Game 40; Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 99-88

 
13 gennaio 2000… durante la pausa lavorativa uscivo con un paio di colleghi per recarmi al bar – quando si avevano i minuti e più soldi per farla, bei tempi nonostante “il ringrazia che hai un lavoro”, frase solitamente ripetuta come un mantra da chi non capisce il truffaldino meccanismo attuale – e nel mentre scorrevo La Gazzetta dello Sport per curiosare tra notizie e risultati NBA.
Nel poco spazio che la Gazza dedicava alla NBA, mi bastò un trafiletto per farmi gelare il sangue.
Un misto tra tristezza e incredulità la reazione alla scomparsa di Bobby Phills (uno dei miei preferiti), in quella che fu una carambola mortale sulla Tyvola Road, dalle parti del vecchio Charlotte Coliseum, dove lui e l’amico David Wesley avevano appena finito d’effettuare lo shootaround mattutino.
Bobby non andava piano e l’ipotesi primaria sulla quale la polizia indagò fu una gara tra i due grandi amici, versione sempre negata dalla PG titolare.
La perdita del compagno lasciò più che una sbreccatura nell’animo della squadra nonostante il muro di mattoni che ogni professionista si costruisce come scudo per far rimbalzare le critiche più feroci.
Wesley finì sul banco degli imputati ma non disse molto ai giornalisti, un anno esatto dopo i Calabroni, scherzo del destino, impegnati contro proprio quei Bulls che avrebbero dovuto affrontare non vi fosse stato il tragico evento, a Chicago a pochi secondi dalla fine si trovavano a soccombere 83-85.
Fu proprio Wesley a salire in cielo per colpir da tre punti a poco più di tre secondi dalla fine dando la vittoria agli Hornets.
David cadde per terra, alzò le braccia e gli indici al cielo e anche se ufficialmente continuò a tenere un profilo basso, una linea che non fosse cavalcata retoricamente dai giornalisti, quel gesto fu un chiaro messaggio di filia e connessione con Phills.
Un messaggio che nemmeno il vecchio “Mailman” (Karl Malone) di Utah, avrebbe potuto recapitare.
Tornando a oggi, la sfida tra Hornets e Jazz doveva servire a lanciar messaggi con gli Hornets alla seconda partita di una striscia (sarà interrotta solamente da una trasferta pomeridiana in casa Pistons) decisiva di nove gare casalinghe da giocar nelle fredde giornate gennaine.
Con il giro di boa stasera alle 23:00 contro i Thunder, arriveremo quindi a gara 47 contro gli Hawks il 27 gennaio, prima d’invertir la tendenza e tornare a giocar in trasferta.
Nonostante un ottimo Walker, un buon Lamb e qualche giocatore che ti risolve “la serata”, ultimamente all’Alveare le cose non stanno andando bene.
Di fronte Utah, 3-7 nelle recenti dieci partite ma vittoriosa nell’ultima sfida giocata a Washington pur senza il big man Gobert.
Per fortuna gli Hornets sono riusciti a staccarsi nel finale ottenendo così un’altra vittoria contro una squadra dell’Ovest.
Vicine le stat di rimbalzi e assist, l’8-5 nelle rubate pro Hornets è importante, così come il 41% degli Hornets dal campo che se non è dato altissimo, è sufficiente per battere il 36,4% dei Jazz.
20/23 dalla linea per i Jazz, 26/34 per gli Hornets che, dopo ave sofferto un Mitchell da 35 punti, coadiuvato da un Hood da 15, nel finale incartavano il rookie, bloccando così l’attacco dei mormoni portando a casa una vittoria sofferta.
Gli starting five:
 
C’è Jordan in panchina, chissà se sul primo possesso il nostro francese se ne ricordava quando andava a prendersi il primo jumper per realizzare il 2-0.
Dall’altra parte, l’esplosivo rookie Mitchell si presentava come possibile rookie of the year rispondendo con una tripla che innescava subito il saliscendi emozionale nel punteggio.
MKG a 10:15 riceveva a pochi passi sulla destra del canestro e firmava il sorpasso con una cutting dunk bimane ma Favors pareggiava 16 secondi più tardi dalla lunetta. Walker lanciava i componenti per la schiacciata volante a un Howard proveniente dalla linea di fondo sinistra ma ancora Mitchell senza paura trovava la via della retina da oltre l’arco.
Gli Hornets tornavano sopra con due liberi di MKG a 9:19 e allungavano dopo l’errore di Batum dalla sinistra; Williams sgusciava dal tagliafuori, faceva un paio di passetti oltrepassando il ferro e depositando la sfera mandava il tabellone sul 10-7.
Mitchell a 7:48 realizzava anche la terza tripla su altrettante tentate riagguantando i Calabroni che riscattavano con un’entrata veleggiante chiusa in fing and roll da Batum.
Ingles in floater floscio per il pari, Kemba con una perfetta tripla a 6:35 ribattuta da Rubio a 6:13 e Kemba a 5:34 su assist orizzontale di Batum su una transizione erano i canestri che portavano al primo time-out chiamato da Utah sotto 18-15.
Dopo il break, Favors da due punti e un tecnico contro Howard, portavano per l’ennesima volta la partita in perfetto equilibrio, rotto ancora una volta per primi dai viola a 4:17 con altri due FT (4/4) di MKG. O’Neale, una e in più del maggiormente famoso centrone rispondeva a 2:51 a gioco fermo ma Batum dalla destra serviva sulla corsa Kaminsky che si arrangiava ad appoggiare al vetro fuori equilibrio spinto da Joe Johnson a 2:18.
Libero addizionale a segno come il tiro frontale di Lamb a 1:07 con gli Hornets sul +5 (25-20) a farsi recuperare totalmente da cinque punti di O’Neale che da una finta ricavava la tripla della parità a mezzo secondo dalla fine.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Michael Kidd-Gilchrist #14 of the Charlotte Hornets dunks the ball against the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Vantaggio Jazz a inizio secondo quarto pareggiato da Frank a 10:48 tramite due liberi.
A 10:26 Graham si staccava da Hood per seguire in raddoppio una penetrazione, lo scarico favoriva l’open del novello Robin che tirava da tre per far ripartire il break di Utah, la quale si portava rapidamente sul 27-34 costringendo al time-out Silas.
In affanno Charlotte si affidava alla panchina in campo.
Un driving floater di Williams e due appoggi di Lamb – prima di sx e poi di dx sopravvivendo al contatto – riportavano i Calabroni sul -3 (33-36), Kaminsky sbagliava un paio di tiri mentre nel mezzo Mitchell continuava a segnare armonicamente dopo una penetrazione chiusa con l’alzata sopra il braccio proteso per la stoppata di Howard.
Frank a 5:26 eseguiva una virata in mezzo spin sulla destra in area per liberarsi dal raddoppio; il giro di compasso e l’altezza gli consentivano di appoggiare il tiro al vetro per ritrovare lo svantaggio a un solo possesso lungo.
Con due FT di Kemba (1/2) il possesso diveniva corto ma Rubio alzava un pallone teso che sulla linea di fondo destra Mitchell, molle ai piedi, raggiungeva con la destra per scaricare poi la bimane in alley-oop.
Batum continuava a mancare canestri; il frontale in tripla era raggiunto però da MKG al rimbalzo offensivo ma il nostro numero 14 si faceva stoppare.
Nonostante ciò la palla finiva oltre il fondo e sull’azione successiva Kemba batteva il proprio difensore tirando improvvisamente da tre punti riaccendendo il duello tra bomber con il rookie avversario.
Kemba, andando in pressing sul rookie (di solito preso in consegna da MKG) riusciva a bloccarne l’efficacia mentre in attacco il nostro capitano esplodeva di gioia scoccando un dardo che spaccava la retina dalla diagonale sinistra scavalcando nel punteggio Charlotte che sopra di due era raggiunta dal rookie per eccesso di foga di Walker che andava a commetter fallo sull’entrata del novizio a 2:51.
Su una ripartenza di Walker a 1:31 Ingles commetteva fallo e mentre Kemba in discontinuità tirava da tre quarti campo rischiando un canestro clamoroso (non sarebbe valso) facendo rumoreggiare il pubblico, il tavolo segnava il bonus che mandava il capitano in lunetta.
2/2 e nuovo +2 ma il ventesimo punto di Mitchell in turnaround valeva il 44 pari.
Si accendevano anche altri tiratori di Charlotte da oltre l’arco nel finale; gli arcieri Batum e Kaminsky lanciavano a 25 secondi dalla fine gli Hornets sul 50-46, punteggio ritoccato da MKG a due decimi dalla sirena dell’intervallo quando in transizione era fermato fallosamente dal veterano Johnson.
Altri due liberi a segno per il 52-46 di metà gara.

Le dance brackets degli Hornets durante uno stacchetto.

 
Gli Hornets però rientravano male sul parquet incassando a inizio terza frazione un parziale di 0-7 comprendente cinque punti consecutivi dello svizzero Sefolosha.
Passati in svantaggio 52-53, Williams a 9:36 si faceva perdonare un fallo offensivo (ambigua chiamata per una spallata sulla quale Ingles metteva i denti) aprendo la premiata ditta Arcieri Hornets.
Tre punti dal corner destro prima di gettare al vento una transizione servendo più facilmente MKG fermato da un astuto fallo dello svizzero.
Niente FT ma ne arrivava uno ugualmente a 9:10 per violazione dei tre secondi nel pitturato da parte di Utah.
Kemba ringraziava portandoci sul +3.
Uno swooping hook di Howard ed era +5 ma il veterano Joe Johnson si ricordava della specialità della casa buttando dentro una tripla prima che Howard a 8:04 rimettesse in discussione le sue abilità dalla lunetta a 8:04.
Questa volta Dwight non tradendo ci rispingeva a distanza da brutte sorprese almeno finché O’Neale mettendo a segno due punti in corsa contro Howard che l’affiancava ma non riusciva a compier l’ultimo sforzo in stoppata, riportava la bilancia a pari (60-60).
Gli Hornets mettevano a segno un parziale di 7-0 (Marvin da tre, turnaround di Batum in arretramento e MKG a rimbalzo offensivo che segnava da sotto facendo esultare Jordan) ma ne prendevano uno contro d’egual cifra chiuso da Mitchell in open 3.
Howard mancava un facile appoggio, un po’ sbilanciato sulla precedente palla agguantata e commettendo fallo andava a risedersi in panchina.
Lamb ci portava sul +1, Mitchell si sedeva anch’esso sulla propria bench ma Hood da tre segnava il sorpasso sul 68-70.
Graham provava a imitare l’avversario ma sbagliava il frontale, rimbalzo teso, recupero del nostro panchinaro che in corsa costringeva il lungo a lasciare a Kaminsky il lato vicino a canestro per la comoda dunk.
Nel minuto finale i Jazz andavano sul più due ma erano raggiunti da un bel turnaround su una gamba in uno contro uno di Kaminsky e superati da Graham che passava in mezzo a Ingles e Hood prima di ricever l’intervento falloso lo faceva sbagliare un canestro già fatto.
Due liberi a :01.6 comunque assegnati e realizzati che chiudevano anche la terza frazione sul 74-72.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Lamb a 10:54 apriva le danze nell’ultimo quarto ma il walzer non era noiosamente viennese:
I Jazz reagivano trovando il pareggio dalla linea dei personali con Udoh (1/2) dopo un rimbalzo offensivo.
Gli Hornets ripartivano e su un’azione convulsa nella quale Marvin dall’angolo sinistro mancava due piazzati, ricavavano comunque il rimbalzo offensivo di Kaminsky bravo a depositare da due passi a 8:30.
Un brutto passaggio di Ingles era intuito da Williams che scattando in transizione dopo essersi impossessato della spicchiata era fermato all’altezza di centrocampo da un antisportivo di Jerebko.
Due liberi a segno per il +4 nonostante il successivo errore al tiro di Walker.
Hood per il -2 rischiava di mettere i prodromi far ripareggiare i suoi perché Walker con un cattivo passaggio innescava la transizione, ma uno schermo di Kaminsky e un veloce Carter-Williams che arrivava prima sulla palla cambiavano le sorti del match insieme a Williams che colpendo da tre punti da destra issava la squadra del North Carolina sul +5.
Una chiamata degli arbitri contro Frank che subiva uno sfondamento era sommersa dai fischi, Hood andava comunque in lunetta a segnare l’83-80 prima che in attacco si rinnovasse la sfida eterna lungo/piccolo:
Udoh contro Walker… ad avere la meglio era il secondo che dopo aver tambureggiato il palleggio si spostava per tirare sul letale pullup che non lasciava scampo al difensore. Finita?
Nemmeno per sogno… si soffriva ancora con Mitchell a completare l’opera aggancio; tre punti over Kemba per l’85 pari a 5:57 dal termine.
Su una rimessa laterale lo scatto e l’appoggio di Lamb in qualche maniera perché contrastato e l’elbow jumper di Batum creavano il nuovo vantaggio, decisivo nel rush finale.
Mitchell perdeva le forze oltre un paio di palloni e tirando un air-ball da tre punti faceva passare il tempo nell’era Howard che guadagnava ben sei liberi realizzandone solamente uno compreso lo 0/2 a 2:16 dal termine che faceva vibrare il ferro dopo le vibranti –ma ingiuste e inutili – proteste di Favors (abile a stoppare qualche minuto prima proprio un gancetto del nostro centro) che toccava nettamente Howard.
La benzina finiva per tutti i Jazz, ma in particolare a Mitchell che si faceva soffiare la palla da MKG, che correva come una gazzella inseguita da un leone ma si staccava come un razzo dopo il coast to coast per la schiacciata del 92-87.
Mitchell da tre andava lungo mentre dall’altra parte in avanzamento Batum con un no look serviva dietro le quinte Marvin che passava il ferro sulla linea di fondo depositando il +7.
Howard e Mitchell si scambiavano in lunetta l’1/2, poi passava solamente un secondo quando sulla rimessa Kemba riceveva trovandosi per terra sulla spinta del rookie.
1:09 due FT insaccati, gara chiusa sul 97-88, solamente ritoccata nel punteggio da ulteriori liberi del capitano a 1:01.
Utah alzava bandiera bianca, mentre gli Hornets guadagnavano una preziosa vittoria alla quale dovranno cercar di dar continuità solamente tra venti ore contro i Thunder.
 
Pagelle
 
Walker: 7
22 pt., 2 rimbalzi, 6 assist. Finisce con 5/14 al tiro ma è ispirato da fuori (4/6). Un +17 di plus minus. Primo tempo migliore, poi su una ricaduta in un’azione accusa qualche problema fisico che lo limita un po’ nel finale non impedendogli comunque di servire assist o infilare un pullup dei suoi contro Udoh. Kemba va a finire su Mitchell per pressarlo maggiormente come piccolo più rapido, dando il cambio a MKG con esiti alterni, ma alla fine la spunta.
 
Batum: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. 5/11 al tiro. Si riprende un pochino nel finale dopo esser partito bene e aver messo nel mezzo una tripla che serviva a staccare all’intervallo i Jazz. Bell’assist per Marvin Williams per il 94-87, gioca una discreta gara sotto gli occhi di MJ.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 2 rubate. 3/7 al tiro ma un 6/6 importante dalla linea. Energia, transizioni e una steal nel finale importantissima sul top scorer avversario. Non funziona benissimo all’inizio quando prende Mitchell ma sicuramente contribuisce a stancarlo.
 
M. Williams: 7
15 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate. 5/11 dal campo, 3/8 da fuori. Normali cifre sino a un certo punto del match ma alcune steal e triple sono di vitale importanza. Bene anche a rimbalzo, l’unica cosa inguardabile della serata è l’intervista a fine gara. Sembra abbia ingoiato il Beep Beep per quanto spara velocemente le parole con una voce stridula che sembra uscire dal demonio facendo visibilmente da contrasto al suo corpo.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Marvin Williams #2 of the Charlotte Hornets shoots the ball against Thabo Sefolosha #22 of the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Howard: 6
8 pt., 13 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Prende tre stoppate, limita i turnover a 2 e chiude con un 4/10 dalla lunetta. Molti dei tiri sono nel finale. Per fortuna i suoi errori non pesano e gli Hornets vincono. Bene a rimbalzo difensivo, in attacco non tiene quasi un pallone catturandone solamente due. La sua presenza in difesa è comunque importante. Una mega stoppata su Hood con la sfera al vertice della troposfera prima della ricaduta.
 
Kaminsky: 7
16 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Si prende parecchi tiri. Non tutti saggiamente ma finisce con un 6/13 incluso un turnaround avvincente e vincente per il 72 pari. Bene dalla linea (3/3), bene nei movimenti dalle parti del pitturato. Importante continui a segnare per la squadra.
 
Lamb: 7
11 pt., 8 rimbalzi, 1 assist. Gioca solo 21 minuti ma fa 5/8 dal campo infilando un appoggio decisivo su un suo scatto che lancia gli Hornets nel finale. Preciso e presente a rimbalzo, rattoppa le lacune difensive degli Hornets in fase realizzativa quando i big non ci sono.
 
Carter-Williams: 6,5
2 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Serata da tuttofare in soli 13 minuti. Veloce recupero che cambia probabilmente un po’ le sorti al match.
 
O’Bryant: 5,5
0 pt. (0/2). Serata da soli 7 minuti per Jonny, il quale prende un paio di tiri, compresa una mattonata lunga da tre. Incolore anche se è paradossale, lo so…
 
Graham: 6
2 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. 0/2 al tiro per il neo firmatario (almeno sull’estensione fino alla fine dell’anno) ma 2/2 quasi sulla sirena a fine secondo quarto ottenuto dalla linea dopo aver preso una bella iniziativa in dribbling dalla destra per passere Ingles e Hood. Poco altro, anche se, non sempre le ciambelle difensive gli riescono con il buco. Scelte rapide determinate dalle situazioni non gli permettono di sdoppiarsi.
 
Coach St. Silas: 6,5
Una buona partita con gli Hornets che nel finale ricavano energie nervose per andare a rubare palloni ai Jazz e difendere in maniera adeguata dopo aver sofferto Mitchell tutta la partita. Sono le ultime partite come Head Coach perché Clifford scalpita per il rientro dopo aver dichiarato di sentirsi una persona differente. Sta meglio, speriamo che anche gli Hornets tornino in simbiosi in piena salute.

InstaGraham

Mentre le voci (per ora francamente assurde nei termini di scambio ipotetici) su un possibile addio, anche imminente di Walker si sprecano, gli Charlotte Hornets hanno deciso di garantire pienamente il contratto – in scadenza il 29 giugno – dell’ala Treveon Graham.

Graham in una recente foto tratta dal suo profilo Instagram.

 
Il contratto del giovane giocatore nato il 28 ottobre 1993 è divenuto garantito ieri, mercoledì 10 gennaio, anche se per la rinuncia gli Hornets, sarebbero dovuti intervenire entro il 7 gennaio.
Treveon percepirà quindi 1,3 milioni in questa stagione.
Probabilmente ora sarà felice e soddisfatto come i suoi procuratori Ron Shade e Jeff Austin, quest’ultimo procuratore anche dei vari Stephen Curry, Ryan Anderson, Wesley Matthews, Giannis Antetokounmpo, David West, ecc.
Se gli Hornets volessero estendere ancora il contratto all’ex VCU dovrebbero versare 1,8 milioni.
 
Andato undrafted, nell’agosto 2015 i Jazz lo presero ma lo rilasciarono il 20 ottobre, così gli Hornets il 26 luglio 2016 lo misero sotto contratto.
Lo scorso anno in 7 minuti di media segnò 2,1 punti a partita mentre quest’anno, con 17,2 minuti di media a disposizione, ha fatto registrare ben 5,3 pt. a match.
 
198 cm, SG/SF, di mano destra, sta tirando con il 44,5% dal campo (49/110), il 44,7% da tre punti (21/47)… giocando 26 partite a oggi contro le 27 totali della stagione precedente.
Il career high è stato ottenuto in una sfida contro i Bucks (14 punti).
Con la crescita estiva, l’energetico Graham è divenuto in breve tempo da comparsa a panchinaro stabile in rotazione grazie alla sua applicazione difensiva e alla buona mano da fuori..
 
Dopo aver firmato il contratto garantito, Graham ha pubblicato una foto sul suo Instagram con la didascalia:
“Disciplina e costanza sono le doti che mi hanno portato qui, non me ne andrò via!”

La foto con l’enunciato didascalico su Instagram di Graham.

Il collegamento lla sua pagina:
 
Alla fine Graham ha colto il suo momento o instagraham meritatamente.
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Game 39: Charlotte Hornets Vs Dallas Mavericks 111-115

 
Altra frenata che potrebbe risultare fatale per le speranze di riagguantare una stagione sfuggita di mano ben presto.
Gli Hornets gettano alle ortiche il buon lavoro svolto in trasferta cadendo in casa nell’ex fortino Spectrum Center, divenuto terra di conquista anche per i pur derelitti Mavericks che hanno giocato usando bene le loro armi trovando una serata super di Y. Ferrell che ha chiuso con 22 punti tirando solo da tre dal campo con il 70% (7/10).
Il solito “fenomeno” di turno che disgraziatamente capita agli Hornets che hanno sofferto però anche il più quotato Barnes nel finale (25 punti), mentre Nowitzki è andato per i suoi 19 pt. seguito da Dennis Smith Jr. con 15.
Non sono valsi a nulla i 41 punti di Walker – in 37 minuti – che non ha evitato l’ennesima sconfitta a una squadra che avrebbe bisogno di un refresh in quintetto.
35 i punti segnati dagli altri quattro componenti (14/26 contro i 16/28 di Kemba)…
Dwight ha messo un 5/5 dal campo ma è stato decisivo in negativo con un terrificante 5/18 dalla linea dei liberi.
Dopo una buona partenza, gli Hornets sono finiti sotto per andarsi a giocare il solito finale punto a punto che come nel 90% dei casi, ha visto prevalere il team opposto.
I 16 assist contro i 23 dei Mavericks e il 15/30 dalla linea per i nostri, hanno compromesso le possibilità di una vittoria comoda.
Come scriveva l’amico Matteo, c’è da guardarsi attorno e chissà se il GM Cho, inquadrato e presente allo Spectrum Center stasera non si sia fatto qualche idea…

Alcune Honeybees a inizio partita. Rimangono la parte migliore vedendo le prestazioni sul parquet di qualche giocatore…

Gli Hornets giocavano con il solito quintetto composto da Walker, Batum, MKG, Williams e Howard.

La formazione iniziale dei Mavs.

La partita
 
Gran partenza degli Hornets che alla prima occasione facevano centro con un’entrata decisa di MKG che appoggiava in fing and roll destro.
Hornets che raddoppiavano con un gancetto laterale destro di Howard, il quale andava a vuoto poco più tardi dalla linea dei personali (iniziando a mostrare il trend negativo della serata), ma anche Dallas non segnava continuando a rimanere fredda in attacco, succedeva così che un’altra entrata, questa volta di Walker, fosse utile per ottenere il 7-0 con l’addizionale dopo il time-out chiamato da Carlisle. Dallas sbagliava il quarto tiro su quattro mentre Walker in ritmo dal mid range sinistro s’inventava il jumper del 9-0 (4/4 dal campo per gli Hornets).
I Mavs però segnavano il primo canestro a 9:15 con un jumper frontale di D. Smith Il 9-2 svegliava i Mavericks che subivano ancora un canestro di Williams in appoggio grazie a un passaggio di quelli smarcanti di Howard (raddoppiato). Con tre bombe, l’ultima di Barnes dall’angolo sinistro, la squadra ospite si riportava incredibilmente in partita raggiungendo la parità a quota 11.
A tornare in vantaggio erano però i Calabroni con un ½ di Howard dalla linea a 6:48 (fallo di Barnes sull’appoggio tentato), punteggio ritoccato da MKG con un tocco in avvicinamento (14-11).
Un paio di canestri a testa prima che Howard con un colpo d’ala cancellasse le velleità di D. Smith in entrata, Kemba passava alla modalità attacco trovando il canestro anche nel traffico all’ora di punta.
Hornets che riprendevano il largo con un piazzato di MKG a destra (4:12) più seconda clamorosa stoppata di Howard (di sinistra in recupero) su Harris questa volta.
Dwight continuava il suo big moment andando a schiacciare al volo dopo un maldestro tentativo della difesa dei blu (3:45, 22-13), in più a centrocampo soffiando pala a Mejri andava a prodursi in una thunder dunk che ci issava sopra di 9 punti.
Le distanze rimanevano inalterate in una sorta d’elastico che vedeva un indiavolato Kemba andare a segno un paio di volte.
Il banker a 1:23 mandava il tabellone sul 26-17 facendo registrare l’undicesimo punto del capitano che tuttavia assisteva a una tripla di Ferrell prima d’esultare per un tiro di Lamb a fil di sirena dalla media dopo aver arrestato il crossover.
28-20 dopo i primi 12 minuti giocando bene.

Kemba in entrata va a segnare due dei suoi 41 pt. totali.

 
Iniziava male il secondo quarto con una possibile giocata di Harris da tre punti per fallo di O’Bryant dopo soli 11 secondi.
Il libero aggiuntivo era fallito ma il nostro numero 8 mancava anche la tripla tirando un air-ball, mentre dall’altra parte l’inossidabile tedesco dei Mavericks non sbagliava a 11:25 contrastando efficacemente il precedente strappo degli Hornets.
Kaminsky otteneva due punti in avvicinamento in jumper dopo aver fatto saltare Harris sulla partenza, ma il difensore si trasformava in splendido attaccante chiudendo in reverse layup dopo aver battuto facilmente Monk sulla partenza.
A 10:23 Graham dava un po’ di respiro buttando dentro tre punti dall’angolo destro per il 33-26.
Nowitzki in fade-away nel pitturato aveva vita facile su Monk che ben presto tornava a scaldar la panca mentre a 9:23 Kaminsky metteva la bomba del 36-30.
Il nuovo avvicinamento di Dallas era targato Barnes che a 7:03 trovava il deserto davanti alla top of the key.
Tripla “facile” per il 38-36.
Mejri con un ½ avvicinava la squadra di Carlisle che non si accontentava di passare per la prima volta in vantaggio a 6:11 con Barea ma allungava a 5:09 con la replica del piccolo per il 38-43.
Kemba rispondeva subito da tre punti ma una transizione facile Mejri/Barea dava la possibilità d’appoggio indisturbato alla secolare PG maverina.
Il time-out a 4:34 di Silas sul -5 (40-45) non serviva a molto, gli Hornets peggioravano le cose perché Howard tornando diverse volte in lunetta andava spesso a vuoto ricavando un totale di 3/12 quando la partita passava sul 47-57. Nell’ultimo minuto Batum segnava i suoi primi due punti (:34.1) grazie a un passaggio lungolinea di Walker.
Si finiva con una transizione sprecata che Dallas sfruttava per una contro-transizione da due punti ma Walker sulla a :01.9 riusciva a battere la luce rossa e la difesa dopo uno spin appoggiando al vetro il 52-59 che ci riportava almeno su un -7 più abbordabile da recuperare nei secondi 24 minuti.
Walker 21 pt., resto del quintetto 19 con uno 0-7 nei fast break…

Un Kemba Walker visto da me. L’alieno segnerà 41 punti ma la base dei Mavs reggerà nonostante le mitragliate del capitano.

 
Il secondo tempo iniziava bene con un passaggio schiacciato di Howard fuori per il catch n’shoot di Williams che caricava tripla e squadra ma a 11:03 Nowitzki con una bomba dalla parabola alta non faceva nemmeno toccare l’anello alla sfera riuscendo a passare direttamente al centro della retina.
Howard forzava ancora sotto ma la strategia di caricar di falli i Mavs (altro fallo del tedesco) si rivelava arma a doppio taglio.
Il nostro numero 12 riproponeva i suoi numeri con una barra diagonale in mezzo mentre Ferrell continuava a esser micidiale da fuori.
Tripla immediata per il 56-65 contrastata da un morbido tiro del capitano che ringraziava ferro e plexiglass vedendo accomodarsi la spicchiata nel cotone.
A 9:29 Kemba continuava a essere l’unico materiale sicuro per la produzione di punti, questa volta in transizione da tre punti battezzava la difesa blu che incassando il 61-65 si allarmava andando a segnare due pt. con Barnes e altrettanti son Smith, il quale saltava netto in crossover con hesitation MKG, via libera per il facile 61-69.
Howard a 8:25 entrava senza opposizione (il tedesco se ne guardava bene dal commettere un altro fallo) per schiacciare con una flash dunk bimane ma Ferrell continuava la sua clamorosa partita fuori dall’arco da tre punti realizzando la sesta tripla su sette per il 63-72.
Partita che sembrava sfuggire nuovamente ai Calabroni che tornavano a punger con Kemba in coast to coast e un paio di volte con MKG, prima gancetto nel viola che freddava Smith, poi appoggio in transizione di destro.
Il parziale di 6-0 diminuiva il gap a tre punti (69-72) ma ancora una volta si assisteva allo strappo dei Fuorilegge che prima segnavano con Barnes da due, poi un’altra surreale tripla, nemmeno in ritmo di Ferrell (6/7 da fuori) che diceva 69-77.
Howard a spallate s’infilava dalla destra in area per appoggiare due punti a 3:26.
Kleba con un flipper jumper faceva disperare la tifoseria di Charlotte che cercava disperatamente di rientrare; dentro Graham e Lamb a 2:59, nulla da fare per il tentativo da tre punti del primo, in più su una difesa onesta di Walker su J.J. Barea (probabilmente un leggero tocco sul tiro c’era) dava modo agli arbitri di consentire al veterano di battere un tecnico in più.
Sprecato il tecnico ma non i due liberi Dallas incassava nel finale (1:02) un canestro di Lamb che quasi scivolava, ma recuperava tenendo fisso il piede perno e roteando in uno contro uno trovava anche spazio per realizzare. Hornets che continuavano a rimontare con una steal di Kemba su Barea, Lamb attaccava Kleba che concedeva due FT realizzati dal nostro numero tre per il 77-81.
Chiudeva Harris con un 2/2 a gioco fermo per il 77-83.

Howard prova a fermare Barnes. Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images

 
Ultimo quarto che iniziava con il giro di triple firmate nell’ordine; Kaminsky, Nowitzki e Monk a 10:18 dopo un bel gioco di passaggi per liberarlo.
-3 grazie al wide open dell’83-86 da parte del rookie, -1 grazie a un appoggio senza parabola di MCW che Powell stoppava, ma in goaltending secondo la terna.
Arrivava poco più tardi anche un tecnico contro Dallas ma Lamb fallendolo lasciava invariate le distanze.
Jeremy però cercava subito personale rivincita realizzando da fuori a 9.09.
La sagitta attraversava la retina trovando l’aggancio a quota 88.
Powell con due FT metteva dentro l’88-90 ma il talentuoso Lamb, ancora lui, in appoggio dalla baseline sinistra usava il corpo per reggere la difesa fisica di Powell salendo oltre il raddoppio del piccolo Ferrell.
Giocata da due punti più fallo. Libero realizzato e Hornets in vantaggio dopo molto tempo, trascorreva poco però perché l’eterno Nowitzki sfruttasse due mismatch contro Monk e MCW andando a realizzare due dei suoi classici tiri. Cambiando lato ma non risultato ci pensava Monk a 6:33 a pareggiare a mezzo bombarda.
La partita proseguiva sulla via dell’equilibrio sino al 98 pari, poi entrava in sena Barnes che dalla 3 zone territory infilava il cesto e altri due punti venivano estratti dal mid range nonostante Walker nel mezzo avesse trovato il canestro slalomeggiando.
Dwight si mangiava un put back facile facile ma guadagnava due FT.
Ormai in panico, con la popolazione hornettiana presente a rumoreggiare, li mancava.
Dall’altra parte il giovane Smith costringeva al fallo in recupero MKG che non riusciva a tener bene n velocità.
Dal possibile -1 al -5 (100-105) a soli 2:32 dalla fine.
Un off-balance impossibile di Batum in uno contro uno dalla sinistra dava speranze ma su un possibile rimbalzo difensivo, Howard, con la palla tra le mani, se la lasciava portar via dal marocchino Mejri che probabilmente commetteva anche fallo ma mentre gli arbitri non se ne avvedevano sull’azione arrivava probabilmente la giocata della partita; tripla di Ferrell per il 102-108.
Kemba da due salutava Mejiri, poi ancora Barnes ne metteva due distruggendo Williams.
104-110, situazione disperata anche perché MKG a soli :44.9 dalla fine splittando dalla lunetta ci lasciava sul -5. Mejri usciva per falli, intanto gli Hornets a metà campo formavano barriera; Marvin saltando intercettava una palla allungata da MKG e portata avanti da Walker che chiudeva realizzando due punti.
Fallo subitaneo su Smith che splittando lasciava quattro punti di margine a Dallas sulla difesa.
A :31.7 si bloccava il cronometro.
Fallo di Kleba entrato a sostituir il numero 50 sulla drive di Walker. Giocata da tre punti e -1.
Dallas provava a risolver la situazione con la velocità di Smith, leggero tocco di Kemba e due FT a :15.7.
Questa volta anche con il 2/2 ci dava la possibilità di poter pareggiare.
Time-out e successivo tentativo di Walker da fuori che si spegneva sul ferro.
Howard recuperava il rimbalzo presentandosi in lunetta dopo aver subito fallo.
Primo a vuoto, istruzioni dalla panchina di tentar di metter il secondo, cosa che Howard eseguiva.
-2 ma con :10.2 sul cronometro.
Fallo necessario su Barnes un paio di secondi più tardi. L’ex Tar Heels chiudeva i conti non sbagliando.
111-115 era l’amaro finale.
 
Pagelle
 
Walker: 8
41 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Perfetto ai liberi, 16/28 dal campo, 1 solo turnover. Lo penalizzano nello scambio falli difesa/attacco non giudicati due/tre volte con lo stesso metro con il quale gli fischiano giustamente contro in difesa. Gioca con facilità irridente segnando come vuole. Un’altra prova monumentale che non serve.
 
Batum: 4
4 pt., 7 rimbalzi, 1 assist. Guadagna il doppio di Kemba ma non fa nemmeno la metà, fa pietà. Di origine africana, assomiglia a una di quelle cavallette che infestano il Sahara ormai. Giudizio forse molto duro ma credo che a Charlotte siano stanchi di vedere prove del genere. Unico spunto nel finale con un bel canestro ma 2/9 dal campo in 31 minuti… Nuovo anno, vecchio Batum, ombra di quel che fu nel primo anno.
 
Kidd-Gilchrist: 5
11 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. 5/9 dal campo, 2 turnover e un libero cruciale sbagliato nel finale. Difesa in affanno. Si fa battere un paio di volte dalla velocità di Smith, paradossalmente meglio in attacco che in difesa.
 
M. Williams: 4
5 pt., 6 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Spende tre falli ma compie una difesa troppo pulita nel duello tra Tar Heels con Barnes. Un fallo di quelli giusti ci sarebbe stato per non consentire a Barnes di tirare ogni volta in maniera tranquilla. Gli sta addosso e gioca fisico, ma troppo pulito. Non riesce a fermarlo, anche se è il giocatore di Rick Carlisle a metterci molto del suo.
 
Howard: 4,5
15 pt., 12 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 4 stoppate. Da cubo di Rubik (un rompicapo) dargli un giudizio. Aggiungendo il 5/5 dal campo, un giocatore in doppia doppia sarebbe da 7 almeno, invece commette 3 turnover ma soprattutto segna solamente 5 dei 18 FT guadagnati. Fallisce il test psicoattitudinale. Sotto pressione s’incanta e tira liberi come se stesse partecipando a una caccia al piccione. Purtroppo dopo i progressi mostrati dalla lunetta incappa in una serata no. Male anche sulla difesa della palla nel finale quando si fa strappar palla, anche se sembrerebbe con un fallo. In difesa pianta 4 belle stoppate.
 
Lamb: 6,5
12 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 4/8 in 22 minuti, il suo apporto in termini di punti lo da. Gioca un po’ con il freno a mano tirato negli ultimi suoi minuti sul parquet essendo giunto al quinto fallo.
 
Graham: 6
5 pt., 3 rimbalzi. Chiude con un 2/4 in 16 minuti il lottatore Graham. Partita sufficiente, dimostra buona mano se lo pescano in angolo.
 
Kaminsky: 6,5
10 pt., 1 rimbalzo. 4/10 dal campo in 18 minuti. Non mi è dispiaciuto con i suoi canestri, buona rotazione della palla sulle triple realizzate, pump fake iniziali per andare dentro….
 
O’Bryant: 5
0 pt., 1 rimbalzo. Prova in due minuti un tiraccio e commette anche un fallo. Esce subito…
 
Carter-Williams: 5,5
2 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. 1/3 al tiro senza nemmeno far entrar la palla nel cesto. 4 falli spesi in 10 minuti e -4 di plus/minus.
 
Monk: 6
6 pt., 2 assist in 11 minuti. 2/4 dal campo con un paio di triple che servono in momenti importanti, la difesa però non è buona ma soprattutto fortunata nella sera.
 
Coach S. Silas: 6
Le facce che fa sono smorfie da telefilm comico americano. Effettivamente gli Hornets in alcuni frangenti fanno penare, altre volte sono dedicate agli arbitri impegnati in sit comedy. Non molto da dire sui falli chiamati contro Charlotte, però, saranno sfuggiti, su due/tre situazioni dubbie (come un tentativo da tre di Kemba con chiaro gesto di un arbitro a parlar di sfioramento dopo il tiro) non mi pare sia stato applicato lo stesso metro. La colpa però è nostra se abbiamo perso. La strategia su Howard si è rivelata inadatta sfortunatamente nonostante il dominio fisico. Senza l’apporto tecnico stasera gli Hornets son tornati al basket delle caverne.

Il Vangelo secondo “Matteo”.

Mentre il mercato sta per tornare nel vivo e si rincorrono le sirene di eventuali trade da sogno o da incubo (Walker, Lamb eventualmente), abbiamo avuto un po’ di giorni di stacco dal basket giocato per gli Hornets, tanto da preparare un pezzo per fare il punto (dopo una serie di quattro trasferte e tre vittorie in trasferta che hanno rivitalizzato i Calabroni, ancora imbattuti in questo 2018 – domani notte torneremo a giocar contro Dallas -) della situazione con l’amico Matteo.
Sperando che i nuovi Hornets ribaltino completamente il record del 2017, la classifica attuale langue, i guerrieri si sono (io spero “ si erano”) persi sulla pista del bisonte, per citare “Faber”…
Vorrei fare quindi far sentire anche “la voce” dell’amico Matteo (qualcosa che non sia il mio monostorytelling, insomma), persona genuina, diretta, sincera e divertente.
Parlando di basket la trovo persona competente, allena per diletto, suppongo (dirà lui), in tandem una squadra di ragazzi dalle sue parti.
Per me il basket, oltre all’Olimpo dei professionisti (in particolare della NBA) è fatto da una moltitudine di sfaccettature che a più miti livelli compongono il substrato passionale e incarnano il più puro spirito del gioco, anche nel playground o nello sterrato più sperso sul pianeta con un simil anello di fortuna vive l’essenza di uno sport che va dal rilassante tiro in solitudine all’ereditato spirito di antiche battaglie campali.
Laddove qualcuno potrebbe trovare nel professionismo un compromesso tra soldi e ardore sportivo (chi segue Charlotte avrà in mente giusto un paio di nomi nello scorso anno che ricalcano il modello descritto), nel basket senza percepir denaro questa tara scompare.
Terzo allenatore intervistato (se non erro) con il quale parleremo della situazione di Charlotte.
Il Vangelo secondo Matteo, insomma…
 
1D) Più che una domanda, la prima sarà necessariamente un discorso di presentazione.
Anni (circa, se posso, di solito non si chiedono alle donne), zona, hobby e quant’altro vorrà dirci per fasci conoscere meglio, ma soprattutto… come passa il tempo e perché il basket come compagno di viaggio?
 
1R) “Mi chiamo Matteo, ho 34 anni e sono di Modena.
Tralasciando il lavoro (che “occupa” gran parte del mio tempo giornaliero/settimanale), il – poco – tempo restante lo dedico alla pallacanestro, vera e propria passione che coltivo fin da quando ero bambino.”
 
 
2D) Come mai, parlando di basket NBA, la scelta di Charlotte?
Un tempo era anche una moda… negli anni ’90 personalmente ricordo bene tra P.zza Duomo e San Babila (parlo di Milano), nugoli di giovani coetanei con cappellini dall’inconfondibile color teal accompagnati da tese a volte viola, a volte nere.
Oggi per un ragazzo giovane interessato al basket è difficile accostarsi a una squadra, che, nonostante abbia il presidente più iconico del basket, fa veramente troppa fatica.
Oltre alla scelta, che potrebbe esser stata determinata da questioni anagrafiche, perché è rimasto legato a questi colori?
 
2R) “Perché Charlotte?
Un pomeriggio del 1993 (ricordo ancora distintamente quel giorno), accompagnai mio padre a fare compere.
Ammaliato dalla vetrina di un noto negozio di articoli sportivi di Modena, entrai per dare un’occhiata mentre fantasticavo su quando anch’io avrei sfondato un giorno nel basket professionistico (chi non l’ha fatto?), tra scarpe, canotte, fascette, ecc., all’improvviso il mio sguardo cadde in un angolino dove vi erano appesi dei cappellini…
Ve ne erano una moltitudine:
Lakers, Celtics, Bulls, NY, ecc. e poi uno strano, mai visto…
Azzurro con in mezzo un calabrone che palleggiava ghignando”…

Uno dei tanti modeli dei cappellini con il logo degli Hornets che invadevano la metà degli anni ’90.

E’ stato amore a prima vista.
Da quel giorno ho iniziato a seguire le vicissitudini degli Charlotte Hornets, cosa che faccio tuttora con ancora più foga.”
 
 
3D) Domanda fiume sul progetto…
Passiamo alle note dolenti rappresentate dalla passione comune, ovvero la Charlotte 2.0.
Siamo, dopo quattro anni dal progetto di Jordan, “ereditato” dall’ultima buona stagione dei Bobcats, arrivati forse a uno dei punti più neri della nostra storia attuale (togliendo le ultime quattro partite).
Trattando l’argomento ad ampio respiro, risalendo alla stagione 2014/15, nelle nostre fila militavano già; Walker, Kidd-Gilchrist e Marvin Williams, tra i titolari, oltre a Zeller che è uno dei giocatori più utilizzati da Clifford dalla panchina ed ex titolare (oggi infortunato).
Tre sono state scelte alte ai Draft degli Hornets e M. Williams è ancora tra noi per una sorta d’intoccabilità dovuta alla sua professionalità, tuttavia, dopo il crollo avvenuto tra gennaio e febbraio dello scorso anno che ci ha fatto scivolare fuori dai playoffs, quest’anno l’arrivo di Howard avrebbe dovuto garantirci almeno la partecipazione alla postseason senza troppo soffrire, invece navighiamo pericolosamente tra le acque bassissime del fondo classifica a Est.
Mentre scrivo, solo i Nets che arrivano da una disastrata stagione, i Bulls, i Magic e gli Hawks che in estate hanno smobilitato per ricostruir domani, occupano posizioni inferiori in classifica.
Abbiamo, è vero, giocato contro signore squadre come San Antonio, Minnesota, Golden State e squadre che stavano facendo bene nel momento nel quale sono state affrontate (vedi Orlando, Memphis e Detroit).
In alcune gare, dopo aver accumulato molti punti di vantaggio, siamo crollati (New York, Boston senza Hayward, Horford e Irving che ha giocato quasi due minuti solamente, L.A. Clippers).
Con Chicago poi sono arrivati due stop pesanti al fotofinish. Quali, secondo lei, fermandoci a squadra e allenatore, le cause di queste sconfitte e più in generale del momento no coinciso con i primi di gennaio dello scorso anno?
Per completare il quadro, girando su internet, nei giorni precedenti all’uscita di scena di Clifford (problemi di salute per il coach) ho letto tante critiche verso di lui.
Non ha avuto Batum per esser a pieno organico, poi è rientrato e ha perso Walker, infine Zeller…
Come giudica l’operato di GM e presidente?
E’ adeguato il roster messogli a disposizione?
Jordan è stata la persona meno vicina al suolo come giocatore, onusto di gloria, ma come presidente sfortunatamente al momento sta barcamenandosi.
Ha concesso in estate un’altra possibilità al GM Cho, il quale ha fallito per due anni su tre l’approdo ai playoffs e ora sembra la situazione sia oscurata ancora una volta, sebbene l’energia delle ultime sfide…
Abbiamo preso Howard come primo grande colpo del mercato ma, dopo di ciò, Cho si è fermato.
Ha rimediato all’errore del mega contratto di Miles Plumlee, ma poi siamo stati vittime del suo immobilismo.
“Trader Cho” sarebbe il suo soprannome, ma da un po’ non scambia più molto, almeno… pezzi pesanti.
Con tutta la simpatia per l’uomo, se non erro, il fratello lavorava di notte per sostenere la famiglia, mi sembra che Cho si sia mangiato grossa parte della sua attendibilità. Dopo l’avvio con Seattle/OKC e la parentesi a Portland, nemmeno conclusa l’annata, anche se ingenerosamente, si fissa a Charlotte nell’estate 2011.
Logico che Cho sia ormai confidente con Jordan ma l’entusiasmo che c’era per la nuova avventura di Charlotte svanirà presto se non arriveranno anche dei risultati a dirci che se non una dinastia.
Almeno esiste anche un progetto sportivo.
Quali sono secondo lei le colpe di uno e dell’altro?
 
3R) “Il discorso è parecchio ampio e mi sembra ingiusto e del tutto errato cercare un solo responsabile.
Diciamo che tra società e squadra le colpe sono da dividere fifty fifty.
Mi spiego meglio…
Il più grosso “j’accuse” che muovo alla società è l’immobilismo.
Negli ultimi anni Cho ha chiuso 3/4 trade, troppo poco dato che movimenti così “sporadici” possono essere concessi a squadre bisognose di ritocchi minimi o d’innesti precisi.
Nel nostro caso c’era (e c’è) bisogno di un refresh quasi totale tenendo ben focalizzato ciò che si vuole raggiungere. Restando con la stessa ossatura (mediocre) per più anni si rischia di arrivare a uno stallo (classica situazione limbo) che non porta a nulla se non a denotare una totale mancanza di progetto.
L’arrivo di Howard è stato tanta roba, ma il resto?
Perché con una free agency importante appena passata non si è provato a fare qualcosa di deciso puntando al “bersaglio” grosso come hanno fatto e stanno facendo squadre come Toronto, Milwaukee, Boston ecc.?
Sembra quasi che la società si accontenti di “partecipare” e questo non è giusto nei confronti dei tifosi che ogni anno dimostrano sempre più attaccamento e amore verso questa franchigia.
Poi la parte tecnica.
Allenatore mediocre che non riesce a dare un’identità e un gioco a un gruppo ormai arrivato alla fine di un ciclo che non merita certi stipendi (Batum su tutti) e forse non merita nemmeno di stare in NBA.
Se si somma il tutto il quadro che si materializza è la situazione attuale.”
 
4D) “Il secondo album è sempre il più difficile” è una strofa di una canzone di Caparezza che s’intitola “Il secondo secondo me” nel quale si parla di luoghi comuni e malcostume.
La riedizione di Charlotte di quest’anno sta ricalcando quella dello scorso anno.
Via un centro, dentro un altro, Monk avrebbe dovuto sopperire alla cessione di Belinelli e le due guardie dietro Kemba sono state cambiate con altrettante scommesse.
Pochi ritocchi su una macchina che non funzionava perfettamente.
Ora l’auto di Charlotte sta scivolando pericolosamente su una mota che potrebbe portarci fuori strada.
Quali potrebbero essere le misure da adottare?
Qui siamo vicini al Fantabasket ma alcune occasioni come quella di Bledsoe o altri potrebbero presentarsi rimanendo vigli.
Squadre i quali giocatori per vari motivi non fanno più parte del progetto e potrebbero essere funzionali a Charlotte ve ne sono secondo lei?
 
4R) “Purtroppo dopo tre anni di alti (pochi) e bassi (tanti), bisogna che la società si guardi in faccia e ammetta che questo progetto (se cosi si vuole chiamare) è stato un sonoro fallimento.
Tralasciando il primo anno con i PO raggiunti, la stagione passata e quella corrente sono decisamente negative.
La squadra ha subito un’involuzione paurosa in termini di gioco a parte pochi elementi (Walker, Lamb e Howard), tutti gli altri sarebbero da scambiare/tradare perché sopravvalutati, a fine carriera o inadeguati per questo livello. Questo avrebbe senso, ma bisogna avere la voglia di farlo (il coraggio aggiungerei io come intervistatore), cosa che a ora sembra mancare.”
 
5D) Ultima domanda.
Tutti hanno idoli.
Anch’io ne ho di sportivi, anche se personalmente, per fortuna, non ho il culto della personalità.
Il mio baskettaro preferito era ed è (anche se non gioca più) Dell Curry, colui che è tornato alla ribalta in questi anni sotto la voce “papà di Steph”.
Comunque sia, quali sono i suoi tre giocatori preferiti degli Hornets All-Time e perché?
 
5R) “3^ posizione: “Zo” Alonzo Mourning (1992-1995)

Mourning (a terra) ha appena scagliato il FT jumper che a pochi decimi dalla fine porterà al trionfo (3-1) sui Celtics nella prima serie playoffs (1993) disputata dai Calabroni. Verrà sommerso da Curry (30), Gill, dal resto dei compagni e se non ricordo male anche da tutto il restante…

Un fenomeno.
Centro che univa tecnica con pura potenza.
Sotto le plance era letale.
Il trio con Larry e Muggsy ha permesso di centrare i PO in poco tempo e per la prima volta nella storia.
L’abbiamo visto giocare troppo poco tempo al Charlotte Coliseum da amico.
Poco dopo divenne un avversario…

 
2^ posizione: Glen Rice (1995-1998)

Coach Cowens lo convinse a buttarsi dentro. Già tiratore dalla tecnica eccezionale, divenne un’arma letale… Fu lui ad arrivare per Mourning proveniente da Miami nel novembre 1995.

Ho ancora la sua canotta n° 41 in casa.
Giocatore pazzesco.
Leader clamoroso e go to guy incredibile.
Il suo tiro era qualcosa di letale.
Primo e unico Hornet a vincere il premio di MVP di un All-Star Game.

 
1^ posizione: Baron Davis(1999-2005)

Attraverseà le due epoche degli Hornets passando da Charlotte a New Orleans mantenendo il suzumebachi no kami (lo spirito del calabrone). Genio polifunzionale, le molle ai piedi, la dinamite nelle braccia. Il barone teal & purple, dopo il primo anno difficile, iniziò fisicamente a volare…

Signore e Signori, il Barone…
Una PG in un corpo di un animale.
Con la palla faceva quello che voleva.
Le serie di PO contro Orlando e Milwaukee sono ancora nitide nella mia testa.
Onnipotenza in 191 cm di uomo.
Ho pianto quando lo hanno ceduto”…

Game 38: Charlotte Hornets @ Los Angeles Lakers 108-94

 
Non è mai troppo tardi è un film di Jack Nicholson e Morgan Freeman uscito nel 2007.
La vicenda narra di un uomo multimilionario e un povero meccanico afroamericano che s’incontrano in ospedale.
L’unico comun denominatore dei due è essere ammalati terminali di tumore.
I due non si rassegnano però all’idea e compilano una lista di cose da compiere che non hanno mai fatto per pigrizia, mancanza di tempo o denaro nel caso di Carter (il meccanico).
I due fuggono dall’ospedale andando incontro ad avventure che faranno riscoprire ai due, ormai usciti dalla routine “tunnel mangiavita”, loro stessi, attraversando la felicità.
Utopia o meno, l’uomo oggi ha deviato pesantemente sulla dottrina utilitaristica e tende a credere che certe cose siano inutili, ma taluni dettagli possono fare la differenza.
Dettagli come riscoprire il piacere di giocare insieme a basket potrebbero rilanciare gli Hornets, team che sicuramente a oggi ha raccolto meno delle proprie possibilità.
La stagione è lunga, ma il “Non è mai troppo tardi” va preso comunque in tempo, anche perché al momento tankare non è un’opzione valida con almeno tre sfide consecutive, non semplicissime ma alla portata.
La sfida era vinta anche dagli Hornets (terza vittoria in quattro trasferte sulla costa Ovest), che, in mancanza di un record positivo si tiravano su le maniche e vincevano nettamente la battaglia a rimbalzo 56-46, di misura quella degli assist 26-24, inoltre il 36,4% da tre contro gli ostinati Lakers che da fuori facevano registrare solamente il 25% (9/36), statistiche che, come i 14 turnover, contro i 16 Lakers, segnavano inevitabilmente la partita a favore degli Hornets.
LAL mostrava un buon Ingram (giocatore offensivo talentuoso) da 22 pt., un battagliero Randle da 15, mentre la coppia Lopez/Ball ne realizzava 11 a testa, anche se il secondo rientrando da sei partite d’inattività giocava “solamente” 27 minuti, tra i più alti minutaggi comunque dai Lakers che erano traditi dalla panchina.

Alex Rodriguez, ma soprattutto Jennifer Lopez in prima fila a Los Angeles per veder la partita.

Howard tirava giù la palla a due ma commetteva un paio di turnover.
I Lakers sbagliavano un paio di volte ma Randle, catturando il rimbalzo offensivo appoggiava al vetro con parabola alta per lo 0-2 a 10:45.
MKG si scatenava per gli Hornets in un inizio in cui le squadre Ingranavano; su L. Ball in area trovava due punti personali, poi una sua steal chiusa su un passaggio di ritorno trovando il tempo per mandare a vuoto i difensori in rientro ci portava in vantaggio prima del pareggio d’Ingram, infine, ancora lui si faceva raddoppiare, scarico fuori per la bomba di Marvin Williams che infilava il 7-4.
A stretto giro di posta arrivava il pareggio con la bomba firmata B. Lopez ma Caldwell-Pope in mismatch difensivo contro Howard, non aveva un’idea brillante nell’abbracciarlo; giocata da tre punti e Hornets nuovamente sul +3.
Le squadre tuttavia segnavano con regolarità e la gara rimaneva punto a punto.
Randle accorciava, Marvin Williams scagliava un’altra bomba stratosferica e MKG in corsa riceveva un passaggio che lo portava a un cutting layup (15-9) sul quale i Lakers chiamavano un time-out.
I Lacustri iniziavano a rientrare nonostante Marvin Williams completasse la trilogia delle triple a 6:21 (18-11) con un siluro compensativo di Lopez dal corner destro e una schiacciata in transizione di Ingram che realizzava dopo un clamoroso errore in appoggio in solitaria sulla precedente azione.
A 5:10 un fast pullup di Kemba ci restituiva 4 punti di margine (20-16), così come il teso filtrante di Kemba per la schiacciata di Howard (22-18).
Dopo un ½ di Howard (fallo di Nance Jr.) un jumper di Clarkson riduceva le distanze al minimo (23-22) ma Hart incrociando in corsa su Lamb in sospensione al tiro lo travolgeva.
Giocata con canestro e tiro libero supplementare che restituiva agli Hornets il +4 prima di un travel di Kuzma.
Da una rimessa dal fondo metà campo Lakers, Lamb usciva dal pitturato per smarcarsi in post alto per un catch’n shoot vincente.
I Lakers nel finale sbagliavano almeno tre volte sulla stessa azione ma Ingram infine sorprendeva la difesa degli Hornets sul finale per fissare il 28-24 dei primi 12 minuti.

Charlotte Hornets forward Michael Kidd-Gilchrist, right, shoots as Los Angeles Lakers center Brook Lopez, left, and guard Lonzo Ball defend during the first half of an NBA basketball game, Friday, Jan. 5, 2018, in Los Angeles.

 
Il secondo quarto iniziava mostrando ciò che sarebbe stata una caratteristica dei Calabroni nel tempo:
La tripla da fuori.
Con qualche problema a bloccare gli schermi da parte dei Lakers che incassavano comunque la prima a 11:42 da Lamb ma su una transizione (diagonale sinistra).
Una collaborazione MCW/Graham in difesa serviva agli Hornets per riconquistare la sfera che proprio MCW cacciava nella retina con una frecciata da tre punti la quale iniziava a far sanguinare i losangelini sul -10 (34-24).
Uno spin seguito da un gancio di Kuzma sulla retta del pitturato destro era buon canestro ma Frank rilasciava la sfera a una mano dal mid range dopo aver lavorato su Clarkson in evidente mismatch.
MCW rimaneva molto attivo: steal e apertura per Kaminsky, il quale passava dai liberi (2/2) per un fallo di Kuzma.
Ball reagiva da tre punti (8:04) battendo un Graham dai riflessi un po’ rallentati, poi toccava a Hart avere il suo momento di gloria su un passaggio dal fondo lungo di Kemba sul quale inserendosi davanti a Lamb compiva una steal.
Jeremy commetteva un clear path.
Hart però splittava e sul possesso di palla seguente il lancio sotto per l’alley-oop possibile si trasformava in palla persa così Lamb in floating segnava il 40-30.
Un’altra palla persa dei Lakers, o meglio, questa volta rubata da Kemba e la transizione con il pullup (6:58) di Graham consigliavano a LAL un altro time-out.
Hart da tre apriva il coperchio ma l’errore, sempre dalla distanza di Caldwell-Pop lo richiudeva perché a 5:52 Lamb partiva da lontano battendo agilmente il proprio marcatore per decollare sulla pista gialla e atterrare dopo una schiacciata paurosa.
Ingram abbandonava la pista e Lamb con il 44-33 si esaltava, infatti, dopo una tripla di Kaminsky a 5:14, toccava a Jeremy (4:31) imitare il compagno dalla lunga. Ancora dalla diagonale sinistra un altro canestro per il numero tre che illuminava il tabellone con altri numeri (50-35).
Batum continuava a sparar male ma Williams mandava a vuoto Lopez in attacco segnando anche a 2:54 in turnaround.
Caldwell-Pope bloccava Batum in generoso rientro sul passaggio football di Kemba, il francese però aveva troppo vantaggio e arrivava il goaltending.
Walker nel finale era semplicemente sublime; entrata sulla quale era ghigliottinato da un passaggio a livello, tiro in acrobazia, tris di arbitri abbagliati dal sole al tramonto su LAL, ma comunque canestro valido.
Poi, dopo la tripla di Clarkson rimanevano ancora dei secondi da giocare per Charlotte; Walker li usava per un crossover in avvicinamento sulla destra; media distanza, arcobaleno perfetto che battendo la luce rossa faceva arrabbiare i difensori gialloviola oltre che a bloccare il punteggio per una decina di minuti sul 63-48.

Charlotte Hornets guard Treveon Graham, left, and Los Angeles Lakers guard Josh Hart reach for a rebound during the first half of an NBA basketball game Friday, Jan. 5, 2018, in Los Angeles. (AP Photo/Mark J. Terrill)(Photo: The Associated Press)

 
Con 15 pt. di vantaggio reggere l’urto era l’imperativo ma Ball scagliava la sfera dentro dopo soli sedici secondi ed il canestro era da tre punti…
Marvin Williams a 11:28 rispondeva con la quarta tripla personale su cinque tentativi…
Randle spingeva via vigorosamente Howard sotto.
Altra situazione più che sospetta sulla quale Silas si lamentava ma i due pt. in schiacciata rimanevamo così come quelli di Howard che in correzione sopra canestro sull’errore del capitano usava l’artiglieria leggera.
A 10:42 arrivava un’altra tripla di Lonzo Ball e Ingram con un lungo due portava a casa il -10 per i suoi (68-58).
Marvin dalla sinistra in corsa affondava un teardrop che sorvolava B. Lopez il quale si vendicava con una tripla ma gli Hornets reggevano a rimbalzo offensivo e su un’apertura di Batum da una seconda possibilità nasceva la tripla di Walker.
Un delitto annullare a 7:55 un’altra frecciata di Kemba che, spinto da Ball, rilasciava la sfera in caduta.
Assurdo canestro annullato, secondo me ingiustamente per la tempistica sul fallo.
Poco male se non per eventuali highlight; Howard correggeva ancora su un altro errore mentre Randle sotto il nostro canestro trovava un’altra occasione per farsi valere mettendo a segno una giocata da tre punti.
MKG aumentava il divario segnando dalla linea di fondo destra in turnaround in stretto uno contro uno, poi con un arresto e tiro frontale riportava al +15 (83-68) gli imenotteri. Ingram salutava Batum ma anche Howard andando oltre il ferro percorrendo la baseline trovava il reverse layup con la protezione dell’anello.
Ring che respingeva però un buon tentativo di Marvin da tre, sulla sfera però convergeva MKG che era abbattuto immediatamente dopo aver catturato un altro rimbalzo offensivo per CHA.
Niente FT ma azione a triangolo che portava Howard in lunetta per un ½ (86-70).
Andava decisamente meglio agli Hornets a 3:34 che grazie a un buon lavoro di squadra costruivano la tripla aperta per Frank sul collasso della difesa gialloviola impegnata a seguire la sfera ai quattro punti cardinali.
La sagitta si conficcava per il massimo vantaggio (+19) e anche se nel finale si assisteva a un bell’alley-oop di Nance Jr. (assist Ingram), Howard, stoppando Kuzma, lasciava il punteggio sul 93-76 prima d’iniziare gli ultimi dodici minuti di garbage.

Lakers forward Corey Brewer tries to block a shot by Hornets forward Trevon Graham during the second half. (Robert Gauthier / Los Angeles Times)

 
Nell’ultimo quarto MCW segnava in partenza 4 pt. (nel mezzo altro alley-oop per Nance Jr.) prima che a 9:22 Lamb caricasse velocemente il fucile per lo sparo da tre punti che mandava in alta quota gli Hornets (101-78).
MCW recuperava un pallone in difesa; transizione due contro uno, alzata classica di Graham sopra il difensore in mezzo al pitturato e schiacciata “da seduto” di Lamb (8:59) da immortalare in fotografia.
A quota 103 però gli Hornets si bloccavano in attacco con la panchina in campo.
Passeranno ben cinque minuti e quattro secondi e rientrerà il backcourt titolare prima che si arresti il letargo degli Hornets, bravi comunque a non subire troppo (0-7 con i Lakers arrivati solamente a 85) rallentando il match.
Opera di MKG ai liberi la ripresa dello score degli Hornets. Quattro FT in due occasioni e tre canestri per il 106-85.
Panchina profonda in campo, Jennifer Lopez a bordo campo era una visione nettamente migliore rispetto a quella di Brook, ma anche lei salutava a poco più di un minuto dalla fine non vedendo gli ultimi canestri che trasportavano il match sul 108-94 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
19 pt., 2 rimbalzi, 7 assist, 4 rubate. Finisce con un 8/17 al tiro in 29 minuti. 3/8 da fuori, canestri difficili e importanti in momenti chiave per respinger gli assalti avversari. Il vero Kemba che mette anche la ciliegina sulla torta con un buzzer beater.
 
Batum: 5,5
4 pt., 3 rimbalzi, 7 assist. 2/9 dal campo e 2 palle perse. Ironia della sorte è colui che detiene il miglior plus/minus (insieme a Kaminsky) con un +15. Un certo equilibrio lo da. Riesce a servire buoni assist ma dal campo mi fa ripetere la famosa frase di Ciccio Graziani in “Campioni”: “Mannaggia a te e a chi te fa giocà!”
 
Kidd-Gilchrist: 7
13 pt., 8 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. In 21 minuti fa molto. 5/9 dal campo, alcune buone difese ma soprattutto con un minutaggio limitato sembra il vecchio MKG, prima maniera con l’aggiunta di più punti, i quali ormai se li procura in diverse maniere.
 
M. Williams: 7,5
16 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Difende bene in una circostanza su Lopez ma è in attacco che compie il suo capolavoro. 4/6 da tre esteso a un 6/9 dal campo. Solido contribuisce a non far rientrare gli avversari oltre che a spinger gli Hornets lontani.
 
Howard: 7
15 pt., 10 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. In qualche caso Randle ha la meglio su di lui, ma spesso restituisce la pariglia. Finisce con 6/11 dal campo e dopo aver perso i primi due palloni giocabili, non commette più un turnover. La squadriglia di Charlotte intorno a lui lo serve e aiuta, così lui va in doppia doppia. Supera nei rimbalzi in carriera un mostro sacro come Barkley.
 
Lamb: 7,5
17 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Ben 7/13 dal campo. Micidiale arciere, si spegne un po’ nel finale, probabilmente stanco. Lo si vede anche sorridere e ridere in panchina finalmente. Buonissima prova per l’arma letale della panchina.
 
Kaminsky: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Il 4/14 dal campo non è esattamente il massimo, ma in una serata del genere gli si perdona anche il tecnico preso dopo il gesto di stizza fatto da terra. Riesce a mettere i suoi punti, magari alla prossima con una percentuale maggiore… Mi piace quando ha spazio e l’avversario dovendo recuperare su di lui, viene battuto dalla sua finta in partenza.
 
Carter-Williams: 7
7 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate, 1 stoppata in 15 minuti. Attivo come il solito o forse di più, fa tutto meglio rispetto il suo standard d’annata. Non ci voleva molto ma qui è tre gradini sopra. Energia, punti, difesa.
 
O’Bryant: 5,5
2 pt., 7 rimbalzi. 17 minuti, 1/8 dal campo. Difesa alternata, bene a protezione a rimbalzo.
 
Graham: 6
3 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Un buon pullup in transizione e pochissimo altro in attacco dove a livello di FG chiude con un 1/3. Rimedia a rimbalzo a un paio di difese non eccezionali.
 
Monk: s.v.
0 pt.. Due minuti di garbage, un paio di tiri a vuoto.
 
Bacon: s.v.
0 pt., 2 rimbalzi. Due minuti anche per lui. 0/1 al tiro.
 
Stone: s.v.
0 pt., 2 rimbalzi. Nulla da segnalare.
 
Coach S. Silas: 7
Squadra che sembra essersi rimessa in sesto. Se le avversarie non sono big ce la possiamo giocare. Anche il tiro è tornato a funzionare. Se salgono e si mantengono queste percentuali, abbiamo possibilità di ottenere altre numerose vittorie in gennaio.
Versione 1:

Game 37: Charlotte Hornets @ Sacramento Kings 131-111

 

 

La stagione degli Hornets è più controversa di un personaggio come Margaret Thatcher primo ministro nella Gran Bretagna dal maggio 1979 a quasi fine novembre 1990.
Quando ci s’interfaccia con personaggi storici ognuno di noi, a seconda della propria visione filosofica del mondo (a patto d’averne una), inevitabilmente formula un giudizio, positivo o negativo su tale personaggio.
Francamente per me, la Thatcher, pur facendo anche buone cose, rimane una pecora nera nell’universo femminile, del quale ho gran considerazione.
Pur essendo una statista di livello (aveva già capito tutto su questa Europa della moneta e non dei popoli), in patria la Lady di ferro (così la definirono i sovietici) si mosse con le stesse armi con le quali si muovono oggi i grandi gruppi finanziari.
Il suo neoliberismo fatto di privatizzazioni, deregolamentazioni del mercato, cambio di regole su diritti inalienabili dei lavoratori non può che produrre un giudizio altamente negativo.
A oggi gli Hornets sembrano in qualche strana maniera ricalcare questo percorso.
Qualche “coup de théâtre” rappresentato da alcune vittorie fuori casa sulle quali non avrei mai scommesso, ma anche cadute clamorose in circostanze favorevoli, l’ultima solo un paio di giorni fa prima di salutare l’anno vecchio.
E probabilmente servirà più della “Mano de Dios” (fu chiamato così il suo goal di mano all’Inghilterra durante i mondiali di Messico ’86 che vendicò la sconfitta subita dagli argentini per la guerra persa quattro anni prima contro l’U.K., guerra che aveva comunque scatenato il capo della giunta militare argentina Leopoldo Galtieri) di Diego Armando Maradona per vendicare una stagione che langue sul fondo classifica in attesa di tempi migliori ma la voglia stasera sembra esserci per ribaltare la situazione…
La grande serata al tiro degli Hornets era l’elemento principale a far la differenza tra le due squadre.
Un 57,3% dal campo (46,9% da tre) che riusciva a battere il pur alto 51,7% dei Kings.
I liberi sono stati 14/18 per ambo le squadre ma i turnover di Charlotte sono stati limitati ad appena tre, mentre i Kings ne hanno commessi ben 15…
Vittoria anche negli assist (25-22) mentre a rimbalzo, pur essendo stati stranamente (Hornets secondi in classifica generale NBA in questa statistica) surclassati (30-47), la squadra ha tenuto su diverse second chance, sebbene dalle parti dell’anello difensivamente avrebbe dovuto far meglio.
Tra i Kings, 24 punti di Randolph e 17 a testa per la coppia Fox, Labissiere.
Arbitri e starting five di serata.
 
Duello Howard/Labissiere sula palla a due vinto dal primo che tentava d’andare a canestro in gancio, ma il primo tentativo era un esperimento cortissimo tuttavia Kemba in difesa deviava un pallone a Fox, Marvin s’impadroniva della spicchiata conducendola in transizione dentro la retina in appoggio.
Temple tuttavia faceva salire i Kings sul 2-3 a mezzo tripla a 11:07, ma gli Hornets erano aggressivi sui due lati; MKG in attacco in gancio si procurava l’azione del 3-4, la seconda persa di Fox (sbattendo su Kemba) lasciava agli Hornets la possibilità di attacco che Walker sfruttava conducendo se stesso e palla sul fondo per un passaggio breve e veloce per Howard che arrivava con i tempi giusti per la schiacciata.
La difesa aggressiva di Charlotte costringeva i Kings a un tiro ai 24 non realizzato, purtroppo arrivava il tap-in di Labissiere a vanificare il buon lavoro fatto. Nessun problema se Kemba segnava 5 pt. di fila; a 9:48 Kemba da tre otteneva da un rim/glass altri tre punti per il 9-5 e con una drive con schermo involontario di Labissiere concludeva in appoggio di destra senza avversari intorno…
Randolph iniziava il suo buon primo tempo segnando a 9:08 un lungo due, Howard segnava con un’inclinazione da montagne russe in salita, un gancio in entrata.
Le squadre continuavano a segnare senza che le rispettive difese riuscissero a fermare gli attacchi; era ancora la volta di Randolph in jumper seguito da una dunk di Labissiere in correzione su mancato tagliafuori di Howard, Howard si faceva perdonare segnando il dodicesimo punto degli Hornets nel pitturato ma Fox arrivava facilmente al ferro per depositare il 15-13.
A 6:44 un pullup di Batum dalla linea di fondo destra trovava il fondo del secchiello e il fallo.
Il FT non era concretizzato ma gli Hornets salivano sul 17-13, punteggio ritoccato di due per i Re dal solito Randolph.
Marvin da tre saltava un turno e Labissiere pareggiava con un gancio in turnaround abbastanza wild, oltretutto aiutato dal ferro.
Gli Hornets ritrovavano immediatamente il vantaggio con una tripla di Batum che guadagnava anche due FT sull’azione successiva, quando una manata di Temple sulla mano del francese bloccava il tiro.
Questa volta il transalpino era preciso a gioco fermo, mentre Lamb dalla diagonale destra segnava da tre punti (4:14) il 25-19.
Fox in penetrazione metteva dentro due punti e un open di Randolph (Howard a raddoppiare sul portatore di palla in penetrazione) a 3:29 riducevano il vantaggio a 4 pt. Howard tuttavia a 3:12 con un arresto e tiro da sotto otteneva altri due punti, dall’altra parte i Kings si affidavano al trentaseienne Randolph che spediva dentro un jumper con un piede sulla linea da tre.
Howard schiacciava con forza eccessiva sul ferro e così anche Cauley-Stein ma il suo errore era dovuto a un fallo di Lamb ben speso giacché il numero 00 non schiodava il punteggio per i suoi ottenendo un altro zero.
In una partita dal ritmo vertiginoso anche Carter-Williams in entrata trovava il suo momento di gloria offensivo appoggiando la sfera in maniera plastica.
Rispondeva Cauley-Stein in schiacciata facendo registrare il 63% al tiro per ambo i team. I Kings rovinavano la schiacciata a Howard commettendo fallo su di lui a 1:15.
½ dell’ex Hawks che serviva a portare la gara sul 30-25, punteggio incrementato da Lamb quando su un passaggio orizzontale di Bogdanovic rubava la sfera e schiacciando a due mani in contropiede faceva segnare la parola fine al punteggio dei primi 12 minuti perché MCW si produceva in un’incredibile stoppata su Koufos.

Charlotte Hornets guard Michael Carter-Williams, center, drives between Sacramento Kings’ Buddy Hield, left, and Willie Cauley-Stein, during the first quarter of an NBA basketball game Tuesday, Jan. 2, 2018, in Sacramento, Calif. (AP Photo/Rich Pedroncelli)
Photo: The Associated Press.

 
Il secondo quarto inizialmente era il regno di Cauley-Stein che approfittava di un Howard andato a riposarsi in panchina.
Subito due punti per lui contrastati però da una tripla di Graham a 11:12.
A 10:28 alley-oop di Cauley-Stein contrastato da una separation fisica sulla baseline sinistra di O’Bryant che lasciava patire dopo la spanzata un tiro preciso per il 37-29 (10:09).
I Kings rimontavano approfittando della second unit in calo; Bogdanovic in jumper otteneva il 37-36 riportando i locali sul -1.
MCW da play assumeva le sue responsabilità andando in entrata a guadagnar un fallo.
Abbattuto fisicamente ma non nel morale segnava due liberi a 8:20 ma Cauley-Stein subendo un fallo da Kaminsky ne metteva altrettanti per rimaner agganciato al match.
Imprevedibilmente gli Hornets segnavano da tre (7:53 dalla diagonale sx) con O’Bryant e trentun secondi più tardi su assist di Kemba un catch n’ shoot da tre punti di Frank mandava sul 45-38 la gara.
Cauley-Stein appoggiava di destra in entrata ma gli Hornets tornando a metter pressione in difesa conquistavano un pallone con Graham che in fast break si produceva in un artistico appoggio in caduta da transizione per il 47-40.
A 5:24 Charlotte era ancora letale da tre punti; Lamb senza pressione ci portava sul +10 fino alla tripla dell’ex Pelicans Hield che era seguita tuttavia da un’altra bomba, questa volta firmata da Batum dal corner sinistro per il 53-43 (4:54). Howard deviava in palleggio la sfera a Cauley-Stein, palla riottenuta da Charlotte che chiudeva con lo stesso Howard in dunk.
Kings in difficoltà e palla rubata da Kemba in difesa per la sesta steal degli Hornets in serata, arrivava però il fallo immediato per evitare atri punti da turnover/fastbreak (già 16 incassati dai Kings).
Howard a 4:00 al vetro in semigancio spediva il tabellone sul 57-43 e cinque secondi più tardi coach Dave Joerger per i suoi chiamava time-out.
Niente da fare per il Kings nemmeno dopo la sfuriata del coach, decima palla persa, questa volta da Hill ma a 3:21 la seconda tripla di Hield serviva per attenuare il vantaggio Charlotte che nel finale vedeva tornare in cattedra Kemba (2:45) con una giocata da tre punti sulla quale non era furbo Fox.
A 2:14 altra bombarda da tre di Charlotte da second chance targata Marvin per il 66-48.
Marvin nel finale con un ½, Kemba in entrata con appoggio a tabella contro due avversari e Batum a :01.2 alzavano l’altissimo punteggio degli Hornets dei primi 24 minuti fino ad arrivare a chiudere su un vantaggio comodo come una soffice nuvola di 20 pt. (72-52).

The Charlotte Hornets’ Dwight Howard (12) works against the Sacramento Kings’ Zach Randolph (50) in the first half on Tuesday, Jan. 2, 2018 at the Golden 1 Center in Sacramento, Calif. (Hector Amezcua/Sacramento Bee/TNS via Getty Images)

La missione per i secondi 24 minuti finali era resistere al rientro degli avversari che sicuramente, come i Clippers, avrebbero forzato in avvio per recuperare il largo svantaggio. Randolph faceva subito capire che sarebbe stato faticoso resistere andando sotto a sbagliare contro due difensori ma trovando con il suo corpaccione, lo spazio per ridefinire il tocco sulla sfera rimbalzante Howard in uscita su Randolph commetteva fallo (2 liberi a segno) e Fox dal corner sinistro facevano infervorare i tifosi locali.
Ovazione a 9:32 quando per un abbraccio al collo di Randolph su Howard i due liberi del nostro centro non trovavano la retina, Temple in pull-up riduceva lo scarto a 11 pt. (74-63).
Batum, l’unico ad aver già segnato nel secondo tempo, arrestava ancora la corda dei Kings con un jumper dalla diagonale destra, si continuava così, con le due squadre che rispondendosi trovavano il canestro da due punti, il vantaggio oscillava così dai 13 agli 11 punti fino a quando, dopo due FT di Kemba a 5:11 per l’84-71, i Kings si bloccavano, mentre MKG in due azioni consecutive segnava quattro punti (pullup oltre Bogdanovic e appoggio al ferro in corda da sinistra grazie all’assist di Walker).
A 4:22 gli Hornets tornavano così sul +17 (88-71) e anche se Randolph guadagnava due punti da Howard (goaltending), a 3:09 Batum continuava la sua buona serata con un turnaround fadeaway dal post alto destro che batteva il difensore per accarezzare il cotone (90-73).
A 2:43 iconica giocata partita; assist di Kemba, Howard sta per devastare il canestro in alley-oop ma Randolph interviene sul braccio sinistro di Howard facendo perdere il contatto mano/palla al centro, la sfera sorvolava il cielo dell’anello e ricadeva a piombo nella retina.
Giocata completata con il libero per il 93-73…
Provava a rispondere Sacramento che tornava sul -17, ma sulla sirena Frank sullo spigolo dell’area danzava in cerchio prima di sganciarsi da Koufos in ripiegamento; fade-away che faceva toccare quota 100 (contro gli 81 dei Kings) già a fine terzo quarto.

Walker,Howard e Batum si scambiano il cinque dopo un time-out nel secondo tempo.
Saprà Batum ricongiungersi ai livelli delle due superstar degli Hornets?
Foto: Ap/Rich Pedroncelli.

 
Ultima frazione che vedeva partire gli Hornets con la panchina in campo; bound pass sulla sinistra per il taglio in back-door di Lamb e canestro più fallo.
Giocata da altri tre punti per il 103-81.
Charlotte controllava ormai divertendosi; Lamb da tre dal corner sinistro (11:03), O’Bryant da tre frontalmente su drive e scarico all’indietro di MCW…
Reagivano con cinque pt. di fila i Kings e così a 9:12 Silas arrestava il tempo per bloccare l’inerzia avversaria.
A 8:49 un clamoroso fade-away di J.O.B. (su Cauley-Stein) che rimaneva assolutamente “perfetto” nelle conclusioni dal campo.
A 7:38 degno di nota un wild shot di Frank che s’inabissava nel cesto per il 113-96…
O’Bryant da sinistra continuava la sua serata magica aiutato dai ferri e Frank da tre a 4:54 faceva abdicare i Re sul 122-97.
Il massimo vantaggio ottenuto (+25), scemava nel finale a diciassette ma Monk, al terzo tentativo da fuori, nel minuto finale (:37.6) chiudeva le ostilità sul 131-111.
 
Pagelle
 
Walker: 7
12 pt., 4 rimbalzi, 10 assist, 2 rubate in 29 minuti. 4/11 al tiro e +29 nel +/-. Si diverte a far girar la squadra. Veloce nei tempi di passaggio per gli inserimenti dei compagni o negli assist filtranti. Va in doppia doppia con un po’ di fortuna grazie ad Howard che in qualche maniera segna sull’alley-oop rovinato da Z-Bo.
 
Batum: 7,5
21 pt., 4 rimbalzi, 4 assist. Evidente l’8/12 dal campo. Nei tiri dal campo era stato spesso penoso nel 2017 ma lui vuole iniziare l’anno nuovo nel migliore dei modi e sembra riuscirci. Ritrova precisione e fiducia.

 
Kidd-Gilchrist: 7
10 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. 5/7 dal campo con un 2/2 propizio per far riallungare gli Hornets nel terzo quarto. Giocando solo 20 minuti va in doppia cifra. Non ci pensa su tanto a provare il tiro o l’entrata.
 
M. Williams: 6,5
10 pt., 1 rimbalzo, 1 stoppata. Anche lui in doppia cifra in soli 19 minuti. Non granché a rimbalzo ma aiuta segnando qualche canestro.
 
D. Howard: 7
20 pt., 8 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. 9/13 dal campo, nessun turnover. Solo il 2/5 ai liberi stona un po’. E’ sottopressione in trasferta ma dovrebbe non sentire e vedere nessuno intorno a lui, cosa che fa su azione credendoci e dominando in attacco. In difesa potrebbe far meglio qualche tagliafuori o difender più agguerritamente, ma è più che sufficiente l’attacco in serata.
 
Lamb: 7,5
16 pt., 1 rimbalzo, 5 assist, 3 rubate in 23 minuti. Chiude con 6/11 al tiro. Oltre ai punti le statistiche di Jeremy variano spesso. Nella notte si traveste anche da uomo assist. Bravo a portar via palloni chiudendo in fast break.
 
Kaminsky: 7
12 pt., 1 rimbalzo, 3 assist. Perde 2 dei tre palloni totali di Charlotte ma è importante che continui a segnare con fluidità dalla panchina. Se lui, Lamb e qualche altro uomo uscendo dalla panca continuano su questi livelli, riusciremo a non esser sommersi nel punteggio dagli avversari nel momento in cui i titolari si riposano. Un bel canestro a fil di sirena depistando Koufos con un 360° sul posto prima del tiro.
 
Carter-Williams: 6,5
4 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Nonostante il -11 nel plus/minus è attivo. Limita a un paio di tiri il suo raggio d’azione dal campo ma va a rimbalzo, infila un paio di liberi (non scontatissimo per lui quest’anno) e compie un capolavoro in stoppata imitando un grillo (non Beppe), anche se un vaffa dopo la rejection potrebbe averlo tirato per esaltarsi.
 
Graham: 6,5
7 punti, 2 rimbalzi, 1 rubata. Forse un po’ meno tenace di un tempo, se la gioca in difesa, anche se non sempre fa bella figura. In attacco però esce dai confini della panchina profonda per ritagliarsi un minutaggio più cospicuo. Un 3/6 dal campo è buono per la panchina e la squadra tutta.
 
O’Bryant: 7,5
16 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. In 18 minuti mostra un campionario offensivo interessante. Good J.O.B. stanotte che chiude con un 7/9 dal campo con un paio di colpi persi nel finale. 2/4 da fuori… se ha un po’ di spazio inizia a prenderci. Sembra aver aggiustato il tiro e per Charlotte potrebbe essere una soluzione più affidabile che in passato. Difesa non eccelsa, ma si sapeva.
 
Monk: 6
Spara tre volte da fuori mettendo l’ultimo tiro. Cinque minuti da garbage time, una difesa lasciva e poco altro.
 
Bacon: 5,5
0 pt., 1 rimbalzo. 0/2 dal campo in 4 minuti. Reduce dai 45 in G-League con gli Swarm al garbage time. Un paio di tiri che non funzionano.
 
Stone: s.v.
0 pt. Due minuti, un fallo speso. Comparsata dell’ex Venezia.
 
Coach S. Silas: 6,5
Partita alla Bristow. Ritmi veloci, giocate ragionate velocizzate o attacchi in fast break Triple e rubate come ai tempi di Curry e Bogues. Partita divertente ma difesa rivedibile.

Classifica Est (01/01/2018) / Divisa

 

Sono passati cinque giorni dal 27 dicembre 2017 quando Fred Whitfield ha presentato l’ultima divisa di gioco degli Hornets per la stagione in corso.

La quinta divisa sarà utilizzata per la prima volta venerdì 26 gennaio nella partita contro gli Atlanta Hawks.
L’uniforme “Buzz City” è nera come l’alter ego precedente ma presenta un motivo sui lati che ricorda le ali iridescenti di un calabrone.
A parte il fatto che gli Hornets sono l’unica squadra negli sport professionistici degli Stati Uniti, ad avere il logo Jumpman sulla propria uniforme, la personalizzazione è stata ulteriormente perfezionata e spiegata sempre dal presidente e COO degli Hornets, Fred Whitfield:
“Siamo entusiasti di presentare la nostra uniforme (nella versione) City Edition che rende omaggio ai fan della Buzz City. I nostri fan sono una parte importante di ciò che facciamo. È vitale riconoscere la passione e il sostegno che ci danno ogni notte.”

La frase “Buzz City”, insieme al nome del giocatore e al numero uniforme, appare in nero con un contorno bianco. Il modello a nido inizia sotto le braccia e continua fino in fondo ai pantaloncini. È interamente verde acqua sulla maglia e cambia da verde acqua in alto fino al viola iridescente in basso sui pantaloncini.

 

Il retro della divisa Buzz City.
Foto:
Sito Ufficiale Charlotte Hornets

Foto:
Sito Ufficiale

Gli shorts presentano il logo primario parziale della squadra in bianco al centro della splendida banda elastica e il logo secondario della silhouette in verde acqua su ogni lato. Adiacente al logo della silhouette, ogni coscia ha un intaglio che, scoperto, si apre per mostrare un messaggio nascosto:

“Swarm” sulla gamba sinistra e “Enter the Swarm” sulla gamba destra.

 

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Come le altre divise anche questa è stata realizzata con il tessuto Nike Aeroswift, un particolare composto che, secondo la nota azienda sportiva, rimuoverebbe più velocemente del 30% l’umidità.
Per chi volesse acquistarle, pare che le maglie della City Edition dovrebbero essere disponibili al dettaglio a fine febbraio, ovviamente negli States.

 

Da dicembre a febbraio, quando ci sarà la scadenza per gli scambi, passando per l’ultima sconfitta del 2017 degli Hornets che a Est faticano parecchio, soprattutto contro le prime quattro attuali, contro le quali quest’anno hanno racimolato solo sconfitte, mentre a Ovest sono stati in grado di vincere pazzamente a Memphis (a inizio stagione, quando i Grizzlies andavano bene) per passare anche a Oklahoma City ed espugnare incredibilmente il parquet di Oakland, ultimo fuoco d’artificio di un anno avaro di soddisfazioni (tre le vittorie in trasferta).

La classifica d’inizio anno parla chiaro, per migliorarla gli Hornets dovranno tentare d’andare a vincere a Sacramento e Los Angeles (sponda Lacustri).

 

 

 

 

Vedremo che sapranno fare gli Hornets targati 2018…

Game 36: Charlotte Hornets @ Los Angeles Clippers 98-106

 
Come tutti i fine anno è tempo di bilanci.
Tanti saluti al 2017,
un anno che ha regalato qualche momento interessante e piacevole ma che a grandi linee è stato un Annus Horribilis sotto molti aspetti per gli Hornets, in simbiosi con il sottoscritto.
Il 2018 inizierà con gli strascichi di accadimenti avvenuti nell’ultimo trimestre su vari fronti in un altro anno che globalmente si fonderà e perderà nel nulla cosmico di annate vuote e sempre più uguali a se stesse.
Credo si sia perso il senso, quello del progresso, non solo in casa Hornets ma sul globo terracqueo.
Non ci sono miglioramenti sostenibili e diffusi scorrendo le varie immagini che i tg offrono dando luce da una finestra sulla misera realtà.
Personalmente non ho mai festeggiato l’uccisione di qualcosa di virtuale che ci lascia per qualcosa di nuovo che è identico al vecchio, anche perché il concetto di tempo è realmente astratto a pensarci bene.
I tempi differiscono a causa delle condizioni dello spazio… seduto sul bordo dell’orizzonte degli eventi osservo in bilico e analizzo le stranezze di un team che ha fatto il suo corso storico sino al decadimento radioattivo attuale.
Il ciclo di qualcuno è finito a Charlotte…
L’auspicio generale per i nuovi 365 giorni invece, è quello d’aver più spazio per voi stessi e di migliorare costantemente, così come dovranno fare gli Hornets che nel 2017 hanno ottenuto un pessimo bilancio di 30-54 (dopo l’ultima partita con i Clippers).
Il futuro è un’incognita tetra oppure una speranza a seconda del pensiero e delle situazioni.
Dopo il botto anticipato di Capodanno e un buon primo tempo giocato a Los Angeles, il rientro sul parquet dello Staples è stato sulla falsa riga del peggio occorso nell’annata di crisi.
14-33 incassato, partita ribaltata e Hornets nuovamente inabili alla vittoria.
Buon primo tempo con giro palla e controllo del match, secondo tempo con attacco statico e stitico, 38,7% contro il 47,4%… sono le cifre dal campo di Hornets e Clippers rispettivamente.
Questo dovrebbe far capire come sarebbe necessario aggiungere un tiratore nello starting five se MKG gioca da comprimario, Batum e Williams non la mettono mai e Howard è in serata no.

Howard con oltre 9000 rimbalzi era entrato nell’Olimpo dei lunghi di tutti i tempi in questa particolare statistica. Ne ha aggiunti altri 10 stanotte ma la sua prestazione è stata piuttosto scadente.

Bene nelle rubate con 10 ma i 17 turnover sono insolitamente troppi per gli Hornets che stranamente battono meno liberi degli avversari.
15/19 contro i 24/27 dei Clippers nei quali spicca la prestazione di un Lou Williams in the zone, che chiuderà con 40 pt., aiutato da Griffin con 25.
DeAndre Jordan ha chiuso con 8 pt., 16 rimbalzi, una buona gara su Howard oltre che un clamoroso (per lui) 6/6 dalla lunetta.

Le formazioni –

 
Palla a due vinta da Charlotte ma primo punto a favore dei Clippers con un ½ di Griffin a 11:30 (fallo di Williams). Charlotte passava avanti con due tiri di MKG (mismatch con Teodosic in marcatura e fallo del serbo sul jumper) a 10:41, Evans dalla sinistra andava a trovarsi velocemente una mattonella per segnare il 2-3 ma il controsorpasso Hornets era firmato da Walker dalla diagonale sinistra con tre punti grazie a un rimbalzo offensivo del nostro numero 14 MKG. Gli Hornets facevano partire l’attacco dalla difesa; recupero di Marvin, transizione di Kemba con splendido passaggio rimbalzante dietro la schiena sula corsa di MKG che indossava il mantello e volava per una flash dunk bimane (7-3).
Griffin rispondeva con delle finte in area che mandavano fuori zona la difesa di Charlotte, appoggio facile per il 7-5 che diveniva 7-8 dopo una steal di Lou Williams (appena entrato per il secondo fallo di Teodosic che andava ad accomodarsi in panchina).
A 8:04 un’entrata veloce di Kemba con scoop di destro ci riportava sul +1 ma Lou Williams dalla sinistra arrivava sino al canestro per l’appoggio vincente.
Lou Williams continuava a bombardare da tre (6:58) e con un 3/3 al tiro mandava sul +4 i locali che fallivano con Griffin la transizione (buona difesa di MKG) mentre Kemba a metà tempo tirava contro il ferro, rimbalzo sul vetro e la palla nella retina…
Lou Williams con una velocissima tripla faceva segnare il personale 4/4 dal campo mentre Howard subendo fallo e realizzando i successivi liberi cercava di far rimanere Charlotte agganciata al treno (13-16).
Walker a 5:13 era spinto da Evans sul passaggio dietro Marvin; 3 FT ma uno solo realizzato con Charlotte che rimaneva a -2 momentaneamente ma che finiva sotto ben presto quando i Clippers con Griffin e De Andre Jordan ricavavano un paio di canestri ravvicinati per il 16-22.
Lamb intercettava un passaggio di Dekker e forniva l’assist per la tripla di Walker dal corner sinistro (1:33), Lou Williams intervallava con un altro canestro da due punti prima che lo stesso Lamb caricasse e segnasse un tiro da tre punti dal lato sinistro grazie allo scambio di favori con Walker in drive/pass.
Il 22-24 però reggeva poco perché un immarcabile L. Williams si scostava dallo schermo per far partire un altro siluro da tre punti che centrava il bersaglio danneggiando la chiglia degli Hornets a :42.7.
Nel finale Lou passava sotto a Dekker che segnava il 22-29 con il quale si chiudeva il primo quarto.

Walker passa Jordan e C.J. Williams.
Finirà con 30 punti ma ancora una volta non basteranno.
Foto: Michael Owen Baker, AP.

 
Il primo canestro del secondo periodo lo segnava J.O.B. che con uno spin e un jumper sul posto in uno contro uno eseguiva un buon lavoro, poi era Graham, altro panchinaro a destare buona impressione; tre punti aperti grazie al rimbalzo di MCW e Hornets che tornavano sul -2 (27-29).
Battuta d’arresto momentanea con il canestro di W. Johnson ma a 10:02 Frank con un movimento basso sul posto degno del miglior Larry Johnson faceva abboccare Thornwell che regalava due FT (realizzati).
Il Tank andava a bloccare la via del canestro a Harrell e sulla transizione Graham (9:07) da destra metteva nel salvadanaio altri tre punti per gli Hornets che operavano il sorpasso (32-31).
Lou Williams si spegneva un po’ al tiro, anche se la sua bomba siderale si divertiva a giocherellare all’impazzata sui ferri prima di uscire.
Frank era più concreto e con un hook in area segnava il 34-31.
Harrell forzava su Graham che era spinto via ma mandava fuori giri la bestia dei Clippers che mancava il toco vincente, lo stesso Harrell per proteste su un’azione nella quale richiedeva la rimessa dal fondo riceveva contro un tecnico. Un altro ne arrivava poco dopo per tre secondi in area.
Due FT battuti da Lamb in maniera precisa per il 36-31.
Una drive di Graham con scarico per il piazzatone da tre di Frank faceva salire il divario a 8 punti anche se a 6:34 Teodosic fermava momentaneamente la fuga degli Hornets con una bomba per il 39-34.
Rivers occorreva al time-out quando uno skip pass di Batum per MKG vedeva la nostra ala appoggiare solissimo nel pitturato il 45-36.
La pausa non faceva bene ai Velieri che incassavano due FT di Kemba per un clear path di Jawun Evans.
Howard andava corto da due, così come Teodosic da tre, W. Johnson scagliava una mattonata contro il plexiglass sul rientro in salto di MKG, finiva così per andare in lunetta Walker a 2:27 che riceveva cortissimo sulla linea di fondo destra sulla sua veloce alzata arrivava il fallo.
L’1/2 consegnava agli Hornets il +12 (48-36), punteggio ritoccato dallo stesso Kemba in elbow jumper a 1:56 per il +14.
Nel finale Kemba segnava ancora con un fade-away dallo spigolo sinistro dell’area ma i Velieri rientravano un po’ con il vento di bolina di Griffin che chiudeva con un gancetto nella vernice sul più basso Graham per il 52-42.

MKG inchioda una schiaacciata iconica del primo tempo.
Foto: Michael Owen Baker, AP.

 
Inizio secondo quarto con molti errori per parte, braccino corto per tanti giocatori che da tre tiravano corto, ma nei primi tre minuti segnavano Griffin e Teodosic mentre gli Hornets rimanevano a secco, così a 9:01 Silas chiamava un time-out prima che i Velieri potessero rientrare in partita. Howard non segnava, MKG era stoppato da Griffin sulla transizione, toccava a Howard provare il piazzato dalla media destra avendo spazio; canestro e primi due punti per gli Hornets a 8:20 sul cronometro.
54-46 che non resisteva per una serie di brutte scelte al tiro, in particolare Batum mancava diversi tiri mentre dall’altra parte Silas si scordava di far entrare Lamb e DeAndre Jordan riusciva a fare il bello e il cattivo tempo sotto, recuperando 4 FT che convertiva in altrettanti punti.
Una schiacciata con finta no look di Griffin serviva alla squadra per arrivare al -2.
Lo stesso Blake attaccando il canestro otteneva due liberi con i quali agganciava Charlotte che aveva una reazione con due canestri di Walker ma il big moment di Griffin non si esauriva; cinque punti di seguito (in mezzo un tecnico contro Howard) e con tripla a 4:05 per il 58-60.
Un errore arbitrale assegnava la rimessa dal fondo ai Clippers (evidente il tocco di coscia di DeAndre Jordan) e i Velieri si avvantaggiavano con la penetrazione dalla linea di fondo di un cheto C.J. Williams che passava Lamb e schiacciava appendendosi a canestro ridestandosi dal torpore per un attimo.
Terzo fallo (in attacco) per un frustrato Howard che tornava ad accomodarsi in panca, Lamb a 2:42 era sostato da C.J. Williams e andando in lunetta aggiungeva un punto allo score.
A 2:22 una tripla di Griffin seppur contrastata da Kaminsky rischiava di far saltare il banco anticipatamente…
Frank metteva in piedi uno spin a centro area sul quale volava Griffin, faccia a canestro l’appoggio spostando il braccio d’appoggio per evitare l’aiuto di Griffin e il gioco era fatto…
Un fallo su Jordan e altri due tiri liberi che il centro con medie basse a gioco fermo si apprestava a battere.
Non era serata evidentemente perché il centrone ne metteva altri due per un 6/6 irreale…
J. Evans sorprendeva la difesa di Charlotte appoggiando al vetro e sull’azione seguente costringeva MCW alla jump-ball che il nostro uomo vinceva agevolmente sfruttando la differenza d’altezza.
All’altezza si dimostrava anche Frank che sulla transizione faceva un passo indietro per tirare da tre da 45° sinistra, centro perfetto per il 64-69 a 1:15 dalla terza sirena.
A 1:01 però tornava a riaffacciarsi Lou Williams con una tripla pesante e anche se O’Bryant infilava un paio di liberi (66-72) nel minuto finale, una dunk appesa di Harrell chiudeva il quarto travolgente dei Clippers (14-33 di parziale) che andando sul +9 (66-75) ipotecavano la vittoria del match.
 
Silas apriva il tempo finale con la panchina, la quale rimarrà a lungo sul parquet, circa metà tempo non dando però scossoni alla gara.
Dal punto di vista offensivo Lamb, Kaminsky e O’Bryant facevano il loro, ad esempio al quarto tentativo sulla stessa azione, arrivava O’Bryant a tapinare per il 74-82 oppure da una deviazione di Lamb da dietro su Evans nasceva la transizione con lancio lungo di Graham per il nostro numero tre che andava a mettere dentro il 76-82 a 8:40 dall’ultima sirena.
Il problema era la difesa che non riuscendo a contenere dava modo a Lou Williams d’aumentare il suo bottino con altri due punti ma anche a Dekker di segnare un facile canestro in transizione a 8:05 su palla persa in attacco, i Clippers tornavano così sul +8 raggiungendo anche il +10 con Harrell che sotto canestro si arrangiava in qualche maniera…
Graham riavvicinava con la tripla a 6:09 gli Hornets che incassavano quella di Lou Williams a 5:20 più quella di Teodosic a 4:02.
Due conclusioni pesanti come una stella di neutroni che spedivano gli Hornets indietro di 9 pt. (87-96).
Batum segnava solo quando non serviva; separation e due pt. in jumper dalla top of the key e tripla a 2:54 passando dietro al double screen gentilmente offerto da Kaminsky e Howard (92-98).
Lou Williams tuttavia in attacco si dimostrava imprendibilmente veloce per la difesa di Charlotte che ricorreva al fallo ma non fermava il folletto avversario.
Due liberi con i quali i padroni di casa toccavano quota 100. Walker da tre a 1:46 e a 49 secondi sparava le ultime cartucce degli Hornets che tornavano sul 98-102, ma un prematuro fallo di Frank regalava a Blake due liberi che freddamente l’ala grande avversaria infilava.
Batum mancava la tripla della disperazione così i Velieri scivolavano via sull’onda della vittoria brindando con i Flûte, lasciando i flutti infrangersi sulle coste frastagliate degli Hornets che chiudevano l’anno così come l’avevano iniziato.
 
Pagelle
 
Walker: 7
30 pt., 1 rimbalzo, 2 assist, 2 rubate. Possiamo solo inneggiare a Kemba che chiude con 11/21 dal campo incluso un 4/10 da fuori. “Stranamente” ha un plus/minus di -21 in 33 minuti giocati. Piccolo neo il 4/7 ai liberi, frutto forse di un po’ di deconcentrazione sul vantaggio ma è una buona prova. Se non segna lui non segna quasi nessuno…
Visti i rumors (ma sono solo rumors), l’importante è non svenderlo per un piatto di lenticchie che non hanno mai portato soldi se no ai produttori…
 
Batum: 4,5
9 pt., 5 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata. 4/14 al tiro, due punti per quasi tutta la gara e 7 nel finale quando ormai era quasi impossibile rimontare. Ancora scelte di tiro assurde. Dopo la buona prestazione a Oakland ricade nei suoi difetti. Come passatore può andare ma, occupare lo spot di S e chiudere con quelle percentuali dal campo con un 1/7 da fuori, è da suicidio per qualunque team.

Batum dal campo… Le realizzazioni sono rappresentate dai cerchi viola pieni…

 
Kidd-Gilchrist: 6
6 pt., 7 rimbalzi, 3 assist. Gioca solo 20 minuti e chiude con un 2/4 dal campo. Si muove parecchio e se subisce un canestro torna a difender con più grinta. Si sacrifica, sbaglia un jumper con il tempo errato nel finale, prova a lottare su quel pallone cercando generosamente di recuperarlo in tuffo ma non ce la fa. Bello un suo taglio con il quale chiude in reverse su passaggio dal lato sinistro di Batum.
 
M. Williams: 4,5
0 pt., 2 rimbalzi, 2 rubate in 16 minuti. Chiude con uno 0/6 dal campo sbagliando anche tiri aperti come una tripla dall’angolo sinistro. Non scherziamo… non può continuare a giocare titolare fornendo queste prestazioni. In casa c’è poco visto l’infortunio di Zeller, ma a questo punto tanto vale provare a inserire Kaminsky, protetto da Howard quando scende in campo il quintetto titolare.
 
Howard: 5
4 pt., 10 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 1/9 al tiro, 5 turnover e -18 di plus/minus. Serataccia per Dwight che va agli antipodi della serata da dominatore a Oakland. Soffre Jordan e tira non trovando il tempo giusto. Frustrato.
 
Lamb: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 5 assist, 3 rubate. Chiude con un 4/11 dal campo condito come sempre però da alcune buone difese. Altro mistero della fede (se non la guardassimo sotto il profilo d’investimento economico per Batum) perché lui in panchina e il francese in campo come starter. Sarà colpa dei tatuaggi brutti che ne rovinano l’immagine? La sostanza c’è, l’immagine forse servirà per scambiare Batum, ma continuando così…
 
Kaminsky: 6,5
16 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate. 6/12 dal campo. Attacca il pitturato e lascia partire diversi semiganci precisi. Buona prova. Sfortunato su un paio di difese contro Griffin.Gli manca ancora un po’ di fisico ma compie anche alcuni buoni interventi difensivi, peccato per la persa che a 8:05 consegna a Dekker due pt. facili. Troppo precipitoso nel commetter fallo su Griffin nel minuto finale.
 
M. Carter-Williams: 6
2 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Gioca 16 minuti nei quali la squadra sembra in palla, infatti, ha un plus/minus di +12. Non eclatante, fa il suo.
 
O’Bryant: 6,5
10 pt., 2 rimbalzi in 13 minuti. Non una grandissima tenuta nel pitturato. Deve evitare le forzature in palleggio in area, dove regala una palla agli avversari ma mette 10 punti ed è buono per Charlotte trovare dalla second unit altri giocatori in grado di segnare.
 
Graham: 5,5
9 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. 3/7 dal campo, Due falli e due perse. In difficoltà difensive prende qualche canestro nel secondo tempo che nel primo non avrebbe preso. Gioca gli stessi minuti di MKG. Le triple (3/4) non compensano pienamente le difficoltà difensive.
 
Coach S. Silas: 5,5
Buon time-out per bloccare l’inerzia della gara, non ne spende un secondo per parsimonia ma non riuscendo a svegliare il suo team fa male. Tergiversa troppo nel terzo quarto a inserire Lamb per uno stralunato Batum e tiene troppo in campo la panchina nell’ultimo quarto. Fa bene a togliere Howard, probabilmente leggermente anticipatamente al suo riposo.