebbe morale, anche se la stagione sta già diventando più problematica del previsto, aldilà dei rumors e del futuro.
Ora conta solo il presente, quell’attimo fuggente e inafferrabile che i tifosi degli Hornets vorrebbero vivere felicemente.
Purtroppo le istantanee con il sorriso sono sempre di meno negli ultimi anni.
Più che non decollato il progetto si è spiaggiato, così come quello dei Kings, i quali senza Cousins, nonostante qualche giovane interessante, sono finiti a navigare in acque bassissime, ma per loro è ricostruzione totale…
Gli Hornets invece mostrano quella difesa veemente e la fame di due anni fa solamente a tratti, il decadimento radioattivo nei finali è rapido, la squadra incolore e di giocatori “tripallici” per omaggiare e dirla alla Franco Scoglio, ve ne sono ben pochi.
Arrivava però l’occasione per pungere una “facile” (ammesso vi sia qualcosa di facile) preda all’Hornets Nest…
Sembrava tutto facile ma lo scarto ridotto a soli tre punti, dopo esser stati sul +19 la dice lunga su una squadra che ha dei problemi nonostante le individualità…
Dentro Graham, out stsera MKG, gli Hornets hanno chiuso con 26 punti di Walker aiutato da Lamb con 18.
Le formazioni:

Lamb al tiro contro Hill.

 
Gli Hornets vincevano la palla a due ma la perdevano in attacco senza arrivare al tiro, apriva le danze per quel che riguarda le marcature allora il vecchio Vince Carter con un ritmato tre punti che preludeva alla pioggia di pt. del primo quarto, una frazione costellata da numerosi sorpassi…
Fox da sotto beffava la nostra difesa segnando lo 0-5 ma in uscita difensiva su Williams impegnato da sx in un tiro da tre punti finiva per pestargli un piede.
Tre punti realizzati e libero aggiuntivo a 10:48 per un’azione da quattro punti che faceva da base per il turnaround sorpasso di Batum (6-5).
Dopo il pari dalla lunetta, Bogdanovic da tre punti riportava in vantaggio i californiani che erano sorpassati da Howard bravo a stoppare Cauley-Stein per andare dall’altra parte a correggere un suo errore da sotto.
Dopo il nuovo vantaggio ospite Walker segnando a 7:46 da tre punti mandava il tabellone sul 13-11 per gli Home ma Vince Carter in corsa assorbiva il difensore; scarico e dunk rapida di Koufos proveniente dalla baseline destra per il pari e altri due punti del lungo avversario davano il nuovo vantaggio ai viola.
Una transizione con scoop di Fox allontanava gli ospiti che tuttavia, nonostante il 12-0 a favore nei punti da turnover, subivano un ¾ dalla lunetta (2/2 Kemba, ½ Howard) facendosi riassorbire sul 21 pari a 3:53.
Labissiere in gancio su Frank sganciava ancora i suoi ma Batum sorgeva frontalmente per il catch n’shoot sorpasso da tre punti (25-24), Frank imitava il compagno da fuori controsorpassando ancora i Re (27-25), poi, dopo il due punti inventato da Hield in solitaria, Howard (:50.3) fintava su Papagiannis; spin veloce verso l’interno, due punti più FT.
Giocata da tre punti però immediatamente controbattuta da Hill che guadagnava il fallo (Monk l’autore) chiudendo la giocata da tre punti per il 30 pari.
Lamb nel finale era incandescente; tap-in per il 32-30, nuovo sorpasso di Hield dal corner sinistro (3 pt) ma a sette decimi Jeremy, da ben oltre l’arco bruciava difensore (Hill) e cronometro con una siderale bomba deflagrante.
Raggio gamma che illuminava poco dopo la rossa sirena per il 35-33.
 
Il secondo quarto vedeva il nuovo sorpasso Kings grazie a un caldo Hield che a 11:44 andava ancora di tripla su MCW. Rispondeva sempre in jumper Frank che da oltre il logo Buzz City a sx infilava nel cesto.
Lamb con un ½ (spinta di Papagiannis) allungava di poco ma proprio il lungo avversario inchiodava il pari a quota 38. Si accendeva il duello tutta L Labissiere/Lamb; l’alley-oop del giocatore di Sacramento anticipava uno spin con alzata veloce dello stesso giocatore per il +4 ospite.
Lamb in esitazione accelerava in corsa per l’appoggio al vetro da sinistra (40-42).
Un jump hook di Labissiere non scoraggiava Lamb, il quale slalomeggiando tra tre difensori finiva con la testa parallela alla retina, svitamento della spalla destra e ottima conclusione che riportava a -2 i bianchi.
Toccava a Frank a gioco fermo pareggiare (7:13, due FT) e innescare O’Bryant con un filtrante che il nostro numero 8 si affrettava a tramutare in due agili punti.
Rientrava Kemba dopo il riposo in panca ma segnava Lamb che, su palla messa fuori da MCW, trovava spazio per una tripla aperta.
Fox in ritmo da tre punti cercava di far desister dal progetto fuga i Calabroni che tuttavia con 5 punti consecutivi di Kemba (compresa la tripla a 4:28) si allontanavano sul +7 (54-47).
I Kings rientravano sul -3 con un lungo due punti di Cauley-Stein (56-53) ma Batum a 2:29, spinto da Jackson in ripiegamento parallelo in corsa, pescava il jolly con un mezzo fade-away fuori equilibrio.
Due punti con libero addizionale per il 59-53.
Tre punti di Williams seguiti da altrettanti di un Graham che senza paura scoccava mandando a bersaglio la sagitta del +10 (65-55) erano preludio per un buon margine di vantaggio che a fine primo tempo si alzava ulteriormente quando Marvin si arrestava in area scavalcando con un tiro Cauley-Stein per il 67-55 definitivo dei primi 24 minuti di gioco.

Howard si produce in una stoppata su Cauley-Stein nel terzo quarto.

 
Howard iniziava il terzo quarto facendo intendere il suo periodo da dominatore; rimbalzo offensivo, fallo contro i Kings per un ½ dalla lunetta che allungava a 13 il vantaggio ridotto a 10 quando un incrocio a sx tra Bogdanovic e Carter portava quest’ultimo a ricevere e sparare da tre.
A 9:53 Cauley-Stein mancava clamorosamente l’appoggio in transizione con Walker in modalità passiva al disturbo.
Si passava dunque al regno di Howard che stoppava Fox in entrata a 9:34 prima che Koufos e Batum portassero due punti per le rispettive squadre (70-60).
Howard continuava a fare da scudo stellare, prima Cauley-Stein e poi Bogdanovic erano spazzati via dal nostro numero 12 che aggiungeva altre due stoppate in carriera. Rapido scorreva e correva Kemba dalla parte opposta per una tripla che baciava l’aggancio dell’anello con la base del ferro.
73-60 contrastato da un furbo arcobaleno di Fox che trovava il modo di superare così Howard dalla baseline destra. Howard metteva a segno anche la quinta stoppata, clamorosa, di forza su Cauley-Stein ma la sua ricaduta sul parquet lasciava via libera al centro avversario che schiacciava il 73-64.
Poco male se anche Walker stoppando Fox si aggiungeva al tabellino degli stoppatori.
I Kings si riaffacciavano sul -7 ma una tripla di Williams in faccia a Bogdanovic ci faceva risalire sul vantaggio in doppia cifra (76-66) prima che lo stesso Marvin partisse da fuori in diagonale per andare a chiudere sopra le teste dei difensori dei Kings con un’aggressiva schiacciata a una mano (4:17).
A 2:50 bastava un passaggino di Kemba per trovare Frank con spazio, i Kings lo perdevano, Hield provava a ripiegare ma troppo tardi; Frank da tre per l’82-68.
I Kings contrastavano ora gli Hornets con qualche canestro ma Lamb si smarcava passando dietro un blocco sulla rimessa di Batum per chiudere facilmente, poi dalla linea di fondo sinistra schiacciava un passaggio per l’accorrente MCW che chiudeva con una schiacciata flipper l’azione, segnando l’86-73.
JOB a 1:09 mettendo anche la tripla anticipava la drive con scarico all’indietro per la bomba di Lamb.
L’incendio offensivo degli Hornets divampava con la citata bomba di Lamb a :34.7, così si andava sul 92-73.
Un +19 che con il canestro finale di Papagiannis diminuiva di due punti.
Ultimo quarto che vedeva gli Hornets resistere, anche se Marvin perdeva la sedicesima palla complessiva per Charlotte, MCW a 7:02 piazzava il canestro del +15 (99-84) così come a 6:16 (101-86).
Il time-out usato da Clifford a 4:57 sul 101-92 serviva a poco; Lamb e Walker andavano a vuoto da tre (1/10 da oltre l’arco nel quarto), dimostrando una certa difficoltà realizzativa nell’ultimo periodo, Kemba però a 1:59 dalla fine ai liberi metteva comunque dentro il +9 (105-96), tuttavia ancora una volta gli Hornets rischiavano.
Hield da tre con un rim/glass e Bogdanovic da fuori portavano un parziale rapido di 6-0 che metteva i brividi ricordano Miami.
105-102 a 1:25 dalla fine.
Il rientro di Howard però spazzava via le paure; mani sul rimbalzo offensivo (errore al tiro di Walker) e fallo subito. Ottimo 2/2 a 1:12, Hield mancava la tripla ben contrastato da Lamb, Batum mancava il tiro ma l’appoggio al plexiglass (quasi impercettibile) successivo di Howard confondeva Cauley-Stein che bloccava la sfera decretando il goaltending del 109-102.
Finale in discesa per gli Hornets che mantenevano salda la mente e portavano a casa la vittoria per 112-107.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
26 punti, 6 rimbalzi, 9 assist, 1 rubata, 2 stoppate. 6/20 dal campo, molti errori, 5/14 da tre punti. 9/10 ai liberi e 6 turnover. Partita in chiaroscuro ma importante a livello di punti e assist. Sicuramente positiva, scalo mezzo punto per le percentuali ma Kemba anche nel finale è utilissimo. Ci prova tante volte da tre punti e paradossalmente gli riesce meglio il tiro da fuori. Moderno.
 
Batum: 6
14 pt., 6 rimbalzi, 3 assist. 6/13 dal campo. Due palle perse. Al contrario di Walker, da fuori continua a sparacchiare con percentuali basse: 1/5… Solo un bel catch n’shoot sorgendo in avvitamento dalla corsa, poi anche un bel fing and roll in uno contro uno. Prende un -5 in plus/minus, fa il suo.
 
Graham: 6
3 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Gioca 21 minuti, qualcuno in più del solito, partendo in starting five per l’assenza di MKG che era già in dubbio per un problema al piede, al quale si è unito un problema all’ascella destra che l’ha tenuto fuori. Tira solo tre volte mettendo una tripla da transizione. Più specializzato in difesa dove fa buona guardia.
 
M. Williams: 6,5
14 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. 5/8 al tiro. E’ importante che Marvin continui a segnare. Un po’ sottodimensionato rispetto ad altri lunghi, lascia principalmente a Howard il compito rimbalzi. Inizia con una giocata da 4 punti, bello anche il canestro in arresto e superamento di Cauley-Stein dal pitturato. Sta alzando parecchio le sue statistiche a parte il passaggio a vuoto dell’ultima gara.
 
Howard: 8
14 pt., 16 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 6 stoppate. 4/8 dal campo. Nel secondo tempo si esalta iniziando dal terzo quarto a bloccare anche le mosche nel pitturato, nel finale rientra in campo, segna due liberi e poi il tap-in del definitivo distacco. Decisivo con un’altra doppia doppia.
 
Lamb: 7,5
18 pt., 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 7/12 da campo anche se si perde un po’ nell’ultimo quarto. Fulmina il difensore sulla prima sirena. Dai tre punti a quell’agile entrata dove slalomeggiando batte tre difensori. Importante anche nel finale dove va a contrastare spesso i tiri riuscendo a far sbagliare gli avversari.
 
Kaminsky: 6
10 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Un positivo +8 in +/-, anche se dal campo chiude con un 2/9 che include il 2/5 da fuori. Se ha spazio la spara e prende più di prima. Tiro che sembra esser migliorato, più solido.
 
Monk: 5,5
0 pt.. In 5 minuti commette un fallo regalando un tiro libero aggiuntivo oltre il canestro subito. Per il resto si vede poco.
 
Carter-Williams: 7
8 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. Finalmente una partita convincente e di personalità da parte di MCW che respinge diversi riavvicinamenti dei Kings nell’ultimo quarto. Importanti i suoi punti dalla panchina. Bella dunk con abbassamento del ferro che quasi beffa lo stesso giocatore.
 
O’Bryant: 6,5
5 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. Deposita due punti su assist di Frank, riesce a mettere anche una tripla nonostante tiri ancora in maniera macchinosa da fuori. 2/7 dal campo in 12 minuti.
 
Coach S. Clifford: 6,5
La squadra vince ma non convince in tutto. Il recupero dei Re è stato preoccupante, per fortuna, nonostante il solito schema che prevede Walker andare alla conclusione, Howard è riuscito a metter le mani sulla sfera e sulla partita. Ora ci sarà il “derby” contro i cugini Pelicans reduci da una vittoria in doppio OT a Chicago grazie a 44 pt., 24 rimbalzi, 10 assist e 4 rubate di Cousins che se la vedrà in un duello stellare con Howard per il quale scoppierebbe anche la sfera di cristallo tentasse una previsione…

Game 44; Charlotte Hornets Vs Miami Heat 105-106

Gennaio 2007 – Sono passati undici anni dall’uscita del libro “Il Futuro di Ieri” edito da Albalibri scritto da Luigi Bonizzoni (nato a Ossona, un piccolo paesino che io ricordo solo per l’autovelox che precede un maledetto semaforo dal tempo cortissimo sulla strada principale), allenatore di numerose squadre (per citarne alcune… Brescia, Atalanta, Milan, Como, Verona, Palermo, Udinese, Genoa, Foggia, ecc.) dal 1946 al 1973.
Un libro con tanti aneddoti, un calcio romantico d’altri tempi raccontato attraverso i numerosi trasferimenti avuti, ma soprattutto pagine aperte e dedicate a singole persone con le quali il “Cina” (il suo nickname per gli occhi a mandorla) si è interfacciato.
Senza fare sconti a nessuno, nel bene e nel male, racconta la sua vita costellata da qualche episodio divertente come l’incontro con il Principe Raimondo Lanza di Trabia, presidente del Palermo che lo accolse senza veli per la stipula del contratto dicendogli:
“Che cosa vuole? Che la riceva in frac forse? Deve farci l’abitudine”… o quella volta che lo stesso principe fuse il motore della macchina tra Napoli e Roma e arrivò nella capitale facendo l’autostop.
Comprò una nuova Alfa e telefonò alle forze dell’ordine che nel frattempo si chiedevano che fare della vecchia Alfa abbandonata dicendogli di regalarla a chi volessero…
Uno sport più umano, lontano dalle luci, dai soldi, dalla fama costruita a ogni costo.
Interessante il passaggio dove dice che la vita non è un’opinione ma un’interpretazione perché se così non fosse, la vita non varrebbe nulla.
E d’interpretazioni su quello che sta accadendo a Charlotte potremmo averne diverse, sicuramente.
La mia, sulla situazione trade eventuali non è sicuramente positiva.
La prospettiva di cedere i tuoi migliori giocatori a metà stagione (magari a ragione in ottica futura) rischiando di perdere la fan base e la possibilità di partecipare ai playoffs non mi esalta.
Perdere sonno e partite in serie, però, come scrive ancora Bonizzoni:
“Mi paragono a quel bambino che ha tanto sonno, ma a letto proprio non ci vuole andare. Infatti ho ancora qualcosa da dire.
Quella del basket (sull’originale vi era scritto calcio) non è una scienza esatta, ma si tratta di materia inesauribile al centro della quale si trova l’essere più interessante che possa esistere fra cielo e terra: l’UOMO!”
Purtroppo Kemba essendo un pro, non potrà opporsi al suo trasferimento nonostante l’attaccamento dimostrato nell’intervista nella quale diceva che sarebbe devastato da un eventuale trasferimento.
Nato nel Bronx, Charlotte è la sua casa cestistica, da sempre…
Proprio New York si affaccia per sondare un eventuale passaggio di Kemba nella Big Apple.
Ma rimanendo a oggi bisogna parlare di una partita nella quale gli Hornets cercavano la vittoria per riavvicinarsi alla zona playoffs, dopo due brillanti vittorie su Pistons e Wizards, dirette concorrenti a Est.
Anche qui le interpretazioni si sprecherebbero dovendo assistere dalla parte dei perdenti, uno dei finali più assurdi degli ultimi anni…
Una vittoria a portata di mano sino a quattro minuti dalla fine con gli Hornets sul +10 ma anche a 40 secondi dal termine con Charlotte sempre sul +5.
L’imponderabile e anche un po’ di superficialità nel minuto finale però ha finito per rovinare tutto e interrompere la mini striscia vincente di Charlotte.
La squadra è apparsa perfettamente in sincrono con il periodo beffardo composto da voci e sirene che vedrebbero mezza squadra partente.
Per Miami (senza Dragic, ma con Whiteside rispetto all’ultima sfida) bene James Johnson con 22 punti, autore di molti punti nel pitturato, Olynyk che, sfortunatamente con i suoi 16 punti e 10 rimbalzi ha spostato la partita ed Ellington, autore di 26 punti con un 6/10 da fuori ha consentito a Miami d’agguantare la terza vittoria stagionale su Charlotte…
Alla squadra di “Cliff” non è bastato un regolare Walker sui 22 (la sua media attuale più o meno) e un Batum (26 pt.), che sino alla palla persa finale è sembrato quello del primo anno a Charlotte.
Le formazioni:

Shadow Dancers riassumendo il periodo.
Le silhouette delle Honeybees a inizio gara durante la presentazione dello starting five di Charlotte.

 La Partita
La partita iniziava con un’entrata in reverse layup di Walker, più veloce delle voci su di lui.
Il pari arrivava sul tap-in di Whiteside, tutto solo a correggere l’errore sul suo stesso alley-oop mancato.
Walker usava l’esperienza su Jones Jr. trovando un contatto su una finta volutamente cercata per esso.
Due FT ma solo il secondo realizzato, così James Johnson prendeva il centro in accelerazione e schiacciava trovando il primo vantaggio per gli ospiti che si allargava a 9:44 grazie alla tripla di Richardson.
MKG in uno contro uno tentava il tiro in maniera sconsiderata ma aveva ragione…
Gli Heat, però erano caldi come da nickname; Ellington fuori equilibrio totale infilava comunque tre punti, J. Johnson in reverse layup dopo essere entrato in accelerazione mostrava anche i problemi difensivi sotto canestro.
A poco c valeva il canestro di Batum a 8:01 con il classico elbow jumper se Richardson in entrata anticipava i tempi della stoppata di Howard segnando con una cucchiaiata. Kemba rispondeva in attacco compiendo un semicerchio dietro il blocco di Howard per andar a segnar un pullup dl mid range.
A 7:13 Ellington era veloce ad alzare una parabola da tre punti sopra MKG per l’ennesima tripla.
Canestro degli Hornets stregato, così rimaneva solo che tentare di contrastare le alte percentuali di Miami; era ancora Batum, sempre dalla stessa zona dalla quale aveva ottenuto il canestro precedente a colpire.
Richardson e Walker aumentavano il punteggio di sue unità ma un altro break di 4 pt. di Miami faceva salire Miami a 9 pt. di vantaggio.
Batum a 4:46 alzava un lungo passaggio alto verticale per l’alley-oop devastante di Howard ma 4 pt. di Whiteside facevano sorridere Spolestra sopra di 11 pt. grazie a un 4-16 ottenuto nel pitturato.
Un FT jumper usando Howard come schermo per le finte di sterzata consentiva a Walker di andare a prendersi un tiro dalla FT line per il 17-26, seguiva per la rimonta il primo tiro di Frank della serata (2:12) con canestro da tre punti.
Lamb era caparbio e seguendo Winslow riusciva a strappargli il pallone mettendovi le mani sopra prima dell’alzata, sula transizione fallo di Jones Jr. su Batum e due FT realizzati che riportavano al -4 (22-26) Charlotte.
Finale ancora ricco di canestri con una tripla di Winslow da sinistra che allontanava gli Heat recuperata a nove decimi dalla fine da Lamb che fintava l’entrata ma guardando il cronometro capiva che non ci sarebbe stato il tempo, decidendo quindi per il tiro da oltre l’arco che piazzava nonostante il difensore ben piazzato.
27-31 alla fine dei primi 12 minuti…

CHARLOTTE, NC -JANUARY 20: Kemba Walker #15 of the Charlotte Hornets shoots the ball during the game against the Miami Heat on January 20, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Charlotte resisteva e provava l’aggancio nel secondo quando Kaminsky a 11:27 infilando due FT accorciava ulteriormente il divario.
Purtroppo Richardson mettendo a segno un’azione da tre punti riallontanava le speranze di Charlotte di tornare in parità, Lamb si faceva portar via palla da Richardson che tuttavia sul fronte opposto trovava la contraerea di Kaminsky che lo spazzava via agilmente con una stoppata chiara.
Toccava a O’Bryant segnare da tre punti a 10:14 per il nuovo -2 (32-34), sfortunatamente a ogni riavvicinamento seguiva un contro parziale della squadra guidata da Spolestra…
Lamb sul corner sinistro fintava il tiro dando indietro in diagonale a Frank che tratteneva palla, aspettava il giro ampio del compagno che orbitando dietro di lui si smarcava nel pitturato; passaggio di ritorno perfetto per l’appoggio al plexiglass che valeva solamente il 34-38.
Un passaggio degli Heat era sporcato da Batum, recuperato da Kemba che volando in transizione batteva il proprio avversario con l’esitazione e il canestro in reverse layup levitando. Whiteside però sfuggiva a un raddoppio riuscendo tirar su la palla da terra, facile trovarsi solo davanti al canestro per schiacciare successivamente.
Batum continuava la sua buona gara segnando il decimo punto personale a 4:18 (41-45) e Howard con una dunk da second chance ci riavvicinava sul -2 costringendo Spolestra al time-out.
A 3:14 arrivava anche il pari di Howard; passaggio schiacciato e saltato di Kemba, dunk del nostro centro spinto alle spalle da Walton.
Azione da tre punti ed equilibrio a quota 46.
Di quota però ne perdevano gli Hornets che, forse stanchi e snervati dal lungo inseguimento non trovavano più la via del canestro mentre gli Heat con un parziale di 0-11 si staccavano pesantemente, anche grazie a qualche errore come il malinteso Batum/Howard sulla rimessa che consentiva la comodissima transizione con schiacciata per fotografi a firma Bam Adebayo.
46-55… c’era ancora il tempo per vedere un’altra magia di Walker il quale finiva sotto il tetto di due difensori ma nonostante ciò riuscendo a trovare ugualmente l’unico spazio per provare il tiro, segnava il 48-57, finale di primo tempo.

CHARLOTTE, NC -JANUARY 20: Dwight Howard #12 of the Charlotte Hornets dunks the ball during the game against the Miami Heat on January 20, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Si iniziava subito in maniera avvincente il secondo tempo; Ellington perdeva palla su un raddoppio, Batum recuperava la palla e aprendo il contropiede regalava a MKG una giocata da tre punti (1/1 al libero) a 11:10.
Howard andando in aiuto sulla baseline destra si trovava di fronte a un James Johnson lanciatissimo e convinto di poter schiacciare anche questa volta a una mano ma il duello al sole era vinto di forza da Howard che spazzava via come il miglior Mourning la muscolosa ala avversaria.
Gli Heat rispondevano ancora e un’alzata di J. Johnson regalava il tocchetto d Whiteside nel pitturato per il 53-61. Batum, in ottima serata, segnava anche il 55-61, poi dopo un’azione convulsa fatta di palloni persi, Kemba era lanciato dalla parte opposta della metà campo difensiva di Charlotte (dove già si trovava il capitano), facile appoggiare, anche se il canestro era ottenuto in goaltending per il prodigioso recupero di Jones Jr..
Howard attivava la modalità difensiva nightmare andando a stoppare anche Whiteside, correva così Batum che a 7:20 trovava la difesa di Miami pronta a spender un fallo piuttosto che lasciarlo tirare in maniera pulita.
2/2, poi una giocata di Richardson da tre punti che sbattendo su Walker ai bordi del canestro segnava fortunosamente…
A 6:43 show di Batum; finta in partenza, corsa, arresto nel pitturato, giro con distaccamento da Jones Jr. che mandava in salto una cartolina dalle Maldive e fade-away vincente… 21 secondi più tardi Ellington si rivelava ancora micidiale da fuori segnando la bomba del 61-67, Batum però in attacco era leggermente toccato e ottenendo tre liberi ci riportava sul -3 (64-67).
Walker da tre era sfortunato con l’in & out ma a 5:31 Batum era rapido a presentarsi in corsa sulla top of the key per una bomba difficile ma a segno che consentiva di raggiungere l’agognato pareggio a quota 67.
Gli Hornets passavano avanti sfruttando la verve di Batum che dai bordi dell’area destra infilava ancora.
Gli Heat pareggiavano, Batum disegnava un tracciante diagonale per la mina in alley-oop di Howard ma Miami ritrovava il canestro con Johnson sempre aggressivo in entrata, MKG in reverse era favorito da un altro assist intelligente di Batum ma Ellington in alzata riusciva a pareggiare ancora una volta.
73 pari…
Walker esagerava andando da sx a tirare sul lato della tabella, la palla, contesa a rimbalzo, schizzava sotto a Howard che ringraziava segnando.
MKG con il gioco dell’oca nel pitturato segnava in alzata il 77-73.
Frank da destra non badava al time-out preced
entemente chiamato da Miami continuando il parziale che saliva sul 7-0, un paio di perse degli Heat ci trascinavano al finale di quarto dove assistevamo a una tripla di Walker con passaggio dietro il classico schermo altro e una rubata sulla sirena che conservava il +10 (83-73) appena ottenuto.
 
Sembrava poter essere buon viatico per l’ultimo quarto ma… in apertura Olynyk, man of the match, apriva con due triple che lasciavano a Charlotte solo 4 pt. di vantaggio.
Lamb in correzione su se stesso al tiro a 9:16 rispondeva ma su una transizione Miami cercava ancora Olynyk che dal corner destro trovava ancora una volta la retina per l’87-82.
A 7:19 Graham mettendo dentro (girata veloce di Lamb) dall’angolo sinistro poneva un tassello importante per l’eventuale vittoria.
92-84 che diventava 94-84 quando Lamb forzando il floater dal pitturato viola catturava anche il +10.
Miami aveva la fortuna di avere Ellington in squadra.
Un’altra tripla micidiale che però non faceva demordere gli Hornets.

Il variegato pubblico di Charlotte.

MKG usciva da un blocco, Ellington era attardato, Adebayo andava su di lui toccandolo sul tiro.
Giocata da tre punti nonostante Miami provasse a serrare la difesa intensificando il ritmo.
A 4:37 dalla fine Charlotte si trovava sul 99-89.
Un comodo +10 che non faceva presagire alla rimonta del Calore.
A 4:01 Walker rispondeva al canestro di Johnson ripristinando il vantaggio in doppia cifra che si dimezzava quando Ellington da destra girandosi verso canestro sparava subito sopra MKG da tre e Olynyk contro i due lunghi (Williams e Howard) riusciva a trovar l’angolo da sotto per batterli.
A 1:36 Batum tirava sul ferro, la palla vi danzava sopra prima di entrare a imbucarsi ma Ellington da tre infilava la sesta tripla personale di serata e i punti di svantaggio per i bianchi diventavano tre.
Batum era ancora bravo a fare una minima finta aspettando l’arrivo in corsa dalla destra di MKG che s’infilava velocemente ricevendo il passaggio schiacciato del francese per andare a depositare d’autorità anche se non con molto angolo.
Si arrivava al finale con 40 secondi scarsi da giocare… Johnson segnava facilmente senza che la difesa di Charlotte lavorasse molto sui blocchi, poi, sulla rimessa di Williams succedeva l’imprevisto; Richardson andava a strappare la palla a Batum, sfera data fuori a Johnson che segnava con gli Hornets per nulla piazzati in difesa ma pronti a passare alla fase offensiva.
105 pari…
Lo schema di Clifford per i finali è sempre e solo uno; palla a Kemba che sbagliava nettamente sulla prima entrata ma la palla mandata sul fondo dagli Heat ci regalava altri 15 secondi di possesso.
Il fade-away seguente non era ben accolto dal ferro, Olynyk si trovava la palla tra le mani a rimbalzo e non sapendo che fare proseguiva nel disperato tentativo di coast to coast.
Un braccio di Howard sul bicipite sinistro di Olynyk bastava ali arbitri per chiamare il fallo contro i Calabroni che a due decimi dalla fine non avrebbero avuto facili possibilità di replica.
Il lungo sbagliava il primo FT ma infilando il secondo costringeva al tocco ravvicinato a canestro gli Hornets come unica soluzione.
Kaminsky ci provava dalla rimessa ma il tagliafuori su Howard era valido, Adebayo deviava facendo scorrere il cronometro per il briciolo restante.
Gli Heat sopravvivevano, mentre Charlotte incassava una delle più assurde sconfitte viste negli ultimi anni…
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
22 pt., 3 rimbalzi, 7 assist, 3 rubate. Chiude con un 10/25 al tiro, percentuale abbassata dall’1/8 da fuori. In entrata se la cava bene sino ai due errori finali con la palla che scotta. Spesso gli capita ma gli avversari sanno che dovrà fare esattamente quello. Per andare sul sicuro diventiamo prevedibili.
 
Batum: 6,5
26 pt., 3 rimbalzi, 6 assist, 3 rubate. Buon primo tempo al tiro chiuso con 10 pt. Ne metterà 16 nel secondo finendo con un 8/12 al tiro. Gran partita sino alla palla persa nel finale che consente agli Heat di pareggiare. L’errore ci sta, peccato per il momento cruciale… 9/10 ai liberi e 4 turnover.
 
Kid-Gilchrist: 6
14 pt., 1 rimbalzo, 1 stoppata. La nuova versione di MKG è più offensiva che difensiva. Ellington nel finale lo batte con un tiro in turnaround, lui rimane a terra senza saltare alzando il braccio. Una volta era più aggressivo. L’apporto di punti è buono, inserimenti, elbow jumper vanno bene ma le statistiche difensive in 27 minuti sono nulle nonostante il lavoro prodotto.
 
M. Williams: 5
0 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Sarebbe bastato un canestro di Marvin che nelle ultime gare aveva fatto benissimo. Forse è colui che ha risentito maggiormente delle voci. Purtroppo il suo 0/5 dal campo (0/4 da fuori) ci penalizza… Nel finale un paio di buone difese ma non è stata una gran serata.
 
Howard: 6
14 pt., 15 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 3 stoppate. Manca di copertura nel primo tempo. James Johnson segna troppo facilmente in schiacciata diverse volte, anche se non è il suo uomo. 8 punti e altrettanti rimbalzi nei primi 24. Finisce con 6/8 dal campo e nel secondo fa l’intimidatore in maniera più efficace ma, come Batum, macchia la gara con quel tocco che alla fine regalerà a Olynyk la palma d’eroe della serata. Si è visto di peggio, ma a due decimi dalla fine diventa un errore irrimediabile nonostante la doppia doppia e tante buone giocate.
 
Lamb: 5,5
9 pt., 10 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Attivo a rimbalzo, un attacco fatica con un 4/13 ma compensa un po’ con il resto.
 
Kaminsky: 6,5
12 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata e 2 stoppate. Entra e segna tre punti. Da un passaggio con i giri perfetti a Lamb. 4/8 dal campo, +9 di plus/minus. Batte l’ultima rimessa sulla quale nemmeno accendendo un cero alla Madonna avrebbe potuto far qualcosa con Howard rimasto dietro ai lunghi avversari. Una splendida stoppata. Gli fischiano passi in attacco nell’ultimo quarto che vorrei rivedere.
 
O’Bryant: 6
5 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. Un po’ macchinoso in tutto, comunque se la cava nonostante i vari difetti. Mette una tripla e fa il suo in attacco con schermi. In 12 minuti cattura tre rimbalzi difensivi.
 
Carter-Williams: 5,5
0 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. Come il solito gioca con le riserve. 11 minuti che sanno di poco. Non riesce a dare la scintilla vincente alla squadra.
 
Graham: 5
Si fa battere diverse volte nel primo tempo e sbaglia in transizione uno contro uno tirando basso sul ferro a destra di esso. Solo tre punti in 14 minuti e troppa fatica.
 
Coach Clifford: 5,5
Ed è di stima perché lo schema Kemba contro tutti è trito e ritrito. Quando costruiremo un’azione nel finale per far collassare la difesa? La partita si perde per disattenzioni. Il carattere della squadra c’è. La rimonta e il +10 ma è un team che se prende un paio di canestri che sembrano arrivare direttamente da un destino avverso, fatica a ritrovarsi. Detto ciò, basterebbe fare delle trade mirate adesso…

MercatHornets Ric(h)c(h)o….

L’apocalisse sul vecchio mondo degli Hornets potrebbe scatenarsi a breve.

La persistenza della memoria (o gli orologi molli) di S. Salvador Dalì.
Kemba si sovrappone stagliandosi sul suo dipinto.
Sarà giunta al termine l’era di Kemba a Charlotte?

Ne ho viste talmente tante in questi anni (anche peggiori per altri versi) che dovrei esserci abituato, ma quest’ultima news è arrivata come fulmine a ciel sereno e intacca la serietà di un’idea vincente per affidarsi a un rebuild fumoso.
E’ vero… gli Hornets sono 18-25, non un granché per come sarebbero dovute andar le cose, ma hanno affrontato già diversi top team.
Rimanendo a oggi… a Ovest le dieci partite contro le prime cinque della classe le abbiamo già affrontate… avremo dalla nostra uno tra i calendari più abbordabili della lega.
Invece, un ben informato, per non dire il guru del basket mercato NBA, al secolo Adrian Wojnarowski (Woj per gli amici), ha sganciato la bomba clamorosa in North Carolina mentre ero tranquillo e rilassato a giocare al campetto dopo tanto tempo…
Chissà se quel sole basso là presente ora sarà andato a illuminare Charlotte, minacciata dall’idea di trade di diversi giocatori o sarà l’apocalisse (il disvelamento) a oscurarlo.
Si parla di Batum (bene), M. Williams (ok), MKG (non benissimo), Howard (male), ma soprattutto Walker (malissimo).
Se malauguratamente la società dovesse decidere di ricostruire partendo da un progetto fatto da una scarna contropartita tecnica per Walker con molte prime scelte in cambio, sono sicuro che i fan di base in parte abdicherebbero nell’andare a veder le partite allo Spectrum Center.
Non perché siano aumentati i biglietti quest’anno, ma perché Kemba è l’unica reale e consistente attrattiva che hanno gli Hornets ed è stato un giocatore scelto da Charlotte quando si era ancora sotto l’insegna Bobcats.
Il Capitano oggi ha 27 anni e un contratto ancora da 12 milioni (basso per le follie NBA) per il prossimo anno.
Andare ad aprire prematuramente una finestra per la trade per il tuo miglior giocatore non è ricostruire, è pura pazzia dal mio punto di vista…

La news di ESPN riportata da Woj.

 

Il contratto per anno di Walker…

Anche il progetto multiyear non è decollato e i Calabroni hanno conservato un piccolo nucleo di giocatori che sono cresciuti in North Carolina a livello di basket professionistico.
Oggi, fermo restando l’ipotesi, assisteremmo al completo smantellamento/smembramento di un progetto che per la verità non è stato tra i più memorabili della NBA.
Pochi ritocchi, diversi sbagli nelle scelte di diversi giocatori (vedi il caso Lance Stephenson) e soprattutto non si capisce dove stia l’abilità di un manager disposto a scambiare il giocatore franchigia e la principale spalla (Howard) giunta da solo mezzo anno alla corte di coach Clifford.
Rich Cho, GM di Charlotte di lunga data (14/06/2011) andava lasciato a piedi la scorsa estate insieme a qualche giocatore non combattivo.
Mi dispiace scriverlo perché abitualmente questo non è il mio stile, ma la realtà, dal mio punto di vista è che oggi Cho sta per commettere un danno irreparabile svendendo con un “Fuori Tutto” qualsiasi pezzo richiesto dal mercato per giocatori futuribili?
Naturalmente questa è una soluzione se non caldeggiata, che molti preferirebbero… giunti su un binario morto occorre invertire la marcia e fare rotta indietro piuttosto che vivere in un eteerno limbo, ma per quanto pur comprensibile questa tesi, penso che la maggior parte dei fan di Charlotte di vecchia data non abbiano più la pazienza e la voglia d’aspettare altri 3/4 anni (almeno) per vedere un team che se la giochi al primo turno playoffs, ma sono soprattutto stufi di osservare all’opera una dirigenza incompetente che eliminerebbe le residue speranze di andare ai PO, oggi che abbiamo ancora quattro partite consecutive da giocare in casa, essendo reduci anche da due belle vittorie, a Detroit e su Washington, anche se la squadra è onestamente, inaffidabile.

Dalla pagina FB di Bring Back The Buzz si può notare come crollino le statistiche di rendimento dei giocatori senza Walker sul parquet, mentre migliorino tutti in sua presenza…

Walker è 18° nella NBA (alla pari con J. Butler) nei punti segnati (21,7), primo in squadra per assist con 5,7 e per rubate (1,1). Facile capire che una squadra senza Kemba e una contropartita inadeguata, non vincerebbe molte partite da qui a fine anno.
I contratti di Batum e Williams, spropositati in relazione al rendimento (specialmente quello del francese), uniti ai 47 milioni in due anni per Howard, hanno intasato il salary cap e ora, in ottica futura, quando Kemba andrà a batter cassa, si preferirebbe in società, disfarsi di un giocatore nato nel Bronx ma di casa a Charlotte (al settimo anno) che aumenterà il monte salari complessivo…
Tutto è in divenire ma i rumors riportati da Woj sono sempre preoccupanti, anche quando le trade (raramente) saltano. Forse non dovrei usare toni così drammatici, ma nella NBA business, questo potrebbe anche essere un colpo di grazia per Charlotte se non dovesse attuare incassi.
Le franchige rischiano di saltare per accordi legati ad arene (Sacramento) e ai motivi più disparati (Seattle, fondi richiesti non elargiti dallo Stato di Washington, imprenditore di altro stato), capitò anche agli Hornets (puritana America) per lo scandalo sessuale che coinvolse Shinn, andò avanti con la scusa della costruzione di un nuovo palazzetto (pur avendo il più bello e capiente solamente per il basket, oggi demolito) e terminò con la rilocazione in quel di New Orleans nell’autunno 2002.
Personalmente credo che il terzetto Jordan, Whitfield e Cho non stiano facendo molto meglio della coppia George Shinn e Ray Wooldridge (co-owner dell’epoca) che mise in scena la pantomima.
Per ora sono tutte ipotesi, rumors, scenari preoccupanti, non resta che rimanere alla finestra e andare a osservare gli imperscrutabili accadimenti futuri…
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Game 43; Charlotte Hornets Vs Washington Wizards 133-109

 
 
“Il mondo gira, gira e gira
faremmo meglio a pensare alle conseguenze,
faremmo meglio a pensare ai sentimenti globali,
il tempo diminuisce, il tempo diminuisce,
che diciamo di Chernobyl,
che diciamo delle radiazioni,
non lo sappiamo, non lo sappiamo…
che diciamo della privazione,
l’ingordigia, il popolo umano,
non lo sappiamo, non lo sappiamo,
per me l’amore è tutto, per me l’amore è tutto,
per me l’amore è tutto, per me l’amore è tutto,
il tempo sta passando”.
 
Time is Ticking out è una canzone dei Cranberries di quella Dolores O’Riordan prematuramente scomparsa a 46 anni.
Una vita difficile che né l’educazione cattolica (fatta di certezze) impartita dai genitori, né l’immenso patrimonio economico hanno potuto mitigare.
Quando i demoni del passato si presentano alla porta la battaglia è ardua.
Demoni che nella sua vita pare siano riemersi fino a farla divenire ammalata di bipolarismo nonostante il meritato successo.
Una grande cantante, corpo da piccolo gatto, voce da tigre, sorprese il mondo con la famosissima Zombie, canzone con video shock per l’epoca, contro la guerra in Irlanda del Nord tra IRA e loyalisti dell’United Kingdom.
Il mondo gira, ma la sua eclissi lascerà comunque tracce di messaggi intelligenti per chi vorrà e saprà raccoglierli, anche se oggi forse, nell’era dell’automatismo, non van più di moda.
Già… la moda… se negli anni d’oro dei Cranberries gli Hornets erano al top per vendite e risultati (nella loro storia), oggi quei momenti impetuosi, “today” quei flashback sembrano un tratto ghiacciato nel fiume dei ricordi.
Charlotte porta con sé altri demoni, non quelli di Dolores o quelli di Bruce trasmessi al figlio Brandon, ma quelli dell’amore contro il business.
Gli affari e la testa del fondatore e old president Shinn portarono gli Hornets lontani, oggi sono i risultati a determinare alla lunga un possibile scoramento tra le nuove leve di fan.
Gli Hornets avrebbero dovuto essere quella mina vagante che avrebbe spazzato via i tormenti che i charlotteans avevano vissuto con i Bobcats ma l’ultimo anno e mezzo è stato piuttosto deludente.
Questo scorcio di stagione però pare più promettente di un 2017 devastante.
Time is ticking dunque è anche per tutti noi che tifiamo Hornets chiedendo qualcosa di meglio a un progetto mediocre basato su piccoli ritocchi per anno i quali, uniti ad altri fattori, hanno portato in un limbo simile al purgatorio una squadra anch’essa bipolare a suo modo, in grado di vincere a Detroit, Oakland, Oklahoma City e cedere in casa a Chicago, Dallas o i Lakers.
Invertire il trend era la frase d’ordine per la squadra che davanti al proprio pubblico era chiamata a riscattarsi da prestazioni poco convincenti.
Quella di stasera spazzava via i dubbi sulla maledizione casalinga mostrando gli Hornets nella loro tenuta più sgargiante.
Nella serata del ritorno di Clifford come head coach i ragazzi segnavano ben 133 punti, frutto di un 49% dal campo, quasi raggiunto dai Wizards con un 48,8%.

A Charlotte Hornets fan holds with a large photo of Charlotte Hornets head coach Steve Clifford during the first half of an NBA basketball game against the Washington Wizards in Charlotte, N.C., Wednesday, Jan. 17, 2018. Clifford returned to the bench after being out for several weeks for a health issue. (AP Photo/Chuck Burton)

Hornets più precisi anche dalla lunetta con un 22/26 contro il 16/23 degli ospiti.
Charlotte vinceva anche la lotta a rimbalzo 49-40 perdendo 27-31 negli assist ma aveva un aiuto decisivo dai turnover; 9 quelli per la squadra di casa, ben 16 per i capitolini…
Una vittoria resa facile dalla verve difensiva di Charlotte trasformata in buon attacco.
Nevica a Charlotte e tra un ritorno (quello di Clifford dopo lunghi problemi di salute) e un addio l’imperturbabile neve faceva da testimone ammantando la città.
Le formazioni:
La partita
Buona partenza degli Hornets che contenevano il primo tentativo di Wall (sul ferro) e passavano immediatamente in vantaggio con l’appoggio di sx di Howard su Gortat per raddoppiare con un catch’n shoot di Batum che si smarcava sul mid range.
Otto Porter rispondeva da due punti e M. Morris pareggiava a 10:18 (goaltending Howard), ma Charlotte si rimetteva in marcia con un bel jumper di Walker e un turnaround di MKG in avvicinamento spalle a canestro su Beal (mismatch offensivo) ripristinavano i quattro punti di vantaggio.
Porter respingeva il break dei Calabroni con la prima tripla ospite (8:59) ma a 8:39 un Williams ancora on-fire infilava la bomba da destra, inoltre era travolto da M. Morris in uscita dal pitturato.
Giocata da quattro punti micidiale che anticipava una transizione chiusa senza paura da MKG in uno contro uno sull’ultimo baluardo difensivo Gortat…
Una drive con passaggio consegnato sotto da parte di Kemba per Howard serviva per la mazzata facile del nostro centro a 8:03 che faceva suonare un campanello d’allarme sulla panchina Wizards la quale chiamava il primo time-out della partita.
Beal in entrata dopo il break accorciava ma Batum si prendeva il lusso di tirare da tre in faccia a Gortat e mettere anche il tiro (19-9 a 7:03 prima che i Maghi si riavvicinassero con 5 punti consecutivi (di Wall gli ultimi 3 dalla diagonale sinistra).
A 6:13 però Kemba scattava verso la top of the key da tre punti ed era toccato sul tiro; tre punti più fallo e altra giocata da 4 punti degli Hornets che passavano sul 23-14… Scott passava sulla baseline Howard che si rifaceva andando alle giostre; pluricontatti con Gortat fino all’appoggio vincente…
I Wizards non cedevano inanellando una buona serie da tre punti; Beal ancora dal punto precedente riduceva il gap a sei punti, Batum sbagliava il primo tiro della serata di Charlotte (10/11…) ma a 5:00 una transizione di MKG tornava a far aumentare la percentuale e il divario (27-19). Per Beal se non era tripla era appoggio ma dall’altra parte un passaggio tagliatissimo di Batum su un altrettanto bel taglio di MKG serviva alla nostra SF su un piatto l’appoggio facile.
A 4:16 un tecnico a Wall e si passava sul 30-21, ma Beal ancora da più a sinistra trovava l’ennesima tripla che innescava la rimonta sino al -1, ottenuto da Oubre Jr. con una bomba frontale (30-29).
Un tecnico a favore dei Wizards e si passava sul risultato di parità che infrangevano i Calabroni andando a segnare con Howard grazie a un doppio tap-in su errore di MCW.
I Wizards ribaltavano il risultato con 4 pt. consecutivi passando avanti per la prima volta in serata con il reverse layup di Mahinmi ottenuto grazie a un gioco di passaggi. Frank con un teardrop nel pitturato otteneva il pari, poi uno scambio di canetsri tra Meeks (2 FT su fallo di Lamb) e lo stesso Jeremy che con l’alzata riequilibrava il match e lo riportava dalla nostra parte passando dietro un blocco e infilando dal pitturato alto con un floater che gelava la difesa avversaria.
MCW rubava poco prima della sirena palla a Satoransky e conservando il vantaggio (38-36) chiudeva un primo quarto intenso.

MKG, chiuderà con 21 punti in 22 minuti…
Foto: Sam Sharpe-USA TODAY Sports

 
Altra girandola di canestri nel secondo quarto che iniziava subito sotto un forte vento; l’interattivo Kaminsky metteva dentro il +4 ma anche Scott partecipava al festival ospite delle triple (6/7) riportando sul -1 la squadra di Brook Scott.
Tra uno Scott e l’altro Kaminsky in jumper ci restituiva almeno tre punti di vantaggio che diventavano quattro dopo una steal di Graham e una transizione di MCW abbattuto. ½ dalla linea della carità… pochino forse ma una difesa ottima di Graham che aiutava i compagni a portar via palla a Oubre Jr. (entrambi caduti sul parquet) innescava la transizione con passaggio arretrato di Frank e tripla dell’accorrente Graham a 10:18 per il 46-39.
Non era nulla perché le squadre correvano intenzionate a regalare un primo tempo pieno di canestri; Lamb in caduta ai bordi dell’area sinistra in uno contro uno trovava comunque un difficile arcobaleno, i Wizards rispondevano di quattro ma Gaham continuando il suo buon momento segnava altri due punti e difendendo bene su Oubre ci avvantaggiava anche difensivamente.
L’azione del nostro n° 21 era sfruttata da Kaminsky che da tre punti, con spazio, a 7:29 caricava e segnava da tre punti sull’uscita di Mahinmi.
Time-out in casa Wizards sull’allungo 53-43 Hornets… Cinque punti rapidi dei Maghi costringevano anche Clifford al break a 6:49, inoltre arrivava anche un tecnico per Brooks. La rimonta dei Wizards si fermava al -4 con un goaltending di Howard, dopo il quale i Calabroni tornavano ad allungare grazie a una tripla ottenuta da Kemba a 5:59 (57-50).
Graham era un fortino, dopo di che, qualche libero non modificava il punteggio che scivolava come Kemba nell’interpretazione del miglior Michael Jackson in Moonwalker quando a 4:34 sparigliava le carte con una bomba fantastica per il 62-51.
MKG con più kg lasciava a terra nel pitturato Beal andando a segnare in girata, Satoransky rispondeva rubando il tempo ai lunghi in alzata ma Howard dall’altra parte mortificava Gortat con un crossover, scontro/esitazione e chiusura perfetta che regalava anche un FT, pure realizzato per il 67-55.
Cinque per alcuni fan della prima fila per Howard, zero per Marcin ancora…
Beal dalla mattonella rispolverava la tripla che tuttavia era viziata da un netto blocco irregolare di Gortat.
Kidd-Gilchrist si lamentava a ragione ma prendeva solamente il primo tecnico stagionale…
Williams in periodo decisamente buono riconosceva il mismatch con Wall ai confini del pitturato; diversi pump fake prima dell’alzata con polpastrelli sensibilissimi per altri due punti.
Tutta Charlotte giocava bene e allungando con Kemba che in entrata passava nella cruna dell’ago prima di segnare sopra una selva di mani era applaudita dai fan…
Gli Hornets correvano non accontentandosi di pareggiare il season high del primo tempo stagionale ma battendo quello contro Indiana del novembre 2016 con Batum e MKG in transizione (innescata da una stoppata di Howard) chiudevano un incredibile primo tempo sul 77-61.

Charlotte Hornets’ Dwight Howard (12) dunks past Washington Wizards’ Marcin Gortat (13) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Jan. 17, 2018. (AP Photo/Chuck Burton)

 
Secondo tempo e primo giro di triple… a quella dei capitolini rispondeva un Williams che ormai si permetteva anche il lusso di cm in più per tirare dietro la linea del tiro da tre…
MKG rubava a Beal che rientrava riuscendo a stoppare l’appoggio di facile lettura riuscendo a portare una contro transizione chiusa a Wall da tre punti dal corner sinistro.
Gli Hornets rispondevano con uno step laterale di Walker che si staccava dal suo difensore e bombardava facendo sembrare semplice un’azione di coordinazione e precisione perfetta per l’83-67.
A 8:48 l’assist in diagonale per Williams sulla sinistra, l’ottimo lavoro di MKG in blocco e l’ennesimo capolavoro balistico del nostro numero due ci mandavano su un vantaggio apertamente spaziale (86-68)…
La difesa funzionava:
MKG raddoppiava Wall alle prese in palleggio in attacco contro Walker, steal, transizione, fallo di Markieff Morris valutato non come flagrant nonostante la rovinosa caduta sulla base della struttura da parte della nostra ala piccola, la quale doveva passare per la lunetta per ottenere due punti.
M. Scott da due punti non fermava la verve offensiva di MKG che si produceva in un pullup sulla baseline destra per il +20 (90-70).
Beal trovava un po’ di magia in una serata frustrante per i Maghi, nonostante l’ottima difesa di MKG, la fluttuazione in movimento nell’aria e l’appoggio il colpo in borsa dei Wizards della serata.
Se però anche Batum da sinistra colpiva con facilità da fuori, allora i Maghi erano costretti ad alzare bandiera bianca.
MKG era cercato dai compagni, entrata nel traffico con fing and roll e due tiri liberi splittati, poi a 2:39 entrata di Kemba ormai prossimo al canestro, alzata sopra sei mani che nel tentativo di bloccarlo non si avvedevano di Howard pronto a ricever l’alzata perfetta sul pick and roll chiuso in alley-oop. 100-72, partita in pugno nonostante un controparziale di 7-0 pro Wizards chiuso da Graham a rimbalzo offensivo, abile a ottenere a un secondo e quattro decimi anche due liberi sul fallo commesso da Oubre Jr. 2/2 per il 102-79.
 
Ultimo quarto che serviva solo a conservare e a esaltare la prova offensiva di Charlotte, prima Kaminsky, poi toccava a Lamb sparare da tre arretrando sul lato destro in uno contro uno (108-87).
Il divario rimaneva ampio, Graham continuava a fare il suo e anche la panchina con O’Bryant si comportava bene.
Suo un rimbalzo offensivo sul quale Lamb otteneva altri tre punti.
Il curioso caso Lamb continuava in difesa quando riceveva da un rimbalzo offensivo appena conquistato e si scontrava con l’arbitro dietro di lui.
Palla assegnata agli Hornets, poi ai Wizards, per la gioia di Clifford in versione peperoncino…
Altro caso dopo un bel fade-away di Lamb… a rimbalzo difensivo lo scontro J. Smith/MCW… qualche contatto nella norma, poi schiaffetto sulla nuca a MCW in caduta… in tutta risposta la trattenuta sulla caviglia innescava una potenziale rissa quasi subito sedata.
Una botta di Frazier sul costato di Lamb per andare a cercare MCW.

Risultato finale all’americana; un caucasico ad innescare la miccia assolto e due neri sotto la doccia (MCW e Frazier)…
O’Bryant nel finale maramaldeggiava segnando da tre e in schiacciata in solitaria (una mano) su un footbal pass di Stone.
Dopo diversi errori anche Monk in uno contro uno usava le finte in crossover e la tripla da ben oltre l’arco sulla diagonale sinistra per far registrare ben 133 punti alla squadra home.
Finiva 133-109 per gli Hornets che regalavano una gran vittoria a Clifford al rientro.
 
Pagelle
 
Walker: 7
19 pt., 3 rimbalzi, 7 assist, 2 stoppate in 28 minuti. Finisce con un 6/15 dal campo ma con un 4/8 da fuori. Se lo vedesse la Pirelli lo metterebbe sotto contratto. Almeno tre sterzate con le quali lascia il proprio difensore al bar. La sua buona predisposizione all’assist e una difesa più aggressiva ne completano il voto positivo.
 
Batum: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 4/8 al tiro. Si limita anche se qualche tiro è preso pensandoci troppo. Gioca 26 minuti, non dispiace in attacco.
 
Kidd-Gilchrist: 8
21 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate. +26 di +/- e 8/11 dal campo. In the zone in attacco, trova varchi da percorrere con forza e agilità. In difesa rende la vita difficile ai Wizards, compreso Wall al quale va a strappare una palla in raddoppio. A parte la stoppata presa da Beal, una furia. In soli 22 minuti.
 
M. Williams: 7
12 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. 4/7 dal campo, +25 di +/-… ¾ da fuori. Marvin h sistemato la mano e se continuasse così avremmo molte speranze di risalire in classifica. Uno stretch four affidabile era quello che ci mancava. Gioca 21 minuti segnando punti importanti.
 
Howard: 8
18 pt., 15 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 2 stoppate. Lascia Gortat a 0 pt. e 8 rimbalzi. Praticamente lo cancella. 7/13 dal campo, duelli vinti, sorrisi e 5. Altra doppia doppia per Dwight che compare per battere un libero nell’ultimo quarto come il fantasma del palcoscenico. Lo segna e tutti ridono. 4/5 dalla lunetta e due soli TO.
 
Lamb: 7,5
16 pt., 3 rimbalzi, 1 stoppata. 7/9 dal campo. Ispirato offensivamente, fa un po’ più fatica in difesa all’inizio. Commette 4 falli ma continua a essere un bomber alla panchina.
 
Kaminsky: 6,5
14 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 6/14 dal campo. Discreta partita per Frank che a suo modo riesce sempre a trovar qualche canestro. Fa anche girare la palla però se serve.
 
Carter-Williams: 6,5
3 pt., 3 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Dal campo fa 0/2 in una serata nella quale avrebbe potuto giocar di più si fa cacciare per un fallo di reazione. Beffato dagli arbitri che non puniscono anche Smith, si accomoda in doccia lontano da Frazier che contemporaneamente era espulso sull’accenno di rissa. ¾ ai liberi e ben 5 assist in 15 minuti.
 
O’Bryant: 6,5
7 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Trova i suoi canestri nel finale dopo qualche rilascio largamente impreciso. Si rifà e con qualche rimbalzo aiuta Charlotte a non soffrire nel finale.
 
Graham: 7,5
9 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Grande difesa su chiunque gli capiti a tiro. A Oubre Jr. vengono i capelli grigi. Un 3/6 al tiro non malvagio certamente…
 
Monk: 6
3 pt., 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata in 4 minuti. Indovina l’ultimo dei 5 tiri tentati. E’ una bella tripla che ci fa toccare la vertiginosa quota 133…
 
Bacon: 5,5
0 pt. (0/2). Gioca 4 minuti, manca un paio di tiri.
 
Stone: 6
0 pt., 2 rimbalzi, 1 assist in 2 minuti. Bell’assist tipo football per O’Bryant e un paio di rimbalzi difensivi più un fallo speso di pura resistenza fisica contro J. Smith.
 
Coach Clifford: 7
La squadra gira che è una meraviglia ma non ha sicuramente avuto il tempo d’infonder nulla di nuovo. Sarà stata la sua presenza a motivare i ragazzi che hanno giocato con impegno e bravura. Lui si limita una volta a chiamare un time-out per riportare mentalmente in gara i nostri.

Game 42; Charlotte Hornets @ Detroit Pistons 118-107

 
“Non è mai finita” è un libro scritto da Matteo Boniciolli, coach triestino, zingaro giramondo che ha visitato per lavoro anche Belgio e Kazakistan oltre ad aver allenato numerose squadre italiane.
Uscito lo scorso novembre, è un libro che scorre piacevolmente con qualche tratto strano, quasi a tranciare finali, a lasciare in sospeso pur chiaramente,, a privare di qualcosa dopo un racconto, ha però il merito di ripercorrere aneddoti e stranezze occorse durante la sua carriera, oltre che di far pensare o confutare certe dinamiche in qualche caso.
Proprio in Belgio, vicino Liegi, il suo Ostenda andò a giocare contro una formazione di serie C locale.
Il libro racconta che, numerosi italiani immigrati in quel paesino gli andarono incontro appositamente per salutarlo prima della gara.
Tra un abbraccio e uno sguardo al tabellone prima d’iniziare la partita coach Boniciolli si accorgeva che il punteggio era fissato sul 50-0 per i locali.
L’allenatore italiano chiedeva l’azzeramento dell’apparecchio elettronico ma gli veniva risposto che era un’usanza locale… 10 punti di vantaggio per categoria differente e per ogni americano in squadra (lui ne aveva due)…
Dovessimo invertire il ragionamento, dovrebbero darci almeno 10 punti di vantaggio con il nostro francese in campo, ça va sans dire…
Comunque, tornando in Belgio… 52-0 dopo la prima azione; errore di un suo giocatore (Amadi e contropiede).
Boniciolli sudò freddo per non deludere gli italiani andati a vederlo ma non li deluse…
Chissà se Charlotte avrà la capacità di finire una stagione ispirandosi al titolo del libro e soprattutto a non continuare a tradire dei fan che meriterebbero molto di più da una squadra che avrebbe capacità maggiori rispetto ai risultati che ottiene, pur ammettendo panchina corta, ma la svogliatezza o la trascuratezza nei particolari di alcuni giocatori ci hanno penalizzato come la mancanza di grinta e la voglia di lottare su ogni pallone è fatto contestabile ancor prima dei risultati.
Andava in scena uno scontro con due squadre dalla stessa filosofia difensiva, ma con diversa applicazione che nella notte però non è mancata nemmeno ai viola di Silas.
Inoltre… il gioco più intelligente di Charlotte, avvantaggiatasi da mismatch tra cm e kg, oltre ai rimbalzi (49-28), sospinta da Howard che ha dominato Drummond (3 rimbalzi totali offensivi per i Pistoni) più il ribaltamento nell’atteggiamento difensivo tra le due franchigie, ha determinato un risultato a sorpresa.
Gli Hornets sbancano anche Detroit quindi, ma dovranno dare continuità per risalire e questo è un bel problema al momento…
Tra i Pistons, Bullock T. Harris hanno finito con 20 pt., Smith con 19, mentre un Tolliver da 5/6 fuori ha finito per metterne 17…
Howard e Williams hanno chiuso con 21 punti nelle fila di Charlotte.
Le formazioni:

Walker presentato alla Little Caesars Arena in Detroit…

La partita
 
Drummond congelava Howard sull’alzata dell’arbitro per la palla a due e Harris trovava poca resistenza mettendo il primo floater della partita.
Un ribaltamento da sinistra a destra pescava tuttavia Williams tutto solo.
Bravo a fintare sul recupero in corsa del difensore, faceva fare la fine del toro oltre il mantello, spostamento laterale, piedi al di fuori dalla linea dei tre punti e vantaggio a 11:02. Una drive con passaggio arretrato di Walker per il piazzato frontale di Howard per il 5-2 era attenuato da una penetrazione con layup altissimo di Ish Smith.
Un gancetto in area di Howard su Drummond ci restituiva i tre punti di vantaggio che tuttavia sfumavano ben presto poiché i Pistons aggiungevano cinque punti consecutivi di Harris che anticipava altri due punti di Bullock.
Batum dai bordi del pitturato destro metteva un parziale freno alla fuga dei Pistoni con un jumper uno vs uno contro Smith, ma i cavalli impazziti correvano e Bradley da tre punti costringeva al time-out Silas sul 9-17 a 6:58 dalla prima sirena.
Charlotte si riprendeva dopo la pausa stringendo le fila e guadagnando tre punti con la seconda boma di Williams. Drummond dalla lunetta aumentava di un punto il vantaggio dei ragazzi di Van Gundy ma MKG in attack mode in uno contro uno batteva l’avversario con leggero crossover arrivando al ferro senza ulteriori oppositori.
A 5:00 dalla fine del primo, Kemba s’incuneava in area e appoggiava, il ferro era scosso illegalmente da Drummond, la palla rimbalzava e usciva.
Gli arbitri assegnavano il canestro più un fallo per un contatto di Smith.
Libero a segno per il gioco da tre punti preso in un’unica soluzione da Williams che bombardava ancora da fuori (3/3) a 4:28 trovando il vantaggio che ritrovava Batum con una bombarda frontale dopo il momentaneo pareggio Pistons.
Harris, spalle a canestro, rifilava una spallata a MKG che finiva a terra.
Fallo offensivo e azione non sfruttata da Charlotte che iniziava a incassare triple da Tolliver.
La prima serviva a pareggiare e i due di Bradley a portar in vantaggio i nostri avversari, comunque raggiunti due volte nel finale; prima un putback dunk di Howard dopo l’errore di MKG, poi un passaggio dentro di Lamb mal controllato da O’Bryant serviva comunque al nostro numero 8 per segnar due punti a 6 decimi dalla fine dopo aver litigato con sfera e avversari.
27 pari in attesa del secondo quarto.

Kemba Walker finirà con 20 pt., 17 nel secondo tempo…

 
Seconda frazione aperta brillantemente da Graham che rilasciava l’arcobaleno in corsa, due punti che erano seguiti da quelli di O’Bryant in uno contro uno in avvicinamento, turnaround dalla media a 11:09 per il +4…
Detroit rispondeva con un parziale di 6-0 che regalava il sorpasso alla squadra del Michigan (di Kennard in appoggio in entrata il 31-33).
Kaminsky in attacco da destra però lasciava partire un tiro de tre (9:15) che gonfiava la retina, O’Bryant in qualche maniera fermava la penetrazione di Kennard sulla baseline sinistra ma successivamente Tolliver passava sotto a Bullock che chiudeva una L facilmente.
Squadre pronte a superarsi fino all’allungo dei Pistoni; Tolliver indovinava due triple, Drummond mancava incredibilmente un comodo appoggio in transizione, Lamb ci provava due volte subendo due contatti sui quali gli arbitri sorvolavano, proteste di Lamb mentre gli Hornets incassavano canestro e libero dovuto al tecnico.
In un attimo i Calabroni precipitavano sul 36-45 recuperato parzialmente da un top of the key 3 di Lamb aiutato da ferro e tabella.
MKG rientrava per un nervoso Jeremy, Batum a rimbalzo offensivo si faceva valere sul piccolo Ish Smith e depositando il -4 (41-45) cercava di farci riavvicinare, ma proprio il piccolo play in sostituzione di R. Jackson ci riallontanava.
Tobias Harris andava a commettere un altro fallo in uscita, preoccupatissimo sull’on-fire Williams riusciva a spedirlo al tappeto.
Il tiro non entrava ma i tre FT erano guadagnati.
2/3 a segno che non bastavano se Bullock dal corner sinistro colpiva pesantemente…
A 2:15 ancora Williams si esaltava facendo 4/4 da fuori su un ribaltamento di Batum per il 46-50 ma proprio un passaggio dentro di Marvin era letto dalla difesa dei Pistons che si distendeva con Tolliver in transizione per la dunk a una mano.
Howard faceva commetter il terzo fallo a Drummond e provava ad avvantaggiarsi su Moreland entrato al posto del numero zero in bianco.
0/2 ai liberi e due punti da sotto facendosi spazio con il corpo…
Nel finale però troppo facile per Smith passare dietro un blocco e chiudere indisturbato dal pitturato senza aiuti difensivi da parte dei lunghi di Charlotte.
50-56 alla fine del primo tempo e difesa da migliorare se si voleva sopravvivere…

Trilogia Walker, il Signore degli Anelli…

 
Partenza con semicerchio disegnato nel pitturato da Howard e swooping hook vincente su un Drummond preoccupato dal quarto fallo, scambio di cortesie Harris/Walker, poi Williams vedendo il canestro come una vasca da bagno lanciava la paperella salvagente degli Hornets con altri tre punti che ci consentivano di tornare sul -1 (57-58).
Cinque punti compresi la tripla di Bullock avrebbero potuto essere pesanti da digerire per i Calabroni che tuttavia riaccendevano la luce con Walker in imprendibile accelerazione.
Un blocking di Bullock ed MKG si presentava in lunetta per un 2/2 che ci restituiva il -1 (62-63) a 8:40, Kemba, dopo aver visto il collega di reparto Smith ridistanziare i nostri si metteva a far sul serio; seconda vera corsa nel pitturato a ghiacciare Drummond che a 7:17 subiva la stessa sorte insieme a Bullock, azotati cascavano a pezzi…
Il reverse little swooping questa volta era opera di Williams che lasciava a Dwight l’onore di portar in vantaggio i viola a 6:53.
C’era anche un libero per fallo di Drummond, ma come suggeriva qualcuno oggi (modificandola un po’), il FT di Dwight è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita e sfortunatamente questa volta l’incartamento era vuoto…
Nessuna paura però se anche Batum avvitandosi velocemente in turnaround dal bordo alto dell’area faceva ricader la spicchiata dentro per il +5 (71-66).
I Pistons naturalmente non cedevano così presto e il solito Smith dava filo da torcere riducendo lo scarto al minimo. Williams in corsa riceveva a sinistra e proseguendo in diagonale appoggiava il 73-70 ma, nonostante altri due punti di Charlotte, i bianchi recuperavano grazie alla prodezza di Tolliver in stoppata che andava subitaneamente dall’altra parte del campo per bombardare ancora da tre punti.
L’aggancio era opera di Buycks (n°20).
La squadra del North Carolina sulla cifra di 75 segnava per prima ma subiva ancora un canestro del piccoletto n° 20 che in difesa spendendo un fallo sulla penetrazione a tutto gas di MCW si prendeva un cazziatone di Van Gundy.
½ per MCW seguito da un banker dalla destra di un Kaminsky rimasto con la patata bollente in mano ai quasi 24 secondi…
In arrampicata nell’aria Lamb nel pitturato sinistro riusciva a trovare un varco ridottissimo nonostante la stretta presenza difensiva: 82-77…
Tolliver a meno di dieci secondi dalla penultima sirena indispettiva i pochissimi fan di Charlotte presenti all’arena realizzando ancora da tre punti…
Per fortuna Lamb trovava un passaggio a livello sulla corsa e in lunetta con calma trasformava i due FT a :01.4 chiudendo il periodo sull’84-80.
 
L’inizio dell’ultima frazione era giocato intelligentemente; passaggio di Lamb per O’Bryant sotto in evidente mismatch con il più piccolo e meno muscoloso rookie Kennard, due FT.
86-80 che diventava 89-80 quando Kennard in attacco passava a MCW, scambio in attacco con O’Bryant e tripla della nostra PG di riserva per il +9…
Bullock bloccava il parziale cn due punti ma un gioco di buoni passaggi riusciva a mandare in lunetta ancora il nostro numero 8 che questa volta splittava sbagliando il secondo, ottenendo comunque il 90-82.
La nostra panchina iniziava ad andare un po’ in affanno anche se Graham ingaggiava un feroce duello difensivo con Harris che alla fine riusciva ad andare in lunetta ma splittando traeva poco beneficio dalla dispendiosa azione con rimbalzo offensivo.
Rientrava Kemba che vedeva Lamb scattare sulla baseline sinistra, passaggio missile con blocco alto di O’Bryant su Kennard, facile per Lamb andare a metter dentro a 7:44. Gioco da tre punti per il contatto finale (94-85), giocata da due a 7:22 di Kemba con il mid range jumper mentre Harris ne faceva registrare un’altra da tre andando in maniera aggressiva in entrata.
Purtroppo sullo scontro Kaminsky era costretto ad abbandonare il campo per un problema alla caviglia destra. La squadra di MJ rispondeva con il cambio mano in entrata di Walker, un canestro in salto da sotto esteticamente da giocoliere, ma per metteri pianeti in allineamento favorevole serviva il quick pass di kemba per il piazzato di MKG dalla diagonale destra che finalmente trovava il fondo del secchiello (5:44) per il 100-88.
I Pistons si disunivano. Un’altra imbeccata di Kemba per Howard produceva una giocata da te punti sul pick and roll a 4:59 Kemba dalla diagonale sinistra si sganciava dal pachidermico Drummond lanciando la freccia più velenosa della serata; tre punti micidiali per il clamoroso +18.
Altrettanto incredibile era la rimonta dei Pistons.
Charlotte giochicchiava a far trascorrer il tempo senza cercar d’esser ficcante e Harris trovando la prima bomba ai 24 trovava il coraggio di spararne un’altra rapidamente.
Un brutto passaggio in attacco poi serviva ai Pistons per riprovarci dalla diagonale destra con Bradley che infallibilmente mettva dentro il nono punto in meno di 70 secondi…
Vantaggio Hornets dimezzatosi con la solita ansia e tempo in apnea come marchio di fabbrica, ma questa volta sui cambi e gli accoppiamenti i Calabroni facevano la loro fortuna; Walker intelligentemente passava dentro per Howard che si mangiava in un sol boccone Bradley, poi in difesa Superman compiva la giocata della serata quando a Drummond partiva la pazza idea di una schiacciata di potenza a una mano;
stoppata limpida e precisa che consegnava dall’altra parte a Batum due FT.
Il volgere del tempo era favorevole a Charlotte che incassava anche il -7 sulla pressione dei Pistoni che recuperavano anche un pallone in tre su MKG con il benestare degli arbitri che chiudevano sei occhi sui falli sul nostro n°14.
Pistons a provar ad accorciare da tre e Hornets in lunetta ad allungare sino al 118-107 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
20 pt. (9/18), 4 rimbalzi, 9 assist. Primo tempo quieto. Potrebbe far qualcosina meglio su Smith in difesa ma nel secondo tempo saale in cattedra trovando canestri in avvicinamento. Capisce che da fuori non è la sua serata (1/5) e si dedica ad entrate artistiche funzionali alla vittoria, ma prima ancora dei soliti punti è fantastico nello smistare assist. Arriva a un passo dalla doppia doppia tagliando a fette la difesa dei Pistons come il miglior CP3.
 
Batum: 6
14 pt., 8 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate. 4 turnover, ma soprattutto un 4/13 al tiro frustrante prendendosi alcuni tiri sconsigliati anche dal mondo sadomaso… Il francese fa una partita sufficiente complessivamente sfruttando qualche mismatch come andandosi a prendere un raro rimbalzo offensivo.
 
Kidd-Gilchrist: 7
11 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 4/9 al tiro. Meglio cerchi l’entrata. Le sue entrate energiche ci procurano punti importanti. Nel finale trova anche un piazzato nonostante la tecnica di serata sia in regresso. Quel tiro a forma di sospensione, non in sospensione ancora da migliorare…
 
M. Williams: 8
21 pt. (7/8), 5 rimbalzi, 1 assist. Gioca 28 minuti e gli riesce quasi tutto. Buon periodo per lui. A parte una palla perse a e un paio di difese, una grande partita. L’exploit è decisivo per sbancare Detroit ma era ora chela nostra PF titolare rispolverasse il suo tiro da fuori finendo con un 5/6…
 
Howard: 7,5
21 pt., 17 rimbalzi, 1 rubata, 4 stoppate. Inizio slow, poi prende quota e domina Drummond tra rimbalzi, stoppate e punti… La nota negativa è che va a mettersi sotto canestro facendo tagliafuori invece d’andare in aiuto a bloccare i piccoletti che oltrepassano lo schermo e si presentano a pochi passi da canestro. 9/12 al tiro, coordinato, sbaglia poco.
 
Kaminsky: 6
5 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 2/7 al tiro ma la bella invenzione del banker. 19 minuti per lui per l’infortunio alla caviglia nello scontro con Harris. Sperando non sia nulla di grave, buona fortuna Frank!
 
Lamb: 7
11 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate in 18 minuti. Finisce con un 3/8 e un 4/4 dalla lunetta. Quando attacca mette in difficoltà i difensori. Si altera con un arbitro sulla seconda mancata chiamata del contatto e si prende un tecnico… Finisce per essere importante dalla panchina trovando anche un canestro difficile.
 
Carter-Williams: 6,5
4 punti, 2 rubate in 12 minuti. Entra e va a far pressing come il solito. Prestazione valida anche se in pochi minuti.
 
O’Bryant: 7
9 pt. (3/5), 4 rimbalzi, 1 assist in 11 minuti. Trova punti importanti favorito dalla squadra, ma a parte un fade away dalla baseline sinistra cortissimo, è anche capace di costruirsi un gioco volendo.
 
Graham: 6,5
2 pt., 1 rimbalzo, 2 assist in 11 minuti. Pressione difensiva feroce a tratti si arrangia con il mestiere. Difensore da contatto, se a cava bene in serata.
 
Coach S. Silas: 7
Probabilmente sarà l’ultima panchina dell’anno se Clifford, come previsto, rientrerà stabilmente. Con lui ecco arrivare la W in trasferta. Se con Clifford funzionasse giocando in casa saremmo a cavallo… La squadra gioca bene e Kemba non fa l’egoista. Dopo la marea di rimbalzi offensivi concessi ai Thunder nell’ultima gara la difesa di Charlotte lascia le briciole ai Pistons in attacco. Solo 3 i rimbalzi per il team di Van Gundy.

Game 41; Charlotte Hornets Vs Oklahoma City Thunder 91-101

 
Nell’occidente (l’etimo significa tramonto), sopra Charlotte le poche luci all’imbrunire sembravano esser le poche speranze rimaste per un posto al sole della seconda metà aprile… In occidente, nell’epoca più conformista della storia, lo sport ha preso (tristemente per certi versi, felicemente per altri) il posto degli scontri sui campi di battaglia, delle battaglie sociali, di lotte sui diritti talvolta in epoche non poi così lontane veicolate proprio dallo sport.
E’ il caso del velocista Peter Norman che ai Giochi Olimpici messicani del 1968 solidarizzò sul podio con gli atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos, appartenenti al movimento di protesta contro le discriminazioni contro la popolazione nera negli USA.
Il movimento era chiamato Olympic Project for Human Rights (Progetto Olimpico per i Diritti Umani) e salì alla ribalta quando Smith (primo) e Carlos (terzo) salirono sul podio indossando un guanto nero (la leggenda vuole che un paio di guanti venne perso e fu proprio l’australiano a suggerire di dividersi il guanto nero ai due atleti di colore), sollevando il braccio al cielo e chinando il capo durante l’inno nazionale, ottennero l’effetto d’esser esposti alle reazioni positive o negative in tutto il mondo.
Norman come detto, pur essendo bianco, solidarizzò e fu escluso dai successivi giochi pur essendosi classificato nuovamente per le Olimpiadi tedesche.
La congiura durò addirittura sino alle Olimpiadi di Sidney per le quali non fu coinvolto nell’organizzazione pur essendo il più grande velocista Wallaby.
Norman ruppe le convenzioni, come un Calabrone ad honorem, punse nel vivo le convenzioni sociali del paese più potente al mondo e anche del suo, affiliato al mondo anglosassone.
Mentalità, empatia, intensità emotiva, intelligenza nell’aiutarsi tra spaziature offensive e aiuti difensivi sono le stesse armi che gli Hornets avrebbero dovuto opporre a una squadra con tasso tecnico maggiore per ribaltare il pronostico.
Dall’altra parte imprevedibilità e velocità, traccianti di folgori, antimateria e tempesta a presentarsi sopra l’Alveare dopo la precedente serata di festa contro i Jazz.
In attesa simbiotica e probabilmente utopica di un definitivo risveglio di coscienza di Hornets e singoli nella società, lo sport, nonostante le sue variabili e il suo racconto in mainstreaming deviato da una certa tipologia d’immagine, da montagne di soldi, da stili di vita insensati, dalla filosofia del risultato sempre e comunque a qualsiasi costo, può e deve essere ancora scintilla per la creazione di un futuro migliore perché lo sport in fondo è arte in movimento, il gesto tecnico o atletico…
 
Calabroni pungenti e saette imprevedibili per svegliare dal torpore, pronti allo scontro…
La partita era decisa nell’ultimo quarto, quando, nonostante il predominio a rimbalzo offensivo dei Thunder (9-19 e 50-57 i totali) contro una delle migliori squadre della NBA a rimbalzo difensivo sia in numero sia a percentuale, iniziavano a calare triple.
La fazione in risalita dei Thunder era completata dallo stringimento difensivo delle canotte che non davano molte possibilità a degli Hornets fuori giri offensivamente nel secondo tempo.
Anche i 14 turnover contro i soli 9 dei Thunder hanno pesato.
Stranamente gli Hornets hanno peccato in statistiche in genere dalla loro parte, tirando peggio del solito con il 39,8% contro il 40,2% (non un granché anche le percentuali ospiti) dei ragazzi di Donovan.
Westbrook (25 pt. e 10 rimbalzi e Adams (14 pt. e 11 rimbalzi), hanno finito in doppia doppia mentre George ne ha segnati 17.
Per gli Hornets (in back to back) 19 i punti di Walker e 16 quelli di Williams degni di nota.
 
Partenza pessima degli Hornets che dopo venti secondi si facevano trafiggere da Ferguson dal corner destro e subivano una dunk appesa in transizione da parte di George che beneficiava di una steal di Westbrook che arrivando alle spalle di Batum gli deviava palla.
Time-out tra i più veloci della storia per Silas per cercar di correggere immediatamente la rotta…
MKG dopo la pausa entrava curvando l’entrata a ricciolo provenendo dalla destra per andare a depositare direttamente a canestro i primi due punti degli Hornets che tuttavia distrattamente subivano la seconda schiacciata di serata, questa volta per opera di Adams.
A 10:13 Ferguson cascava sulla finta di Batum; reaching, tre FT per il francese, realizzati due.
La guardia avversaria si rifaceva segnando due punti, contrastati da MKG con due liberi perfetti a 8:19.
Adams recuperava un altro rimbalzo offensivo e appoggiava due punti con Howard un po’ fuori tempo.
Batum da tre punti sull’uscita di Adams ci riavvicinava sul 9-11, poi Kemba con un no look pass molto lontano da canestro serviva appena dietro di lui sulla destra MKG che trovava il varco per l’entrata bruciante del pareggio, anche se il tabellone segnava 10-11 per colpa di una valutazione errata sul tiro precedente di Batum assegnato da due punti. Kemba ritentava una magia ma perdendo palla lanciava il contropiede due contro zero rifinito da Westbrook che anticipava ben otto punti personali ottenuti da P. George che con due triple e due FT mandava gli Hornets sotto di 10 pt. (11-21).
Walker appoggiava alto al vetro da sinistra e MKG conservava stoppando Westbrook.
Dopo due punti di Anthony, iniziava a farsi vedere finalmente Howard che subendo fallo dall’ex Knicks mancava due FT. Un lancio fuori misura di Kaminsky per Howard non era buono nemmeno per il brodo, arrivava dall’altra parte la replica in alley-oop di Adams…
Kemba segnava 4 punti consecutivi facendo uscire un po’ dal tunnel i Calabroni (18-25) che vedevano rispuntare Howard in difesa con una deviazione che innescava corsa e appoggio fisico di destra da parte ancora di chi?
Di Walker naturalmente…
A 2:33 un’unghiata di Frank non impediva il jumper vincente a Westbrook che completava l’azione da tre punti mandando i suoi sul 20-28.
A 2:14 partiva l’Howard show; inclinandosi partiva da sinistra per oltrepassare difensore, ferro infilando il reverse layup nonostante un tocco irregolare sul tiro.
In difesa si produceva in una stoppata su Westbrook per tornare in lunetta dall’altra parte.
Sul primo tiro litigava con il ferro ma faceva pace sul secondo.
George andava a perder un pallone nel traffico, gli Hornets sfruttavano l’azione con un gioco di Passaggi che vedeva l’entrata con passaggio ravvicinato di Graham per Howard fermato ancora irregolarmente.
Proteste di Donovan e tecnico battuto da Kaminsky buono, così come i due successivi del nostro centrone che ci portavano alla grande in partita (26-28).
Grant con una dunk poderosa rimandava la squadra di Silas sul -5 ma Frank prima dello scadere del tempo trovava la maniera d’inventarsi un canestro nel traffico pur menomato da un colpo infertogli dalle parti dell’orecchio sinistro.
28-31 alla fine dei primi 12 minuti…

Charlotte Hornets’ Nicolas Batum (5) loses the ball as he drives against Oklahoma City Thunder’s Terrance Ferguson (23) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C.
Photo: Chuck Burton, AP.

 
Gli Hornets beneficiavano dei servigi di Graham dalla panchina che con finte ed entrate andava a mettere un little floater e un floater in separation da Grant usando la spalla.
Sul secondo un FT mancato non faceva testo perché il vantaggio era ottenuto: 32-31.
Grant usava il mismatch con MCW per avvicinarsi in corsa al ferro e appoggiare, Monk e Frank mancavano una tripla a testa Abrines su Monk dal corner destro no…
Una strong drive senza paura di MCW centrale era chiusa dalla nostra PG di riserva con abilità pur avendo due difensori a sbarrargli la strada.
Gli Hornets tornavano sopra quando un giro di palla perimetrale favoriva Monk che questa volta faceva centro dall’angolo sinistro (37-36).
Il saliscendi continuava e Monk era costretto a segnare un pullup per ritrovar la parità a quota trentanove ma in difesa il rookie mancava d’esperienza finendo nella trappola finta/contatto tesagli da Westbrook che portava a casa un pacco regalo da tre punti grazie all’addizionale.
Westbrook carburava e con un terzo tempo nel traffico distanziava gli Hornets di cinque (39-44) ma il gap era ricucito da Williams che segnava cinque punti di seguito, pareggiando in lunetta dopo esser stato lanciato da MCW e aver aspettato il contatto con Abrines per replicare al tre punti dello zero avversario.
Howard si elevava per spazzar via spettacolarmente il tentativo di Abrines in teardrop ma i Thunder ripassando in vantaggio costringevano all’inseguimento i Calabroni che arrivavano a scavalcare finalmente il Tuono a 1:11, quando su un passaggio da sinistra di Batum Marvin Williams in ritmo faceva esploder l’alveare con i tre punti del 54-53. Westbrook riusciva a superar MKG e Adams bloccava Walker ma lasciava scoperta l’area, territorio di Howard che a rimorchio in solitaria appoggiava.
Un banale turnover dei Thunder dalla rimessa dava la possibilità a Charlotte di tentare l’azione offensiva conclusa con il tiro di Marvin Williams dalla diagonale destra baciato dal primo ferro e accolto dalla retina.
Gli imenotteri resistevano sulla tripla metallica di Westbrook riuscendo a chiudere in vantaggio 59-55 i primi 24 minuti.

Charlotte Hornets’ Michael Kidd-Gilchrist (14) shoots over Oklahoma City Thunder’s Terrance Ferguson (23) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Saturday, Jan. 13, 2018.
Photo: Chuck Burton, AP.

 
Howard si presentava subito bene nel secondo tempo aggiungendo due punti ma la tendenza a rientrare in partita dei Thunder, sotto di sei punti, si notava immediatamente.
Una schiacciata di Adams serviva alla squadra di Donovan per tornar sul -1 (61-60), Batum trovava spazio dalla top of the key da tre punti.
Potendo caricare e mirare non trovando avversari vicini a lui il canestro del +4 era “facilitato” ma i Thunder con 4 pt. di seguito tornavano in perfetta parità, almeno fino al decimo punto di Batum, ottenuto in step back su Ferguson.
I Thunder portavano il solito blocco e iniziavano a giocare più frequentemente in questo modo; Melo ne beneficiava con un FT jumper per passare gli Hornets (66-67).
La partita iniziava a languire, ritmi offensivi inesistenti e non si segnava per minuti, fino al 66-69 di Westbrook in seconde nozze su suo errore.
Batum con un lungo jumper da sinistra ci faceva rimaner agganciati e addirittura Walker dalla top of the key lasciava partire un arcobaleno da tre punti che scompariva dentro la retina di cotone riempiendo quella degli spettatori che vedevano passare avanti Charlotte 71-69.
Un tap-in di Frank su errore di Kemba per il 73-69 ci dava margine ma i continui rimbalzi offensivi avversari alla fine producevano risultati; Patterson sbagliava due volte catturando il suo rimbalzo.
Fallo e due FT per un 2/2 ma soprattutto da notare un bilancio di 18-4 pro Thunder a rimbalzo offensivo.
George con il palleggio in avvicinamento si liberava alla fine di Lamb depositando da distanza ravvicinata i punti del pari ma Carter-Williams non arrendendosi in uno contro uno batteva da tre punti Patterson lasciando solamente un decimo sul cronometro e i Thunder in arretrato di tre punti (76-73).

Il logo per festeggiare i 30 anni dalla nascita della società.
Gli Hornets sono scesi in campo con le divise classiche ma hanno ricordato poco la vecchia franchigia.

 
L’inizio ultimo quarto però era sconvolgente; dopo un tap-in flash di MCW sull’errore di un Lamb ancora a secco, Huestis trovava gli unici tre punti della serata, imitato da fuori da Abrines.
Lamb si sbloccava a 10:24 dal mid-range (fallendo però il libero aggiuntivo) ma Patterson dal corner sinistro faceva 3/3 da fuori per i Thunder nel quarto.
Grant ne aggiungeva due, poi iniziavano i guai con Felton che dava una rozza zampata fortunata su un suo errore (80-86).
Inframezzato dal bel verticale di Monk sul movimento mediano di Lamb per altri due pt. del n°3 in teal, Felton segnava ancora entrando passando un blocco, MCW e depistando un Frank zombesco sotto canestro.
Un fade-away di Lamb dalla baseline sinistra consisteva nell’ultimo atto di resistenza degli Hornets i quali, non solo bloccavano l’ingranaggio offensivo, ma incassavano una tripla di Grant e un altro canestro di Felton nuovamente in passaggio dietro un blocco.
Non cambiava la cosa tra la marcatura di MCW o Kemba; blocco Adams, passaggio di Felton in avvicinamento e comodo tiro ravvicinato con Howard a spostarsi invece di pararsi incontro.
Mosè sul Mar Rosso ha avuto meno passaggio…
Il rientro dei titolari non portava a molto se non a tre palloni persi quasi di seguito.
A 1:23 Williams segnava l’ultimo canestro della gara con un dardo da tre punti mentre la gente già sfollava dallo Spectrum Center.
91-101 il finale…
 
Pagelle
 
Walker: 6
19 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Difficile trovar spazi contro l’agguerrita difesa Thunder con l’intimidatore neozelandese nel mezzo. Segna comunque i suoi canestri ma il 5/17 è percentuale bassa. Comunque in generale è un Walker contro tutti per quasi parafrasare un noto film di Paolo Villaggio. Troppi turnover, anche nel finale qualcosa di meglio avrebbe potuto farlo ma non trova più la fantasia.
 
Batum: 5
12 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Solita gara condita da qualche canestro esteticamente piacevole da ricordare ma poi 4/13 dal campo… Poteva sfruttare di più il mismatch con Ferguson. Anche negli assist non è stata una buona serata. Perde palloni a ripetizioni all’inizio (3) e uno nel finale…
 
Kidd-Gilchrist: 5
6 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Inizia benissimo, fast and furious su Westbrook che non combina molto per non dire nulla, poi le parti s’invertono e lui inizia anche a tirar male dal campo. 2/9 alla fine…
 
M. Williams: 6,5
16 pt., 9 rimbalzi, 4 assist. 6/9 dal campo, come ieri tra I migliori, se non il migliore in attacco, però in difesa quei cm di distanza concessi a Westbrook, George o all’avversario di turno pesano. Essendo più lento deve trovar la giusta distanza. Difesa buona, ma non abbastanza rapida per i mostri della NBA. Comunque sia buona gara a un solo rimbalzo dalla doppia doppia e con un 3/5 da fuori.
 
Howard: 6
11 pt., 17 rimbalzi, 1 rubata, 3 stoppate. 17 rimbalzi sono molti ma non bastano. Sfortunato nel prendere il ritmo in qualche occasione, Adams tra tap-out e correzioni fa danni, anche se a cifre complessive, vince lui 28-25. Una fiammata a fine primo quarto, qualche ritorno, poi nel finale nulla in una serata da 3/6 dalla lunetta e nessun TO. In stoppata inizia benissimo. Spettacolare, poi si leva su alcune azioni… Doppia doppia fine a se stessa.
 
Kaminsky: 5
5 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Gioca 18 minuti, trova un bel canestro inventandoselo ma finisce con un 2/6 dal campo compreso lo 0/2 da fuori. Difesa pro forma in situazioni d’avvicinamento dell’avversario…
 
Lamb: 5,5
6 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. Gioca 18 minuti. Si sblocca solo nel finale andandosi a prender i suoi tiri. Timido a inizio partita, non disputa una buona gara ma i canestri per cercare di rimaner agganciati nell’ultimo quarto sono i suoi. Altri sparacchiano e usciamo dal match.
 
Carter-Williams: 6
7 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Si spende e fa cose egregie come la tripla sulla sirena (quasi) del terzo quarto. Peccato soffra Felton nell’ultimo quarto e butti via un pallone non riuscendo più a gestirlo in velocità.
 
Graham: 5,5
4 pt., 3 rimbalzi. 17 minuti in campo, 4 pt. in serie con un 2/3 al tiro. Mancato il libero addizionale ha un +/- di -6, normale giocando con una panchina composta anche da lui. Meglio di altri ma ancora pochino.
 
Monk: 5,5
5 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca 11 minuti. Benino in attacco dove mette dentro anche un filtrante di quelli veri per Lamb. In difesa casca un paio di volte sulle finte e chiude male su una tripla lasciando km. E’ soprattutto l’esperienza difensiva che gli manca.
 
Coach S. Silas: 6
Martedì dovrebbe rientrare coach Clifford. In serata, ancora alla presenza di un poso sorridente Jordan, vede scivolare fuori partita i suoi. Chiama un time-out pronto via, poi non si capisce quale sia l’impostazione da eventuale pick and roll o comunque sugli screen o screen roll. Felton arriva agilmente dalle parti del canestro e la difesa si apre come il Mar Rosso con Mosè. Pretendere miracoli da lui in supplenza però mi pare eccessivo… Jordan veda e provveda…