Archivio mensile:Ottobre 2018
Game 7: Charlotte Hornets @ Philadelphia 76ers 103-105
Hornets @ 30 (Voti)
In estate era stato fatto uscire dalla società un sondaggio rivolto ai tifosi sulle proprie preferenze riguardo ai giocatori che hanno vestito la divisa di Charlotte dal 1988 a oggi.
Questo in occasione dei 30 anni dalla nascita della franchigia, anche se poici sarebbero da considerare per Charlotte due anni di vuoto o uno in meno per gli Hornets nel passaggio da New Orleans a Charlotte nella riacquisizione del nome.
Ovviamente non troverete qui giocatoro come Paul o West che hanno giocato per New Orleans ma sono stati inclusi anche dei giocatori dell’era Bobcats.
Personalmene è una visione sulla quale dissento, ma è da considerarsi normale nell’ottica geografica trattandosi di un sondaggio principalmente rivolto ai tifosi dell’area di Charlotte anche se nulla vietava di partecipare e votare on-line, così come feci io, anche se onestamente non ricordo ora tutte le preferenze (se ne potevano scegliere 10) indicate.
In questi giorni il sito ufficiale ha dunque rivelato i player ai quali i fan sono rimasti più affezionati e nel farlo sono stati prodotti anche dei piccoli video che elencano qualche caratteristica di queste icone.
Dunque vediamo per i fan chi sono i 10 giocatori che sono riusciti a far parte della top 10:
10^
Iniziamo dunque dalla posizione numero 10 dove si piazza un giocatore che ha vestito entrambe le maglie (Cats e Hornets), riuscendo in tre anni a portare i Calabroni per ben due volte ai playoffs (una con i Bobcats e una con gli Hornets, in entrambi i casi prevalse Miami).
Big Al, grandi movimenti sul piede perno, forse il miglior giocatore per movimenti in post basso negli ultimi anni, peccato che le sue ginocchia non abbiano più retto, comunque sia per i fan, Al è tra i big…
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9^
Kendall Gill, uno dei primi giocatori di qualità pescato al Draft da Charlotte.
Versatile, per certi versi, anche se in ruoli differenti, mi ricorda Bridges per esplosività, capacità a rimbalzo e anche buon tiro.
Kendall finì poi a deprimersi a Seattle (un po’ grunge l’ambiente, no? Grunge da grungy, termine slang che indicava la parola sudicio, sporco) in una parentesi per tornare in maglia Hornets per un breve periodo a metà anni ’90.
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8^
Gerald Wallace, completamente addentro l’era Bobcats, di lui ricordiamo l’atletismo e la gran difesa.
Bravo a rubare palloni, un raggio fotonico arancio nel buio del medioevo Bobcats.
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7^
Il Barone (Baron Davis) era un giocatore eccitante ed eclatante.
Tirato su da Bobby Phills (fino alla tragica scomparsa del nostro ex n° 13) da rookie, il Barone ci regalò il passaggio del turno contro i Magic nel first round series dei playoffs 2002 con una palla rubata a Tracy McGrady sull’ultimo possesso dei Magic che consentì a Charlotte di vincer gara 1.
Da ricordare anche un canestro clamoroso da tre punti che sarebbe valso la vittoria per i teal in quel d’Orlando che gli arbitri riuscirono incredibilmente ad annullare facendo saltare per aria il povero coach Paul Silas.
Aancora oggi mi chiedo se sia stata malafede o incompetenza, anche se propendo più per la prima…
Fu ancora lui nel supplementare a trascinare comunque Charlotte alla vittoria.
In ultimo direi che da segnalare ci sono schiacciate d’epica potenza e numeri da circo su alcune realizzazioni che entratono nelle varie top ten settimanali di NBA Action.
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6^
Glen Rice arrivò da Miami nell’affare Mourning.
Due giocatori diversissimi partendo dal ruolo ma il n° 41 continuò ad affermarsi come uno dei migliori top scorer della NBA giocando a Charlotte ottime annate prima del suo passaggio ai Lakers.
Dave Cowens lo convinse che poteva anche andare dentro a schiacciare oltre che tirare da tre punti (sua specialità) rendendolo ancor più pericoloso e micidiale da fermare.
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5^
Tyrone “Muggsy” Bogues.
158 cm d’irreale sfida al mondo del basket.
La volontà contro la fisica.
Un moderno Gigi la trottola fatto di velocità, visione di gioco, grinta, specialmente in difesa dove i palleggiatori avversari potevano vedersi spuntare questo sgusciante giocatore da dovunque tanta era la sua voglia di dimostrare di poterci stare nella NBA.
Beniamino dei fan e non solo quelli degli Hornets che vedevano in lui un modello per provarci, magari non strettamente in sfide rivolte al basket.
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4^
Grand Mama (personaggio per la sponsorizzazione Converse), la vecchietta che in un vecchio telefilm americano con un brutto cappello ornato da un fiore in testa e vestito lungo abbinato faceva impallidire i gradassi al playground era in realtà Larry Johnson.
LJ era un’ala grande, un ex pugile dal fisico possente, veloce e abile nelle giocate vicino a canestro, sapeva però anche colpire da fuori.
Con l’amico Bogues formavano un tandem iconico.
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3^
Evidentemente i fan hanno già nel cuore Kemba, sebbene non si sia storicizzato ancora, tuttavia è il leader di Charlotte per punti segnati, triple e trascinatore del team da quando i Bobcats lo scelsero al Draft.
Presente e forse futuro della franchigia?
Legame indissolubile?
Speriamo, visto che Kemba è un giocatore fantastico in penetrazione, da oltre l’arco, i suoi step-back sono un marchio di fabbrica e in difesa è uno dei più abili giocatori a tener la posizione per ottener lo sfondamento.
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2^
Dal mio punto di vista è uno scempio che Dell, papà di Steph Curry (attuale giocatore dei Warriors), sia alla numero 2.
Nel mio cuore rimarrà per sempre il mio giocatore preferito.
Uno specialista da te punti con un tiro meraviglioso da vedere ed efficace, in genere entrava come sesto uomo, anche se qualche volta soleva partire in quintetto, che nel 1993/94 vinse appunto il premio come sesto uomo dell’anno.
Fu il primo giocatore scelto dagli Hornets e se consideriamo i punti targati solo Hornets (non Bobcats) a oggi sarebbe ancora leader della franchigia.
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1^
A dimostrare che una grande emozione regalata vale più di tanto tempo trascorso nella mediocrità (riferendosi a giocatori che sono rimasti fedeli per anni ma che hanno chiuso scialbamente la loro esperienza).
Zo segnò il canestro a fil di sirena con il quale Charlotte stupì il mondo eliminando 3-1 al primo turno playoffs i Boston Celtics di McHale e Parish in una serie tirata nel 1993 e probabilmente è questo il motivo per il quale l’ex centro ora nell’entourage degli Heat è rimasto nel cuore dei fan.
Certamente aveva grandi doti da rimbalzista e stoppatore e le sue espressioni facciali contribuovano a fara aumentare la simpatia tra i tifosi di Charlotte, un po’ meno tra gli avversari essendo un temutissimo trash talker.
Andò via a inizio stagione 1995/96 poiché il suo agente David Falk (lo stesso di MJ) iniziò a trattare con Shinn l’ingaggio.
Fu così che Shinn decise di privarsi di Mourning cambiando il corso della storia della franchigia.
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In conclusione, mancano giocatori come Mashburn, il tritatutto o Monster Mash, i compianti Bobby Phills ed Anthony Mason, Eddie Jones, David Wesley, Kelly Tripucka o Rex Chapman, ma sicuramente il campione video elencato è ben rappresentativo della storia della franchigia, sperando si possa rinnovare con nuovi giocatori ai livelli di quelli amati dai tifosi.
Le speranze Monk e Bridges in questo momento sono a Philadelphia, chissà se questa notte mostreranno lampi di classe (inizio alla 1:30 AM)…
Game 6: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 135-106

Charlotte Hornets coach James Borrego, left, makes a point to guard Malik Monk during the first half of Friday’s NBA game against the Chicago Bulls at the Spectrum Center. Bob Leverone AP
Read more here: https://www.charlotteobserver.com/sports/nba/charlotte-hornets/article220633070.html#storylink=cpy
Game 5: Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 110-112
Game 4: Charlotte Hornets @ Toronto Raptors 106-127
Intro
Gli Hornets varcavano il confine del fronte nord degli Stati uniti per sconfinare tra i ghiacci canadesi.
La terra della foglia d’acero oggi conta solo una squadra rimasta nella NBA ma l’espansione che a metà degli anni ’90 portò Toronto e Vancouver nella NBA mantiene ancora i connotati nell’identità di riferimento dei Grizzlies anche se a Memphis forse l’identità suona stonata direbbe Elvis.
A Vancouver (vorrei scrivere brevemente della città scomparsa sopra e come Seattle) nel 1998 puntarono su Mike Bibby.
Avrebbe dovuto essere il futuro playmaker del team ma stette lì soltanto tre anni per poi approdare ai Kings dove spese la maggior parte della sua carriera.
Un giornalista gli chiese cosa pensasse del clima della sua nuova città e lui rispose così:
“Mi ci vorrà un ombrello. Penso di poterne trovare uno, credo da qualche parte nella soffitta della casa di mia mamma”.
Avendo vissuto a Phoenix e nel deserto dell’Arizona (nato a Cherry Hill nel New Jersey) , dove la pioggia generalmente si vede in cartolina, comprensibile facesse un po’ d’ironia sulla cosa.
Ad ogni modo, tornando a noi oggi, a Charlotte per tentare di rimanere imbattuta in trasferta, quell’ombrello virtuale credo che gli Hornets penso sapessero sarebbe servito molto in difesa.
Dalle parti del canestro ma anche sul perimetro fondamentale importanza avrebbero rivestito i close out, inoltre di vitale importanza sarebbe stata la serata di Kemba (player of the week) aiutato dai run and gun della squadra.
Game 3: Charlotte Hornets @ Miami Heat 113-112
Game 2: Charlotte Hornets @ Orlando Magic 120-88
Game 1: Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 112-113
Charlotte Hornets 2018/19 Preview
Preseason – Game 5: Charlotte Hornets @ Dallas Mavericks 123-118
Preseason- Game 4: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 110-104
Noè, il 17 luglio di tempi nei quali affondavano favole, mezzi e radici, si trovò con la leggendaria arca posata sull’Ağri Daği (oggi all’estremo lembo della Turchia orientale), 5165 metri di montagna meglio conosciuta con il nome biblico di Ararat.
Dopo i 40 giorni di diluvio universale scatenato da un Dio deluso dei comportamenti degli uomini, Noè e la sua famiglia (unici risparmiati da Dio), dopo qualche settimana, al ritiro delle acque poterono toccare il suolo, così come gli animali che lo stesso Onnipresente aveva ordinato di salvare.
Allo Spectrum Center l’aura di luogo mistico forse non è così forte ma speciale per noi tifosi teal & purple lo è sicuramente.
Anche qui il campionario animali di certo non manca a chi, nel corso degli anni ha deciso i nomi delle franchigie esaltando le caratteristiche di questi esseri.
I Cervi, i predatori (Dinosauri) di Toronto, i Falchi, i Lupi della foresta, i Grizzlies, i Pellicani, oltre a Tori e Calabroni che si affrontavano nella notte sono esempi di come da sempre queste forme di vita, siano importanti per l’uomo, nonostante l’homo sapiens, oggi troppo faber spesso si dimentichi del loro valore.
A richiamarlo nei loghi degli sport,a volte discesi dall’araldica, sarebbe interessante immaginare i giocatori trascendere sul campo ispirandosi allo spirito guida animale della franchigia. Una simbiosi per gli Hornets quest’anno che per volontà di coach Borrego vorrebbe avere una squadra rapida, veloce, scattante, con riflessi pronti, protesa a ripartenze fulminee pungenti, proprio come calabroni.
La partita in breve
Una partita che Charlotte ha incanalato presto sui binari giusti, approfittando anche di qualche mancanza d’esperienza dei rookie o dei provvisori dei Bulls che hanno trovato anche un primo tempo di Jabari Parker non eccezionale mentre Lavine è sembrato essere già in forma. Gli Hornets, fedeli al credo di Borrego, si sono cercati con passaggi atti a far saltare una difesa facilmente scardinabile. Qualche canestro extra, dovuto alla bravura dei singoli e il +20 nel terzo quarto era raggiunto. Si finiva con un tourbillon di giocatori in campo, alcuni dei quali non vedranno la partenza della stagione probabilmente, ma Charlotte, dopo aver rischiato il pari, reggeva l’urto, dimostrando anche un buon Graham in serata. Dunque vincono i Calabroni che nell’amichevole hanno potuto osservare una Chicago (pur mascherata) che affronteranno presto in regular season hanno dimostrato di poter prevalere nel confronto. L’anno scorso andò spesso male a Charlotte (1-3), ma quest’anno senza il finlandese dei Bulls Markkanen, infortunato per la prima parte della stagione, gli Hornets avranno meno difficoltà sulla carta, anche se le partite sono tutte da giocare e la carta a volte diventa straccia. 26 punti di Lavine, 17 di Portis per i Bulls, 20 di Walker e 16 di Lamb nelle file di Charlotte per i singoli. 47 rimbalzi e 16 assist per i Bulls, 50 rimbalzi e 23 assist per gli Hornets che hanno tirato con il 45,3% dal campo contro il 44% dei Tori. 37% da tre per Chicago, 29,4% per Charlotte che nel finale con uno 0/6 ha abbassato la media.
Le formazioni:
La partita
1° quarto:
A vuoto il primo attacco dei Bulls era un’infilata di Marvin Williams con runner a una mano a essere buona per il vantaggio di Charlotte. Batum stoppava Jabari Parker ma nessuno a 10:49 riusciva a fermare la tripla del primo vantaggio Bulls firmata Lavine da fronte a canestro. Hornets nuovamente sopra grazie a un jumper medio di Lamb; l’allungo con una transizione di Kemba e un altro tiro in salto di Jeremy dopo un’accelerazione con arresto e tiro. Sull’8-3 Charlotte smettendo di segnare agevolava il lento rientro della mandria di Tori che dopo aver rubato palla a Walker per merito di Holiday riuscivano a pareggiare con un ½ ai liberi di Lavine (fermato da Zeller irregolarmente). Hornets che, nonostante qualche imprecisione, compresa quella sulla tripla di Williams, si riportavano sopra con il tap-in di Lamb mentre un passaggio sotto per Zeller era buono per il +4. Bulls al palo che soffrivano ancora Lamb; prima due FT a 4:56, poi una tripla dalla diagonale sinistra ricevendo palla e tirando subitaneamente senza esitazioni. 17-8 grazie a 11 punti di Lamb e Bulls al time-out… Un distacco di 9 punti destinato a scemare con i cambi nonostante Charlotte mantenesse spesso un gioco di passaggi fluido. Era il caso dell’assist liberatorio per Monk che dall’angolo sinistro infilava la prima tripla di serata. Rispondeva Holiday da fuori per il 21-15 mentre Monk dalla diagonale destra faceva 2/2 da fuori per il 24-17.Una rubata di MKG in rientro non serviva agli Hornets per sfruttare un contropiede 3 contro due poiché Kemba si faceva intercettare un passaggio saltato mentre dall’altra parte saltava il fortino quando a :55.7 Portis sganciando una bomba accorciava sul 24-20. Bridges, un po’ fuori dal gioco, mancava il primo tiro ma non poteva rifiutare sull’assist di Monk per l’alley-oop a una mano, frutto di una giovane transizione. Bulls che a mezzo tripla si portavano sul -3 ma sulla sirena Walker, dopo aver lasciato sul posto il n°44, mandava a segno il runner a una mano per il 28-24, finale di primo quarto (un punto in più ai Bulls riassegnato su un tiro di Porter assegnato in prima istanza da due ma in realtà da tre).
2° quarto:
Willy iniziava in maniera attiva il secondo quarto recuperando una palla ballerina e realizzando un ½ ai FT, oltre a due pt. facili successivi grazie a un assist ravvicinato emesso in corsa da Monk. Hernangomez cambiava uomo assist (Parker) ma i punti erano sempre 2 per un parziale personale di 5-0. A 9:26 Monk con un bound pass diagonale verso destra serviva in corsa Zeller per una delle sue entrate da dietro a fari spenti chiusa in schiacciata. Un recupero difensivo di Zeller era finalizzato in attacco da Monk che a 7:44 esplodeva una tripla in step back dall’equilibrio provvisorio per il 40-31. Portis con un pump fake su Williams si apriva un breve varco frontale chiudendo a metà strada con un arcobaleno in corsa. Lavine esplodeva in velocità e potenza con una bimane mentre Dunn danneggiava in jumper gli Hornets con altri due punti che facevano scattare la sirena d’allarme sulla panchina di Borrego lesto a chiamare una pausa a 6:15 sul 42-37. Un anticipo netto nell’area difensiva di Charlotte da parte di Kemba lo portava in coast to coast a segnare in reverse layup pur marcato. Batum passava a Williams in area, bravo a oscillare dopo essersi staccato dal pick and roll per andare a depositare sotto punendo il raddoppio. Nel duello tra numeri 5 Batum/Portis, l’euro-step del francese era arma utile per procurarsi due FT e un tecnico. 3/3, allungo deciso di Charlotte che sul 49-39 incassava un canestro a opera di Lavine ma si riportava sul vantaggio in doppia cifra con uno dei classici canestri di Walker in uno contro uno con step back laterale. A 3:01 un pump fake di Zeller da sotto era preludio al salto in contemporanea di Lavine e Carter Jr. che lasciavano sguarnito l’anello che era così infilato da Zeller. Parker (quello dei Bulls, Jabari) non sembrava esser troppo in forma, gomitata sul giro in area a Walker con canestro annullato mentre dall’altra parte dal pitturato viola, Monk con un tiro (inarcato) arcobaleno sprigionava anche gli altri colori dell’iride lasciando negli occhi degli spettatori un canestro artistico battendo il proprio difensore per il 55-43. Lamb schiacciava al ferro una palla vagante (tiro di MKG non a segno)mentre nel finale Walker con una tripla dietro lo schermo era comodo per realizzare il 60-44 ritoccato dalla lunetta dai Bulls per il 60-46, finale di primo tempo.
3° quarto:
Iniziava bene Chicago la ripresa; palla intercettata da Dunn, transizione con dunk appesa di Lopez… Dall’altra parte Lamb rinunciando alla tripla serviva un Zeller con spazio a sinistra del pitturato che andava a depositare due punti ma non c’era tempo di gioire perché Holiday infilando la tripla continuava a far alzare un punteggio che saliva anche sull’arrischiato jumper frontale (marcato) di Batum. Dunn ne metteva dentro altri due, poi Zeller sbagliava da fuori e Parker in entrata, depistato Zeller, schiacciava violentemente a una mano il 64-55. Borrego coglieva l’attimo esatto per bloccare l’inerzia con un time-out dopo il quale Charlotte tornava a volare; Walker s’infilava in dribbling sotto canestro sino a battere Lopez poi ricevendo da Batum esplodeva una tripla dalla diagonale sinistra con totale naturalezza e ritmo per il 69-55.A far scavallare quota 70 era Williams che in transizione riceveva e subiva fallo e successivamente infilava i due liberi. Batum, con un passaggio breve, aspettava Williams che in transizione arrivava per ultimo trovando spazio sulla linea da tre punti per portare i Calabroni a quota 74.A 6:40, con la difesa dei Bulls in ritardo sul passaggio verso Williams, quest’ultimo si avvantaggiava ulteriormente fintando epicamente, leggero spostamento a sinistra sul volo inutile del difensore e tripla del +20 (77-57). La gara oscillava intorno ai 320 punti, poi a 3:14, quando sul cronometro non c’era ormai più tempo per tirare, Lamb fintando l’entrata eseguendo uno step back con tripla lanciata in diagonale batteva il proprio difensore con un canestro dal coefficiente di difficoltà piuttosto alto. Coordinazione che valeva punti pesanti ma Lavine con due triple consecutive provava a lasciar aperta una gara che sembrava chiudersi. Hernangomez replicava da tre per un complessivo 10/28 da fuori per Charlotte m nel finale Portis e Lavine aggiungendo due punti a testa chiudevano la frazione sul 91-76.
4° quarto:
Portis in schiacciata e Portis stoppato da MKG erano la doppia faccia della stessa medaglia; i Bulls stavano provando a rientrare. Walker provava a fermarli con uno scoop in entrata in separation per il 95-80 ma dopo una tripla di Payne il risultato volgeva su un -10 inaspettato, tagliando lo svantaggio. Una brutta apertura di un Graham appena entrato, consentiva a Dunn la transizione del -8. Monk interrompeva le preoccupazioni di Borrego cambiando strategia; dalla tripla all’uno contro uno era più facile l’appoggio. Kaminsky a 6:33, da spalle a canestro compiva mezzo giro su Payne, cadendo lanciava la palla verso la retina che accoglieva un circus shot con fallo. Peccato per il libero mancato ma Frank si rifaceva in entrata a sx con l’appoggio al vetro spazzato tardivamente da Felicio. Un bound pass verticale di Kaminsky per Graham era solo sfiorato dalle mani dei Bulls, infilata perfetta del rookie per due pt. che a 3:34 davano un margine di sicurezza che, complici i cambi nel finale da parte di ambo i team, scemava ancor più preoccupantemente. Hutchison dall’angolo sinistro metteva dentro il 105-100, Graham rispondeva con un lungo due in jumper ma Felicio e Sampson con 4 FT a 1:11 mandavano la squadra di Hoiberg sul -3 (107-104). Brivido lungo la schiena quando una tripla di Blakeney per il pari non s’infilava, a rimbalzo MKG prendeva posizione e una “spanzata” di Felicio sulla palla vagante mandava MKG in lunetta a :39.5. Primo libero mancato, secondo fortunatamente a segno per portarsi sui due possessi di vantaggio. Un rigore sbagliato da Sampson (liberato a pochi passi dal canestro colpiva classicamente il secondo ferro), consentiva a Graham di andare in lunetta non essendoci più tempo da perder per i Bulls. Il n° 4 regolava i conti con un 2/2, togliendo dubbi sulla squadra vincitrice e chiudendo le ostilità.
Pagelle
Walker: 7
20 pt., 7 rimbalzi, 2 assist. Torna sui suoi livelli, punti a grappolo quando servono, buono smistamento, difesa. Chiude con un 8/16 al tiro in 27 minuti.
Lamb: 7
16 pt., 6 rimbalzi, 2 assist. Parte forte dopo un paio di partite a vuoto, spina nel fianco dei Bulls, poi esce presto. Gioca un paio di minuti in meno di Kemba. Bello il passaggio a inizio ripresa per Cody.
Batum: 7
7 pt., 12 rimbalzi, 7 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Un fattore. Subito si fa notare in stoppata. Poi, oltre ai rimbalzi, smista diversi assist, alcuni filtranti, altre volte anche semplici ma efficacissimi. Come SF sembra rendere maggiormente. Ci prova 5 volte, va a segno 2, una volta favorito dall’attacco a un rookie, ma ora che Monk è cresciuto, Lamb ha preso il posto in SG, il numero di conclusioni va bene.
M. Williams: 7
12 pt., 4 rimbalzi. 4/8 al tiro. +14 di plus/minus. Ottima la finta con la quale sgancia una bomba nell’angolo sinistro nel secondo tempo così come la tripla su assist di Batum arrivando in corsa con passo ritmato. 21 minuti, anche difesa.
C. Zeller: 7
14 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. 7/11 dal campo. Giostra nei pressi del canestro, anche se un tiro da tre smarcato se lo prende, sbagliandolo. Sbaglia poco sotto, anche se lo 0/3 dalla lunetta non va bene, è un centro mobile che Chicago fa fatica a prendere.
Kidd-Gilchrist: 6,5
3 pt., 7 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Stoppata di potenza e rimbalzi. Prezioso quello nel finale su Felicio. Un ½ successivo che da a Charlotte la garanzia di portare a casa una W, anche se in un’amichevole prestagionale, per un gruppo che era in crisi, è importante.
W. Hernangomez: 6,5
11 pt., 1 rimbalzo. 4/5 dal campo. Anche lui dalla lunetta con un 2/4 non fa onore come l’altro centro Zeller ma dal campo si permette di non sbagliare quasi nulla. Il terzo quarto è il suo regno. Accumula punti in serie. Un paio di falli in attacco evitabili.
Miles Bridges: 5
2 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Fuori serata. Probabilmente anche poco coinvolto dai compagni, a parte l’alley-oop offerto da Monk in contropiede, va un po’ giù di morale compiendo tre falli. Sono convinto che tornerà a splendere.
T. Parker: 6,5
0 pt., 4 assist. In 12 minuti manca un paio di conclusioni ma si fa vedere come uomo assist ed è soprattutto come facilitatore che è stato preso. Bene così per oggi.
Monk: 6,5
13 pt., 1 rimbalzo, 3 assist, 3 rubate. Attivo su tutto il fronte, parte con due bombe in serie. Finisce con un 5/14 dal campo non fantastico ma sta salendo di personalità. Troppi tiri da fuori nel finale, stanco inizia a sbagliare, quando mixa con entrate, ecco arrivare qualche punto.
Kaminsky: 6,5
4 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Entra e dopo poco sbaglia da sotto un tiro facile, poi si fa battere in difesa da un jumper telefonato. Quando sembra che sia la solita gara, svolta con un circus shot, un passaggio schiacciato perfetto per Graham e un appoggio che Felicio respinge tardi.
D. Graham: 7,5
8 pt., 1 rimbalzo, 1 assist in 8 minuti. Mezzo voto in più perché dopo la palla persa subito dopo la sua entrata nel finale, non si scoraggia segnando punti importanti. 3/5 dal campo, un fallo speso bene sulla linea di fondo sinistra (per lui) su Parker in mismatch. Fa girare la palla anche se poi l’assist che figura è solo uno, fa vedere che sa anche tagliare rapidamente concludendo con la giusta coordinazione.
Bacon: 6
0 pt., 2 rimbalzi. Sbaglia un tiro da fuori in 8 minuti. Importante un suo rimbalzo difensivo.
JP Macura: 5
0 pt. in 3 minuti. In difesa sembra più o meno una lumaca su un’autostrada. Se l’attaccante lo punta, lo passa sfrecciando. Ha da lavorare per entrare in NBA…
Coach Borrego: 7,5
Se ci si diverte più dello scorso anno non è solo per il risultato o per le prodezze dei singoli. E’ merito di un gioco dove in difesa si attacca qualche volta la palla rischiando l’anticipo e in attacco si fa girar bene la palla nonostante, son convinto, non arriveremo tra le prime tre nei palloni persi quest’anno. 14 turnover sono comunque pochi contro i 18 di Chicago.