Premi NBA e movimenti minori a Charlotte

La NBA ha assegnato anche quest’anno i premi che equivalgono ai vari riconoscimenti per i propri atleti.

Kemba Walker ha vinto per la seconda volta lo Sportmanship Award (il premio sportività per l’etica), la sportività e l’impegno ripetendosi dopo il successo dello scorso anno.

 

 

 

Non sarà forse il premio più prestigioso, ma personalmente sono molto contento d’avere nel team un giocatore che incarni le migliori doti sportive perché nella corsa al successo a volte qualche sportivo si dimentica il resto.

Leggendo poi in rete commenti su un ragazzo indiano, ultra fan dell’Argentina di calcio che si sarebbe tolto la vita (lasciando un biglietto) dopo la sconfitta dell’albiceleste per 0-3 contro la Croazia, ricevendo scherno e insulti da quelli che Umberto Eco ha giustamente definito legioni di imbecilli a cui il web ha dato diritto di parola che una volta parlavano solo al bar ma sarebbero stati immediatamente messi a tacere, avere giocatori esempio come Kemba che atrraverso anche l’impegno extra sportivo riportano lo sport a una dimensione più reale e meno da Olimpo è utile.

Sulla vicenda sopramenzionata ci sarebbe da dire che la passione del ragazzo indiano si è sicuramente fatta malata, superando anche ciò che Churchill diceva a proposito degli italiani:

“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

Probabilmente è verosimile pensare che nella particolare vicenda del ragazzo indiano abbia pesato anche un certo vuoto intorno, nel quale questa passione sia poi degenerata.

Fin qui sicuramente rimaniamo nel mondo dei tifosi, mentre sul lato dei commenti in rete, se da una parte è apprezzabile la libertà nel poter scrivere, oggi esiste un problema reale/virtuale di intelligenza, buon senso e rispetto in un paese che per certi versi si fa sempre più ignorante telecomandato dalle “mode” del momento.

Esiste e ne parlava anche il campione di pallavolo Andrea Zorzi (vinse tutto tranne le Olimpiadi insieme a quella che fu definita la generazione dei fenomeni) in un incontro nel quale asseriva sostanzialmente che lo stesso tipo di comunicazione appare molto differente nel momento in cui si passa dal virtuale al reale.

 

Andrea Zorzi, oggi telecronista, parla all’incontro avvenuto circa un mese fa.

 

L’interfaccia di internet ha sicuramente cambiato il modo di rapportarsi con le altre persone e se da una parte è evidentemente uno strumento utile, dall’altra l’uomo ha pensato di farlo divenire un mezzo di controllo sulle nostre abitudini, anche quelle commerciali, inoltre si è sviluppato un fenomeno haters nella macchina, meno sensibile e più cinica.

Gente come Napalm 51, maschera di Crozza che ben identifica una parte di gente che evidentemente prima di scrivere ripone il cervello, ammesso ne abbia uno, sul comodino, trollando o vomitando/sfogando le proprie frustrazioni (le quali non scompariranno) a casaccio in rete.

Qui non parliamo nemmeno più di tifosi ma di perfetti imbecilli.

Tornando ai premi che la NBA ha assegnato, c’è da dire che Walker lo vince per il secondo anno (raggiunge Mike Conley e Jason Kidd, mentre l’unico ad averlo vinto per ben tre volte è stato l’uomo volante “Mr. Nice” Grant Hill) consecutivo ed è l’unico Hornets che ha ottenuto una menzione nelle liste per altri premi.
Terzo nella handler of the year.

Nel 2010/11 il premio andò al figlio di Dell Curry, l’ormai notissimo giocatore dei Golden State Warriors Stephen Curry.
Anthony Davis invece, ex New Orleans Hornets, ha vinto nelle stoppate dell’anno arrivando secondo in un paio d’altre liste premio, piazzato anche in quella del prestigioso premio MVP andato poi a James Harden.

Ecco la lista completa dei premi assegnati:

https://www.nba.com/nbaawards/2018/finalists?collection=news

 

Per quel che riguarda invece i movimenti minori, pare che i Calabroni faranno firmare a J.P. Macura per un accordo two-way contract anche se per l’ufficialità non ci sono i tempi.

 

ST LOUIS, MO – MARCH 20: J.P. Macura #55 of the Xavier Musketeers reacts after a play in the second half against the Wisconsin Badgers during the second round of the 2016 NCAA Men’s Basketball Tournament at Scottrade Center on March 20, 2016 in St Louis, Missouri. (Photo by Jamie Squire/Getty Images)

 

Questo tipo di contratto sorto lo scorso anno, ricordiamo, lascia ai limiti del roster due giocatori che possono giocare un numero limitato di partite con la franchigia.

Lo scorso anno Paige e Mathiang vennero piazzati agli Swarm per quasi tutta la stagione con toccate e fuga sulla panchina di Charlotte, ma se il secondo pare avere ancora un anno di contratto, probabilmente l’ex ala di Xavier J.P. Macura prenderà il posto di Marcus Paige.

In veste di senior con i Musketeers nel 2017/18, Macura ha riportato medie di 12,9 PPG, 4,5 RPG e 2,9 APG con un 47,9 dal campo, 37, da fuori e 82,1 ai liberi.

Chi lo conosce (sinceramente mi manca) l’ha descritto come un giocatore duro, alto IQ maker, forse per questo nel processo di pre-draft fu seguito anche da Grizzlies, Spurs e Suns.

Forse Macura però non vincerà mai il premio sportività.

Il 31 marzo 2016 Sport Illustrated riportava il suo arresto dentro un bar denominato R.P. McMurphy’s, dove si stava facendo un po’ troppo chiasso e all’arrivo dei poliziotti si sarebbe calato i pantaloni, oltre che aver inveito contro di loro, forse un po’ brillo ma non del tutto evidentemente essendo riuscito simpaticamente a dare false generalità agli ufficiali dicendo di chiamarsi “Myles Fox Morrissey”…

La polizia però non la bevve e l’arrestò.

Ad ogni modo per completare il discorso sui movimenti minori c’è da dire che la scelta numero 55, il lituano Kulboka per ora rimarrà in Europa.

 

 

Kulboka da giovane un presentimento l’aveva avuto…

 

 

Il GM Mitch Kupchak ha detto ai media che:

“Almeno in questo momento, il piano è tenerlo laggiù (in Europa) e sperare di vederlo crescere e poi, quando sarà pronto, riportarlo qui e vedere quanto è bravo.”

Quanto è bravo Kemba invece lo sappiamo già, ma dato che a volte sembriamo essere in un loop circolare, chiuderei il pezzo come l’ho iniziato, ovvero con Kemba, il quale è già all’opera ma nonostante le recenti parole di Kupchak che lo vorrebbe vedere finire la carriera a Charlotte, possiamo aspettarci di tutto perché come riportato dallo stesso GM, Charlotte (per ora) non ha molto spazio di manovra, quindi se Kupchak non si smentirà (io direi che potrebbe anche farlo), starà a Kemba decidere se sia venuto il momento d’andare o rifarsi a qualche filosofia orientale contemplando durante la respiazione anche il fatto che i futuri Playoffs, allo stato attuale, potrebbero sfumare, ma l’estate è giovane e aperta a ogni soluzione…

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Draft, parte seconda…

Oggi, intorno alle 17:10 Kupchak ha presentato Miles Bridges e Devonte’ Graham alla stampa nell’ottica introduttiva post Draft.

 

 

Bridges e Graham con le loro nuove canotte.

 

 

Come avrete letto sul blog o in giro per la rete, Bridges arriva dall’accordo-scambio realizzato con i Velieri di Los Angeles che ha portato in California Shai-Gilgeous Alexander, scelto con la n° 11 dagli Hornets e l’ala piccola Miles Bridges (scelto alla n°12 dai Clippers) in North Carolina.

 

 

 

 

Molto contento del suo arrivo, un po’ perché nel ruolo di ala piccola serve qualcosa di meglio, ed è un combattente che ha esplosività e potenza, incarnando lo spirito che dovrebbe avere un giocatore.

Il tiro è discreto ma si vede che ha voglia di migliorarsi com’è giusto che sia.

Contento di essere a Charlotte, durante la fase finale della conferenza stampa ha ricordato che è la difesa a vincere le partite e questo è un concetto, espresso da un giovane, che mi piace molto.

 

 

 

 

Vi dovevo però la seconda parte del Draft, andata in onda a tarda notte e allora partiamo da Devonte’ Graham, il quale invece è un giocatore scelto al secondo giro ma arrivato ancora grazie a uno scambio.

 

 

 

 

Già, perché alla posizione n° 34 la scelta era appannaggio degli Hawks, i quali hanno ritenuto di poter cedere il giocatore in cambio di due scelte future al secondo giro, esattamente ai Draft 2019 e 2023.

Il secondo Graham del roster (dopo Treveon) è nato a Raleigh, quindi sempre in North Carolina e potrebbe attrarre le simpatie del pubblico locale, anche perché in conferenza stampa ha dato qualche sintomo di simpatia in un momento ufficiale un po’ ingessato dalla serietà di Kupchak.

Graham è un playmaker di 188 cm per 84 kg, college a Kansas (Jayhawks) che tra i suoi ricordi non cestistici “vanta”, in senso ironico, anche un arresto.

Tranquilli comunque, non è un criminale, nulla a che vedere con le pistole spuntate a Washington o giocatori con “clan” da mantenere.

Il ragazzo fu arrestato a bordo dell’auto di un ex compagno di squadra con la targa scaduta.

Lui, pur avendo visto la notifica, pensava la posizione fosse stata sanata, invece prese una ramanzina anche dalla società.

Un arresto da chierichetti comunque.

Tuttavia, incidente di percorso a parte, Graham è stato inserito nel 2018 tra i big 12 player of the year.

Dopo aver trascorso gran parte della sua carriera all’ombra dell’ex compagno di squadra Frank Mason, Graham è scoppiato durante la sua stagione da senior mentre portava Kansas nelle Final Four.
Sparatutto da tre punti ha il 40,9% a Kansas, inoltre usa per un terzo delle sue azioni i pick and roll che nella NBA moderna tornano molto utili.

 

 

 

Charlotte è stata molto attiva per quel che riguarda gli scambi cedendo i diritti su Hamidou Diallo a Oklahoma City.

Diallo era stato scelto alla posizione n° 45 da Charlotte figurando però come ennesima meteora per i colori teal & purple.

 

 

 

 

Alla posizione n° 55 invece Charlotte ha finito per scegliere Arnoldas Kulboka, swingman lituano nato a Marijampolė il 4 gennaio 1998.

 

 

 

 

Una conoscenza del campionato italiano perché l’ultimo anno lo ha passato in Sicilia tra le fila dell’Orlandina Basket (29 partite 241 punti) a Capo D’Orlando, in provincia di Messina anche se il suo cartellino era di proprietà dei tedeschi del Bamberg.

 

 

 

 

Che rimanga nel roster non è affatto scontato anche se il suo improvviso tiro da tre potrebbe far comodo in determinate situazioni.

Dovrà probabilmente mostrare le sue doti al camp se non alla Summer League.

Mentre le voci di trade sulle piste di Cleveland per Kemba si susseguono, a Charlotte, che ha già inserito 4 giocatori potenziali nel roster, rilasciandone uno (ahimè Howard) stanno alla finestra per capire che tipo di stagione sarà la prossima in base alle future mosse di mercato.

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Under The Bridges

Dopo tanto chiacchericcio e mentre Howard sta trattando il buyout (taglio) con i Nets (vuole giocare in una squadra meno disastrata), proprio dal Barclay Center di Brooklyn sta andando in scena il Draft NBA 2018.

Vediamo la prima dozzina di scelte, appena dopo la prima scelta degli Hornets, com’è andata la nottata, considerando che i Dallas Mavericks si sono portati a casa inaspettatamente un potenziale top player.

Scontata la scelta di Phoenix sul lungo di Arizona:

N° 1: DeAndre Ayton, Phoenix Suns (C, Arizona)

N° 2: Marvin Bagley III, Sacramento Kings (PF, Duke)

N° 3: Luka Doncic, Atlanta Hawks (SG, Real Madrid)

Attenzione: Scambio posizionamento scelte al Draft con gli Hawks che avrebbero avuto originariamente la terza scelta. Una futura prima scelta dai Mavs (protetta) in cambio. Lo sloveno quindi giocherà per Dallas.

N° 4: Jaren Jackson Jr., Memphis Grizzlies (PF Michigan State)

N° 5: Trae Young, Atlanta Hawks (PG, Oklahoma)

Nota: Come già scritto sopra, Young finirà ad Atlanta nello scambio posizionamento fatto con i Mavericks.

N° 6: Mohamed Bamba, Orlando Magic (C, Texas)

N° 7: Wendall Carter Jr., Chicago Bulls (PF, Duke)

N° 8: Collin Sexton, Cleveland Cavaliers (PG, Alabama)

N° 9: Kevin Knox, New York Knicks (SF, Kentucky)

N° 10: Mikal Bridges, Philadelphia 76ers (SF, Villanova)

Nota: Finito ai Suns per Z. Smith e una prima scelta 2021 via Heat.

N° 11: Shai-Gilgeous Alexander, Charlotte Hornets (PG, Kentucky)

Shaivonte Aician Gilgeous-Alexander è un play canadese nato il 12 luglio 1998 a Toronto in Ontario.

Di nazionalità canadese ha buone medie tiro si ai liberi che da fuori, oltre che dal campo per essere un play.

Nel 2017/18 con i Kentucky Wildcats ha fatto registrare in questa statistica il 48,5% dal campo mentre da fuori ha ottenuto il 40,4%.

198 cm, per 82 kg, partito come sesto uomo dietro il play titolare Quade Green, in dicembre è andato affermandosi segnando 24 punti più 5 rimbalzi contro Louisville, tanto da prendere quota dopo l’eleggibilità al Draft.

N° 12: Miles Bridges, Los Angeles Clippers (SF, Mich St.)

Nota: C’è da dire che in questo momento voci da ESPN dicono che i Clippers vorrebbero il play e agli Hornets andrebbe la scelta n°12 oltre a due scelte da secondo giro con le quali gli Hornets stanno riempiendo i cassetti (vedi le due appena ottenute dai Nets per Howard).

Ora è arrivata anche l’ufficialità.

Miles Emmanuel Bridges giocherà quindi, salvo altri scambi successivi, per gli Hornets.

 

Jan 4, 2017; East Lansing, MI, USA; Michigan State Spartans guard Miles Bridges (22) dunks the ball over Rutgers Scarlet Knights forward Issa Thiam (35) during the second half of a game at the Jack Breslin Student Events Center. Mandatory Credit: Mike Carter-USA TODAY Sports

 

Nato il 21 marzo 1998, ha giocato due anni per i Michigan State Spartans.

201 cm e 102 kg, finirà per giocare in NBA come ala piccola, anche se ha ricoperto la doppia posizione di ala.

Con gli Spartans ha tenuto una media punti pari a 17,0.

Costante.

Passando dai 16,9 del primo anno ai 17,1 del secondo, dimostra continuità, anche se le percentuali dal campo sono scese mentre dalla lunetta si è registrato un sensibile miglioramento.

Nella stagione d’esordio è stato nominato ben 5 volte Big Ten Freshman of the Week.

Il ragazzo pare un prospetto completo ma per passare alla NBA bisogna “saltare il fosso”, comunque sia, promette bene:

Il colpo di scena quindi è andato in onda pochi minuti più tardi (scambio pressoché immediato con i Velieri) con Miles Bridges al posto di Alexander (pare non abbia gradito Charlotte).

Per vedere che tipo di stagione sarà per Charlotte bisognerà aspettare le prossime mosse.

Se saremo Under the Bridge-s (sotto a un ponte), per parafrasare una famosa canzone dei Red Hot Chili Peppers o se giocheremo sotto il segno di un possibile talento pronto a esplodere anche in NBA…

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A Cavaliers donato non si guarda in bocca…

Siamo giunti ormai alla vigilia del Draft NBA che in Italia sarà trasmesso da Sky Sport 2 a partire dalla una di questa notte.

21 giugno in America, 22 qui.

Facendo un passo indietro, come avrete letto, un po’ a sorpresa, la prima testa a cadere nel roster degli Hornets è stata quella di Dwight Howard, il quale ha insidiato Kemba Walker come miglior Hornet nella scorsa stagione, ma la strategia di Kupchak nel liberare spazio salariale non ha guardato in faccia a nessuno, sebbene poi, ci sia bisogno assolutamente di rimarcare il contratto di Mozgov (arrivato dai Nets per Dwight) non esattamente a buon mercato e più lungo di un anno…

E qui siamo al bivio perché, se si pensava a un rebuild totale in queste ore stanno, stanno “fermentando” rumors secondo i quali la coppia Walker/Batum sarebbe destinata a Cleveland alla corte del Re, mentre nella Queen City arriverebbero non specificati giocatori. Ovvio che la coppia sacrificando Walker, farebbe da traino per il contrattone pluriennale di Batum, indigesto alla maggior parte, se non proprio a tutti gli altri team.

Thomas, possibile merce di scambio è finito a febbraio ai Lakers (mai ambientatosi veramente a Cleveland dal suo arrivo da Boston), J.R. Smith e Tristan Thompson erano già stati segnalati nel mese del Carnevale come possibili partenti verso Charlotte come si parla oggi di Rodney Hood, ma tutto è possibile.

Quindi, storpiando il proverbio, replicando il titolo, direi che a Cavaliers donato non si guarda in bocca.

Va bene tutto, l’importante sembrerebbe “rifilare” il francese.

Si farebbe più interessante la situazione se Cleveland cedesse la propria scelta al Draft (la n° 8 via Nets).

I Calabroni quindi potrebbero scegliere due discreti prospetti, però Jordan smentirebbe ancora sé stesso visto che lo scorso febbraio disse che Walker non si sarebbe mosso se non per un’altra All-Star, e se non Thomas persosi in un labirinto dedalico, allora chi da Cleveland?

Nella Buzz City l’entusiasmo non è al massimo anche se parliamo di rumors e le soluzioni potrebbero essere aperte in ogni direzione.


Se, ipotizzando, al Draft avessimo due scelte si potrebbe puntare su un giovane per farlo crescere insieme a Monk, riportato nella sua posizione originale di SG, dopo l’equivoco PG osato da Clifford…

Tra le PG che dovrebbero girare intorno alla decima posizione troviamo Shai Gilgeous-Alexander e Collin Sexton.

Per alcuni gli Hornets punterebbero sul primo, per altri sul secondo.

Io propenderei più per il “Toro” Sexton (buon fisico), il quale ha tendenza a perder palloni ma è un giocatore che attacca bene il ferro a testa bassa e ciliegina sulla torta, ci sono da ricordare i 40 punti contro Minnesota, come scritto sulla pagina principale di Playit.usa in un articolo sul Draft, giocando in 3 contro 5 per ben 10 minuti, con la squadra falcidiata da una raffica di espulsioni e incredibilmente, la sua squadra (Alabama) ha portato a casa un parziale a favore di 30-22…

 

 

 

 

Collin Sexton.
Grinta ne abbiamo?
Qui pare stia diventando verde in procinto di trasformarsi nell’Incredibile Hulk…

 

Ancora poche ore per svelare il fascino misterioso del futuro, anche se passato il Draft, questa NBA pare ai fan degli Hornets come tenere tra le dita scivolosa e sfuggente sabbia in una lunga notte senza stelle…

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Howard saluta Charlotte…

Come un fulmine a ciel sereno arriva in un pomeriggio avanzato di giugno la news che potrebbe dettare due linee sull’imminente futuro degli Charlotte Hornets.

Stiamo parlando della cessione di Dwight Howard dopo solo un anno in North Carolina ai Brooklyn Nets.

Un Howard che aveva disputato una buona stagione a Charlotte e nelle partite contro i Nets ha evidentemente impressionato, tanto da arrivare a una doppia doppia da oltre trenta rimbalzi a Brooklyn, cosicché oggi assistiamo all’ennesimo cambio di casacca del centrone.

L’ipotesi più accreditata dai tifosi e plausibile è che, nonostante l’anno dell’All-Star Game a Charlotte, si voglia ricostruire da capo.

L’altra potrebbe essere che, libeati 23,8 milioni di dollari dovuti al maxicontratto di Superman (biennale, in scadenza a fine di questa stagione), ora si possa avere spazio di manovra per andare a smuovere uno scacchiere che difficilmente si sarebbe potuto muovere senza prender Scacco Matto.

Il problema è che Mozgov non guadagna pochissimo e non è certamente al livello qualitativo di Howard…

 

 

 

 

Di certo la patenza di Howard lascia incognite funeste sull’estate dei Calabroni che a questo punto, nonostante avessero già al lavoro sul parquet Kemba Walker per un leggero allenamento, potrebbero ritrovarsi privi del proprio capitano, il quale giustamente si era lamentato di non poter giocare i playoffs e difficilmente li vedrà se l’input iniziale nel tagliare Howard sarà seguito da mosse altrettanto nefaste.

In cambio di Howard è arrivato Timofej Mozgov (centro russo del 1986 di 216 cm) in cambio oltre a due future scelte da second round e contanti.

 

“Timothy” Mozgov con la maglia d’allenamento dei Cavaliers.
Nella NBA ha giocato anche per Knicks, Nuggets, Lakers, oltre ai già citati Cavaliers e Nets. Gli Hornets, potrebbero essere dunque la sua sesta squadra…

 

Il progetto (deprimente) potrebbe essere quello di tankare per ricostruire, al che penso che anche i più accaniti fan in North Carolina, dopo ben quattro anni di speranze a vuoto come Hornets, dopo il disastro Bobcats, non saranno contenti.

Certamente la trade per essere resa ufficiale dovrà necessariamente aspettare la moratoria, quel periodo che intercorre tra le sessioni di mercato nel quale non si possono fare scambi, quindi fino al 6 luglio non avremo l’ufficialità anche se a oggi lo scambio pare certo.

 

Vedremo le prossime mosse della società, che anche quest’anno nonostante l’avvicendamento Cho/Kupchak, si è mossa presto, lasciando intendere eventuali altri scambi imminenti all’orizzonte.

 

http://www.espn.com/nba/story/_/id/23851151/dwight-howard-headed-charlotte-hornets-brooklyn-nets

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Scar in the NBA?

Per il fatto che è nato il primo d’aprile avevo pensato ad uno scherzo quando lessi la notizia riportata un pèaio di giorni fa.

E poi c’era stato anche l’interesse sfumato per Ettore Messina, il quale per un breve momento sembrava favorito per sedere come head coach sulla panchina degli Hornets.

Solo che tutto oggi viaggia veloce, più di fasmate (la forma mutevole delle nuvole) trascinate dal vento, tanto da cambiare il panorama all’orizzonte in tempi rapidi.

Spunta così, da parte degli Charlotte Hornets l’interesse per un altro coach italiano dal palmares prestigioso.

Trattasi di Sergio Scariolo, graffiante allenatore nato a Brescia nel 1961 che in Italia ha allenato; Pesaro, Desio, Bologna (sponda Fortitudo) e Milano, anche se la sua immagine recente si lega al doppio triennio intervallato come capo allenatore della Spagna con la quale vince ben tre titoli europei, un argento e un bronzo alle Olimpiadi (2012, 2016 rispettivamente) e così gli viene conferita a Madrid nel 2015 la medaglia d’oro al merito sportivo.

L’esordiente Borrego quindi, se Scariolo dovesse accettare l’offerta degli Hornets, potrebbe essere assistito da un coach delle nostre latitudini, sempre che i Toronto Raptors, anch’essi interessati, non facciano lo scherzetto ai Calabroni.

Si dice che le trattative tra Scariolo e il franchise di MJ siano abbastanza avanzate, anche se ci sono ancora margini da rifinire e a Scariolo magari il fatto di lasciare una Spagna in corsa potrebbe pesare, ma la NBA è un altro mondo…

I Toronto Raptors, però gestiscono diversi scenari e intervistano diversi allenatori, considerando anche Scariolo anche una delle loro alternative per far parte del loro staff tecnico.

Vedremo che succederà… Messina è saltato, ma se Scariolo salperà dalla Spagna approdando dall’altra parte dell’Atlantico come novello Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America ancora non lo sappiamo, certo, sarebbe bello nel caso potasse la sua esperienza agli Hornets.

 

Scariolo e Messina girano da tanti anni nel mondo del basket. Qui, molto più giovani li vediamo in un’intervista “doppia” su Giganti del basket in un numero uscito a fine aprile 1990. Un numero nel quale gli allenatori si apprestavano a giocarsi i playoffs. Il titolo lo vinse la Scavolini Pesaro di Scariolo. Messina, con la polo rossa, s’infrangerà per un solo punto sulla Phonola Caserta nella decisiva gara 3 dei quarti di finale, evitando così d’incontrare proprio Scariolo (polo bianca) in semifinale.

 

Scariolo potrebbe aiutare molto lo staff tecnico, sperando che la società con Kupchak, Jordan e Borrego stesso, riescano a formare un team di giocatori validi e funzionali a un sistema di gioco efficace ma questo sarà il lavoro della società da svolgere possibilmente in estate.

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