Game 8: Charlotte Hornets Vs Miami Heat 125-113

 
Intro
 
Tesi come un arco verso l’obiettivo di guadagnarsi dopo due anni una post season, gli Charlotte Hornets iniziavano una serie di quattro partite casalinghe contro i Miami Heat.
Se Spinoza segue Democrito in una spiegazione meccanica dell’universo che genera sostanza e poi tutto procede di conseguenza mentre Aristotele ha una visione più finalistica, Kant illumina dicendoci che noi non sappiamo realmente se l’universo sia meccanico o deterministico, ovvero proteso verso un fine, però l’uomo è un essere che cerca il fine.
Per dare un senso alla vita si cerca di raggiungere un obiettivo.
Potrebbe essere il più disparato dal mio punto di vista, tanto è soggettivo.
Questo per raggiungere la felicità che sarà lo scopo, il fine dell’essere senziente mentre Kant indica la legge morale come bene supremo.
Mentre personalmente ho abbattuto molti muri e molte porte che conducevano a telos (scopi/obiettivi) fuori asse con le mie inclinazioni, sebbene possa anche sembrare stupida a chi non comprende il pathos sportivo, ancora non sono riuscito (volutamente e per una serie di circostanze) a spegnere l’anima fiammeggiante che si risveglia all’improvviso anche per semplice riflesso e accomuna nel sentimento tutti i fan della squadra e il team stesso.
Il trait d’union fisico è il luogo; all’Alveare o Spectrum Center le due componenti proveranno a dare fondo a ulteriori energie da profondere nello sforzo massimo, protesi verso i playoffs…
 
 
 
 
La partita in breve
 
Charlotte e Miami si ritrovavano all’Alveare dopo pochi giorni la vittoria di misura ottenuta dalla squadra di MJ sul campo avverso.
Gli Hornets partivano bene andando sul 15-7 ma una reazione degli Heat li portava a un parziale di 11-0 chiuso dalle triple di McGruder e Wade per il 15-18.
Batum pareggiava a mezzo tripla e gli Hornets si riportavano avanti ma lo spauracchio Wade nel finale otteneva la parità a quota 29 colpendo da fuori.
Monk con un terzo tempo forzato batteva un paio di difensori sulla sirena chiudendo 31-29 il quarto.
Nel secondo quarto Tony Parker spingeva la panchina che accumulava qualche punto di vantaggio, poi ci pensava Walker a 4:46 a mandare la squadra di Borrego sul +13 (50-37) con 2 FT.
Whiteside nel finale diveniva il terminale degli Heat che recuperavano qualche punto ma Charlotte chiudendo con il 59% al tiro rimaneva in vantaggio 65-55.
Nel terzo quarto Parker dispensava anche assist in serie; Batum e Monk infilavano delle triple, MKG e Willy dei jumper dalla baseline.
L’intensificarsi di una difesa bem riuscita ci dava possibilità a 1:03 dalla fine con due FT per MKG di volare sul +20 (92-72).
Nell’ultimo quarto Miami provava a tornare sotto ma sino al -10, Charlotte, infatti, trovava ancora punto pesanti da Parker, Monk e Kemba rilanciato nel finale dopo un po’ di riposo.
Gli Heat trovavano a loro volta diverse giocate 2+1 e anche una 3+1 con tripla di T. Johnson e fallo di Zeller su Whiteside a rimbalzo.
Non c’era il reale pericolo di rientro e dopo la cacciata di Zeller per il raggiunto limite di falli, Tony Parker sublimava la sua prestazione infilando la tripla che gli mancava in serata (122-109 a 1:10 dalla fine).
Monk da te faceva in tempo a regalare al francese anche l’undicesimo assist prima che si sedesse in panchina nel minuto finale a gustarsi la vittoria per 125-113.
Hornets con il 54,5% dal campo contenente un 46,4% da fuori, vittoriosi 39-34 a rimbalzo e negli assist 27-25 mentre Miami ha vinto 7-9 nelle rubate anche se la difesa di Chrlotte si è dimostrata più eficace e i TO sono stati 14-15, uno in meno per i ragazzi di Borrego.
Charlotte ha prodotto ben 66 punti dalla panchina contro i 46 degli Heat…
Wade ha finito con 19 punti mentre Whiteside ne ha collezionati 16 più 12 rimbalzi.
 
Le formazioni:
 
La partita

Dolcetto o scherzetto per i tifosi degli Hornets (ci si chiede prima della partita) ?

 
1° quarto:
 
Heat, palla in mano per la prima azione provavano un jumper con Richardson che non portava punti, dall’altra parte Batum smarcava un mobile Lamb che da oltre l’arco a destra portava i primi tre punti a casa Charlotte.
McGruder in floater dal pitturato muoveva lo zero anche per Miami, poi era Zeller da destra ad appoggiare al vetro su assist no look dinamico di Walker che continuava il movimento di palla proveniente da sinistra (Batum pass). Batum con un pull-up frontale marcava il 7-2 ma Dragic da destra batteva Lamb da oltre l’arco.
Jeremy si faceva trovare sotto canestro dove era dimenticato dagli Heat e pescato da un assist tagliente di Walker per il 9-5.
Kemba metteva anche una tripla per il 12-7 sul suo marcatore Richardson per poi mandare a destinazione ancora un forte passaggio sotto canestro, questa volta per Batum che ampliava il margine di vantaggio a 7 punti e lo ritoccava a 7:29 con un ½ dalla lunetta per il 15-7.
Charlotte però entrava in difficoltà non riuscendo più a segnare mentre Miami lentamente recuperava fino a pareggiare a quota 15 con McGruder e a superare i nostri con Wade a 4:39 con un’altra tripla per l’11-0 di parziale che ci costava il 15-18.
Dopo uno 0/6 al tiro Charlotte beneficiava di una tripla di Batum a 4:20 che anticipava un intercetto orizzontale di Lamb che viaggiando in transizione con la compagnia di Batum dava il via ai due FT per fallo di Dragic sul francese sul tentativo di layup.
A 4:01 i Calabroni acquisivano due pt. di vantaggio e a 3:37 MKG metteva dentro in entrata di destro su Wade per poi tagliare in back-door sull’azione offensiva seguente e mancare da pochi passi l’appoggio senza troppi problemi perché correggeva Willy per il 24-18.
Walker dalla lunetta splittava a 2:51 mentre Miami si riavvicinava a 2:38 con una tripla di Richardson.
A 2:10 il raddoppio portato da Willy su Wade era punito con l’assist volante e il reverse layup di Whiteside.
Hornets che però andavano in lunetta a 1:52 con Bridges spinto da Winslow durante l’entrata.
0/2 ma facile rimbalzo di Willy e successivo canestro di Monk che spaccava il raddoppio difensivo tirando su palla andando a chiudere in appoggio.
Per un fallo dello stesso Monk su Wade, il nemico numero 1 di Charlotte si recava in lunetta per infilare tre liberi (27-26) prima che un little floater dello stesso Monk ci restituisse tre punti di vantaggio.
Si sentivano distintamente i tifosi di Wade quando il loro beniamino a mezzo tripla pareggiava la partita ma c’era ancora tempo per Monk d’inventare un circus shot in terzo tempo in mezzo alla foresta di Miami; un banker di riflesso al vetro che finiva dentro dando il punteggio parziale di primo quarto:
31-29.

Parker e Borrego a colloquio.
Foto: USA Today.

2° quarto:
 
Miami pareggiava immediatamente a inizio secondo quarto ma Parker che aveva conti in sospeso dal primo quarto, segnava in area il 33-31, poi gli Heat si riportavano in parità ma ancora Tony da sotto usava la magia per alzare la parabola ed evitare un arto proteso come ramo nella difesa degli Heat.
Era ancora Parker a costringere in entrata Wade in un duello d’esperienza al fallo Wade.
A 9:46 il parziale di quarto recitava:
Tony 6, Heat 4.
A 9:20 altri due FT ma per MKG questa volta.
Miami in difficoltà anche perché il nostro numero 14 non sbagliava allungando sul 39-33 prima che la nemesi Wade segnasse due punti.
MKG con uno swooping hook in entrata uno contro uno restituiva il +6 mentre Kemba era spazzato via violentemente in stoppata da Richardson oltre il bordo destro.
Sulla rimessa comunque gli Hornets guadagnavano altri due FT per una ginocchiata di Adebayo che abboccando a una finta di Parker a 8:07 faceva salire il nostro secondo play di altri due punti nel tabellino.
Dopo un canestro di Jones Jr. Parker si apriva la via con un hesitation su Adebayo che gli arbitri chiamavano come fallosa prendendo un clamoroso abbaglio.
Hornets comunque sul pezzo con il tuffo a terra di Williams a strappar la palla a McGruder e a lanciar Batum che guadagnava due pt. per il goaltending.
Un floater tagliato dall’incrocio sinistro tra baseline e pitturato di Marvin faceva volare i Calabroni sul +10 (47-37) ma Whiteside dopo aver mancato due FT facili iniziava a carburare, anche se non prima d’aver visto Charlotte andare sul 50-37 con due FT di Walker a 4:46 bloccato fallosamente nel traffico.
Hassan segnava il 50-39, il 52-41, poi in raddoppio su Kemba incassava il passaggio volante del nostro capitano per la perfetta rollata con schiacciata di uno Zeller chiuso dagli esterni tardivamente.
A 3:32 però il centro di Miami metteva dentro due liberi e poco più tardi anche due punti dal post basso sinistro.
Zeller mancava una tripla e tuffandosi sul suo rimbalzo si stendeva nell’angolo sinistro tra il pubblico.
Meno spettacolare ma più efficace era il tiro di Parker che bucando la retina gli consentiva di salire a 11 punti personali. Dragic in reverse layup da destra mandava dentro il 56-49 evitando anche il difensore sotto canestro ma Kemba dal corner destro infilava il catch n’shoot ben assistito dal francese in maglia n° 9. Cody realizzando due FT per un fallo offensivo di Whiteside su palla vagante portava la squadra di Borrego sul 61-49.
A un minuto esatto dalla fine Olynyk sistemava due FT, Parker continuava lo show con l’appoggio di destro sul lato destro del canestro nonostante il difensore seguisse assiduamente il francese, poi Olynyk da sotto usava le manine del primo ferro per l’appoggio con un MKG un po’ disattento.
65-55 finale dei primi 24 minuti con gli Hornets al 59% dal campo…

Willy Hernangomez dice no a McGruder alla sua maniera…

 
 
3° quarto:
Perdeva palla in attacco Charlotte che era slavata da un prodigioso recupero di Zeller a stoppare alto Richardson, contro transizione e Lamb a 11:40 andando oltre Olynyk appoggiava il 67-55.
McGruder allo scadere dei 24 tirava da lontano colpendo fortunosamente il vetro che faceva ricader la palla nella retina mentre gli Hornets mancavano tre tiri fuori dall’arco con Walker, Batum e Williams agevolando il rientro di Miami che con Whiteside segnava in alley-oop.
Cody stoppava Dragic al vetro su un’azione molto al limite poi era lo stesso Cody dopo una girata in area a trovare fortuna per merito del plexiglass.
Zeller era anche abile a trovare il taglio back-door di Batum che appoggiava il 71-63.
Un giro palla perimetrale di Miami portava la squadra di Spolestra a lanciare la sfera sotto a Whiteside che metteva dentro facilmente due punti e FT addizionale per tocco di Lamb sul corpo.
A 6:11 dopo un inguardabile uscita di Zeller in controllo palla segnava tirando semplicemente da tre dalla top of the key per il 74-68.
MKG aggiungeva due pt. portandosi a 10 ma Miami con due FT di Dragic per fallo di Parker (tentativo d’anticipo) accorciava sul 76-70.
Parker smistava verso il lungo-linea sinistro per Willy che splasshava la sfera nella retina poi regalava anche una sfera a Batum per la tripla dalla diagonale destra per l’81-70 a 3:35 dalla fine del terzo quarto.
Charlotte stoppava T. Johnson in entrata sul luno-linea destro; in tre gli si paravano incontro ma era Batum a due mani a bloccare la palla mentre dall’altra parte Monk calava una tripla per il +14 (84-70).
MKG dalla diagonale destra ricevendo ancora da Parker infilava il jumper ma sul time-out chiamato di lì a poco da Miami sia Tony che Borrego si arrabbiavano incredibilmente con il nostro numero 14 al quale evidentemente era stato richiesto un taglio.
Parker da sinistra in dribbling affondava un lungo pull-up da due punti per l’88-72.
Gli Hornets giravano bene; Willy influenzava un appoggio di Winslow che sbagliava, poi il nostro centro era fermato fallosamente sul tentativo di alley-oop.
Due FT messi a segno e altri due in arrivo per MKG a 1:03 che, realizzati, segnavano il +20 Charlotte (92-72).
Olynyk splittava due FT e Charlotte chiudeva sul +19 a 12 dalla fine.

Charlotte Hornets’ Tony Parker (9) shoots over Miami Heat’s Dwayne Wade (3) in the second half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Tuesday, Oct. 30, 2018. (AP Photo/Chuck Burton)

 
4° quarto:
 
Miami sparava le ultime cartucce, 4 pt. di seguito erano arrestati da una finta di Willy sotto canestro con schiacciata bimane a 10:43, poi un meraviglioso depistaggio di Parker con spin e sottomano in uno contro uno per il 96-77 erano battagliati dalla tripla di Wade per il 96-80.
Hornets che scomparivano dal campo ingiustificatamente per un breve periodo concedendo a McGruder una tripla e un reverse layup nel nulla a 8:29 per il 96-85.
Monk a 8:12 spezzava la rimonta ospite ma la squadra di Spolestra agguantava uno dei numerosi giochi 2+1 del finale con un’atleticamente impressionante entrata di T. Johnson che subendo fallo da Willy convertiva in tre punti totali. Lo stesso T. Johnson però sfondando su Kemba gettava al vento una transizione regalando a Batum che dal corner destro infilava un open 3, il possibile ruolo di ammazza partita visto il 102-87.
In realtà, anche se Charlotte controllava agevolmente a distanza anche grazie al 21-15 nei TO points, doveva rimanere attenta.
Wade da tre in faccia a Batum e Adebayo in schiacciata per il -10 indicavano che la gara non era ancora sicura. Monk passava al momento giusto oltre T. Johnson su una transizione, Zeller riceveva e subendo fallo chiudeva una giocata da tre punti, proprio come quelli ottenuti tutti d’un fiato da Monk a 5:09 che con un open da second chance mandava la squadra di MJ sul +16 (108-92).
Miami si affidava a Winslow con il suo 2+1 (fallo di Monk) mentre un Tony rilanciato nel finale portava ad altri due punti con l’appoggio concreto di destro sul carambolare di MKG e due difensori nell’area antisfondamento.
Walker dalla diagonale destra per il 113-97 dava un cuscinetto di sicurezza a Charlotte che incassava una giocata da 4 punti di Miami con la tripla di T. Johnson e la spinta contemporanea di Zeller sotto canestro punita con un FT da Whiteside.
A 3:06 Kemba con uno step-back si trovava lo spazio per il tiro da due messo con precisione chirurgica. Seguivano un arcobaleno di McGruder e due FT per Parker (a segno) per il 117-103 prima che Richardson (fallo di Parker, anche se c’era stata in precedenza una spinta sul difensore in principio dell’attaccante) ottenesse un 2+1.
Malik in lunetta continuava il giro dei 2/2, T. Johnson mandava fuori per raggiunto limite di falli Zeller segnando l’ennesimo 2+1 per la squadra della Florida ma Parker, al quale mancavano solo i tre punti in serata provvedeva anche a questa carenza realizzando il 122-109.
Monk da tre segnava sull’undicesimo assist di Parker e Miami mancava l’ultimo FT per l’ennesimo possibile 2+1.
125-113 per gli Hornets dunque che iniziavano benissimo i loro turni casalinghi.
Pagelle
 
Kemba Walker: 7
19 pt., 4 rimbalzi, 8 assist in 35 minuti. 6/14 dal campo con un 50% dalla distanza (4/8) atto a risolvere alcuni momenti di blocco dell’attacco di Charlotte. Lui c’è ma per una sera può guardare anche un po’ di show del compagno Parker anche se all’inizio Richardson non lo vede e nel finale mette un paio di canestri alla sua maniera. Magari sembreranno pochi i suoi punti ma notate anche il numero assist. Conquista un paio di sfondamenti salendo a 6 e diventando primo nella NBA in questa statistica.
 
Jeremy Lamb: 6
7 pt., 1 rimbalzo, 2 rubate. Gioca solo 19 minuti anche se parte da starter. Segna il 3-0, poi al tiro va complessivamente 6 volte mancando le altre due triple. Tre falli finali. In campo comunque male non sta.
 
Nicolas Batum: 7,5
20 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 7/10 dal campo, 3/5 da oltre l’arco. Unico difetto i TO, ben 4 ma difende molto più energeticamente e trova anche buona mano. Alcuni canestri, anche se da libero valgono oro.
 
Marvin Williams: 6,5
2 pt., 1 rimbalzo, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata in 18 minuti. Dal campo azzecca solo un floater ravvicinato dalla baseline sinistra oltre il difensore, però nei pochi minuti in campo si rende utile. Ha una fiammata quando prima del canestro in tuffo si lancia sulla sfera facendo partire la transizione chiusa da Batum. In difesa è utile.
 
Cody Zeller: 6,5
11 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 3 stoppate. Il 4/6 al tiro è buono anche se per alcune conclusioni servirebbe smisurata preghiera. Finisce fuori per falli dimostrando a tratti di far fatica nel contenere Whiteside. Si arrangia facendo di tutto un po’. Esce sudato come me dopo averlo visto diverse volte goffamente andare in palleggio rischiando passi indispettendomi su un’azione per accanimento e mancando un pick and roll con Walker facendosi passare la palla in mezzo alle gambe con goffaggine. I due tiri che manca sono da oltre l’arco, sul secondo si tuffa sul pubblico tentando il recupero dimostrando voglia.
 
Malik Monk: 7,5
20 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. 7/10 al tiro in una serata che decolla poi nel secondo tempo dove Malik bombarda da oltre l’arco con triple importanti e ottiene anche FT. In difesa ha ancora da lavorare ma aggiunge tanti punti importanti in soli 23 minuti.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 7,5
14 pt., 8 rimbalzi, 1 assist. 5/9 dal campo e 4/4 ai liberi in 25 minuti. Una delle poche azioni su cui non mi piace è quella finale del primo tempo dove abbocca alle finte di Olynyk e gli concede spazio per entrare, poi battaglia ovunque rendendosi fastidioso per Miami. Cerca di crear spazi e va a rimbalzo. Energia pura. Sembra un altro rispetto lo scorso anno. Si arrabbiano con lui per non aver tagliato sia Parker che Borrego ma lui finisce l’azione segnando comunque il jumper. Nel finale salva da due punti possibili di Winslow intercettando il passaggio in transizione mostrando atletismo sulla corsa andando a saltare anche una sedia di file.
 
Willy Hernangomez: 7
8 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Bella la finta con la quale manda al bar il difensore in avvio di ultimo quarto. Influenza Winslow all’errore e poi segna due FT dopo esser stato fermato irregolarmente in alley-oop. 18 minuti, 3/5 dal campo e +14 di plus/minus. Discreta prova per Willy che va anche “cattivo” a rimbalzo.
 
Tony Parker: 8,5
24 pt., 1 rimbalzo, 11 assist. 8/15 dal campo. Sul parquet contemporaneamente a Walker in vari momenti, inizia da solo nel secondo quarto a trascinare la squadra mettendo dentro punti con facilità irrisoria tra penetrazioni e FT. A un certo punto varia anche il gioco servendo assist ai suoi compagni. Tra punti e assist, oltre a una sapiente regia, chiude la gara nei minuti finali portando palla con esperienza. Dopo aver visto una pletora di improbabili sostituti di Walker, ecco Mr. Concretezza. +19 come MKG nel +/-.
 
Miles Bridges: 5,5
0 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata in 16 minuti. Si rende utile in difesa anche se commette un paio di falli però è fuori giri e sbaglia un paio di conclusioni mentre a rimbalzo spicca il volo. Night-off come qualche volta gli capita, pazienza. Ha mezzi per risollevarsi nella prossima sfida dove servirà anche il suo contributo.
 
 
Coach Borrego: 7,5
Finalmente Tony Parker anche nel finale. Funziona anche il quintetto con i due francesi e Walker in campo contemporaneamente. La squadra parte bene senza farsi condizionare dal passato con gli Heat. Resiste ai rientri e si sgancia garantendosi un sereno finale anche grazie alla varietà di soluzioni disponibili. Da Kemba si passa alle penetrazioni di Parker o alle triple di Monk. In difesa tutti c mettono le mani e al momento Charlotte è il secondo team per le stoppate rifilate agli avversari pur senza Howard. Impressionante…

Game 7: Charlotte Hornets @ Philadelphia 76ers 103-105

Intro
 
Chissà perché oggi mi è venuta un’idea d’insieme mettendo insieme varie tematiche che teoricamente non sarebbero collegabili.
Partiamo dal presupposto che spesso sui social, ma anche nella vita reale tendiamo a stigmatizzare e/o a condannare i comportamenti di quel collega, quel politico o prendiamo di punta quel giocatore magari.
A volte i comportamenti differiscono per colpa della nostra attitudine differente in situazioni simili.
Prendiamo ad esempio proprio Charlotte che ha concesso la vittoria ai Bulls allo United Center per poi massacrarli in casa allo Spectrum Center dopo soli due giorni praticamente con gli stessi roster a disposizione.
Cosa cambia in queste due situazioni?
Io direi la coerenza e l’attitudine psicologica.
A volte l’ambiente o il nemico davanti a noi è solamente l’immagine riflessa nello specchio delle paure o dei comportamenti che “abbiamo” ma che non riconosciamo quando siamo noi stessi a commetterli ma riconosciamo sugli altri.
Ovviamente è un discorso generico ma che fila bene in taluni casi.
Coach Borrego ad esempio aveva evidenziato la poca voglia/predisposizione alla difesa di Charlotte, fattore determinante nella sconfitta e determinante nella vittoria poiché ritrovato.
Borrego si è “dimenticato” anche di avere diverse colpe nel finale a Chicago…
Dato che lo spirito di sacrificio, l’allenamento sono imprescindibili per ottenere risultati, ero curioso di vedere la partita questa notte che aveva come comune denominatore la trasferta.
Su certi parquet gli Hornets da qualche anno giocano un basket inferiore alle loro personalità, condizionati dal fattore away e se nei primi anni contro i derelitti Sixers si aveva spesso buon gioco, l’anno scorso fu una serie senza troppe storie a favore di Phila.
Sfida quindi psicologicamente dal terreno impervio da affrontare con personalità per eliminare le paure e sconfiggere la fatica del back to back a prescinder dal risultato finale perché tutti guardiamo il risultato ma ancor prima è da applaudire lo sforzo massimo fatto comunque vada.
 
La partita in breve
 
Charlotte inizia con un po’ di timore giocando troppo delicatamente sul parquet, meno fisica, forse perché i Sixers hanno vinto le ultime 6 partite della serie.
A rimbalzo concede qualcosa ma sembra esserci, tanto che chiuderà i primi 24 minuti sul 21-22 per i Sixers in questa statistica.
Dopo diversi sorpassi i 76ers si portano sul +7 ma gli Hornets accorceranno sino al -4 (28-32) di fine prima frazione.
Anche nel secondo quarto la partita rimane equilibrata.
Charlotte beneficia di quattro punti finali di Bridges che accorcerà il divario dei viola sino al -1 (62-63) al riposo, anche se Phila dalla lunetta era perfetta con un 14/14 sbalorditivo.
Gli Hornets provavano a scappare per evitare la punto a punto; a 3:15 l’assist di Batum in transizione per Bridges chiudeva il cerchio con il poderoso alley-oop per l’83-77 ma dopo una stoppata rifilatagli d Biyombo, Embiid tagliava il gap con una tripla.
Charlotte chiudeva comunque in vantaggio il quarto 85-83.
In poco tempo con uno 0-4 di parziale la squadra di Brown si portava avanti di due con una schiacciata dirompente di Fultz.
I Sixers andavano a guadagnar 4 punti in un colpo solo quando a 9:42 JJ Redick andando a tirar scoordinatamente creava il contatto su un’uscita pulita di MKG.
Fattore campo per il fischio e Borrego che perdeva forse la testa?
Forse…
Sta di fatto che si aggiungeva anche un fallo tecnico.
Giocata da 4 punti importante ma successivamente due FT di Walker portavano avanti Charlotte (94-93) che, finita nuovamente sotto, pareggiava (99-99) con un tiro da fuori di Kemba (male da fuori con 3/15) da tre punti.
Nel finale gli errori al tiro di Kemba, Williams, Bridges e la stoppata su Zeller (in ordine sparso) costringevano Charlotte alla resa.
Onorevole, terribile dopo aver perso un’altra gara punto a punto ma anche punto di partenza per continuare a giocare con la forza dei secondi 24 minuti, sebbene alcuni senatori come il solito sian spariti dal campo…
37 pt. di Walker e 14 di Bridges per Charlotte, 27 di Embiid e 18 di Covington per i Sixers che portavano tre giocatori in doppia doppia compreso un Simmons da 14 punti e 12 rimbalzi.
56 rimbalzi e un 25/30 a liberi per i Sixers come fattori determinanti.
Saranno 48 quelli di Charlotte che chiuderà con un 20/24 a gioco fermo.
 
 
 
Le formazioni:
 
 
La partita
 
 
 
1° quarto:
 
Partenza lenta per le due squadre che sprecavano almeno un paio d’azioni a testa prima di trovare il canestro.
Era Phila con Embiid a prender posizione nel pitturato e gancetto su Zeller in leggera girata da spalle a canestro a muovere per prima il punteggio.
Lamb in infilata su iniziativa personale trovava il floater da due punti più il fallo di Fultz portando avanti Charlotte a 10:30.
Simmons imitava Lamb andando a depositare il 3-4 in verticale ma Kemba a 9:51 sparava da tre un catch n’shoot per il 6-4 e a 9:23 riusciva a battere il lungo con uno step-back da media distanza.
Batum sprecava un open dopo una serie di finte ubriacanti di Walker che dava nelle mani del francese il potenziale assist ma dopo l’errore una tripla in transizione di Covington pioveva nel canestro di Charlotte.
A 8:16 sul lato sinistro Lamb mandava a bersaglio una tripla contrastata ma Fultz in coast to coast accorciava sul -2. Batum dalla media metteva dentro ma Saric a rimbalzo sotto canestro strappava un pallone e mettendo dentro il 13-11 invitava Borrego al time-out (7:00) dove aveva qualcosa da dire a Lamb e alla squadra un po’ molle difensivamente.
Lo stesso Saric da tre portava avanti i locali ma dopo una rimessa intercettata a Bridges per il 13-16 in transizione, Kemba allungando l’arto destro trovava un circus shot con la palla che si divertiva a girare lentamente sull’anello più volte prima di decidersi a entrare.
Lo stesso Kemba con un pull-up dalla diagonale sinistra restituiva il vantaggio ai viola (17-16) a 5:25.
Saric dal post basso destro e l’ho ok su Lamb segnavano il +1 Phila poi JJ Redick entrato dalla panchina infilava il tre punti mentre Bridges in entrata sulla linea di fondo destra si fiondava con atletismo per l’appoggio del 19-21.
JJ Redick con un dai e vai sui bordi del parquet a destra contro-riceveva e segnava in corsa da tre mentre Kemba attaccando Embiid depositava da sotto il 21-24.
MKG di destro segnava il -1 ma Embiid andava a segnare 4 punti consecutivi allontanando Phila sul +5, poi Fultz con 2 FT ci lasciava a 7 punti di distanza (23-30) prima che il neo entrato Graham segnasse il suo primo tiro NBA addirittura da oltre ‘arco.
Monk a :21.9 si procurava due FT accorciando sul 28-32.

Batum e Simmons a rimbalzo.
Foto: ELIZABETH ROBERTSON

 
 
2° quarto:
 
Graham iniziava bene anche il secondo quarto con il layup di sinistro in corsa su assist di MKG, Embiid ne metteva dentro due ma Bridges, ricevendo una drive and kick orizzontale dalla baseline, “cacciava” dentro una tripla per far tornare la squadra di Borrego sul -1 (33-34).
Embiid iniziava a prendere piede su un Biyombo subentrato nel primo quarto che male non aveva fatto all’inizio appoggiando due punti, poi Monk smistava un assist verticale per l’entrata lungo la linea destra di Biz che depositava il 35-36 ed entrava in lunetta ma mancava il punto del pari. Occasione sprecata punita da Shamet che facendo piover dentro il nostro canestro una cometa da tre punti era toccato da Graham in uscita da un blocco.
Si aggiungeva un punto supplementare dalla linea con il quale Phila a 9:57 si portava sul 35-40.
Malik in jumper su Muscala ci riportava a un possesso lungo ma era successivamente stoppato da Embiid, così Fultz in transizione girava velocemente nel pitturato disorientando Bridges per andare ad appoggiare elegantemente.
Marvin con uno spin sul post basso sinistro e un pump fake riconoscendo il mismatch in cm con Shamet infilava un banker ma dopo una tripla in transizione mancata da Graham per gli arbitri c’era fallo di Charlotte sulla spinta da sinistra di Embiid su Cody.
2/2 ai liberi per il centro avversario a 7:46 e 39-44.
Un long two di Graham per il -3 era restituito dallo stesso play che perdeva un pallone (pass orizzontale intercettato) diretto a Batum e Covington puniva in transizione con la schiacciata solitaria.
Charlotte andava sul -7 mostrando qualche lacuna dietro lasciando a Simmons una second chance da sotto per il 43-50.
Il riavvicinamento passava per due tiri liberi di Williams seguiti da un floater di Zeller su assist di Walker dopo un double screen ma a 3:27 Saric in lunetta con un 2/2 portava il parziale dei Sixers ai FT sul 13/13 e il risultato sul 49-56. Cody in arcobaleno su altro assist di Kemba anticipava due FT a segno di Kemba (spinta di anca di Saric in chiusura sulla baseline) ma Simmons correggeva sé stesso a rimbalzo dopo l’entrata imprecisa.
Una tripla di personalità a 2:23 di Bridges faceva entrare il nostro rookie quasi in the zone poiché, dopo una stoppata di Batum su un tentativo esagerato di reverse di Simmons, nel finale lanciando un lungo due ci riavvicinava sino al -3, così Embiid tentando la sicura schiacciata stampava una violenta dunk sul ferro facendo correre gli Hornets in transizione, gli arbitri erano costretti a chiamare il fallo sullo stesso rookie servito dal sophemore Monk. ½ per il 61-63 a 7 decimi dalla sirena che suonava inesorabilmente sul secondo libero mancato.
Aggiornato sul 62-63 il punteggio nell’intervallo si era pronti a ripartire.
 
 
3° quarto:
 
Batum iniziava bene il quarto con un assist verticale per la corsa di Lamb in back-door che ci rimandava avanti dopo lungo tempo.
Simmons era stoppato dal francese ma riprendeva palla segnando caparbiamente da sotto.
Cody andava ad appoggiare al plexiglass con eccessiva forza ma un fallo a rimbalzo di JJ Redick su Lamb ci restituiva un pallone sprecato da un tiro di Batum.
Ad ogni modo a 10:27 Kemba zigzagando andava sulla destra con step-back deciso per distanziarsi da Embiid e colpire riportandoci sopra (66-65).
Tre punti di Williams ci davano il massimo vantaggio (+4), poi Cody estendendo a 6 punti il vantaggio grazie a un tocco sopra Embiid e al ferro amico dava l’idea della fuga che Phila stoppava immediatamente con una tripla di Covington a 9:28. Mentre la palla entrando nel canestro era seguita dai tifosi, gli arbitri vedevano la spinta di Zeller su Embiid.
Tiro libero supplementare per il -2 Phila che usava il FT come trampolino per pareggiare con lo stesso Embiid su un’azione nella quale andava a segno sul secondo tentativo da sotto. Lamb con un floater in entrata ritmata su JJ Redick restituiva due punti di vantaggio ai viola (73-71) che accumulavano altri due FT su una transizione che vedeva Zeller lanciato in corsa centralmente verso canestro ricever il passaggio schiacciato di Batum sul quale Saric spendeva l’ennesimo fallo.
Covington però dalla diagonale destra metteva dentro un altro siluro e un jumper auto-prodotto da Fultz costava il sorpasso ai nostri danni (75-76) prima che Kemba in attacco facesse impazzire Covington con rapidi movimenti ed esitazioni servendo brevemente e verticalmente Cody sotto canestro, tardivamente chiuso dalla difesa strettasi troppo tardi per fermare l’alzata di Cody nel varco presente.
Una palla rubata da Cody lanciava il nostro centro verso la jam del 79-76.
Finalmente Phila, sbagliando un libero con Simmons (16/17), rimaneva attardata di due punti che divenivano 4 dopo l’appoggio di MKG e 6 quando a 3:15 in transizione Bridges scambiando con Batum si vedeva restituir palla per l’assist volante chiuso in alley-oop con la consueta potenza.
Biz stoppava Embiid che si rifaceva colpendo da fuori per l’83-80 e per un fallo dello stesso numero 8 degli Hornets Embiid aumentava i punti nel tabellino ai liberi con un 2/2 valido per il -1.
Kemba a :27.1 recuperava tre FT grazie al fallo di McConnell in uscita dal blocco di MKG per un 2/3 peggiorato dall’altra parte a gioco fermo da Covington con il suo 1/3 che fissava il punteggio dopo 36 minuti sull’85-83 Hornets.

PHILADELPHIA, PA – OCTOBER 27: Joel Embiid #21 of the Philadelphia 76ers handles the ball against the Charlotte Hornets (Monk and Williams) on October 27, 2018 in Philadelphia, Pennsylvania
2018 NBAE (Photo by Jesse D. Garrabrant/NBAE via Getty Images)

 
 
4° quarto:
 
Embiid pareggiava subito i conti e una schiacciata di Fultz pirotecnica dopo il coast to coast ci costava lo svantaggio a 11:23 (85-87) .
JJ Redick dalla linea di fondo destra segnava un tiro quasi senza parabola poiché toccato da Bridges mentre Lamb faceva rimaner attaccati i Calabroni con un fade-away nel pitturato sotto il massiccio lungo.
A 9:42 l’azione decisiva della partita probabilmente.
Azione dubbia…
JJ Redick tentava un tiro mentre MKG in uscita dal blocco gli si parava incontro per tempo bloccandosi ma JJ creando un contatto di ginocchio con un tiro scoordinato si prendeva il fischio a favore.
Tre FT più il libero addizionale per tecnico a Borrego. Un 4/4 che costava caro, anche se gli Hornets recuperavano il gap portandosi addirittura avanti a 7:56 dopo due FT di Walker (94-93).
Simmons segnava da sotto il +2 Phila, poi Embiid su un azione di Phila offensiva rimaneva giù, Williams in transizione mancava la tripla in 5 vs 4 e a 4:52 il fallo era contro Lamb. Muscala in lunetta splittando aumentava a tre lunghezze il vantaggio dei bianchi.
Un 2/2 di Walker dalla lunetta avrebbe potuto esser rampa per il nuovo vantaggio ma le frettolose triple di Walker e Bridges erano destinate a fallire, una correzione in prepotente schiacciata di Embiid valeva il +3 per la squadra di coach Brown.
Kemba a 3:04 faceva sibilare la sfera dentro la retina con una tripla finalmente perfetta pareggiando a quota 99.
Da sinistra però a 1:44 dalla fine JJ Redick, dopo una serata passata a litigare con il canestro al tiro ci rispediva sul -3.
Ancora Bridges mancando una tripla (anche se vi erano stati due pt. di Walker) dava la possibilità a Phila di chiudere quasi il match.
Come un serpente letale Covington segnava dalla diagonale destra con Zeller costretto a uscire nel vuoto assoluto.
Spazio siderale e traiettoria orbitante dentro la retina per il 101-105.
Simmons andava a segnare saltando in avanti e perdendo il controllo del corpo.
Netto sfondamento su MKG che un pubblico accecato essendo di parte non vedeva.
Chance per Charlotte con un bell’assist di Walker per Zeller che a sinistra del canestro si faceva toccar palla da Covington.
La stoppata costava cara perché sebbene a :17.3 gli Hornets avessero palla per accorciare, non riuscendo a concretizzare con Williams si trovavano con palla in mano a pochi secondi dalla fine.
Fallo di Simmons su Walker dall’arco. 2/3 ma a :02.6 dalla fine.
Charlotte senza più time-out sotto di due punti con l’acqua alla gola dopo il time-out chiamato da coach Brown.
Sulla rimessa gli uomini di Borrego non riuscivano nemmeno a commetter fallo.
Finiva così una partita che comunque gli Hornets, dopo un inizio titubante in difesa, perdevano nuovamente sul filo, complici scelte offensive a alcuni inutili senatori.

 
 
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 6,5
37 pt., 6 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, 2 stoppate. 11/31 al tiro con 3/15 da tre e 12/14 dalla linea… Forse un 6,5 sarà considerato voto basso per un giocatore che ha messo dentro altri 37 punti e viaggia a medie improponibili ma i 31 tiri sono tanti, specialmente quelli presi e non realizzati da fuori. Brutta serata da oltre l’arco, tiri presi troppo rapidamente nel finale dove i compagni non lo assecondano o spariscono come sparisce spesso il gioco di squadra e Kemba è costretto a forzare. Per il resto gioca a tutto campo e si spreme in difesa . Va anche a commettere un fallo abbracciando Muscala nel pitturato…
 
Jeremy Lamb: 6
12 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, rubata. Zero di +/-, giocatore che chiuderà con un 5/12 dal campo alternando tiri dal buon ritmo in floater a scelte forzate in penetrazione o continuando a giocar da solo con pochi secondi sul cronometro. Statistiche che andrebbero benissimo dalla panchina ma da lui come SG titolare ci si aspetta qualcosa di più.
 
Nicolas Batum: 5
2 pt., 10 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate. Per fortuna tira poco. Chiude con 2 pt. andando in doppia cifra con i rimbalzi. Alcuni buoni assist e un paio di stoppate dal perfetto tempismo su Simmons. Se su Lamb c’è aspettativa, su Batum non c’è speranza perché nei finali scompare risultando inutile. Marca bene anche un jumper di Simmons poi sull’azione seguente, anche se c’è il leggero tocco di Embiid sulla sua schiena, da sotto appoggia ben distante da canestro rovinando l’azione.
 
Marvin Williams: 5,5
7 pt., 5 rimbalzi, 3 assist, 2 stoppate. 2/6 al tiro. Gravano sul team i due errori da fuori nell’ultimo periodo con una tripla aperta in 5 vs 4 mancata. Più utile in difesa, altro mistero del perché si riveda in campo nel finale. Alcuni giocatori di Charlotte più che mansueti e desueti sono dannosi.
 
Cody Zeller: 6
12 pt., 6 rimbalzi, 1 rubata. Bella la palla rubata con caparbietà che lo porta a segnare in schiacciata. Se la deve vedere con Embiid e dopo un inizio titubante inizia anche a prendersi qualche rivincita. Più confidente, trova spazi sotto per segnare canestri importanti. Peccato si faccia stoppare da Covington in un momento decisivo.
 
Malik Monk: 5
4 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. Gioca solamente 11 minuti ma non è in palla. Sparacchia male con un 1/8 dal campo (0/3 da fuori) e concede a inizio ultimo quarto la transizione a Fultz con un’alzata sotto il canestro avversario che diventa subito un bad pass. Un paio di falli in difesa con un 6 di plus/minus.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 6
6 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Lotta. Presente in numerose azioni esce con esiti alterni dalle varie sfide, comunque c’è sempre, anche nel finale sullo sfondamento preso restituisce un po’ di speranza a Charlotte. Un paio di forzare al tiro finendo con un 3/8 dal campo.
 
 
Miles Bridges: 6
14 pt., 2 rimbalzi, 1 stoppata. Borrego gli da fiducia tenendolo sul parquet per 30 minuti perché vuole una squadra fisica. Lui finirà con un 3/6 da fuori, peggiorato a causa dei minuti finali nei quali manca due triple. Splendido alley-oop in transizione e buona mano sui tiri da tre, ma non sui lati dove sbaglia spesso. Il limite è la difesa sul parquet. Facile girargli intorno.
 
Bismack Biyombo: 5,5
2 pt., 6 rimbalzi, 1 stoppata. Inizia su Embiid un po’ incerto, poi qualche volta riesce a usare il fisico per fermarlo come nel secondo tempo quando una difesa attenta costringe il n°21 avversario ai passi. Sempre un po’ “ballerino” in alcune circostanze commette tre falli ed è nullo in attacco, ma l’idea di utilizzarlo su un giocatore fisico non era malvagia. Manca un libero dopo l’unico canestro messo a segno. Sull’altro tentativo, va distante anni luce dal canestro.
 
Devonte’ Graham: 6
7 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. Inizia la sua avventura al tiro nella NBA infilando una tripla. Gioca un discreto primo tempo anche se si fa intercettare un passaggio orizzontale da ultimo uomo. Borrego lo prova al posto di Parker. A parte un po’ d’inesperienza che lo portano all’errore, sembra un buon giocatore sul quale poter far affidamento in caso di bisogno.
 
 
Coach Borrego: 5,5
La gestione degli ultimi time-out non è delle migliori e continuare a far giocare senatori come Batum e Williams che non solo mancano tiri ma scompaiono dal campo, è deleteria. Buona l’idea di far giocare Biz per limitare Embiid e quella di inserire gente fisica come Monk, oltre che a lascia spazio a Graham come PG di riserva nel back to back. Adesso si ritorna a Charlotte per 4 partite, dovrà limare qualche errore ma è un coach che ha anche buone idee. Deve parlar su un po’ con la squadra anche per l’attacco nei minuti finali. Bisogna trovare giocate migliori che non costringano Kemba a superarsi come faceva lo scorso anno. L’intenzione dichiarata era quella ma come il solito tra teoria e realtà ci sono distanze e problemi.

Hornets @ 30 (Voti)

In estate era stato fatto uscire dalla società un sondaggio rivolto ai tifosi sulle proprie preferenze riguardo ai giocatori che hanno vestito la divisa di Charlotte dal 1988 a oggi.

Questo in occasione dei 30 anni dalla nascita della franchigia, anche se poici sarebbero da considerare per Charlotte due anni di vuoto o uno in meno per gli Hornets nel passaggio da New Orleans a Charlotte nella riacquisizione del nome.

 

 

Ovviamente non troverete qui giocatoro come Paul o West che hanno giocato per New Orleans ma sono stati inclusi anche dei giocatori dell’era Bobcats.

Personalmene è una visione sulla quale dissento, ma è da considerarsi normale nell’ottica geografica trattandosi di un sondaggio principalmente rivolto ai tifosi dell’area di Charlotte anche se nulla vietava di partecipare e votare on-line, così come feci io, anche se onestamente non ricordo ora tutte le preferenze (se ne potevano scegliere 10) indicate.

In questi giorni il sito ufficiale ha dunque rivelato i player ai quali i fan sono rimasti più affezionati e nel farlo sono stati prodotti anche dei piccoli video che elencano qualche caratteristica di queste icone.

Dunque vediamo per i fan chi sono i 10 giocatori che sono riusciti a far parte della top 10:

 

10^

 

Iniziamo dunque dalla posizione numero 10 dove si piazza un giocatore che ha vestito entrambe le maglie (Cats e Hornets), riuscendo in tre anni a portare i Calabroni per ben due volte ai playoffs (una con i Bobcats e una con gli Hornets, in entrambi i casi prevalse Miami).

Big Al, grandi movimenti sul piede perno, forse il miglior giocatore per movimenti in post basso negli ultimi anni, peccato che le sue ginocchia non abbiano più retto, comunque sia per i fan, Al è tra i big…

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9^

 

Kendall Gill, uno dei primi giocatori di qualità pescato al Draft da Charlotte.

Versatile, per certi versi, anche se in ruoli differenti, mi ricorda Bridges per esplosività, capacità a rimbalzo e anche buon tiro.

Kendall finì poi a deprimersi a Seattle (un po’ grunge l’ambiente, no? Grunge da grungy, termine slang che indicava la parola sudicio, sporco) in una parentesi per tornare in maglia Hornets per un breve periodo a metà anni ’90.

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8^

 

Gerald Wallace, completamente addentro l’era Bobcats, di lui ricordiamo l’atletismo e la gran difesa.

Bravo a rubare palloni, un raggio fotonico arancio nel buio del medioevo Bobcats.

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7^

 

Il Barone (Baron Davis) era un giocatore eccitante ed eclatante.

Tirato su da Bobby Phills (fino alla tragica scomparsa del nostro ex n° 13) da rookie, il Barone ci regalò il passaggio del turno contro i Magic nel first round series dei playoffs 2002 con una palla rubata a Tracy McGrady sull’ultimo possesso dei Magic che consentì a Charlotte di vincer gara 1.

Da ricordare anche un canestro clamoroso da tre punti che sarebbe valso la vittoria per i teal in quel d’Orlando che gli arbitri riuscirono incredibilmente ad annullare facendo saltare per aria il povero coach Paul Silas.

Aancora oggi mi chiedo se sia stata malafede o incompetenza, anche se propendo più per la prima…

Fu ancora lui nel supplementare a trascinare comunque Charlotte alla vittoria.

In ultimo direi che da segnalare ci sono schiacciate d’epica potenza e numeri da circo su alcune realizzazioni che entratono nelle varie top ten settimanali di NBA Action.

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6^

 

Glen Rice arrivò da Miami nell’affare Mourning.

Due giocatori diversissimi partendo dal ruolo ma il n° 41 continuò ad affermarsi come uno dei migliori top scorer della NBA giocando a Charlotte ottime annate prima del suo passaggio ai Lakers.

Dave Cowens lo convinse che poteva anche andare dentro a schiacciare oltre che tirare da tre punti (sua specialità) rendendolo ancor più pericoloso e micidiale da fermare.

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5^

 

Tyrone “Muggsy” Bogues.

158 cm d’irreale sfida al mondo del basket.

La volontà contro la fisica.

Un moderno Gigi la trottola fatto di velocità, visione di gioco, grinta, specialmente in difesa dove i palleggiatori avversari potevano vedersi spuntare questo sgusciante giocatore da dovunque tanta era la sua voglia di dimostrare di poterci stare nella NBA.

Beniamino dei fan e non solo quelli degli Hornets che vedevano in lui un modello per provarci, magari non strettamente in sfide rivolte al basket.

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4^

 

Grand Mama (personaggio per la sponsorizzazione Converse), la vecchietta che in un vecchio telefilm americano con un brutto cappello ornato da un fiore in testa e vestito lungo abbinato faceva impallidire i gradassi al playground era in realtà Larry Johnson.

LJ era un’ala grande, un ex pugile dal fisico possente, veloce e abile nelle giocate vicino a canestro, sapeva però anche colpire da fuori.

Con l’amico Bogues formavano un tandem iconico.

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3^

 

Evidentemente i fan hanno già nel cuore Kemba, sebbene non si sia storicizzato ancora, tuttavia è il leader di Charlotte per punti segnati, triple e trascinatore del team da quando i Bobcats lo scelsero al Draft.

Presente e forse futuro della franchigia?

Legame indissolubile?

Speriamo, visto che Kemba è un giocatore fantastico in penetrazione, da oltre l’arco, i suoi step-back sono un marchio di fabbrica e in difesa è uno dei più abili giocatori a tener la posizione per ottener lo sfondamento.

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2^

 

Dal mio punto di vista è uno scempio che Dell, papà di Steph Curry (attuale giocatore dei Warriors), sia alla numero 2.

Nel mio cuore rimarrà per sempre il mio giocatore preferito.

Uno specialista da te punti con un tiro meraviglioso da vedere ed efficace, in genere entrava come sesto uomo, anche se qualche volta soleva partire in quintetto, che nel 1993/94 vinse appunto il premio come sesto uomo dell’anno.

Fu il primo giocatore scelto dagli Hornets e se consideriamo i punti targati solo Hornets (non Bobcats) a oggi sarebbe ancora leader della franchigia.

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1^

 

A dimostrare che una grande emozione regalata vale più di tanto tempo trascorso nella mediocrità (riferendosi a giocatori che sono rimasti fedeli per anni ma che hanno chiuso scialbamente la loro esperienza).

Zo segnò il canestro a fil di sirena con il quale Charlotte stupì il mondo eliminando 3-1 al primo turno playoffs i Boston Celtics di McHale e Parish in una serie tirata nel 1993 e probabilmente è questo il motivo per il quale l’ex centro ora nell’entourage degli Heat è rimasto nel cuore dei fan.

Certamente aveva grandi doti da rimbalzista e stoppatore e le sue espressioni facciali contribuovano a fara aumentare la simpatia tra i tifosi di Charlotte, un po’ meno tra gli avversari essendo un temutissimo trash talker.

Andò via a inizio stagione 1995/96 poiché il suo agente David Falk (lo stesso di MJ) iniziò a trattare con Shinn l’ingaggio.

Fu così che Shinn decise di privarsi di Mourning cambiando il corso della storia della franchigia.

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In conclusione, mancano giocatori come Mashburn, il tritatutto o Monster Mash, i compianti Bobby Phills ed Anthony Mason, Eddie Jones, David Wesley, Kelly Tripucka o Rex Chapman, ma sicuramente il campione video elencato è ben rappresentativo della storia della franchigia, sperando si possa rinnovare con nuovi giocatori ai livelli di quelli amati dai tifosi.

Le speranze Monk e Bridges in questo momento sono a Philadelphia, chissà se questa notte mostreranno lampi di classe (inizio alla 1:30 AM)…

Game 6: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 135-106

 
Intro
 
La rovinosa caduta di Charlotte sul parquet dei Bulls, risultava una delle reiterate vergognose esibizioni d’inconsistenza sul parquet di una squadra ammalorata da infortuni e senza vittorie fino all’arrivo della Croce Rossa Hornets.
L’occasione per pareggiare almeno la serie la offriva il calendario a due giorni di distanza a parquet invertiti.
Dato che la Cassazione ha stabilito che dare del pirla a qualcuno è lesivo dell’onore del destinatario non lo darò in gruppo a una squadra che a pirlare (girare senza scopo) in giro è bravissima.
In realtà la parola pirla è il sinonimo di trottola nel dialetto lombardo e alcune zone limitrofe.
Giacché sono rimasto accigliato più del logo dei Bulls per un paio di giorni, per sdrammatizzare emozioni che non si possono spiegare, ho pensato di utilizzare qualcosa di più leggero come il manga e l’anime di Dash Kappei, più comunemente conosciuto in Italia con il nome di Gigi la Trottola.
Risalente a qualche decennio fa, tratta di un ragazzo circa quindicenne che si cimenta in tutti gli sport con ottimi risultati, ma il suo primo amore (indotto da un’allenatrice) sarà il basket (non raggiunge il metro d’altezza) in virtù di una serie di circostanze.
Un anime leggero e divertente con scenette ilari come i siparietti con il cane parlante Salomone, suo rivale in amore che solo lui comprende e le alzate un po’ maniacali delle gonnelle delle studentesse per estasiarsi alla visione di mutandine bianche (rigorosamente per lui le uniche belle) mettono buonumore.
Non mancano riferimenti ad altri sport (wrestling con Tiger Mask) o a favole con edizioni create ad personam (La Piccola Fiammiferaia) per impietosire e intenerire il suo amore.
Le pagelle verteranno un po’ sui vari personaggi, ma è ora di passare a raccontare la sfida della notte.
 
 
La partita in breve
 
Charlotte gioca un primo quarto alla pari con i Bulls che tuttavia nel finale di primo quarto riusciranno ad andare sopra di due punti, estendendo il vantaggio a inizio secondo quarto sul +6 quando gli Hornets si troveranno nel momento di maggior difficoltà della loro partita.
La panchina reagirà bene grazie all’energia di MKG e ai canestri di un ispirato e grintoso Tony Parker abile a firmare il sorpasso sul 30-29.
Hornets che con Walker aumentavano il divario nel finale del primo tempo.
Una bomba del capitano chiudeva i primi 24 minuti sul 68-54. Gli Hornets nel terzo quarto risultavano travolgenti per i Bulls e con un parziale di 34-21 estendevano il vantaggio sul 102-75 a 12 minuti dal termine.
Rimaneva del garbage time ma anche dalla spazzatura a volte si possono ricavare cose utili e belle.
Monk e Bridges facevano vedere qualche buona giocata mentre Biz si divertiva a stoppare gente, un po’ come alle feste ci si diverte a conoscerla.
Qui si notava quanto fosse mancato a Charlotte un rim protector a Chicago, considerando anche l’ottima prova di Zeller, più pulita (nel senso che accompagna a braccia alzate l’attaccante in penetrazione costringendolo a sbagliare). LaVine sarà limitato sotto canestro e finirà con 20 punti, 12 dei quali li ricaverà però con le triple.
Borrego voleva maggior attenzione e fisicità in difesa, questo implicava anche la lotta a rimbalzo e la squadra lo ha finalmente accontentato.
Miglior marcatore dei suoi seguito da Jabari Parker con 19 pt. e da Payne con 15.
Walker e Parker sugli scudi per gli Hornets con i rispettivi 30 e 18 punti.
Per Charlotte ci saranno 50 rimbalzi, 30 assist, 10 rubate e 10 stoppate contro i 34 rimbalzi dei Bulls (surclassati), 21 assist, 5 rubate e 7 stoppate.
10 i turnover degli Hornets contro i 13 dei Tori.
Con un 53/93 dal campo i Calabroni finiranno per tirare con un irreale 57% dal campo e considerando lo 0/11 iniziale da fuori divenuto poi 8/22 parziale e 14/32 finale (43,8%), si capisce il perché gli Hornets abbiano vinto una partita in discussione per circa un quarto e mezzo sfruttando il fattore campo, circostanza che lascia un po’ d’amarezza per la minor personalità dimostrata in trasferta contro gli stessi avversari.

Hugo e le dance brackets poco prima d’inizio gara.

 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
 
LaVine iniziava da dove aveva lasciato, ovvero segnando punti difficili; la prima giocata dei Bulls era chiusa dalla star avversaria con un tiro da tre punti dall’angolo destro che oltrepassava la buona difesa di Batum.
Charlotte reagiva tentando con Walker la penetrazione ma i Bulls chiudendosi spendevano subito un fallo che costava loro 2 FT e altrettanti punti.
LaVine non riusciva a battere Zeller da sotto canestro mentre il nostro centro usava la sua altezza per depositare da sotto il vantaggio ma W. Carter Jr. con una tripla riportava avanti i Bulls.
I Tori erano raggiunti da Kemba che con una drive da destra andava rapidamente ad appoggiare.
Walker salvava Charlotte da una transizione dei Bulls e prendeva sulla rimessa d’attacco successiva anche lo sfondamento commesso da LaVine.
Lamb da sotto e Batum con un arresto e tiro da media distanza a destra facevano volare Charlotte in doppia cifra ma un’entrata verticale di Payne con fallo di Lamb restituiva ai Bulls almeno il minimo scarto (10-9).
Chicago sprecava a 6:33 due liberi per il vantaggio e gli Hornets con un’entrata in cambio mano di Bridges a superare Felicio ne approfittavano per allungare, ma lo stesso Felicio dal pitturato alzava su Zeller la sfera del 12-11 mentre Payne da tre riportava sopra ancora una volta Chicago.
Bridges recuperava un rimbalzo nell’area dei Bulls dopo un errore di Kemba per pareggiare e a 4:34 per un fallo di LaVine su Walker il capitano restituiva il vantaggio ai nostri (16-14) prima dell’1/2 di MKG dalla lunetta.
Felicio con un banker da sinistra dimostrava la poca aggressività di Willy in marcatura mentre il diagonale lungo di Tony Parker per il +3 era replicato in termini di punti validi dall’entrata di Payne.
Minima distanza tra le due squadre con MKG a ricreare un cuscinetto grazie a una decisa puntata verticale a canestro chiusa con appoggio al plexiglass su Holiday.
Payne da destra puniva gli Hornets che concedevano spazio dall’arco per il pari a quota 21 mentre un floater di Blakeney tra gli errori da fuori di Monk e Bridges consentiva il vantaggio ospite.
Con un appoggio al vetro dal post basso sinistro di Jabari Parker su Bridges e un’entrata di Kemba che passava in mezzo a due giocatori prima di depositare di destro su Holiday appena prima della luce rossa si concludeva il primo quarto.
Bulls in vantaggio di due: 23-25.

Charlotte Hornets coach James Borrego, left, makes a point to guard Malik Monk during the first half of Friday’s NBA game against the Chicago Bulls at the Spectrum Center. Bob Leverone AP
Read more here: https://www.charlotteobserver.com/sports/nba/charlotte-hornets/article220633070.html#storylink=cpy

 
 
 
2° quarto:
 
Allarme rosso per gli Hornets quando le prime due azioni dei Bulls costavano 4 punti; prima Felicio a 11:24 perdendo una scarpa su fallo di MKG andava a realizzare due liberi e poi Jabari Parker con uno spin sulla baseline destra andava a posterizzare Williams in aiuto.
Un 23-29 (-6) che Tony Parker riusciva a dimezzare in una sola azione con entrata più FT a 10:43 spezzando il raddoppio di Felicio dalle parti del pitturato.
MKG attaccando la diagonale ci riportava con il tocco in entrata al -1 mentre un grintoso Tony Parker a 9:26 usava bene il corpo per segnare da sotto a sinistra con un’entrata dal tiro rustico (30-29).
Tony continuava a produrre anche quando si trovava l’entrata sbarrata; drive, bound pass per MKG che da sotto si faceva valere trovando lo spazio per infilare altri due punti.
Un goaltending di Batum su Felicio lasciava in bilico il match mentre dall’altra parte Monk apprendeva e imitava Parker per l’assist in corsa verso MKG che in lunetta a 8:29 estendeva i punti personali a 9 oltre 5 rimbalzi.
LaVine rientrava in campo procurandosi due FT a 8:16 ma inusualmente li mancava entrambi così dall’altra parte il nostro play francese son uno scoop di destro continuava a lasciar di stucco la difesa di Hoiberg che non trovava contromosse alla rapidità e abilità della nostra PG di riserva. Un fortunoso tiro di Jabari Parker riduceva lo scarto mentre gli Hornets con una tonica entrata di Williams chiusa da uno scoop sinistro molto spettacolare in salto ci consentivano d’andare sul 38-33.
Parker a 6:32 colpiva liberissimo da oltre l’arco magnificando la sua prestazione (41-33) ma non si arrestava mostrando dal repertorio anche il floater a 6:08 per un +10 Hornets influenzato indubbiamente dal transalpino.
Bulls che provavano a riportarsi in partita con una tripla di LaVine dal corner sinistro.
In attacco MKG mancava un appoggio da sotto ma recuperando il rimbalzo riusciva a girare sulla pressione di un difensore che andava a vuoto spianandosi la strada per l’appoggio facile.
Chicago colpendo nuovamente da fuori con J. Parker si ritrovava sul -6 (45-39) ma un jumper obbligato dal pitturato di Zeller (idea di passaggio in pick and roll su Walker impossibile per l buona chiusura di Chicago sul capitano) con pochi secondi sul cronometro anticipava la tripla di Lamb in transizione dalla diagonale destra.
Hornets che volando sul 50-39 lasciavano a Payne una correzione a una mano plastica su un errore dello stesso giocatore ma a 3:57 un arcobaleno lunghissimo di Walker dalla diagonale sinistra aiutava gli Hornets verso la fuga, ridotta da due transizioni e 4 FT per Chicago.
Zeller non se ne curava e in entrata alzava la sfera altissima al vetro per un canestro sul quale mostrava buona coordinazione del corpo costretto all’improvvisazione.
LaVine da tre prima e con una dunk cattiva poi spingeva i Bulls a tornare sul -7 (57-50) ma a 1:55 la seconda bomba di serata di Kemba restituiva il vantaggio in doppia cifra (60-50).
Payne ne metteva altri due, gli Hornets rispondevano con un giro palla ficcante chiuso da sotto da Zeller con un’alzata tagliata a magnificare l’assist con extra pass da parte di Kemba che nel finale decollava subendo anche un tocco in entrata sotto canestro; sbilanciato con il corpo all’indietro appoggiava al plexiglass realizzava tiro e libero.
65-52.
Holiday al vetro faceva compiere alla sfera un’inusuale parabola lunga ma il canestro era buonissimo, tuttavia chiudeva ancora il nostro scatenato n°15 con uno step-back e tripla dalla diagonale destra che lasciava il pubblico estasiato.
68-54 alla fine dei primi 24 minuti grazie all’ultima bomba di Kemba.

CHARLOTTE, NC – OCTOBER 26: Tony Parker #9 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Chicago Bulls on October 26, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina
NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
3° quarto:
 
Dopo un primo canestro di Batum i Bulls accumulavano 5 punti con i quali riducevano lo scarto a 11 pt. (70-59) ma un’altra alzata di Zeller dalla baseline e un dai e vai nato sul bordo sinistro tra Williams e Batum con la restituzione di palla da parte di quest’ultimo per la rollata con canestro del nostro numero 2 ci restituivano ossigeno.
Una dunk di LaVine era restituita da un’entrata di Walker che passando in mezzo a un paio di difensori fissava un terzo tempo di destro sul quale Hoiberg chiamava un time-out (8:46) poiché non propriamente contento della sua difesa.
A 8:12 Walker aumentava i giri e il numero di triple per il 79-61 mentre a 7:48 era Zeller da sotto a beneficiare di una drive and dive del capitano che al volo passava corto altruisticamente propiziando il canestro del +20 (81-61). Partita in ghiaccio con i Bulls demoralizzati tanto che Lamb trovava spazio immenso per colpire da fuori a 6:47, anche se Arcidiacono restituiva il tiro pesante.
Holiday dall’angolo segnava quello che sarà un refrain per i Bulls nel tentativo di recupero; un paio di triple pesanti per accorciare prima che i Calabroni rispondessero.
Batum da dietro stoppava LaVine impegnato i entrata contro Zeller mentre nessuno stoppava il lestissimo Kemba in entrata con capriola e ribaltamento fuori dal parquet utile dopo il canestro.
Anche Batum partecipava alla festa a 3:45 con un catch n’shoot dalla sinistra da tre punti (91-69) mentre MKG vinceva un doppio duello in difesa e in attacco contro J. Parker.
Entrava anche Biz che faceva le prove di stoppata sul polso di Felicio che in lunetta splittava.
Partita in ghiaccio anche quando gli arbitri interpretavano la presa di posizione di MKG come illegale sull’entrata di Parker dei Bulls che con un 2/2 segnava il 98-71.
Biz mandava quasi K.O. Arcidiacono in attacco facendosi spazio con il gomito ma Bridges con una Thunder dunk sulla baseline destra (ricevendo palla da un Parker in direzione diametralmente opposta e convergente) portava i Calabroni già a quota 100.
Jabari Parker metteva dentro un canestro e un libero sulla stessa azione poi arrivavano due tiri liberi di Tony Parker per altri due punti di vantaggio accumulati che Biz conservava gelosamente stoppando Blakeney.
Sul 102-75 si andava al terzo riposo.
 
4° quarto:
 
Con la partita in ghiaccio i Calabroni incassavano un paio di triple a opera di Blakeney e Jabari Parker ma rispondevano con quella di Bridges da posizione quasi frontale a canestro. Un elegante reverse layup di Arcidiacono in infilata mostrava la bellezza delle tempistiche del basket sul passaggio di Felicio ma anche dall’altra parte Parker vedeva bene il taglio sulla linea di fondo sinistra per Monk che decollava in un plastico volo librandosi nell’aria per schiacciare di potenza a favore dello spettacolo puro essendosi liberato della difesa. Bridges faceva piombare a 9:29 un lungo due per un 5/6 dal campo.
Monk, vi fossero rimasti dubbi, chiudeva dall’angolo destro la gara con la tripla del +23 (112-89), poi entrava in scena Biyombo che stoppava due volte Harrison agevolando un running layup di Monk sull’altro versante.
Torreggiava ancora Biz che diceva no per la terza volta a Chicago su un tentativo di schiacciata, stavolta la vittima era più prestigiosa, ovvero Jabari Parker.
Quando poi Monk connetteva il cavo invisibile tra lui e Biyombo per l’alley-oop poderoso del nostro centro, il pubblico di Charlotte rumoreggiava felice.
Poco il brusio per la tripla del “nemico” Harrison (116-92) mentre nel finale si vedevano anche Bacon e Frank che andavano in direzione diametralmente opposta.
Se al primo riuscivano una tripla con tabella quasi in frantumi e un’entrata, al secondo non riusciva nessuna delle due, beffato anche sull’appoggio a canestro dallo stesso ferro. C’era il tempo per una violenta schiacciata di Bridges che lasciava Hutchison quasi piantato sul parquet, poi dopo la tripla di Arcidiacono dal corner destro le squadre chiudevano sul 135-106 tra i soliti saluti anticipati prima della fine della partita visto che Monk, superata la metà campo decideva di non esagerare sull’ultima azione.
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 8,5
30 pt., 6 rimbalzi, 7 assist. Gigi la Trottola, chi altri avrebbe potuto essere? Ha talento da vendere e sarebbe probabilmente come il protagonista della serie un n°1 anche in altri sport se vi si fosse applicato? Non lo so, di certo sono felice che abbia scelto il basket e giochi per gli Hornets. Raggio di luce nel buio, ha bisogno di W come la visione di mutandine bianche aiutava Gigi a ricaricasi. In serata segna 30 punti in 26 minuti. Imprendibile in entrata finisce con un 11/18 dal campo che contiene un 5/10 da fuori. 3/3 ai liberi e 7 assist, alcuni dei quali solo da spinger dentro. Fantasiosamente irrefrenabile, se avesse giocato anche l’ultimo quarto avrebbe finito probabilmente sopra i 40 pt.
 
Jeremy Lamb: 6
10 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Gloria, l’allenatrice. Gloria è l’allenatrice del Seirin. Espressioni facciali che mutano facilmente, specialmente quando l’anarchico Gigi ne combina qualcuna. Prova a rimanere calma ma non ci riesce. A Lamb, sarà anche per il cognome riesce molto meglio in realtà ma a pari ruolo con Batum, sembra molto più assennato. Tira con troppa parsimonia finendo con un 3/7 dal campo. Da una guardia tiratrice ci si aspetterebbe di più ma fa tutto in campo anche se l’inizio è indubbiamente lento. Accumula qualche punto in più nel secondo tempo.
 
Nicolas Batum: 6,5
10 pt., 8 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Dick. In realtà sarebbe un membro della squadra di ping pong ma a causa del suo fisico esile i compagni di club lo mettono in disparte e lui si allena con la racchetta a fender l’aria. Purtroppo noi dobbiamo sorbire un giocatore che guadagna più di 24 milioni a stagione e ha le stesse evanescenti prestazioni di Dick in allenamento, che al contrario del francese, almeno non fa danni. In serata comunque tirando poco e con spazio, riesce a metter dentro un 4/5 dal campo con un 2/3 da fuori. Stoppa LaVine dopo esser stato passato poiché Zeller gli da tempo. Alcuni rimbalzi li prende strappandoli ai compagni, indisturbato da avversari ma per una volta la gara è discreta anche se mi fa imbestialire su un rimbalzo offensivo quando potrebbe prender palla invece tergiversa e se la fa nettamente rubare.
 
Marvin Williams: 6
4 pt., 5 rimbalzi, 2 stoppate. Piccolo John. Dai grotteschi labbroni, è quello che ha il merito iniziale di stimolare l’orgoglio di Gigi con una battuta sarcastica. Non proprio bellissimo, comunque utile comprimario si adatta perfettamente al profilo dell’anime. Chiude con un 2/6 dal campo, utile a chiudere in qualche occasione, anche se fallisce le due triple tentate si vede su una bella giocata con Batum sulla sinistra quando rolla dentro per chiuder con sicurezza e precisione.
 
Cody Zeller: 7
14 pt., 6 rimbalzi, 1 assist. Adamo. Perché è bianco, non certamente perché è bello e amato dalle donne come il biondo dai capelli lunghi della serie. Anzi, Cody i capelli li sta perdendo troppo presto, l’importante è che non faccia perder le partite alla squadra. In serata è un freno per le entrate di LaVine che limita alzando le braccia riuscendolo spesso a farlo sbagliare. Mette dentro un paio di palloni (offerti da Walker) dalla baseline da pochi passi e trova anche canestri impensabili per lui come un’entrata con palla alzata altissima sul vero e un jumper che si deve prendere perché Kemba è tagliato fuori dal pick and roll.
 
Malik Monk: 6
10 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Salomone. E’ il cane con i boxer rigati rivale di Gigi. Anche lui ama Anna nella serie e non si pone il problema della differenza di specie. Crea siparietti spiegando le regole del basket. Sa parlare ma lo capisce solo Gigi. Se lui e Walker nei momenti insieme riuscissero a dialogare, parlerebbero il linguaggio universale del basket. Agilità e talento ci sono. Questa sera fa vedere un bell’alley-oop su imbeccata di Parker ma anche lui ci mette un po’ a carburare (4/10 dal campo), tuttavia alla fine va in doppia cifra. Bello l’assist per Biyombo.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 7,5
15 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Thomas. E’ il capitano della squadra nella serie. Assennato, ogni tanto mostra qualche punto debole caratterialmente quando si parla di donne. Il nostro MKG è finito in panchina ma è un giocatore di lungo corso per Charlotte che si sta rendendo utile in un ruolo fuori dal suo, utilizzando le proprie caratteristiche anche se non è un fenomeno. Chiude con 6/9 dal campo sfidando la difesa dei Bulls in entrata e a rimbalzo. In difesa tiene anche J. Parker. Si spreme. Dinamico, ha energia da offrire alla squadra in contributo.
 
Willy Hernangomez: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Gioca solo 4 minuti in serata mancando un tiro. Commette un fallo ma è poco per giudicarlo anche se dietro non fa un figurone nelle occasioni nelle quali è chiamato in causa. Probabilmente Borrego preferisce qualcuno di più fisico difensivamente.
 
Miles Bridges: 7
15 pt., 5 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 7/10 al tiro. Impera in schiacciata dove regala “ohhhh!” di stupore e ammirazione al pubblico ma sa anche mettere tiri da lontano. Oltre a una tripla mette un paio di lunghissimi due ai quali mancano solo pochissimi cm per esser considerati da tre. In caduta dal rimbalzo difensivo conteso nel primo tempo riesce a smistare anche un passaggio. Un po’ acerbo a volte in difesa ma in una serata così lo premio con un 7.
 
Tony Parker: 8
18 pt., 8 assist, 1 rubata. Tomato. E’ l’alter ego di Gigi ma ama le mutandine rosa. Intreccia una battaglia con Gigi sul tema: “Più belle le rosa o le bianche?” Scuole di pensiero differenti, modi di giocare un po’ diversi, a tratti simili, Parker cerca di non far sentire la mancanza di Kemba quando è in panca a riposare. Mettiamola così… sembrava Kemba o semplicemente il Tony Parker degli Spurs. In difficoltà la squadra parla in panchina con i compagni cercando di spronarli, poi da l’esempio con iniziative che spesso si chiudono nel migliore dei modi. Spina nel fianco per i Bulls che lo soffrono. Mostra tutta la sua grinta dopo il canestro del sorpasso del 30-29. Non fa mancare nemmeno gli assist guidando poi la squadra nell’ultima frazione. Timone navigato.
 
Dwayne Bacon: 6,5
7 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. A partita finita entra cercando comunque di ritagliarsi spazi per il futuro. Chiude con un 2/3 dal campo e un 2/2 dalla lunetta per un clear path. Tabellata da tre fortunosa e altra tripla lunga. Da fuori non sembra il suo pane. Meglio quando va di corsa.
 
Bismack Biyombo: 7,5
2 pt., 3 rimbalzi, 5 stoppate. Alan. Armadio a 4 ante. Ecco la similitudine. Credo che Biz sia nettamente più buono dell’ex fidanzato di Anna, da lei lasciato perché violento. E’ vero che commette 4 falli riuscendo ad abbattere anche Felicio. Rifila una gomitata involontaria ad Arcidiacono mentre prova a muoversi per liberarsi usando il piede perno ma rifila tre stoppate di seguito ai Bulls e in soli 12 minuti sale a 5. Un rim protector che in alcune circostanze della partita a Chicago Borrego non ha considerato e ci è costato caro. Alley-oop servito d Monk come ciliegina sulla torta.
 
Frank Kaminsky: 5,5
0 pt., 1 assist. Zero punti, 0/2 al tiro, uno da fuori e un appoggio sul quale il ring lo beffa facendogli saltellar via la palla. Chissà quando lo rivedremo in campo così…
 
Coach Borrego: 7
Rinsavisce convincendosi che un rim protector serva. Zeller e Biz fanno buona guardia. Capisce in pochi minuti che Willy non si adatta. Allenatore giovane che avrà difetti ma nell’occasione è veloce nel capire certe dinamiche. Deve lavorare sulla chiusura degli angoli. Non solo i Bulls ma altre squadre sfruttano la nostra lacuna nei close out. La squadra va in difficoltà sul finire del primo quarto e a inizio secondo ma con Parker in campo in forma può star tranquillo. Ci pensa Kemba a finire il lavoro facendogli passare un secondo tempo rilassante dove deve solo decidere i cambi.

Game 5: Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 110-112

 
Intro
 
Quando entrano in scena i Bulls potremmo parlare di naturale tauromachia sportiva senza spargimenti di sangue.
Richard Klein, il primo proprietario della franchigia scelse il nome Bulls/Tori, perché la zona era la capitale della carne e lui venne folgorato pare dai tori appunto.
Dai suoi giocatori sperava di riveder la stessa forza e resistenza incarnata nello spirito di questo animale.
A Charlotte ci sono ragioni storiche ma, anche se “più lontani” dalla comunicazione con l’uomo, i Calabroni incarnano combattività, velocità e la possibilità di volare.
Un combattimento che potrebbe ricalcare le doti delle squadre di oggi.
Charlotte era ripartita bene nelle sfide contro Chicago dal 2014 ma a inizio 2017, proprio con una sconfitta a Chicago apriva un ciclo negativo contro i Bulls che coincideva con la picchiata della squadra di Clifford durata almeno sino a scorsa fine stagione.
Oggi Charlotte a Chicago andava per uscire da quel tunnel e risollevarsi mentre gli orgogliosi Bulls non erano certo disposti a cedere nulla…
Hornets Vs Bulls, dal mio punto di vista, una delle sfide più affascinanti dell’intera NBA, anche se oggi le squadre non stazionano nel paradiso dei team NBA ma nel limbo oscuro della Lega.
 
 
La partita in breve
 
Bulls senza Lauri Markkanen, Dunn e Valentine per infortunio a cercare la prima W ma Charlotte partiva bene con lo starting five ma il cambio tra questi e la second unit nel finale del primo quarto dava la possibilità ai Bulls di rientrare nonostante Parker con un paio di jumper a inizio secondo quarto provasse a spinger la panchina.
I Bulls però azzeccavano un parzialone di 11-0 con il quale rimanevano in vantaggio per tutto il primo tempo. Charlotte, che sino a quel Hornets con 18-25 i rimbalzi pro Bulls a fine del primo tempo spiegavano il vantaggio dei locali.
Nel terzo quarto si ergeva protagonista Payne che bombardando da tre punti spingeva sul +11 Chicago, un vantaggio che alla fine dei 12 minuti scemava a 6 punti. Charlotte tentava di recuperare nell’ultimo quarto e iniziando bene con una giocata di Bridges tagliava lo svantaggio. Hornets che sul +5 (un paio di canestri da tre, uno di Walker e uno di Williams) giocavano male almeno ¾ attacchi, così Lavine spingeva i suoi con un paio di giocate top.
Charlotte finiva per aver la palla in mano a poco più di sei secondi dalla fine dopo un errore di Lavine ma sulla rimessa Kemba sulla pressione mandava fuori la palla.
Lavine in penetrazione era fermato al casello da Monk ma a pagar dazio con due FT erano gli Hornets che a mezzo secondo dalla fine incassavano due FT della star avversaria. Sconfitta surreale, senza toglier nulla all’impegno dei Bulls. Difesa a tratti inadeguata e la lotta a rimbalzo è stata vinta da Chicago 36-45 mentre gli assist sono stati 23-21 per i Calabroni.
Interessante è stata la statistica al tiro. 48,1% dal campo per i Bulls che da tre son saliti da un 21,4% nel primo tempo a un 34,5% finale grazie all’esplosione di Payne che con un 7/11 complessivo e 21 pt. ha trascinato la squadra di Hoiberg insieme a un Lavine da 32 punti alla vittoria.
Per Charlotte Walker è stato come il solito il top scorer fermandosi a 23 punti mentre dalla panchina da segnalare Parker in doppia cifra con 10 punti.
Hornets dunque sconfitti dalla sete di vittoria dei Bulls senza attenuanti con coach Borrego complice nel finale avendo schierato un quintetto squilibrato.
Partita che dice molto; gli Hornets non sono ancora usciti dal tunnel, anzi, l’harakiri nel finale è stato completo, ci proveranno all’Alveare tra due giorni contro la stessa avversaria per tentare il riscatto immediato.
 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
Prima palla a due dell’anno vinta da Cody Zeller sfruttata a dovere da Charlotte che con Batum dalla diagonale destra colpivano da tre punti a 11:37.
Holiday con un arresto e tiro dalla media andava oltre il braccio proteso di Lamb per il 3-2, toccava poi a LaVine portare in vantaggio i locali che subivano tuttavia a 10:20 una tripla di Lamb dopo un ottimo giro palla sul perimetro da parte degli Hornets.
Open da una parte ma anche open dall’altra con la tripla di Holiday per il 6-7.
A riportare i Calabroni avanti era un folle coast to coast di Walker che centralmente a insana velocità passava in mezzo a due difensori per chiudere in reverse subendo fallo da Holiday.
Giocata da tre punti per il 9-7.
Felicio da sotto pareggiava, poi Zeller in un’azione più utile che bella, si procurava il nuovo vantaggio andando a concluder da sotto dopo aver rischiato di perder palla.
Marvin con un’alzata dal post sinistro segnava il 13-9 per poi beneficiare del vantaggio sul proprio difensore grazie al gioco di passaggi per uno swooping scoop sul numero 34 (15-9).
Time-out per i Bulls a 6:16…
Lavine accorciava ma a 4:52 Lamb da destra infilava ancora tre punti ma su una transizione Payne servendo Portis trovava compagno e due punti facili, tanto che a sua volta Borrego ricorreva al primo time-out.
A 3:51 Walker entrava in ritmo dal palleggio colpendo da tre punti per il 21-13 poi Batum recuperava fallo sulla rimessa dal fondo dei Bulls con un’originale sfondamento subito da Lavine.
C’era anche una possibilità per un FT di Kemba per tre secondi in area dei Bulls ma dopo lo 0/1 lasciando spazio a Parker e alla panchina, gli Hornets si facevano mangiare qualche punto.
Una palla persa di Batum era buona per una two hands flash dunk di Holiday anche se un passaggio verticale di Monk per Willy rimediava ai due punti regalati ai rossi.
Lentamente Charlotte rinculava nel punteggio, Felicio giganteggiava a rimbalzo e mettendo anche qualche punto come quello del 25-21 (da sotto ricevendo palla), aiutava i suoi nel comeback.
Parker in entrata provava a rimetter un cuscinetto come margine di sicurezza ma Arcidiacono da tre a :33.6 chiudeva il primo quarto sul 27-24 facendo tornare i suoi a un possesso di distanza.

La palla a due vinta da Zeller a inizio gara.
La prima per lui.

2° quarto:
Felicio continuava a recuperar rimbalzi mentre in breve tempo a MKG erano conteggiati tre falli (in 5 minuti), il tecnico che si prendeva a 10:44 aiutava i Bulls a passare avanti con l’1/2 di Blakeney (27-28), vantaggio che durava poco dopo l’insistito gioco di passaggi tra Monk e Zeller che portava quest’ultimo a segnare in schiacciata.
Il nostro Parker aggiungeva un paio di jumper ma l’altro Parker (Jabari) a 8:55 pareggiava segnando dal cuore dell’area grazie anche a un FT addizionale (fallo di Williams). Hutchison segnava altri due punti mentre Charlotte mancava in attacco.
Blakeney a 7:27 continuava a estendere un parziale che si bloccava solamente sullo 0-11 dopo un floater dello stesso Hutchison per il 33-41.
Charlotte piombava nell’incubo ma Cody metteva dentro due punti su assist di Kemba e Monk sfruttando una fitta trama di rapidi passaggi mandava dentro il jumper frontale da fuori l’arco per il 38-41.
Quando sembrava che gli Hornets si fossero ripresi, gli arbitri chiamavano un fallo di Walker su un abbozzo di tiro di Arcidiacono, che segnava dalla lunetta un 3/3 con Hoiberg a chiamare anche il terzo FT dopo che tutti si erano già allontanati dalla lunetta dopo il secondo.
Marvin con due punti accorciava sul -4 (40-44) ma Parker Jr. con un assist facile dietro la schiena dovuto alla transizione pescava LaVine che realizzava.
Gli Hornets protestavano per una mancata chiamata sulla loro azione offensiva e si prendevano un doppio tecnico. Quello a Walker e quello a Borrego che rispedivano la squadra sul -7 (½ ai FT).
Charlotte sino a quel momento rimaneva a ½ dalla lunetta e a 9/11 invece si trovava Chicago…
Finalmente Kemba forzando l’entrata costringeva Payne al fallo mettendo dentro un 2/2 a 4:00 dalla sirena dell’intervallo.
Chicago sbagliava da sotto con LaVine, in mischia poi succedeva di tutto, tanto che si vedeva anche Carter Jr. esser stoppato da Batum.
Jabari Parker da due metteva dentro più tardi mentre Kemba si creava dal palleggio lo spazio per andare a colpire da fuori dalla diagonale sinistra accorciando sul 47-51.
Lamb stoppava Lavine e gli Hornets grazie ad alcuni liberi si riportavano sotto.
Zeller e Walker ne infilavano due a testa, Batum intercettava palla sull’ultimo attacco dei Bulls conservando almeno il -1 per un 53-54 che dava ancora un senso alla gara.
 
 
3° quarto:
Lamb conquistava un rimbalzo difensivo e infilando un floater ci portava sopra di uno (55-54) ma su un’azione offensiva dei Bulls, LaVine in salto con una gomitata mandava uno Zeller sanguinante (colpito involontariamente al volto) negli spogliatoi consegnando a Payne la palla per il sorpasso.
Tre punti per l’esterno per il 55-57 a 10:36.
A Batum era lasciato un corridoio sul centro-destra e il francese vi s’infilava per schiacciare senza opposizioni di sorta trovando il pari a quota 57.
La partita rimaneva in bilico, Batum segnava con un fade-away ai bordi del pitturato sinistro, canestro che tuttavia valeva solamente il 62-63 mentre a 7:23 un assist orizzontale di MKG per un catch n’shoot del transalpino valeva due pt. più un FT non concretizzato che lasciava gli Hornets a distanza di un punto (64-65).
Portis posterizzava MKG con la schiacciata a una mano. Charlotte arrancava ma Willy a 6:22 in area si procurava due FT senza fatica per un fallo preventivo.
2/2 e -1 ma un passaggio in diagonale verso l’angolo per Payne era mancato dal tentativo d’intercetto di Kemba che lasciava al quasi infallibile triplista l’onore del 66-70.
Un inaspettato tre punti di MKG dall’angolo destro teneva in corsa Charlotte che tuttavia subiva dalla diagonale destra lo step-back da tre da parte di uno scatenato Payne.
Hornets in bonus a 4:58 con Hernangomez che trasformava i liberi in punti per il 71-73.
Lavine depistava Hernangomez per andare a schiacciare con una dunk frontale ma MKG servito dalla drive di Walker aveva tutto lo spazio per colpire da tre nuovamente dall’angolo destro.
Sul 74-75 gli Hornets subivano due FT di Lavine e la terza tripla dal corner sinistro nel quarto da parte di Payne che sembrava inabissare Charlotte colpendo ancora più tardi dall’altro lato per un 74-85 devastante.
Zeller rientrava in campo e si rendeva utile con due punti da sotto e un rimbalzo difensivo.
Difficile rimontare, specialmente perché Batum da destra a contatto con un difensore alzava la palla in jumper ma alla fine aveva ragione lui, Monk aggiungendo due liberi anticipava nel finale una banale palla persa da Hutchison a :03.7 dalla luce rossa.
Sulla rimessa Parker trovava un Monk che la difesa dei Bulls perdeva sotto canestro.
Due punti che fissavano l’82-88 che ridava speranze.

Chicago Bulls guard Cameron Payne, left, is defended by Charlotte Hornets guard Kemba Walker during the first half of Wednesday’s NBA game in Chicago. David Banks AP
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4° quarto:
Charlotte tentava di giocare cum grano salis (con un pizzico di buon senso) per rientrare in partita e a 11:41 uno scoop di sinistro di Bridges era premiato da due punti più un FT (a bersaglio) per fallo di Felicio.
Arcidiacono sfondava su MKG mentre Tony Parker con un pull-up frontale ci ridava almeno il minimo scarto.
Una palla persa dai Bulls dava la possibilità al nostro numero 9 francese di sorpassare ma anche se il tiro non entrava arrivava MKG a rimbalzo a restituirgli una seconda possibilità che il play non falliva con l’arresto e tiro dal bordo del pitturato destro per l’89-88 a 10:35.
L’italo-americano Arcidiacono a 10:05 tramite la lunetta firmava in contro sorpasso ma un lob verticale di Batum pescava Bridges oltre la difesa dei Bulls che non riusciva a bloccarne il reverse layup.
Un bound pass di Parker per Batum che chiudeva la transizione in schiacciata consigliava Hoiberg per un time-out sul 95-94 a favore degli Hornets.
A 7:40 si ripresentava Payne con una delle sue triple di serata, Walker pareggiava a quota 97 dalla lunetta, Bridges stoppava LaVine e ancora Kemba, da tre punti dava a Charlotte una spinta, nel caso per salire sul +3 (100-97). Marvin da destra colpendo con il suo primo tre punti di serata ci portava sul +5 (103-98) ma LaVine metteva punti in serie, compresa la dunk scappando a sinistra a Batum che non riusciva a contenerlo.
Un crossover di Kemba a 3:55 per il +3 non faceva demordere i Tori che a 3:34 pareggiavano con l’incredibile serata di Payne da oltre l’arco.
7/11 e parità a quota 105. In un finale concitato il rookie Carter Jr. mancava per i Bulls qualche FT di troppo, se ne avvantaggiava Charlotte che con Kemba andava a battere tre FT per un contatto procuratosi dal capitano in maniera furbesca sul quale LaVine abboccava.
110-108, poi 110-110 con un turnaround di LaVine veramente da alta NBA.
Bridges dal corner destro sprecava l’assist di Kemba per ridarci il vantaggio ma su un errore al tiro di LaVine gli Hornets rimanevano con :06.2 sul cronometro e palla in mano dopo il rimbalzo di Monk.
Sulla rimessa laterale destra la pressione portata su Kemba spingeva il nostro capitano ad allungarsi in uscita per recuperar la sfera ma il contatto era difettoso, così i Bulls si procuravano l’ultima occasione con 5 secondi da giocare. Entrata di LaVine, spin su Bridges, da dietro la manata di Monk nel tentativo di rubar palla costava la sconfitta a Charlotte.
Due FT a mezzo secondo dalla fine.
2/2 e sulla rimessa degli Hornets la luce rossa si accendeva ancor prima che la palla si staccasse dai polpastrelli di Monk.
110-112, prossima partita in casa contro i Bulls per tentare una rivincita dopo una sconfitta imperdonabile per una squadra che voglia realmente risollevarsi e riportarsi a quota .500.
 
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 6
23 pt., 3 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 5/14 al tiro. Meno preciso rispetto a inizio stagione. Anche in difesa lascia troppi cm a Payne che ci punisce. Nel finale tenta un paio di triple colpendo una volta e sbagliando l’altra. Porta palla e quando la smista nell’angolo destro per Bridges che lo tradisce e quando non riesce ad agganciare pala sull’ultima nostra rimessa utile la disfatta è servita.

 
Jeremy Lamb: 6
12 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, stoppata. 5/9. Offensivamente fa il suo procacciandosi anche i punti in penetrazione. Non molto da rimproverare, compresi un paio di falli per bloccare Lavine.
 
Nicolas Batum: 5
13 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Guardi il tabellino e lo trovi pieno, guardi il plus/minus e ti accorgi che è a +14 ma tra buone giocate scopriamo anche un 6/15 dal campo con un 1/6 da fuori. Trova un paio di canestri in schiacciata(uno offerto da Parker e uno in proprio), poi troppe forzature dall’arco specialmente nel secondo tempo. Con un paio d’assist in più e un paio di tiri da fuori in meno un voto in più l’avrebbe guadagnato. Ci avrebbe consentito anche di vincere probabilmente, invece ecco l’incompiuta Batum. Incomprensibile per un giocatore della sua esperienza. Vero è che senza Kemba sul parquet si prende qualche responsabilità in più ma manca IQ cestistico a questo punto.
 
Marvin Williams: 6
11 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. In difesa spesso contiene bene anche se qualche volta deve lasciare il passo come a Lavine nel finale ma non può essere de facto il centro. Una sua tripla nel finale avrebbe potuto dare spinta ma niente, non siamo ancora usciti dal tunnel.
 
Cody Zeller: 6
14 pt., 6 rimbalzi, 2 assist. Colpito in faccia da Lavine nel terzo quarto esce dal campo e i Bulls in qualche maniera si avvantaggiano. Rientra in campo segnando due punti, poi Borrego nel finale lo toglie lasciando Bridges, Williams e MKG in campo, anche se non ha ancora commesso un fallo. 5/8 al tiro e 4/4 ai liberi.
 
Malik Monk: 4,5
9 pt., 2 rimbalzi, 3 assist. A parte il 4/4 ai liberi serataccia. 2/8 dal campo pareggiando Batum da fuori, difesa lenta che MKG salava in un’occasione andando a prendersi sfondamento in raddoppio. Il fallo finale su LaVine è la ciliegina sulla torta purtroppo.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 6,5
6 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. Martoriato dagli arbitri che nei suoi primi 5 minuti gli fischiano contro tre falli e un tecnico finisce anzitempo la gara e questo ci costa la sconfitta. Senza il sacrificio difensivo di MKG e senza rimpiazzi la squadra non ha difesa sotto canestro. Segna le prime due triple di stagione con un 2/2 dall’angolo destro e per uno che non sa tirare da fuori e non ci prova mai non è niente male. 6 punti in un momento importante per Charlotte.
 
Willy Hernangomez: 5
7 pt., 5 rimbalzi. In 13 minuti accumula un -15. Mai in partita durante l’uscita sulla prima rotazione, trova qualche punto durante la seconda, quando si procura diversi FT ma Zeller in serata fa meglio.
 
Miles Bridges: 6
5 pt., 2 rimbalzi, 1 stoppata. Prova a usare il suo atletismo al servizio della squadra. Attergato a Felicio lo fa sbagliare, poi va a stoppare un paio di volte anche se in un caso arriva un fischi per fallo precedente di un compagno. Mette energia e intensità. Sbaglia dall’angolo la tripla che avrebbe potuto regalarci la W.
 
Tony Parker: 6,5
10 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. Più per sé che per i compagni, comunque il 5/10 dl campo a fronte dei due assist, anche se è una proporzione sbilanciata per un playmaker, funziona. Nel secondo tempo meglio che nel primo. Direi che se proprio Borrego volesse giocare con un quintetto basso, nei finali a portar palla o a rifinire lui ci starebbe insieme a Walker. Ha l’esperienza e la calma per vincer le partite.
 
 
Coach Borrego: 5
Prima bocciatura per il coach. Con MKG fuori per falli inserisce Monk lasciando in panca Zeller, Willy, Biz e Frank. Giochiamo un finale senza centri intimidatori e con il solo Marvin Williams disperato a tener sotto, oltre a un Bridges sì attivo ma senza i cm necessari per il ruolo. Si fatica a tenere Zach  LaVine ma qualcosa di meglio si sarebbe potuto escogitare. Sconfitta che ha responsabilità dei giocatori ma tatticamente la scelta è stata scellerata.

Game 4: Charlotte Hornets @ Toronto Raptors 106-127

 

Intro

Gli Hornets varcavano il confine del fronte nord degli Stati uniti per sconfinare tra i ghiacci canadesi.

La terra della foglia d’acero oggi conta solo una squadra rimasta nella NBA ma l’espansione che a metà degli anni ’90 portò Toronto e Vancouver nella NBA mantiene ancora i connotati nell’identità di riferimento dei Grizzlies anche se a Memphis forse l’identità suona stonata direbbe Elvis.

A Vancouver (vorrei scrivere brevemente della città scomparsa sopra e come Seattle) nel 1998 puntarono su Mike Bibby.

Avrebbe dovuto essere il futuro playmaker del team ma stette lì soltanto tre anni per poi approdare ai Kings dove spese la maggior parte della sua carriera.

Un giornalista gli chiese cosa pensasse del clima della sua nuova città e lui rispose così:

“Mi ci vorrà un ombrello. Penso di poterne trovare uno, credo da qualche parte nella soffitta della casa di mia mamma”.

Avendo vissuto a Phoenix e nel deserto dell’Arizona (nato a Cherry Hill nel New Jersey) , dove la pioggia generalmente si vede in cartolina, comprensibile facesse un po’ d’ironia sulla cosa.

Ad ogni modo, tornando a noi oggi, a Charlotte per tentare di rimanere imbattuta in trasferta, quell’ombrello virtuale credo che gli Hornets penso sapessero sarebbe servito molto in difesa.

Dalle parti del canestro ma anche sul perimetro fondamentale importanza avrebbero rivestito i close out, inoltre di vitale importanza sarebbe stata la serata di Kemba (player of the week) aiutato dai run and gun della squadra.

 

 

 
Toronto dunque per volare in alto e Charlotte per rimanere imbattuta in trasferta.
 
La partita in breve
 
Toronto partiva forte mentre Charlotte arrancava.
A fine primo quarto erano già ben 9 le lunghezze di distanza accumulate dagli Hornets che si risvegliavano nel secondo quarto con un parziale di 8-0 che li riportava sul -5, poi si tornava sul -3 (34-37) grazie a due punti di Walker che provava a tenere in partita Charlotte in evidente difficoltà. Colpita un paio di volte da triple in transizione, compresa una di un Leonard che chiudeva a 15 pt. il suo primo tempo seguito da Walker con 13, Charlotte sperava in una flessione dei Raptors nel secondo tempo poiché sul 47-62 la situazione si faceva già in salita con pendenze ostiche.
Nessun tipo di cambio in aiuto a Charlotte nel terzo quarto che finiva sotto anche sul -20.
L’elastico si accorciava sino al -11 con un paio di triple di Batum, un gioco 2+1 di Kemba e 4 liberi ma le accelerazioni dei Raptors mandavano in tilt una Charlotte sempre più senza atmosfera difensiva.
Il quarto finiva con un 5-25 nei fast break pro Toronto e gli Hornets sotto 79-97.
Nell’ultima frazione Borrego, colpito da 4 punti in 20 secondi chiamava time-out.
Walker rimaneva un po’ in campo ad accumulare punti dando la sensazione di un altro elastico, poi Toronto riprendeva piede e portava a casa una partita mai messa seriamente in discussione.
Pazienza per Charlotte.
E’ un episodio.
Impossibile vincere a Toronto senza una minima complicità dei locali, per ripartire ora bisognerà vincere le due sfide consecutive contro i Bulls, squadra comunque da non sottovalutare, certamente più alla portata degli inabbordabili Raptors, ora sul 4-0 in classifica.
Leonard ha realizzato 22 pt., Valanciunas ha finito con 17 punti, Green e Lowry con 16 a testa.
Green ha dato poi la spinta decisiva ai Raptors nel terzo quarto con punti e una stoppata.
Charlotte ha chiuso con 16 punti di Walker e 16 di Lamb, ma il tandem di esterni composto proprio da Lamb e Monk non ha funzionato in serata.
Per loro un 9/26 dal campo piuttosto basso.
Complessivamente lo starting five dei Raptors si è mostrato migliore, giocando anche davanti al proprio pubblico ha prodotto al tiro un 29/47 contro il 23/54 di Charlotte.
Altro fattore determinante, assist: 21-36 per i canadesi.
 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
 
Zeller per la quarta volta su altrettanti tentativi concedeva la palla a due agli avversari ricordando il titolo di un film sul basket che si chiama White Men can’t jump (Chi non salta bianco è) e Lowry, un bombardiere dal 60% nelle prime tre partite, colpiva immediatamente.
Ibaka e Lowry ci riprovavano da fuori ma nulla, tuttavia, dopo una stoppata subita da Williams, era Leonard a colpire per lo 0-6 a 10:45.
Charlotte si affidava a Walker che, dopo aver fatto un giretto sotto canestro si girava rapidamente per un tiretto dalla media che valeva i primi due punti.
Leonard batteva Batum in jumper in un accoppiamento difensivo devastante, poi un passaggio proiettile di Walker in diagonale per Zeller che da sotto concludeva valeva due punti ma una dimenticanza clamorosa su Siakam per il 4-10 consigliava a Borrego un time-out.
Toronto comunque ripartiva con altri due punti di Ibaka da sotto, Lamb replicava con una finta sulla destra con la quale costringeva il difensore a saltare, poi l’avanzamento in area e il jumper lungo da due per il 6-12.
Lowry passava però in entrata in mezzo a due Hornets e segnando un due +1 mandava Toronto a 15 punti.
Lamb mancava un paio di conclusioni, così Charlotte si trovava sul 3/12 dal campo ma a 6:31 recuperava segnando un paio di FT.
Leonard da sx ne aggiungeva due così come Kemba che in dribbling passava a destra per Marvin che schiacciava dolcemente.
Ibaka in schiacciata e Walker in dribbling da destra con conclusione personale alzavano il punteggio di due unità a testa, Ibaka mancava un canestro contro MKG nel pitturato e Anunoby dopo una stoppata su Kemba si toglieva lo sfizio di colpire con una tripla aperta centrale.
Willy segnava il 20-27 in schiacciata su assist di Monk, poi MKG dalla baseline destra affondava un lungo due per il 22-27.
Nel finale però Valanciunas con un tap-in e due FT chiudeva il quarto sul 22-31.

Charlotte Hornets guard Kemba Walker, center, tries to get between Toronto Raptors forwards Serge Ibaka, left, and Pascal Siakam during first-half NBA basketball game action in Toronto, Monday, Oct. 22, 2018. (Nathan Denette/The Canadian Press via AP)

 
2° quarto:
 
Toronto riapriva le ostilità a 11:30 don due FT a segno di C.J. Miles e due punti di Valanciunas in entrata, così gli Hornets sembravano crollare a dispetto della panchina dei canadesi ma Tony Parker dopo un paio di errori andava sul sicuro ad alzare un floater in area per il ventiquattresimo punto.
Willy lo seguiva colpendo dal corner destro per tre punti,Monk aveva mano rapida sul palleggio di VanVleet per una rubata da magia ninja, transizione e tripla da destra dello stesso Malik per un parziale di 8-0 che riavvicinava Charlotte sul -5 (30-35).
Powell interrompeva l’idillio con una dunk poderosa in corsa sulla quale Willy non teneva e Bridges non credeva alla stoppata.
Willy con un 2/2 ai liberi e Kemba con due punti in area accorciavano il gap sino al -3 (34-37).
Valanciunas con un turnaround su Willy provava a far nuovamente scappare i canadesi ma Bridges, era nell’aria, si vendicava con un’entrata chiusa di sinistra di potenza.
Nuovo -3 ma con il rientro dei titolari dei Raptors le cose si complicavano.
Leonard ne metteva due, Valanciunas uno (FT), Lowry in pull-up su Bridges altri due e C.J. Miles colpendo da fuori in transizione faceva correre i suoi sullo 0-8 di parziale per un 36-47 che si accorciava con una tripla di Batum da sinistra ma dopo un banker di Green le percentuali dal campo per noi si evidenziavano come nettamente più basse (40% contro 49%).
 
A 5:04 Walker inventava il canestro, mentre a Toronto capitava per ben tre volte di commetter fallo offensivo (sfondamento di Ibaka netto su MKG davanti il semicerchio antisfondamento, gomitata di Siakam su Kemba sul giro e sgambetto di VanVleet sul capitano), tuttavia vi erano anche lo step back da tre inarrestabile di Leonard e una tripla da transizione di Green in questo periodo, così i Raptors prendevano il largo sul 42-55 complici ben 8 errori consecutivi di Charlotte al tiro (Batum due volte e Lamb una sulle ultime occasioni) fino alla tripla di Kemba dalla diagonale destra (¼ da fuori nel primo tempo per il capitano).
VanVleet da due e ancora Leonard da tre (15 punti per lui al momento) sospingevano i locali sul 45-62, chiudeva il quarto con un’entrata ritmata senza resistenza Walker che fissava i primi 24 minuti sul 47-62 in una partita con poca storia. Kemba arrivava a toccare i 13 punti mentre Lowry seguiva con 10.
Charlotte tirava con il 25% da 3 pt. contro il 34,8% avversario.
 
3° quarto:
 
Lowry strappava un pallone a Lamb per far capire il tenore dell’inizio del secondo tempo…
Green iniziava a ergersi protagonista colpendo da due punti, Ibaka lontano da palla commetteva fallo su Kemba che faceva recuperare un’altra palla a Charlotte ma Green liberato nel corner destro saliva a 14 punti infilando una bomba per un devastante +20 Raptors (49-69).
Lamb replicava di sinistra in entrata, Ibaka dal pitturato, poi due bombarde di Batum (ottimo schermo di Williams sulla seconda) , unitamente a un’infilata di Walker con tocco d’Ibaka per una giocata complessiva da tre punti sembravano poter almeno evitare la sconfitta pesantissima giacché i Calabroni tornavano sul -13 (60-73).
Green però sfuggendo sulla baseline destra con Cody fuori posizione impegnato in salto nell’impossibile intercetto sul cambio gioco segnava.
Seguiva un vertical pass di Zeller per Williams in taglio che consentiva a Charlotte di andare facilmente a bersaglio. Batum e Lamb dalla lunetta aggiungevano due punti a testa così Charlotte tornava sul -11 (66-77).
Walker intercettava un passaggio orizzontale e faceva ripartire la transizione ma Lamb si faceva stoppare da Green alle spalle sul fing and roll così Toronto scattava con due punti ad opera di Ibaka e tre di Lowry che a 4:59 spediva il tabellone sul 66-82.
Una persa di Monk e una di Willy in serie costavano 4 punti, il 2-12 di parziale e un -23 con l’aggiunta di altri due punti di Ibaka in area.
Monk da tre in diagonale a 2:22 valeva solo per il 71-91 e la dunk appesa di Willy a :48.7 (sorprendendo Valanciunas) non cambiavano di molto la situazione.
Una schiacciata bimane di Bridges portava a 5 i punti di Charlotte nei fast break points, quelli che poi stavano determinando la differenza visto che quelli dei neri locali erano ben 25…
Sul 79-97 si chiudeva il terzo quarto alla Scotiabank Arena.
 
4° quarto:
 
Dopo 20 secondi Charlotte chiamava un time-out, colpita già due volte con l’allungo dei locali sul 79-101…
Sul 79-103 (reverse layup VanVleet) un Kemba ancora inspiegabilmente ancora sul parquet infilava 5 punti di seguito, poi entrava Biyombo, applaudito dai suoi ex fan che collezionava un rimbalzo difensivo, una stoppata subita e un paio di FT splittati.
Parker segnava il -15 ma con un minimo di cambio ritmo Toronto tornava agevolmente sul +21 con la tripla di Lowry (92-113).
Biz si toglieva la soddisfazione di andare a mettere il muro su Anunoby.
Stoppatona a 5:17…
A 3:42 drive di Graham e bella dunk dopo il dish volante diagonale di Devonte’ da parte di Biz.
A 2:33 Lamb forzava dal corner destro una parabola altissima da tre per evitare la stoppata.
Il gioco gli riusciva ma Toronto continuava a giocare trovando anche il +25.
Nel finale 4 pt. di Charlotte con il giro palla a pescare Bridges per l’ultima schiacciata a :18.4 fissavano il punteggio sul 106-127.
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 7
26 pt., 5 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. 11/22 dal campo con un paio di stoppate prese. Recupera almeno tre palloni in difesa senza toccar palla con la sola pressione difensiva. Anima e cuore della squadra, pareggia il record di triple di Curry nelle prime 4 giornate NBA anche se in serata il suo tiro da fuori è meno preciso (2/7). Un paio di giocate almeno di quelle che solo lui riesce a fare con dribbling e appoggi impossibili per spazio ricevuto.
 
Jeremy Lamb: 5,5
16 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. Purtroppo il 5/14 dal campo non è granché. In difficoltà specialmente nella prima parte a volte ripiega su uomini non suoi. Un po’ in difficoltà in difesa.
 
Nicolas Batum: 5,5
13 pt., 5 rimbalzi, 1 assist. 4/10 dal campo. Un paio di triple utili a far pesare di potersela ancora giocare nel terzo quarto e un paio di FT galleggiano in quel periodo. Per il resto viene a mancare negli assist come uomo d’equilibrio e nel complesso l’abbinamento a Leonard è impegnativo.
 
Marvin Williams: 5
4 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 2/6 al tiro, una rubata quasi per caso… Un bel taglio per un canestro su pass verticale di Cody e un paio di errori da fuori a colpire lungo sul secondo ferro. Poco in 20 minuti. Parte titolare ma se non si fa vedere, più che la limitazione dei minuti, potrebbe anche uscire dallo starting five se continuasse così.
 
Cody Zeller: 6
2 pt., 5 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. 15 minuti per lui. Chiude con un ½ dal campo e accumula 5 rimbalzi. Bel passaggio verticale per Marvin nel secondo tempo. Si fa saltare da un passaggio diagonale lungo, Green nell’angolo riceve e salta Walker, lui non rientra più in tempo per la copertura.
 
Malik Monk: 5,5
10 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 2 stoppate in 24 minuti. 4/12 al tiro e una palla persa nel terzo quarto che ci costa due pt. in fast break. Serata un po’ storta, ora voltiamo pagina. Servirà un altro Monk a Chicago.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 6
6 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Inizia difendendo pulito e bene su Ibaka che va corto dall’area. Qualche volta soffre i cm senza potersi opporre e ricorre al fallo 3 volte. 3/8 dal campo con lungo jumper da due affondato da destra a mostrare che volendo ha il focus.
 
Willy Hernangomez: 6
11 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 4/6 dal campo. Chiude con un bottino discreto in 17 minuti di gioco. Entra bene andando deciso a rimbalzo senza farsi spostare. Peccato per una persa che ci costa un fast break ma sotto canestro continua a far ammattire gli avversari. Se prende una stoppata guadagna due FT, li mette e in più chiude con un 1/1 da fuori. Si perde un po’ in alcune chiusure.
 
Miles Bridges: 5,5
6 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. ¾ al tiro. Una macchina da schiacciata ma un po’ fuori dal gioco. Lowry lo batte con un pull-up nel primo quarto e C.J. Miles, in uno scontro tra numeri zero lo batte in entrata guadagnando anche fallo nel secondo tempo. Ancora un po’ acerbo, ha comunque mezzi per poter migliorare all’interno del contesto di squadra.
 
Tony Parker: 5,5
6 pt., 1 rimbalzo, 2 assist. In 14 minuti fa 2/7 dal campo e perde due palloni, in egual numero agli assist. Una bella entrata non basta a sanare la sua scarsa prestazione come backup di Kemba.
 
Bismack Biyombo: 6
4 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppate. L’ex Raptors entra a giochi fatti quasi osannato dal pubblico. Lui gioca comunque la sua partita con un evidente largo taping su spalla e fascia muscolare sinistra verso il collo. Ciò non gli impedisce di andare a murare Anunoby e fare la sua dignitosa gara.
 
Frank Kaminsky: s.v.
2 pt., 1 rimbalzo. Gioca 4 minuti con un 1/3 dal campo. Per ora è fuori dalle rotazioni. Bel problema per il Tank.
 
Devonte’ Graham: s.v
0 pt., 1 assist. In 5 minuti smista un bell’assist dopo aver depistato il difensore con una diagonale verso l’esterno destro e aver incrociato il passaggio poi sotto per Biz, il tutto con drive volante. Poi non pervenuto.
 
Coach Borrego: 5,5
Non riesce a trovar contromisure difensive nemmeno con l’ex Triano. Toronto dilaga in transizione, colpisce da tre da fuori con vari interpreti mentre in area Ibaka e Valanciunas a volte vanno a spasso. Pazienza… ma credo si debba iniziare a migliorare dietro se si vuole vincer qualche gara in più. Se l’attacco non gira e la difesa non regge l’imbarcata è servita.

Game 3: Charlotte Hornets @ Miami Heat 113-112

 
Intro
 
Charlotte e Miami partivano appaiate nella loro avventura NBA a fine anni ’80, momento nel quale le città vivevano una nuova espansione.
Quella di Miami però era alimentata anche dalla criminalità, quella dedita al traffico di droga in particolare.
Al centro dello scambio internazionale del traffico di droga, possiamo ricordare la serie Miami Vice
dove James “Sonny” Crockett (Don Johnson) e Ricardo “Rico” Tubbs, poliziotti dalle tinte color pastello e macchine fastose (una Chevrolet Corvette fu assemblata e travestita da Ferrari 365 GTS/4 Daytona Spyder tanto che la leggenda narra che Enzo Ferrari avesse donato una sua creatura per far cessare una situazione ambiguamente imbarazzante) combattevano il crimine, in particolare proprio il traffico di droga mentre nella reale città di Miami inizialmente si pensava di non concedere le riprese per la serie TV per paura che la situazione peggiorasse dopo che la serie fosse andata in onda, dando un’immagine ancor più brutta della città.
In realtà, dopo un periodo di anonimato, la serie creò diverse mode e contribuì a rilanciare l’immagine della città, oggi meta insieme a Miami Beach di turismo anche da oltreoceano.
Nonostante i successi di Miami a livello di titoli (3), arrivati tutti dal 2006 in poi, contro gli zero degli Hornets che nel frattempo si erano scissi da Charlotte per ricongiungersi nel 2014, i Calabroni (intesi come Charlotte 1.0, New Orleans, OKC e Charlotte 2.0) erano riusciti a rimaner in vantaggio sino alla scorsa stagione negli scontri diretti all-time.
Il 4-0 pro Miami dello scorso anno (6-0 la striscia pro Heat) con una partita casalinga gettata letteralmente al vento, ha però portato in vantaggio la squadra guidata da ormai diversi anni da coach Spolestra.
Per interrompere la serie vincente degli Heat, tagliare lo svantaggio All-Time su una sola gara e andare sul 2-1 in classifica, Borrego e la squadra volavano in back to back per interrompere il vice (il vizio) di Miami.
 
La partita in breve
 
Dopo un avvio al fulmicotone di Miami che si portava sul 4-12, Charlotte iniziava a carburare nel primo tempo, tanto da giocare un buon basket veloce chiudendo in vantaggio il primo quarto sul 34-29.
Nella seconda frazione gli Hornets dilagavano grazie anche a una buona difesa mobile con mani dappertutto aggiungendo altri 15 punti di margine per andare a riposo seduti su un clamoroso 72-52.
Walker aveva già accumulato 22 punti mentre Lamb e Zeller ne avevano infilati 9 a testa con Batum e Marvin Williams a ruota con 8 ognuno.
Nella ripresa però Miami trascinata dal pubblico e da qualche chiamata che nel finale iniziava a esser persecutoria, più ovviamente la propria bravura (canestro da 3+1 di Dragic da menzionare a 1:55 dalla terza sirena), riusciva a dimezzare lo svantaggio (il vantaggio aveva toccato anche un confortante +26).
Solo 10 punti da recuperare negli ultimi 10 minuti.
Charlotte, tra mille traversie riusciva a non far mai sopravanzare Miami nel punteggio, anche se la squadra, trascinata da Dragic e le sue penetrazioni con generosi saltuari oboli offerti ad Adebayo più un Wade che quando ci vede non ci risparmia, arriva sul -1.
Nel finale Wade mancando una tripla recuperava il proprio rimbalzo pareggiando lasciando però sul cronometro una dozzina di secondi circa.
Gli Hornets davano palla a Walker che, nonostante le dichiarazioni di Borrego di variare il gioco, s’infilava verticalmente sulla destra del canestro per tentare l’appoggio.
Il sandwich era visto dagli arbitri come falloso.
In particolare il corpo del reato era il body di McGruder.
Mezzo secondo dalla fine; dentro il primo, mancato intenzionalmente il secondo per non conceder nulla più a Miami.
Gli Hornets sopravvivevano.
Partita tosta giocata sul filo, vinta esattamente con le stesse modalità con le quali i Bucks hanno prevalso su di noi all’esordio.
I tanti punti di vantaggio sprecati e identico punteggio con la squadra in trasferta a guadagnare la sofferta vittoria.
In una gara dove gli Heat hanno avuto la meglio a rimbalzo 40-49 (outrebounded) e come percentuale dal campo 44,1% contro il 46,1%, Charlotte ha colpito però più pesantemente da fuori vincendo in percentuale con il 38,1% a fronte del 32,4% della squadra di Spolestra.
11 i turnover per i man in teal contro i 15 degli Heat, sotto 23-21 anche negli assist, nelle rubate (6-4) e nelle stoppate per 12-11.
Per Walker 39 punti in 40 minuti, bene anche Monk con 15 pt., mentre per Miami Wade con 21 sarà il miglior marcatore, seguito da Dragic con 20 pt. e da McGruder in doppia doppia con 19 pt. e 10 rimbalzi. 11 pt. e 15 rimbalzi per Whiteside.
 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
Pessimo l’inizio degli Hornets che perdevano la terza palla a due su altrettanti tentativi; nel traffico Whiteside era stoppato ma la palla schizzava a destra uscendo leggermente dalla mischia laddove McGruder recuperava e metteva dentro facilmente.
Una put-back dunk di Whiteside su contropiede con appoggio mancato di Dragic e una tripla di Richardson spingevano gli Heat sullo 0-7.
Charlotte rispondeva con una finta da pochi passi di Williams che si accentrava alzando il pallone con tocco morbido per i primi due punti.
Lamb al secondo tentativo consecutivo correggeva sé stesso segnando il 4-7 ma Miami segnava con uno spin e tiro istantaneo difficile di Richardson su Batum che in entrata era anche stoppato da Whiteside.
Passi non fischiati a Richardson ma sull’azione offensiva Lamb in oscillazione in aiuto trascinava la sfera a terra insieme a Whiteside che scendeva con la palla in mano sul tiro; palla a due che vinceva Miami sino a concludere con la tripla frontale vincente di McGruder a 8:27 per il 4-12.
Borrego era costretto al time-out.
Walker segnava due punti al rientro Jones Jr. tre da sinistra ma Charlotte rispondeva nuovamente con uno screen roll di Zeller che riceveva l’imbeccata da Walker.
Tocco da destra, canestro + FT (realizzato) per il 9-15 a 7:38. Jones Jr. perdeva palla forzando centralmente, Williams recuperava e faceva ripartire la transizione chiusa con una precisa tripla da sinistra da parte di Batum.
Walker in transizione portava a una sola lunghezza Charlotte (14-15) ma Miami dava nuovamente gas con un’entrata di Dragic nel traffico chiusa di mancina per spingersi poi sul 14-19.
Kemba, uscendo da un blocco di Cody, sparava lestamente la tripla del -2 a 6:11 ma Jones Jr. depistava Batum in palleggio liberandosi il corridoio centrale chiudendo in devastante schiacciata a una mano.
Batum si vendicava sparando una tripla in faccia all’avversario per il 20-21 che consigliava Spolestra per la chiamata di un time-out.
Al rientro comunque Walker firmava il sorpasso, Willy allungava con un terzo tempo e tiro arcobaleno, poi a 3:11 i Calabroni entravano anche in bonus; Batum segnava il primo libero personale stagionale a anche il secondo per il 26-21. Kemba portava un’altra veloce minaccia dando palla a Willy; scelta di passaggio veloce, avvitamento altrettanto rapido del centro spagnolo fermato solo con il fallo senza che però gli Heat potessero opporsi al 2/2 dalla lunetta per il 28-21. Iniziava a dar fastidio il neo entrato Wade che segnava in reverse layup e in uno contro uno dalla media baseline sinistra.
Kemba cambiava bloccante (MKG) per andare a presentarsi sulla linea dei tre punti a metter nuovamente una bomba (31-25).
Wade da sotto metteva il tiro, Parker dalla lunetta invece nel confronto tra giocatori espertissimi faceva magra figura con lo 0/2 a:46.0 dalla prima sirena, rimediava il suo pupillo Monk a :32.6 con una bomba da fuori.
Richardson chiudeva il primo quarto con un jumper dal palleggio che valeva il 34-29, parziale di primo quarto.

Walker subisce un fallo da Richardson nel corso del primo tempo.
AP Photo – Lynne Sladky

2° quarto:
Hernangomez iniziava bene il secondo quarto correggendo un tiro da sotto, Lamb costringeva Wade a un air-ball per poi andare a chiudere con un arcobaleno sul posto nel cuore dell’area per il 38-31.
Si entrava nel regno delle stoppate quando Wade la dava a MKG che in rientro si vendicava alla grande su Richardson spazzandolo via.
Sull’azione seguente ancora MKG bloccava Adebayo, ma dall’altra parte chiudeva il cerchio Olynyk che stoppava Willy. 7-4 il conto delle stoppate prima di due FT per Adebayo a 9:11 per il 38-35.
Monk dal corner destro faceva ripartire Charlotte che guadagnava anche un fallo in difesa per spinta di Adebayo su Kemba in uscita dal blocco.
Assist breve di Lamb in corsa (portandosi via tre difensori in chiusura) dentro l’area per Cody che usando il plexiglass ci dava un +8.
Sfondamento di Whiteside netto su Zeller e due liberi a segno di Lamb a 7:36.
Miami andava in difficoltà anche perché Lamb aggiungendo una stoppata riportava in attacco Charlotte che vedeva Williams sparare un air-ball dal corner sinistro recuperato da Zeller sotto, bravo a chiudere in schiacciata.
Olynyk interrompeva il parziale di 9-0 con due punti dalla linea di fondo sinistra ma Williams in aiuto spazzava via l’entrata di Dragic una prima volta, mentre sul secondo tentativo dello sloveno controllava con il corpo la fluttuazione aerea dell’attaccante che si bloccava senza riuscire ad appoggiare, arrivava quindi lesto a 5:36 un fing and roll di Zeller che slalomeggiava leggermente nel giallo pitturato degli Heat per precedere una tripla di Olynyk perso dalla difesa di Charlotte a 5:22.
Faceva paura McGruder dalla distanza segnando una prima bomba ma un gioco dentro fuori tra Lamb e Williams portava quest’ultimo alla tripla come risposta in catch n’shoot. McGruder replicava da tre ma un ribaltamento di Walker verso un liberissimo Lamb nel corner destro non era sprecato dal nostro numero tre che infilava altrettanti punti per il 55-46.
McGruder ci riprovava dopo una finta che mandava al bar Lamb ma depistava anche sé stesso; non in ritmo colpiva il ferro mentre Charlotte colpiva realmente con una tripla da transizione di Walker.
Walker prendeva gusto sparando e segnando da fuori dalla destra vincendo la battaglia dall’arco, poi MKG era bravo a chiudere su altro assist di Lamb in corsa.
Charlotte recuperava altri due punti in transizione e nel finale si affacciava sul quasi +20, ad esempio erano 17 le distanze quando Kemba dopo una drive a impegnare “i neri” (ben inteso colore di divisa utilizzata) nel box, scaricava fuori per un liberissimo Williams che rimanendo concentrato colpiva da tre per il 69-52.
Sulla sirena Walker pastorizzava McGruder con una tripla che infiammava la luce rossa per il +20 (72-52).
 
3° quarto:
Si arrivava tranquillamente a 10:50 con un shot clock violation per parte.
Zeller prendeva anche due rimbalzi offensivi mentre Walker con il ritmo nel sangue tambureggiando il palleggio arretrava scagliando da due un suo classico jumper frontale che affondava sofficemente tra le maglie della retina.
Jones Jr. era battuto ma non domo; ecco una sue entrata per riportare almeno a -20 le lunghezze (74-54) ma a 8:00 minuti Kemba era lanciato in transizione, complice un brutto passaggio di Miami, canestro più fallo per il 77-54.
Miami aveva 4 FT a disposizione sulle seguenti azioni ma un 2/4 con nel mezzo una precisa tripla aperta di Lamb la faceva retrocedere di un altro punticino.
Marvin poi in triangolazione con Kemba evidenziava le lacune degli Heat in marcatura; dal cuore dell’area alzava la parabola quel tanto che bastava per l’82-56.
Jones Jr. in slam dunk non cambiava molto le cose anche perché Wade andava a sfondare sull’azione d’attacco (di Miami) successiva. Kemba pescava Cody al centro dell’area solissimo.
Anche il nostro centro non ci credeva tanto da pensare per un momento cosa fare di fronte al canestro, poi la schiacciata era cosa ovvia.
McGruder alla tabella oltre Lamb per dare una scossa alla squadra della Florida era seguito da Dragic che con una tripla a 5:03 scuoteva nuovamente i compagni con la complicità di una Charlotte meno attiva in difesa e che si accontentava troppo sulle soluzioni d’attacco.
A 4:39 Kemba era costretto a romper un raddoppio per andare con uno scoop a depositare al vetro sul finire del cronometro Wade ne aggiungeva due, Jones Jr. in fuga sulla baseline destra con tocco alto anche ma Monk con un great reverse layup in up & under a superare il n°21 mostrava qualcosa di simile a quanto fatto vedere a Chicago sul finire dello scorso anno.
Una dunk di Wade era campanello d’allarme.
Charlotte chiamava il time-out ma a 1:55 dalla fine Dragic trovava il colpaccio con la tripla più leggero tocco di Monk sull’avambraccio.
Giocata da 4 punti che accorciava notevolmente le distanze (92-81).
Hernangomez si esaltava stoppando Richardson quasi sulla sirena ma gli arbitri iniziavano a perseguitare Charlotte chiamando un fallo di MKG su Whiteside che dalla lunetta splitttando tagliava a metà il divario rispetto all’intervallo per un 92-82 con 12 minuti ancora tutti da giocare.

Walker si allunga oltre Whiteside e Mc Gruder per depositare a canestro.
Steve Mitchell-USA TODAY Sports

 
4° quarto:
Adebayo in schiacciata martellava il ferro con palla rimbalzante nella troposfera.
C’era però il fallo e il 2/2 accorciava ancora il gap che si assottigliava ulteriormente come i ghiacci del polo sull’alley-oop di Adebayo.
92-86…
Williams da destra s’inventava l’entrata con tocco al vetro che ci dava un po’ di respiro a 10:29.
A 9:37 rientrava Kemba in campo mentre gli Hornets avevano già problemi di falli.
Dragic iniziava a usare le sue penetrazioni portando sul 94-90 la partita prima di un time-out saggio chiamato da Borrego a 8:29.
Cody filtrava un pallone per MKG che da sotto realizzava ma mancava il, libero addizionale (Adebayo foul). A 8:01 Miami andava in bonus con Dragic.
Il 2/2 valeva il nuovo -4 e un ½ dello sloveno che beneficiava dell’improvvisa generosità della terna arbitrale spinta dall’entusiasmo del pubblico di Miami segnava il -3 con Lamb out per raggiunto limite di falli.
A 7:18 su una drive, anche Monk (entrato al posto di Lamb) riusciva a portar a casa due liberi che infiocchettava e consegnava come regalo da due punti a Borrego.
Dragic innescava due volte Adebayo per l’alley-oop; andava liscia la prima azione, sulla seconda, con Cody in raddoppio arrivava in rotazione MKG a spender il fallo ma il centro degli Heat era implacabile dalla lunetta.
-1 (98-97) a 6:41 dalla fine con un arbitraggio abbastanza casalingo e gli Hornets abbastanza scoppiati fisicamente e mentalmente.
Ci pensava il fresco Monk dopo un quick crossover in uno contro uno ad affondare un jumper della speranza.
Tornava alla ribalta un prodigioso Monk che da tre punti indirizzava la partita sui binari di Charlotte.
103-97 con Batum per allungare due volte da tre con l’inframezzo del rimbalzo di un generoso MKG ma niente da fare, tuttavia su palla vagante Dragic finiva involontariamente su Kemba che con un ½ ci restituiva un +7 a 4:29 dal termine.
A 4:18 però rientrava in scena il fantasma dell’opera; quel sotterraneo Wade che ci ha dato spesso fastidio in passato, il quale, anche nella sua versione zombesca segnava da tre…
Un catch’n shoot di Walker dalla diagonale valeva il 107-100 ma Wade alzando la parabola oltre a un esterrefatto Batum, siglava il nuovo -4 da fuori.
Una buona azione di Miami in transizione con giro palla rapido faceva mancare la copertura in rotazione sotto canestro dove Whiteside schiacciando segnava il -2…
Kemba a 2:43 era l’anima pulsante di Charlotte, detentore delle speranze di vittoria con la settima saetta da oltre l’arco (110-105).
Whiteside spedito in lunetta a 2:26 non sbagliava riportando a un possesso lungo la squadra di casa mentre in difesa oscurava il jumper di MKG spazzando in rimessa laterale con 4.4 sul cronometro.
Marvin s’inventava l’entrata recuperando due FT a 2:05. Fallo e ½…
Whiteside al centro dell’area e della partita si girava da spalle a canestro per tirar corto contro MKG che sembrava al cospetto suo figlio tanti cm rendeva, poi su un’altra azione offensiva MKG con palla appena conquistata a rimbalzo non si avvedeva di McGruder che da dietro gli soffiava palla.
Due liberi splittati, il secondo era ridicolmente propedeutico alla chiamata per altri due poiché sulla palla vagante Batum era inviso anche agli arbitri.
Fallo inventato su Whiteside ma siccome San Giovanni non fa inganni lo 0/2 era risultato giusto.
McGruder comunque a :45.2 dalla fine con un’entrata in gancio artistico aveva ragione della presenza fisica di MKG. Time-out Charlotte sul 111-110.
Un fallo di Whiteside a :26.8 dalla fine mandava in lunetta un inaffidabile MKG che infatti realizzava solo la prima conclusione.
+2, time-out Miami che al rientro provava il colpaccio con una tripla di Wade, niente da fare, Williams non riusciva a chiuder lo spazio, Richardson faceva da velo a sinistra e gli Hornets non tagliando fuori lo stesso Wade che depositava da sotto per il pari si trovavano con tutto il vantaggio mangiato a :12.3 dalla fine.
Charlotte nonostante le dichiarazioni di Borrego si affidava a Walker che in entrata cercava d’infilarsi in un tunnel composto da due giocatori.
Per l’arbitro c’era il terzo fallo di McGruder.
Kemba ringraziava presentandosi in lunetta a mezzo secondo da termine.
Primo libero pesante che s’infilava, secondo errato intenzionalmente per evitare beffe.
Charlotte portava a casa così una vittoria preziosa contro una rivale divisionale, resistendo al comeback degli Heat.
Oggi, anche se appena iniziata la Regular Season, Charlotte si porta in testa alla Southeast (2-1) grazie a un punteggio e a una modalità che ha ricalcato perfettamente, a parti invertite, la gara con i Bucks.
Pagelle
 
Kemba Walker: 8
39 pt., 5 rimbalzi, 7 assist in 40 minuti. Monopolizza un po’ il gioco a tratti con un 14/31 ma la sua partenza stagionale è ad altissimi livelli e si vede. Porta ancora palla sull’ultima azione. Questa volta né sbaglia né segna. Meno poeticamente recupera un fallo a mezzo secondo dalla fine e pragmaticamente concretizza il libero della vittoria sbagliando appositamente il secondo. Supera i diecimila punti in carriera e dopo le prime tre gare ha una media di 35,3 punti…
 
Jeremy Lamb: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate, 2 stoppate. Basta guardare questo tabellino per capire che a parte il centro, Jeremy sa fare un po’ di tutto. Un 4/12 al tiro non eccelso e i 6 falli (ma spesso ha mani rapide per rubare o intercettare palloni usando una difesa rapida ed attiva anche se non sempre funzionante) che l’estromettono dalla gara nell’ultimo quarto sono le note negative. Paradossalmente entra Monk ed è una benedizione.
 
Nicolas Batum: 5
8 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Gioca un buon primo tempo tra punti, assist e rimbalzi, poi quasi scompare nella ripresa e non è la prima volta… Non segnerà più un punto nel secondo tempo tanto da abbassare la percentuale al 20% dal campo (2/10). Personalmente avrei dato spazio a Bridges.
 
Marvin Williams: 6,5
13 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 3 stoppate. 5/10 al tiro. Lo seguo su un’azione cambiare lato dei bordi dell’area per andare in aiuto tenendo una buona posizione, almeno finché non viene aperto il gioco nell’angolo. Oscilla e ha il senso della posizione per rifilare tre stoppate. Con un paio d’iniziative personali in entrata ci fa recuperare tre preziosi punti. Si perde Wade nel finale quando pareggia ma la differenza di passo sullo scatto c’è.
 
Cody Zeller: 6
11 pt., 8 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 5/7 dal campo. Sorpreso dall’assist di Kemba ci mette un po’ prima di realizzare mentalmente e fisicamente in schiacciata. Alcune buone incursioni senza palla come la giocata da tre punti nel primo tempo. Sembra soffrire meno delle precedenti gare quando è in campo anche se non è facile avere a che fare con i centri degli Heat. Un bel recupero in rientro ad allungare la palla a un giocatore degli Heat, sfera poi recuperata dai nostri.
 
Malik Monk: 7
15 pt., 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata. 5/11 al tiro con 3/8 da fuori. Buono per un esterno. Personalità, classe e precisione con un bell’assist da drive smistato sotto. Nel finale i suoi 5 punti consecutivi sono preziosi. Peccato per il tocchetto su Dragic con la giocata da 4 pt. dello sloveno ma Malik sta dando una buona mano nelle realizzazioni. Un reverse layup in up & under da paura passando l’uomo in salto…
 
Michael Kidd-Gilchrist: 7
7 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 7 stoppate. 3/5 dal campo con un 1/3 ai liberi che avrebbe potuto pesare. Generoso, probabilmente, mano a parte, non educatissima, è la stanchezza a incidere un po’. Si fa vedere dappertutto e qualche volta gli va bene come in marcatura su Whiteside, a volte male come la palla che si fa strappare da McGruder che gli arriva alle spalle. Si prende due stoppate ma balzano all’occhio le 7 che lui rifila agli avversari che diventano importanti, come quella in rientro dopo averne appena presa una. Se non è ancora l’MKG primordiale composto da energia, poco ci manca.
 
Willy Hernangomez: 6
8 pt., 8 rimbalzi, 1 assist. Non felice il suo momento sul parquet con un -9 accumulato ma a parte qualche responsabilità difensiva, a rimbalzo si fa sempre valere e mette anche qualche punto rimanendo concentrato ai liberi per un 2/2.
 
Tony Parker: 5
0 pt., 1 assist. In 9 minuti produce solo un assist. Nel primo tempo è uno dei pochi a esser sotto la sufficienza, sbagliando anche due FT oltre allo 0/1 finale dal campo. Nella ripresa riesce a rallentare anche troppo l’azione tanto che a 9:37 Borrego rispedisce in campo Walker. Brutta serata per i transalpini.
 
Coach Borrego: 7
Con calma disegna l’ultimo schema sulla lavagnetta. Mi piacerebbe sapere che disegna, visto che la palla finisce sempre a Walker. Basterebbe mostrare la prima parte; i movimenti sulla rimessa per liberare Kemba. Per il resto la squadra ha sì in Walker un leader importante ma gioca un basket veloce e frizzante. Non so quanto possa reggerlo a livello fisico visto che in back to back il calo è venuto fuori prepotentemente nel secondo tempo, complice qualche giochino di troppo nel terzo quarto sul +20 e poi sul +26. Comunque grande impresa espugnare Miami con una squadra rivitalizzata e un Monk importante. Io darei qualche chance a Bridges se nei secondi tempi Batum scompare…

Game 2: Charlotte Hornets @ Orlando Magic 120-88

Intro
 
Modi differenti di concepire gli aspetti della vita.
Quando abbiamo di fondo lo sport, entrano in gioco le personalità, osannate o detestate dalla gente che esalta oppure “odia” quel giocatore, quel campione.
Per me che ho dismesso il culto della personalità pur avendo avuto degli idoli sportivi (Dell Curry per il basket), di sovente buoni giocatori ma non stratosferici, è interessante vedere da una posizione equidistante le caratteristiche di tali uomini e atleti perché riflettono un modus vivendi nel quale l’osservatore vorrebbe incarnarsi in qualche modo.
C’è un bel film di qualche anno fa chiamato Rush che mostra una presunta rivalità (sportiva e di concezione della vita e dello sport) tra i piloti Niki Lauda e James Hunt (in realtà amici).
Hunt, per rimanere fedeli al film, fu una scheggia, una meteora che amava divertirsi, le Donne e godersi la vita.
Lauda, austriaco, generazione di banchieri, veniva da quel mondo un po’ più grigio, erede dei fasti degli Asburgo.
Riservato, metodico, calcolatore.
Quando il padre gli rifiutò un prestito per guidare in F1 andò a cercar gloria costruendosi la sua carriera.
Il caos contro una più utile ma fredda serietà.
Due poli estremi che si scontravano.
Due talenti differenti che si batterono il loro sogno:
La conquista di un mondiale di F1.
La storia reale ci dice che Lauda vinse il mondiale nel 1975, nel 1977 e nel 1984.
I primi due con la Ferrari e l’ultimo in McLaren.
Nel mezzo (1976) James Hunt, quasi a giocarsi tutto andando oltre le proprie possibilità per battere il mostro Lauda.
Il film è bello anche se presenta alcune inesattezze storiche come il tipo di ritiro di Lauda nel Gran Premio del Giappone 1976 che consegnò il titolo all’inglese.
Hunt the Shunt (per la sua propensione agli incidenti andando oltre il limite) diede addio al mondo delle corse dicendo:
“Lascio ora e definitivamente perché – nel mondo della F1, l’uomo non conta più!”, anche se forse fu solamente dopo la morte di Senna che la macchina prese il totale sopravvento sul pilota.
Morì nel 1993 e fumo e alcol non furono certamente fattori passivi.
Il suo stile troppo sregolato l’aveva tradito.
Ad ogni modo, anche se il film onora in special modo la vittoria “a sorpresa” dell’inglese a spese della più simpatica (per la maggior parte degli italiani) Ferrari, possiamo tracciare un parallelo tra Borrego e Clifford.
Borrego è un Hunt, più spregiudicato non ha esitato a metter in campo una small-ball rischiosa.
Clifford ritirava la squadra a rimbalzo preventivamente, era noioso fino allo finimento nelle rotazioni, un metodico sergente di ferro.
Nessun rancore verso Clifford, solo stanotte Charlotte chiedeva strada al suo recente passato dopo aver perso beffardamente sul rush finale la prima partita, anche se Clifford aveva il vantaggio di conoscerci bene ma alla fine i suoi giovani giocatori non sembravano utilizzare l’arma della conoscenza.
 
La partita in breve
 
Dopo lo 0-4 iniziale e un ritmo impostato a folle velocità, i Magic si scioglievano immediatamente.
Batum trovando tre triple in serie dava una mano a Charlotte che con un paio di parziali di 7-0 e 13-0 rispettivamente nel primo e nel secondo quarto, mostrava buona propensione alla sfida, forse anche psicologica perché Orlando accusava il colpo (serie che Charlotte vinceva da 11 partite consecutive) con Walker (dopo qualche tiro corto a prender la mira) a dilagare nel finale di secondo quarto tra punti e assist.
Gli Hornets chiudevano così sul 51-31 i primi 24 minuti complice un infausto 2/17 dei Magic da oltre l’arco.
Nella ripresa ancora una falsa partenza degli Hornets aiutava i Magic ad accorciare di 5 ma a fine quarto le lunghezze addirittura arrivavano a toccare i 28 pt..
Spazio alle panchine, anche quelle profonde, così, dopo l’ultimo quarto la gara finiva 120-88 con un eloquente +32 per la dodicesima vittoria (record di franchigia contro un team) di Charlotte su Orlando.
46,7% di Charlotte dal campo, 55 rimbalzi e 32 assist contro il 38,3%, 44 rimbalzi e 18 assist. 10/14 dei Magic ai liberi.
A lungo tempo fermi a solo un 1/1.
Nel finale implementano i loro FT.
Terrence Ross sarà il miglior marcatore dei magic con 14 punti seguito dalla coppia Vucevic – Fournier con 12 a testa.
 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
Zeller perdeva la seconda palla a due stagionale ma dopo 4 secondi gli arbitri bloccavano la gara perché il cronometro dei 24 non partiva.
Quando partiva la gara Charlotte sembrava deconcentrata e i Magic più decisi.
Vucevic partiva forte con il tap-in mischia, una stoppata su Kemba e altri due punti da sotto per lo 0-4.
Charlotte a 10:25 segnava ai liberi i primi due punti della partita con Lamb per passare in vantaggio a 9:08 grazie a una tripla di Batum, chiudendo il parziale di 7-0 con altri due FT questa volta a firma Kemba.
Un back-door verticale in transizione chiuso da D.J. Augustin interrompeva il parziale dando il 7-6 parziale.
Ritmo veloce ma numerosi errori su ambi i fronti prima della prima pausa.
Al rientro Charlotte piantava un parziale di 9-0 (deciso fing and roll in entrata di Batum, Lamb che in entrata nel pitturato frontale resisteva al contatto volante, tripla del francese dalla diagonale sinistra e due punti di MKG su veloce transizione con assist di Walker) per portarsi sul 16-6.
Clifford bloccava ancora il tempo con un time-out temendo che i suoi giovani giocatori stessero affondando in un body language negativo.
Nel finale Batum lanciava Monk per due facili punti (unici su 4 tentativi nel primo quarto), Ross affondava un jumper, MKG in taglio orizzontale recuperava un bound pass verticale di Batum per appoggiare, Lamb ai liberi a 1:25 metteva gli ultimi due punti di Charlotte nel quarto chiuso da Simmons con altri due dalla baseline destra per il 22-10 parziale.

Charlotte Hornets’ Michael Kidd-Gilchrist (14) goes after the ball in front of Orlando Magic’s Mohamed Bamba during the first half of an NBA basketball game, Friday, Oct. 19, 2018, in Orlando, Fla. John Raoux AP Photo

 
2° quarto:
Charlotte si portava sul +15 a 11:37 grazie a una tripla di Hernangomez ma un 2+1 di Gordon e una tripla di Ross tagliavano lo scarto sui 9 punti (25-16) prima che MKG stando fermo bloccasse le entrate di Simmons e Ross.
Monk da tre firmava il ventottesimo punto dei bianchi con stripes, poi un mini parziale di 0-4 Magic portava il gap dei ragazzi di Clifford a sole 8 lunghezze a 8:20.
Borrego qui chiamava un time-out notando scelte un po’ confuse in attacco con un Parker incapace d’innescare l’offesa efficacemente.
Il rientro della first unit portava qualche beneficio; Simmons e Kemba si rispondevano, Isaac in entrata veleggiava sul cambio mano per appoggiare mentre a 6:18 Batum dalla diagonale destra sparava un altro tre punti (33-24) prima di un difficile canestro di Grant che da destra si avvicinava al centro per avvantaggiarsi su una difesa di Walker tignosa e rilasciare concentrato il jumper vincente.
Orlando a 5:25 però accusava il colpo nel 2 vs 1 sul lato destro.
Batum passava a un liberissimo Walker che colpendo da tre segnava il 36-26 mandando in pausa la partita sulla chiamata di Clifford.
Lamb con un lungo due e Walker con un jumper frontale allungavano, anche perché i Magic riuscivano nell’impresa (grazie a una difesa di Charlotte attiva) nel far scadere per ben due volte i 24 secondi a disposizione per l’offesa.
A 3:34 uno step back di Walker seguito da un canestro di Zeller da sotto che beneficiava di un assist abbagliante di Walker per far salire il parziale che non si arrestava.
Zeller per fallo di Isaac metteva dentro due FT a 2:32 quando Charlotte toccando il +20 metteva già una buona ipoteca sul match.
Simmons su assist di Vuc fermava il parziale di 13-0 Hornets, ma in transizione i Magic si perdevano Kemba che veniva aiutato da ferro e plexiglass sull sua tripla per poi dargli troppa attenzione quando un fulmineo assist no look trovava sotto il canestro a sinistra un liberissimo Zeller che appoggiava semplicemente a canestro il 51-22 a un minuto esatto dalla fine.
Negli ultimi 60 secondi si assisteva solo a una violenta schiacciata di Vuc che posterizzando Zeller, chiudeva i primi 24 minuti sul 51-31.
Il 2/17 da fuori dei Magic era fattore determinante per il vantaggio sulla doppia decina degli Hornets che con un 7/18 da fuori e un 8/8 ai liberi mostravano un approccio più forte al match rispetto a quello con i Bucks.
Walker con 14 pt. e Batum con 11 guidavano la pattuglia dei top scorer Hornets, mentre inusualmente per i Magic Simmons dalla panchina con 7 diveniva il miglior realizzatore momentaneo per i nerazzurri.

Charlotte Hornets’ Kemba Walker (15) talks with head coach James Borrego while waiting for a teammate to shoot a free throw against the Orlando Magic during the second half of an NBA basketball game, Friday, Oct. 19, 2018, in Orlando, Fla.
John Raoux AP Photo

 
3° quarto:
Il rientro sul parquet degli Hornets era piuttosto superficiale e i Magic punivano due volte; la prima su un rimbalzo corretto al volo da Vucevic che approfittava del mancato tagliafuori di Zeller, poi da tre con Fournier dalla diagonale sinistra.
Ci volevano 2:36 prima di vedere un canestro degli Hornets, ottenuto con una tripla a 9:24 da Walker.
Fournier dalla diagonale sinistra replicava ma accendeva la sfida con Walker che passando rapidamente oltre il blocco di Zeller si presentava all’arco leggermente sulla sinistra per pareggiare i conti.
Fournier da due punti per il 57-41 si riportava in vantaggio nel parziale punti ma una strong drive di Walker sulla baseline destra con assist per il rimorchio di Williams e relativo appoggio valeva altrettanto.
A 7.42, Williams, dopo aver sbagliato due triple in avvio quarto, ne metteva dentro una per il +21 (62-41) mentre Vucevic metteva dentro due punti e stoppava Zeller cercando di dare carica ai suoi.
Lamb però parava un passaggio di Gordon in transizione diretto all’uomo sotto canestro e a 6:54 Marvin si portava sul 2/4 da fuori nel quarto grazie al lavoro di passaggi dei compagni che lo smarcavano nell’angolo sinistro, ma Vuc in un uno contro uno sul post basso sx nell’azione seguente batteva il nostro centro titolare con un gancio.
Batum in avvicinamento a canestro con passaggio dietro la schiena per sé stesso e finta sotto canestro per far perdere il tempo ai due difensori era bravo a segnare.
A 5:29 MKG sbagliava il primo tiro libero degli Hornets ma infilando il secondo lanciava Charlotte sul 68-47, punteggio esteso da Cody a 5:07 con una puntata innescata da un passaggio a medio raggio di Batum; una mazzata terrificante che pietrificava Gordon che per un attimo sbiancava da ex re delle schiacciate.
Orlando in shock si faceva rubare una palla nella propria metà campo da Batum che schiacciava, Kemba dalla diagonale sinistra a 3:58 da fuori segnava il +26 e a 2:52 il +29 rischiando su un’altra tripla di infilare il tiro con il fallo. Ci si accontentava dei tre liberi a segno mentre Orlando brancolava nel buoi anche quando un air-ball di Willy era recuperato da MKG che subiva un inutile fallo.
Un parziale di 3-5 “riavvicinava” i Magic sull’82-54 ma con un -28 l’ultimo quarto diventava il regno delle second unit.

Charlotte Hornets’ Cody Zeller, left, dunks as he goes past Orlando Magic’s Aaron Gordon during the second half of an NBA basketball game, Friday, Oct. 19, 2018, in Orlando, Fla.
John Raoux AP Photo

4° quarto:
Ross ne infilava due in avvio ma Bridges faceva meglio bombardando da fuori.
MKG in jumper per poi andare in corsa a prender sotto canestro a destra e depositare un magnifico passaggio basso diagonale nel traffico di Parker più una drive con scarico esterno sempre fornita dal nostro n°14 per il siluro di Monk davano l’idea dell’energia apportata dalla nostra nuova PF di riserva.
92-59 con i Magic che subivano un canestro da sotto di Bridges e una tripla dalla diagonale destra del nostro numero 0 che saliva in poco tempo a 8 punti grazie all’ultimo catch n’shoot.
MKG segnava il 99-65 alternandosi a un Bridges che portava a spasso il difensore prima di tirargli inaspettatamente in faccia dalla diagonale sinistra vedendo inabissarsi dentro la retina ancor più incredibilmente il tentativo.
102-67 a 7:03 dall’ultima luce rossa, partita con poco da dire che vedeva le terze linee di Charlotte entrare in campo.
A 5:06 una dunk di Bridges faceva segnare per il rookie il tredicesimo punto in 9 minuti.
Bridges perdeva palla in palleggio regalando a Iwandu due pt. in transizione (goaltending di Monk) senza il FT per la mancata conversione del giocatore di Clifford.
Biyombo segnava con l’alley-oop e Bridges si rifaceva a 2:20, quando nell’aria si sentiva il profumo di una palla vagante fluttuante; Miles staccava teletrasportandosi in vetta alle teste di compagni e avversari, torreggiando per schiacciare alla sua maniera, regalando un’altra gemma fatta di plasticità, agilità, ritmo e potenza.
A 1:33 dalla fine spazio tripla anche per Bacon per il 117-82.
Finiva 120-88 con un insindacabile +32 a favore.
Pagelle
Kemba Walker: 7,5
26 pt., 2 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. 8/17 dal campo con 5/10 da fuori e 5/5 ai liberi. A parte 3 TO e un inizio passato a calibrare il tiro, quasi perfetto. Sale di tono, tra assist e canestri, pareggia in punti il numero di minuti nei quali è rimasto sul parquet. Prende uno sfondamento in aiuto sulla linea di fondo destra, ed è già il terzo in due partite. Fattore determinante.
Jeremy Lamb: 6
8 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubate, 1 stoppata. 25 minuti. Ha il merito di provar a penetrare nella cortina di burro dei Magic che nel primo tempo gli assestano un paio di mazzate ridefinendogli il volto. Ora non passerà più all’esame del riconoscimento facciale al computer. Presente a rimbalzo, ne strappa uno a un suo compagno, un po’ approssimativo al tiro (2/7), però un sei lo merita.
Nicolas Batum: 7
15 pt., 6 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate. Inizia bene. Tre triple fondamentali per costruire il vantaggio. ¾ da fuori, un +32 grazie anche ai suoi assist. Bello il canestro in proprio con palleggio dietro la schiena, avvicinamento e pump fake da pochi passi con successivo appoggio a depistare due Magic.
Marvin Williams: 6
8 pt., 4 rimbalzi. Una buona difesa sulla quale i Magic perdono palla, poi un 2/6 da fuori con i due canestri vicini nel tempo che danno una mano a Charlotte nel momento giusto. 20 minuti per lui.
Cody Zeller: 6,5
8 pt., 8 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Parte male e Vucevic a inizio quarti dispari lo sovrasta posterizzandolo anche nel finale di secondo quarto, poi inizia a dar fastidio, anche se il 3/7 figlio di troppi errori/orrori sotto con appoggi molli e poco atletici pesa un po’. Quando invece si fionda a canestro con “cattiveria” sportiva posterizzando Gordon su imbeccata di Batum sembra Mr. Hyde…
Malik Monk: 6
11 pt., 1 rimbalzo, 2 assist. Con un 33,3% al tiro non è che faccia poi benissimo ma in una serata del genere prova a ritagliarsi spazi e gloria. Fa il suo rimanendo combattivo.
Michael Kidd-Gilchrist: 7,5
12 pt., 9 rimbalzi, 5 assist, 2 stoppate. 5/8 al tiro. Tanta energia in tutti i settori. Il nuovo ruolo gli si s’addice. Stoppa anche senza volerlo gli avversari che gli sbattono contro. Carta moschicida e senso della posizione. Non rischia l’intervento ma così non sempre gli andrà bene. Personalità in jumper e bravo a infilarsi in entrata, rimbalzi e assist, questi ultimi come valore aggiunto.
Willy Hernangomez: 6
6 pt., 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 2/5 dal campo, non preciso e troppo falloso (4 i commessi). In 17 minuti però non demorde mai nonostante qualche difficoltà.
Miles Bridges: 7,5
15 pt., 8 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. 6/8 al tiro. Pensare che ha giocato solamente 14 minuti nei quali ci ha regalato triple catch n’shoot, schiacciate sino alla put-back dunk nell’atmosfera di nessuno, dove regna. Se contro Milwaukee aveva fatto scena muta, oggi domina nell’ultimo quarto.
Tony Parker: 6
0 pt., 3 rimbalzi, 6 assist, rubate, stoppate. 0/5 al tiro, un paio di TO e un primo tempo dove fatica a far girar la panca. Nel secondo sforna qualche assist al bacio dei suoi che gli fa valer la sufficienza.
Dwayne Bacon: 6,5
7 pt., 1 assist in 7 minuti. Si toglie la voglia di segnare da fuori, poi gioca i minuti finali dignitosamente.
Bismack Biyombo: 6
2pt.. gioca 5 minuti e commette un fallo. Un unico tiro che in realtà è semplicemente un bell’alley-oop. Va sotto nel differenziale +/- con un -5.
Frank Kaminsky: 6
2 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. Segna di sinistra su un pick and drive frontale. Un paio di rimbalzi in 7 minuti.
Coach Borrego: 7
Intelligente vince il duello con l’ex Clifford. Fa giocare nell’ultimo quarto le riserve facendo riposare i titolari per il back to back contro Miami. Vittoria convincente con un attacco e una difesa validi. Prossimo test: Miami.

Game 1: Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 112-113

Intro
Machan (Cugino) è la storia di una finta squadra proveniente dall’Isola Splendente (Sri Lanka) che sarà impegnata in un torneo di pallamano in Germania.
Uberto Pasolini ne fece un film, ne differiva la parte finale, leggermente più romanzata ma con gran merito ci porta nelle vite di questi ragazzi.
Il film lo trovate anche sul sito della RAI on-line per chi volesse vederlo.
E’ la storia vera di due ragazzi che per colpa della burocrazia non riescono a espatriare in Germania.
Il visto viene sempre negato loro finché uno dei due non scopre un depliant che pubblicizza un torneo di pallamano nelle Deutsch-land.
Una delegazione di 23 persone, con 23 vissuti diversi alle spalle, riuscirà a farsi accreditare per la partecipazione al torneo, rompendo quel muro di plexiglass sul quale avevano sempre sbattuto i loro primordiali tentativi.
Alloggiati in Baviera a Wittislingen, nell’unica partita disputata persero 0-72 la loro prima partita.
Probabilmente, accortisi dei sospetti degli organizzatori, decisero di scappare immediatamente dopo il primo match disperdendosi nei boschi bavaresi dove in un primo momento gli organizzatori pensavano si fossero persi.
La federazione sportiva dello Sri Lanka comunicò agli organizzatori che all’epoca non esisteva nessuna nazionale di pallamano dello Sri Lanka, sport sconosciuto a quelle latitudini, ma l’aura di mistero e anonimato furono armi decisive per la realizzazione di quel sogno che, solo i vari componenti di quel team potrebbero disvelarci oggi (in realtà si diedero alla macchia e a 4 anni di distanza, nessuno dei componenti di questa squadra fantasma era stato ritrovato). Charlotte quest’anno tenterà di fare del mistero, dell’imprevedibilità dovuta a un certo anonimato l’arma principale.
Se il punto di forza della squadra non è avere una stella di classe O, scendendo di 5 categorie arrivando alla G, ecco il nostro Sole Kemba Walker, con gli altri pianeti/giocatori a orbitargli intorno.
Non risplenderemo di luce immensa ma bisognerà mantenere equilibri e distanze per lavorare di squadra e mantenere il perfetto equilibrio per ottenere frutti.
Per questo la squadra deve ruotare intorno al proprio sole ma non troppo vicina per esser bruciata.
E’ successo sull’ultima azione, una differenza minima tra una vittoria e una sconfitta.
Ovviamente tutti noi fan Hornets avremmo voluto iniziare con una W la nuova stagione nella splendida cornice dei 30 anni con un parquet spledido, alla presenza di Tripucka, Bogues, il solito Curry e altri giocatori.

Luci proiettate sul parqut a inizio partita.

 

 

Bogues allo Spectrum Center.

Serve avere un minimo di pazienza, proprio come Machan, le difficoltà incontrate e l’esperienza credo possano servire, a patto d’avere l’intelligenza e capire in fretta i propri errori.
 
La partita in breve
 
Nel primo tempo Charlotte latita in varie fasi del gioco affidandosi troppo a giocate individuali prima di riprender confidenza con il gioco chiesto da Borrego tornando a far circolare efficacemente palla.
In grave difficoltà a rimbalzo e nel lavorare sulla linea dei tre punti, un po’ preoccupata forse da qualche puntata fisica di Antetokounmpo che in termini di punti non farà uno sfacelo, Charlotte cede e concede sull’arco.
Milwaukee tira bene e Charlotte chiude sotto di 13 punti.
Charlotte tenta la rimonta ma nel terzo quarto solo grazie a un canestri di Kemba nel finale riuscirà ad accorciare sul -10.
Borrego mette in campo un piccolo quintetto con MKG come centro e stranamente la cosa funziona mentre Tony Parker fa vedere d’esser l’originale nei suoi momenti sul parquet.
Gli Hornets prima agganciano i Bucks e, dovendo rincorrere nuovamente, riescono anche a sorpassare i rivali di un punto nel minuto finale, tuttavia, per un contatto dubbio (c’è il gomito sinistro di Hernangomez che fa un movimento per aprirsi) su un Antetokounmpo che comunque cerca anche il contatto, costano due FT letali.
E’ -1.
Charlotte, avrebbe la palla per vincere il match ma sulla penetrazione di Kemba, il suo appoggio risulta impreciso, la palla comunque finisce nelle mani di Williams che riapre sulla diagonale sinistra da dove Batum lascia partire una tripla senza aver tempo di fare altro: tabella destra.
Gli Hornets ci sono ma perdono nonostante un Walker da 41 punti un’altra punto a punto, tuttavia se Borrego riuscirà a sistemare le numerose pecche difensive, credo che questa squadra possa anche stupire i suoi detrattori.
Paghiamo a caro prezzo il primo quarto e la rincorsa anche se siamo una squadra con diversi giovani.
Ora si viaggia in trasferta, questo elemento ci dirà già qualcosa sulla personalità del team.
 
FG%: Cha 44,6%, Mil 49,4%,
3 FG%: Cha 42,1%, Mil 41,2%,
Rimbalzi: Cha 41, Mil 57,
Assist: Cha 21, Mil 26 ,
Turnover: Cha 11, Mil 21,
FT%: Cha 63,6%, Mil 75%.
 
Le formazioni:
 
1° quarto:
 
Nella splendida cornice del campo rifatto modello metà anni ’90 gli Hornets, un po’ emozionati partivano lentamente.
Milwaukee giocava il primo pallone segnando dopo 13 secondi con un tiro frontale di Lopez che andava dentro nonostante il fallo di Zeller: 0-3.
Poco più di 30 secondi ed era 0-5 con Middleton in transizione.
I primi due punti dell’anno arrivavano per opera del capitano che passando dietro un blocco rilasciava un elbow jumper a 11:18.
Brogdon dal corner destro riceveva lo scarico colpendo da tre punti mentre Kemba un minuto dopo esatto il suo canestro ne aggiungeva tre per il 5-8 ma il 4/4 e poi il 5/5 di Milwaukee che non falliva un colpo lanciava i Bucks sul 5-14 con l’ultimo canestro da tre di Bledsoe.
Dopo il time-out dalla diagonale sinistra arrivava una tripla di Lamb e il primo errore al tiro per i Cervi che incassavano anche tre punti frontali per merito di Cody Zeller (3/5 Hornets da fuori).
Sembrava si potesse rientrare invece un ½ ai liberi di Antetokounmpo era seguito da altri due punti della stella del Wisconsin che schiacciava in solitaria per poi ammirare una tripla dalla destra di Brook Lopez che spingeva i loro sull’11-20.
A 5:26 un bel passaggio per l’infilata centrale e il fing and roll di MKG erano solo l’unico lampo iniziale di parte della second unit entrata in campo.
Milwaukee impressionava in questa parte di partita; Ilyasova da tre, drive di Bledsoe oltre Kemba e Middleton da tre a 3:48.
13-28.
Un +15 stoppato dalla pausa e da Bridges che mostrava l’atletismo straordinario di cui è in possesso bloccando Middleton, block che consentiva a Willy d’andare dall’altra parte e conquistare due FT per flagrant 1 di Ilyasova.
2/2 palla in mano più due punti ottenuti da Parker in jumper sfruttando un blocco dello stesso centro.
Un floater di Brogdon su Willy (cambio rotazione) e due punti di Willy su splendida entrata di Tony Parker con scarico ravvicinato più un altro jumper di Parker facevano tornare gli Hornets a 9 punti di distanza (21-30).
Nel finale però una tripla di DiVincenzo era il differenziale perché gli ospiti potessero chiudere a un vantaggio in doppia cifra (23-34).

Walker chiuderà con 41 punti.
Non sufficienti per vincere.
Qui impegnato a guadagnarsi gli ultimi due punti della partita (poi realizzati dalla lunetta).

 
2° quarto:
 
DiVincenzo segnava la sua seconda tripla di serata, Brogdon lo imitava mostrando gli atavici problemi degli Hornets a difendere sul perimetro.
9/13 per i verdoni che andavano anche sul +20 in un’azione nella quale conquistavano due rimbalzi offensivi.
Sul 24-44 Monk ridava linfa all’attacco di Charlotte a mezzo tripla, poi in corsa Parker in coast to coast accorciava di un quarto lo svantaggio (29-44).
A menare le danze però era sempre la squadra ospite che segnava con il n°34 per poi colpire con l’ex Wood da fuori.
A 8:13 dall’intervallo i Cervi tornavano sul +20 (29-49). Walker da sotto, poi un intercetto in salto di Batum nel cuore dell’area su un cambio gioco di Milwaukee che portava alla tripla di Lamb dalla sinistra per la nuova oscillazione sul -15…
Un ½ di MKG per il -13 era annullato da due canestri di Ilyasova; il primo battendo Monk nonostante la buona marcatura, il secondo ricevendo da una rimessa a destra in corsa, nessuno degli Hornets sotto canestro e facile layup per il 38-55.
Un caparbio Lamb segnava al terzo tentativo di floater sulla stessa azione poi gli arbitri accordavano a Br. Lopez tre FT per un tocco (?) di Monk sul centro avversario impegnato nella tripla dal corner destro. Tre liberi tramutati in altrettanti punti ma Monk si riscattava immediatamente colpendo frontalmente con una bomba.
Kemba step back elastico e tiro frontale ritardato con pump fake incluso a far saltar il difensore; 45-58 a 3:45 prima che Milwaukee ricominciasse come un implacabile B-29 a bombardare.
Middleton dall’angolo destro nonostante una disperata difesa di Charlotte era preciso nel colpire l’obiettivo da lontano, Kemba con due punti e Cody (dalla lunetta) replicavano per il 49-65 a 1:40 dalla luce rossa.
Un floater di Lamb per il -14 e una formazione schierata da Borrego veramente piccolina in termini di cm per tentare di recuperare (Walker, Monk, Lamb, Batum e MKG) nel finale era beffata da un circus shot di un Ilyasova dal primo tempo quasi perfetto (5/6 al tiro) ma a pochi secondi dalla fine Walker aspettava l’uscita di MKG per creare il blocco che attardava e faceva commetter fallo a Bledsoe in rincorsa; paradossalmente la tripla del capitano s’insaccava ma non il libero.
Tre punti che tagliavano il divario sul 54-67.
Milwaukee chiudeva con un 11/22 da fuori contro l’8/22 di Charlotte i primi 24 minuti.
Da notare i 18 assist dei Bucks di Budenholzer che con una squadra superiore agli Hawks è riuscito a creare un gioco, semplice ma efficace.
Ilyasova chiudeva a 11 punti, top scorer dei suoi, mentre Kemba arrivava già a 17 punti seguito da un Lamb a 10 punti e un Monk da 8, indice che il gioco veloce di Charlotte sposta evidentemente il peso sulle guardie.

Milwaukee Bucks forward Giannis Antetokounmpo, right, of Greece, drives into Charlotte Hornets forward Marvin Williams in the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Oct. 17, 2018. (AP Photo/Nell Redmond)

 
3° quarto:
 
Antetokounmpo a mezzaluna partendo da sx allungava il terzo tempo per schiacciare agilmente a una mano su Zeller che accompagnava solamente, poi da dietro era Williams a stoppare la stella di Budenholzer, Batum andava quindi in transizione a battere un paio di difensori in rientro sotto canestro.
A 9:39 dopo un’azione durata quasi 24 secondi, Kemba doveva lanciare la palla in modalità “Spera in Dio”, andava bene perché la palla finiva dentro ma un 2/2 di Middleton dalla lunetta e una tripla siderale di Lopez dalla diagonale sinistra riconducevano rapidamente i Bucks su un tranquillizzante +18.
A 7:56 Marvin fintando dall’angolo destro si liberava la baseline destra fino ad andare in corsa a speronare liberamente il canestri dei Bucks, un jumper di Kemba (64-76) anticipava due punti di Middleton con un veloce giro verso la baseline sinistra prima dell’appoggio.
Lamb compiva ancora fallo sull’avversario l’azione successiva mostrandosi in difficoltà in difesa ma l’energia di Kemba produceva una palla rubata e due punti in transizione.
La rincorsa sembrava non finire mai anche perché Antetokounmpo segnava un paio di canestri nel pitturato approfittando della marcatura di Bridges con un Willy non in grado di poterlo fermare ma servito da Parker sotto il centro spagnolo chiudeva la giocata con l’appoggio da due punti. FT mancato ma il quarto assist della guardia francese innescava una tripla galattica di Monk per il 74-85.
Bridges aveva qualche difficoltà, Parker no; da destra partendo lasciava di stucco i due difensori chiudendo in layup rovesciato.
Nel finale per gli Hornets arrivavano 5 punti di Kemba con due liberi e una tripla dalla finta ingannatrice anche per sé stesso, quasi perso il passo, con il difensore spedito alle Maldive, c’era comunque il tempo per battere il cronometro.
83-93, -10 per provare l’assalto finale.

Charlotte Hornets guard Kemba Walker, left, and Milwaukee Bucks guard Eric Bledsoe fight for a loose ball in the second half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Wednesday, Oct. 17, 2018. Milwaukee won 113-112. (AP Photo/Nell Redmond)

 
4° quarto:
 
Ilyasova con un taglio sulla baseline destra andava a girarsi ricevendo dall’altro lato per schiacciare in un tempo unico. DiVincenzo provava a metter la pietra tombale sul match scappando in transizione ma il fing and roll, troppo lento, era “deleted” da un balzo felino di Monk.
La pazzia di Borrego consisteva nel posizionare in campo un quintetto bassissimo che aveva il merito di ravvivare la gara; Walker da tre, Antetokounmpo nel nulla schiacciava (MKG non proprio così reattivo), Batum da tre con assist del connazionale, poi un salvataggio difensivo a rimbalzo di Monk e una stoppata di Batum in raddoppio sul 34 greco era utile per la ripartenza di Monk che faceva tremare lo Spectrum Center con una schiacciata di potenza con la destra.
Un fallo di Bledsoe su MKG e due tiri per l’ex Bobcats a 8:26 e si viaggiava sul 94-101 con gli Hornets ad avere tutta l’inerzia, infatti, MKG a rimorchio di Parker chiudendo in schiacciata portava a solo 5 le lunghezze di distacco. Antetokounmpo sfondava su Kemba (5° fallo).
MKG con due punti artistici ci portava a un solo possesso, poi ci pensava un eroico Kemba a colpire da tre per completare l’operazione aggancio.
Middleton da tre non era un problema se con la stessa moneta Kemba rispondeva e risplendeva.
Passi di Antetokounmpo che cercando di sfruttare il mismatch con Kemba facendo da solo, faceva disperare il proprio coach.
Middleton ne metteva dentro due.
Williams mancava la tripla aperta del sorpasso e poi con uno 0/2 fatale dalla lunetta avvantaggiava i Bucks che con il quintetto basso mandavano a nozze Antetokounmpo. 104-110.
Hernangomez con un ½ e un tocco da sotto al secondo tentativo accorciava di tre, poi un ½ del lungo greco per il 107-11.
Una tripla folle di Monk a :54.9 decideva che dovessimo avere ancora una partita, anche perché una steal del nostro centro spagnolo si rivelerà utile in seguito a darci il vantaggio ottenuto da Kemba a mezzo lunetta.
112-111, primo vantaggio di serata a :36.3 dalla fine. Sembrerebbe una beffa per i Bucks che tuttavia, per un contatto ambiguo tra Hernangomez e Antetokounmpo (25 pt. e 18 rimbalzi in totale) in entrata beneficiavano di due liberi che mandavano avanti i Cervi.
Kemba portava palla sull’ultima situazione, ispirato cercava spazio e grazie a una finta lo trovava sotto canestro a destra, ma pressato da due giocatori appoggiava in maniera imprecisa, così finiva per recuperare Williams che aprendo sulla diagonale sinistra trovava un Batum che poteva solo provare a tirare per battere il cronometro.
Il suo tiro picchiava sul plexiglass destro dove s’infrangevano palla e speranze di vittoria degli Hornets, sconfitti in una punto a punto, sconfessando le parole di Borrego per quel che riguarda i giochi più variegati nei finali, dato che il tiro del francese è stato solo l’estremo casuale tentativo di vincere una partita impossibile.
La squadra però c’è ed è attesa da 4 trasferte dove dovrà mostrare personalità per non affondare sin da subito in una mediocre stagione.
Le capacità ci sono, ora tocca ai giocatori impegnarsi al massimo.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
41 pt., 2 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate. 15/29 al tiro, 7/13 da 3 pt.. Dalle sue mani partono saette. Si vede subito che non è il Kemba un po’ passivo di prestagione. Riprende il suo posto al comando e trascina la squadra a suon di punti. Nel finale pareggia due volte e mette la freccia del sorpasso. Al quarto tentativo (numero della morte in Giappone il shi) fallisce. Troppo prevedibile. La colpa non è sua però. Si piega disperato al termine della partita ripensando alla gravità dell’errore ma questi tiri all’ultimo falliti non sono una novità. “Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”… Ecco, magari un po’ d’altruismo in più, anche se in serate magiche come queste, non farebbe male. Gran partita comunque coronata dal record battuto sul maggior numero di punti in una partita inaugurale (apparteneva a Curry con 38 punti).
 
Lamb: 5,5
10 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Jeremy va in difficoltà in difesa e in attacco con un 4/11 non è eccelso nonostante il 2/4 da fuori. Caparbio, segna un floater sulla stessa azione dopo tre tentativi personali.
 
Batum: 5
5 pt., 7 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate, 2 stoppate. 2/8 al tiro… Il francese manca un po’ come ingranaggio atto a far girare i titolari e al tiro. Deciso a rimbalzo, epica la stoppata su Antetokounmpo ma episodi sporadici non determinano una buona gara.
 
M. Williams: 5,5
5 pt., 9 rimbalzi, 1 assist, 4 stoppate. Nel finale manca una tripla aperta e due liberi cruciali. Buona la sua schiacciata con finta sul posto partendo dal corner destro e le sue 4 stoppate fatte di senso di posizione e aiuto, non molto atletismo. Prende quasi rimbalzi da doppia cifra ma finisce male.
 
C. Zeller: 5
5 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 21 minuti per Cody. In difficoltà… Facile profeta quando in preview spostavo l’attenzione sui problemi dei lunghi. Mediocri. Kaminsky e Biyombo non hanno nemmeno giocato… Blocca e va a rimbalzo più per il panorama che per altro. Rimbalzi pochi, anche perché i Bucks all’inizio massacrano da fuori mancando pochi tiri però fa una partita bruttina…
 
T. Parker: 7
8pt., 3 rimbalzi, 7 assist. 4/8 al tiro, con Tony in campo la squadra beneficia di palloni con spazio per tirare. Fa girare la squadra ma qualche volta decide di fare per conto proprio. Fa vedere che non è venuto a svernare. Ci crede. Occhi sgranati su un tentativo d’anticipo quando gli arbitri gli fischiano fallo contro e i commentatori l’apostrofano come uno che ha l’espressione di Depardieu
 
Monk: 6,5
18 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 2 stoppate. 7/16 dal campo giocando 33 minuti, più dei 20 di Lamb. 4/8 da fuori. Personalità e gioco velocizzato rispetto agli esordi. Pulito in difesa, non sempre nonostante gli sforzi ce la fa per questione di cm a bloccare gli avversari, comunque seria minaccia per le difese avversarie. Un suo tiro da fuori ci riporta a -1 nel finale.
 
Miles Bridges: 4,5
1 pt., 1 assist in 14 minuti. Un solo tiro, abbastanza fuori dal gioco, commette un paio di falli (uno intelligente per evitare la ripartenza) e perde una palla sotto canestro sulla linea di fondo. Servirà un altro Miles per conquistar le partite. Peggio di così non poteva fare, attendiamo la risalita.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
10 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Doveva esser l’ala grande (passando da ala piccola) ma viene addirittura schierato come centro in un quintetto da small-ball fa quel che può sulle entrate di Antetokounmpo (poco). Si posiziona però bene e qualche volta tenta anche di stoppare le triple da fuori, anche se nel finale viene battuto incolpevolmente. Vivace, si “sbatte” sul parquet procurandosi, rimbalzi, FT e punti.
 
G. Hernangomez: 6
9 pt., 5 rimbalzi, 1 rubata. La sua rubata nel finale ci consente il vantaggio anche se l’azione offensiva è spezzata da una rimessa. In difesa non può tenere il greco ma cattura alcuni rimbalzi importanti e da sotto segna bene aggiungendo un 3/5 ai liberi. Qui deve migliorare necessariamente.
 
Coach Borrego: 6,5
Gioie e dolori. L’ultima palla concessa a Kemba in quasi stato di grazia sconfessa il suo credo. Fatica a trovare contromisure difensive valide, poi nel secondo tempo sembra riuscirci, a volte non preoccupandosi tanto di difendere il pitturato o facendolo sembrare. Milwaukee in parte cambia stile e affonda con Antetokounmpo e altri player ma tira meno da fuori dove la percentuale cala un pochino. Con Parker si rivede il gioco di squadra mancato nel primo quarto ma la squadra rimonta dal -20 sino al +1 con la sua insana idea di small-ball, very small-ball direi io con Lamb SF, Batum PF e MKG centro… Adesso deve rinfrancare e rincuorare una squadra che ha preso un duro colpo e potrebbe rivivere fantasmi del recente passato, ma questa sconfitta non ha la stessa matrice. Rimango convinto che i ragazzi possano risollevarsi presto.

Charlotte Hornets 2018/19 Preview

Un Malik Monk visto da me. Malik partirà dalla panchina ma potrebbe avere un impatto forte per le sorti di Charlotte.

Intro
 
 
Il confine tra virtuale e reale, tra finzione/alienazione e verità oggi si assottiglia sempre di più, in un mondo sempre più tecnologico, una specie di Matrix sembra incombere anche sulle sorti della NBA, dove la forza aggregatrice del mercato sembra formare nuclei di stelle vicine che risplendono e comandano stando al di sopra di tutto, con i piccoli mercati tagliati fuori de facto, erranti nel freddo spazio aperto dove non si vede luce.
Oltre alle proprie colpe gestionali, queste franchigie scontano la pena di veder fuggire, farsi sfilare giocatori o peggio ancora “dover pagare” player mediocri più del loro valore effettivo.
Oggettivamente, quest’anno gli analisti vedono volare i Calabroni piuttosto rasenti al suolo.
Sicuramente la perdita di Howard ha fatto scendere le quotazioni di Charlotte, la quale ha mantenuto un nucleo collaudato ma stantio che non ha generato buoni risultati negli ultimi due anni.
A parte Kemba Walker che si staglia dalla massa di giocatori mediocri, tra i titolari dello scorso anno sono rimasti Batum, MKG e M. Williams.
Il nuovo GM Kupchak non ha voluto/potuto piazzarli a qualche altro team, anche perché c’è chi, come il francese, porta in dote sotto forma di contratto e si qualità mostrata sul parquet, un fardello più pesante dell’anello scortato da Frodo sul Monte Fato.
Oneri che peseranno ancora sulle casse degli Hornets per qualche anno se il buon vecchio Kupchak non saprà “magheggiare” con il mercato.
In questa situazione di stallo è stato preso un nuovo coach, Borrego, il quale accettando questa condizione, ha per esigenza, ridefinito il gioco del team.
 
Strategia
 
Se la squadra è più o meno la stessa come potrebbero fare i Calabroni per ribaltare pronostici non dalla loro parte?
Chimica… semplicemente alchimia.
Charlotte è in cerca di quella chimica come il nostro pianeta sopravvive in equilibrio grazie a una serie di fattori quali; la distanza dalla Stella Madre (spaziature), rotazione non sincrona, ovvero non mostrando la stessa faccia alla propria stella (giro palla) e acqua in abbondanza (gioco fluido).
Charlotte dovrà però avere un’atmosfera capace di proteggerla dalle espulsioni di masse coronariche provenienti dagli attacchi avversari se non vuole essere incenerita, ecco perché Borrego ha posto l’attenzione sulla propria linea dei tre punti.
Qui vediamo Bacon contrastare Ojeleye nella maniera migliore possibile (il tiro si spegnerà sul ferro) non rimanendo passivo.
Ma qui siamo sulle metafore, andando sul concreto, in attacco ovviamente serviva un’idea nuova e questa soluzione non poteva che provenire dal nuovo allenatore capo.
Necessariamente il team dovrà giocare in maniera differente cercando attraverso il gioco di migliorare i giocatori in un contesto di squadra.
Le sue scelte impatteranno sui risultati dei Calabroni?
Onestamente non saprei dirlo perché la qualità degli interpreti è la medesima da due anni a questa parte e le cose non sono andate benissimo, ma, una “redenzione” in senso positivo (sportiva in questo caso) è uno degli accadimenti più belli che vi possano essere.
Riassumendo la filosofia offensiva di Borrego potremmo dire che gli Hornets cercheranno di spiazzare gli avversari aumentando il ritmo (faster pace) con un attacco up-tempo cercando di concludere velocemente le azioni (indicazioni danno anche un rilascio più veloce della sfera al tiro), inoltre, la soluzione da fuori dovrebbe essere implementata secondo le idee del nuovo coach.
Sostanzialmente Borrego vorrebbe che la squadra tirasse in 8 secondi se possibile.
Tornando indietro nel tempo mi ricorda i primi Hornets mixanti un po’ alla filosofia offensiva D’Antoniana.
Nulla di nuovo forse, un adeguamento al resto della NBA visto che l’anno scorso coach Clifford, ancorato a un fascinoso medioevo era rimasto uno dei pochi paladini a difendere un tipo di gioco che purtroppo si è mostrato non redditizio, vedi anche i Pistons che insieme ai Calabroni erano l’altra squadra a utilizzare quel tipo di gioco, finiti anch’essi fuori dai playoffs.
E così via la torre Howard (più per motivi economici che per qualità/tattica), ora senza di lui, naturalmente la situazione ideale sarebbe quella di andare a giocare in transizione, forzando gli avversari all’errore e/o recuperando palla.
Non solo Walker, Parker e Graham avranno la possibilità di spingere il contropiede, ma anche Monk, Lamb e MKG sono autorizzati a farlo e sembrerebbe possano portare a termine agevolmente il compito.
Per quanto riguarda i finali, una delle mie critiche più accentuate nei confronti di Clifford era l’incapacità di coinvolgere altri giocatori nelle punto a punto.
Sovente si è finito per perdere partite alle quali sarebbe bastato poco per cambiare storia.
Troppo facile individuare Walker come giocatore clutch.
Troppo scontato.
L’attenzione finiva inevitabilmente su di lui che, senza un fisico da LBJ non poteva ripetere miracoli in serie.
Il nono posto offensivo dello scorso anno non diceva però molto sulla prevedibilità dei pick and roll e delle situazioni che portavano Walker ad avere la pesante spicchiata tra le mani.
L’inefficienza è dimostrata dalle statistiche della NBA per quel che riguarda il clutch time:
98,2 punti concessi per 100 possessi (quinti, non male), ma erano scarsi appunto nell’efficienza offensiva (24°, con una media di 98,8 punti per 100 possessi che spesso non bastavano a risollevare la situazione).
Borrego ha detto:
“Guardate da dove vengo (riferendosi a San Antonio).
C’era un numero di Hall of Fame lì e nessuno ha mai dominato la palla:
Tony Parker, Manu Ginobili, Tim Duncan. Il successo è venuto fuori dalla squadra.
Quando entri nell’ultimo quarto e hai molte minacce sul pavimento sei più dinamico e più difficile da proteggere.”
“La nostra sfida ora è essere in partita nell’ultimo quarto con le squadre (avversarie) che non sanno dove stiamo andando.
Tutto quello che stiamo facendo è cercare il tiro migliore.
Potrebbe venire da Kemba, ma potrebbe venire anche da Malik Monk, Jeremy Lamb o da Marvin Williams.
Questo sarà fuori controllo per le altre squadre.
Tireranno a indovinare.
Questo ci renderà più difficili da bloccare.”
 
 
Punti deboli
 
 
Dal mio punto di vista paradossalmente l’attenzione sui punti deboli si sposta dalla panchina (lo scorso anno) al quintetto titolare, specialmente nel reparto lunghi.
In preseason Zeller ha fatto vedere buone cose in attacco tranne a Dallas ma in difesa rende troppi rimbalzi ad avversari più tosti e granitici, inoltre a volte, come alcuni compagni tende a pasticciare un po’ sotto le plance invece di andare ad afferrare saldamente la sfera.
Marvin Williams potrebbe essere l’altro giocatore non all’altezza delle controparti.
L’età sta salendo e l’atletismo non è eccelso.
Se da tre punti indovina la serata può essere importante ma a volte rimane freddo.
E’ scostante e dietro di lui c’è MKG rivalutato in un nuovo ruolo.
Bridges potrebbe anche giocare al loro posto forse ma a parte i dubbi sulla prontezza per entrare in NBA, dal lato difensivo, non sarebbe esattamente il suo ruolo naturale.
Frank Kaminsky è finito a giocar da centro e probabilmente anche fuori da rotazioni importanti.
Con un surplus di uomini digradanti di livello medio e basso, per lui potrebbero aprirsi trade a febbraio, ma chi sarà interessato a lui se dovesse scomparire dai radar?
Sicuramente il suo stipendio da rookie è basso, più appetibile di Biyombo ma cosa potrebbero ricevere i Calabroni in cambio se non un altro uomo mediocre o una scelta futura magari?
A livello di PG sembriamo esser coperti ma slittando sulle SG/SF l’inesperienza potrebbe giocare brutti scherzi, anche se il talento di Monk, Lamb e Bridges c’è e il gioco agile e veloce potrebbe esaltarne le caratteristiche
 
Obiettivo
 
Se il nuovo GM Kupchak avrà in mente di movimentare il mercato probabilmente lo scopriremo a gennaio quando la posizione degli Hornets in classifica potrebbe determinare anche uno sliding doors per la franchigia.
Se la squadra dovesse navigare in basse acque, sul fondo di una Eastern Conference non irresistibile, allora qualche giocatore potrebbe anche magari partire.
Lamb è uno tra i più gettonati, così bloccati da contratti pesanti, Jordan non vorrà pagare soldi per finire sopra la luxury tax.
Non escluderei nulla nella peggiore delle ipotesi, ma questo è un discorso simile a una previsione meteorologica fatta troppo in anticipo, quindi non affidabile anche perché se le cose dovessero prendere una buona piega, una rivalutazione di certi giocatori a fine anno darebbe più forza a Kupchak per eventuali trade.

Nel grafico a torta preso da Hoops Hype, ecco la situazione contrattuale di Charlotte.
Quasi sicuramente a fine anno per trattenere Kemba ci vorrà un adeguamento che sarà almeno del doppio del su attuale stipendio…

Torniamo al parquet…
Un po’ rinfrancato da questa preseason, se non sarà un fuoco di paglia (partite sempre da prendere come test attendibili sino a un certo punto quelle di preseason), Charlotte credo potrà essere in lotta per i playoffs a Est.
L’obiettivo rimane quello…
Leggevo che un noto sito ci avrebbe posizionati intorno alla decima posizione, ma talvolta non passano molte partite di differenza tra una settima/ottava e una decima posizione.
Agguantare un posto playoffs dopo due anni passati a guardare gli altri divertirsi nella post season, sarebbe già un successo che potrebbe passare per i giovani (forse troppo?) esterni di Charlotte.
Movimenti di Mercato Estivi
 
In estate questi sono stati i movimenti dei Calabroni:
 
Arrivi:
Bismack Biyombo (C, Orlando Magic), Tony Parker (PG, San Antonio Spurs), Miles Bridges (SF, rookie), Devonte’ Graham (PG, rookie), J.P. Macura (SG, rookie two-way contract), Jaylen Barford (PG, rookie, tagliato), Joe Chealey (PG, rookie, contratto two-way), Zach Smith (PF, rookie, tagliato), Isaiah Wilkins (rookie, tagliato).
 
Partenze:
Michael Carter-Williams (PG, Houston Rockets), Treveon Graham (SF, Brooklyn Nets), Dwight Howard (C, Brooklyn Nets, ora ai Washington Wizards), Mangok Mathiang (C, Vanoli Cremona), Timofey Mozgov (C, arrivato in estate dai Brooklyn Nets, girato agli Orlando Magic), Marcus Paige (PG, Partizan Belgrado), Julyan Stone (PG, Chicago Bulls).
 
 
Vediamo ora
 
 
 
 
I Singoli per reparto
Guardie
 
PG – Playmaker
 
Kemba Walker
N° 15. 28 anni, 185 cm, 83,5 kg.
Point guard titolare, uomo franchigia pescato al Draft ai tempi dei Bobcats.
Credo non abbia bisogno di grandi presentazioni, comunque, per eventuali neofiti Kemba è un “piccolo“ giocatore di 185 cm che fa grandi cose.
Rapido, capace di rompere anche raddoppi per fiondarsi a canestro, nell’arco degli anni ha unito la sua rapidità alla coordinazione per bombardare anche da fuori, dove i compagni possono portargli blocchi per veloci tiri dal palleggio.
Ha vinto per il secondo anno consecutivo l’NBA Sportmanship Award ma di lui si è parlato più che altro in estate dopo un suo sfogo durante il quale ha detto che si è stufato di vedere gli altri giocare i playoffs.
E il nuovo GM Kupchak che ha fatto?
Gli ha tolto la spalla Howard…
Certo, è arrivato Tony Parker, un ricambio più affidabile degli ultimi avuti che porta esperienza.
Kemba comunque ha giurato fedeltà alla franchigia che gli ha dato una possibilità lanciandolo in NBA e se sul mercato nessuno vuole fare uno scambio alla pari per Kemba (Jordan disse che l’avrebbe ceduto solo per uno scambio alla pari), l’anima di Charlotte è ben felice di rimanere, anche se a fine stagione il suo contratto andrà in scadenza e toccherà alzarlo per adeguarlo al suo valore di mercato rispetto ai salari da capogiro che negli ultimi anni percepiscono anche giocatori ai margini.
La dichiarazione:
“Mi piace molto, non dover essere sempre in ballo, non dover giocare a essere sempre in pick and roll.
Mi dà la possibilità di riposarmi in attacco e di essere più fresco alla fine difensiva.”
Dichiarazione rilasciata dopo la partita di preseason contro i Bulls dopo aver appreso da Borrego che le soluzioni offensive nei finali saranno un po’ diversificate rispetto a un passato nel quale Walker era costretto a portare la croce in maniera prevedibilissima.
 
 
Tony Parker
N° 9. 36 anni, 188 cm, 83 kg.
Arrivato da San Antonio ormai a carriera quasi spesa, Tony non avrebbe più nulla da dimostrare ma sciolto il legame indissolubile con San Antonio e coach Popovich, ha accettato a sorpresa il ruolo di secondo di Kemba, ma coach Borrego ha detto che potrebbe esserci anche occasione per farlo giocare in tandem con la nostra star, magari durante gli ultimi quarti perché Tony ovviamente porterà quell’esperienza/sapienza che potrebbe fare la differenza tra una W e una L.
Non più velocissimo (alla diciassettesima stagione) in preseason però ha fatto vedere che si ricorda ancora bene come si fa a segnare un canestro, trovando tempi e modi non convenzionali per depositare a canestro.
Il ritmo c’è e l’upgrade della PG di riserva (ritenuta dalla società come prioritaria) potrebbe essere un punto di forza della squadra nei confronti tra panchine nonostante la superficialità, lo scetticismo e lo snobismo di alcuni fan italiani che pensano giocare negli Hornets non sia confacente per uno come il francese.
Lo scorso anno fu frenato da un infortunio e in 55 partite (21 come starter) collezionò 7,7 punti e 3,5 assist.
E’ un po’ stano vederlo giocare per noi ma sicuramente lui è contento di giocare per Borrego che fu allievo di Pop.
La dichiarazione:
“Penso che (la stabilità) sia qualcosa che posso portare in questa squadra.
Sono sicuro di essere nel posto giusto per giocare insieme condividendo la palla.
Malik Monk è un grande tiratore e top scorer, il mio lavoro sarà cercare di trovarlo.”
 
Devonte’ Graham
N° 4. 23 anni, 188 cm, 83 kg.
Il rookie di casa (nato a Raleigh in North Carolina) in preseason è stato quasi oggetto misterioso fino agli 8 minuti finali con Chicago.
Entrato in campo ha regalato subito un pallone, poi ha dimostrato di non esser egoista facendo girar la sfera ma oltre al tiro, personalmente mi hanno impressionato i suoi tagli e l’abilità fatta di velocità e coordinazione con la quale ha chiuso le azioni dopo aver ricevuto in corsa un paio di passaggi.
Anche con Dallas si è confermato a buoni livelli mostrando mano calda.
Sarà il terzo play e augurandosi che i primi due godano di ottima salute, non so quanto lo vedremo in campo.
Per ascendere avrebbe bisogno di giocare qualche minuto ma quando le cose si faranno serie, non credo che il suo minutaggio sarà altissimo, a meno che Parker non abdichi. Certamente avere davanti Kemba e Tony gli sarà molto utile per apprendere finezze tecniche e imitare le giocate dei compagni visto che le possibilità fisiche e l’IQ cestistico per quel ruolo non gli mancano.
 
Joe Chealey
N° 31. 22 anni, 190 cm, 86, 2 kg.
Il N° 31 degli Hornets ha dimostrato di poter essere un giocatore utile.
Freddo nella partita contro i Mavs ha realizzato da fuori senza sentir la pressione in un finale che ci ha consentito di riagguantare i Mavs a quota 100 ma il tiro da fuori è una soluzione che potrebbe avere nel DNA.
34,7% di media al college di Charleston e un 80,5% ai liberi. Pochi gli assist al college con 3,4 a partita ma buon realizzatore.
Negli ultimi due anni la sua media punti si è assestata sul 17,9 (14,2 la totale dopo una prima annata a sfiorare i 7 pt.) e si capisce perché intravedendolo in campo.
Mano educata, mi piace. Purtroppo nel ruolo soffre la concorrenza di altri tre buoni giocatori e il suo problema è questo ma ha trovato spazio come giocatore degli Swarm con un two-way contract che gli potrebbe permettere di giocare con gli Hornets limitatamente, se ve ne fosse bisogno.
Un tiratore freddo e inaspettato potrebbe servire alla squadra in alcuni frangenti come outsider per colpire pesantemente visto che Borrego aspira ad avere minacce sul parquet sparse.
 
Jaylen Barford
N° 10. 22 anni, 190 cm, 92 kg.
Nemmeno un minuto dopo le prime tre partite di preseason, tagliato l’11 ottobre.
 
SG – Guardie Tiratrici
 
Jeremy Lamb
N°3. 26 anni, 196 cm, 83 kg.
Riconfermarsi ad alti livelli per Jeremy Lamb sarà la parola d’ordine.
Giunto al suo settimo anno di NBA a Charlotte ha trovato lo scorso anno la stagione che potrebbe rappresentare la personale svolta per i prossimi anni.
Da eterna promessa a giocatore “solido”, nel senso di affidabile e costante.
Il passaggio è stato rapido, frutto del lavoro svolto.
Ci sono le premesse perché anche quest’anno, promosso titolare in SG, svolga il suo ruolo al meglio.
Sarà stimolato da Monk e Bridges, i quali scalpitano dietro di lui.
Lo scorso anno era lui a partire dalla panchina ma i 12,9 punti, i 4,1 rimbalzi e i 2,3 assist di media, hanno convinto Borrego che avrebbe dovuto essere lui il titolare con Batum spostato in un ruolo più naturale.
I tasselli sembrano andare al loro posto ora.
Incursioni, voli in schiacciata, back-door ma anche qualche tiro forzato che non ha mai avuto paura di prendere nonostante non sempre le idee siano state buone.
Le proiezioni di basketball-reference.com per la prossima stagione di Lamb lo danno a 18,8 punti, 3,1 assist e 6,6 rimbalzi per partita.
In considerazione del minutaggio e del ruolo da titolare se tenesse questi livelli, gli Hornets potrebbero fare anche un pensierino ai playoffs ma gli avversari on saranno d’accordo. Stime ottimistiche o meno, mi è parso di vederlo tirare anche meglio, anche da oltre la linea dei tre punti, da dove non sempre era riuscito a esprimersi al massimo.
Lamb, in una stagione di rinnovo, sarà sicuramente seguito da altre squadre e se in futuro Monk e Bridges si dimostreranno all’altezza, la società potrebbe anche pensare a uno scambio per Jeremy o essere obbligata a cederlo se il contratto divenisse troppo oneroso, avendo pezzi bloccati del roster (speculazioni di mercato).
Qualcuno ipotizza che Jeremy finirà la stagione in un altra squadra, magari se Miles e Malik faranno intravedere di poter fare le stesse cose del nostro numero 3 ma personalmente se dovesse partire aspetterei la prossima estate.
Per lui comunque la parola d’ordine sarà cementare il posto da starter negli Hornets per dimostrare di poter giocare da buon titolare in una squadra NBA, abbandonando definitivamente la panchina.
 
Malik Monk
N° 1. 20 anni, 190 cm, 90 kg.
Durante la sua prima parte di stagione da rookie Monk ha raramente esaltato i fan in attacco, ma ancora peggio aveva fatto in difesa.
Il differenziale tra punti segnati e subiti quando era sul parquet era il peggiore del team, poi, a fine stagione è sembrato aver più fiducia, capire di più ritmi e tempi della NBA fino a splendere di luce propria quando a Chicago mostrò una schiacciata che faceva intendere un futuro più radioso per il numero 1 degli Hornets, sembrato poco NBA ready nella prima parte di stagione.
Il cambio d’allenatore potrebbe essere manna dal cielo per Monk.
Lo stile più agile e veloce potrebbe metterlo sul parquet, partendo dalla panchina, per ben più dei 13 minuti che l’ex coach Steve Clifford gli concedeva.
Potrebbe essere il sesto uomo degli Hornets se confermasse le buone cose intraviste in Summer League e nella preseason.
Malik manterrà l’energia, l’agilità e l’atletismo di Lamb.
Passaggi e un tiro più consistente con un miglioramento in difesa tracciano un futuro più florido per lui che di riflesso aiuterà ovviamente il team.
Se Borrego attiverà Tony Parker in modalità assist-man quando sul parquet ci saranno avversari provenienti dalle panchine, Malik, tra tiri e incursioni potrebbe esprimere alla grande il suo potenziale.
Il ruolo è affollato perché anche Miles Bridges e Dwayne Bacon vorranno minuti da giocare ma se il primo è ancora un rookie (buono), il secondo ha qualità ma non a livello del “Monaco”.
Con la benedizione di Borrego, quest’anno potremmo vedere un giocatore entusiasmante.
Anche Monk ha detto che il nuovo sistema (up-tempo style) di Borrego dovrebbe aiutarlo, aggiungendo che per lui lo scorso anno fu difficile perché giocava poco.
 
 
 
J.P. Macura
N° 55. 23 anni, 196 cm, 86 kg.
Una pessima difesa quella vista nei pochi minuti di preseason.
Più lento e spaesato di Monk all’inizio della sua avventura in NBA,
Il contratto di Macura comunque è di quelli da 45 giorni, i famigerati two-way.
Sarà inviato a Greensboro a farsi le ossa.
Giocatore chiave per Xavier nei 4 anni passati all’università.
Se in NCAA le palla rubate di media sono state 2,7 a partita continuando a fare discretamente in Summer League, difficilmente dal mio punto di vista a oggi riuscirà a dare lo stesso contributo immediatamente in NBA.
Una difesa perimetrale che sarebbe interessante per Charlotte ma che non c’è al momento.
In attacco come shooter è stato sottovalutato al college nonostante la varietà di soluzioni offensive proposte riuscendo anche a crearsi in proprio il tiro.
Wolf proverà a migliorarlo ulteriormente come tiratore da fuori e soprattutto come uomo assist, pochi i suoi 2,6 assist di media.
Bisognerà vedere se saprà anche localizzare i compagni.
Charlotte ha tanti tiratori ma forse qualche passatore in meno.
Avere un giocatore bidimensionale potrebbe essere la chiave per trovare qualche minuto in NBA se qualche giocatore dovesse essere indisponibile per qualche tempo.
Il rapido rilascio gli permetterà di essere propedeutico al gioco di Borrego anche dall’esterno, laddove come minaccia potrebbe aprire vie per tagli di giocatori rapidi pronti a inserirsi ma al momento rimane ai margini.
Ali – Forward
 
 
SF – Ali Piccole
 
Nicolas Batum
N° 5. 29 anni, 203 cm, 91 kg.
Tornerà a giocare probabilmente come ala piccola.
“Dirottato” in un ruolo più confacente alle sue caratteristiche cestistiche personalmente mi aspetto almeno un piccolo miglioramento.
Il peso della pressione negli ultimi due anni era salito.
Sulle sue spalle gravava un ruolo da SG come tiratore che dal mio punto di vista non gli si addiceva.
La frequenza con la quale era “costretto” a tirare (spesso da fuori evitando molto spesso di attaccare il canestro) abbassava le sue medie, anche se ancora non tocca la trentina (li compirà in dicembre i trenta) il fatto di doversi preoccupare anche del settore assist facilitava i compagni ma non il suo compito.
Doveva “dividere” lo spazio con Jeremy Lamb che, partendo sempre forte, aveva fatto impallidire il francese a inizio stagione.
Jeremy aveva trovato spazio per un infortunio di Batum al gomito che di certo non aveva aiutato il transalpino a uscire dalle proprie difficoltà.
Limitare il numero di tiri, produrre punti di rottura attaccando qualche volta il canestro in più, anche senza palla, oltre a smistare palloni (se è in forma ha una buona visione di gioco) per facilitare i compagni in attacco dovrebbero essere le sue scelte.
In difesa, senza più acciacchi, deve tornare a metter più pressione all’avversario di turno.
Il suo contratto è pesante e gli Hornets per invertire la rotta hanno bisogno di lui.
Le possibilità le ha, ora tocca a lui cancellare parzialmente gli ultimi due anni non a livelli sufficienti per uno come lui.
 
Miles Bridges
N° 0. 20 anni, 201 cm, 102 kg.
Balza.
Salta all’occhio immediatamente l’atletismo del rookie ma se vuole sa anche passare precisamente nel traffico.
Sembrerebbe avere due razzi ai piedi che sprigionano potenza.
In preseason ha mostrato sfacciataggine andando a schiacciare più volte; alley-oop, put-back dunk o jam dirette, la potenza sprigionata è stata dirompente.
Sapeva di doversi stagliare dalla concorrenza e in parte vi è riuscito.
Rispetto ad altri giocatori che hanno avuto gli Hornets nel recente passato sembrerebbe anche essere più pronto alla NBA (NBA ready), anche se le selezioni di tiro avute nella Summer League non sono state eccelse mentre in un contesto nel quale deve dividersi i tiri con compagni al suo livello è migliorato.
Ha beneficiato anche di spaziature migliori mostrando di saper colpire anche da fuori, fattore che per Borrego è importante.
Questa doppia dimensione potrebbe concedergli spazio nel settore swingman (SG-SF), un doppio ruolo simile, che pare abbastanza affollato.
La dichiarazione di Borrego su Bridges:
“Si adatta all’odierna NBA: è versatile, può difendere diverse posizioni, ha un tiro migliore rispetto al credito dato, può metterlo.
E’ molto più pronto per la NBA di quanto pensassi quando inizialmente lo abbiamo selezionato.”
 
 
Dwayne Bacon
N° 7. 23 anni, 198 cm, 100 kg.
Bacon probabilmente soffrirà della concorrenza nel ruolo da parte delle giovani stelle degli Hornets.
In estate sembra aver migliorato il suo gioco.
Una difesa discreta e un attacco che mi piace perché punta a canestro, specialmente perché a volte è una soluzione ad alta percentuale realizzativa se hai le caratteristiche per poterla adottare.
Troppo spesso Charlotte si è accontentata negli anni passati di andare al jumper senza avvicinarsi a canestro.
Bacon però potrebbe finire a giocare come terza SF, dietro a Batum e Bridges, ma anche volendo vederlo come SG non c’è da stare molto più allegri per Dwayne visto che Lamb e Monk occupano il posto di starter e back-up nelle gerarchie di Borrego.
Dipenderà quindi anche da come gli alti pari ruolo si esibiranno durante la stagione e se Bacon saprà migliorarsi ulteriormente guadagnando qualche minuto.
Bacon comunque pare un giocatore abbastanza solido e utile, anche se non eclatante ma probabilmente per ora, con Lamb, Monk e Bridges che sanno attaccare il ferro, sarà fuori dalle rotazioni.
 
 
Isaiah Wilkins
N° 21. 23 anni, 203 cm, 93 kg.
Tre minuti contro Miami, tagliato l’11 ottobre.
 
PF – Ali Grandi
 
Marvin Williams
N° 2. 32 anni, 206 cm, 106 kg.
Sarà ancora lui il titolare come ala grande.
MKG sarà il suo ricambio.
Slittato dal ruolo di SF a PF con Kaminsky, precedente back-up a sua volta scivolato nel reparto centri.
Borrego ha preso due giocatori per portarli a livello superiore dal punto di vista fisico ma intorno a Marvin sembra non esserci dubbio per quel che riguarda la titolarità.
Giocatore non molto atletico difensivamente parlando, in attacco qualche volta dimostra di avere ancora esplosività con rare incursioni in schiacciata mentre sono interessanti, ma pur sempre non frequenti, i suoi inserimenti e i suoi pick and roll che qualche volta chiude in equilibrio perfetto a una mano.
In qualsiasi altra squadra sarebbe probabilmente un sesto o settimo uomo, l’ideale per un giocatore che ha superato la trentina ed è avvezzo a colpire da fuori senza eccedere in soluzioni forzate.
Questo gli ha permesso d’avere una buona media realizzativa da fuori (41,3% lo scorso anno, miglior stagione personale), specialmente perché i suoi tiri sono presi in momenti nei quali la rotazione difensiva avversaria non garantiva copertura adeguata o comunque avendo qualche metro di spazio, arrivando in corsa su passaggi.
Borrego oggi però vorrebbe aumentare il tiro da fuori, ciò vuol dire che Williams probabilmente sarà costretto a prendersi qualche tiro in più rispetto al passato per dare l’esempio ai giovani compagni.
Personalmente non la ritengo un’idea fantastica nel momento in cui la conclusione sarà a basso coefficiente realizzativo.
Forse fino a oggi spesso è stato “opportunista” nel concludere a difesa spiazzata ma nelle prime tre partite di preseason su 16 tentativi ha segnato 7 volte.
La percentuale potrebbe calare ma sarà figlia di una richiesta di gioco ancora da valutare nel suo complesso.
 
 
Michael Kidd-Gilchrist
N°14. 25 anni, 201 cm, 104 kg.
Scelto al Draft NBA dopo Anthony Davis, MKG non ha certamente dato lo stesso contributo in termini di qualità rispetto a quello che il Monociglio ha dato ai Pelicans in questi anni.
Parlando con un ragazzo che giocava in una società di C al campetto, mentre io sostenevo all’inizio non mi piacesse molto (era ai Bobcats e non l’avevo ancora visto realmente in azione se non saltuariamente), mentre a lui non dispiaceva per ché lo reputava un giocatore utile.
Chi dei due avesse ragione decidetelo voi, io ho iniziato ad apprezzarlo di più vedendolo giocare i primi anni agli Hornets.
In difesa a a rimbalzo era molto presente, poi gli infortuni, il calo atletico, un fisico ferito che come una pianta stenta a riprendersi.
Dal mio punto di vista la vera domanda è se riuscirà a uscire da questo tunnel.
Ma uno come MKG che si è ripreso dalla morte del padre avvenuta quando lui aveva pochi anni (ucciso da arma da fuoco), nonostante le difficoltà e un balbettio iniziale nelle interviste avrà gli anticorpi necessari per superare anche questa prova.
Borrego, visto l’eccesso di swingman l’ha slittato nel ruolo di ala grande, dove i fisici possenti aumentano e il Re Leone (solea vedere con suo papà questo cartoon) MKG potrebbe avere più problemi in termini di scontro fisico, anche se in attacco la sua maggior versatilità e velocità sarà l’arma a suo favore in questo tipo di scontri diretti.
Dirottato però in panchina, alle spalle di Marvin Williams, gli si chiede di portare avanti la transizione, cosa che MKG sa fare, anche senza palla sa andare a rimorchio o creare spazio per il compagno.
Mark Price l’ha migliorato al tiro, un’arma che non ha mai avuto il jumper e se qualche volta ha dimostrato di riuscire a realizzare da medie distanze con buona percentuale, nonostante uno stile di tiro particolare, ancora rimane inaffidabile, soprattutto da fuori dove la tripla manca nel suo bagaglio tecnico.
Ai tempi di Belinelli si discusse se fosse lui o il nostro connazionale il giocatore migliore da mettere sul parquet nei finali, poiché con MKG le spaziature andavano accorciandosi.
SE dimostrerà di avere un buon primo passo e l’esplosività necessaria, potrebbe anche andare in entrata a colpire giocatori pari ruolo meno veloci di lui.
In difesa dovrà usare un po’ più d’agilità ma sarebbe lo stile voluto da Borrego, quello di recuperar palla.
Certo… da numero 2 al Draft a riserva potrebbe sembrare un fallimento, ma per gli Hornets avere un buon difensore su gente meno talentuosa in attacco potrebbe essere una buona mossa per recuperare punti nel caso i 5 titolari avessero accumulato gap nel punteggio.
Intorno a lui gente come Hernangomez e Monk, passatori e buoni tiratori al contempo, potrebbero aiutare la sua causa, avere schemi per tagli all’interno sarà probabilmente un’opzione avendo tiratori larghi sulle ali pronti a creare varchi.
Fing and roll tocchetti da pochi passi o tiri dalla media, in prestagione si è visto essere efficace da sotto.
Forse potremmo vedere un giocatore in grado di far la differenza partendo dalla panchina, aiutando la squadra in termini d’esperienza, lasciando al contempo a Charlotte uno starting five più equilibrato.
Se Borrego avrà trovato la soluzione per l’enigma MKG lo vedremo nel corso della Regular season.
Io faccio il tifo per lui…
 
 
Zach Smith
N° 11. 22 anni, 2013 cm per 99,8 kg.
Ha tenuto una media di 5,5 punti, 4,3 rimbalzi e 1,4 recuperi per partita con gli Atlanta Hawks in Summer League attirando l’interesse degli Hornets che però l’hanno lasciato in panchina per quasi tutto il tempo della Summer League.
Al campo di addestramento Smith potenzialmente avrebbe potuto ottenere o il posto in squadra (manca un giocatore) o un posto per il two-way contract.
17 posti, sarebbe stato il terzo rincalzo come ala grande ma è caduto in dirittura d’arrivo (a favore di Joe Chealey), nonostante l’ottimismo di fonti a lui vicine.
Poco importa se dietro MKG non ci sarà nessuno, slitterà qualcuno del roster…
L’ambiente C per esempio ora pare affollatissimo e un po’ mal assortito e lui avrebbe potuto fare da quindicesimo come PF pura (nel momento in cui scrivo il roster di Charlotte è fermo a 14 unità più i due two-way contract).
 
 
 
Centri
 
Cody Zeller
N° 40. 26 anni, 213 cm, 109 kg.
Torniamo a due anni fa.
Dopo il regno di Howard durato solamente un anno, Cody rientra come centro titolare.
Relegato in panchina, la scorsa stagione ha finito per giocare solamente 33 partite a causa dei suoi frequenti problemi con gli infortuni.
Lo strappo al menisco gli ha fatto perdere le ultime 27 partite di una stagione a intermittenza.
Il ruolo di centro però potrebbe tornare a essere il problema di Charlotte in questa stagione.
Non disponendo di un pivot completo, gli Hornets potrebbero ruotare i giocatori indicati nel ruolo da Borrego per sopperire a tale mancanza.
Cody comunque sembra essere per ora inamovibile come starter perché è il C più completo; in attacco ha buoni movimenti intorno a canestro, dalla media era migliorato, inoltre pick and roll e incursioni da dietro a fari spenti non difettano nel bagagliaio tecnico di the “Big Handsome”.
Il tiro da tre non è mai esistito ma quest’anno non lo disdegna se ha spazio.
Borrego lo stimola a provarci ma per ora le percentuali non credo saranno una minaccia per gli altri team, inoltre, le occasioni saranno rarefatte ma potrebbero comunque dar vita a spaziature migliori se solo Cody mostrasse di essere una minaccia saltuaria ma affidabile…
Senza Cody il record degli Hornets in questi anni è stato 35-59, frutto anche del lavoro che Zeller mette sul campo su ambo i lati del parquet ma nonostante si sia irrobustito fisicamente nella parte superiore del corpo, ancora non è un centro di peso anche se a livello di stoppate per due anni di fila ha avuto una media di 0,9 che l’anno scorso complici i problemi fisici e l’abbassamento del minutaggio si è ridotta a 0,6. Il 6,5 a rimbalzo (massimo in carriera), sceso al 5,4 lo scorso anno, da la dimensione di qualche difficoltà fisica, sebbene quest’anno Borrego potrebbe portare anche Batum sotto i tabelloni per dare una mano a Cody ma anche per far ripartire l’azione istantaneamente con palla in mano al francese.
Proprio il francese ha un feeling particolare con Cody, bravo a presentarsi al momento giusto per puntare a canestro quanto Nic a cedergli palla al momento giusto.
La dichiarazione:
“Sono finalmente sano ed entusiasta di andare a giocare una stagione rimanendo in salute.
Questo è il mio più grande obiettivo per l’annata. Ho perso troppe partite l’anno scorso”.
 
 
Willy Hernangomez
N° 41. 24 anni, 211 cm, 109 kg.
Il giovane centro spagnolo ha il solo difetto di esser troppo leggero per la NBA in questo ruolo.
Per il resto si adatta perfettamente al prototipo di centro moderno sapendo tirare con naturalezza e precisione anche da grande distanza.
Il bagaglio europeo tecnico se lo porta in dote ed è un vantaggio nel pitturato districandosi con ottimo movimento di piedi.
Giocatore versatile che in post basso batte tutta la concorrenza dei lunghi di Charlotte.
Meno pesante e più muscoloso rispetto a prima, potrebbe beneficiare delle spaziature dei tiratori quando sarà nei dintorni dell’area.
Potrebbe essere il backup preferito di coach Borrego, giocando insieme a MKG che non ha tiro da fuori, Willy potrebbe ottemperare anche a questa carenza del compagno per dare alla bench più profondità quando sarà impegnata sul parquet.
Ottimo passatore, potrebbe essere adatto in transizione più di Biyombo e a rimbalzo più abile di Frank visto che lo spagnolo in 11,9 minuti ha catturato 5,3 rimbalzi.
Inserendolo tra i titolari come centro, la percentuale punti della squadra dal campo è aumentata del 25% mentre il rimbalzo è aumentato del 13%.
È evidente che Hernangomez ha avuto un ottimo impatto con gli starter e in prospettiva potrebbe superare anche gli altri in un breve tempo o a medio termine, anche se io son più propenso per la seconda ipotesi, se continuerà a lavorare, potrebbe avere un impatto maggiore degli altri centri a Charlotte.
 
 
Frank Kaminsky
N° 44. 25 anni, 213 cm, 110 kg.
Non vorrei fosse un giudizio tranciante, ma sono in accordo su ciò che ho letto su un altro sito riguardo Frank.
Kaminsky è alla sua quarta stagione in NBA e a fine regular season dovrà fare i conti con l’incostanza prodotta in questi anni se non saprà trovare una stabilità di rendimento.
Nell’estate 2019 Kaminsky sarà un restricted free agent.
Se, partendo spesso dalla panchina ha una buona media di oltre 10 punti per partita nel corso della sua carriera, non supera il 43% dal campo, il che per un big man non è un fattore positivo.
C’è da dire che è stato spinto in passato a tirare molto da fuori, a volte ha forzato anche soluzioni ma se andiamo ad analizzare i rimbalzi, anche qui vediamo che non è all’altezza.
Troppo facile da spostare, troppo molle, anche in difesa.
In 23,4 minuti a gara ha finito per racimolare solamente 4,1 rimbalzi di media e le stoppate sono sullo 0,4 di media con un nadir di 0,2 lo scorso anno.
Personalmente più che il futuro a lungo termine di Frank m’interessa “il futuro di oggi” (per parafrasare quasi il titolo di un libro), ovvero, quello che farà in questa stagione.
Dovrà migliorarsi in fase difensiva ed essere più efficiente in attacco.
Può farlo, lavorando.
L’hanno fatto Walker, Lamb e tantissimi altri giocatori saliti a livello più alto.
Ovviamente, Kaminsky è un giocatore diverso da Lamb e Walker, ma è in grado di migliorare il suo gioco.
Potrebbe essere l’annata buona perché c’è questo contratto pendente o la testa di Frank sarà sempre svagata?
Ha trovato qualche minuto in preseason e lo slittamento possibile come centro potrebbe favorirlo contro i classici centri più lenti su schemi che prevedano la sua presenza all’esterno della linea dei tre punti, a patto migliori anche lì.
L’ex star del Wisconsin dovrà lottare per ottenere minuti quest’anno.
Ciò che mi chiedo è se “avrà fame” poiché mi sembra un giocatore meno tenace rispetto a molti compagni e avversari…
 
 
Bismack Biyombo
N° 8. 26 anni, 206 cm, 116 kg.
Nel giro a tre tra Hornets, Magic e Bulls ecco tornare Biyombo.
Ci si libera di Mozgov, idea iniziale bizzarra per cedere il contratto di Howard.
Alla fine del giro a due tempi, il russo lascia la North Carolina mentre Stone partirà per la Wind City (tornerà poi in Italia) per far tornare Biz alla casa base:
4,4 punti, 6,1 rimbalzi e 1,6 stoppate a partita con Charlotte nelle quattro stagioni passate sino al 2015 sono le sue medie.
Il contratto di Biyombo però è molto oneroso.
I Magic avevano deciso di puntare su di lui, ma alla prova dei fatti, potrebbe essere uno dei peggiori della NBA, comunque meglio rispetto a quello di Mozgov per qualità/prezzo.
Difesa ed esperienza saranno le armi che Biz potrà mettere in campo ma dal mio punto di vista il congolese potrebbe essere solamente uno specialista difensivo da utilizzare quando i centri di Charlotte saranno in difficoltà fisica.
Se Zeller partirà titolare e Willy come secondo, al momento Kaminsky, spostato come C, sembra essere preferito da Borrego come terzo ricambio davanti a lui.
Nonostante il contrattone quindi Biz potrebbe non vedere quasi mai la luce del parquet, anche se personalmente lo preferisco a Kaminsky
Atletico, intorno al cerchio nella vernice può dire la sua e ha il vantaggio di conoscere già i compagni di squadra storici.
Potrebbe essere un uomo squadra rimembrando anche quando in una sua puntata a Chicago qualche anno fa, portò un clochard al gelo a mangiare in un ristorante.
Un piccolo gesto che tuttavia dice molto sulle qualità di un giocatore disposto a lavorare duro per migliorarsi anche sul campo, sebbene il suo gioco sia limitato in termini di distanza in attacco.
 
In conclusione, ecco qualche giocata con le quali Charlotte ha ottenuto un buon 4-1 in preseason, da tagli centrali, a back-door, pick and pop e triple, semplici, da aperture negli angoli o schermate.
Per Borrego la parola d’ordine sarà imprevedibiltà (notare il cambio degli interpreti)…

Preseason – Game 5: Charlotte Hornets @ Dallas Mavericks 123-118

 
Avevo iniziato con Hegel l’intro di preseason, chiudo con lo stesso filosofo questa interessante prestagione.
Forse perché queste sono levatacce che a inizio stagione devi ancora smaltire e carburare per sopportarle alle nostre latitudini quando si gioca in piena notte e tendi a seguirle tutte, dovendo poi spesso recarti al lavoro senza più dormire, allora anch’io mi chiedo perché farlo, soprattutto quest’anno…
Confesso d’esser partito con poco entusiasmo, un po’ scettico nei confronti di una squadra che non ha saputo rinnovarsi e cambiar pelle ma ora sono curioso di vedere Monk e Bridges, i progressi degli uomini intorno e di capire se Borrego oltre all’entusiasmo donato riuscirà a ribaltare la squadra attraverso il gioco.
Diciamo che forzando un po’ Hegel, l’amore per la squadra (in questo caso il team, ma lui parla di un altro sé stesso) sarebbe appunto identificarsi nell’altro riconoscendosi, rinunciando a sé stessi come forma di “sacrificio” (userei questo termine per far comprender meglio il significato ) per ritrovarsi nell’altro.
Personalmente credo sia un concetto fuori dal tempo ma che vale sempre quando siamo portati a fare qualcosa d’irrazionale e che sembra sconveniente a favore di qualcuno o qualcosa uscendo dall’ego.
Così Charlotte mi/ci ha premiato questa notte, chiudendo bene la prestagione mostrando un gioco frizzante e sparagnino.
 
La partita in breve
 
Durante il primo tempo Charlotte, nonostante i problemi a rimbalzo (18-25) che collimavano con uno Zeller sottotono, chiudeva in vantaggio 58-53 grazie a un 11/19 da fuori (57,9%).
Un 5/5 dalla lunetta contro un 15/18 Mavericks ricordando un team di Clifford tra le squadre meno fallose della NBA.
Nella ripresa tra cambi e sorpassi si arrivava a un finale nel quale Monk e Bridges mostravano i loro lati positivi e negativi, spingevano però Frank, Graham e soprattutto un Macura da 13 punti in 9 minuti che mandava al tappeto la formazione di Carlisle dimostrando un repertorio offensivo variegato, anche senza palla.
Charlotte chiude quindi la prestagione sbancando il parquet dei Mavs per un 4-1 interessante.
29-21 gli assist a favore degli Hornets, 22/27 ai liberi contro un 32/42 per i Mavs, fattore che indica, oltre a qualche decisione pro Mavs, una propensione a utilizzare anche giocate non consentite come mezzo estremo per bloccare l’azione.
35-42 a rimbalzo (-7) e 23 turnover per Charlotte, un po’ troppi (21 Mavs), con qualche forzatura in palleggio di Bridges e Monk che hanno comunque compensato ai loro errori.
57,6% da tre per Charlotte, chiave della vittoria oltre il 41-32 del quarto finale, effetto e merito dei rookie ed esordienti.
Per i Mavs Doncic e Jordan hanno realizzato 18 punti a testa, Smith Jr., 16.
Non sarà sempre facile mantenere queste percentuali in stagione.
 
La partita
Le formazioni:
 
1° quarto
Iniziava bene Dallas che colpiva da tre su una second chance con Matthews.
Pareggiava immediatamente Walker ma al culmine di una triangolazione veloce DeAndre Jordan si esibiva in una slam dunk.
Doncic guadagnava due FT a 9:06 che infilava, ne sbagliava un terzo per tre secondi in area di Zeller così Kemba a 8:32 accorciava sul 6-7 con un’altra bordata da fuori.
Una palla persa da Kemba in attacco però portava Doncic alla transizione chiusa da un alley-oop di Smith jr..
Problemi a rimbalzo per Charlotte anche se la terna non si avvedeva di una spinta di Jordan alle spalle di Zeller che toccava a rimbalzo Smith Jr..
Due FT dei quali solo uno a segno che portavano Dalla s a doppiare Charlotte ma un’altra tripla di Batum tagliava il divario.
Dallas accelerava con due FT di Matthews, una bomba di Smith Jr. mentre Charlotte tornava a segnare quando su Batum, un raddoppio non andava a buon fine e il passaggio per Lamb costava ai Mavs la quarta tripla consecutiva subita che valeva il dodicesimo punto Hornets.
Sul 12-22 finalmente Charlotte segnava un due punti, merito di Batum che in penetrazione depositava un layup vincente. Un assist a sinistra per una schiacciata mancina di Willy guidava la riscossa poiché anche se Charlotte spendeva qualche fallo, Willy in uno contro uno Vs Jordan segnava appoggiando la palla al vetro da media distanza.
Batum da tre ancora tagliava lo scarto andando a far girare il tabellone sul 21-25 (5/8 da te per Charlotte).
Parker con un bound pass a sx innescava sulla corsa MKG che convergendo a canestro segnava con l’and-1.
24-25 che diventava un +3 per i locali per un fallo in raddoppio difensivo dello stesso MKG su Harris.
Una transizione di J.J. Barea con assist per la tripla aperta di Kleber faceva volare i Fuorilegge sul 24-30 a 1:25 dalla prima sirena. Barea dal pitturato segnava inarcandosi il 26-32 prima che Broekhoff segnasse il trentacinquesimo punto con un pick and pop a poco più di due secondi dalla luce rossa che Monk batteva da oltre metà campo, silurando i Mavs allo scadere per il 29-35 con un incredibile disperato tiro.

Zeller contro Jordan.
Serata negativa per Cody.
Foto: Jerome Miron-USA TODAY Sports

 
2° quarto:
La seconda frazione del primo tempo vedeva MKG accorciare di due su un rimbalzo intorno al ferro dei Mavs, poi una penetrazione con scarico volante di Malik per Willy dava il -2 a Charlotte che tornava alla parità con Bridges che dopo aver ricevuto sulla destra un passaggio in diagonale schiacciato di Parker si portava sotto canestro controllando la sfera con qualche difficoltà ma battendo un paio di difensori con un giretto in svitamento.
A 9:23 una tripla di Kemba dava anche il vantaggio alla squadra del North Carolina che con una bomba di Willy si portava sul 43-37.
A 7:28 Doncic da sinistra sparava da fuori convincendo poi Bridges in cima all’area pitturata creava il suo tiro mettendo 5 punti di distanza tra i due team (45-40).
Zeller mancava un gancio ravvicinato mentre Jordan segnava correggendo su un errore di un compagno a 5:57.
Un open 3 frontale di Williams evidenziava la mancanza di copertura dei Mavs sul perimetro.
Lampi di classe di Doncic con passaggio per sé stesso dietro la schiena in corsa e assist per l’uomo libero nell’angolo non eran sfruttati così dopo un’entrata a dalla baseline destra di Walker in uno contro uno con canestro da giocoliere e relativa protesta del capitano che ci costava un FT contro e un punto, i Mavs accorciavano con Charlotte un po’ in difficoltà.
I Mavs arrivavano sul 50-48 con una drive di Smith Jr. alla quale Zeller non riusciva a opporsi.
Lamb da tre a 3:09 ridava fiato all’offesa color teal poi era ancora Marvin a mettere in luce impietosamente la copertura zero dei Mavs sul perimetro con un’altra bomba facilitata dall’assenza di marcature.
56-48 che diveniva 56-51 dopo la tripla del rookie sloveno dei Mavs a 1:57.
Rimaneva invariato il distacco all’intervallo anche se si saliva nel punteggio sul 58-53.
 
3° quarto:
Zeller iniziava bene la ripresa con un’incursione che vedeva la palla arancio come ciliegina rimanere in bilico sul ferro prima d’esser inghiottita dalla retina.
Arrivava anche il libero aggiuntivo, così Charlotte si portava sui 61 punti.
Graham con calma si procurava il tiro in jumper per il 63° punto, quello del +10, Lamb da sinistra da tre grazie al giro palla chiuso da Graham con l’assist laterale per il 66-57 era fieno in cascina prima che Dallas iniziasse a rimontare.
Lo slavo dei Mavs segnava prima da tre, poi su assist di Smith Jr. metteva dentro in schiacciata in infilata centrale.
Un rimbalzo conteso da due Hornets finiva nelle mani dei Mavs che chiudevano con la second chance di Finney-Smith da fuori.
Tripla letale per il 68-65 a 7:38.
Il time-out di Borrego serviva a romper per un breve tratto l’inerzia poiché Monk esaltava la chimica del team chiudendo con la bomba da fuori a 7:22 per il 71-65.
Una violenta schiacciata di Jordan segnava un possesso tra i due team (71-69), il pareggio arrivava per opera di Finney-Smith dalla lunetta a quota 73.
Una rubata di Doncic su Monk chiusa a 5:20 in transizione dava il là ai Mavs che a 4:27 con altri due liberi per Smith Jr. (un po’ generosi con la squadra locale gli arbitri) correvano sul +6 (73-79).
Due FT di Frank interrompevano il break dei texani ma un alley-oop plastico di Jordan offerto da Smith Jr. davano ulteriore vantaggio alla squadra di Cuban e Carlisle.
Alley-oop in transizione a 3:05 per Bridges a tripla di Smith Jr. prima della stoppata di Monk sulla transizione di J.J. Barea. Harris in jumper e Frank a :46.5 dalla terza sirena più due punti di Monk a chiudere un quarto che vedeva comunque avvantaggiarsi i Mavs fino all’82-86 parziale.
 
4° quarto:
Ulteriori sostituzioni preventivabili nell’ultimo quarto; running di Bridges e due punti del magrebino Mejri che falliva però il libero supplementare.
Consueta dunk di potenza per Miles e rubata per Monk con passaggio a Graham davanti a tutti in transizione a chiudere facilmente per l’88 pari.
La gioia durava poco perché Barea segnava il +2 per i suoi ma delittuosamente Bridges era lasciato solo sulla linea dei tre punti.
Arrivava quindi il sorpasso (91-90), prima che il play di riserva dei Mavs (ancora lui) controsorpassasse per il 91-93. A 8:13 Biz pescava il jolly in girata dal pitturato tirando su palla subendo il contatto dalla controparte magrebina in un duello tribale.
2+1 e sorpasso alla curva dei Calabroni per il 94-93…
Partita eccitante sul filo; bonus per i Mavs per fallo di Bacon sulla propria baseline sx e sorpasso di Cuban e soci a otto minuti dal termine…
Un doppio vantaggio di tre punti dei Mavs era pareggiato prima da un tiro sicuro di Graham dalla diagonale sinistra e poi da Joe Chealey, n° 31 molto abile da fuori.
100 pari, poi 100-102 fino al riscatto di Macura che grazie al rilascio veloce veniva toccato mentre provava a sortire una bomba dal cilindro.
Lo 0/2 precedente ai liberi era annullato. Il nuovo 3/3 consentiva a Charlotte di ripassare avanti e a 4:49 quando dal corner sinistro si elevava Graham per affondare la tripla del 106-102, Charlotte prometteva di rimanerci.
Dopo il -2 Mavs, un passaggio perfetto schiacciato di Bridges con perfetto taglio di Macura già in atto dava a Charlotte una giocata da tre punti importantissima.
109-104, poi l’oscillazione di punteggio ad elastico ma i Mavs rimanevano dietro, anche perché Macura in back-door sulla linea di fondo sinistra finiva per andare addirittura a schiacciare su cioccolatino di Graham.
118-113.
I Mavs tornavano al -1 quando Macura tentava di aprire da sinistra a destra con un passaggio avventato.
La transizione e il fallo su Broekhoff non fermavano il rientro; 2/2, 115-114.
Spalding a :59.4 lanciato in area potrebbe superarci ma il controllo difficile indicava agli arbitri i passi così, con non noncuranza Macura scagliando un’altra bomba in faccia all’uomo a :48.4 realizzava il +4.
Una tripla pessima di Broekhoff si schiantava sul plexiglass ma l’avvitamento artistico volante di Kostas Antetokounmpo valeva il 118-116.
Si entrava in fase di lunetta; risplendeva Macura con un 2/2, era calante Brunson con l’1/2 per il 120-117.
Graham con l’1/2 teneva a due i possessi di distanza (½) e una pesa dei Mavs a :14.7 dalla fine segnava la fine delle ostilità.
123-118 sbancando Dallas per un 4-1 in preseason non è male per una squadra già data per spacciata da tutti anche se è solo preseason.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
13 pt., 2 assist, 2 rimbalzi. Gioca un buon primo tempo (lascia spazio nel secondo) anche se con 4 turnover non da lui. 3/5 dal campo in 17 minuti con un 2/2 dalla linea. Gli manca un FT che per proteste prende contro…
 
Lamb: 6,5
11 pt., 2 assist, 5 rimbalzi. 3/7 dal campo accumulando un -10 preoccupante in 18 minuti ma non per colpe sempre sue. ¾ da fuori non è niente male come inizio…
 
Batum: 6
8 pt., 1 assist, 3 rimbalzi. Gioca 18 minuti chiudendo con un 3/7 dal campo. Fatica a trovare i compagni chiudendo con un assist. Schierato sul bordo dell’area può ora cercare il rimbalzo più frequentemente in difesa, utile da fuori con un 2/5.
 
M. Williams: 6
6 pt., 2 assist, 2 rimbalzi, 1 stoppata. Chiude con un 2/5 dal campo dei quali 2/4 da fuori. Colpevolmente lasciato solo un paio di volte, il veterano punisce ma non mi convince a livello tattico in difesa dove commette anche 4 falli.
 
C. Zeller: 5
3 pt., 1 assist, 2 rimbalzi. Poco convincente nella notte. Jordan lo surclassa sotto canestro mentre lui sbaglia anche tiri facili. Finirà con un ¼ dal campo frutto del canestro 2+1 a inizio ripresa.
 
T. Parker: 5,5
2 pt., 3 assist, 1 rubata. ¼ dal campo. 1 persa e un fallo speso che c’era ma prima del tiro. Il fallo viene chiamato su un contatto sul quale Tony avrebbe dovuto smaterializzarsi forse… Bene nello smistamento assist, male al tiro provando anche forzando un paio di tiri.
 
Monk: 6
8 pt., 5 assist, 1 rimbalzo, 2 rubate, 1 stoppata. Tabellino pieno per Monk che in 19 minuti fa 3/11 dal campo mettendo dentro paradossalmente 2 delle 3 bombe provate. Abbandona quota zero anche nei falli spesi (1) e soprattutto nelle palle perse. Troppe tre, troppa la confidenza palleggiando in faccia all’avversario che può ripartire in transizione. Compensa con assist di valore e una difesa non sempre valida ma sul pezzo.
 
Miles Bridges: 6,5
13 pt., 1 assist, 7 rimbalzi, 2 rubate. 6/11 dal campo tra schiacciate e alley-oop. Mostra la potenza e l’atletismo dei quali è in possesso oltre a un buon tiro da fuori se lasciato solo. Come Monk deve migliorare il ball handling in uno contro uno. Un paio di scippi ai suoi danni costano qualcosa ma il ragazzo torna utile anche a rimbalzo nei suoi 27 minuti in campo.
 
Kidd-Gilchrist: 6
7 pt., 1 assist, 2 rimbalzi. 2/2 dal campo, 3/3 ai liberi, spende un paio di falli in copertura per evitare facili canestri da sotto. Due palle perse. Apre un contropiede lanciando che porterà a due FT. Ci sarebbe bisogno di vederlo qualche minuto in più per giudicarlo più approfonditamente.
 
W. Hernangomez: 7
9 pt., 2 assist, 3 rimbalzi, 2 rubate in 10 minuti. 4/4 dal campo e +11. Si muove bene contro Jordan. Segna in post basso sinistro girandosi. Più mobile rispetto a Cody, sembrerebbe poterai inserire nei titolari agilmente nonostante la minor esperienza rispetto al compagno.
 
D. Graham: 7,5
15 pt., 4 assist, 1 rimbalzo. Un ragazzo che è parso già abbastanza pronto. Meglio anche di Parker in serata. Perfetto con 5/6 al tiro se consideriamo il sesto mai arrivato a destinazione. Stoppato sul tentativo da tre punti Devonte’ va a riprender palla e a segnare in entrata. Bell’assist per Macura nel finale. Tranquillo. Gioco e regia, forse un pochino di difesa in più sui jumper come unica nota stonata.
 
Kaminsky: 7
9 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 2/3 al tiro. Gioca uno spezzone di partita in bilico riuscendo a non sfigurare, anzi, a esser utile. In 14 minuti contribuisce alla vittoria di Charlotte grazie al rimbalzo e ai suoi canestri. Non si deconcentra dalla linea con un 4/4.
 
Bacon: 5
0 pt., 2 rimbalzi, 2 assist. Un paio di buone chiusure ma anche una difesa non troppo stabile. Lascia la linea di fondo su un’entrata a sinistra che ci procura due FT contro. A parte l’assist per Bridges in transizione per l’alley-oop non sembra sia in gran serata e lo 0/4 al tiro ne è la riprova. 3 falli spesi e un turnover ma il suo plus/minus dice +11.
 
Biyombo: 6
3 pt., 1 rimbalzo. Più impegnato sbraitare con i compagni che altro, riprende Bridges che non c fa troppo caso. Conversazione interrotta dalla chiamata in panca per il n° 0 degli Hornets. Segna i suoi tre punti facendo più nero Mejri nel pitturato con una giocata elegante e coordinata. In difesa però è rivedibile nei 4 minuti.
 
J. Chealey: 6,5
3 pt., 1 assist in 2 minuti. Pareggia a mezzo tripla la gara in una fase delicatissima. Fornisce un assist. Nel suo ruolo è ciò che gli si chiede, cosa domandargli di più? Buon giocatore, oscurato dai pari ruolo ma utile a dare profondità al roster se chiamato in causa.
 
Z. Smith: s.v.
Se per Barford e Wilkins c’è da chiedere a Chi l’Ha Visto, Smith entra per un minuto, fa sapere a tutti a casa che sta bene, poi si eclissa.
 
JP Macura: 7,5
13 pt., 1 assist in 19 minuti. A parte un pallone che Frank gli spara un po’ fuori dal corpo sulla sua destra che non può raggiungere e un inizio molto lento nel quale fa 0/2 ai liberi, si sghiaccia ai FT con un 3/3. Poi segna da fuori, in taglio diagonale e in back-door con personalità chiuso in schiacciata dimostrando di saper giocare senza palla e di avere un rilascio molto veloce. Aiuta Charlotte a vincere. Sto rivalutando un po’ Dennis the Menace (Dennis la Minaccia), almeno offensivamente. In difesa commette tre falli.
 
Coach Borrego: 7
Gli darei 5 solo per aver schierato 17 giocatori costringendomi ad altrettante pagelle, ma in realtà anche se forza la mano con i colpi da fuori, a questi ritmi ha ragione. Dallas copre male il perimetro e Charlotte ringrazia. Probabilmente nei finali contro squadre più brave sul perimetro dovrà valutare anche soluzioni per aprir più varchi all’interno come Macura ha trovato comunque un paio di volte in serata. La squadra è spensierata e divertente ma le percentuali irreali da fuori dovranno saper esser mantenute o almeno avvicinate in regular season se vogliamo giocar così.

Preseason- Game 4: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 110-104

Noè, il 17 luglio di tempi nei quali affondavano favole, mezzi e radici, si trovò con la leggendaria arca posata sull’Ağri Daği (oggi all’estremo lembo della Turchia orientale), 5165 metri di montagna meglio conosciuta con il nome biblico di Ararat.

Dopo i 40 giorni di diluvio universale scatenato da un Dio deluso dei comportamenti degli uomini, Noè e la sua famiglia (unici risparmiati da Dio), dopo qualche settimana, al ritiro delle acque poterono toccare il suolo, così come gli animali che lo stesso Onnipresente aveva ordinato di salvare.

Allo Spectrum Center l’aura di luogo mistico forse non è così forte ma speciale per noi tifosi teal & purple lo è sicuramente.

Anche qui il campionario animali di certo non manca a chi, nel corso degli anni ha deciso i nomi delle franchigie esaltando le caratteristiche di questi esseri.

I Cervi, i predatori (Dinosauri) di Toronto, i Falchi, i Lupi della foresta, i Grizzlies, i Pellicani, oltre a Tori e Calabroni che si affrontavano nella notte sono esempi di come da sempre queste forme di vita, siano importanti per l’uomo, nonostante l’homo sapiens, oggi troppo faber spesso si dimentichi del loro valore.

A richiamarlo nei loghi degli sport,a volte discesi dall’araldica, sarebbe interessante immaginare i giocatori trascendere sul campo ispirandosi allo spirito guida animale della franchigia. Una simbiosi per gli Hornets quest’anno che per volontà di coach Borrego vorrebbe avere una squadra rapida, veloce, scattante, con riflessi pronti, protesa a ripartenze fulminee pungenti, proprio come calabroni.

La partita in breve

Una partita che Charlotte ha incanalato presto sui binari giusti, approfittando anche di qualche mancanza d’esperienza dei rookie o dei provvisori dei Bulls che hanno trovato anche un primo tempo di Jabari Parker non eccezionale mentre Lavine è sembrato essere già in forma. Gli Hornets, fedeli al credo di Borrego, si sono cercati con passaggi atti a far saltare una difesa facilmente scardinabile. Qualche canestro extra, dovuto alla bravura dei singoli e il +20 nel terzo quarto era raggiunto. Si finiva con un tourbillon di giocatori in campo, alcuni dei quali non vedranno la partenza della stagione probabilmente, ma Charlotte, dopo aver rischiato il pari, reggeva l’urto, dimostrando anche un buon Graham in serata. Dunque vincono i Calabroni che nell’amichevole hanno potuto osservare una Chicago (pur mascherata) che affronteranno presto in regular season hanno dimostrato di poter prevalere nel confronto. L’anno scorso andò spesso male a Charlotte (1-3), ma quest’anno senza il finlandese dei Bulls Markkanen, infortunato per la prima parte della stagione, gli Hornets avranno meno difficoltà sulla carta, anche se le partite sono tutte da giocare e la carta a volte diventa straccia. 26 punti di Lavine, 17 di Portis per i Bulls, 20 di Walker e 16 di Lamb nelle file di Charlotte per i singoli. 47 rimbalzi e 16 assist per i Bulls, 50 rimbalzi e 23 assist per gli Hornets che hanno tirato con il 45,3% dal campo contro il 44% dei Tori. 37% da tre per Chicago, 29,4% per Charlotte che nel finale con uno 0/6 ha abbassato la media.

Le formazioni:

La partita

1° quarto:

A vuoto il primo attacco dei Bulls era un’infilata di Marvin Williams con runner a una mano a essere buona per il vantaggio di Charlotte. Batum stoppava Jabari Parker ma nessuno a 10:49 riusciva a fermare la tripla del primo vantaggio Bulls firmata Lavine da fronte a canestro. Hornets nuovamente sopra grazie a un jumper medio di Lamb; l’allungo con una transizione di Kemba e un altro tiro in salto di Jeremy dopo un’accelerazione con arresto e tiro. Sull’8-3 Charlotte smettendo di segnare agevolava il lento rientro della mandria di Tori che dopo aver rubato palla a Walker per merito di Holiday riuscivano a pareggiare con un ½ ai liberi di Lavine (fermato da Zeller irregolarmente). Hornets che, nonostante qualche imprecisione, compresa quella sulla tripla di Williams, si riportavano sopra con il tap-in di Lamb mentre un passaggio sotto per Zeller era buono per il +4. Bulls al palo che soffrivano ancora Lamb; prima due FT a 4:56, poi una tripla dalla diagonale sinistra ricevendo palla e tirando subitaneamente senza esitazioni. 17-8 grazie a 11 punti di Lamb e Bulls al time-out… Un distacco di 9 punti destinato a scemare con i cambi nonostante Charlotte mantenesse spesso un gioco di passaggi fluido. Era il caso dell’assist liberatorio per Monk che dall’angolo sinistro infilava la prima tripla di serata. Rispondeva Holiday da fuori per il 21-15 mentre Monk dalla diagonale destra faceva 2/2 da fuori per il 24-17.Una rubata di MKG in rientro non serviva agli Hornets per sfruttare un contropiede 3 contro due poiché Kemba si faceva intercettare un passaggio saltato mentre dall’altra parte saltava il fortino quando a :55.7 Portis sganciando una bomba accorciava sul 24-20. Bridges, un po’ fuori dal gioco, mancava il primo tiro ma non poteva rifiutare sull’assist di Monk per l’alley-oop a una mano, frutto di una giovane transizione. Bulls che a mezzo tripla si portavano sul -3 ma sulla sirena Walker, dopo aver lasciato sul posto il n°44, mandava a segno il runner a una mano per il 28-24, finale di primo quarto (un punto in più ai Bulls riassegnato su un tiro di Porter assegnato in prima istanza da due ma in realtà da tre).

 

 

Robin Lopez e Cody Zeller si contendon la sfera.

 

 

2° quarto:

Willy iniziava in maniera attiva il secondo quarto recuperando una palla ballerina e realizzando un ½ ai FT, oltre a due pt. facili successivi grazie a un assist ravvicinato emesso in corsa da Monk. Hernangomez cambiava uomo assist (Parker) ma i punti erano sempre 2 per un parziale personale di 5-0. A 9:26 Monk con un bound pass diagonale verso destra serviva in corsa Zeller per una delle sue entrate da dietro a fari spenti chiusa in schiacciata. Un recupero difensivo di Zeller era finalizzato in attacco da Monk che a 7:44 esplodeva una tripla in step back dall’equilibrio provvisorio per il 40-31. Portis con un pump fake su Williams si apriva un breve varco frontale chiudendo a metà strada con un arcobaleno in corsa. Lavine esplodeva in velocità e potenza con una bimane mentre Dunn danneggiava in jumper gli Hornets con altri due punti che facevano scattare la sirena d’allarme sulla panchina di Borrego lesto a chiamare una pausa a 6:15 sul 42-37. Un anticipo netto nell’area difensiva di Charlotte da parte di Kemba lo portava in coast to coast a segnare in reverse layup pur marcato. Batum passava a Williams in area, bravo a oscillare dopo essersi staccato dal pick and roll per andare a depositare sotto punendo il raddoppio. Nel duello tra numeri 5 Batum/Portis, l’euro-step del francese era arma utile per procurarsi due FT e un tecnico. 3/3, allungo deciso di Charlotte che sul 49-39 incassava un canestro a opera di Lavine ma si riportava sul vantaggio in doppia cifra con uno dei classici canestri di Walker in uno contro uno con step back laterale. A 3:01 un pump fake di Zeller da sotto era preludio al salto in contemporanea di Lavine e Carter Jr. che lasciavano sguarnito l’anello che era così infilato da Zeller. Parker (quello dei Bulls, Jabari) non sembrava esser troppo in forma, gomitata sul giro in area a Walker con canestro annullato mentre dall’altra parte dal pitturato viola, Monk con un tiro (inarcato) arcobaleno sprigionava anche gli altri colori dell’iride lasciando negli occhi degli spettatori un canestro artistico battendo il proprio difensore per il 55-43. Lamb schiacciava al ferro una palla vagante (tiro di MKG non a segno)mentre nel finale Walker con una tripla dietro lo schermo era comodo per realizzare il 60-44 ritoccato dalla lunetta dai Bulls per il 60-46, finale di primo tempo.

 

 

Le dance braket nel terzo quarto.

 

 

3° quarto:

Iniziava bene Chicago la ripresa; palla intercettata da Dunn, transizione con dunk appesa di Lopez… Dall’altra parte Lamb rinunciando alla tripla serviva un Zeller con spazio a sinistra del pitturato che andava a depositare due punti ma non c’era tempo di gioire perché Holiday infilando la tripla continuava a far alzare un punteggio che saliva anche sull’arrischiato jumper frontale (marcato) di Batum. Dunn ne metteva dentro altri due, poi Zeller sbagliava da fuori e Parker in entrata, depistato Zeller, schiacciava violentemente a una mano il 64-55. Borrego coglieva l’attimo esatto per bloccare l’inerzia con un time-out dopo il quale Charlotte tornava a volare; Walker s’infilava in dribbling sotto canestro sino a battere Lopez poi ricevendo da Batum esplodeva una tripla dalla diagonale sinistra con totale naturalezza e ritmo per il 69-55.A far scavallare quota 70 era Williams che in transizione riceveva e subiva fallo e successivamente infilava i due liberi. Batum, con un passaggio breve, aspettava Williams che in transizione arrivava per ultimo trovando spazio sulla linea da tre punti per portare i Calabroni a quota 74.A 6:40, con la difesa dei Bulls in ritardo sul passaggio verso Williams, quest’ultimo si avvantaggiava ulteriormente fintando epicamente, leggero spostamento a sinistra sul volo inutile del difensore e tripla del +20 (77-57). La gara oscillava intorno ai 320 punti, poi a 3:14, quando sul cronometro non c’era ormai più tempo per tirare, Lamb fintando l’entrata eseguendo uno step back con tripla lanciata in diagonale batteva il proprio difensore con un canestro dal coefficiente di difficoltà piuttosto alto. Coordinazione che valeva punti pesanti ma Lavine con due triple consecutive provava a lasciar aperta una gara che sembrava chiudersi. Hernangomez replicava da tre per un complessivo 10/28 da fuori per Charlotte m nel finale Portis e Lavine aggiungendo due punti a testa chiudevano la frazione sul 91-76.

 

 

Batum ha offerto rimbalzi e assist. Non tanti punti ma la sua è stata una buona pretazione.

 

 

4° quarto:

Portis in schiacciata e Portis stoppato da MKG erano la doppia faccia della stessa medaglia; i Bulls stavano provando a rientrare. Walker provava a fermarli con uno scoop in entrata in separation per il 95-80 ma dopo una tripla di Payne il risultato volgeva su un -10 inaspettato, tagliando lo svantaggio. Una brutta apertura di un Graham appena entrato, consentiva a Dunn la transizione del -8. Monk interrompeva le preoccupazioni di Borrego cambiando strategia; dalla tripla all’uno contro uno era più facile l’appoggio. Kaminsky a 6:33, da spalle a canestro compiva mezzo giro su Payne, cadendo lanciava la palla verso la retina che accoglieva un circus shot con fallo. Peccato per il libero mancato ma Frank si rifaceva in entrata a sx con l’appoggio al vetro spazzato tardivamente da Felicio. Un bound pass verticale di Kaminsky per Graham era solo sfiorato dalle mani dei Bulls, infilata perfetta del rookie per due pt. che a 3:34 davano un margine di sicurezza che, complici i cambi nel finale da parte di ambo i team, scemava ancor più preoccupantemente. Hutchison dall’angolo sinistro metteva dentro il 105-100, Graham rispondeva con un lungo due in jumper ma Felicio e Sampson con 4 FT a 1:11 mandavano la squadra di Hoiberg sul -3 (107-104). Brivido lungo la schiena quando una tripla di Blakeney per il pari non s’infilava, a rimbalzo MKG prendeva posizione e una “spanzata” di Felicio sulla palla vagante mandava MKG in lunetta a :39.5. Primo libero mancato, secondo fortunatamente a segno per portarsi sui due possessi di vantaggio. Un rigore sbagliato da Sampson (liberato a pochi passi dal canestro colpiva classicamente il secondo ferro), consentiva a Graham di andare in lunetta non essendoci più tempo da perder per i Bulls. Il n° 4 regolava i conti con un 2/2, togliendo dubbi sulla squadra vincitrice e chiudendo le ostilità.

 

 

 

 

Pagelle

Walker: 7

20 pt., 7 rimbalzi, 2 assist. Torna sui suoi livelli, punti a grappolo quando servono, buono smistamento, difesa. Chiude con un 8/16 al tiro in 27 minuti.

Lamb: 7

16 pt., 6 rimbalzi, 2 assist. Parte forte dopo un paio di partite a vuoto, spina nel fianco dei Bulls, poi esce presto. Gioca un paio di minuti in meno di Kemba. Bello il passaggio a inizio ripresa per Cody.

Batum: 7

7 pt., 12 rimbalzi, 7 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Un fattore. Subito si fa notare in stoppata. Poi, oltre ai rimbalzi, smista diversi assist, alcuni filtranti, altre volte anche semplici ma efficacissimi. Come SF sembra rendere maggiormente. Ci prova 5 volte, va a segno 2, una volta favorito dall’attacco a un rookie, ma ora che Monk è cresciuto, Lamb ha preso il posto in SG, il numero di conclusioni va bene.

M. Williams: 7

12 pt., 4 rimbalzi. 4/8 al tiro. +14 di plus/minus. Ottima la finta con la quale sgancia una bomba nell’angolo sinistro nel secondo tempo così come la tripla su assist di Batum arrivando in corsa con passo ritmato. 21 minuti, anche difesa.

C. Zeller: 7

14 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. 7/11 dal campo. Giostra nei pressi del canestro, anche se un tiro da tre smarcato se lo prende, sbagliandolo. Sbaglia poco sotto, anche se lo 0/3 dalla lunetta non va bene, è un centro mobile che Chicago fa fatica a prendere.

Kidd-Gilchrist: 6,5

3 pt., 7 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Stoppata di potenza e rimbalzi. Prezioso quello nel finale su Felicio. Un ½ successivo che da a Charlotte la garanzia di portare a casa una W, anche se in un’amichevole prestagionale, per un gruppo che era in crisi, è importante.

W. Hernangomez: 6,5

11 pt., 1 rimbalzo. 4/5 dal campo. Anche lui dalla lunetta con un 2/4 non fa onore come l’altro centro Zeller ma dal campo si permette di non sbagliare quasi nulla. Il terzo quarto è il suo regno. Accumula punti in serie. Un paio di falli in attacco evitabili.

Miles Bridges: 5

2 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Fuori serata. Probabilmente anche poco coinvolto dai compagni, a parte l’alley-oop offerto da Monk in contropiede, va un po’ giù di morale compiendo tre falli. Sono convinto che tornerà a splendere.

T. Parker: 6,5

0 pt., 4 assist. In 12 minuti manca un paio di conclusioni ma si fa vedere come uomo assist ed è soprattutto come facilitatore che è stato preso. Bene così per oggi.

Monk: 6,5

13 pt., 1 rimbalzo, 3 assist, 3 rubate. Attivo su tutto il fronte, parte con due bombe in serie. Finisce con un 5/14 dal campo non fantastico ma sta salendo di personalità. Troppi tiri da fuori nel finale, stanco inizia a sbagliare, quando mixa con entrate, ecco arrivare qualche punto.

Kaminsky: 6,5

4 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Entra e dopo poco sbaglia da sotto un tiro facile, poi si fa battere in difesa da un jumper telefonato. Quando sembra che sia la solita gara, svolta con un circus shot, un passaggio schiacciato perfetto per Graham e un appoggio che Felicio respinge tardi.

D. Graham: 7,5

8 pt., 1 rimbalzo, 1 assist in 8 minuti. Mezzo voto in più perché dopo la palla persa subito dopo la sua entrata nel finale, non si scoraggia segnando punti importanti. 3/5 dal campo, un fallo speso bene sulla linea di fondo sinistra (per lui) su Parker in mismatch. Fa girare la palla anche se poi l’assist che figura è solo uno, fa vedere che sa anche tagliare rapidamente concludendo con la giusta coordinazione.

Bacon: 6

0 pt., 2 rimbalzi. Sbaglia un tiro da fuori in 8 minuti. Importante un suo rimbalzo difensivo.

JP Macura: 5

0 pt. in 3 minuti. In difesa sembra più o meno una lumaca su un’autostrada. Se l’attaccante lo punta, lo passa sfrecciando. Ha da lavorare per entrare in NBA…

Coach Borrego: 7,5

Se ci si diverte più dello scorso anno non è solo per il risultato o per le prodezze dei singoli. E’ merito di un gioco dove in difesa si attacca qualche volta la palla rischiando l’anticipo e in attacco si fa girar bene la palla nonostante, son convinto, non arriveremo tra le prime tre nei palloni persi quest’anno. 14 turnover sono comunque pochi contro i 18 di Chicago.