Guillermo Tell me about the future

Lo statista vede più in là e questa capacità è affascinante.
 
È in grado di prevedere lo scenario futuro sulla base degli accadimenti analizzandoli.
Mi piacerebbe però incontrare uno statista che sia in grado di conoscere le future mosse degli odierni Charlotte Hornets.
Oggi vi sono statisti improvvisati o mezzi analisti non tengono conto di mille variabili…
Vorrei chiedergli come saremo messi domani alle 21:00 italiane, quando chiuderà il mercato NBA perché nella sfera a spicchi della maga, la situazione è sempre più nebulosa.
Nel frattempo, ad agitar un po’ le acque ci ha pensato il GM di Charlotte R. Cho, il quale ha appena compiuto la sua prima operazione invernale scambiando Johnny O’Bryant e due second round pick (2020 e 2021) per Guillermo “Willy” Hernangomez (27/05/1994, C, 211 cm, 108 kg) di New York.

Guillermo Gustavo “Willy” Hernangomez in maglia Knicks.
Ha anche un fratello, Juan, il quale gioca per i Denver Nuggets.

Si era partiti a parlare di Kemba con i Knicks e si è finiti per scambiare due pedine che non spostano nulla.
Attualmente il centro spagnolo che è stato di casa sino a oggi nella Grande Mela è di un livello superiore a J.O.B., ma come si suol dire: “Non sposta” (gli equilibri).
Chiuso dall’arrivo di Enes Kanter, New York, che ha appena perso Porzingis per un grave infortunio, ha deciso comunque di spedirlo a Charlotte in cambio di un altro lungo che potrebbe adattarsi meglio al ruolo di PF, aImeno sulla carta.
Hornacek non lo vedeva tantissimo e l’europeo frustrato ha preferito cambiare aria, ma non è detto che trovi sazio a Charlotte se uno tra Zeller, Kaminsky o Howard non sarà scambiato…

Un video (grazie Filippo per avermi fatto risparmiare tempo postandolo su altra pagina) sullo spagnolo versione scorsa stagione.

Qui sotto alcune statistiche da Basketball Reference oltre alla tabella stipendio.
Potrebbe non significare nulla ma… impazza ora, a 24 ore circa dalla chiusura del mercato, il toto scambi finale perché qualcuno ipotizza questa possa essere una trade apripista per scambi più consistenti e massicci.
 
No, non il Massiccio Centrale (monti francesi), ma il massiccio centro Howard, è proprio nell’epicentro delle voci dei fan nelle ultime ore, perché nelle discussioni imbastite con i Cavaliers si parla proprio di tutto.
Dovesse partire Howard, MJ sconfesserebbe sé stesso.
Il più grande giocatore del basket che rinuncia a inseguire i playoffs.
Da presidente sino a oggi non è certo stato all’altezza della sua fama, ma arrendersi addirittura, sarebbe troppo per uno come lui che sul parquet era ostinatamente alla ricerca di quel traguardo chiamato vittoria.
Successo da raggiungere grazie al duro allenamento, alla pertinacia e ostinazione difensiva, oltre che al suo benedetto talento offensivo in combo con l’atletismo.
Tornando sul pianeta Terra… l’iberico guadagna 1,435,750 dollari questa stagione mentre O’Bryant ne percepisce 1,524,305.
Stipendi in linea, valore dello spagnolo più alto compensato dalle due scelte future.
Tutto bene se fosse finita così.
I rumors sugli Hornets però sono molti, il tempo per finalizzare altre trade è sempre di meno e il destino degli Hornets è alle Sliding Doors (chi si ricorda il film di Peter Howitt?)… due dimensione parallele (supposte) che si riuniranno domani sera in un’unica verità, quando sapremo se Cho avrà tenuto fede al suo modus operandi (due piccoli scambi nel mercato di riparazione) o premerà il grilletto nel tentativo di far raggiungere a Charlotte i playoffs.
Detto che già girano voci e articoli su un possibile interessamento di Jordan all’ex LAL Mitch Kupchak, c’è da chiedersi se Cho cerchi un altro upgrade, giacché ha sempre lavorato in questo senso, o vorrà stravolgere la squadra pensando magari di migliorarla.
Difficile però… potrebbe avere anche un pessimo senso della funzionalità al progetto tecnico e finir per peggiorar la squadra.
Se invece per incompetenza personale o fosse proprio Jordan a volere un refresh e a chiedere al GM birmano di rinnovare tutto (vedi ipotesi Howard), allora ci troveremmo davanti alla terza e ultima opzione…
Salutiamo O’Bryant, un giocatore che passava da turnaround fade-away perfetto alla mattonata da lontano (in miglioramento il tiro da fuori) ai troppi errori da sotto. Hernangomez è benvenuto. Lo stile di tiro non mi piace molto ma è un giocatore mobile e scaltro che ha dei buoni movimenti, almeno, così mi è parso nelle occasioni nelle quali ho avuto modo d’osservarlo.
Future is now, future is back o no future, ancora una giornata per capirci qualcosa di più…
Pubblicato in News

Game 53: Charlotte Hornets @ Denver Nuggets 104-121

 
 
Gli Hornets, sospesi tra la terra della bassa classifica e il cielo dei playoffs si recavano nella Miles High City per giocarsi un’altra importante sfida.
Essenzialmente, dopo la matinée di ieri a Phoenix, si trattava di un back to back con qualche ora di riposo i più. Denver, è con l’orgoglio ostentato dei propri abitanti, la città a un miglio esatto sopra il livello del mare.
I Colorado Rockies ad esempio segnalano quest’altezza, corrispondente alla ventesima fila del loro stadio, colorando i sedili di viola anziché in verde come il resto dello stadio. Non che dalle nostre parti i suoi 1.609 metri siano un’altitudine terribile (“rispettabile” ma non incredibile) se pensiamo alle indigene Sestriere (2.035 mt.) o Livigno (1.816), mentre Pontechianale è 5 mt. in più sopra il livello del mare rispetto a Denver.
Il punto è che la montagna è da sempre un luogo metaforicamente parlando associato al trionfo, non a caso si dice salire in cima (alla classifica), arrivare in vetta, anche in gergo sportivo, ma soprattutto la montagna, anche in alcune mitologie (vedi l’Olimpo greco) è il luogo inaccessibile nel quale vivono gli Dei, oppure sono le pendici di un ponte dove vivono esseri superiori o ancora semplicemente sono popolate da spiriti.
È come se fosse un portale, tramite tra la terra e il cielo, limite invalicabile oltre il quale non si può andare.
E’ vero che negli ultimi decenni ormai stiamo esplorando il sistema solare e oltre con diverse sonde spaziali, ma qui sulla terra quelle vette innevate, quelle cime tempestose e impervie, rappresentano molteplici cose; la grandezza della natura, la sfida o semplicemente il tragitto, il cammino…
Ai piedi del tetto del mondo (l’Everest) vi è un monastero buddista tibetano (Rongbuk) a 4.980 metri di altezza, teatro di pellegrinaggio per gli sherpa che si recano lì per offerte votive a Chomolungma (Madre dell’Universo), Dea della montagna, affinché la loro scalata possa essere tranquilla. Salire e scalare era anche la missione degli Hornets, i quali, prima ancora che agli spiriti, dovevano chiedere aiuto a sé stessi per proseguire la corsa verso i playoffs in una tappa potenzialmente ostica.
Dopo un buon primo tempo però gli Hornets franavano nel terzo quarto, veniva giù da un costone una slavina di triple (18/34), troppo per gli Hornets che di fronte a una formazione rocciosa riuscivano a trovar qualche buona giocata ma non impensierivano più seriamente Denver nell’ultima parte. Stanchi e affaticati i Calabroni lasciavano a Denver il pareggio nella serie stagionale e pensavano già alla prossima sfida con Portalnd.
Charlotte trovava una serata negativa ai liberi tirando con il 62,5% non avvantaggiandosi dal maggior numero di battuti (24-13) e veniva surclassata anche a rimbalzo stranamente (36-41), ma qui potrebbe aver influito qualche energia in meno dovuta al back to back.
30 gli assist per Denver che ha usufruito di una difesa a tratti friabile degli Hornets, tuttavia va riconosciuta la bravura nel giro palla degli uomini di M. Malone che avevano il top scorer in Harris con 27 punti seguito dalla coppia Barton-Murray con 18 a testa.
Le formazioni iniziali.
 
Palla a due tirata giù da Jokic e apertura di Harris da tre punti al primo tentativo per Denver.
Charlotte si dimenticava di difendere e accusava un pessimo inizio con Barton a infilare 4 punti consecutivi per lo 0-7.
Unico raggio di luce la schiacciata a una mano di giustezza prodotta da Howard a 10:33 per i primi due punti di Charlotte.
Murray passava Kemba e andava a segnare il nono punto Nuggets, dall’altra parte il Tank arrivava in uno contro uno sulla media baseline destra per girare sul piede perno ed effettuare un preciso tiro in fade-away per il 4-9.
Barton dall’altra parte però con una tripla frontale infilava il dodicesimo punto, ma qui iniziava la rimonta di Charlotte che vedeva Batum fintare la tripla sulla diagonale destra per aprire sul centro sinistra dove Frank aveva il tempo di mirare e segnare una bomba che anticipava un piazzatone di Howard che da distanza importante infilava dalla diagonale destra.
Barton s’infilava tra le maglie viola per il reverse layup ma Howard rispondeva di fisico battendo Jokic in entrata e poi in difesa andava a stopparlo, così Charlotte con i canestri di MKG in entrata da sinistra e il running layup frontale di Kemba che appoggiava oltre a Mudiay, passava anche in vantaggio 15-14 a 7:25.
Denver chiamava il time-out e ripassava avanti con una tripla di Harris che grazie a due rimbalzi offensivi di Jokic era abile a farsi trovare e segnarne altre due di seguito…
Gli Hornets si trovavano sul 17-23 ma piombavano anche sul 20-28 quando Harris, liberato da due passaggi veloci, dimostrava d’avere la mano caldissima da fuori…
A 2:23 Howard dominava in post basso contro Jokic; Passo di danza, appoggio vincente e libero, poi sprecato.
Denver però continuava la fuga con Lyles dal corner destro, tre punti che issavano sul 22-31 le Pepite che da fuori mettevano il settimo su undici tentativi da fuori.
Mudiay in corsa passava all’indietro facendo da schermo fisico su MCW trascinato via, spazio aperto senza difensori aggiuntivi e dunk per Craig.
Clifford a 1:32 chiamava un altro time-out e 10 secondi più tardi Cody ottenendo due FT accorciava di due unità (24-33).
I Nuggets finivano comunque il primo quarto sul +11 con una giocata di Mudiay, bravo a bersi Lamb con il movimento in crossover iniziale e arrivare al ferro per completare dalla linea la giocata da tre punti.
Batum splittando dalla lunetta chiudeva sul 25-36.

Feb 5, 2018; Denver, CO, USA; Denver Nuggets guard Gary Harris (14) dribbles the ball against Charlotte Hornets guard Michael Carter-Williams (10) in the second quarter at the Pepsi Center. Mandatory Credit: Isaiah J. Downing-USA TODAY Sports

Preoccupante la fase difensiva, meno l’offensiva se MCW arrivava un paio di volte con agilità dalle parti del ferro per depositare in uno contro uno i punti che mandavano Charlotte sul 29-41.
La panchina manteneva l’iniziativa chiudendo con efficacia.
Kaminsky in avvicinamento usava il mismatch su Barton per circumnavigarlo e appoggiare di destro in avvicinamento da dentro l’area mentre il N° 5 si arrendeva a mani alzate.
A 8:25 era il turno di Lamb; lungo euro step frontale con palla contro il vetro che con i giri giusti ruotava verso il canestro e vi s’inabissava.
Fallo di Barton e giocata da tre punti completata per il 34-43.
Lamb in aiuto sotto canestro fermava Arhtur con una mezza steal/block, ribaltamento con MKG a perder palla sotto sul tocco di Barton, la differenza la faceva MCW che recuperava la sfera e l’appoggiava al vetro per il 36-43.
Cody a 7:16 mandava in onda una slam dunk appesa ma Lyles su una seconda possibilità di Denver faceva subire una battuta d’arresto al progetto Hornets.
Tripla per il 38-46 che era replicata dall’altra parte con una giocata simile con Zeller a rimbalzo e riapertura verso Lamb bravo a fiondarsi a canestro per realizzare dopo aver fallito la bomba iniziale.
Il punteggio si alzava con Jokic da sotto ad arrangiarsi su Zeller, bravo a corregger in tap-in dall’altra parte un errore sottomisura del Tank, Kemba passava il n°3 Craig e Jokic in corsa per appoggiare in velocità una frazione di secondo prima dell’eventuale stoppata e quando Lamb passava Murray sulla linea di fondo sinistra con hesitation parallela al corpo del difensore per scattare e liberare la mazzata a una mano, i Calabroni si affacciavano sul -2 (46-48).
A 4:35 Michael Malone era costretto al time-out ma gli imenotteri passavano comunque avanti con una tripla di Kemba per allungare a 3:31 con un turnaround di Batum dal post alto destro.
A 2:56 una transizione ragionata portava Kemba a far da spola per i compagni, passaggi intelligenti, aperture e riaperture per cercar spazio per andare al tiro; il riposizionamento del capitano sul corner sinistro era utile per ricevere il passaggio per l’open 3 che lanciava Charlotte sul +6 (54-48).
I Nuggets però trovavano l’oro con Jokic e il suo mezzo circus shot da sotto contro Howard premiato da un FT aggiuntivo, nel volgere di breve tempo Murray infilava dal corner destro e il pareggio per le Pepite era ritrovato. Howard da sotto e Barton in flash dunk, Graham con un micidiale catch n’shoot da tre più un acrobatico aggancio con deviazione di Harris portavano il punteggio sul 59-58. Howard con un ½ dalla lunetta e Murray con una dunk senza resistenza riequilibravano il match su cifra tonda (60-60) prima che il terzo fallo di Jokic nell’ultimo minuto portasse Kemba a segnare il +2.
Sull’ultima azione Denver sbagliava ma Zeller riapriva male dopo il rimbalzo, pioveva l’ennesima tripla che mandava le Pepite a riposo sul +1 (62-63).

Photo: David Zalubowski, AP
Charlotte Hornets guard Nicolas Batum, left, picks up a loose ball as Denver Nuggets guard Jamal Murray in the first half of an NBA basketball game Monday, Feb. 5, 2018, in Denver.

 
Si rientrava dopo 10 minuti con Denver fredda e Charlotte gelata; errori a ripetizione fino alla tripla frontale di Jokic a 10:17, Frank continuava a sostenere gli errori degli Hornets fallendo due liberi a 9:58 (manata di Murray), Kemba invece dalla linea riavvicinava la squadra del North Carolina a 7:59 (66-68) ma un’altra tripla aperta frontale del centro europeo apriva la strada alle Pepite per la fuga.
Sul 66-71 Charlotte era colpita da una transizione con un quick shot di Barton che superava il nostro numero 5.
Tre punti che uniti ai due di Harris in corsa facevano da trampolino di lancio alla squadra del Colorado per la fuga, se consideriamo anche il libero addizionale i Nuggets sul 66-77 si portavano in doppia cifra.
Con due FT di Jokic la squadra di Malone giungeva sul +13 ma Batum replicando da tre punti con il tiro immediato (5:56) ci faceva accorciar sul -10.
A 3:38 era ancora il francese dandosi una spinta propulsiva enorme all’indietro a mandare oltre il difensore la sfera e a farla ricadere nella retina grazie al fade-away da lontano.
Si rimaneva comunque sul -10 (73-83).
Kemba provava a restituire speranza passando lo schermo di Howard sulla diagonale destra per colpire da tre (76-85 a 3:04) ma dal palleggio Murray batteva fronte a canestro Howard.
A poco serviva l’entrata in layup di Kemba se arrivavano in serie le triple di Murray, Arthur e Mudiay che sparavano i Nuggets sul +18 (79-97).
Macigni che decidevano la gara poiché la squadra di Malone con il novantasettesimo punto toccava anche quota 18 triple.
Problema irrisolto per la difesa di Charlotte che comunque vedeva il mastino Graham andare ad anticipare di un paio di secondi la sirena in teardrop per fissare l’84-97, parziale/finale di terzo quarto.
 
L’ultima frazione diveniva garbage time poiché la solidità dei Nuggets non è paragonabile a quella dei Suns, squadra più gassosa…
Batum a 5:59 e a 5:11 mandava a bersaglio due triple portando sul -12 Charlotte, ma un circus shot scoop di Harris con fallo di Kemba spazzava via le residue velleità di rientro degli Hornets.
Titolari, o meglio, miglior squadra pensata da Clifford, in campo quasi sino alla fine ma poco da fare nonostante un bel canestro di Lamb che forzava ricadendo all’indietro sul contatto con il difensore.
Finiva 104-121 con gli Hornets a fermarsi un giro in questo back to back.
 
Pagelle
 
Walker: 6
20 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 6/13 dal campo, incassa un -14 di plus/minus a causa dell’inizio del terzo quarto quando i titolari vengono travolti. Gara non favorevole, lo sciamano tirando il sassolino diceva che non sarebbe stata serata, Kemba provava a replicare con i suoi punti, in linea con la media stagionale, ma non c’era molto da fare.
 
Batum: 6
15 pt., 4 rimbalzi, 5 assist. 5/11 al tiro. Partita inferiore alle precedenti tre, qualcosa più della sufficienza. Infila alcune triple ma non fa la differenza.
 
Kidd-Gilchrist: 5
2 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Serataccia di MKG che gioca maluccio i suoi 28 minuti. Poca iniziativa finisce con 1/3 dal campo.
 
Kaminsky: 6
9 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. 4/8 dal campo. Molto meglio dell’ultima uscita, anche lui però come i compagni, ondeggia dietro al giro palla delle Pepite. Ricordo un’ottima difesa con il corpo in arretramento, tuttavia in serata è uno dei “meno peggio” per dirla in tono gergale.
 
Howard: 6
19 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. 9/11 dal campo. Buon primo tempo dove domina Jokic, anche se è sfortunato su qualche rimbalzo. Non incide nel terzo quarto e la squadra soffre e non uscendo sul rivale slavo concediamo due triple pesanti. A differenza dell’alta percentuale nel FG, dalla lunetta fa due passi indietro terminando con un 1/5. Interrompe la lunga serie di doppie doppie.
 
Lamb: 6
14 pt. (5/11), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Tre falli spesi, magari passando dietro blocchi per fermare l’attaccante in possesso palla in corsa. Mano non molto calda da fuori ma se punta canestro sovente esce qualcosa di buono. Big dunk a una mano dalla linea di fondo sinistra e iniziativa, in difesa però deve prestare maggior attenzione ai movimenti avversari.
 
Graham: 6,5
11 pt., 1 rimbalzo, 2 assist, 2 rubate. ¾ da fuori, infila anche un teardrop per un complessivo di 7 tiri. Micidiale da fuori segna anche se non ha i piedi paralleli a canestro. Come tutta la vera panchina, dopo la gara di Phoenix si ripete offrendo una buona prestazione che porta Charlotte a rientrare e a scavalcare l’home team sul finire del secondo quarto. Buon impegno difensivo, finisce coinvolto nelle rotazioni a inseguimento di Charlotte sul tiro da tre avversario vedi il 20-28 nel quale va a chiudere l’angolo ma deve staccarsi dal proprio uomo con la difesa di Charlotte compattatasi sotto sull’ex lato forte.
 
Carter-Williams: 6,5
6 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca 16 minuti con la consueta grinta. Qualche fallo dovuta alla troppa pressione e qualche canestro subito a causa del fisico comunque esile nonostante l’altezza. Una prova comunque generosa. Offre energia e mette un paio di canestri in entrata nel primo tempo con gli Hornets impegnati nel rientro.
 
Zeller: 6,5
8 pt., 10 rimbalzi, 1 assist. Buon rientro difensivo. Dalle parti del canestro non fa male. Peccato per l’apertura sul finale di secondo quarto che manda avanti Denver. 2/3 dal campo, sa rollare e va a prendere anche dei liberi che trasforma integralmente (4/4) in serata. Un paio di turnover in 17 minuti sul parquet.
 
Monk: s.v.
0 pt., 1 rubata. Vale anche per i giocatori sottostanti. Clifford lo fa entrare a partita finita ma avrebbe già potuto farlo un pezzo prima per aiutarlo a stare meglio sul campo. Chiude con uno 0/2 al tiro.
 
Bacon: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Vedi Monk riguardo al minutaggio esiguo.
 
O’Bryant: s.v.
0 pt. (0/2). Un fan, presumibilmente di Denver gli tributa un omaggio. Forse avrà lasciato qualche ricordo positivo laggiù. A Charlotte con il rientro di Zeller rischia di dare la memory foam alla panchina.
 
Stone: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Vedi Monk sul minutaggio.
 
Coach S. Clifford: 6
Serata nella quale non riesce a risolvere il rebus triple, prova a chiamare time-out e a metter giù la miglior formazione offensiva nel finale di second tempo, ciò non basta. Partita da rivedere e da far rivedere ai ragazzi tatticamente.

Game 52: Charlotte Hornets @ Phoenix Suns 115-110

 
La Regular season NBA è una lunga saga.
Raccontarla momento dopo momento tra momenti di gioia, rabbia, depressione, stupore, ecc. è come seguire un romanzo epico per certi versi, se poi viviamo un comeback da 21 punti nella stessa gara, c’è dentro un mondo…
Per citarne uno famoso…
Tolkien scrisse Il Signore degli Anelli.
L’editore inglese dell’epoca lo pubblicò come trilogia per contenere il prezzo e condizionato dal razionamento della carta nell’U.K. post bellica è un altro discorso.
La compagnia dell’Anello è il primo titolo però che potrebbe adattarsi più ai Warriors, le due Torri ai Pistons o ai Pelicans (anche se la lesione al tendine d’Achille di Cousins lo terrà fuori per tutta la stagione), mentre il ritorno del Re potrebbe riferirsi a James come giocatore o a un’attualmente improbabile resurrezione dei Sacramento Kings.
No… non vanno bene…
Il Volo del Calabrone pare più un romanzo di Ken Follett (scrittore gallese) con i tifosi di Charlotte a seguire il volteggio della squadra di Clifford che aggettiverei come il cognome dello scrittore ma senza la doppia t finale.
Colpi di scena e morti improvvise sotto forma di sconfitte che tagliano le gambe lasciando una classifica deficitaria. Nell’inverno del mondo degli Hornets, non perdere a Phoenix era indispensabile per continuare a seguire il sogno di trasformare le difficoltà in successi insperati sino ad approdare agli impossibili playoffs.
Morire e successivamente gettarsi nella mischia retoricamente è da isterologia utopica, mentre la fenice di Phoenix che risorge dalle proprie ceneri ha una consecutio logica utopica ma reale.
Charlotte ha vinto ma disputando un brutto primo tempo. Atteggiamento sbagliato, proseguito sino al -21 del terzo quarto.
Nelle ultime partite è la prima vittoria partendo sotto all’inizio dell’ultimo quarto.
Kemba ha svegliato la squadra, poi il lavoro difensivo della panchina ha fatto la differenza; MCW, Zeller e Graham hanno disputato un ottimo secondo tempo.
Attento e pungente, con realizzazioni pesanti.
Nella prossima sfida però bisognerà esser consapevoli della forza degli avversari.
L’inconsistenza di Phoenix ha permesso il rientro ma non sempre sarà così.
Particolare rilievo hanno assunto nel match i rimbalzi offensivi, con Charlotte a catturarne 13 contro i soli 2 di Chandler e soci.
Vincere una gara tirando con il 41,7% contro il 53,2% degli avversari è un capolavoro…
Hanno inciso i liberi.
Phoenix è stata perfetta con 13/13 ma i numerosi falli spesi da Phoenix hanno favorito Charlotte che ha terminato con un 25/29 dalla lunetta.
Altra statistica decisiva, soprattutto nell’ultimo quarto per fastbreak e punti a favore degli Hornets, sono stati i turnover; Charlotte ha chiuso con 8, per Phoenix i 19 hanno pesato enormemente.
Tra le fila avversarie Josh Jackson ha chiuso con 23 punti mentre T.J. Warren ne ha messi 21.
Terza vittoria consecutiva in attesa degli impegni seri del mid-west.
 
Le formazioni:
Tyson Chandler non saltava sulla palla a due, Howard la portava a casa ma Kaminsky dalla sinistra cercava un contatto che non arrivava, ne usciva un wild shot che non portava a nulla, Bender invece puntava il Tank e lo beffava con il tocco al vetro.
Pareggiava Kemba che si sganciava proprio dal lungo Bender scivolando con lo step laterale sinistro, pullup perfetto che centrava la retina.
Jackson prima sfondava su Walker, poi ricevendo un passaggio laterale si fiondava in mezzo alla difesa degli Hornets per depositare in maniera atletica in fing and roll planato.
Batum a 9:50 in arresto e tiro su Jackson pareggiava e poi in turnaround fade-away dal mid range sinistro portava Charlotte al primo vantaggio di serata.
A 8:40, dopo aver subito il pareggio, Howard riconquistava il vantaggio con una mattonata al plexiglass, ma Bender infilando due triple mandava la gara sul 10-12.
Frank da tre sbeccava il ferro, Howard evitava guai peggiori in aiuto andando altissimo a stoppare la sfera al suo apice sul tiro di T.J. Warren, Batum metteva un libero ma dall’altra parte questa volta Warren aveva la meglio, troppo tardi la rejection di Dwight.
Sempre T.J. in transizione segnava l’11-16, poi MKG con un elbow jumper spigoloso segnava con la palla a rimbalzare rapidamente sui ferri.
Per veder tornare gli Hornets a distanza di un possesso serviva vedere l’entrata di Howard a 4:35.
Lo scontro a metà corsa con Chandler non gli impediva l’appoggio.
Il libero era sprecato ma si tornava a tre punti (17-20). Entrava l’ex Daniels e faceva subito male a 4:22.
Tripla che era contrastata inizialmente da Batum che a 4:00 esatti dalla fine riceveva da MKG (bravo a conquistare un rimbalzo offensivo) e sparava da oltre l’arco senza esitazioni centrando il bersaglio.
A 3:27 altro soft 3 Daniels mentre a 2:35 azione da videogame di Charlotte, sulla corsa verticale di Howard a passare alle spalle del centro ancorato in area, Batum lasciava partire un assist alto e calibrato che Dwight correggeva di potenza in alley-oop.
Un’altra tripla di Daniels iniziava a esser troppo, Ulis metteva i suoi unici due pt.
Del primo tempo facendo volare Phoenix sul 22-31.
A :42.8 per cercar di rimaner in scia Batum in palleggio andava a smarcarsi e a cercar la tripla che voleva e otteneva, fissando così il 25-31 dei primi 12 minuti.

Charlotte Hornets guard Michael Kidd-Gilchrist, left, drives to the basket past Phoenix Suns’ Josh Jackson during the first half of an NBA basketball game Sunday, Feb. 4, 2018, in Phoenix

 
L’apertura del secondo quarto non era da squadra che lotta per rientrare disperatamente nei playoffs; schiacciata di Len sfruttando un po’ d’imbarazzo difensivo…
Lamb mancava un tiro ma a 11:01 si procurava due FT con i Suns a spender il terzo fallo in meno di un minuto.
2/2, poi arrivavano altri due falli, l’ultimo a rimbalzo su Zeller che catturava l’offensivo.
Due FT per lui infilati con gli Hornets ora sul 29-33.
Dudley spingeva un passaggio verticale per House Jr. che sotto il canestro a destra si presentava segnando e subendo fallo.
Difesa senza comunicazione che incassava anche il libero. Lamb infilava la sua prima tripla di serata dopo qualche errore ma arrivava la schiacciata di Chandler in alley-oop nonostante l’interferenza di Howard e la spinta di Kaminsky alle spalle che peggiorava la situazione.
Altra giocata da tre punti a 9:37 per il 32-39…
Howard iniziava però la rimonta dei ragazzi di Clifford; piazzato al vetro, stoppata facile sul piccolo Ulis e rimorchio a rimbalzo con canestro dopo due errori da sotto dei compagni.
Howard piantava altre due stoppate e guidava con nonchalance un contropiede 2 vs 1 che impreziosiva con l’assist schiacciato a destra sulla corsa di Frank che ringraziava schiacciando il 38-39.
Booker ne infilava due frontali con spazio ma gli Hornets segnavano con Graham che si buttava dentro da sinistra, sbagliava, rimediando però in tap-in.
MCW a metà campo soffiava una palla a Booker e da terra la dava a Howard che si lanciava in contropiede; fallo della stessa guardia in divisa bianca e due FT a 5:41.
2/2 e vantaggio 42-41.
Gli Hornets però tornavano sotto con due liberi di T.J. Warren e incassando la tripla di Jackson iniziavano a imbarcare acqua.
A poco servivano i due di Kemba ancora a battere Bender, prima dall’angolo Jackson superava con la tripla Batum, poi a 3:19 lo scontro nel pitturato Graham/Warren produceva una giocata di tre punti per il secondo che serviva ai Suns per il +8 (44-52).
Jackson in area ci mandava sulla doppia cifra di svantaggio (45-56) così Clifford chiamava un time-out.
Nel finale Lamb batteva Jackson, più Chandler e MKG sbagliavano due tiri ad alta percentuale, Booker non falliva la tripla oltre un MKG lanciato si con il braccio proteso alla Superman verso la palla.
Walker metteva un libero chiudendo un orrendo primo tempo dei viola sul 58-59.

Charlotte Hornets guard Kemba Walker, left, drives to the basket as Phoenix Suns’ Dragan Bender defends during the first half of an NBA basketball game Sunday, Feb. 4, 2018, in Phoenix. (AP Photo/Ralph Freso)

 
Il terzo quarto sembrava esser la pietra tombale del match.
Bender da tre spingeva i Suns sul 48-62, Phoenix continuava ad attaccare con efficacia, specialmente sul tiro da fuori Charlotte non trovava le giuste contromisure, difesa a vagare su T.J. Warren che finalizzava un giro di passaggi con la bomba del 57-75.
Bender aggravava la malattia con un’altra tripla, quella che sembrava ammazzare la gara sul -21 (57-78).
Batum e Graham mettevano due punti a testa cercando di rialzare il capo e quando a 5:33 un Booker mai arrendevole andava da dietro a dare una manata sul collo di Batum lanciato in schiacciata arrivavano due FT e il flagrant 1.
2/2, 65-80 che era seguito dai tre punti di Walker che gli servivano per diventar nuovo recordman di Charlotte per quel che riguarda il numero di triple realizzate.
68-80…
Walker segnava anche in scoop in mezzo ai rami della difesa folta di Phoenix, a 3:43 si ripeteva fintando di guardarsi in giro, invece scattava bruciando Booker e battendo da sotto il cipresso Len per il 74-85.
Lo show di Kemba non finiva ancora perché Daniels, in ritardo a causa del blocco di Howard, toccava il capitano impegnato nella tripla.
Tre FT; sbagliato il primo, gli altri due ricadevano nella retina.
Nel finale i Suns riuscivano però a replicare e il distacco rimaneva ancorato intorno agli otto punti di scarto.
86-94 con il tiro da metà campo sulla sirena effettuato da Graham che si spegneva sul ferro.
Phoenix destava l’impressione d’esser attaccabile, infatti, Charlotte ripartiva forte nell’ultimo periodo.

La palla si stacca dai polpastrelli di Graham che mette nel finale la tripla pesantissima per la sicurezza.

 
Graham e Lamb nel primo minuto dimezzavano lo svantaggio con due punti a testa, poi a 10:55 Carter-Williams benediceva ferro e tabellone che l’aiutavano a far ricadere nella retina il suo tiro da tre punti.
93-94, Hornets affacciati sulla vittoria, Suns nervosi e pasticcioni; Ulis commetteva il terzo turnover nel quarto per i Soli.
MKG a 10:06 era toccato da House riuscendo a guadagnare due liberi che usava per mettere la freccia avanti (95-94).
House da sinistra si fiondava dentro trovando spazi liberi per chiudere con una poderosa schiacciata a una mano. Charlotte non si faceva impressionare; a 8:57 una tripla di Graham valeva il +2 (98-96).
MKG metteva a frutto le sue qualità di penetratore andando da solo contro due difensori ad appoggiare vicino al ferro; palla come in una roulette che continuava a girare con il brivido, tra lo zero e il due la seconda era la cifra che usciva.
La squadra dell’Arizona azzardava con Booker in entrata vicino a canestro ma Zeller conteneva bene, MCW dall’altra parte ringraziava commosso spedendo una tripla arcobaleno a canestro nonostante le sue abituali percentuali non fossero lusinghiere.
103-96 con divario che si ampliava in transizione; Graham per Cody a 6:53, duello al sole tra il nostro centro e Booker che dentro il semicerchio dava il cinque a Zeller ma in faccia.
Pessima scelta perché la scelta degli Hornets metteva comunque dentro i due punti più il libero supplementare, in più il n°1 avversario faceva registrare qualche problema fisico dopo lo scontro.
+10, gap però dimezzato da tre di Warren e due di Jackson.
Uno scatto in back-dor di Lamb sulla linea di fondo sinistra era premiato dal passaggio verticale di Zeller che tagliava fuori l’ingenuo rookie Jackson.
Un altro fast break Lamb/Zeller/Lamb serviva a quest’ultimo per portarci sul 110-101, anche se non facile era il suo appoggio fuori equilibrio avendo ricevuto un passaggio con i tempi diversi da quelli aspettati.
A 3:25 una bella giocata d’anticipo di Batum era coronata dal passaggio lungo dai giusti giri per Lamb, ormai la punta della freccia dell’attacco di Charlotte in transizione.
112-102 prima che un parziale di 6-0 Suns chiuso da Bender a 1:31 riportasse sotto la squadra dell’Arizona.
112-106 con possibilità per Jackson d’accorciare ulteriormente, contatto con Graham, separazione e tiro sul quale Graham tentava di rientrare, palla sul ferro e Hornets con palla pesante tra le mani. Kemba andava sul post basso sinistro tentando d’entrare in area ma bloccato dal lungo vedendo con la coda dell’occhio l’appostato Graham concedeva fiducia; open 3 trionfale a :34.8 dalla fine che scacciava i fantasmi.
115-107 ritoccato dalla tripla frontale di Jackson per il 115-110 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7
18 pt., 2 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Chiude il primo tempo con 5 pt. all’attivo e uno 0/5 da fuori. Si scatena nel terzo quarto. 6/19 complessivo dal campo. Leader e capitano riavvicina Charlotte superando anche il record all-time di triple realizzate complessivamente per la franchigia di Charlotte passando il mitico Dell Curry anche se il 2/10 da fuori non è lusinghiero. Gli si perdona qualche lacuna difensiva e il -12 di plus/minus perché è colui che ci aiuta a rientrare con molteplici giocate. Gli spostamenti su Bender con relativi pullup sono roba d’alta classe.
 
Batum: 7
22 pt., 4 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. Chiude con 7/15 al tiro. 5/5 dalla linea, più aggressivo, spende 4 falli e va a rimbalzo offensivo dove guadagna anche due FT. Nettamente migliorato nelle ultime 3 partite aiuta con le sue triple Charlotte a rimaner a galla. Bello l’anticipo e il lancio consequenziale per Lamb nel finale.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
8 pt., 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 3/7 dal campo. Si prende una tripla in faccia di Booker e non riesce spesso a fermare gli avversari, il suo attacco però è fatto di buone penetrazioni. Riesce a darci qualcosina in fase offensiva. Aggressivo, cattura 4 rimbalzi in attacco.
 
Kaminsky: 4
4 pt., 4 rimbalzi, 1 assist. 1/7 dal campo. Travolto dall’inizio alla fine. Rare cose buone, ha la scusante del pollice fasciato per il tiro ma sulle rotazioni difensive va veramente male e in uno contro uno, difensivamente non c’è…
 
Howard: 6,5
18 pt., 14 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate, 3 stoppate. Serata di precisione non estrema per Howard. Qualche difficoltà realizzativa che viene colmata da qualche libero. Dodicesima doppia doppia consecutiva. Un solo turnover, tre rimbalzi offensivi. Prezioso sotto le plance.
 
Lamb: 6,5
15 pt., 4 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate, 2 stoppate. 6/16 dal campo con qualche incursione con tiri semiacrobatici a basse probabilità. Finale incandescente con diversi punti in transizione, su un’azione è lui stesso che deviano un pallone in possesso all’attaccante dei Suns, inizia l’azione. +25 di plus/minus.
 
Graham: 7,5
15 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Chiude con un 6/10 dal campo e una prestazione gagliarda. Mette di tripla il suo quindicesimo punto. Ciò gli vale il career-high di pt. realizzati oltre che a metter dentro il gioco partita. Pressione sulla palla, fa sbagliare Jackson nel finale tentando di rientrare in salto, pur sapendo che avrebbe sbagliato.
 
Carter-Williams: 7
8 pt., 1 rimbalzo, 3 assist, 3 rubate. 3/5 dal campo che non spiega la pressione difensiva fatta in difesa. La palla rubata a Booker con assist possibile per Howard sono l’icona del suo impegno. In attacco trova buoni canestri compresi i due di tripla… Serata in cui ribalta le convenzioni.
 
Zeller: 6,5
7 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Importante in difesa, più abile nel difendere anche se ha qualche amnesia di troppo, tuttavia la sua furbesca presenza porta i Soli alla sconfitta. +22 di plus/minus…
 
Coach Clifford: 6,5
Non grida mai (almeno in pubblico), negli spogliatoi si sarà magari anche fatto sentire ma è la reazione nel terzo ad essere buona. Per oggi bene così ma le lacune difensive restano. C’è da insegnare o far ripassare qualcuno sulle rotazioni difensive. Mezzo voto in più per aver tolto Kaminsky di mezzo e aver giocato con un quintetto più basso ma meglio assortito.

Il Punto @ 51

 

Premessa a lungo termine

 

Ci eravamo lasciati nell’ultimo pezzo a tema con Charlotte al dodicesimo posto sul 12-22. La situazione si è aggravata dal punto di vista temporale ma nell’arco di queste ultime 17 sfide le due vittorie consecutive ai quasi margini iniziali e finali del periodo danno un po’ di speranza nonostante il ritardo in classifica.

Oggi, abbiamo una classifica che recita 22 vittorie e 29 sconfitte.

 

Sul fondo anche Orlando con un 15-35 (.300) e Atlanta 15-37 (.288), tagliate fuori per la corsa ai playoffs, così come direi Chicago che con la trade che ha mandato Mirotic (il quale venne colpito da Portis con un pugno e ciò lo convinse a chiedere di potersene andare) ai Pelicans si è chiamata fuori definitivamente semmai avesse voluto almeno provarci.

 

Recuperate tre vittorie, la stagione è proseguita sulla falsariga delle prime 34 gare ma, nelle nove partite casalinghe disputate sono arrivate solamente 5 vittorie.

L’otto febbraio avremo la chiusura del mercato invernale e le voci su Walker si sono moltiplicate, così come sull’intoccabilità di ogni singolo giocatore di Charlotte.

Una squadra che reiteratamente lascia sul campo partite già vinte, bruciando in poco tempo consistenti vantaggi, non può che essere smantellata e rifondata secondo molti. Eppure qualcosa di buono c’è e non si era ripartiti male a fine anno con la serie di trasferte sulla costa pacifica, ma il tempo stringe e siamo all’ultimo ballo…

 

Descrizione veloce delle partite passate

Charlotte si presentava sulla costa pacifica per una serie di 4 trasferte da giocare a cavallo tra il fin anno precedente e l’inizio di quello nuovo con un record da trasferta di 2-12, uno dei peggiori dell’intera NBA.

Prima tappa Oakland contro i campioni del mondo NBA.

Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare che una squadra così instabile potesse passare contro GSW, pur priva di Curry, invece, dopo un primo tempo gagliardo, nel secondo accadeva l’imprevedibile con Charlotte abile a sbancare il difficile parquet di Steve Kerr.

La trasferta a Los Angeles con i Clippers era la classica degli Hornets che bruciavano il loro vantaggio cedendo a Griffin e soci.

Sacramento era una tappa che restituiva fiducia agli Hornets, abili a toccare quota 131 punti. Vittoria senza problemi come quella successiva a Los Angeles contro i gialloviola. Si tornava a Charlotte per una serie di tre partite consecutive rinfrancati dal 3-1 esterno ma l’instabilità della squadra non permetteva di portare la striscia a tre vittorie consecutive nonostante all’Alveare si presentasse una modesta Dallas.

111-115 e gare successive da giocarsi contro altre due squadre dell’Ovest.

Vittoria sui Jazz e sconfitta con i Thunder. In arrivo l’intermezzo esterno contro i Pistons, campo difficile sul quale gli Hornets coglievano un’importante affermazione che dava una nuova dimensione esterna in 3D ai Calabroni.

Sulle ali dell’entusiasmo Charlotte disintegrava in casa i rivali divisionali dei Wizards (133-109) nella prima delle cinque gare casalinghe di seguito, ma poi contro gli Heat la squadra di Clifford perdeva da sola.

Miami rimontava 10 punti negli ultimi 4 minuti pareggiando in 7 secondi (mettendo 5 punti) e sorpassando a due decimi dalla fine con un libero di Olynyk per un minimo contatto con Howard.

Brutta botta che rischiava di mandare ulteriormente in tilt la squadra già fragilissima. Si tornava a giocare con i Kings che nel finale facevano vedere i fantasmi a Charlotte, ma la minor qualità dei Re, rispetto a quella del Calore, consentiva a Kemba & Co. di portare a casa la vittoria.

Il “derby” con i Pelicans era tirato.

Charlotte spesso rimaneva in scia ma alla fine lasciava la punto a punto agli ospiti.

Atlanta chiudeva il ciclo.

Una gara simile a quella contro i Kings, con gli Hornets a prevalere grazie alla maggior inconsistenza esterna dei ragazzi di Budenholzer.

Si apriva una serie di tre trasferte con la sconfitta a Miami per 91-95 (4^ su 4 partite contro gli Heat) maturata nel finale nonostante il +15 (75-60) di vantaggio maturato a un certo punto nel terzo quarto.

Contro i Pacers andava male nel 4° quarto dopo una punto a punto e si volava ad Atlanta per vincere senza problemi in una serata che risvegliava Batum ed esaltava Kemba, capace di realizzare nove triple in serata (record personale).

Si chiudeva contro Indy in casa e nonostante l’accanita resistenza degli uomini di McMillan, Charlotte la spuntava facendo registrare nel primo quarto quota 49 punti, cifra mai toccata prima dalla franchigia in un periodo di 12 minuti.

 

Prossime partite

 

Gli Hornets casualmente riapriranno un ciclo di 4 trasferte a Ovest, come avvenuto in occasione del mio precedente pezzo.

Pura casualità, nessun algoritmo.

Phoenix (domenica sera alle 21:00), Denver, Portland e Utah.

La prima e l’ultima non hanno molto da dire, nel mezzo due squadre che battagliano per i Playoffs.

Chiudere con un 2-2 sarebbe buono ma non risolleverebbe la stagione di Charlotte.

Va detto che la gara contro i Trail Blazers potrebbe fare da spartiacque alla stagione degli imenotteri che potrebbero trovarsi radicalmente trasformati prima di questa gara programmata per l’otto febbraio americano, giorno della deadline del mercato, ma ogni giorno che passa sembra far tramontare questa ipotesi…

Kemba ha detto di non avere scelta, di cercare di spingere per raggiungere i playoffs.

A ogni modo…

Charlotte tornerà in casa successivamente per affrontare Toronto, volerà a Orlando e il 22 se la vedrà in casa contro Brooklyn nella prima sfida stagionale tra i due team.

In back to back (l’undicesimo stagionale) si andrà a Washington per poi chiudere febbraio con le gare interne contro Detroit e Chicago.

Marzo si aprirà all’insegna del tour atlantico con Boston, Philadelphia e Toronto pronte a ospitarci prima che i Sixers il 6 marzo tornino a ricambiare la visita a Charlotte.

Brooklyn e Phoenix in casa e il derby di ritorno con i Pelicans nel profondo sud della Louisiana chiuderanno il periodo a poco meno di un mese dalla chiusura della regular season.

A questo punto i giochi potrebbero esser già fatti nonostante rimangano, dopo gara 51, almeno una decina di gare da poter tranquillamente vincere visto il valore dei team contrapposti.

Purtroppo gli Hornets, belli e fragili come un bicchiere di cristallo di Boemia, non offrono garanzie.

Giovani balordi modificare un soprannome di Gianni Brera assegnato al più vecchio club calcistico d’Italia.

 

Parte statistica descrittiva di pregi e difetti

 

Tratteremo qui qualche statistica di squadra perché ci occuperemo di quelle dei singoli unendole al loro rendimento nella classifica per singoli sottostante.

Balza all’occhio intanto la fragilità visibile di questo team che nonostante la doppia mutazione avvenuta nel biennio precedente, continua a ottenere risultati non soddisfacenti. Vediamo un po’ come si è presentata Charlotte all’avvio dell’ultimo quarto nelle ultime 17 gare.

 

 

Come si può notare dal grafico soprastante gli Hornets hanno vinto 10 delle 13 partite nelle quali sono arrivati davanti all’ultimo piccolo intervallo.

 

Una delle tante ultime partite finite avanti nel terzo quarto e chiusa con una W, tenendo a distanza di sicurezza gli avversari, Nel caso di punto a punto Charlotte spesso finisce per lasciar prevalere gli avversari.

 

Tre le abbiamo lasciate sul campo, una contro Oklahoma e due rocambolesche contro gli Heat nonostante i massimi vantaggi in doppia cifra fossero stati ottenuti nel secondo tempo.

 

Il monitoraggio con istogramma di una partita persa contro gli Heat.
Si può notare il vantaggio accumolato e perso dimostrando la classica instabilità e fragilità nelle partite perse.
Gli ultimi quarti hanno iniziato a divenire un problema dalla seconda parte della scorsa stagione.

 

Siamo arrivati dietro solamente 4 volte e abbiamo sempre perso, dimostrando incapacità d’esser decisivi nell’ultimo quarto.

Questo non concorreva a dare speranza giacché c’era da recuperare terreno a causa del bilancio di 4-13 ottenuto tra gara 18 e gara 34 che ci aveva decisamente estromesso dalla zona playoffs.

Da gara 35 a gara 51 abbiamo ottenuto un parziale di 10-7, ancora lontano dall’essere utile per essere tra le squadre al sole della post season.

Philadelphia è a -11 dalla vetta dell’Est occupata da Boston, noi a -15…

I playoffs sono ancora alla portata, le partite sono tante, ma contando che la stagione si è inoltrata oltre la fase centrale, non ci si possono permettere ulteriori passi falsi.

La società era o è pronta al pull the trigger (a premere il grilletto della ricostruzione) perché la chimica del team non funziona.

Bloccati da giocatori zavorra con contratti pesanti e giovani ancora immaturi come Malik Monk e Dwayne Bacon.

Zeller è appena rientrato e potrebbe divenire un piccolo fattore per la panchina.

Un giocatore utile, non stiamo parlando certamente di una superstar, anche se il suo apporto avrebbe potuto essere utile in zona difensiva in certi finali punto a punto nelle 27 gare che ha saltato per l’operazione al ginocchio.

A proposito di ciò, vediamo qualche confronto tra giocatori, partendo proprio da Zeller e il suo sostituto O’Bryant:

 

Passiamo alle PF e così via…

 

 

Vediamo ora un po’ di statistiche di squadra partendo dal basso; i palloni rubati con sono 6,7 a partita (a gara 34 erano solamente 6,3 di media), ma la posizione tra le trenta franchigie è la ventinovesima per quel che riguarda questa statistica.

Stessa posizione negli assist con 20,8, anche se questa tematica l’approfondiremo più avanti.

Siamo ventisettesimi ai liberi come percentuale (73,3%), ventiseiesimi nei punti (9,4) realizzati sui fastbreak, mentre nelle stoppate siamo diciassettesimi con 4,7.

La situazione migliora se osserviamo il rapporto assist/turnover di 1,60 (13° posto), noni nelle seconde possibilità con 13,3 punti.

Ai piedi del podio per quel che riguarda falli commessi (quarti con 18 di media) e nella percentuale rimbalzi (51,8%), rimaniamo nella medesima posizione anche per quel che riguarda i fast break points concessi agli avversari.

Saliamo sul gradino più basso del podio nella classifica rimbalzi con 46,3 a partita e nei turnover, perdendo solo 13 palloni a match.

Argento nei rimbalzi difensivi con 35,8 e nelle seconde possibilità lasciate agli avversari chiuse con canestro (9,8).

Apriamo il capitolo panchina, la quale cerca consistenza.

Lamb ha dato parecchio questa stagione, Kaminsky vive a giornata, più lunatico di un lupo mannaro, mentre Zeller potrebbe essere il terzo elemento che migliorerà le prestazioni, in attesa che MCW cresca.

Le rotazioni corte di Clifford hanno tagliato fuori i rookie e se il roster è al completo anche J.O.B. troverà poco spazio.

A livello di punti forniti dalla bench siamo sedicesimi (35,7 pt.) così come a rimbalzo (16,1), teniamo molto bene nei liberi invertendo la tendenza generale della squadra realizzando il 78,7% (4° posto) ma i problemi arrivano al tiro con un 40,3% come percentuale realizzativa per un ventinovesimo posto.

Tutto ciò fa si che attualmente si occupi l’ultimo posto in questa particolare classifica solo per le panchine, con una differenza di +/- di -2,6 punti a gara…

Torniamo alla classifica generale. I titolari aiutano segnando punti e i 106,3 di media ci portano al 14° posto.

Tuttavia la precisione difetta e questo è un grosso problema perché se il FGA (tiri tentati) è pari a 86,5 che equivale a un sesto posto, i tiri buoni sono stati 38,4, il che ci colloca alla 21^ posizione…

La percentuale è problematica: 44,3% (migliorata rispetto al 43,6% dopo gara 34) che ci fa scendere al ventisettesimo posto.

 

Le percentuali della squadra suddivise in zone di tiro.

 

Dicevamo all’inizio del capitolo riguardo agli assist…

Charlotte è sì tra le ultime posizioni, ma è la squadra che guadagna più liberi.

Vuoi per un po’ di lentezza e prevedibilità che porta gli altri team a intercettarci, vuoi perché Howard si fa spazio con il fisico sotto le plance.

I 22,6 guadagnati a partita ci issano in prima posizione…

__________________________________________________________________________

 

Classifica Giocatori

 

 14° D. Bacon: 5,70

Dwayne Bacon non è esattamente Dwayne Wade, come era stato presentato erroneamente dall’executive R. Cho. Ha giocato solamente 13:25 nelle ultime 17 partite, finendo per andare anche a giocare qualche partita nella squadra associata minore, i Greensboro Swarm. Lì è riuscito a mettersi in evidenza in un match dove ha chiuso con 45 punti, mentre con gli Hornets solo tre volte è riuscito ad andare in doppia cifra. A inizio stagione era partito anche titolare per ben sei volte, sfruttando i problemi di MKG, ma le non troppo lusinghiere prestazioni hanno convinto un coach, non troppo propenso a fare da balia, a retrocederlo dietro T. Graham. Un peccato perché ha un bel jumper, ancora da calibrare perché scostante, potrebbe sicuramente fare di più, ma al primo anno, come rookie, non si può pretendere… Le statistiche sono mediocri e il minutaggio in ribasso avendo ora davanti a sé, tutte le altre SF e SG…

__________________________________________________________________________

 

 13° M. Monk: 5,70

Non è un caso che i due rookie scomparsi (giocavano molto di più a inizio stagione) siano in fondo alla classifica. Difesa quasi nulla, confermata dalle statistiche in rubate o stoppate. Sta imparando ma gioca troppo poco per poter apprendere velocemente. Sfortunatamente le difficoltà di Charlotte non consentono di dare più minutaggio a uno shooter che si riteneva esser più pronto. In realtà sta sparando con poco ritmo… Balza all’occhio il fatto che tiri meglio da fuori (33,7% il totale, 34,2% da 3 pt.) che da due pt. (29/88 per un 33,%). Come per Bacon poi gioca pochino, nelle ultime 17 gare i minuti sono stati 50:28 e il massimo di punti raggiunto in una recente gara è stato di 6 (contro Dallas, frutto di due triple). Fuori dalle rotazioni abituali di Clifford, solo migliorando la difesa e cercando d’esser più preciso in attacco (le sue entrate sono spesso inconcludenti, spostato come un fuscello su eventuali contatti ritenuti legali) potrà sperare di guadagnar più spazio.

 

Una speculazione dell’ultima ora vorrebbe Monk al centro delle attenzioni dei Bucks…

 

https://www.youtube.com/watch?v=0KYTA_YrRsY

 

__________________________________________________________________________

 

 12° M. Carter-Williams: 5,76

Con Philadelphia, a inizio carriera, era un discreto passatore. Si è dimenticato per troppe partite di far ciò che andrebbe richiesto a un playmaker; metter nella miglior condizione possibile un compagno per segnare. Molte le iniziative in entrata con errori clamorosi, troppe le serate negative. Talvolta preferisce tentare la tripla aperta anziché organizzare qualche azione offensiva coinvolgendo i compagni. Purtroppo da tre ha sempre avuto percentuali pessime e anche quest’anno non è migliorato, mentre è crollato in generale nel tiro dal campo. Il 21/52 (40,3%) delle ultime 17 gare ha migliorato un pochino una percentuale appena al di sopra del 30%, ma rimane comunque insufficiente. Voci, supposizioni, congetture e consigli sull’acquisto di Mudiay o qualche altra PG al suo posto rimangono attuali perché non è riuscito a dare il cambio di passo a una panchina in difficoltà. L’impegno e l’intensità difensiva non mancano, l’efficacia però lascia a desiderare. Sta migliorando nettamente dalla lunetta e un po’ nell’utilità difensiva (vedendo anche la classifica dei singoli), dopo un avvio che aveva lasciato più di qualche perplessità.

Qui sotto la sua espulsione unitamente a quella di Tim Frazier, dopo l’iniziale piccola baruffa da contatto con Jason Snmith.

https://www.youtube.com/watch?v=hUyYs82977Y

 

__________________________________________________________________________

 

11 J. O’Bryant: 5,82

Mi aveva favorevolmente impressionato l’anno scorso a Denver dove fece una gran partita in attacco. Fa vedere ancora ogni tanto qualche canestro che la media dei giocatori NBA non segnerebbe. Turnaround in uno contro uno in fade-away dall’ottima coordinazione che ricadono al centro della retina. Purtroppo però il più delle volte non è esattamente un’enciclopedia nel post passo, i movimenti sarebbero anche interessanti ma la troppa goffaggine e lentezza lo rendono bloccabile. Rilasci in gancio o tiri sbilenchi che abbassano la sua percentuale, attualmente al 40,2%, molto inferiore al 53,3% dello scorso anno (in sole 4 partite), ma anche sotto al 41,1% ottenuto con Milwaukee in 66 partite nella stagione 2015/16. Anche in difesa la lentezza e la poca esplosività per noi sono un problema. Assurto al ruolo di secondo centro dietro l’intoccabile Howard, non sta fornendo prestazioni alla Zeller. In 10,7 minuti conquista 2,7 rimbalzi e da 0,2 stoppate di media. Nickname JOB, ma non è proprio un good job, assomiglia più al Jobs Act italiano, sta smaterializzando il contenuto e le cifre si abbassano. Penso che se Zeller dovesse star bene, lo rivedremo ben poco in campo.

 

 

__________________________________________________________________________

 

 10° J. Stone: 5,90

Beh… impossibile parlare di Stone. È più fisso di una montagna di pietra e calcare che ci guarda dalla sua vetta sulle affascinanti Gorges du Verdon (in Provenza). Con Walker come titolare, MCW che nonostante le prestazioni mediocri continua a giocare e Monk all’occorrenza pronto a portar palla con le riserve, l’ex veneziano è costretto a guardare tutte le partite dalla panca. 10:09 nelle ultime 17 uscite, toccando il parquet quattro volte nel garbage time senza prendersi nessun tiro. Ha un 2/4 che risale alle prime due partite stagionali…

__________________________________________________________________________

 

 9° F. Kaminsky: 5,96

Come per Batum la parola d’ordine non può che essere incostanza. Fornisce prestazioni alternanti. In una squadra come quella di Charlotte con Clifford allenatore, credo che c’entri come la marmellata sugli spaghetti. Ha migliorato appena appena la sua difesa che prima era inesistente, oggi almeno è di facciata, esiste perché è lo stretch four di riserva. Forse si è anche programmato che sarà titolare quando le stanche ossa di Marvin lasceranno il circuito NBA. Lascia troppo spazio al tiratore o usa la verticalità contro tiratori letali. Poca resistenza sotto canestro. Il 4 aprile Frank compirà già 25 anni ma a livello statistico nei tre anni passati a Charlotte ha compiuto pochi progressi al tiro. Il tiro dal campo e il tiro da tre sono in linea con le percentuali del primo anno, le rubate anche, i rimbalzi sono calati nonostante il minutaggio, anche se qualche volta ha la scusa Howard che gravitandogli intorno ne magnetizza qualcuno… Va meglio dalla lunetta ed è passato dai 7,5 pt. Di media a gara da rookie all’attuale 10,6. Molto più abile a rifinire da sotto è salito al 70,1% dai 0/3 piedi contro il 58,7% dell’anno precedente. Da notare la statistica da tre punti nelle sconfitte… Quando non riesce a dare apporto e costanza con buone percentuali, Charlotte va in difficoltà…

 

 

 

__________________________________________________________________________

 

 8° M. Williams: 5,97

Giocatore che rimane in campo principalmente per due fattori; apprezzata dedizione al lavoro (all’allenamento) e tiro da fuori che quest’anno è migliorato rispetto all’anno precedente sino all’impennata del primo posto nella statistica dedicata (nell’intera NBA) fino a qualche partita fa. Scostante, come diversi tiratori, può passare dalla spaziale gara contro i Pistons a partite nelle quali fa mancare i suoi punti da fuori (in due gare con Miami, sua bestia nera dai playoffs 2016, ha totalizzato uno 0/7 ad esempio) non riuscendo a mettere nemmeno un canestro. Purtroppo per Charlotte questo è un problema, perché se Kemba è sempre al centro dell’attenzione e deve ricorrere a special move e a blocchi di Howard o stagger per andare al tiro da fuori, Marvin, di solito imbeccato sugli scarichi, è l’unico altro tiratore valido del quintetto (di Batum abbiamo già detto e MKG e Howard non si avvicinano nemmeno alla linea da tre), quindi servirebbe più costanza. In difesa ha qualche serata dove riesce a dar veramente fastidio all’attaccante, ma in generale lo trovo un po’ lento (non come JOB o Monk) e questo è causa del suo voto attuale nonostante le percentuali da fuori siano buonissime. Aveva iniziato il ciclo segnando zero punti contro Warriors e Clippers, poi ha trovato il ritmo con 15 contro Utah, 16 contro OKC, fino ai 21 di Detroit. Al momento out per una distorsione alla caviglia occorsa nel primo match contro i Battistrada a Indianapolis, ma non dovrebbe averne per molto.

 

 

 

__________________________________________________________________________

 

 7° T. Graham: 6

Per le mie medie ha appena toccato la sufficienza esatta, ma Graham ha preso quota vista l’impreparazione di Bacon e Monk e ha trovato maggior minutaggio anche grazie alla sua predisposizione difensiva che lo distingue da altri giocatori, ad esempio da Lamb (il quale a dire il vero quest’anno è molto più sul pezzo e dimostra meno amnesie) o da un Batum non pertinace come Treveon. Graham può contare anche su un buon tiro da fuori, ciò lo ricolloca tra i panchinari come finalizzatore sugli scarichi, sia in transizione o a difesa schierata. Capace anche di prendere qualche iniziativa verso canestro, se fermato con l’intervento irregolare deve tuttavia fare i conti con un 73,2% dalla lunetta, discreto ma non buono o eccezionale… Nelle ultime 17 gare ottime quella contro Washington e la penultima in Atlanta alla Philips Arena.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Kuba1l0R2Jg

 

__________________________________________________________________________

 

 

 6° N. Batum: 6,04

L’ingranaggio che si è rotto… l’uomo sotto accusa. Abbiamo già detto molto su di lui nei pezzi precedenti. Calato nei rimbalzi, negli assist, nelle rubate e nelle stoppate (anche se impercettibilmente nelle ultime due statistiche), ha un minutaggio inferiore rispetto allo scorso anno. Non così inferiore tuttavia da giustificare il passaggio dai 15,1 punti dello scorso anno di media agli 11,9 attuali. È rimasto alle pendici del 30% nel tiro da tre punti prima di trovare spazi e ispirazione contro Atlanta in gara 50 chiusa con un 5/10 da dietro l’arco che l’ha fatto terminare esattamente al 30% da fuori. Si è ripetuto alla grandissima contr i Pacers in casa lanciando gli Hornets alla vittoria e chiudendo con 31 pt.. Forse il ruolo di collante gli sta stretto o forse ogni tanto ha bisogno di cambiare aria, sembra poco motivato, la sua difesa non è poi più così tanto aggressiva. Ha saltato l’appuntamento con la nazionale dei Galletti in estate per riposarsi ma il destino beffardo l’ha colpito ugualmente a inizio stagione dove è stato tormentato da un infortunio abbastanza probante che ha continuato a dare noie per diverso tempo, oggi che il problema pare esser scomparso dovrebbe riuscire a dar di più completando il buon backcourt titolare con Kemba, anche perché il suo basso rendimento sta influenzando l’orbita di Charlotte che potrebbe finire fuori dai consistenti pianeti da fascia abitabile per unirsi a quelli gassosi e inconsistenti nel gelido spazio. La sua palla persa dopo aver giocato una buona partita contro Miami è stata un macigno. Probabilmente Williams ha avuto troppa fretta sulla rimessa, ma lui se l’è fatta portar via come un novellino. Nelle ultime diciassette partite sono state otto le partite disputate almeno discreto livello, un po’ scostante per un contratto da oltre 22 milioni che scadrà nella stagione 2020/21, per la quale il giocatore avrà anche l’opzione di scelta a favore, ma nelle ultime due uscite ha fatto vedere di essere in decisa risalita. Speriamo continui così… in alternativa ci si augura che in estate (dovesse tornar a giocar male) si trovi un accordo con il giocatore e qualche altro team, ma soprattutto, per il bene di Charlotte, l’augurio reale è che continui a render come nelle ultime due uscite o quasi, da qui alla fine della stagione.

 

 

 

__________________________________________________________________________

 

 

 5° C. Zeller: 6,12

Cody è rimasto fuori per ben 27 partite, quindi impossibile parlare di queste 17. La squadra comunque ha tenuto abbastanza ottenendo un record di 12-15, anche se sono convinto che con il buon Cody avremmo avuto un record migliore senza qualche finale travagliato e puntualmente perso. La sua caratteristica difensiva avrebbe permesso d’incassare qualche punto in meno. Partendo dalla panchina ha leggermente cambiato il modo di giocare. Ha migliorato il tiro lungo da due punti perché la panchina gli offre pochi giochi per il pick and roll o inserimenti a fari spenti. Sganciato da Batum, con il quale innescava giochi a due da pick and roll è andato a perderci, così come Batum ha diminuito la statistica assist. Clifford ha deciso comunque di lasciare titolare il francese (impensabile spostare Howard in panca), preferendo utilizzare Lamb come scorer dalla panchina, visti i problemi realizzativi della bench. Un quintetto di riserva con Batum in campo potrebbe essere ancor meno efficace nella metà campo offensiva. Il suo rientro non sarà accolto come quello di Curry, ma nell’economia della squadra potrebbe rivelarsi un’arma, o meglio, uno scudo in più, compresi gli scudi d’attacco con blocchi per tripl ribaltabili in pick and roll.

__________________________________________________________________________

 

 4° M. Kidd-Gilchrist: 6,23

MKG è il giocatore più “italiano” in un certo senso. Non lo sto dicendo nel senso migliore, ma in maniera neutrale. Trasformista… una caratteristica che nel bene e nel male (più nella seconda ipotesi da noi) MKG forse sta percorrendo per sopravvivere. Da seconda scelta con ottima reputazione difensiva ma dalla costruzione del tiro orribile e quindi dalle basse percentuali, oggi è diventato un finalizzatore da due sullo scarico, ma anche sul pullup, riuscendo ad andare in uno contro uno a mettere il tiro diverse volte. Le penetrazioni con appoggio sono sempre state il suo pane, sia quelle in coast to coast che quelle a medio raggio. Portate con più energia un tempo, ripetute con intensità inferiore oggi, ogni tanto rimedia qualche sonora stoppata, la quale non lo fa desistere. Un ragazzo che la vita ha messo subito alla prova (il padre ucciso a Camden quando aveva quasi tre anni) e l’ha colpito ancora quando lo zio Darrin Kidd decede il giorno stesso nel quale MKG porta la lettera per giocare a Kentucky. Per questo fatto aggiunge Kidd al cognome originale giacché lo zio l’aveva cresciuto, insieme alla madre Cindy Richardson, la quale intervista al Draft dopo la scelta di suo figlio disse che MKG avrebbe dovuto esser sempre la stessa persona (umile) di prima. MKG, in effetti, pare esserlo rimasto, sa che deve lavorare ogni giorno e sottolinea quest’aspetto infischiandosene d’eventuali critiche, concentrandosi solo sul miglioramento. In diverse interviste all’inizio aveva difficoltà a parlare, sicuramente a causa del suo passato. Oggi è passato da MKG Security” a una versione più offensiva. Sul parquet rimane sempre uno dei migliori difensori a nostra disposizione ma non come un tempo, sarà che è costretto a spender energie offensive. Dai 7 rimbalzi a partita dello scorso anno siamo passati ai soli 4,5 di media anche se gioca qualche minuto in meno a gara. Diminuite anche le rubate e quasi dimezzate le stoppate, indice di meno atletismo dopo la ricaduta dell’infortunio alla spalla. Prende i suoi tiri, i compagni lo incoraggiano e lui non esagera come altri, segue il kata metron e sa qual è quindi la sua misura. Spreca poco, tanto da salire sul 51,5% dal campo, ottimo per un esterno, mentre dalla lunetta suda freddo tirando solamente con il 68,3%. Fossi il presidente terrei l’ex Kentucky a vita (“solamente” per la storia difficile) come buona riserva, ma in un contesto come quello attuale di Charlotte con tiratori “poveri”, nonostante la buona vena realizzativa, servirebbe un upgrade in grado di costruirsi il tiro e che abbia nelle mani più punti. Lo stipendio è medio e la posizione in cui venne pescato al Draft (la seconda, dietro il suo compagno di Kentucky Anthony Davis) non ne consigliano la possibilità bench. Forse potrebbe anche lasciare Charlotte ma oggi l’incertezza del mercato regna sovrana… Mi auguro un lieto fine con i playoffs da disputare per spazzare, dissipare tutte le incertezze… È dura, ma fosse facile non sarebbe divertente…

 

 

__________________________________________________________________________

 

 3° J. Lamb: 6,46

Jeremy scende dal secondo posto al terzo dopo esser stato anche al primo. Inevitabile un po’ di discesa dopo la stagione partita in maniera spettacolare. Qualche prova incolore tuttavia non ha modificato il valore del nuovo Lamb, il quale è stato citato anche al centro di voci di scambio con New York, al tramonto della trattativa per Kemba. Era chiaro che Clifford gli chiedesse principalmente punti senza dimenticare la difesa, cosa che sta facendo, nonostante nelle ultime giornate sia sembrato un po’ più rilassato in fase difensiva, tanto da rimediare con il fallo ad esempio sull’uno contro uno se rimasto attardato perché non concentrato al massimo. Sul tiratore va spesso, anche saltando, qualche volta anche in rientro se il tiratore effettua un pump fake. L’ho notato subito durante la giornata dei media interagire in maniera seria con gli intervistatori. Nelle ultime 17 gare ha tentato 168 tiri realizzandone 76 (45,2) dando consistente mano alla squadra con un picco di 18 punti ottenuto contro Sacramento in casa. È riuscito a toccare quota 20 punti o a segnarne di più per 5 volte in stagione, ma non nelle ultime 17 gare.  Da 18,4 minuti a gara è passato da 25,2, grazie a questo incremento nel minutaggio oggi Lamb viaggia in doppia cifra sui 13,6 a game contro i 9,7 dello scorso anno. Difetta in qualche turnover di troppo ma ha migliorato “sensibilmente” (rispetto alle esigue cifre precedenti e tenendo conto che è uno shooter) nei palloni rubati e negli assist smistati, sebbene siano ancora cifre trascurabili.

 

 

 

__________________________________________________________________________

 

 2° D. Howard: 6,58

Dwight Howard è un tipo simpatico ma un po’ lunatico sul parquet. Gli anni passano e con essi aumentano i dubbi per un giocatore che si è creato la propria carriera grazie alla fisicità che madre natura gli ha donato. Superman, forse motivato dall’abbandono della sua città Natale (Atlanta) si è riproposto su grandi livelli quest’anno. Certamente non azzecca tutte le serate, ma se teniamo conto delle ultime 17 sfide, ne ha sbagliate ben poche. Tre quelle che abbiamo perso quando ha giocato male, altre perse nonostante le sue prestazioni da big. Partenza alla grandissima in gara 35 contro i Warriors che l’hanno sofferto tutto il match, 29 punti e 13 rimbalzi. Va in doppia doppia da 11 partite consecutive e ha aumentato le stoppate rispetto lo scorso anno. 7 casa contro gli Hawks e 6 quelle date ai Kings. Non tutte le cifre sono in aumento rispetto all’annata con Atlanta, però nelle ultime 17 gare ha migliorato la bassissima percentuale ai liberi che aveva. Un 71/121 utile agli Hornets per non perder terreno nell’eventualità del fallo sistematico (visto solo poche volte a inizio stagione) su di lui. Si vede che ha lavorato sul particolare e l’ha fatto bene. Il fisico l’aiuta ancora in alley-oop, schiacciate esplosive ma anche su linee di fondo prese con conclusioni in reverse layup che finiscono inesorabilmente nel cesto rivelando un ballerino nel corpo di un wrestler da pesi massimi. Stagione super quella di Dwight che ha colmato il vuoto sotto le plance, grazie a lui la tattica di batter in ritirata subito dopo il tiro, indicata da Clifford è a volte inutile se Dwight in attacco prende il rimbalzo. Deve essere motivato e in fiducia per rendere al massimo. Il turnover purtroppo è sempre dietro l’angolo per vari motivi, dalla staticità nell’area offensiva al contatto troppo fisico con il difensore, qualche rara volta per il blocco in movimento e anche se non su tutti i tipi di difesa è sempre reattivo, è pur sempre una presenza disturbante per il furtivo attaccante. Alla quattordicesima stagione in corso segna ancora 15,9 pt., cattura 12,7 rimbalzi a partita, in più piazza 1,7 stoppate a gara…

 

Howard è arrivato a 33 doppie doppie, ben undici consecutive.
La foto è stata presa nel warmup contro i Pacers.

 

https://www.youtube.com/watch?v=XM4ioyZLtrg

 

__________________________________________________________________________

 

 1° K. Walker: 6,72

Kemba è il pezzo forte della squadra. La regina sullo scacchiere. Logico che in una squadra che insegue i playoffs e si trova dopo un anno e mezzo a rischiare molto seriamente di non raggiungerli per la seconda volta consecutiva, a causa della discrasia tra contratti e rendimento di altri player, così diventati poco appetibili, le voci di cessione per rifondare integralmente o parzialmente si siano sprecate. Dopo una mezza rivolta dei tifosi che hanno minacciato di tutto un po’, Kemba è stato tolto parzialmente dal mercato dal proprietario di franchigia MJ, il quale ha detto che si sarebbe mosso solo per un’altra stella. Dato che storicamente a Charlotte sulla carta con gli scambi hanno sempre guadagnato gli altri, una predazione da rivolta dei boxer che evidentemente ha infastidito parecchio lo zoccolo duro dei fan che non ha gradito il fuori tutto iniziato con le voci fatte uscire da Woj, principalmente su Kemba (ma ipoteticamente anche su tutti gli alti componenti), motivo principale per recarsi allo Spectrum Center per veder qualcosa d’interessante e avere una chance di vittoria. Kemba mantiene i suoi standard anche se è evidente che è sempre meno clutch player in un contesto nel quale se si è in gara la palla va a lui. Raramente è riuscito da marcato a cambiar le sorti di finali già scritti ma forse pretendiamo troppo da lui. Il ragionamento funzionerebbe per un Supereroe, ma non si capisce il perché una squadra da basket debba avere questa strategia monotematica. A ogni modo Kemba ha infilato nove triple ad Atlanta in una sola serata battendo il suo precedente record di sette… È il giocatore all-star più sottovalutato della lega ma sul quale scriviamo sempre, lascio parlare le cifre…

 

 

 

__________________________________________________________________________

 

I voti giornata per giornata delle ultime 17 uscite:

 

La classifica con le medie totali da gara 1 a oggi:

 

 

Game 51: Charlotte Hornets Vs Indiana Pacers 133-126

“Il paradosso della realtà è che non c’è nessuna immagine più convincente di quella che esiste solo nell’occhio della mente.”
Senza tirare in ballo Cartesio e il suo “Cogito ergo sum” (penso, dunque sono, riferimento al fatto che già il pensare o il dubitare d’esistere siano la prova della realtà della nostra mente), nella frase virgolettata soprastante, scritta da Shana Alexander (giornalista americana), applicata al basket, il senso interesserebbe l’identità, le capacità e l’ambiente.

I giocatori nel cunicolo che porta agli spogliatoi prima del match.

Un giocatore che sta vivendo una stagione negativa in un ambiente depresso potrebbe non credere poi tanto nelle sue capacità e perder d’identità, mentre un altro, magari più scarso, in un contesto migliore, potrebbe sviluppare maggiori capacità.
Gli Hornets, reduci dalla bella vittoria ad Atlanta, cercavano d’invertire la rotta della stagione nonostante lo scetticismo generale o le perplessità che tutti quanti abbiamo in base ai risultati sin ora ottenuti.

Una piccola fan (Anna) prima della palla a due al centro del parquet.

“Ogni grande cammino inizia con un piccolo passo” avrebbe detto Lao Tzu e dopo il passetto in Georgia, qual miglior occasione per iniziare la corsa se non contro i battistrada d’Indianapolis?
Oltretutto pochi giorni fa i Calabroni incassavano la sconfitta in quel che fu la terra di larry Bird da giovane, oggi c’era voglia di rivalsa e d’ingranare dopo un periodo negativo.
Charlotte ci credeva iniziando fortissimo stabilendo il proprio record all-time di punti in un quarto (49), resistendo all’82 pari e riallungando nel finale, non dopo aver sudato anche l’anima…
Zeller in campo (anche lui guarda caso a che fare con I’Indiana), qualche buona giocata ma i protagonisti per Charlotte sono stati Batum e Walker.
Il francese ha chiuso con 31 pt. A un passo dalla doppia doppia, Walker ne ha messi 41 mentre per i Pacers, Oladipo ne ha segnati 35 e Turner 19.
Indiana ha rubato 10 palloni contro i 5 di Charlotte ma ha accusato il colpo negli assist (27-21)e ha perso nettamente a rimbalzo 43-31.
Gli Hornets, arrivati a tirare con l’80% dal campo sono calati sino al 53% finale, più alto del pur ottimo 50,6% dei Pacers.

Rispetto alla gara con Indiana a casa Pacers gli Hornets schieravano Kaminsky come titolare (Marvin semre out) e i Pacers mandavano in campo Turner al posto di Sabonis.

 
Gran partenza di Charlotte nonostante il vantaggio di Bogdanovic in sottomano destro oltre Batum.
La risposta era un pick and roll tra Howard e Walker, con il primo a trovare spazio per la schiacciata potente a una mano.
Bogdanovic ci ritentava ma era fermato con il fallo. 2/2 ai liberi, tuttavia Batum continuava a esser propositivo come nell’ultima gara; andando a rimbalzo correggeva da sotto l’errore di Frank da fuori per il 4 pari.
Dopo il turnover di Turner, saliva in cattedra Batum che a 10:01 centrava arrivando in corsa sulla top of the key la prima tripla.
La convinzione lo portava a mettere altri due tentativi da fuori (l’ultimo a 8:56 per il 13-6) prima di esagerare tirando da troppo lontano, tuttavia Kemba recuperava il rimbalzo andando a posizionarsi nell’angolo destro dove riceveva da Kaminsky e sparava da tre colpendo anch’esso per il 16-6. Gli Hornets giocavano un basket fantastico; passaggio alto di Walker in corsa su quella parallela di Howard al centro chiusa dal nostro lungo in devastante alley-oop, a7:36 Frank entrava nel club dei triplisti e gli Hornets volavano sul 21-6…
Iniziavano a segnare con una certa regolarità anche i Pacers, Oladipo a 5:49 ad esempio si metteva in moto segnando da tre da destra magli Hornets continuavano a sciorinare un basket veloce, imprevedibile e fantasmagorico; triangolazione larghissima con un bound pass di Batum (da dx a sx) per la seconda tripla di serata di Kemba che realizzava il 28-13.
Collison ci provava tre volte ricavando 5 punti e mancando i due più facili in transizione (secondo tentativo) per una spinta alle spalle inflitta da Kaminsky non rilevata.
Sulla transizione il canestro di MKG era annullato per la perdita del baricentro, il corpo di MKG finiva per sbatter leggermente sui due difensori posizionati sul semicerchio.
Batum in uno contro uno in turnaround dal mid range stracciava Joseph con grazia, Oladipo rispondeva con 4 punti consecutivi ma Lamb con un passaggio per sé stesso dietro la schiena arrestava l’avanzata segnando in fade-away.
A 3:28 Turner in put-back schiacciava senza che Lamb e Graham riuscissero a fermarlo, anzi, arrivava anche il libero supplementare per un tocco sul braccio, così i Pacers si riaffacciavano sul -7 (32-25).
Howard in attacco portava sotto Turner e lo batteva, ripetendosi poco dopo con una piccola astuzia.
Kaminsky con l’open 3 abbandonava la tripla singola portando gli Hornets sul 7/11 da fuori mentre l’altro lungo Zeller, appena entrato si faceva attendere e anticipare da Young che segnava due punti comodi.
A :41.2 dalla prima sirena Sabonis, in uscita, toccava Frank. 3/3 ai liberi che facevano presagire il record di punti della franchigia in un solo quarto.
Già sul 45-32 gli Hornets spingevano trovando il 47° punto con un’azione tutta costruita e rifinita da Frank, mentre dopo due liberi di Oladipo a poco più di tre secondi dalla fine, sulla rimessa dal fondo la palla era data a MCW che si fiondava veloce dall’altra parte del campo rilasciando il floater vincente un istante prima della luce rossa.
Gli Hornets stracciavano il vecchio record di punti in un quarto chiudendo il primo periodo sul 49-37.
Benissimo l’attacco, non altrettanto la difesa.

CHARLOTTE, NC – FEBRUARY 2: Dwight Howard #12 of the Charlotte Hornets dunks the ball during the game against the Indiana Pacers on February 2, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Stephenson ci graziava con un incredibile errore da sotto in avvio secondo quarto, MKG infilava i suoi primi due punti, poi il fischiatissimo ex Lance infilava la tripla a 10:52.
Cody a 10:31 segnava il suo primo punto dopo 27 partite a mezzo lunetta per metterne due su azione poco dopo: Passaggio in back-door passaggio schiacciato frontale di Lamb dopo un lungo lavoro per liberarsi della marcatura e successive azioni che vedevano Lamb sbagliare da tre per recuperar palla in difesa e segnare da fermo in uno contro uno da sinistra.
Grazie al suo canestro Charlotte saliva sul 57-40 ma Sabonis in appoggio dalla corsa e un’altra beffarda (chi si ricorda le sue percentuali a Charlotte da oltre l’arco?) tripla di Stephenson facevano toccare quota 45 agli ospiti, guidati per l’occasione da Coach Dan Burke a sostituire coach Nate McMillan).
Walker non se ne curava innescando Zeller che andava dentro ad appendersi in schiacciata dopo aver eseguito il pick and roll da manuale.
A 6:50 Kemba passando dietro lo schermo di Howard caricava tre punti fissati oltre Collison, Charlotte mollava ancora un po’ d’intensità difensiva e Clifford correva ai ripari a 4:53 sul 62-49.
Kaminsky andava in lunetta un paio di volte dopo due pt. di MKG.
Sulla seconda volta era bravo a rollare vedendo Batum raddoppiato alto; il francese restituiva palla ma trovava il contatto sotto.
In entrambi i casi il Tank splittava salendo a 5/7 dalla linea. Stephenson prendeva un tecnico per i tre secondi in area, Batum ringraziava trasformando l’occasione così come Lamb da sotto, ricevendo un passaggio dalla linea di fondo d’attacco, con una leggera finta faceva perder il tempo della stoppata ai difensori per depositare salendo il 69-51.
Oladipo segnava 4 punti consecutivi, poi il pubblico sommergeva di fischi gli arbitri per un fallo (molto dubbio) di Howard su Bogdanovic in preparazione al tiro.
Sta di fatto che altri due FT a 1:09 costituivano materiale per il 69-57 dei Pacers in leggera rimonta.
Kemba segnava due liberi a un minuto esatto dall’intervallo lungo, proprio mentre entrava l’ex Al Jefferson, applaudito al contrario di Stephenson…
Il quarto si chiudeva sul 71-57.

CHARLOTTE, NC – FEBRUARY 2: Kemba Walker #15 of the Charlotte Hornets high fives Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets against the Indiana Pacers on February 2, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Al rientro dagli spogliatoi Oladipo faceva chiaramente capire di non esser venuto a Charlotte per una passeggiata segnando subito due punti.
Mancava il fallo di Turner sul tentativo d’appoggio di Kemba ma i Pacers, preoccupati per il fallo pasticciavano concedendo la rimessa dal fondo.
Sull’azione successiva si sviluppava la trama che portava Batum a sminare da fuori con l’ennesima tripla di serata ma Bogdanovic rispondendo immediatamente teneva il gap a 12 punti (74-62).
Collison batteva Howard dall’angolo destro e la rimonta d’Indy si faceva sempre più serrata, un pick and pop per Turner valeva il 76-69.
Clifford chiamava il time-out a 8:33 ma la squadra rimaneva impaurita e subiva il pari grazie alle triple di Oladipo e Turner che servivano ad agganciare i Calabroni a quota 82 a 4:42 dalla terza sirena.
Scossa, Charlotte ripartiva da Batum che segnando da tre punti evitava ai Calabroni di finir pericolosamente sott’acqua, in immersione totale della partita però c’era lo squalo Oladipo che aggrediva in entrata anche l’amico Zeller per batterlo con un’elastica entrata.
Charlotte teneva qualche punto di vantaggio anche quando Oladipo si catapultava ancora verso canestro segnando toccato da Zeller, raro errore dalla lunetta ma i due punti infilati servivano ai gialloblu per rimanere a tre punti di distanza (91-88).
Walker usava un blocco centrale spostandosi rapidissimamente sulla sinistra per regalare movimento e tripla ai fotografi.
Dal 94-88 si passava sul 96-91 quando Stephenson, l’ex con il dente avvelenato, pescava un altro coniglio dal cilindro realizzando 3 punti a 31 secondi dalla terza luce rossa. Cinque punti bastavano per aprire l’ultimo quarto… sempre meglio della situazione nella quale si era arrivati sull’82 pari.

CHARLOTTE, NC – FEBRUARY 2: Nicolas Batum #5 of the Charlotte Hornets handles the ball against the Indiana Pacers on February 2, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Si apriva il quarto con due punti grazie al Lamb style; floater rimbalzando sul difensore che non inficiava la qualità della perfetta soluzione.
Dopo due pt. di Joseph in elbow Kemba saliva per la quinta tripla di serata (11:03) andando fuori equilibrio dalla diagonale sinistra contro il lungagnone Bogdanovic.
Lamb dava il suo contributo a 10:34 quando era bloccato sull’inizio del movimento per il tir da Joseph.
Due FT a segno come l’1/1 a 10:04 derivante da un rientro con spinta dello stesso Joseph che mandava per terra lateralmente Lamb mentre era in salto per il tiro, ne usciva però un canestro di quelli impossibili, con palla perfettamente rilasciata a fianco della mattonella “Buzz City”.
Canestro epico che aiutava Charlotte a tornare sul +9 (106-97), un margine ampliato da Walker in transizione dopo una deflection difensiva di MCW.
Indy rientrava anche perché una cattiva lettura della situazione di gioco faceva sì che Zeller si facesse intercettare il passaggio e sugli sviluppi dell’azione offensiva d’Indiana commettesse anche fallo.
2/2 per Sabonis e 108-101.
Partita interminabile cheKemba riusciva in qualche maniera a portare a casa; dal rischio persa a due FT guadagnati e realizzati, Stephenson, MCW, Stephenson ancora con un buon spin layup su Frank e Oladipo erano i successivi marcatori; Indy rientrava sul -5 (112-107) fino al banker di Kaminsky a 6:24 sul gioco dentro fuori con Lamb che depistava i difensori prima di dare dentro con qualche finta sul posto compreso il pallone passato in mezzo alle gambe.
Oladipo da tre segnando il suo trentatreesimo punto riusciva a portare il gap a soli 4 pt, Howard però, dopo un periodo d’appannamento spuntava in attacco per correggere l’errore di MCW, Kemba in corsa arrestava la penetrazione e con una finta mandava a vuoto il difensore per appoggiare comodamente il 118-110.
La palla scottava ma Batum andava senza paura a 3:15 per la sesta tripla esagerando a 2:10 con la settima (126-114). Nel mezzo anche una stoppata liberatoria di Howard sulla penetrazione con tentativo d’appoggio di dx di Oladipo.
Sembrava finita ma 5 punti consecutivi di Bogdanovic riportavano più a contatto i Battistrada, ma proprio uno sfondamento dello stesso giocatore (Kemba bravo a posizionarsi per prendere il contatto dell’indeciso giocatore) dava più tranquillità a Charlotte che tuttavia su una rimessa dal fondo, nell’ultimo minuto, evocava recenti spiacevoli ricordi.
Questa volta era MCW a regalar palla e fallo sull’entrata di Joseph che ringraziava aumentando di tre punti il suo score.
A :40.9 il tentativo di suicidio degli Hornets che si trovavano sul 128-124 era parziale, Graham faceva ¾ dalla lunetta.
Gli Hornets resistevano e vincevano 133-126 dopo aver sudato le classiche sette camicie.
 
Pagelle
 
Walker: 8
41 pt., 3 rimbalzi, 9 assist. 11/22 dal campo. Per un assist manca la doppia doppia ma soprattutto è utile pensare che Kemba è tornato convincente. Pari i punti ai minuti chiude con un 5/12 da tre e rimane perfettamente immacolato dalla linea con un 14/14 che avrebbe potuto estendersi se gli arbitri non avessero sorvolato su alcuni chiari tocchi dei difensori su alcune sue entrate. Fantastico, abbasso però leggermente il voto per qualche palla data in salto in entrata intercettata e che ha portato gli avversari a transizioni pericolose. Vuol fare tutto in velocità e qualche volta perde la maniglia ma è mostruoso se lo si vede spostarsi lateralmente per andare a prendersi delle triple pazzesche.

Batum: 9
31 pt., 9 rimbalzi, 2 assist. Un solo turnover. Chiude con 11/18 dal campo (7/11 da tre) partecipando, anzi, costruendo la fuga iniziale. Mette lo zampino nella ripartenza sull’82 pari infilando una tripla e nel finale ne aggiunge altre due per chiuderla definitivamente. I minuti sono 34 ma la prestazione è esattamente in controtendenza con le molte pessime fornite quest’anno. Gran prova in 34 minuti e decisamente il migliore in serata per importanza dei canestri, anche se qualche volta esagera e tenta ben tre triple da parecchio lontano. Vado con i piedi di piombo, ma speriamo sia tornato…
 
Kidd-Gilchrist: 6
6 pt., 1 rimbalzo. 3/5 dal campo. Qualche intervento poco appariscente ma efficace come un recupero su un fotball pass peer la transizione di Indy. Tenere Oladipo però è compito gravoso.
 
F. Kaminsky: 6,5
15 pt., 6 rimbalzi, 5 assist. Gioca 29 minuti partendo come starter, Clifford lo fa ruotare co Zeller e Howard. Lui regala buone giocate offensive come quella del 47à punto costruita in proprio. chiudendo con un 4/8 dal campo riesce con l’aiuto della lunetta (5/7) a toccare la dignitosa quota 15. Tre palloni persi e +10 di plus/minus.
 
Howard: 6,5
12 pt., 11 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Due soli turnover, 4 falli e nessun tiro libero stranamente. Quasi in media rimbalzi, porta a scuola all’inizio Turner. Nel secondo tempo entra un po’ in crisi per spuntare nel finale con una buona correzione e una stoppata su Oladipo. Undicesima doppia doppia consecutiva.
 
Graham: 6,5
5 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Gioca 15 minuti. Clifford lo butta dentro nel finale per difendere e lui recupera il rimbalzo che chiude la partita. Anche in lunetta il suo 5/6 (record personale di tiri dalla linea messi e tentati) è utile.
 
Lamb: 6,5
14 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 5/9 al tiro in 21 minuti con la perla del tiro in ricaduta sul fallo di Joseph (spinta laterale vigorosa). Spreca poco, anche se in difesa qualche metro a volte lo lascia al tiratore, magari impegnandosi a seguire altro nell’azione, tuttavia i suoi punti arrivano, aiutando in avvio d’ultimo quarto Charlotte in un momento delicato.
 
Zeller: 6,5
5 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Al rientro dopo la sosta forzata per l’operazione subita, gioca con minutaggio limitato: 15. Una difesa volenterosa utile il più delle volte alla buona riuscita della difesa del castello, commette 4 falli e qualcuno regala anche il FT, ma ha un +11 di plus/minus, il migliore di Charlotte. In una serata dove la difesa è passata in secondo piano, la sua prestazione è stata comunque discreta.
 
Carter-Williams: 6,5
4 pt., 4 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Gioca 24 minuti con un 2/6 al tiro, non la specialità della casa e si è capito. Fornisce qualche assist ed è attivo in difesa a rimbalzo e si muove sulle possibili linee di passaggio. Intercetta un buon pallone nel secondo tempo e si fa valere a rimbalzo. Nota negativa quella palla persa nel finale, l’unica ma avrebbe potuto esser pesante come macigno.
 
Coach S. Clifford: 7
Ritrova Zeller e accorcia le rotazioni. Solo nove i giocatori scesi sul parquet. Sarà un caso ma ho idea che senza Marvin Williams, troppo lento, la squadra giochi più fluidamente. Il miglior quarto di tutto l’anno il primo, coronato con 49 punti. Preoccupante il terzo, ma riemersi con Batum, gli Hornets non hanno più mollato, anche se hanno rischiato nel finale a causa di un Oladipo in formissima e di un paio d’errori grossolani. Due time-out al momento giusto.

Game 50: Charlotte Hornets @ Atlanta Hawks 123-110

 
Partita trappola ad Atlanta, squadra invisa a Dwight Howard (abbandonato dagli Hawks quest’estate, aveva detto prima della gara casalinga contro di essi di volerli uccidere, ovviamente sportivamente parlando) pur essendo nativo della città della Coke.
I Falchi però delle 15 vittorie ottenute, ben 11 sono state casalinghe (11-15), squadra in grado di dar fastidio alla fantasmagorica Philips Arena che aveva anche una certa voglia di rivalsa.
Strano che la città di CokeTown di Dickens, menzionata nel libro Hard Times (Tempi Difficili) si vesta proprio di nero e di rosso, così come i colori sociali (incorniciati da un bel verde acido che tuttavia nel contesto darebbe l’idea di un liquame velenoso) dei Falchi:
“Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati rossi, se fumo e cenere lo avessero consentito.”…
“C’erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro, e tante strade strette ancora più uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le quali l’oggi era uguale all’ieri e al domani, e ogni anno era la replica di quello passato e di quello a venire.”
Giacché la situazione degli Hornets al momento è grigio fumo e piatta come a Coke Town, c’è da augurarsi che dalle parti di Charlotte si accenda una colorata fantasia per spazzare via questa triste vena di tristezza ampliata in serata dalla notizia del decesso di Rasual Butler, ex New Orleans Hornets dal 2005 al 2009.
La sua auto si è ribaltata finendo contro un muro a Studio City in California.
Con lui anche la moglie ha perso la vita.
Tremenda news, anche perché gli anni erano solamente 38.
Impossibile non ricordare le sue due clamorose triple a Sacramento e Miami grazie alle quali vincemmo due partite sembrate ormai perse.
Il grazie è per il campo, per il resto non ci sono parole per descrivere l’accaduto…
Un video che realizzai molto tempo fa su Butler…

 
Tornando alla partita gli Hornets hanno dominato grazie a una serata da 38 punti di Kemba, una tripla doppia di Batum (sì, proprio lui!) e la classica doppia doppia di un dominante Superman Howard.
Anche Graham ha disputato un buon match usufruendo di più minuti per l’assenza da infortunio di Marvin Williams.
I rimbalzi a favore degli Hornets (42-29) già da sé erano statistica sufficiente per vincer la gara comunque impreziosita dal 51,1% dal campo contro il 50,6% degli Hawks con le squadre abili a scaricare e a trovare qualche metro di spazio soventemente.
Tra le fila degli Hawks da segnalare i 25 di Bazemore e i 22 del Beli, raffreddatosi nel finale della sua gara.

Lo starting five degli Hawks. Quello degli Hornets si modificava leggermente con l’entrata in campo nel ruolo di PF di Kaminsky, glia ltri erano i soliti; Walker, Batum. Kidd-Gilchrist e Howard.

 
Buona partenza di un Howard con il dente avvelenato che si procurava i primi 4 pt.
Della partita con un gancetto in post basso sinistro (11:40) e un reverse layup (10:35) salutando l’ex Plumlee.
Dopo il 4-2 di Schroeder, MKG segnava dalla media destra sfruttando raddoppio e lettura ottimale di Dwight che apriva verso il compagno libero.
Ilyasova a 9:15 riceveva direttamente dal tabellone che deviava una mattonata proveniente da sinistra per infilare tre punti.
A 8:05 Miles Plumlee si arrangiava con il fallo per evitare la dunk di Howard che, fischiato, passava comunque con un 2/2 dalla lunetta per portarci sul 10-7.
A 8:05 Schröder segnava due punti dalla linea di fondo con l’arresto e tiro dopo esser scappato a Kemba sul primo passo, ma i Falchi a 7:40 incassavano un’azione da 4 pt. Di Batum che ricadendo incocciava su Bazemore; tre pt. Più tiro libero, ottima azione come la transizione che seguiva che vedeva protagonista ancora Batum, abile da destra ad aspettare l’infilata in corsa di MKG, abile ad arrivare sino in fondo.
16-9 a 7:21, time-out Hawks…
Bazemore entrava nei marcatori dopo la pausa ma a 6:58 anche Walker, aprendo il fuoco di tripla.
Un MKG on-fire riusciva a mettere anche il +10 (23-13) ma in un primo quarto ricco di punti, gli Hawks rispondevano con la dunk di Collins, un gancetto laterale di Howard su Dedmond era la risposta dal campo dopo due FT di Graham, a 2:40 Walker, completamente fuori equilibrio faceva ricadere il secondo meteorite dentro il secchiello degli Hawks che rispondevano con l’alley-oop che evidenziava le doti atletiche di Collins (assist Dedmond) e una tripla da San Giovanni in Persiceto del Beli a 1:26 per il 31-26.
Nel finale una finta su Lamb serviva a Belinelli per caricare e segnare altri due punti, dall’altra parte MCW in salto da sotto dopo una veloce drive dava fuori per la tripla quasi frontale di Lamb che rispondendo chiudeva il quarto sul 35-28.

Charlotte Hornets guard Treveon Graham (21) and Atlanta Hawks forward Taurean Prince (12) dive for a loose ball during the first half of an NBA basketball game Wednesday, Jan. 31, 2018, in Atlanta. (John Bazemore/Associated Press)

 
Marco ci metteva 15 secondi nel secondo quarto per procurarsi e realizzare due FT.
O’Bryant sulla linea di fondo destra batteva avversario e cronometro con un tiro che finiva al centro della retina.
Dorsey portava gli Hawks a ridosso di Charlotte con una tripla da appena subentrato (10:59), Frank era stoppato da Collins sul runner e O’Bryant non faceva in tempo a chiudere l’azione… fortunatamente su una transizione Kaminsky si faceva perdonare andando per la tripla (9:39) che riallontanava gli Hornets sul 40-33.
MCW usufruiva del blocco del Tank su Delaney per “cacciare” il pullup frontale mentre sull’altro fronte piovevano le triple di Muscala e Bazemore che spostavano il mega-tabellone sul 42-39.
Correva ai ripari Clifford chiamando un time-out propizio.
A 7:16 l’accelerazione di MCW sfociava in un passaggio breve sotto canestro per il Tank che schiacciava comodamente.
Sempre Carter-Williams proseguiva il suo brillante primo tempo con un passaggino no look corto a destra dove O’Bryant infilava nitidamente la bomba del 47-39.
Graham in transizione si produceva in un terzo tempo con finta e appoggio artistico, poi il gioco a due tra Kemba e lo stesso Graham, con il riavvicinamento di quest’ultimo e lo scarico del primo serviva alla nostra ala per esplodere un’altra tripla che anticipava il tiro corto di Howard raccolto dal passaggio in back door di Batum, bravo a correggere al volo per il 52-43 (3:55).
A 3:16, anche se fuori equilibrio Howard faceva centro dal cuore del pitturato, il francese seguiva come un avvoltoio nel deserto un leone, intuendo che ci sarebbe stato cibo per lui successivamente se il leone avesse lasciato qualcosa.
Così era…
Howard si arrangiava in mezzo all’area ma falliva il tiro, Batum correggeva in schiacciata mentre gli Hawks prendevano un doppio tecnico (coach Budenholzer e Bazemore), così, mentre un arbitro involontariamente si schiantava proprio sul coach dei Falchi, in maniera involontaria, Kemba ringraziava insaccando i 2 FT a 2:43 per un’azione da 4 punti che portava al 60-45.
Kemba mancava la prima tripla ma un rimbalzo di Howard e una successiva finta dall’angolo dello stesso playamker Hornets servivano al capitano per far commetter fallo a Collins.
Dubbio se da tre o da due il tiro con finta, gli arbitri propendevano per i tre, lasciando onestamente qualche dubbio.
Kemba ne metteva due su tre ma nel finale Belinelli centrava una tripla in transizione e se ne vedeva annullare un’altra nell’ultimo minuto perché gli arbitri chiamavano un fallo a Graham un decimo prima della motion sul tiro.
Solo due liberi, comunque infilati, poi nel finale a :26.4 la combinazione Walker/Howard portava all’alley-oop che fissava il punteggio del primo tempo sul 64-52.

Walker al tiro oltre il tedesco di colore Schroeder.
Foto: Jeremy Brevard-USA TODAY Sports

 
Si riprendeva pericolosamente; Atlanta tentava subito la rimonta partendo forte con una tripla di Muscala dopo 13 secondi.
Il Tank era fermato in stoppata oltre la linea di fondo dallo stesso Muscala a 1.7 dalla fine dei 24 secondi.
Rimessa e tiraccio da tre del Tank che non trovava che la lontana tabella…
A 10:42 ricevevamo un po’ di respiro da MKG che alla fine del suo percorso in corsa a ricciolo andava in corsa a elevarsi su Schröder grazie al mismatch.
Tornava però prepotentemente in partita Bazemore che in entrata era spinto da Howard senza che questi riuscisse a farlo sbagliare.
In aggiunta il libero realizzato, l’inframezzo di Kemba con la tripla del 69-58, poi ancora Bazemore in reverse e su un blocco di Muscala esplodendo la tripla era toccato da Graham che perdeva il controllo andando a sbattere sullo schermo del lungo.
Tre punti più libero addizionale per il 69-64…
Walker era fermato sotto ma raccoglieva Howard che andava per la schiacciata.
La semina era effettuata anche da Frank che andando dentro perdeva un pallone contrastato, la sfera schizzava sotto ad Howard che era fermato irregolarmente.
Ancora 2/2 dalla lunetta con gli Hornets a trovar spazio quando Frank mancava la tripla ma Batum in correzione per ben due volte da sotto faceva 77-70.
Un break di 6-0 per gli uomini di casa riportava a contatto i nostri avversari divisionali ma un passaggio per Batum sembrava portare il francese al solito catch’n shoot in girata, invece l’apertura intelligente sulla sinistra pescava Walker che con i piedi a terra non falliva l’open 3…
Ilyasova da sotto rispondeva ma gli Hornets riconoscevano il vantaggio sull’esterno dando a Graham che con spazio non sbagliava a 4:20 segnando altri tre punti pesanti (83-78). Schroeder in entrata era spostato da Batum e guadagnava due liberi dei quali riusciva a finalizzarne solamente uno, il secondo.
Usciva Bazemore, entrava Lamb, segnava Kemba che, grazie al lavoro di Graham riusciva a staccarsi da Belinelli per colpire.
Rispondeva subito il Beli da fuori dal corner sinistro, poi era Lamb ad aiutarsi con il ferro sul pullup che scavalcava Prince in marcatura stretta.
Si raffreddava il Beli mancando due triple (sfortunato sulla prima), dall’altra parte Kemba era in the zone e con il crossover killer lasciava Prince senza corona; spostamento a sinistra con l’ausilio dello schermo di Graham e tripla del 91-82.
Beli dalla lunetta, Walker in teardrop ci conducevano al finale di terzo quarto che vedeva Kemba realizzare la settima tripla in transizione per il 97-84 dopo 36 minuti.
Uno scoop dello stesso capitano apriva le marcature nell’ultimo quarto per il +15.
L’incognita era capire se il margine di vantaggio sarebbe bastato…
Gli Hawks iniziavano a raddoppiare Kemba che tuttavia faceva girar palla, su una second chance ne usciva un canestro di Lamb, prima che il capitano usasse lo stesso verbo per un problema alla gamba.
Kemba tornava sul parquet quasi immediatamente mentre a 7:02 Lamb realizzava un importante tripla dalla diagonale sinistra (105-92) con gli Hawks abili nel frattempo tornati al -10.
A 6:38 arrivava anche il massimo in carriera per quel che riguarda le triple realizzate dal capitano, l’ottava valeva il 108-94.
Una triangolazione con bound pass verticale di Howard per lo scatto di Kaminsky era chiusa dal 44 con due punti in schiacciata e un libero (realizzato) per una manata di Collins alle spalle.
Howard nel pitturato metteva dentro due punti girandosi con buona angolazione rispetto alla difesa di Muscala che veniva vaporizzato poco dopo quando una dunk di Howard in versione Superman lo vedeva ricoperto di fischi dai suoi ex fan.
Il canestro a 4:45 mandava il tabellone sul 115-96 (FT aggiuntivo mancato)… poco da dire sino alla fine se non una tripla aperta di Dedmond e l’esagerazione di Kemba, bravo a ricever palla da Howard e a alzarsi rapidamente per la nona tripla di serata, questa da fronte a canestro.
A :27 realizzava anche Monk da tre con la panchina profonda in campo a chiudere un match nel quale gli Hawks non hanno mai visto un minimo vantaggio.
123-110 il punteggio finale con le parole di Kemba che nel dopo partita diceva che gli Hornets non hanno scelta… devono spingere verso i playoffs…
 
Pagelle
 
Walker: 9
38 pt., 2 rimbalzi, 6 assist. 12/20 dal campo con ben 9 triple sulle 13 tentate. Record in carriera nella statistica delle triple infilate in una gara per il capitano. Eccezionale. In the zone, mano calda, perde solo un pallone e finisce con +24 di plus/minus. Rapido e coordinato, trova spazio grazie alle sue prodezze (vedi tripla fuori equilibrio nel primo tempo) e a qualche “lentezza” nella difesa dei Falchi.
 
Batum: 8,5
10 pt., 11 rimbalzi, 10 assist e 2 rubate con 4/9 dal campo in35 minuti. Ottava tripla doppia per il frelon (calabrone) francese che gioca come al gatto con il topo contro la difesa dei Falchi. Più che uno zoo, il transalpino esce dalla gabbia disputando una gara old time. Gli serve dar continuità a queste prestazioni. Particolarmente propositivo sotto canestro e brillante nello smistamento palloni, vedi assist volante sulla sinistra per Walker.
 
Kidd-Gilchrist: 7
10 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Solita gara d’applicazione difensiva con diversi interventi a far sbagliare gli avversari. 5/7 dal campo, buona prova per MKG che inizia bene in attacco, poi passa la mano ai compagni.
 
Kaminsky: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 4/10 dal campo, buon tre punti in transizione ad allungare, poi un paio di giocate utili per i compagni. Fa il suo movimento da pianeta in una serata dove le stelle degli Hornets brillano.
Howard: 8
20 pt., 12 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 8/13 dal campo. 4 turnover che come al solito sono conditi da qualche storia tesa sotto le plance ma nel complesso è una gara da dominatore con i centri d’Atlanta non in grado d’impensierirlo seriamente. “Odiato” da una parte del pubblico per qualche dichiarazione al vetriolo contro la sua ex squadra, posterizza Muscala nel finale come ciliegina sulla torta.
 
Lamb: 6,5
10 pt., 4 rimbalzi. Gioca 19 minuti e finisce con un 4/8 dal campo. Ottimo il canestro del +13 nel finale e la forzatura su Prince a dar respiro. Inizia con fatica sul Beli ma risponde da tre sul finire del primo quarto, facendo un passo indietro nel tempo…
 
Carter-Williams: 7
2 pt. 4 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. Chiude con un ¼ dal campo, con gli errori da fuori (0/3), dove dimostra di non avere mano. Nonostante ciò lo premio perché interpreta la partita al meglio nel ruolo di playmaker fornendo buoni assist. Al centro di smistamento di riserva serve questa versione più che tiri impossibili e giocate forzate.
 
Graham: 7
14 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. Nonostante il -7 in plus/minus esegue una difesa migliore rispetto alle ultime uscite. Il minutaggio di 26 min. è alto e lui è bravo a trovare la mano per le realizzazioni che alla fine sono importanti. Cecchino comprimario da un buon pallone per la tripla di Kemba dopo aver attratto s di se gli sguardi in arresto con finta di tiro sul palleggio.
 
O’Bryant: 6
5 pt., 1 rimbalzo, 1 assist, 1 stoppata. Alterna cose buone ad altre molto meno. Infila tiri difficili e ne sbaglia di facili, prende uno sfondamento netto da Prince che perde il controllo del corpo in entrata, mentre in altre occasioni mostra la solita lentezza, però, nonostante il 2/8 dal campo, una sufficienza la merita.
 
Monk: s.v.
3 pt.. Entra nel garbage time per due minuti, sbaglia i primi due tiri da due, poi centra dalla destra la tripla.
 
Bacon: s.v.
0 pt.. Commette un fallo ma per il resto accompagna il cronometro alla fine del gioco.
 
Stone: s.v.
0pt., 1 assist. A parte l’assist, troppo poco il tempo a disposizione per giudicare.
 
Coach S. Clifford: 6,5
Superiamo nel numero degli assist gli Hawks. Capita raramente di vincer questa statistica ma la squadra è in buona serata, aiutata dalle percentuali dei suoi big e non solo. Fa scorrer palla quando serve, ma il banco di prova era semplice, ora attendiamo gli Indiana Pacers in casa, ci sarà da riconfermarsi per tornare a sperare nei playoffs. Un time-out al momento giusto. Tranquillo, non protesta eccessivamente, modi abbastanza pacati, sempre in controllo di sé stesso e del match.

Sopra, gli highlights del match, qui sotto quelli di Kemba.