C’è un treno che passa una sola volta
dicono, qualche volta forse non passa mai, altre passa più volte ma
si rischia comunque di perderlo.
Questione di opportunità.
Charlotte ha viaggiato per lungo tempo
sul treno dei playoffs ma al cambio dell’All-Star Game la squadra si
è bloccata a Charlotte perdendo la coincidenza e ora rischia di non
arrivare più in tempo all’appuntamento con i playoffs.
Praticamente fuori dopo gli spareggi
persi con Miami, la squadra ha iniziato a rincorrere disperatamente
quel secondo treno e ora inizia a vederlo da vicino, ma ogni
rallentamento potrebbe essere fatale e il percorso è accidentato.
La squadra della North Carolina non ha vinto molte partite in trasferta in stagione ma i Lakers ormai sono fuori dai playoffs matematicamente e potrebbero non essere disposti giocare alla morte per vincere una partita che potrebbe essere controproducente per la lottery…
Bisognerà vedere se tra i numerosoi giocatori in dubbio ci sarà LeBron James, bestia nera degli Hornets che da bambino paradossalmente giocava in una squadretta che s’ispirava proprio agli Hornets, i Summit Lake Hornets, qui siamo nel 1992…
Per gli Hornets invece il biglietto per
i playoffs sarebbe comunque un traguardo importante da raggiungere
anche se ottenendo l’ottavo si giocherebbe contro i Bucks una serie
che molti pensano si chiuderà in fretta…
E a proposito di biglietti… sarà
dura procurarseli per il 24 gennaio 2010.
Già, perché gli Hornets giocheranno
una partita in Europa ed esattamente a Parigi.
L’attuale duo francese Parker/Batum
sicuramente è un trait d’union con la Gallia ma anche MJ ha
interessi in Francia ed Europa.
Il suo brand fa da sponsor tecnico al
Paris Saint Germain, squadra di calcio della capitale francese che
porta attualmente il logo di MJ e potrebbe fare da apripista per
altri importanti club di football.
L’avversario sarà proprio Giannis
insieme ai suoi Bucks, un top match quindi per gli Hornets che dopo
aver giocato un paio di partite di preseason in Cina contro i
Clippers nel 2015, torneranno in Europa.
Correva l’anno 1994 e i Calabroni giocarono proprio a Parigi una partita ma in quel caso fu sempre preseason e con numerose defezioni contro i Warriors che vinsero sul campo.
La squadra che giocò in Europa nel 1994 con le defezioni di Alonzo Mourning e Dell Curry. Errata corrige:, il secondo in alto partendo da sinistra è Tom Tolbert e non Rowsom…
Gli Hornets poi toccarono anche
l’Italia giocando un’amichevole contro l’allora Buckler Bologna
vincendo 114-107.
Per saperne di più vi posto
direttamente il link preso da La Gazzetta dello Sport:
Charlotte
cade a Los Angeles mostrando ataviche lacune: palleggio
dell’attaccante, scarico su un esterno, anche occasionale e tre punti
incassati.
I
Lakers chiudono con 18/38 da oltre l’arco (47,4%) e vincono la gara
in questa maniera.
Tanti i
parziali delle due squadre in una gara che è andata un po’ a strappi
ma è nel secondo quarto che i Lakers hanno preso il vantaggio senza
più lasciarlo.
Il
distacco, anzi, si è amplificato e gli Hornets hanno perso
nettamente non giocando una buona difesa.
Da
segnalare i 17 assist di Rondo, alcuni semplici per aprire le
transizioni, altri più interessanti.
Il
backcourt titolare ha spinto per la squadra di casa con Caldwell-Pope
da subito caldo, capace di realizzare 25 punti alla fine.
James,
calmo a inizio gara, ha chiuso con 27 punti e 9 assist mentre Kuzma
ne ha realizzati 20.
14
punti e 13 rimbalzi per l’ex Stephenson.
Rimbalzi:
37-44 e assist: 26-34 sempre pro Lakers…
Gli
Hornets hanno chiuso con il 47,7% dal campo ma i Lakers tra triple,
transizioni e schiacciate hanno finito con un’alta percentuale in FG,
ovvero, il 56,0%…
Troppo per poter chiedere di vincere nonostante il 16/17 dalla linea di Charlotte e un TO in meno (12-13) così Charlotte interrompe la serie di 4 vittorie consecutive.
Le formazioni:
La partita
1° quarto:
Partenza
con qualche timore reverenziale degli Hornets che perdendo palla a
11:36 incassavano la prima dunk in transizione di Kuzma per poi
subire anche quella di James andato a tagliare in back-door.
Sullo
0-4 si risvegliavano gli Hornets che segnavano a 10:03 con Bacon i
primi due punti grazie a un banker frontale.
Charlotte
arrivava sul 10-4 segnando ancora con una tripla di Williams (9:40)
da transizione (bella apertura in corsa di Miles), poi a 8:40 con una
second chance targata Miles (tripla da sinistra), ancora con Bacon a
tutto gas dopo un intercetto di Bridges sulla nostra linea di fondo e
infine con un pullup di Bacon a 7:52 che costringeva Walton al
time-out qualche secondo dopo visto il 10-4.
Riprendeva
bene LeBron con un two and one ma Miles era bravo in area a metter
dentro un hook in turnaround tuttavia la gara risultava più
equilibrata e Caldwell-Pope riuscendo a infilare una tripla per il
14-10.
Bacon
andava a crearsi un altro tiro arrestandosi al volo in area poi
sull’azione difensiva favoriva la transizione grazie a un passaggio
deviato (anticipo) che servirà a Williams per scatenarsi nella
seconda tripla personale di serata dalla diagonale sinistra.
Gli
Hornets sul 19-10 tenevano bene James grazie a Biz ma Caldwell-Pope
iniziava a metter dentro punti riavvicinando sul 21-18 i losangelini.
Miles
rispondeva in schiacciata su lob di Willy così si tornava in
time-out a 4:08 sul 23-17.
Il
layup di Walker sembrava poter già riaprire una piccola voragine tra
gli Hornets e gli spettacolari ma demotivati Lakers ma Caldwell-Pope
indovinava una difficile tripla dal corner sinistro mentre la
panchina degli Hornets in difesa si mostrava piuttosto morbida
concedendo due dunk senza resistenza ai Lakers.
Sulla
seconda, quella di Kuzma, a 2:33, Borrego andava in time-out sul
27-24.
A 2:22
Willy mettendo due punti facili da sotto portava il parziale nel
pitturato sul 20-10 mentre Graham nel finale provava a far volare i
Calabroni iniziando con una tripla da sinistra e spingendo una
transizione più Charlotte sul 35-30 dopo un two and one (fallo del
Williams giallo-viola).
A :01.3 però purtroppo una bomba dell’ex Stephenson valeva il 35-33.
LOS ANGELES, CA – MARCH 29: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets drives to the basket during the game against the Los Angeles Lakers on March 29, 2019 at STAPLES Center in Los Angeles, California. Copyright 2019 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Il
riavvicinamento dei giallo-viola portava alla concretizzazione del
pari immediatamente per mano di Caruso in layup e con Kemba in
panchina, il Tank riusciva a tener botta solamente per un paio di
turno: finta in partenza, entrata e tomahawk jam a 11:14 per il 37-35
e poi tripla in step-back dalla top of the key a 10:21 per il 40-39.
A
10:07 una dunk di James apriva al vantaggio dei locali che a 7:51
erano raggiunti da una delle poche cose buone fatte da Lamb (due FT
procurati per il 44-44) mentre il rientro di Kemba valeva il 46-47
perché sul possesso precedente Kuzma da tre sulla sinistra pescava
l’open 3.
Charlotte
oscillava dal -1 a punteggi più negativi, a 5:08 si tornava al
minimo distacco grazie a una giocata di squadra che ai 24 portava
Bridges a schiacciare il 50-51.
Era
però la difesa a non funzionare degli Hornets, non riuscivano
specialmente i close-out e mentre il divario si ampliava per effetto
di uno spezzone di partita ai quali ai Lakers riusciva tutto
(Caldwell-Pope con sue bombe arrivava a 17 punti portando la gara sul
57-64) fino alla tripla festeggiata alla sua maniera dall’ex Lance
che a :35.1 inguaiava i Calabroni realizzando il 57-67…
Graham segnava due liberi a :19.0 ma dello show-time dei Lakers ne beneficiava anche McGee che a :06.8 si esibiva nell’alley-oop che portava nel tunnel degli spogliatoi le squadre con un divario di 10 punti (59-69).
LOS ANGELES, CA – MARCH 29: Dwayne Bacon #7 of the Charlotte Hornets shoots the ball during the game against the Los Angeles Lakers on March 29, 2019 at STAPLES Center in Los Angeles, California. Copyright 2019 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)
3° quarto:
Sembrava
poter essere un buon terzo quarto per Charlotte quando la difesa
aggressiva di Bacon costringeva Caldwell-Pope all’errore e a 11:33
Kemba in entrata metteva dentro due punti in entrata aiutato dallo
stesso Bacon che sull’azione seguente puntando il canestro
costringeva l’ex Pistons al fallo.
Un
2/2 che accorciava sino al 63-69 ma gli Hornets subendo un parziale
di 0-12 chiuso da Caldwell-Pope da tre punti a 7:58 incassavano il
63-81, un -18 con Borrego a chiamare tutti a rapporto immediatamente.
McGee
aggravava il parziale con la dunk nella terra di nessuno (Biz non
convinceva Borrego e dentro il Tank), mentre Bridges dava i primi
segni di risveglio realizzando una tripla a 7:20 ma il momento buio
di Charlotte si estendeva comunque sino alla tripla di Rondo che sul
cambio piccolo/lungo trovava spazio per infilare il 68-88.
Charlotte
ormai alle corde segnava con Kemba e poi con il tank che da sotto si
vedeva assegnare anche un tiro libero per un ipotetico fallo di
James.
Cinque
punti che venivano sommati ai tre del Tank a 4:10 per il 78-93 e ai 3
di Lamb a 2:48 (catch n’shoot) per il -14 (84-98).
Gli
Hornets con due liberi di Kemba e due del tank (contestati per un
possibile sfondamento) si riportavano a -10 (88-98).
Fuori
Caldwell-Pope per quinto allo e dentro Kuzma e all’ultimo giro di
lancette la tripla di Bacon (:48.7) valeva il -7 grazie al 10-0 di
parziale a i Lakers pescavano il jolly Caruso oltre l’arco a
sinistra.
Una
bomba che chiudeva il terzo quarto con i Lakers ad avvantaggiarsi nel
tempo perché il divario rimaneva immutato ma rimaneva solo un quarto
a Charlotte per provare la rimonta.
4° quarto:
L’ultimo
periodo vedeva i primi due minuti favorire i Lakers, fondamentalmente
perché tra palle perse e tiri (specialmente da oltre l’arco) a
vuoto, andavano via minuti preziosi fino ai due punti di Walker per
il 93-101 a 9:56.
Una
strana partita a strappi che vedeva ancora una volta un altro break
decisivo targato Lakers partito con un acrobatico layup di Williams e
chiuso da James con un entrata e balzo fluttuante più appoggio in
cambio mano.
93-110…
Bacon da tre ma risposta wagneriana da fuori a 7:10 su una difesa
degli Hornets molto rivedibile, tripla del nostro Williams ma
risposta ancora dalla grande distanza di James…
99-116
con Charlotte che tentava l’ultima fiammata con il mini parziale di
5-0 (2 di Marvin e tre di Kemba a 5:26) per il 104-116.
Time-out
Lakers comunque sul comodo +12…
A
5:03 Williams e Bacon latitavano sul blocco sulla diagonale sinistra,
Stephenson non si portava sulla linea ma tirava da un paio di passi
indietro centrando il bersaglio.
Il
leader nelle schiacciate Bridges metteva dentro un’altra jam e Graham
dal corner destro mostrava buon equilibrio per colpire con la tripla.
109-121… sempre quella sporca dozzina di punti a separare le squadre e ormai Charlotte che subiva una put-back dunk di McGee giocando con il quintetto basso ma anche due triple consecutive di James alle quali rispondevano in chiusura Bridges e Bacon che da fuori finalizzava il buon gioco di passaggi della squadra per chiudere le marcature del match sul 115-129.
Pagelle
Kemba Walker: 6,5
24 pt., 2 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata. 9/18 dal campo. 5/5 ai liberi, 1/7 da tre punti, 4 TO e -14 di plus/minus. Inizia con una palla persa e termina con 4. Non bene in difesa rispetto il solito ma è l’unico che spinge seriamente l’attacco con drive che spoesso vanno a buon fine. Si affida sempre troppo all’arma perimetrale che sovente non funziona. Va a strisce, serata no da fuori.
Dwayne Bacon: 6
21 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 8/14 dal campo. Buona prestazione offensiva, non direi buona invece quella difensiva. Piccolopasso indietro in difesa per un giocatore che si sta rivelando un marcatore consistente. Particolarmente efficaci in serata gli arresto e tiro dalla media mentre da fuori chiude con un discreto 3/8. 3 i turnover…
Miles Bridges: 6,5
17 pt., 3
rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. 7/11 dal campo. In attacco si muove
bene tra le linee o sulla linea di fondo. Sta trovando anche facilità
e mano da fuori (3/4). Più incluso negli schemi comincia a diventare
un giocatore consistentemente sugoso…
Marvin Williams: 5,5
13 pt., 5
rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. 5/11 dal campo. -17… Un
po’ perché viene schierato da centro quando c’è il quintetto
piccolo sul campo, un po’ perché nella babilonica difesa di
Charlotte nella notte a volte tiene posizioni deleterie e veniamo
colpiti ad esempio da Stephenson nel finale quando l’uomo più
avanzato su quel lato è lui ma rimane a guardare. 3/6 da fuori, non
male…
Bismack Biyombo: 5,5
5 pt.,
9 rimbalzi. 2/3 dal campo ma 3 TO. Bene a rimbalzo così come fa
altrettanto bene su James all’inizio, preso anche alto. Purtroppo poi
si perde con la difesa e durante un time-out Borrego lo striglia un
po’. Se fosse una minaccia più consistente giocherebbe di più ma
anche ai liberi fa fatica…
Jeremy Lamb: 5
7 pt., 5 rimbalzi. Sicuramente ancora
alle prese con qualche fastidio alla caviglia che non lo fa essere il
vero Jeremy. Rinuncia spesso a puntare difensori modesti e se lo fa
in genere tira maluccio. Si guadagna un paio di liberi e per il resto
prova tiri dal mid range e triple che non entrano finendo con 1/11.
Pesante ma non voglio infierire eccessivamente viste le probabili
condizioni non al 100%…
Devonte’ Graham: 6
11
punti, 1 rimbalzo, 4 assist. 4/6 dal campo con due triple. Con
lui in campo il differenziale è a favore degli avversari ma gioca un
discreto basket con passaggi semplici e umili come quello per la
tripla di Walker nell’ultimo quarto. Ordinato, mostra coordinazione e
un tiro migliorato. La difesa è migliorabile e a tratti dovrebbe
essere un po’ più aggressiva.
Willy Hernangomez: 5,5
4 pt., 2
rimbalzi, 2 assist, stoppate. 2/4 dal campo in 9:11. Anche lui non
gioca molto, mi ricordo una tripla mancata da posizione frontale più
un altro tentativo a vuoto. Inconsistente nel mezzo per frenare gli
attacchi avversari.
Frank Kaminsky:
6,5
13 pt.,
4 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate, 1 stoppata. 2/2 da fuori, 3/3 ai
liberi. Se non fosse per una difesa che è poco migliore di quella
del centro spagnolo (rimbalzi a parte ma nella notte fa meglio il
Tank) avrebbe preso un voto migliore. Centra il bersaglio e da un
buon apporto in punti dalla panchina. Nessun TO e +5 in plus/minus,
secondo miglior Hornet in serata.
Malik
Monk: 5,5
0 pt.,
1 rimbalzo, 1 assist. Due tiri a vuoto equamente divisi, uno da due e
uno da tre, solita palla persa negli 8:05 e poco altro… abbastanza
marginale in partita.
Michael Kidd-Gilchrist: 6
0 pt.,
2 rimbalzi, 2 assist. 0/2 dal campo. Mandato in campo da Borrego nel
tentativo di dare un freno all’attacco avversario, finisce anche lui
nel tourbillon degli attacchi giallo-viola ma negli 8:04 che rimane
in campo probabilmente da più equilibrio ottenendo un +9 in
plus/minus anche se manca due tiri.
Coach James Borrego: 5
Diverse attiche
difensive, posizioni ibride che a volte prendono i giocatori in base
alle situazioni ma sugli scarichi patiamo troppo. Un mezzo passo
indietro nel gioco, uno nella personalità e uno e mezzo in difesa.
Una partite che avrebbe potuto riportarci nel gruppo ma tra la
trasferta e l’occasione, gli Hornets dimostrano di non esser ancora
pronti e lo si vede nei primi secondi del match.
Nelle ultime stagioni OT e partite
punto a punto erano diventate un vero incubo per gli Hornets.
Qualcosa sembra esser cambiato
recentemente.
La squadra con gli innesti dei giovani sembra più rapida e meno fragile….
L’incredibile colpo di coda di Lamb a Toronto poi ha generato nuovo entusiasmo, almeno sino a che la squadra riuscirà a ottenere risultati imprevisti e impensabili per la volata playoffs.
Purtroppo in precedenza, se considerassimo le gare finite punto a punto (diciamo con uno scarto entro i 5 punti e gli OT), Charlotte quest’anno, prima di gara 65, sarebbe 4-14…
Oggi, considerando l’OT contro gli
Spurs, tra partite finite al supplementare e le punto a punto i
Calabroni hanno alzato un po’ la media W arrivando a 7 vittorie e 15
sconfitte.
Ventidue partite adrenaliniche e tirate, un’infinità per mettere alla prova le coronarie dei tifosi che spesso hanno dovuto incassare sconfitte.
Era solamente allo scadere dei 24 e da più vicino rispetto all’incredibile tiro a Toronto ma Lamb non è la prima volta che mostra queste capacità nel segnare allo scadere con il fastidio dell’uomo in close-out…
Sul filo del rasoio spesso la difesa
non ha funzionato e gli Hornets negli ultimi secondi non sono
riusciti a trasformare le proprie azioni offensive in punti in grado
di pareggiare o vincer la partita.
Nonostante Borrego avesse giurato di
utilizzare di più gli altri giocatori anziché il solo Walker come
finalizzatore decisivo, spesso è stato proprio Kemba ad avere
l’onere di tentare di chiudere i macth ma con scarsi risultati.
Già, perché in mancanza di altre
valide minacce, l’Occhio di Mordor delle difese avversarie getta lo
sguardo su Kemba che da solo non sempre può far miracoli.
Vediamo nelle prime partite (in totale ben 22) com’è andata a Kemba e agli altri Hornets sui possessi (eventuali) finali…
Nella prima partita della stagione
(avversaria Milwaukee) c’era tempo sul 112-113 per gestire il
possesso ma Kemba (41 punti in partita) congelava palla provando la
penetrazione ma influenzato da Henson sbagliava l’appoggio, la palla
finiva comunque a Batum che a un secondo dalla fine scoccava una
mattonata che s’infrangeva sul plexiglass.
Walker si rifaceva a Miami in gara 3
guadagnando in penetrazione all’ultimo respiro due liberi.
Un fallo di McGruder a mezzo secondo
dalla fine sul 112 pari condannava gli Heat.
Kemba metteva dentro il primo
sbagliando intenzionalmente il secondo per non dare altre possibilità
alla squadra di Spolestra.
A Chicago, in game 5, sul 110 pari
Bridges manca la tripla dal corner destro a meno di 30 secondi dalla
fine ma anche Chicago sbaglia.
A :06.2 gli Hornets hanno la rimessa ma
Batum passa non benissimo a Kemba che sulla pressione di Lavine
(mancato da Williams sul blocco in uscita del capitano) perdeva palla
(irrilevante per gli arbitri una mano di Lavine sul bicipite di
Walker proteso alla presa).
Sull’azione finale Monk a mezzo secondo
commetteva fallo su LaVine.
Due liberi a segno (anche il secondo
non volendo), time-out Hornets e sulla rimessa Monk non riusciva a
tirare in tempo utile.
In gara 7 si perdeva a Philadelphia,
Williams chiuso nell’angolo destro trovava solo il ferro sulla tripla
a 11 secondi dalla fine, a :02.6 Walker segnava comunque due liberi
per il 103-105 ma sulla rimessa dei locali Charlotte non riusciva a
commetter fallo per l’ultimo tiro.
In gara 9 sul 102-106 Walker manca la
tripla e i Thunder segnando due punti controllano un match che finirà
107-111.
Gara 12 ancora a Philadelphia con Kemba
a mancare un tiro a :01.7.
Si va all’OT e con i Sixers sopra di
tre punti a :10.1 Bridges sbaglierà la tripla del pari, segnerà
Willy da fuori (troppo tardi) il 132-133 finale.
Partita n° 15 e terza contro i 76ers
che prevarranno nuovamente d’un soffio (119-122 all’OT) con Walker
capace di realizzare 60 punti compreso il tiro del 108-107, un tre
punti che baciava il plexiglass prima d’entrare a 44 sec. dalla fine.
Passavano sul +2 gli ospiti ma due tiri
di Kemba a :16.6 davano il pari…
Butler mancava il turnaround finale ma
nel supplementare stoppava Kemba e segnava la tripla all’ultimo
istante che condannava Charlotte.
Contro Boston (game 16) sul 114-111 era
Kemba (43 pt.) a :32.3 a realizzare una tripla che allontanava gli
Hornets (finirà 117-112).
Tralasciamo le sconfitte con Thunder e
Hawks e passiamo a vedere solamente le restanti W per non appesantire
il pezzo:
W 110-107 Vs Bucks (Game 20):
Sul 106-102 i Bucks provano l’ultimo
assalto, Connaughton sbaglia da solo da sotto tutto solo
incredibilmente, Middleton sbaglia due triple (nel mezzo una persa di
Parker) e Antetokounmpo manca il tap-in.
Finisce per commetter fallo Giannis a
:29.8 su Walker appena dopo l’errore.
Kemba realizza i liberi mettendo in
sicurezza la partita.
W 108-107 Vs Pistons (Game 27):
Gli Hornets rimontano e tengono il
vantaggio anche grazie a un paio di errori dalla lunetta di Griffin.
Lamb con l’1/2 dalla linea sigla il
106-104 ma a :14.7 per una trattenuta di Parker su Galloway arrivava
il pareggio a gioco fermo.
Nessun time-out, raddoppio su Kemba, scarico sulla diagonale destra per Lamb che non controllava perfettamente allungandosi la palla, ma riusciva a far partire un lungo due a segno per vincer la gara a tre decimi dalla fine nonostante il close-out e il fallo che costava un punto (tecnico alla panchina per invasione anticipata).
Lamb realizza il buzzer beater vincente contro la Motor City.
W 112-111 Vs Wizards (Game 65):
109-112, Beal tira oltre Zeller ma non
fa centro, Lamb va a rimbalzo poi scambia in attacco e arriva a
rimorchio per la tripla del sorpasso finale che poi contribuisce a
conservare con una stoppata su Portis.
W 115-114 @ Raptors (Game 73):
Terza vittoria firmata Lamb. Gli
Hornets meritano di vincere contro i più forti avversari che nel
finale rientrano con un paio d’aiuti della terna.
Sembra tutto perso quando i Raptors
passano sopra.
Gli Hornets dopo un tiro mancato di
Leonard hanno poco più d’una manciata di second dal rimbalzo al
tiro.
Un fallo speso su Bridges per Toronto
senza conseguenze e poi il passaggio verso Lamb che sul quale si
porta Siakam abile a toccargli la palla che viaggia oltre la metà
campo.
Jeremy torna sulla sfera, si gira e lascia partire il secondo più lungo buzzer beater game winner degli ultimi 20 anni che sorpassa il balzo di Siakam e s’infila incredibilmente nella retina.
Si scatena una pazza gioia dopo il buzzer beater di Lamb sul parquet di Toronto.
W 125-116 (OT) Vs Spurs (Game 74):
Nell’ultima partita Kemba a :42.8
pareggia in entrata poi un probabile fallo su di lui non viene
fischiato e DeRozan prova a vincer la gara allo scadere tentando un
tiro dalla destra che viene efficacemente contrastato da Bridges.
Nel supplementare è Kemba ad ammazzare
la partita chiudendo a 38 punti.
Nelle 7 vinte abbiamo visto nel crunch
time esser decisivo Walker per 4 volte in maniera differente ma Lamb
è riuscito per ben tre volte a piazzare tiri da lontano decisivi,
due allo scadere e per due volte in casa, nel Nest, nell’Alveare di
Charlotte…
Considerando l’errore di Lamb a due
secondi dalla fine (da sotto mancava il pareggio ma in serate segnava
ben 26 punti) nella recente partita con Philadelphia persa 114-118
(una serie pesante persa 0-4 con un divario di 10 punti totali e dopo
esser andati due volte all’OT con un paio di recriminazioni pesanti
come una tripla di Embiid che risulterà decisiva) e la partita degli
orrori persa al supplementare a Brooklyn quando un suo close-out
causò 3 liberi contro (poi fu Kemba a commettere un pessimo fallo
nella metà campo avversa mandando la gara ai supplementari), Walker
ha avuto sicuramente molte più possibilità di chiuder le gare ma
non sono tutte andate a buon fine come quella in corsa contro il
tempo e l’appoggio corto contro Brooklyn che avrebbe da menzionare
anche la clamorosa palla persa da solo in palleggio a Monk che costò
i due punti decisivi in transizione.
Va da sé che se parliamo di tiri
decisivi all’ultimo giro di lancette, Lamb sembra possa dare una
consistente mano a questa squadra.
E allora nella seconda parte del pezzo
ripercorriamo insieme velocemente la vita e la
carriera di Lamb:
Nato da Angela e
Rolando Lamb, cresce a fianco di tre fratelli.
La guardia di 196 cm
per 84 kg, dopo aver frequentato la Norcross High School a Norcross,
in Georgia, dove ha capitanato la squadra di basket con una media di
20 punti e 6 rimbalzi per partita portandola nell’Elite 8 dei
Playoffs di stato con un record di 27-3 venne scelto da UConn dopo
aver attirato l’attenzione dell’allenatore Jim Calhoun che lo vedeva
come un possibile futuro Richard “Rip” Hamilton. . Durante
il suo primo anno a UConn, Lamb tiene una media di 11,1 per partita,
la seconda dopo quella dell’attuale compagno Kemba Walker (durante la
sua militanza trova in squadra anche l’altro NBA Shabazz Napier).
Prima della
semifinale contro Kentucky, Lamb aveva un 11/15 da tre punti del
torneo NCAA (la più alta percentuale per un giocatore arrivato alle
F.F.), il che mostra come possa colpire da tre discretamente anche se
c’è da considerare la linea più ravvicinata della NCAA a 6,32.
In finale Jeremy ha realizzato 12 punti, l’esatto differenziale contro Butler (53-41).
UConn e la striscia vincente finale.
Dopo una breve parentesi con la nazionale di categoria, Lamb e UConn escono di scena presto mentre si profila l’entrata in NBA per Jeremy che viene scelto da Houston in 12^ posizione ma viene ceduto ai Thunder il 27 ottobre 2012 in una multitrade che porterà Harden in Texas.
Da rookie Lamb deve accontentarsi di far da spola con i Tulsa 66er nella NBA Development League.
E finalmente eccoci al 25 giugno 2015 quando Lamb, mai sbocciato veramente ai Thunder tra panchina e difficoltà, viene scambiato con Charlotte in cambio di Luke Ridnour e una seconda scelta nel 2016.
Il 2 novembre 2015, firmato un prolungamento triennale del contratto di tre anni per21 milioni totali con contratto in scadenza questa estate (quest’anno percepisce 7,488,372 $).
Il giorno seguente
realizza 20 punti con un 9/10 dal campo aiutando Charlotte a battere
130-105 i Chicago Bulls.
Supera i 20 punti
contro in una sconfitta contro i Warriors il 4 gennaio 2016, segnando
22 punti.
Il 26 novembre 2016, dopo essersi ripreso da un
infortunio al bicipite femorale (out per 10 partite), Lamb parte per
la prima volta in quintetto mentre il 20 dicembre 2017, Lamb mostra
una buona attitudine nel colpire i predatori segnando il career-high
di 32 (11/17 FG) nonostante la L.
E’ solo però con l’arrivo
di Borrego a inizio stagione che Lamb ottiene un posto fisso da
titolare.
MKG viene dirottato
in panchina e Batum con il quale aveva duellato nelle stagioni
precedenti per ottenere spazio, viene riportato al ruolo di ala
piccola essendo i due “tranquillamente” swingman.
Il 26 dicembre
segnato 31 punti ma la squadra perde dopo un doppio supplementare a
Brooklyn (132-134).
Dopo l’All-Star Game
Borrego prova a cambiare qualcosa per trovare un assetto difensivo
differente e Jeremy torna in panchina (Bridges titolare come SF e
Batum in SG) ma non sembra soffrirne, anzi, oltre a beneficiarne,
continua a giocare minuti consistenti, più del rookie,
intersecandosi in un doppio ruolo.
Ed eccoci a oggi…
tre giorni fa sbanca Toronto con il secondo buzzer beater game winner
in 20 stagioni NBA (attualmente da 3 punti ha il 34,5% ma lo scorso
anno era stato capace di giungere al 37,0%) ma purtroppo contro gli
Spurs s’infortuna alla caviglia destra tuttavia sembra che il
problema sia piuttosto leggero e il nostro numero 3 possa partecipare
alla serie di trasferte cominciando da quella di sabato notte (data
italiana) in terra californiana.
Pensando che la
miglior stagione di Lamb a OKC fu la seconda con 8,5 punti di media a
Charlotte sale subito nel 2015/16 a 8,8, l’anno successivo arriva a
9,7 quindi lo scorso anno tocca i 12,9 mentre nell’anno in corso è
sui 15,1, nettamente secondo miglior marcatore della squadra (terzo è
M. Williams con 10,3 punti a gara) nonostante giochi meno minuti di
Batum e sostanzialmente abbia un impercettibile minutaggio superiore
proprio a Williams.
Quattro trasferte
per cercare di riaprire incredibilmente il discorso playoffs anche se
le esperienze passate mi hanno reso piuttosto scettico, ma se la
squadra continuerà a dimostrare voglia, intelligenza e coraggio
tutto può accadere ma servirà sicuramente anche il nostro numero 3
oltre alla freschezza dei giovani che corrono e difendono.
La sindrome di Procuste è un problema
psichico (tratto da un mito greco un po’ splatter dove si narrava di
un brigante di nome Damaste atto a catturare e a legare su due
“letti” vittime che venivano amputate se risultavano troppo
grandi, fuoriuscendo dai bordi o stirate sino a portarle a riempire
la misura sottostante, portandole così a pari, uniformandole a un
unico mediocre modello), la quale, tra i vari aspetti che toccano la
persona afflitta da questo problema, si riconosce per il disprezzo
immotivato nei confronti degli altri.
Chi ne è afflitto tende a distorcere
la realtà a proprio favore per giustificare i propri “insuccessi”
additando gli altri di essere la causa del proprio problema.
In genere l’invidia non si ferma
a una fase virtuale ma si passa costantemente nel cercare
d’ostacolare le altre persone affinché possano portare avanti i loro
obiettivi personali.
Chi ne è afflitto soffre nel veder le altre persone aver successo
a causa del continuo confronto tra loro e gli altri, o per meglio
scrivere, tra ciò che non funziona (per cause endogene e/o esterne)
nella loro vita e l’immagine superficiale che hanno nei confronti
della vita degli altri.
La causa è la mancanza di autostima in genere ma oggi sulla rete
si trovano spesso tanti piccoli Procuste, questo mi è balenato nella
testa dopo aver letto i commenti sull’ultimo tiro di Lamb a Toronto.
Di fatto se segna un campione conclamato come Wade (per fare un
esempio) su una gamba all’ultimo secondo dopo esser stato stoppato e
aver ripreso la palla per stendere i Warriors, si scrive un articolo
ed è tutta bravura, se segna un giocatore di una squadra in
difficoltà (buon giocatore ma non il top) che non incontra il
proprio gusto, allora è solo sfacciata fortuna.
Fu Teseo a sconfiggere Damaste (Procuste il nickname), per
sconfiggere invece sé stessi bisogna lavorarci sopra e riconoscere
le realtà oggettive senza invidie perché, rimanendo al caso, per
quanto possa essere irripetibile quel tracciante, forza e parabola a
quel tiro l’ha messe Lamb, questo è il dato oggettivo.
E’ molto probabile che chi giudica l’all around the world di Lamb
solo fortuna non abbia mai visto tirare Jeremy in stagione.
Diverse volte da distanze ben oltre la linea variabile dell’arco,
anche ai 24 e con l’uomo in faccia è riuscito a fare centro.
Non ha grandissime percentuali da tre ma ha il focus, quel
particolare tipo di concentrazione che gli permette di mettere il
mirino in perfetta sintonia con l’obiettivo all’occorrenza.
Questa notte il focus generale dovranno averlo gli Hornets che per battere gli Spurs dovranno sfoderare il loro miglior gioco davanti al proprio pubblico e dimostrare che le 3 W precedenti non erano un caso…
Le formazioni:
La partita in breve
Gli
Hornets in serata abbattono un paio di tabù oltre gli Spurs.
Charlotte non batteva 2-0 San Antonio dalla stagione 1996/97 e non aveva mai vinto all’OT questa stagione, due avvenimenti che accadono nella stessa notte grazie alla grande volontà di una squadra che lotta, corre e soffre ma vince la quarta partita consecutiva contro ogni pronostico.
Rientrano Parker e MKG in gruppo (Borrego non li userà continuando con la linea giovani), out Batum per un brutto virus e Zeller per un ginocchio.
Il visionario Borrego rispedisce in campo la scanzonata banda di giovani che a inizio gara fa valere tutta la loro freschezza ,costringendo, grazie all’ottima pressione, gli Spurs a un primo quarto sottotono dove le stelle avversarie quasi non si vedono anche se Forbes e Belinelli (proprio in serata, Marco?) sono “fastidiosi”.
Dopo il
5-0 iniziale Charlotte chiude i primi 12 minuti sul 29-23.
Nel
secondo quarto qualcosa cambia e la gara si riequilibra.
Gli
Spurs sono più abili e veloci della giovane difesa di Charlotte
spostando palla sul terreno di gioco e si rimane sul filo fino al
terzo fallo personale di Biz su Aldridge che costringe i Calabroni ad
andare per la prima volta sotto in serata (48-49).
Dopo
una serie di contro-sorpassi San Antonio nel finale riesce a prender
4 punti di vantaggio chiudendo sul 55-59 prima del riposo lungo.
A 7:28
Aldridge chiude una transizione in schiacciata subendo anche fallo da
Bacon inutilmente.
Una
giocata da tre punti che manda sul punto di non ritorno la
frastornata squadra di Borrego (62-72).
Charlotte
però non desiste e insiste: chiude bene gli spazi in difesa e nel
pitturato specialmente così riesce con un parziale di 12-0 chiuso da
Bacon (ottima difesa su DeRozan sulla stessa azione) lanciato in
transizione per il vantaggio (74-72).
Due
punti conservati a fine quarto (82-80).
Nell’ultima
frazione regolamentare le triple del Tank a 7:44 e di Walker a 7:18
portavano Charlotte sul 97-89, un +8 in cerca di fuga.
Gli Spurs però avevano qualità per riaprire la partita anche se spiccatamente nel finale si affidavano a DeRozan che emergeva da una parte realizzando diversi punti compreso il sorpasso con tiro frontale (mid-range) sopra Miles a :51.8. Dall’altra parte pareggiava Walker dopo 9 secondi esatti e dopo una chiamata mancata a favore di Walker DeRozan provava a far da solo con un tiro da lontano che non arrivava a destinazione.
Era OT,
il regno di Kemba che partiva forte con 4 punti prima d’esser
interrotto da un Belinelli molto attivo e pericoloso in serata.
Tripla
del -1 ma a 3:06 Walker sortiva la prima feccia dalla faretra, poi
gli arcieri delle due squadre ci provavano diverse volte ma nulla da
fare sino al dardo avvelenato di bacon a 1:50 che feriva mortalmente
gli Speroni.
116-109
più nuova tripla di Kemba a 1:18 e +10 (119-109), San Antonio
interrompeva il gioco con interventi irregolari rifiutando la resa ma
alla fine dopo lo stillicidio di falli spesi (era Graham in
particolare ad andare in lunetta) doveva capitolare.
125-116
il risultato finale con gli Hornets che continuano a volare sulle ali
dell’entusiasmo prima di partire per la cosa pacifica destinazione
L.A. gialloviola.
30
punti di DeRozan, 20+15 (rimbalzi) per Aldridge mentre a salire sul
podio avversario come scorer è Belinelli con 17 ad anticipare Forbes
e Gay con 16 punti a testa.
Gli
Hornets hanno vinto nonostante l’outshoots e l’outrebound portato
nelle statistiche dagli Spurs (46/100 per CHA e 44/109 per SAS al
tiro, 46-60 i rimbalzi…
Stessa
percentuale dalla lunetta con il 71,4% con gli Hornets ad accumulare
tiri liberi in più nel finale visto il tentativo di recupero
avversario (20/28 contro 15/21) mentre le stoppate son quasi in
parità con Charlotte a vincere 6-5.
Dov’è
che hanno vinto allora gli Hornets?
Nel
gioco di squadra in primis, Borrego ha battuto il maestro con 30
assist contro 24 e la difesa è stata buona (nel pitturato ma anche
sul perimetro, eccetto il secondo quarto) producendo un +5 nel
differenziale TO (6-11 con 8 rubate a 4)…
La partita
1°
quarto:
Partenza
in white per gli Hornets che si trovavano contro White ed era proprio
lui a mancare il primo tiro della serata che era messo da Bridges a
11:14 bravo a veleggiare in transizione dopo un tocco di Marvin su un
tentativo di passaggio di White.
Bacon
su una delle sue iniziative in entrata era stoppato ma Biz aprendo a
destra trovava Miles nell’angolo liberissimo di colpire da tre punti.
Per San
Antonio l’inizio era tutto di Forbes che centrava il canestro da
oltre l’arco poi toccava a Biz a 9:51 farsi amico il vetro da mezza
distanza mentre i tiri da due punti di Forbes e Walker portavano la
gara sul 9-5.
Forbes
contro Hornets quando un’altra tripla della guardia di Pop pioveva
dentro per il 9-8 mentre dalla linea per gli ospiti finalmente
cambiavano marcatore con Aldridge a realizzare solo il secondo libero
e l’aggancio (7:37) per un close-out troppo invasivo di Biz sulla
linea di fondo.
Ripartivano
gli Hornets che segnavano con Miles dal corner opposto al precedente
così a 6:40 coach Gregg chiamava il primo time-out.
Al
rientro assistevamo a errori da ambo i le parti fino alla tripla di
Bacon con finta sul giocatore in uscita, leggero spostamento verso la
linea di fondo dalla destra colpiva per il 15-9.
Per far
ripartire anche i texani ci voleva il neo-entrato Belinelli che
colpiva immediatamente da fuori ma su una persa di DeRozan partiva la
veloce transizione di Lamb che ostacolato da un avversario in
ripiegamento alzava verso Bridges pronto all’appuntamento con
l’alley-oop per unire palla e retina.
Gli
Hornets salivano sul +7 ma erano colpiti da un mezzo circus shot da
tre punti di Belinelli (19-15) prima di segnare altri due canestri
con Willy (layup) e Lamb (pullup a 2:47) per il 23-15.
Dopo
due punti ospiti Monk a 1:57 si presentava sulla linea dei tre punti
(portando palla) con spazio per realizzare il +9 (26-17), un divario
che tornava tale dopo un two and one di DeRozan (1:11) e risposta di
Frank che ricevendo un passaggio interno si posizionava tra la 3-2
degli Spurs per attaccare con palleggio, arresto e alzata più fallo.
Giocata da tre punti per il 29-20 e anche se a :24.4 Gay segnava da tre punti, gli Hornets sul +6, indubbiamente nel primo quarto destavano impressione nel forcing difensivo.
Laken, una storica dance bracket degli Hornets durante uno dei primi time-out.
2° quarto:
Anche
nel secondo quarto gli Hornets provavano a chiudere i varchi agli
avversari ma qualcosa andava storto.
La
bravura proverbiale nell’orchestrare le azioni dei texani, unita ai
micidiali tiratori (primi per % da tre punti in NBA) cambiava
registro al match. Anche se su un teardrop di Willy, Gay smanacciava
non evitando il canestro per goaltending.
Una
dunk di Poeltl e una tripla aperta del Tank a 11:15 ripristinavano il
+9, divario accorciato dai neri a 4 pt. dopo un canestro in area di
Gay e la terza tripla su altrettanti tentativi di Belinelli.
A
8:38 Poeltl da sotto pareggiava chiudendo il parziale di 0-9 degli
Speroni perché dopo un errore del Beli era il Tank a colpir da fuori
e a portarsi a 9 punti.
Marvin
con una finta da sotto, ricevuto un bullett pass dal Tank, appoggiava
semplicemente ma una tripla in caduta di Forbes (7:14) firmava il
pari a quota 39.
Non
riusciva a passare avanti San Antonio ancora una volta perché dopo
l’appoggio con allungo in corsa di Walker, ecco l’allungo sul +4
dalla linea (6:37) sempre targato Kemba.
Un
gran giro palla con cambio lato serviva a Forbes per piazzare
l’ennesima bomba in tranquillità ma su una palla persa degli Spurs,
Bacon era imbeccato nell’angolo sinistro per la bomba a segno
(46-42).
Bertans
rispondeva immediatamente con il catch n’shoot quasi frontale ma
ancora gli Hornets chiudendosi guadagnavano una palla per chiudere in
transizione due contro uno con passaggio di Miles e appoggio di
Williams.
48-47
dopo due punti di Aldridge che aveva poi a 2:42 la possibilità di
mandare per la prima volta i suoi in vantaggio dalla lunetta.
Il
2/2 non tradiva le attese dei propri compagni e San Antonio rimaneva
al comando sino alla dunk di Willy poi si assisteva al cambio leader
team più volte con un jumper di DeRozan, un tiro dalla media fuori
equilibrio di Lamb (52-51 a 1:55), l’open 3 di Gay dal corner destro
sino alla tripla di Bacon a 1:17 che realizzava ancora dal lato
destra con finta e perfetto tiro oltre Beli per il 55-54.
Un parziale di 0-5 nell’ultimo minuto consentiva agli ospiti di prendere un vantaggio di 4 punti all’intervallo.
CHARLOTTE, NC – MARCH 26: Miles Bridges #0 and Head Coach James Borrego of the Charlotte Hornets talk before the game against the San Antonio Spurs on March 26, 2019 at the Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
3° quarto:
Poeltl
portava il parziale sul 7-0 a cavallo tra i quarti con appoggio
semplice mentre a 11:15 Walker in penetrazione con l’arresto e tiro
da sotto creava il contatto per due liberi poi realizzati.
A
9:54, proveniente da sinistra arrivava DeRozan che, dopo aver passato
Bacon e Williams, sganciava una dunk atomica a una mano che lanciava
un chiaro messaggio a Borrego che avendolo colto istantaneamente
chiamava una pausa sul 59-67 in un chiaro momento di difficoltà.
Dopo
9 secondi ripartiva Charlotte con Bacon che otteneva un fallo
tentando di posterizzare Poeltl.
Solo
un punto ottenuto dalla lunetta ma Marvin con finte ed entrata
frontale si liberava lo spazio necessario per lanciare un floater con
poca parabola che finiva comunque dentro a 8:56.
Un
fade-away di DeRozan interrompeva il piccolo parziale Hornets che
subivano anche la transizione dopo una stoppata di White su Walker,
fallo inutile da dietro di Bacon su Aldridge e 2+1 a 7:28 per il +10
Spurs che sembrava poter dare già un identità al resto della sfida
invece gli Hornets compivano lo sforzo per rientrare con la
penetrazione fisica di bacon con la spalla a fare a sportellate con
DeRozan prima d’arrivare all’appoggio vincente.
Il
centro austriaco degli Spurs contribuiva al nostro rientro con due
errori in lunetta mentre Walker in penetrazione era svelto ad
appoggiare oltre due difensori per il 66-72.
Kemba
segnava ancora puntando Aldridge e battendolo con minimi spostamenti
rapidi in crossover.
U
turnover di Belinelli e un fallo di Mills su un tiro da tre di Walker
contribuivano al parziale Hornets ravvivato da un 2/3 di Kemba in
lunetta ma non era finita perché in area Hornets Lamb intercettava
una palla poi data a Kemba e finalizzata da Bacon in jam.
Secondi
scaduti per gli Spurs in attacco poi bacon contenendo DeRozan nel
pitturato scattava venendo lanciato per l’appoggio del nuovo
vantaggio (74-72) grazie al parziale di 12-0.
Dopo
aver pareggiato gli Spurs incassavano 4 punti con due FT di Lamb e un
pullup di Walker ma nella varietà di soluzioni entrava anche il Beli
che da tre siglava il 78-77 dopo aver fatto saltare Monk.
Nella
fase finale, mentre si vedeva Lamb rientrare negli spogliatoi, si
vedeva Gay correggere sé stesso per pareggiare su Frank (79-79).
Dopo un ½ di Poeltl in lunetta gli Hornets mettevano dentro tre punti per chiudere in vantaggio 82-80 prima dei 12 minuti finali.
CHARLOTTE, NC – MARCH 26: Dwayne Bacon #7 of the Charlotte Hornets goes to the basket against the San Antonio Spurs on March 26, 2019 at the Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
Un
parziale di 3-2 apriva il primo minuto di gioco dell’ultima frazione,
poi Monk, molto aggressivo, commetteva due falli in tre secondi su
Belinelli non regalando comunque liberi.
Big
Frank a 10:29 scaricava un big shot da tre per l’88-82 (passaggio di
Graham dalla linea di fondo).
Quattro
tiri liberi di White riportavano a -2 gli ospiti ma un floater di
Walker nato da una second chance (Willy offensive rebound) valeva per
il 90-86.
Graham
shakerava in entrata la difesa degli Spurs per appoggiare il +6 ma
DeRozan a 8:04 con un two and one dimezzava lo scarto.
Durante
il quinto minuto di gioco gli Hornets provavano a ipotecare la gara
col le triple di Kaminsky (7:44) e Walker (7:18) che facevano gioire
anche la variopinta mamma di Kemba sugli spalti.
97-89
ma gli Spurs non si arrendevano di certo avendo qualità per tentare
il recupero.
DeRozan
splittando dalla lunetta prima e con un banker poi tagliava il
vantaggio Hornets a 5 pt con 5:53 da giocare.
Time-out
e Hornets che trovavano un canestro facile con Marvin sulla sinistra
del ferro grazie al passaggio breve di Kemba, intelligente, bravo e
generoso nel trovar il varco giusto.
DeRozan
s’issava a bandiera nera degli Spurs nel finale realizzando ancora in
turnaround e dopo un jumper forzato di Graham era ancora l’ex
Raptors a segnate tirando sopra Miles che compiva anche una buona
difesa.
Sul
raddoppio di Aldridge sulla baseline sinistra l’ex Trail Blazers
pescava in corsa Gay che andava a schiacciare il -1.
Charlotte
si trovava bloccata in attacco e tra Graham e Walker con due
soluzioni da fuori non guadagnavano nulla, a quel punto palla dentro
per Aldridge, girata su Frank e vantaggio ospite per lo 0-8 di
parziale che portava Borrego alla saggia chiamata del break.
Spinto
da Forbes Kemba a 3:08 impattava dalla lunetta mentre dall’altra
parte sembrava facile ormai l’appoggio di un DeRozan sfuggito a due
uomini ma con le molle ai piedi staccava Bridges a spinger sino sulla
linea di fondo sinistra e a intercettare alla grande in stoppata
l’alzata del pericolo n° 1 avversario, sull’altro fronte si
sviluppava una second chance che Walker portava a casa in entrata.
Rumore infernale all’alveare, errore del Beli frastornato ma put-back dunk del pari di Aldridge a 2:11…
Un
incredibile primo passo (per coordinazione e velocità) e Forbes
(anche qualsiasi altro umano) non teneva su Kemba che sparava in
faccia all’uscita di Aldridge il pullup del 104-102.
Si
disperava Frank a 1:19 per un fallo lontano dalla palla che
consentiva agli Spurs di realizzare due FT con Aldridge.
Marvin
mancava una tripla mentre DeRozan non falliva il sorpasso tirando
sopra Bridges ormai incollato all’avversario.
104-106
a :51.8.
Ci metteva 9 secondi Walker a pareggiare in entrata layup estendendo il braccio destro oltre il difensore.
Un gruppo di Honey Bees nel secondo tempo.
Un
fallo su Walker non assegnato dava la possibilità agli Spurs
dell’ultimo possesso che veniva mal gestito: niente giro palla,
DeRozan si sentiva caldo e provava a tirare dalla media-lunga
distanza da destra con Miles ancora addosso.
Tiro lontano dalla realizzazione e OT.
CHARLOTTE, NC – MARCH 26: Kemba Walker #15 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the San Antonio Spurs on March 26, 2019 at the Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
OT:
Nel
supplementare gli Hornets andavano a caccia della prima vitoria
stagionale in questo contesto e Walker continuava lo show caricato
dal pubblico: spin e fade-away su White per il +2, poi ancora Kemba
passando un doppio schermo slittava all’indietro con la schiena da
sotto per ricavar spazio appoggiare oltre il difensore il 110-106.
Belinelli
per il commentatore degli Hornets diventava “the italian assassin”
colpendo dall’angolo sinistro da tre punti ma non ce n’era per
nessuno sull’altro fronte quando Kemba replicava da tre punti a 3:06.
White,
Gay, Williams e Belinelli sparavano triple a salve mentre a 1:50
Bacon, dopo aver guardato un po’ in giro e aver visto Kemba in
disparte dirgli di far da solo, s’inventava il tiro in uno contro
uno, una semi-pazzia vincente perché la sfera accarezzava la retina
volgendo la sfida a favore di Charlotte.
116-109,
Beli a vuoto due volte da fuori ma Bertans sulla stessa azione
metteva dentro da fuori a 1:02.
San
Antonio cominciava lo stillicidio di falli mentre gli Hornets
lasciavano andar dentro un paio di volte gli attaccanti avversari
senza opporre resistenza.
A :37.7 dopo un ½ di Graham la gara si trovava sul 123-116, una mattonata di Forbes chiudeva il discorso perché l’ulteriore fallo su Graham valeva il 125-116 finale.
Pagelle
Kemba Walker: 9
38 pt., 9 rimbalzi, 11 assist, rubate.
14/31 dal campo con il solito difetto di prendersi qualche tiro di
troppo da fuori ma nel finale ne mette due (chiuderà con 2/8)
importantissimi avendo ragione. Pianeta Hornets chiama e Kemba
risponde. Sale di tono nel finale e va a vincer la gara quasi da
solo. Con Lamb out e Marvin che gli restituisce la palla un paio di
volte in modalità “arrangiati”, lui va dentro fino in fondo,
mostra lo step-back dalla media o la tripla. Divenuto incontenibile,
dopo aver pareggiato nell’ultimo quarto, da una mano di bianco a
White, Forbes e soci mostrando tutto il suo campionario.
Dwayne Bacon: 8
24 pt., 6
rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. 9/16 dal campo. 4/7 da
fuori e +15 in +/-… A parte il fallo ingenuo che aggiunge un punto
al già -9, mostra un paio di volte finte sull’uomo in uscita seguite
da un leggero spostamento laterale con tripla a segno. Ne mette una
anche del corner opposto (sinistro) e anche se non sempre gli va
bene, è lui che inaugura la rimonta nel momento del bisogno con
fisicità riuscendo a dare l’ultima sportellata a DeRozan prima
dell’appoggio poi lo tiene bene in difesa e riparte per l’appoggio.
Nel supplementare implementa il career-high con una decisiva tripla.
Miles Bridges: 7
10 pt., 5
rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 4/7 dal campo con alley-oop
in transizione. Buon inizio a livello di punti poi va a dare una gran
stoppata a DeRozan sulla linea di fondo quando sembrava ormai non
potesse più arrivarsi. Impegna gli attaccanti facendoli sudare
cercando di non farli ragionare oppure rimane lì davanti a loro
piantato cercando d’influenzarne i tiri. DeRozan è bravo nel finale
a infilarne un paio ma poi sbaglia quello decisivo contro di lui.
Molto più coinvolto nella manovra di un tempo sta prendendo fiducia.
Marvin Williams: 5,5
8 pt., 4 rimbalzi,
1 rubata, 1 stoppata. 0/6 da fuori con uno 0/3 open nel finale che
per fortuna non pesa ma mette a rischio le coronarie dei tifosi.
Sempre mezzo storto tirando un po’ con l’anca risulta impreciso e
anche quando si libera bene con una finta realizza il floater da
scoordinato avendo quasi perso il tempo.
Bismack Biyombo: 5
2 pt.,
4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 1 TO e 3 falli, quando compie il
terzo è lui a spenderne la metà della squadra e nonostante ciò,
dopo i primi minuti, non riesce a tenere bene gli avversari in
attacco… Meglio Willy e il Tank nella notte e questa è una
notizia.
Jeremy Lamb: 6
6 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata,
2/6 dal campo e un +6 in plus/minus. Distorsione alla caviglia
sinistra. Esce verso la fine del terzo quarto e non rientra più.
Sfortunato l’eroe di Toronto che fa sentire la sua mancanza
nell’ultimo quarto in zona offensiva. Poche le soluzioni sulla
pressione degli Spurs. Partita sufficiente di Jeremy che gioca 20:42.
Devonte’ Graham: 6,5
7 pt., 1 rimbalzo, 7 assist. Riesce a
impostare il gioco smistando anche qualche pallone come dopo la drive
and kick per la fornitura a Kaminsky da tripla. Ha più personalità
d’inizio stagione e aiuta la squadra. 5 punti arrivano nel finale da
liberi dove è bravo a congelare la gara non sbagliando troppo mentre
dal campo è solo 1/5…
Willy Hernangomez: 7
10 pt., 4
rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. Da fastidio dietro e mette le mani su
due tiri. Qualche rimbalzo che capita nei momenti giusti. Pilastro in
mezzo alle torri Spurs, salva un possesso sul quale Walker poi
segnerà due punti importanti. 4/5 dal campo.
Frank Kaminsky: 7,5
15 pt.,
10 rimbalzi, 2 assist. 5/10 dal campo, 4/8 da tre punti e un +13 in
plus/minus. Se mette forza sulle gambe tirando in ritmo ha una
meccanica discreta per poter infilare il tiro ma non sempre parte
convinto o nella situazione ideale, tuttavia i suoi punti e
percentuali sono ottimi in serata. Non sempre può tenere Aldridge ma
sorprendentemente vi riesce diverse volte.
Malik
Monk: 6,5
5 pt.,
1 rimbalzo, 1 rubata. 2/6 al tiro. Si lancia su un passaggio in
modalità Superman deviandolo fuori dal campo. Non recupera la sfera
ma mostra grinta. Un paio di falli su Belinelli veloci senza mandarlo
ai liberi, una tripla mancata nell’ultima fase ma a parte un TO e 2
falli è importante per stancare Marco che casualmente poi non avrà
più le percentuali d’inizio gara. La troppa foga però lo fa spesso
saltare sulle finte degli avversari. Se Marco lo grazia nel finale
Bertans no.
Coach James Borrego: 8
Ancora una gara entusiasmante e adrenalinica. Prima vittoria sul file e time-out chiamati nei momenti giusti. La squadra gira palla e copre velocemente in difesa, quando la zona di San Antonio prova a dar fastidio arrivano i passaggi giusti. Quarta meritata vittoria di fila dopo una bella battaglia.
Lo strano caso Hornets va analizzato
da prospettive che mostrano fili i quali tracciano punti di vista
personali.
Mentre qualcuno crede ancora nei P.O.
(personalmente no ma sarei felice d’esser smentito), le prossime
cinque gare su sei saranno da giocare in trasferta e per una squadra
che sino a oggi è riuscita a vincerne solo una decina, forzare uno
sprint, risultando corsara su parquet (anche prestigiosi) di
formazioni ospiti potrebbe esser impresa impossibile.
Per invertire la rotta l’ammiraglio
Borrego ha richiamato giocatori da sotto coperta mentre sul pennone
per avvistare la terra dei Playoffs si è issato Walker che dall’alto
delle sue prestazioni guida i compagni.
Suo malgrado questa estate, non
vedendo mai “Terra”, Kemba potrebbe decidere di ammutinare la
nave con alcuni compagni, proprio come Colombo mentre navigava verso
le Indie (poi ovviamente le Americhe) perché il traguardo non
sembrava mai arrivare.
Ma tornando a oggi di sicuro coach
Borrego, al timone della sua nave non coltiva eccessive illusioni:
quello che ora sta facendo è sperimentare coraggiosamente la propria
linea giovane per comprendere quali siano pregi, difetti, prospettive
e limiti dei suoi, lanciati in quintetto.
Bacon è finito titolare dopo aver
fatto da spola a Greensboro dopo Bridges, la coppia francese invece
tra infortuni e scelta tecnica rimane in panchina a osservare i
compagni.
Va da sé che l’arrembaggio ai Raptors sia impresa ardua se non impossibile anche se in alcune circostanze, l’entusiasmo e la sorpresa che un quintetto misconosciuto e imprevedibile possono generare potrebbero portare difficoltà maggiori a più quotati avversari, a patto che Kemba Walker, probabilmente salito ancora on-fire sull’aereo per Toronto, faccia il vero Kemba Walker e che qualcuno dei giovani dia una mano perché è un gioco di squadra…
Le formazioni:
La partita in breve
Partita
ancor più stramba della precedente.
Come
spesso accade l’inizio favorisce la formazione più lesta a mettersi
in carreggiata.
Charlotte
prende un 8-0 iniziale come parziale per arrancare sino al -12 nel
finale di quarto, divari poi ricucito a sole 5 lunghezze (27-32).
L’assenza
di Leonard sul parquet (in panchina per normale rotazione) si faceva
sentire a inizio seconda frazione e Charlotte cominciava ad
avvantaggiarsene volgendo il risultato a proprio vantaggio sul 46-41
grazie a un parziale di 13-0 chiuso da Frank da tre punti in
contro-transizione.
I
Raptors commettevano il decimo TO nel finale ma nel frattempo erano
passati anche avanti, tuttavia l’ultima incursione di Walker
risultava fondamentale per portare a casa due liberi (trasformati) e
il vantaggio 58-57 all’intervallo.
Tra
zona e triple Charlotte nella terza frazione mostrava i muscoli
giocando bene e in velocità finendo sul +12 (95-83).
L’ultima
frazione ci vedeva subito sul +14 ma con almeno un paio di decisioni
a sfavore e un altro paio dubbie i Raptors si riavvicinavano con un
parziale di 12-0 che consentiva alla squadra di Nurse di portasi al
distacco minimo (109-108).
Finale
travagliato sul quale Leonard metteva la firma a 1:24 pareggiando
con due liberi e portando avanti i suoi a :44.9 da fermo con il
solito tiro dal mid-range.
Si
arrivava a pochi secondi dalla fine con la persa di Lamb e il tiro
mancato di Kawhi (gran difesa di Miles).
Meno di
una manciata di second dalla fine e fallo rapido sulla prima rimessa.
Sulla
seconda Bacon trovava in uscita dall’area Lamb che agguantava la
sfera toccatagli però da Siakam che prolungandola paradossalmente
mandava Lamb sì in corsa oltre la metà campo a recuperarla ma si
vedeva battere con un tiro miracoloso proprio dal numero 3: la palla
picchiava sulla tabella per inabissarsi dentro al retina facendo
felice la squadra.
Leonard
finisce con 28 punti e 9 rimbalzi, Siakam con 23, “Ciao” Marc
Gasol con 17…
Charlotte
vince a rimbalzo 39-35 e negli assist 32-29 mentre soffre nelle
stoppate 3-11 ma torna nettamente a far meglio nelle rubate con una
squadra giovane e si chiude con un 12-6 che poi generano anche 7 TO
contro 17 dei Raptors. Hornets al 43,9% da fuori (una delle chiavi
della W) contro il 42,3% avversario, Charlotte che subisce dal campo
l’altro 58,4% dei Raptors (45/77) segnando con il 44,1% dal campo ma
con molti più tiri (41/93). Bene Toronto ai liberi (13/13) ma
Charlotte con un 15/17 porta a casa due punti in più fondamentali.
La partita
1°
quarto:
Si
palesavano subito le difficoltà immaginate a Toronto nonostante
Bridges bloccasse un tiro dalla media a Leonard mandando la sfera
oltre il fondo. Sulla rimessa Gasol, acquisto mancato, trovava tre
punti e con un extra pass anche Siakam dall’angolo sinistro calava
una tripla aperta, inoltre due FT per Toronto portavano i canadesi
sullo 0-8.
Charlotte
dimezzava lo svantaggio con i canestri di Biz a 10:05 e Bridges a
9:95 (4-8), poi arrivavano un paio di autoscontri Gasol/Biz con la
spanzata e gancetto dell’iberico vincente mentre sull’altro fronte
c’era ancora tempo per un minimo recupero firmato Bridges con la
tripla dal lato sinistro a 8:30 (7-10) prima che i Raptors
scappassero via…
Siakam
apriva il parziale segnando due punti in area e a 6:23 lo estendeva
sino al doppiaggio (9-18) arrivando a 11 punti personali, la squadra
dell’Ontario toccava anche il 9-20 prima che Bridges appostato sulla
baseline sinistra schiacciasse oltre il lungo l’11-20.
Una
finta in partenza e una strong drive nel centro con fing and roll per
Bacon e un teardrop di Lamb 14 secondi più tardi riportavano
Charlotte sul -7 (15-22) ma un parziale di 0-5 sembrava aprir le
porte a una gara senza senso.
Charlotte
cominciava a iniziare a segnar con continuità ma aveva problemi nel
fermare gli attacchi avversari, in particolar modo Vanvleet
s’infilava bene nelle maglie teal ed era proprio il caso a 1:40
quando la sua alzata nel rosso pitturato valeva il 21-32.
Un soft
touch di Willy e due FT di Walker (Hornets in bonus) a 1:01
riavvicinavano Charlotte che chiudeva il quarto con altri due FT
(questa volta di Willy) a bersaglio.
La squadra di Borrego si rifaceva sotto sino al -5 al suono della prima sirena (27-32).
TORONTO, CANADA – MARCH 24: Bismack Biyombo #8 of the Charlotte Hornets jocks for a rebound during the game against Kawhi Leonard #2 of the Toronto Raptors on March 24, 2019 at the Scotiabank Arena in Toronto, Ontario, Canada. Copyright 2019 NBAE (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Con
Leonard a riposare in panchina e una nostra bench attiva la partita
cambiava rapidamente scenario anche se inizialmente Lowry dava
problemi alla nostra difesa mandando a segno la bomba del 31-39.
Un
giro verso la linea di fondo sinistra e appoggio elastico al vetro in
continuazione del Tank completavano una bella azione personale ma
c’era ancor tempo per Toronto per un colpo di coda targato Vanvleet
in entrata senza che Lamb riuscisse a fermarlo.
Borrego
fermava il gioco a 10:04 sul 33-41 e gli Hornets partivano alla
grande con l’entrata dall’angolo destro di Bridges a battere il
proprio uomo prima di staccarsi da terra e veleggiare oltre due
tendine composte da uomini Raptors che velavano facendo da cornice da
palcoscenico alla splendida schiacciata di Miles.
Devonte’
prima mostrava posizionamento perfetto e tempismo per recuperare un
rimbalzo difensivo su Ibaka segnando poi in lunetta dopo aver subito
fallo, poi con un arresto e tiro dalla media arrivavano altri due
punti per lui con un Ibaka alle prese con un emicrania per colpa
della piccola guardia.
39-41,
pari di Marvin in post basso destro con il gancetto poi da un
recupero di Frank nasceva il lancio di Graham un pelo troppo alto per
Miles che si elevava con la palla sfuggente tra i palmi ma
l’impennata benevola della sfera determinava comunque il canestro e
il vantaggio sul 43-41.
A
7:28 i Raptors andavano in time-out mentre conquistato il vantaggio
gli Hornets cercavano di sfruttare il momento estendendolo con Frank
che prima stoppava Lowry, poi su una contro-transizione a 6:53
firmava il 13-0 di parziale per il +5 Hornets.
Era
il rientrante Leonard con due liberi a fermare la corsa di Charlotte
che tuttavia ripartiva con un jumper di Walker e una steal immediata
dall’inbound di Toronto che favoriva il catch n’shoot 3 di Williams
per il 51-43.
Frank
prendeva due buoni tiri ma la palla rimbalzava via dall’anello ambo
le volte e i Raptors si riportavano sotto con un paio di transizioni
chiuse da Ibaka per il 51-49.
Time-out
a 4:04 per Borrego che vedeva segnare Miles in schiacciata a una
mando da sotto dopo l’uscita in close/out di Leonard sul tiro corto
di Kemba in area.
Gasol
però usava il fisico in area e con un mezzo giro costringeva Marvin
al fallo.
Un
2+1 che preparava al sorpasso avvenuto grazie al centro spagnolo che
in post basso sinistro attendeva l’entrata in corsa di Siakam che
batteva il difensore appoggiando al vetro in runner.
Il momento no terminava con la tripla no fear di Willy a batter la zona avversari (1:10) e dopo un tre punti di Leonard (:34.8) toccava a Kemba esser fermato da una spinta di Siakam (passato in corsa) per due FT a 8 decimi dall’intervallo che fissavano il vantaggio dei Calabroni a fine primo tempo sul 58-57.
Potrebbe sembrare la faccia di Bacon dopo il tiro di Lamb finale ma in realtà a Toronto c’era anche Mini Air Hugo…
3° quarto:
Apriva
le marcature Bacon da oltre l’arco, rispondeva Gasol da due punti poi
toccava a Leonard metter dentro 4 punti consecutivi realizzano così
il sorpasso dei canadesi sul 61-63.
A
9:20 tre punti dalla top of the key di Kemba erano trend del quarto
perché su un baseball pass di Biz, nessun difensore calcolava Bacon
che dalla diagonale destra batteva da fuori ancora Toronto.
Gasol
in area e un fortunato alley-oop di Biz trovato una seconda colta ai
quasi 24 da Kemba consentivano al centro di segnare 4 punti in serie
e a Walker di arrivare a 10 assist con Charlotte avanti 71-65.
Due
tiri dal mid range di Leonard che arrivava a 20 punti riportavano a
-2 la squadra locale che da una drive and kick di Walker incassava
l’open 3 di Bacon dall’angolo sinistro (74-69).
Toronto
dopo la zona provava i raddoppi vicino la metà campo su Walker ma
nel mezzo Willy faceva da sponda due volte, prima a destra per Lamb,
poi a sinistra per Bacon, il risultato era perfetto: due open 3, due
frecciate che si conficcavano nello stomaco dei Predatori per
l’80-72…
Charlotte
prima della fine del quarto esplodeva ancora da fuori con Bacon e
Bridges che dall’assist sotto canestro di Willy (buon recupero
offensivo) girava la palla nel corner destro per vederla rispedita
dalle sue parti dopo aver varcato dolcemente la retina a 3:08.
86-76, nel finale però concedeva un piccolo rientro ai Raptors sino al -4 (Ibaka in layup) ma Lamb con un big open 3 a 1:13 piazzava una tripla seguita da quella di Willy su assist del Tank così gli Hornets riprendevano la decina di punti di vantaggio avuti in precedenza chiudendo addirittura sul +12 (95-83) dopo due FT di Graham abbattuto da Ibaka in aiuto.
TORONTO, CANADA – MARCH 24: Miles Bridges #0 of the Charlotte Hornets reaches for the rebound during the game against the Toronto Raptors on March 24, 2019 at the Scotiabank Arena in Toronto, Ontario, Canada. Copyright 2019 NBAE (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
Frank
estendeva il vantaggio a 14 punti ma contro un top team a Est non si
poteva star tranquilli, infatti, Powell con naturalezza scioglieva la
tripla e Monk con un bad pass regalava altri due punti
all’avversario.
Time-out
a 10:40 con Borrego a dirne 4 a Malik.
Dopo
il time-out una rubata dei Raptors immediata portava la gara sul
97-90 ma un passaggio di Malik per la dunk a una mano di Willy in
girata e una steal di Lamb su Anunoby con un coast to coast cut dunk
davano a Charlotte un tranquillizzante +11.
A
9:24 Malik da tre dall’angolo della panca di Charlotte firmava il
104-92, ma dopo uno scontro Powell/Graham che sembrava portare allo
sfondamento (avrebbe potuto esser visto anche in maniera opposta),
gli arbitri s’inventavano un doppio fallo e sulla palla a due
scodellata al centro del campo Toronto riprendeva il possesso
guadagnando due FT con Siakam mentre Williams professava la sua
innocenza sul tentativo di tiro del n° 43.
Marvin
segnava da tre il 109-96 ma la replica dei Raptors arrivava subito
con Vanvleet anche in versione tiratore outside.
Una
serie di decisioni che contribuivano a riportare la squadra di Nurse
in partita includeva anche quella dell’azione seguente incriminata:
Kemba raddoppiato lanciava genialmente Williams abbattuto sotto
canestro, sarebbero due chiari FT ma gli arbitri concedevano solo la
rimessa.
Charlotte
perdeva un po’ la testa subendo un parziale di 0-8 con la transizione
chiusa da jam da parte di Siakam (109-104), a 5:25 un assist sotto
per Leonard vedeva la stella avversaria salire in cielo per la dunk
del -3.
5:12,
secondo time-out di Borrego in poco tempo.
Il
dramma è alle porte e mentre Siakam stoppa Bacon, Frank deve
ricorrere al fallo tattico per fermare Leonard in corsa a 4.17.
Leonard
segnerà comunque in jumper prima che Bacon riprovasse l’entrata.
Questa
volta gli arbitri assegnavano due FT a Nurse che essendo di parte si
lamentava oltre il dovuto.
½,
Hornets al comando risicatissimo costretti al secondo fallo
intelligente del Tank e dopo uno sfondamento di Bridges ecco il apri
di Siakam in drive fing and roll.
Bacon
da sotto appoggiava comodamente servito ma a 1:24 Leonard tornava in
lunetta per pareggiare.
Lamb
contratto da tre giocatori in entrata perdeva palla in salto, sulla
transizione Miles toccava un pallone andando a girare oltre la linea
di fondo mentre Siakam riprendeva il possesso.
Gli
arbitri sbagliavano a chiamare il tocco di Miles ma il pallone finiva
inevitabilmente e giustamente nelle mani dei Raptors dopo una lunga
visione dell’iconico arbitro Ken Mauer…
Pubblico
raffreddato, non Leonard che da fermo, dalla diagonale destra
risultava ancora micidiale battendo Bacon ce non si alzava per la
stoppata subendo il piazzato del 112-114.
Provava
Kemba ad andar dentro ma il suo floater era stoppato all’apice
dell’innalzamento della sfera da parte del genio Leonard.
Hornets
che decidevano di non commetter fallo, questa volta Miles prendeva in
consegna il pericolo n° 1 Leonard mandando via anche Graham che si
avvicinava in raddoppio; ottima difesa di Miles che faceva sbagliare
l’asso avversario.
Time-out
con soli :04.3 rimasti.
Fallo
da spendere dei Raptors a :03.1.
Rimessa laterale di Bacon a destra per Lamb in uscita dall’area sul quale si portava Siakam che gli toccava la sfera, mani già nei capelli per la nuova sconfitta ma Jeremy andava oltre la metà campo per girarsi e scagliare un buzzer beater che partiva circa a 9 decimi dalla luce rossa, si schiantava contro il plexiglass finendo incredibilmente dentro per il sorpasso sul 115-114 rendendo meraviglioso questo gioco…
Parte la palla (nel circolino rosso sopra Siakam), qualche tifoso locale esulta ma non sanno ancora come finirà…
Le
tante amarezze di partite perse all’ultimo compensate da giocate
impossibili come questa, spot per il basket in generale…
Gli arbitri davano l’azione in under review ma era tutto buono, Charlotte vinceva la terza gara consecutiva sul filo in maniera incredibile…
Pagelle
Kemba Walker: 6
15 pt., 8 rimbalzi, 13 assist, 4
rubate. 3/17 dal campo e -9 di plus/minus. Parte benissimo, smista
assist a profusione, due in serie per Biz lo portano a 10, si libera
bene anche dei raddoppi fornendo a Willy due assist ma nel finale
vuol strafare. Non è in formissima come contro Boston e finisce con
3/17 dal campo. Pessimo se due non fossero triple e aggiungesse un
7/7 ai liberi. Prende una stoppata nel finale dopo aver forzato altre
soluzioni in uno contro uno invece di far girar palla ma in difesa
all’occorrenza va a battersi anche con Leonard.
Dwayne Bacon: 7,5
20 pt., 3
rimbalzi. 7/14 dal campo e career-high nei punti realizzati. Qualche
problema dietro ce l’ha secondo me a parte il tiro di Leonard che
sembra costarci la gara ma l’ex Spurs è micidiale dalla media e in
partita battezza anche gli altri difensori che vanno su di lui.
Spinge il vantaggio di Charlotte a suon di triple e va dentro ancora
nonostante una stoppata presa da Siakam. Guadagna successivamente due
FT (½) e un canestro da sotto ben servito. Non sarà un fenomeno ma,
anche se non mi piacciono i paragoni, rispetto a Batum sta facendo
meglio e porta più punti, almeno per ora…
Miles Bridges: 8
16 pt., 6
rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 7/12 dal campo e 2 TO. +3
di +/-. Se c’è uno che parte bene per Charlotte è Miles che stoppa
subito Leonard, schiaccia sui lunghi avversari e poi segna una tripla
a anche nel secondo tempo parte in slalom sulla linea di fondo e
veleggia oltre due tendine da palcoscenico dei Raptors andando a
schiacciare oltre. Fondamentale in difesa, è il giocatore che più
di tutti mette in difficoltà Leonard, tanto che va a prenderlo lui
sull’ultimo tiro facendo ampi cenni a Graham pronto al raddoppio
d’andare via. Gli riesce anche un alley-oop anche se la palla gli
scappa dalle mani.
Marvin Williams: 6,5
10 pt., 1
rimbalzo, 2 rubate. 4/6 dal campo. Buon apporto offensivo di Marvin
nei punti di rottura. Non fallisce una tripla aperta nel secondo
tempo che sarà fondamentale. 3 falli, uno mal speso su Gasol (two
and one) dopo una battaglia fisica e pochi rimbalzi ma un paio di
steal.
Bismack Biyombo: 6
6 pt.,
4 rimbalzi, 1 assist. Solita gara dal minutaggio limitato con cifre
modeste ma proporzionate alla scala offensiva della squadra.
Beneficia di due assist di Kemba per andare a segno due volte nel
secondo tempo e prende qualche rimbalzo. Un po’ come il barista
quando ti vede e sa già che ordinerai il solito…
Jeremy Lamb: 9
13 pt., 1 rubata, 2 stoppate. 5/11 dal
campo con ¾ da fuori. Stranamente non riesce a mettere le mani su
nessun rimbalzo e le statistiche oltre ai punti sono un po’ scarne,
fatica ancora un po’ a tenere sulle entrate avversarie (vedi Vanvleet
nel primo tempo) e sbatte sul muro avversario nel finale però
piazza due stoppate, ruba in raddoppio una palla per un bel coast to
coast e va in controtendenza sul tiro da fuori con ¾ incluso il
miracle shot che decide la gara facendo da ottima chiglia per il
galleggiamento e l’approdo alla vittoria. Fortuna? Bravura?
Sicuramente circostanze e necessità… la palla va dentro
illuminando sulla luce rossa il volto radioso di Lamb e dei compagni
che liberano la loro gioia andando oltre anche a qualche “furbata”
arbitrale per render più interessane il match e direi che la terna
ci è riuscita in pieno…
Devonte’ Graham: 7,5
10 pt., 3 rimbalzi, 9 assist, 2 rubate.
3/8 dal campo. 4/4 dalla lunetta. Cresce a vista d’occhio Gamberone
Devonte’ che a parte un piccolo smarrimento nel secondo tempo va a
cercare canestri anche da sotto. Finisce per sbatter la nuca un paio
di volte per terra. Ottimo rimbalzo offensivo su Ibaka e step-back
sull’azione successiva proprio contro il lungo avversario. Se avesse
un po’ di mano da fuori (0/4) sarebbe un pericolo totale, invece se è
costretto a tirar da oltre l’arco fa fatica ma per ora va bene così,
un play deve guidare il gioco e i suoi 9 assist servono alla
squadra…
Willy Hernangomez: 8
13 pt., 10
rimbalzi, 4 assist, stoppate. 4/8 dal campo e +8 in plus/minus.
Torna a prendersi piazzati da oltre l’arco e li mette (2/2). Smista
elegantemente e velocemente sui lati due palloni per triple aperte a
segno, in difesa va meglio del solito giungendo anche in doppia
doppia grazie ai rimbalzi. Criticato quando si dimenticava di
giocare, oggettivamente non bisogna esser “fondamentalisti” e
riconoscere il merito di aver disputato un gran bel match a El Toro.
Frank Kaminsky: 7
9 pt.,
2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 4/8 dal campo con un 1/5 da fuori, un
paio di triple gli ballonzolano sul ferro mentre l’air-ball finale è
da brividi… Tuttavia non commette TO e in difesa globalmente mostra
anche una buona fase anche se nel finale torna a essere più il
solito Frank ma il suo contributo i n quasi mezza gara giocata lo da
anche fornendo un bell’assist per Willy.
Malik
Monk: 6,5
3 pt.,
2 rimbalzi, 2 assist. +11 in plus minus ma a inizio ultimo quarto
commette un brutto passaggio che regala due punti anche se trova il
canestro da tripla nel corner destro, per il resto in gara sbaglia
gli altri 4 tiri. Gioca in un buon momento probabilmente contribuendo
ad allargare il campo e fornisce due assist ma è una quasi
sufficienza…
Coach James Borrego: 8
Squadra ribaltata con la linea verde, non si vergogna a chiamare time-out nei momenti giusti (ottimo il doppio a metà ultima frazione) a volte anche lui piazza una zona sulla quale Toronto si schianta un po’ provando a batterla con difficoltà. A volte vede i suoi commetter errori individuali e incassare qualche fast break dopo l’errore al tiro. Una vittoria mostrando bel gioco, semplice, rapido con la squadra a trovarsi indipendentemente dagli interpreti, paradossalmente Kemba gli rallenta un po’ il gioco nel finale ma ci sta… è il capitano e si prende le responsabilità dopo aver aiutato i compagni con assist per tutta la gara. Per il risultato ringrazia il marinaio Lamb che rema in direzione della terza vittoria consecutiva…
La
stagione regolare volge al termine e se per Boston si spalancano le
porte del prolungamento ai Playoffs, con l’arrivo anticipato della
bella stagione torneranno a ripopolarsi i campetti o playground.
Due
tiri in relax in solitaria o sfide adrenaliniche, negli Stati Uniti
certi playground sono ricoperti da un’aura mistico/leggendaria…
Da New York sono sempre usciti tantissimi giocatori interessanti, tralasciando Alcindor/Jabbar, ecco arrivare specialmente playmaker dallo stile accattivante e a parte Marbury e Kenny Anderson (questi militò sia a Charlotte che a Boston), nella foto sottostante voglio riportare in auge Nate “Tiny” Archibald (visto che a Chalotte sarà anche “Classic Night”) che giocò 5 stagioni a cavallo degli anni ’70/’80 a Boston.
Nella
Naismith Hall of Fame dal 1991, fu l’unico giocatore (ancora oggi)
che riuscì a portare a casa la vitoria nella classifica delle medie
punti realizzati (34,0) e assist smistati (11,4) nel 1972/73 quando
ancora giocava per i Kansas City-Omaha Kings, precursori degli
attuali Sacramento Kings.
Altri
ne arriveranno si dice nella foto e proprio dalla stessa zona
disagiata di New York ecco spuntare Kemba Walker, una prima parte di
carriera spesa a Charlotte con un futuro da disegnare in estate.
Kemba è
più “pesante” del predecessore (i giocatori di oggi ovviamente
sono più impostati a creare un modello di fisico più atletico con
più muscoli) ma è alto esattamente quanto lui, 185 cm…
Il confronto tra squadre invece non è alla stessa altezza, Boston è nettamente favorita ma se a Boston i verdi dominarono le due gare, a Charlotte Kemba diede spettacolo in una delle sue migliori performance stagionali e chissà che non voglia ripetere la magia nella notte, in fondo il playground della Buzz City “è suo”, sperando che lo spirito di Larry Jonhson alias Grandmama sia con lui…
Durante l’inno si rivede anche il vecchio Hugo con il ciuffo arancio… Sarà un mezzo infiltrato di Boston? Nah…
La partita in breve
Partita multisfaccettata a Charlotte.
Match incredibile che vedeva gli
Hornets in un primo momento reggere bene il confronto ma i Celtics
trovavano quegli spazi per mettere tiri da fuori che sembravano
piovere nel cesto dei Calabroni con irrisoria facilità.
Se Boston è verde Borrego manda in campo coraggiosamente la propria linea verde.
Celtics senza Al Horford e Hornets senza i soliti Zeller, MKG ai quali fortunatamente si aggiungeva Batum in infermeria…
Tutto sommato il primo tempo si
chiudeva con un dignitoso 63-64 ma verso il finale di terzo quarto,
Irving e Brown, i due reali protagonisti di serata per Boston (con un
ottimo primo tempo e non solo), aiutati dall’inconsistente panchina
degli Hornets spingevano a +9 la squadra di Stevens.
Un divario che sembrava divenir
incolmabile dopo 5 punti di fila di Brown nell’ultimo quarto.
94-112 con circa 8 minuti da
giocare…
Solo il rientrante Walker avrebbe
potuto compiere un difficile miracolo ma l’uomo del Bronx riusciva
nell’impresa segnando 8 punti iniziando con una tripla a 7:43.
Una corsa di 14-0 (108-112) era chiusa
da bacon con una bomba a 3:40.
Brown sembrava mandar all’aria i piani
di rientro di Kemba che tuttavia ormai “ in the zone” segnava il
115-117 con il pullup e poi dall’angolo destro fiondando una sassata
da tre punti su Tatum faceva sfrecciare i calabroni avanti
(118-117).
Boston con Irving e Rozier sbagliava i propri tiri da fuori e Williams con un 4/4 dalla lunetta portava il match a distanza di sicurezza compiendo così un’assurda, incredibile e splendida rimonta fino al 124-117 finale…
Non rovina la W l’affermazione di Miami su Washington ma per tornare alla partita ribadiamo il concetto che Irving con 31 pt. e Brown con 29 sono stati i trascinatori dei Celtics che hanno avuto il loro terzo marcatore (Marcus Morris), ben staccato con 15 pt. e 9 rimbalzi.
Charlotte vince nettamente a rimbalzo con un 53-42 e ai liberi con il 78,6% (22/28) contro il 10/15 dei Celtics per un 66,7%.
La squadra di Stevens commette più falli concedendo meno assist e va sopra 26-31 commettendo anche un TO in meno (11-10) ma dopo esser stata avanti tutta la partita grazie a percentuali surreali nel tiro da fuori finisce sotto in questa statistica con gli Hornets al 47,4% contro il 44,2% ospite.
Le formazioni:
La partita
1°
quarto:
La
classic night era aperta dagli ospiti con un floater in corsa che
appoggiato al vetro faceva da decisa sponda per il primo canestro di
Boston targato Irving.
Charlotte
reagiva con il pari di Biz, liberato da Marvin Williams (dopo che gli
Hornets avevano rischiato la transizione) e la bomba auto-prodotta d
Bridges con step-back dalla diagonale destra a 10:15.
A 9:55
accorciava con un lungo due da ribaltamento Morris e la gara andava
avanti con un leggero predominio nei punti da parte di Charlotte
anche perché Bridges dall’angolo sinistro firmava un altra tripla
(8-4).
Il
vantaggio di Charlotte si estendeva sino a 8 punti dopo un ½ di
Bridges dalla lunetta (bello suo suo crossover no look contro Morris
che rimasto dietro ricorreva al fallo vicino canestro) ma Boston
rimontava pompata da Irving che firmava anche il sorpasso a 5:45 sul
14-15 tuttavia l’appena entrato Lamb rispondendo immediatamente da
tre punti riusciva a lanciare un bagliore nel buio momento degli
Hornets per il contro-sorpasso (17-15).
Era ancora Irving, questa volta con una irresistibile entrata su Bacon a realizzare il vantaggio per gli ospiti (17-18), un gap che piano piano lievitava a favore dei verdi (19-23 con tripla di Irving, 25-30 a 1:47 dopo una tripla di un caldo Brown) sino al +8 quando Brown infilando due liberi a :55.5 firmava il 27-35 ritoccato da altri due FT di Kaminsky che chiudeva sul 29-35 il primo quarto.
Le Honey Bees con le riproduzioni dei costumi classici delle dance bracket anni ’90…
CHARLOTTE, NC – MARCH 23: Marvin Williams #2 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Boston Celtics on March 23, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Era
ancora il Tank a proseguire nelle realizzazioni dopo lo stacchetto,
questa volta andando sino in fondo in entrata ma Ojeleye cominciava
il quarto in maniera “pesky”.
La
sua tripla (31-38) inaugurava una serie incredibile di triple
ricorrenti dei Celtics che grazie ad esse si avvantaggiavano
nonostante le risposte degli Hornets, la prima delle quali arrivava
da Monk a 10:36 (34-38).
Da
tre punti si registravano: Tatum a 9:05, Kaminsky a 8:46 (39-43),
Rozier a 8:29, Morris a 7:03 (42-51 e Graham da catch n’shoot (diag.
sx) che dopo tre passaggi rapidi mentre gli Hornets in transizione
spiazzavano la difesa in ripiegamento dei Celtics per un 45-51 ancora
rimediabile ma Brown a 5:54 sfiorava l’ossimoro del ridicolo
infilando un’altra bomba (9/15 Boston) che unita ai due punti da
banker di Irving trascinavano la squadra di Stevens sul 46-56…
Gli
Hornets cominciavano a rimontare quando Walker e altri titolari
rientravano sul parquet.
Williams
servito dal capitano metteva dentro da sotto dietro le linee
bostoniane e poi con una strong drive appoggiava bene in uno contro
uno per il 50-56.
Una
stretta quick spin sulla linea di fondo destra di Bridges sorprendeva
un buon difensore come Bridges per una bella dunk.
Charlotte
resisteva in difesa con lo stesso Miles a minare le possibilità di
Morris e a 2:41 un elastico Kemba, cercando la distanza da Morris,
sfruttava la differenza in cm a suo favore passando il lungo e
appoggiando dopo il fallo.
Un
due +1 per il 55-56 al quale replicava da tre Smart (libero dopo il
raddoppio sul passatore) ma “corrisposto” subito da Walker per il
58-59.
Smart
in floater non segnava influenzato da Williams, spuntava il Williams
di Boston che tentando di ribadire con una inarcata e potente bimane
piegava il ferro sul quale rimbalzava poi via la sfera mentre il
centro ospite rimaneva a terra ma nel frattempo la transizione era
lanciata e il capitano fornendo materiale per il fast layup di
Bridges portava sopra i Calabroni (60-59).
A 1:37 gioco fermo dopo essersi accorti del Williams di Boston a terra e applausi dopo la preoccupazione per averlo visto rimaner a terra a lungo per poi tirarsi su dall’area di Charlotte…
Robert Williams III a terra.
Smart
dal corner sinistro segnava il 60-62 e Brown schiacciava comodamente
in transizione dopo un fallo lamentato da Walker su tentativo di
tripla che apriva la transizione…
A :12.8 era Lamb con una tripla d’anca dalla diagonale sinistra a “recuperare” il turno perso da Walker e si andava negli spogliatoi così sul 63-64…
E nell’intervallo va in scena Coolio, un grande della musica rap anni ’90…
3° quarto:
La
testa dei giocatori di Charlotte rimaneva in fase d’intervallo con un
primo brutto possesso e un Bridges prima stoppato poi costretto a un
tiraccio volante sulla stessa azione per non far scadere il tempo…
Charlotte
lasciava anche un rimbalzo facile da prendere a Marcus Morris che
ringraziava e sul possesso offensivo successivo i bianchi
commettevano anche TO…
In
più a 10:50 pioveva sul bagnato con una lunga tripla di Irving per
il 63-69…
Rientrava
nei ranghi la squadra di Borrego con Biz in tap-in su errore di Kemba
ma a 10:03 era lo stesso Biyombo a mancare due liberi che dalla parte
opposta non falliva invece Irving riportando sopra di 6 pt. Boston.
Dopo
due errori di Tatum (1/8 dal campo), Willy a rimbalzo, su errore di
Bacon in terzo tempo riportava a -2 Charlotte (69-71).
La
tripla di Irving a 8:02 e quella di Tatum a 7:41 rimandavano in scena
la fuga ospite a suon di triple (71-79 a 7:33), provava a frapporsi
Bridges che a 7:20 infilava la bomba poi in difesa rovinando un
possibile alley-oop a Theis scattando sulla transizione riceveva da
Kemba per il suo alley-oop a 6:24 (76-81).
Morris
da tre batteva il close-out di Willy ma Kemba replicava da oltre
l’arco scagliando un’altra delle frecce al suo arco per il triplice
danno (79-84), Monk da second chance si univa agli arcieri di
Charlotte a 5:09 riducendo il gap a soli due punti (82-84) ma Boston
con un accelerata si riportava sul +8 anche se Kemba con due FT
firmava l’84-90 aprendo una rimonta aiutata da Rozier che a metà
campo commettendo un clear path foul (2:38) regalava due liberi a
Monk e possesso a Charlotte sfruttato da Willy su second chance (suo
il primo errore).
88-90,
panchina in campo mal assortita e andava anche tutto storto dopo il
riavvicinamento di Graham sul -1 (fallo di Yabusele puntato in
penetrazione).
Persa
di Monk e fallo del n° 1 nettamente dopo l’appoggio di Irving nel
tentativo di andare a prendere il tempo al play per sparar la palla
sul vetro…
Two and one, poi transizione Irving per Brown e tripla di Morris con smistamento show-time di Irving per il parziale di 8-0 che trascinava la squadra di Stevens sull’89-98 con Charlotte sotto di 9 anche per colpa di 8 tiri mancati sugli ultimi 9 tentati…
CHARLOTTE, NC – MARCH 23: Dwayne Bacon #7 of the Charlotte Hornets handles the ball against the Boston Celtics on March 23, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
L’inizio
dell’ultimo quarto rischiava d’annientare la gara perché la panchina
si mostrava mentalmente inconsistente.
Un
catch n’shoot di Rozier su Graham da tre punti faceva segnare il 57%
da tre per Boston contro il 43% di Charlotte.
Non
reggeva Lamb a Tatum e Brown da tre punti firmava il 94-110.
Sepolti sotto una grandinata di triple e con una difesa friabile come dimostrava ancora Brown appoggiando per il +18 Celtics, gli Hornets avevano l’unica speranza nel rientrante Kemba.
CHARLOTTE, NC – MARCH 23: Kemba Walker #15 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Boston Celtics on March 23, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
Era
proprio Kemba a inaugurare la rimonta a 7:43 con una tripla e a
provocare la put-back dunk di Bridges a rimorchio del capitano poco
più in là.
Stevens
chiamava un time-out per frenare la leggerezza dell’approccio dei
suoi…
A 6:21 Kemba realizzava un’altra volta da fuori assottigliando il divario a 10 pt. (102-110) e quando anche Bacon entrava a far parte dell’arrow team colpendo da fuori a 3:40 il contatore geiger rilevava una presenza consistente di particelle cariche sotto forma di Calabroni…
14-0
run, 108-112 nel punteggio ma Brown provava a chiuderla su uno
scarico a sinistra colpendo da tre punti e portandosi a 29 …
Kemba
però non ci stava e ormai in the zone esplodeva a 2.54 la tripla del
-4 Smart commetteva due falli di Graham in attacco, nel mezzo del
crunch time Stevens spediva in campo anche Morris ottenendo di più
una volta lo stesso risultato: zero…
Kemba
fuggiva sulla baseline destra per appoggiare due punti, rispondeva
Irving nel traffico con palla ferma e sospesa per un istante sul
primo ferro poi con un long two Kemba battezzava il difensore per il
115-117 per apprestarsi al sorpasso.
Irving
mancava la tripla, Walker dall’angolo destro riusciva a prendersi lo
spazio su un disastroso Tatum per sorpassare a 1:19 e il rumore del
pubblico creava una connessione fastidiosa per Irving che falliva
ancora da fuori, ormai stanco.
Rimbalzo
e canestro annullato a Walker (non c’era continuazione per la terna)
per fallo precedente di Irving che faceva tutto lui in difesa:
stoppata su Kemba, palla quasi immediatamente persa (grandissima
rubata di Miles) e fallo su Williams che sulla prosecuzione
dell’azione a :41.2 estendeva a tre punti il vantaggio.
Boston
provava con un paio d’azioni a pareggiare ma sulla tripla di Rozier
contro Graham arrivava solo il fallo da loose ball di Irving sempre
su Williams.
Mano
fredda per il numero 2 e partita in ghiaccio a 14:0 secondi dal
termine sul 122-117.
L’air-ball da tre di Irving e i due pt. di Kemba chiudevano in gloria la serata.
Pagelle
Kemba Walker: 9
36 pt., 11 rimbalzi, 9 assist, 2
rubate. 11/25 dal campo con 6/13 da fuori e un +21 in plus/minus…
Lo fa un’altra volta… Era stato lui a vincere la gara casalinga con
Boston ed è ancora lui con 18 punti nell’ultimo quarto a siglare il
2-2 stagionale con i Leprechaun. Il vero folletto è lui. Irving
sembra giocar meglio di lui per tre quarti anche se il capitano non
va certo male ma poi nel crunch time firma avvicinamento e
sorpasso… Miles gli rovina la possibile tripla doppia nel finale
non trattenendo un passaggio sotto ravvicinato da spinger dentro ma
comunque disturbato da un difensore, nulla toglie a Walker sul merito
della vittoria. Un fascio di nervi che scatta e saetta nell’ultimo
periodo…
Dwayne Bacon: 6
11 pt., 5
rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. 4/10 dal campo. Per larghi tratti mi
chiedo se ci creda quando va in entrata. Sembra prendere iniziative
improbabili alla Filini (in Fantozzi) attaccando in maniera difficile
in canestro in uno contro uno poi si fa valere su una di esse di
fisico rischiando lo sfondamento ma porta a casa tre punti.
Provvidenziale la tripla a 3:40 che lo rivaluta un po’ sulle difese
su Irving, meglio se gli capita qualche volta Tatum…
Miles Bridges: 8
20 pt., 7
rimbalzi, 3 assist, 3 rubate. 8/13 dal campo mostrando una buon tiro
da fuori con 3/6… Frusta la retina ed è aggressivo in difesa dove
rovina a Theis un alley-oop per andare in transizione a segnarlo.
Segue Kemba e segna due punti a rimorchio nell’ultimo quarto e nel
primo tempo mostra uno spin velocissimo su Smart per arrivare alla
dunk. Aggiungiamo la rubata a Irving nel finale, anche se non
trattiene un passaggio di Walker perdendo palla oltre il fondo in un
momento potenzialmente decisivo. Deciso e aggressivo mette dentro
anche 20 preziosi punti facendo da secondo violino.
Marvin Williams: 7
13 pt., 3
rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 4/9 dal campo, un paio di
perse, una banale con un passaggio all’interno debole nel secondo
tempo con la difesa di Boston che chiude con due uomini davanti al
centro ma anche se non prende molto da fuori, usa bene il fisico sia
in difesa (buona difesa finale su Irving) che in attacco per arrivare
a canestro e nel finale sigilla in modalità “ice” la W con 4
liberi.
Bismack Biyombo: 6
4 pt.,
4 rimbalzi. Gioca in tutto 8:48. Borrego lo toglie giustamente nel
secondo tempo quando con uno 0/2 ai liberi inizia a far pensare che
un fallo quasi sistematico alla bisogna dei Celtics su di lui possa
attardare i Calabroni… Non male in attacco e benino a rimbalzo.
Jeremy Lamb: 5
8 pt., 8 rimbalzi, 1 stoppata. 3/11 dal
campo e un -19 di plus/minus non casuale. Non è la sua partita in
attacco e si nota anche se gli 8 punti sono oro alla fine ma da lui
ci si aspetta di più in percentuali e precisione. Bene a rimbalzo ma
non tiene nell’uno contro uno creando anche qualche problema extra in
seconda battuta se qualcuno tenta l’intervento.
Devonte’ Graham: 6,5
4 pt., 3 rimbalzi, 3 assist. 1/6 dal
campo. Resta inguardabile o quasi al tiro e in difesa è un po’ un
buco facendo fatica a coprire quando serve. Poi nel finale si esalta,
prende due sfondamenti da Smart contribuendo in maniera decisiva alla
vittoria e Borrego tenendolo in campo non fa male, fa girar la sfera
senza esagerare senza commetter TO.
Willy Hernangomez: 6
8 pt., 7 rimbalzi,
1 assist, 2 stoppate. 4/8 dal campo. 2 TO e un -11 in +/- figlio di
una difesa non efficace anche e ci prova ma gli va male diverse volte
come su un close-out da due su Brown e anche in uscita da tre non gli
va meglio. In attacco segue bene sul lato opposto del tiro e sugli
appoggi gli capitano rimbalzi e riesce a metter dentro anche punti
grazie all’ottimo posizionamento in caso di errore.
Frank Kaminsky: 6
7 pt.,
4 rimbalzi, 4 assist. A parte uno sfondamento non fa male in attacco
con 2/4 al tiro e un 2/2 ai liberi però è coinvolto nel tracollo a
cavallo degli ultimi due periodi ed è un po’ il solito problema
difensivo di tutta la squadra nel tenere il parquet, difesa 1 vs 1 e
spaziature. La squadra va in difficoltà e lui con essa ma una
sufficienza la merita direi.
Malik
Monk: 6,5
13 pt.,
1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata. 3/6 dal campo e 4/4 in lunetta. Un
po’ troppo falloso e in maniera inutile. Aggressivo ma fin troppo in
certe occasioni, un paio di tiri presi da due troppo in fretta mentre
da fuori piazza tre delle quattro triple tentate. Punti importanti ma
ancora un paio di TO di troppo.
Coach James Borrego: 6,5
Penso che si sia rivolto a una nota ditta che fa consegne veloci on-line (anche se a me questo servizio non piace) per avere un santino dopo tutte le triple subite dai Celtics. Forse tra le due ultime frazioni il quintetto è troppo sparagnino ma deve arrangiarsi sulle rotazioni con ciò che ha. Gli rimandano Walker in versione beata e vince la partita con un incredibile parziale di 30-5 finale. Matematicamente ancora agganciati alla corsa playoffs anche se personalmente non ci credo più molto. Vittoria n° 33.
Versione commento Boston (la prma) e Charlotte la seconda…
Se Charlotte avesse una franchigia gemella opposta, sotto certi aspetti questa potrebbe essere Minnesota.
I Timberwolves sono sorti l’anno
successivo a quello degli Hornets e come loro non hanno mai portato a
casa nulla di realmente importante nonostante le rispettive arene
nelle prime disastrate annate (non solo) fossero gremite di fan
entusiasti.
I bei tempi sono lontani per ambo le
franchigie e i tempi del vero Kevin Garnett sono lontani.
Nel 2003/04 arrivano per l’ottava
volta consecutiva ai playoffs, ma dopo esser sempre stati eliminati
al primo turno, eccoli arrivare in finale di Conference perdendo
contro i Lakers senza i due primi playmaker (infortunati).
La squadra non riesce più a
raggiungere i P.O. Sino lo scorso anno, nuovamente eliminata
rapidamente al primo round.
Due squadre rappresentate da uno
spirito guida buio (Lupi e Calabroni) nell’immaginario collettivo,
due animali anche notturni dipinti in maniera affascinante (mezzo
muso o capo ombreggiato e l’altra parte illuminata dalla luce nel
penultimo stemma Wolves e nell’ultimo Hornets) nei loghi attuali, ma
anche nei precedenti.
Le coincidenze non si fermano qui.
Una triste stranezza è quella che
vede i due team accomunati nel lutto nell’anno 2000.
L’inizio dell’anno è subito segnato
dalla tragedia di Phills, l’apprezzata (dentro e fuori dal campo)
guardia degli Hornets che al ritorno da un tranquillo shootaround
muore in un incidente stradale dettato probabilmente da una velocità
inadeguata alla situazione di traffico.
A maggio invece, nelle fila dei
Timberwolves decede Malik Sealy guardia newyorchese che aveva casa
nel Bronx.
Il padre faceva il pugile ed era stata
una delle guardie del corpo di Malcom X, da qui ecco il nome per il
figlio (Malcom X dopo un viaggio alla Mecca tornò con il nome di
El-Hajj Malik El-Shabazz) in onore del pensatore di colore.
Sealy, di ritorno da una festa di compleanno del compagno Garnett, venne centrato da un ubriaco alla guida di un pick-up.
Malik Sealy in un’immagine tratta da un American Superbasket del febbraio 2000.
La rivista propose solo tre mesi prima un bell’artcolo su di lui prima della sua scomparsa.
Per Sealy non ci fu nulla da fare
vista anche la sua Range Rover sprovvista di air-bag che aveva invece
l’auto dell’investitore che paradossalmente si salvò grazie a
esso…
Due squadre che tuttavia hanno ormai
abdicato alla possibilità di raggiungere i P.O..
I Timberwolves hanno un record attuale
di 32-39 contro il 31-39 di Charlotte…
Due team che meriterebbero di più,
prigioniere di errori societari e delle regole di mercato NBA.
Due squadre che ottengono, nonostante
annate non brillanti, in questi anni solo una prima scelta a testa
(1991 LJ2 a Charlotte e 2015 Towns a Minneapolis, oltre al
paradossale Anthony Davis per i New Orleans Hornets che tuttavia
soffiano la prima posizione ai Charlotte Bobcats, oggi Hornets)
contro la recente twice di Phila e la triplice (saltando l’anno del
Monociglio) dei Cavaliers…
Stranezze statistiche che non mi fanno
credere in una lottery pulita…
Anche perdendo, oltre ad avere un record finale migliore sicuramente di squadre come Bulls, Cavs, Knicks, Suns e Hawks, probabilmente non sarebbero così “fortunate” da scalare posizioni alla lottery.
Tra i problemi di Charlotte c’è quello di rifirmare Walker che anche non prendendo il massimo potrebbe andare sui 38 milioni a stagione secondo queste proiezioni di Fox…
Tanto vale giocarsela e provare a
vincere contro i Timberwolves le cui sfortune non possono che farmeli
risultare simpatici con l’augurio di vedere entrambe le squadre
prendere il posto delle solite potenze che monopolizzano il mondo NBA
ma per quello serviranno da parte delle proprietà “consistency”
e solidità…
Le formazioni:
La partita in breve
Descriverò
i quarti in maniera più breve sotto, trovando una formula ibrida con
ciò proposto fino a oggi.
Scriviamo
che gli Hornets, in serata con le assenze di MKG, Zeller e Parker,
compensate da quelle di Teague e Rose nelle fila degli ospiti portano
a casa una gara equilibrata attraverso la difesa non sprecando nel
finale quella decina (circa) di punti di vantaggio creatisi nelle
fasi centrali dell’ultima frazione.
Borrego
manda in campo i giovani e sposta Bacon nel quintetto iniziale
togliendo a Batum la titolarità (domani nevica a Charlotte visto
l’evento).
La
squadra come il solito gioca bene in casa e contro dei Timberwolves
bravi dalle parti del pitturato basta poco a Charlotte per scavalcare
in classifica i Lupi.
Towns
finirà ingabbiato, capace comunque di firmare 21 punti e 16
rimbalzi, Wiggins terminerà a 20 punti, Saric a 15 tallonato da Tyus
Jones a 14.
Charlotte
vince a rimbalzo 55-49 e negli assist 26-23 inoltre tira meglio in
lunetta con 18/24 contro il 18/29 dei T. Wolves ( 62,1%, l’incapacità
degli ospiti ai liberi sarà fattore determinante sul risultato)
mentre i TO saranno 10-13.
Hornets che tirano “peggio” dal campo con il 43,0% a confronto del 44,3% avversario ma i tiri dal campo sono alla fine 100 per Charlotte e 88 per i Lupi e parziale tra panchine di 46-26…
Alcune Honey Bees durante la presentazione del quintetto iniziale.
La partita
1°
quarto:
Dopo
la palla conquistata sul salto a due e il primo vantaggio ospite
firmato da Tyus Jones la partenza degli Hornets era buona in
particolar modo per Williams che stoppava Wiggins segnava il 3-2 in
ritmo dalla diagonale destra e pareggiava con un lungo due punti
dalla diagonale opposta rispondendo a Towns e riportando il match in
parità.
Con i
Timberwolves avanti 7-8 gli Hornets perdevano un turno in attacco pur
conquistando due rimbalzi offensivi ma due tiri da fuori di Walker e
uno di Williams, sempre da oltre l’arco non entravano mentre i
Timberwolves si dimostravano più concreti portandosi nel giro di
poco sul 9-1 con una drive a appoggio di Wiggins.
Bacon
invitava con un bound pass verticale in un area affollata Bridges
abile ad arrivare in back-door all’appuntamento con la presa e
successiva schiacciata dalla linea di fondo e poi da una second
chance era proprio Dwayne a riportare sul -1 Charlotte (13-14) ma un
parziale di 0-6 per gli ospiti trascinava la gara sul 13-20.
Dentro
Batum per Bridges e Frank per Marvin e gli Hornets finalmente a 3:05
ottenevano il primo canestro dal capitano.
Per
riportarsi dotto a Charlotte però servivano un tiro di Lamb con
spinta sulla schiena di Bates-Diop dall’uscita dal blocco per
un’azione complessiva da tre punti e altrettanti diretti da Monk che
dall’angolo sinistro sparava bene dopo essersi liberato a 1:07
(21-23).
Timberwolves a pochi istanti dalla fine del primo quarto sopra 22-25 ma d’un soffio ad anticipare la sirena dal corner opposto era ancora Monk a colpire trovando il pari a quota 25.
CHARLOTTE, NC – MARCH 21: Miles Bridges of the Charlotte Hornets dunks the ball during the game against the Minnesota Timberwolves on March 21, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Un
tap-in volante con fallo subito portava nelle casse dei Lupi un gioco
da tre punti firmato Wiggins a 11:18 mentre sull’altro lato il mirino
di Frank the Tank si dimostrava ancora sballato pur con il colpo
ravvicinato (0/5 comprese due stoppate subite).
Sul
25-29 era Monk con un’altra bomba dall’angolo destro a riportare
Charlotte sul -1 (3/3 per Malik da fuori) mentre su un fast break gli
Hornets mostravano una triangolazione verticale chiusa raffinatamente
da Hernangomez che da sotto aspettava anche il fallo in ripiegamento
di Tolliver.
Due
punti senza il jolly mancato in lunetta ma Hornets al comando 30-29.
I
Timberwolves però ripassavano sopra i Calabroni in poco tempo e
maniera decisa con due triple di Reynolds a evidenziare i problemi di
Charlotte nel fermare rapidi parziali degli avversari.
Sul
32-39 era il capitano a caricarsi sulle spalle la squadra iniziando a
segnare con un entrata diagonale seguita da un arresto e tiro
vincente sopra Dieng.
Su
un’altra uscita da un blocco questa volta era Kemba a esser spostato
da dietro in salto come Lamb nell’azione descritta nel primo quarto.
Altra
giocata da tre punti che a 6:43 riavvicinava i teal sul 37-41 prima
che Charlotte approfittasse anche di due liberi mancati da Okogie e
di una difesa sorpresa da un accelerata sul lato destro di Bridges
che arrivava a canestro segnando con una dirompente tomahawk.
Gli
Hornets restituivano anche le due triple in rapida serie, la prima
con Kemba e la seconda con Marvin in arresto e tiro in ritmo da fast
break dalla sua mattonella (diagonale destra) per il 45-41.
Ribaltato il risultato nel finale Kemba lo manteneva con qualche libero finendo il quarto con 13 punti (6/7 ai liberi) mentre i Lupi finivano con un 12/18 dalla lunetta rimanendo sotto nel punteggio 54-51 con Wiggins unico della squadra ospite in doppia cifra (12 pt.) battuto dai 15 totali di un Walker con un 1/7 da fuori.
Un altro accattivante stacchetto delle Honey Bees.
3° quarto:
Bacon
apriva la ripresa con due liberi ma Saric infilava la tripla, la gara
era ribaltata con un cambio lato per Wiggins che dal lato debole (il
destro) segnava da tre punti il 56-57 prima del contro-sorpasso di
Williams a 10:17 in floater.
Con
la tripla (3/10) di Jones le squadre impattavano sul 63 pari
raggiungendo un equilibrio rotto da un mezzo-gancio di Biz abile ad
agguantare un passaggio missile ravvicinato di Miles che poi andando
ad attaccare il ferro veleggiava da sinistra a destra oltre un Saric
in salto che non resisteva all’allungo di destra del n° 0.
La
gara comunque rimaneva in bilico e servivano due punti di Biz,
seguiti da due di Walker il layup da fast break per far acquisire
alla squadra di Borrego un piccolo vantaggio (73-68) a 5:03 dalla
fine del terzo quarto.
Il
parziale aumentava sino all’8-0 firmato da sotto alla sinistra del
canestro dal nostro centro spagnolo (77-68) ma gli Hornets
dimostravano di non saper gestire un vantaggio venendo affondati da
due triple di seguito di Tolliver e da un contropiede di Dieng che
approfittava della brutta apertura di Monk per segnare in transizione
subendo il blocking di Malik in ripiegamento.
Mancando
il libero il parziale dei T.Wolves s’interrompeva sull’8-0 e sul
77-76 prima che Graham splittando a 1:36 lo interrompesse.
Bayless
pareggiava con un jumper frontale ma ancora Graham con un ½ dalla
linea della carità faceva ripartire Charlotte che dal terzo play a
:21.7 trovava anche un buon pullup dalla media dopo il tentativo di
puntata da crossover.
Tolliver segnava con un circus shot ma dopo la luce rossa e si andava all’ultimo quarto conservando i tre punti di vantaggio sull’81-78.
CHARLOTTE, NC – MARCH 21: Kemba Walker #15 of the Charlotte Hornets handles the ball during the game against the Minnesota Timberwolves on March 21, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
A
rimetter subito in discussione il match ci pensava Wiggins che con
balzo da triplista segnava una bimane veleggiando mentre Dieng,
scovato in area a 11:21, era fermato da un fallo.
Due
liberi splittati, mancato sorpasso ma pareggio quindi le incursioni
di Lamb su Bayless e di Monk sui lunghi (pur rischiando seriamente la
stoppata) andando a buon fine, tornavano a spinger Charlotte verso la
fuga (85-81).
Dieng
con finta e lento tiro batteva i cm di Monk da media distanza ma era
proprio Monk con uno step-back 3 a battere uno svogliato Wiggins e a
favorire la fuga degli imenotteri che ricevevano ulteriore spinta da
un jumper di un Lamb bravo a raddrizzare un po’ le statistiche misere
di serata del primo tempo (90-83).
Un
fallo di Monk su Towns portava 3 punti agli ospiti ma Lamb andava a
caparbietà a catturare un rimbalzo offensivo dopo un errore di Frank
da fuori, correggendo anche sé stesso in tap-in dopo il primo
errore.
Lamb
si accomodava momentaneamente in panchina sulla doppia doppia mentre
su un’entrata in euro-step di Kemba Jones feriva il capitano con una
zampata ma non bastava per fermarlo nell’appoggio vincente (c’era
anche un FT mancato).
96-86,
un vantaggio che scemava sul 96-90 a 6:01 quando Borrego saggiamente
chiamava un time-out.
A
5:42 Kemba pescava con un lungo bullett pass Willy che segnava
sdebitandosi poco più tardi alla stessa maniera con il capitano a
realizzare il 100-91.
Per
Towns arrivavano raddoppi e ormai era Wrestling con falli lamentati o
possibili fischiati (pochi dati) a favore degli ospiti che a 2:55,
dopo aver lamentato un fallo per Towns in area beneficiavano sul
rimbalzo di due FT per Saric che tuttavia splittava portando la gara
sul 104-96.
A
2:42 Williams firmava la tripla dalla diagonale sinistra e Kemba ne
aggiungeva due facili portando sul +11 la squadra del North Carolina
(109-98).
L’ultima
reazione dei Lupi li portava a segnare con Towns da tre punti il
111-106.
L’ululato
ospite consigliava a Borrego d’accendere un fuoco intorno alla
panchina durante il time-out per scacciare le belve del Minnesota.
Charlotte
comunque conservando 5 punti a :29.2 dalla fine non soffriva più
anche se Williams anticipava d’un soffio il passaggio di un Kemba
raddoppiato costretto a scaricar palla con un lob per evitare gli 8
secondi nella metà campo difensiva.
Rifiniva con due FT proprio il capitano per il 113-106 finale e gli Hornets agguantavano la parità nella serie stagionale con i Lupi.
Pagelle
Kemba Walker: 7
31 pt., 5 rimbalzi, 6 assist. 10/22 dal
campo. 1/8 da fuori. Finisce il primo tempo con un 1/7 da fuori poi
si da una regolata e va a giocare sul facile considerando anche la
non enorme pressione distante dal buco nero del pitturato dei T.
Wolves. Dalla media distanza trova spazi che nel finale ha a
disposizione anche sotto. In entrata è troppo rapido per gli
avversari e alla fine giocando intelligentemente porta a casa 31
punti.
Dwayne Bacon: 5,5
4 pt., 5 rimbalzi,
5 assist, 1 rubata. Dalla G-League alla titolarità al posto
dell’inamovibile Batum è un bel salto. Benino in difesa ma dal campo
fa 1/8… Gioca quasi 19 minuti non sprecando palloni se non al tiro
ma si rifà innescando i compagni con 5 assist e appunto, zero TO.
Miles Bridges: 7,5
11 pt., 12
rimbalzi, 4 assist, 2 rubate. 5/8 dal campo. Spreca poco Miles che si
spreme anche in difesa volando a rimbalzo anche se alcuni glieli
concedono facilmente i Lupi che si retraggono in difesa. Prima doppia
doppia di Miles nel giorno del suo compleanno. Su tutti quegli uno
consecutivi può accendere le candeline, quella esplosiva la mette
con una tomahawk jam sorprendendo la difesa avversaria in corsa.
Marvin Williams: 7
13 pt., 3
rimbalzi, 2 rubate, 3 stoppate. 5/6 al tiro con ¾ da fuori. Segna i
primi 5 punti di Charlotte e aggiunge nel finale una tripla
importante, inoltre se all’inizio stoppa Wiggins nell’uno contro uno,
nel secondo tempo anche in chiusura va a dare una mano in stoppata. O
tutto o niente per Marvin che varia con sbalzi di temperatura e umore
da serate ottime come questa a serate pessime come quelle contro
Miami. Non ha tantissima pressione addosso ma è comunque bravo nel
mettere tiri anche in fast break trovando il suo ritmo.
Bismack Biyombo: 6
8 pt.,
4 rimbalzi, 1 assist. In difesa più che la differenza fa densità ma
trova una buona mano in attacco dove scarica dei tiri dalla media che
vanno a bersaglio. 4/6 dal campo che aiuta un po’ Charlotte ma va
sotto nel plus/minus di 5 punti.
Jeremy Lamb: 6
13 pt., 10 rimbalzi, 1 assist. +3 di
plus/minus con 6/20 dal campo, numeri un po’ raddrizzati nella
seconda parte della gara dopo l’1/8 del primo tempo e i soli tre
punti. Caparbio lotta sotto le plance a rimbalzo con foga. Mostra di
essere atletico ma sembra aver smarrito il tocco magico in floater
dopo l’errore finale della gara precedente. Serve continuare a
crederci senza farsi condizionare dal passato. Gli errori capitano e
modificare qualcosa si può ma nel caso snatura un po’ il tiro in
peggio. I suoi punti nel secondo tempo e i rimbalzi che lo portano in
doppia doppia gli garantiscono una sufficienza.
Nicolas Batum: 5,5
2 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. 1/5 dal
campo, 3 falli, eppure un +10 di plus/minus pur alternando buone
difese ad assenze di fisicità pesanti. Tolliver gli scarica in
faccia la seconda tripla e poi lasci andare Towns che poi andrà a
stoppare in area con buona resistenza. I suoi due punti arrivano su
una piratesca incursione chiusa con una dunk di destro ultrapotente
che batte anche l’ultima resistenza di Towns. Zero assist giocando
con le riserve nel finale.
Devonte’ Graham: 6
5 pt., 5 assist. Gioca 12:49 riuscendo
a dare slancio ai compagni attraverso gli assist. Bello quello per
liberare Monk nell’angolo e peccato per il 3/6 dalla lunetta che gli
toglie un mezzo voto. Oggi va bene ma in altre partite potrebbero
essere tiri decisivi.
Willy Hernangomez: 7
10 pt., 7
rimbalzi, 2 assist. Buona gara di un’altra faccia rilanciata da coach
Borrego. Non sempre in difesa è presente come quando sul post basso
sinistro tiene una posizione troppo laterale su Towns che gli gira
facilmente oltre andando con lo spin verso la linea di fondo. In
altre circostanze resiste meglio influenzando anche qualche tiro e
questa è una piacevole novità anche se ricorre a 5 falli, lotta.
5/6 dal campo sprecando poco e buona intesa con Kemba nel finale.
Frank Kaminsky: 5
2 pt.,
1 rimbalzo, 2 assist, 2 stoppate. 0/6 dal campo sbagliando da sotto o
anche le triple aperte. Subisce due stoppate ma le restituisce. Non
una gran serata per Frank a lungo fatto rimaner in panchina per dare
poi spazio a Willy.
Malik
Monk: 6,5
14 pt., 4 rimbalzi. 5/10 dal campo. Essenzialmente un tiratore. Altra faccia al rientro, parte bene segnando tre tiri dagli angoli che gli fruttano 9 punti nel primo tempo con il GPS dei Lupi che non funziona. Si spegne un po’ al tiro nella parte centrale tornando a realizzare nel finale 5 punti importanti con uno step back da tre e su incursione folle andata a buon fine. L’headband serve a noi per vederlo giocare in possesso di palla. Due TO, una su uno scarico pessimo che consente a Dieng di segnare e subire anche il fallo (suo) in ripiegamento. Fortuna vuole manchi il libero. In generale tendenza a falli a canestro ormai realizzato ma punti importanti.
Coach James Borrego: 6,5
La squadra gioca una partita con i suoi soliti limiti ma si vede, pur con difese protagoniste, qualcosa di meglio sotto il profilo del gioco, ciò che è mancato a Charlotte in qualche partita da febbraio a oggi.
Se dovessi scegliere una fotografia esterna al basket a 13 partite dal termine della stagione per illustrare la situazione l’immagine sarebbe questa.
Nella foto sono presenti Salvador
Dalì, genio dell’arte a 360° con il suo ocelot Babou.
L’eccentrico artista aveva come
animale domestico un gattopardo.
Se dovessi fare un paragone, nel
dorato mondo della NBA, Michael Jordan, proprietario degli Hornets,
come giocatore potrebbe essere paragonato al lussuoso Dalì per
talento mentre, pur amando molto i felini, l’ocelot mi ricorda
l’esperienza non felice dei Bobcats.
Già, perché dopo cinque stagioni
dalla rinascita degli Hornets a Charlotte con all’attivo solo una
partecipazione playoffs (4 anni fa), due fallimenti con il terzo in
arrivo a breve, questa squadra senza grandi progetti, incastrata
nella Persistenza della Memoria (gli orologi che si dilatano e
sciolgono come nel quadro di Dalì) sembra parente delle Linci
arancio più che dei Calabroni teal & purple.
Se dovessi scegliere una fotografia reale sarebbe quella sottostante di Marvin Williams nello spogliatoio dopo la gara a Miami.
C’è del rispetto da parte mia nella
sconfitta (quello che dovrebbero avere tutti gli sportivi), nemmeno
il giocatore più forte al mondo non è mai stato battuto e spesso la
sconfitta da stimoli per provare a migliorarsi ulteriormente
attraverso il lavoro.
Se dovessi completare la trilogia scegliendo un’immagine surreale rimarrei su Dalì e il suo quadro: “Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio”.
DALÍ, Salvador_Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes del despertar, 1944_510 (1974.46)
Lascio a voi l’interpretazione dell’opera nella quale una piccola ape ronza intorno al frutto “provocando” un surreale sogno che alcuni critici hanno interpretato come riferimento alla teoria dell’evoluzione tratto dal racconto di una sua modella…
Personalmente mi
piace pensare che questo quadro metta in scena le elaborazioni
irrazionali nel sonno del nostro cervello che può elaborare dal
giorno razionale gli accadimenti che più lo colpiscono e mettere in
scena assurdità nel mondo dei sogni.
Certamente il
sogno dei fan di Charlotte è chiaro, avere un team vincente e magari
nel giro di qualche anno puntare a ottenere almeno un titolo tuttavia
al momento credo che la situazione nella Queen City sia d’oggettiva
difficoltà e il risveglio dall’incubo dell’aggressione (tigri,
baionetta) della Regina non muterà molto la situazione tanto che il
cronista Bonnell del Charlotte Observer, legato indissolubilmente
agli Hornets, è tornato a parlare di possibile partenza di Kemba in
estate.
13 partite alla
fine per tankare o per qualche piccola soddisfazione.
Le motivazioni
potrebbero essere quelle indicate una ventina d’anni fa da Dave
Cowens coach dell’epoca, il quale diceva di voler battere (una volta
almeno) le altre franchigie avversarie.
Quale occasione
migliore per provarci se in serata arrivavano i 76ers?
Contro Phila la
squadra di Borrego avendo già giocato tre volte perdendo sempre
(anche se su un paio di gare episodi pesanti hanno finito per minare
le due gare compresa quella da 60 punti, record della franchigia di
Walker) cercherà il riscatto o si arrenderà in fretta?
La partita in breve
Altra
fotografia della stagione degli Hornets.
Quattro
partite contro Phila, tutte perse con uno scarto totale di 10
punti…
Charlotte ci prova anche a vincerla ma mostrando tutti i suoi enormi limiti.
Anche questa volta gli Hornets vanno vicini alla vittoria cercando di sfruttare l’assenza di Embiid (agli Hornets mancava Parker) ma è il solito finale amaro e direi anche beffardo in quest’occasione.
Una
partita persa per dettagli tra FT lasciati lì, qualche fallo speso
inutilmente e scelte, sebbene sulle possibili svolte offensive della
gara siano stati sbagliati i tiri da fuori…
Andiamo
con ordine…
Primo
quarto con un tentativo d’allungo dei Sixers firmato Simmons che tra
schiacciate (buchi della difesa di Charlotte) e l’appoggio per
l’11-17 provava subito a incanalare la gara a favore dei suoi.
Gli
Hornets rispondevano con una tripla di Lamb per il 23-25 e con due
tiri sempre del nostro numero 3 per il vantaggio (28-27).
Si
potrebbe chiudere avanti il primo quarto ma un fallo inutile di MKG
in uscita su JJ Redick costava il sorpasso sul 30-31 (2/3 ai FT).
Secondo
quarto simile al primo ma questa volta era JJ Redick con due triple
consecutive a tentare la fuga (39-46), tuttavia gli Hornets
resistevano nonostante l’assenza di Walker finito in panchina a metà
del primo quarto per aver raggiunto già tre falli.
Nel
finale di quarto Lamb apriva (3:08) la rimonta con una tripla e a
2:44 una bimane di Miles riportava Charlotte sul -3.
Dopo il
classico elastico nel punteggio Charlotte chiudeva sotto con il
medesimo gap sul 59-62.
Rientrava
Kemba nel terzo quarto ed era esattamente il suo, Dopo due punti
immediati la danza chiusa con lo step-back 3 su JJ Redick valeva il
64-63, a 7:17 un’altra bomba del capitano segnava il 73-72 ma i
Sixers cercavano di riprendere il controllo delle operazioni
riuscendovi momentaneamente così un turnaround di Butler valeva il
76-82.
Un
parziale di 11-0 pro Hornets chiuso da un elegante e stretto reverse
layup di Walker trascinava Charlotte sull’87-82 anche se Charlotte
rinunciava a MKG colpito involontariamente al capo da Johnson per
colpa di una trattenuta si Simmons che sbilanciava il n° 14 in
ripartenza.
Terzo
quarto chiuso sull’89-85 per i Calabroni che facevano scattare la
luce rossa d’allarme nell’ultimo quarto nonostante a 10:40 un gioco
da tre punti del Tank issasse sul +5 (92-87) Charlotte.
Gara
punto a punto nella quale Walker con un jumper su Ennis III
raggiungeva 21 punti in 22 minuti e Charlotte agguantando il 100-97
si portava sopra di tre punti, “annullati” proprio da Ennis II a
5:49 a mezzo tripla.
Butler
usando il fisico sotto canestro riusciva in modalità volley a
portare la gara sul 103-107 ma la panchina Hornets con due punti di
bacon si lanciava all’inseguimento (106-107 e un 53-11 a favore di
Charlotte tra le bench).
Dopo
una dunk di Simmons, Lamb sparava proprio sull’avversario una tripla
no fear dalla destra solo cotone impattando sul 109 pari ma Butler
battendo Frank da fuori sembrava voler ripeter il finale dell’ultima
gara.
C’era
ancora tempo però e due liberi di Jeremy dopo uno scambio con il
Tank ci riportavano a -1.
Uno
scarico perimetrale di Butler per Ennis III dava modo all’attaccante
più improbabile di colpire nuovamente portando sul +4 i suoi.
Lamb
forzava un tiro da tre ma Ennis ingenuamente alzando il braccio
impattava sul gomito destro dell’attaccante.
3/3 a
:12.1 dalla fine e 114-115.
Hornets
costretti al fallo su Harris che splittando regalava una possibilità
consistente a Charlotte.
Gli
Hornets decidevano d’andare in entrata con Lamb che non si accorgeva
dell’avversario (McConnell) scivolato all’ultimo sotto canestro, con
Lamb sotto tutto solo pronto ad appoggiare ecco l’imprevisto, palla a
ballare sui bordi dell’anello e a uscire per il più classico degli
errori…
Un
errore fatale perché gli Hornets senza time-out erano costretti a
ricorrere al fallo e il 2/2 di Harris non lasciava più spiragli
nemmeno per un miracle shot che trascinasse ai supplementari la gara.
28
punti di Simmons, 27 punti e 10 rimbalzi per JJ Redick, 23 pt. e 9
assist per Butler e 22 pt. + 11 rimbalzi per Harris.
Ennis
III ha provveduto dalla panchina nei momenti decisivi con 14 punti,
tutti quelli dei 76ers portati dalla bench, travolta 61-14…
Gara da
prendere come cartina tornasole della stagione a livello statistico
negli assist, tabellino nel quale siamo stati nettamente surclassati
16-29 anche se Charlotte come spesso accade va molto più spesso in
lunetta degli avversari in questi casi. Il 33/44 contro il 21/28 dei
Sixers equivale un 75,0% per ambo le squadre ma gli 11 errori degli
Hornets costano davvero caro…
Charlotte
sotto nelle percentuali al tiro con il 43,4% contro il 50% degli
avversari (qui si denota l’incapacità di fermare un play fisico come
Simmons giunto in schiacciata diverse volte e anche la fisicità di
Butler), calando ancora nel tiro da tre punti con il 25,7% contro il
34,4% (altra pessima percentuale per una squadra che negli anni ’90
faceva fortuna con il tiro da oltre l’arco).
Poco
bravi a forzare al TO gli avversari, Charlotte è rimasta sotto la
decina con nove ma ha ne ha fatti commettere agli avversari
solamente sette.
Hornets
che approfittano dell’assenza di Embiid per vincere 46-44 a rimbalzo
ma è troppo poco per vincere.
Le formazioni:
Errata corrige: Zeller è out, c’è un errore nella grafica proposta da Fox, il titolare di serata come centro è Biyombo.
La partita
1° quarto:
Apriva le danze Philadelphia che a
11:36 trovava un’inaspettata fulminea tripla di JJ Redick.
Gli Hornets rispondevano con il giro
completo in corsa di Bridges che sulla rotta a dritta si elevava poi
su Butler per il canestro del 2-3.
Un fallo da dietro su Simmons di Kemba
mandava in lunetta il giovane attaccante che splittando portava sul
2-4 la gara.
Era ancora Bridges attaccando il ferro
a depositare altri due punti che impattavano la gara.
Poco dopo a Kemba era chiamato il
secondo fallo (dubbio), Butler sulle rotazioni era preso da Kemba che
subiva il tiro ma vedeva il ferro salvarlo così dall’altra parte il
servizio per il catch n’shoot di Marvin da tre punti si trasformava
nel vantaggio (7-4) prima che da fuori pareggiasse con un ulteriore
bomba JJ Redick.
Williams in transizione trovava a 9:14
il contatto con Harris e riportava gli Hornets avanti di due punti ma
dall’altra parte per imitazione due FT di Butler riportavano il match
in equilibrio prima che a 8:43 venisse lasciato depositare facilmente
A. Johnson con gli Hornets giunti al quarto fallo di squadra.
Walker mancava il primo tiro e Simmons
tra difesa latente e preoccupata di commettere il quinto fallo
decideva di sfruttare le indecisioni e gli spazi lasciati andando a
schiacciare il 9-13.
Walker a 8:08 si rifaceva segnando con
l’elbow jumper ma ma era ancora Simmons a colpire l’inconsistente
aiuto difensivo di Biz in schiacciata.
Il time-out degli Hornets non fermava
Simmons che al rientro metteva dentro anche l’11-17 prima che una
drive di Miles con passaggio volante smarcasse Biyombo con passaggio
diagonale a sinistra del canestro.
Facile la schiacciata per il centro
congolese ma difficile per lui e la difesa geo-localizzare JJ Redick
che dalla baseline sinistra tirava da due ravvicinatamente per il
13-19.
Kemba a 6:16 infilava un altro elbow
jumper ma poi anche contrastando bene JJ Redick subiva l’anticipo
dell’avversario che i corsa tentava di andare ad appoggiare a
canestro.
Terzo fallo del capitano immediatamente
riportato in panca da Borrego a 6:06.
Dopo i due FT realizzati dai Sixers gli
Hornets scendevano a -6 ma Batum lasciato libero a 5:55 realizzava un
lungo due punti per il 17-21 prima che Simmons ritentasse la
schiacciata nel duello fisico con Biyombo ma vedesse la palla
respinta dal ferro.
Tre secondi difensivi Sixers puniti da
Batum dalla lunetta e francese che si toglieva lo sfizio della
stoppata su Butler che tuttavia recuperando segnava facilmente prima
che a 4:46 con un jumper dal mid-range destro Graham alzasse il
punteggio anche per Charlotte (20-23).
Un banker di Butler riportava le
distanze a 5 e per accorciare servivano un buon close-out di Lamb su
Harris (air-ball) e una bomba dello stesso Jeremy a 2:57 che
consigliava ai Sixers la pausa.
A 2:33un fallo di Marjanovic su MKG
andato a prendere il rimbalzo difensivo e poi in coast to coast
costava il -1 agli ospiti (½).
Simmons però colpiva per la terza
volta in schiacciata una difesa con i buchi di Charlotte prima che
MKG con un alzata e Lamb dalla lunetta (penetrazione a destra e
contatto) riportassero sopra Charlotte (28-27) prima dei soliti due
punti di Simmons che riportava sopra gli ospiti ma il nuovo sorpasso
era firmato da Frank che con il taglio diagonale da sinistra
ricevendo nel cuore dell’area il passaggio diagonale sull’altro lato
di MKG a formare una possibile V, alzava il 30-29.
Potrebbero finire sopra i Calabroni ma
MKG in uscita dal blocco, preoccupato dal tiro di JJ Redick, usciva
dal cilindro commettendo fallo sul tiratore.
2/3 e 30-31 a fine quarto.
CHARLOTTE, NC – MARCH 19: Bismack Biyombo #8 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Philadelphia 76ers on March 19, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Per
un tecnico a Johnson (3 secondi) Lamb pareggiava immediatamente ma un
tap-in di Johnson (0-3 a rimbalzo offensivo) i Calabroni tornavano
sotto rimanendovi anche dopo il fallo di Amir su Bacon visto lì1/2
dalla lunetta.
Redick
da te punti, Bacon in fing and roll e tripla di MKG da sinistra a
10:11, dopo questi canestri gli Hornets ripassavano avanti sul 37-36
ma dopo due errori al tiro sulla stessa azione di Bacon, bastava un
tiro corto frontale di Harris per far riprendere il sopravvento agli
ospiti che colpiti dall’uno contro uno di Frank con giro e tiro dal
post basso risalivano al comando con l’ennesima schiacciata di
Simmons (39-40) in una difesa latitante più di un ricercato.
Una
tripla di JJ Redick frontale a 8:11 scavava una differenza di 4 punti
prima che arrivasse l’errore del Tank dal lato opposto e un’altra
bomba dello scatenato tiratore ospite per il +7 Sixers.
Frank
forzava al contatto Butler in post guadagnando e segando due punti ma
a parte invertite Butler batteva il Tank tagliandolo come il burro
con il jumper con spazio.
Dentro
anche Mack dall’utilità di una puntina conficcata in un piede e
subito tripla a vuoto quindi allungo dei Sixers con due liberi per il
41-50.
Un
pick and pop tra Batum e il Tank non andava a buon fine ma sul
rimbalzo si generava confusione e Williams finiva per esser toccato e
guadagnar due liberi poi trasformati.
Harris
con il turnaround dal post basso recuperava i due punti “persi”
ma a a 5:17 uno step back 3 di Batum dall’angolo sinistro faceva
incasellare i primi tre punti a Batum in tabellino.
Biz
al rimbalzo offensivo appoggiava in caduta oltre tre difensori
accorciando sul 48-52 prima di una dunk di Ennis da transizione.
Harris
allungava dopo aver beneficiato di un pessimo passaggio di Batum (due
FT a 3:24) mentre Lamb era la faccia buona della medaglia delle
guardie Hornets con la tripla del 51-56 a 3:08.
A
2:44 la partenza in crossover di Miles e l’entrata da sinistra
finivano con una bimane al ferro per il 53-56 ma Johnson sul versante
opposto correggeva la leggerezza commessa da sé stesso in appoggio
al primo tentativo.
Bacon
a 2:09 splittava mentre le belle entrate di Simmons e Lamb alzavano
il punteggio sul 56-60.
Simmons
si muoveva in salto nell’aria riuscendo a spostare divinamente palla
al difensore appoggiando oltre Biz il +6 Phila ma tre liberi (½ Biz
e 2/2 di Bacon) chiudevano il quarto sul 59-62.
3° quarto:
Iniziava
bene Kemba, fresco dall’insolito riposo nel secondo quarto, con un
jumper per il -1.
Simmons
dalla lunetta riportava a 2 il vantaggio ospite ma a 9:32 una danza
con big step back 3 di Walker su JJ Redick dava la possibilità agli
Hornets di passare avanti (64-63).
B.
Brown ricorreva al time-out e la sua squadra indovinando una bomba
con Harris a 9:16 tornava sopra prima che a 9:05 Walker dalla lunetta
procurasse altri due punti per Charlotte impattando a quota 66.
Top
shot di Simmons e tripla di Batum a 8:27 per il 69-68, alley-oop di
Butler sul ferro ma toccato dietro da Marvin: 2/2 e vantaggio ospite
prima del pari firmato da Biz in lunetta grazie allo scarico di Kemba
e all’1/2 di Bismack.
Passaggio
in ripartenza pessimo di Batum che consegnando palla a Simmons era
battuto dall’allungo in reverse dell’avversario e per tornare avanti
servivano tre punti dell’infiammabile Kemba a 7:17 (73-72).
Sorpasso
di Butler dalla baseline oltre Kemba e Big dunk di Biz da bound pass
di Kemba per il contro-sorpasso, roller coaster continuato da Simmons
ancora con l’appoggio oltre Biz prima che i Sixers in fast break
trovassero anche la dunk di Harris per il 75-78.
Harris
andando in entrata segnava il quindicesimo punto personale
trascinando sul +5 i Sixers che a 4:34 con il turnaround di Butler
raggiungevano il +6 ma gli Hornets rientravano con Bridges in area da
due punti e con Lamb e il 2/2 in lunetta per l’80-82 a 3:31.
Mentre
Lamb iniziava a giganteggiare in difesa a rimbalzo il fallo personale
di Bolden su Bacon portava al pari a gioco fermo ed era lo stesso
Dwayne in entrata, passando sotto Scott, a firmare l’appoggio del
vantaggio.
JJ
Redick mancava una tripla e sulla ripartenza MKG era trattenuto e
spinto da Simmons su Johnson che involontariamente faceva da palo per
la testa di MKG che rimaneva giù e non rientrava più in campo dopo
l’uscita sulle sue gambe.
Era
Kemba a battere i liberi splittandoli mentre B. Brown faceva
l’indiano chiedendo spiegazioni sul cambio di tiratore.
Walker
si riabilitava con lo stretto passaggio nel cunicolo tra la linea di
fondo e il difensore per salire in strettissimo reverse a battere
Bolden (87-82).
La
partita avrebbe potuto prendere un’altra piega se l’assist di Lamb
per l’open 3 frontale di Kaminsky fosse stato sfruttato a dovere dal
centro ma dal possibile 90-82 si passava all’87-84 con l’entrata di
Ennis III su Bacon e andava anche bene per via del libero aggiuntivo
errato.
Lamb in correzione sulla parte opposta del ferro rispetto all’errore di Devonte’ in entrata e un ½ di Simmons a :04.4 segnavano l’89-85 di fine terzo quarto.
CHARLOTTE, NC – MARCH 19: The Charlotte Hornets bench reacts during the game against the Philadelphia 76ers on March 19, 2019 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Graham, Monk e Bacon festegiano dalla panchina in un momento positivo della gara. Copyright 2019 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
L’ultimo
giro di lancette si consumava con le prime avvisaglie della nuova
caduta quando un tiro di Harris cogliendo il primo ferro rigido
s’impennava sulla tabella morbidamente per ricadere dentro.
Frank
andando oltre Bolden era toccato.
Two
and one a 10:40 per il 92-87.
JJ
Redick colpiva lesto da fuori oltre Kemba poi era Butler in area
mollato a Walker a salire facilmente sul capitano per il pari.
Era
Lamb a far ripartire <Charlotte con due punti (quota 18) su
Bolden mentre Bacon si ancorava a Simmons che in lunetta non si
dimostrava valido come nei tiri dal campo.
½
per il -1.
Harris
di spalla sfondava su Lamb per un Brown infuriato (uno degli
allenatori più lamentosi e piagnucoloni della NBA) ma su uno strano
terzo tempo orizzontale con scarico di Simmons tutti chiedevano passi
(da rivedere) ma sul proseguo era proprio Simmons a prendersi due
liberi per il 94-95.
Un
off-balance di Frank contro Harris nel pitturato valeva il sorpasso e
un 47-6 tra le panchine, Kemba in transizione portava a casa
l’appoggio oltre Simmons del +3.
Marvin
a 7:21, calpestando la linea laterale buttava via la possibilità dei
tre punti (tiro che scoccava comunque finendo corto) ed Ennis III con
uno scoop difficile da realizzare in entrata contro due difensori
accorciava.
A
6:16 Walker batteva Scott al tiro realizzando il 100-97 per 21 punti
in 22 minuti.
dare una mano alla panchina dei Sixers però ci pensava Ennis III che
bissava il canestro a 5:49, questa volta con la tripla del 100 pari.
Bacon
s’infilava nella difesa avversaria segnando due punti in
continuazione con canestro convalidato in un secondo tempo ma
dall’altra parte Harris segnava in schiacciata il pari mandando al
diavolo Bridges che si lamentava per un possibile fallo.
Bacon
attaccava ancora il canestro e Scott finiva fuori per il sesto fallo
della sua non lunghissima gara.
½
a 5:04 e sorpasso 76ers con passaggio e blocco di Simmons per un JJ
Redick che arrivando a rimorchio era lasciato solo sula tripla del
103-105.
Sfondamento
del Tank su JJ Redick in aiuto e due punti da pallavolista di Butler
da sotto il ferro con gli Hornets troppo flaccidi sotto le plance.
A
3:25 ancora ½ in lunetta, questa volta era il Tank a commettere
l’errore ma Bacon con due punti riportava lo scarto al minimo divario
(106-107).
Frustrante l’entrata di Simmons in schiacciata a dimostrare che gli
Hornets non hanno protettori del ferro mente in attacco il dai e vai
tra Lamb e il Tank si chiudeva in lunetta con Jeremy a realizzare due
FT.
JJ
Redick esagerava non segnando e dall’altra parte Lamb faceva
sussultare i tifosi quando un’intelligente e generosa apertura nel
corner sinistro trovava Miles smarcatissimo che non troppo convinto
tirava orrendamente.
Canestro
sbagliato e canestro subito a :18.4 quando lo scarico di Butler sul
lato sinistro per Ennis III, il più improbabile dei tiratori, valeva
tre punti per il 111-115.
Brute
facce sulla panchina Hornets nel time-out ma al rientro Jeremy,
toccato sul gomito destro da un ingenio Ennis III, ridava speranze
segnando i tre liberi a :12.1.
Doppio
fallo degli Hornets con Harris in lunetta a :08.2.
½
e +2 Phila.
Ultimo
time-out di Borrego, sulla rimessa la palla giungeva a Lamb che
smarcatosi bene andava in uno contro uno vs McConnell che scivolando
sotto canestro vedeva Lamb salire a pochi cm dal pari ma la palla era
sputata fuori dal ferro nonostante la distanza brevissima.
Charlotte
costretta al fallo dopo l’errore di uno dei più positivi Hornet in
campo.
2/2 di Harris che lasciava gli Hornets senza speranze per il 114-118 finale.
Pagelle
Kemba Walker: 6,5
21 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata.
8/18 dal campo. 4 falli, due spesi subito che lo costringono a
passarsi anche un quarto extra (il secondo) in panca. Quando rientra
nella ripresa è il Re incontrastato del terzo quarto. Riesce ad
arrivare a 21 punti in 22 minuti poi negli ultimi 6 si blocca non
segnando più. Lamenta un fallo su un suo tiro che non so se ci sia
ma i suoi step-back da due in uno contro uno (o la tripla) vanno a
vuoto e gli avversari rimontano. Avrei tentato più la penetrazione
ed eventuale scarico viste le doti e l’assenza di Embiid.
Nicolas Batum: 4,5
9 pt., 4 rimbalzi,
1 assist, 1 stoppata. Sinceramente come difensore perimetrale mi pare
poco sveglio e trova i tre punti dal campo abbastanza tardi con un
buon step back 3 dall’angolo sinistro. Cosa mi piace… il rimbalzo
offensivo sotto canestro strappato nel finale che genera una seconda
possibilità. Per il resto è una partita anonima dove procura anche
due TO con due pessimi passaggi affrettati che costano punti alla
fine pagati salatamente. Questo è il giocatore più pagato a
Charlotte…
Miles Bridges: 6,5
8 pt., 10
rimbalzi, 2 assist 2 rubate. 4/10 dal campo ma 0/4 da fuori compresa
una tripla nel finale che avrebbe potuto dare un finale differente
alla gara. Non è affidabile da fuori e dovrebbe limitare questa
soluzione sino a quando non avrà migliori percentuali ma il tiro
aperto era invitante e lui gioca sull’esterno, va da sé che si possa
trovare in queste situazioni, solo che non è l’uomo ideale per punir
difese strette. Brown si sbraccia per fare allargare i suoi che non
sempre l’ascoltano. Di Miles bella la penetrazione da sinistra con
dunk bimane e un paio d’incursioni con spin e alzata no contro uno
nel pitturato oltre a importanti i rimbalzi.
Marvin Williams: 5
7 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. 1 TO, 2 falli in 23:15. 4 punti derivano da liberi, due nemmeno poi così meritati. Completamente sparito nelle ultime partite, sparacchia e a 7:21 dalla fine commette un TO poggando il tallone sulla linea laterale prima di una tripla annullata ma finita comunque corta… La testa… Se questo è un titolare…
Bismack Biyombo: 5
8 pt.,
2 rimbalzi, 1 assist. Più in vena offensiva che difensiva. Commette
3 falli e fa 2/4 dalla lunetta. Non stoppa nessuno. Simmons rimane in
aria un’eternità contro di lui che fatica a coordinarsi e gli cambia
anche mano per l’appoggio se serve. In aiuto è lento e non arriva
mai realmente quando se ne ha bisogno. Se non rispettano nemmeno il
nostro miglior centro difensivo perché non è in grado di fermare le
incursioni avversarie non siamo messi bene nel pitturato…
Jeremy Lamb: 6,5
26 pt., 11 rimbalzi, 3 assist.
Beffardo. Probabilmente insieme a Walker il miglior Honet in serata
giganteggia a rimbalzo difensivo conservando e inglobando palloni
importanti per togliere second chance agli avversari, è lui che
spinge le rimonte del primo e del secondo quarto dando una grossa
mano nel finale tra la tripla del pari e liberi. Destino vuole che
per esser troppo pulito, quel minimo di off-balance da imprecisione
gli costi un errore considerato clamoroso sull’ultima opportunità
reale di pareggiare ma cantava De Gregori: “Nino non aver paura di
sbagliare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si
giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio,
dall’altruismo e dalla fantasia”… Lamb in serata smista anche due
palloni d’oro, il primo per un open 3 frontale fallito da Kaminsky e
un alto nel finale per Bridges che sbaglia dall’angolo. Purtroppo gli
errori dei compagni fanno sì che abbia due assist reali in meno…
Il fisico non lo aiuta in difesa ma a volte riesce comunque a
influenzare l’avversario ritentando di dar fastidio, come accade a
Butler nel secondo tempo a sbagliar da sotto pur avendolo passato.
Dwayne Bacon: 5,5
13 pt., 3 rimbalzi. 3/10 dl campo e
7/11 ai liberi. Di buono c’è che prende iniziative ma i numeri
finali non lo premiano. Ha coraggio ma lascia troppi liberi sul campo
e se non subisce fallo le percentuali sono base. O.K., non è facile
andare avanti e indietro da Greensboro alla prima squadra ma se devo
giudicare la prestazione nel complesso i numeri non mentono sebbene
in partita sembri rendere di più.
Devonte’ Graham: 5
2 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Un +8 di
plus/minus ma per merito dei compagni. In 13:12 fornisce un assist e
segna due punti con un 1/5 dal campo frutto di un tiro dal mid range
nel primo tempo. Sbaglia tre triple da fuori…
Michael Kidd-Gilchrist: 6
6 pt., 6 rimbalzi,
1 assist. In 9:10 prende un +4. Un paio di errori grossolani in
difesa come concedere i liberi a JJ Redick, ottimo tiratore, poi
segna da tre punti e su uno di quei rimbalzi difensivi che strappa
purtroppo in ripartenza va a sbattere sulla testa di Johnson in un
head to head provocato da una trattenuta poco sportiva di Simmons.
Charlotte guadagna due FT ma perde un importante componente difensivo
dalla panchina.
Frank Kaminsky: 6
14 pt.,
3 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. +6 di plus/minus. Ricorre a 5 falli
e in taluni casi genera duello con Butler. Nel primo quarto quando
entra si trova spesso sulle rotazioni ad andare a chiudere in
close-out ma qualcosa non torna e gli Hornets incassano il colpo.
Qualche volta resiste bene all’uno contro uno ma se si è al di fuori
del semicerchio antisfondamento. Se si è sotto canestro è lacunoso.
Trova buoni punti ma anche lui è tragico da fuori con lo 0/4
accomunandosi a Miles in questa statistica. Sbaglia anche l’open che
avrebbe potuto dare alla gara un finale differente.
Shelvin Mack: 4,5
0 pt. (0/3). Due triple mancate e 0/3 totale più un TO in 8:01. Non è colpa sua, è semplicemente scarso. L’acquistone di Kupchak che mi fa rimpiangere Rich Cho che ora starà in qualche programma di cucina in America tipo “Prova del Cuoco”. Alla prova del fuoco invece Mack e Kup si bruciano. Utile come il sugo nel risotto alla milanese.
Coach James Borrego: 6
Di stima. Si vede che ci tiene ma che gli vuoi dire? Oltre ad avere giocatori scarsi e che fisicamente non tengono spesso in area non ne ha nemmeno di fortunati. I dettagli decidono la gara e anche se Charlotte costruisce buoni tiri da fuori piovono errori con giocatori perimetrali inadeguati al suo gioco. A questo punto penso sia meglio andare a cercare più spesso penetrazioni dove ci sono diversi giocatori in grado almeno di recuperare liberi.
C’è un
nesso per molti impercettibile tra queste due distanti realtà.
In questi giorni, oltre ad altre news, i mass media hanno riportato l’allarme lanciato da Greta Thunberg, la ragazza svedese che ha ricordato al mondo che abbiamo un solo pianeta.
Un
pianeta non certamente malato da oggi ma a partire dalla rivoluzione
industriale, l’effetto del CO2 nell’atmosfera ha prodotto un effetto
serra maggiorato che a partire dagli anni ’60 ha subito un’impennata
anche per colpa di un modello di sviluppo piacevole per le élite
occidentali ma non sostenibile a livello ecologico.
Nel
1997 a Kyoto si firma l’omonimo protocollo per cercare di
salvaguardare l’ambiente ma non ci sono controlli, tutto è su base
volontaria e paesi come gli Stati Uniti rimangono in attesa di
ratifica.
Nel 2011 il Canada esce dagli accordi, popolosi stati emergenti, pur con grande tecnologia, come India e Cina si aggiungono in maniera importante alle nazioni storiche “inquinanti”.
La
demografia in crescita è un problema anche perché gente come Rita
Pavone e Maria Giovanna Maglie che hanno commentato il nulla sulla
Thunberg, sono onestamente figure che rubano ossigeno agli altri.
Si è
arrivati alle polemiche sulla candidatura al Nobel per Greta (come se
meritatamente o meno questo potesse cambiare qualcosa nel messaggio
positivo lanciato) e a una manifestazione che ognuno può vedere a
modo proprio (serve, non serve, è ipocrita, non lo è,), sicuramente
scetticamente direi che non servirà a smuovere le politiche di Trump
o Bolsonaro (il Brasile aveva già seriamente deforestato l’Amazzonia
e il progetto probabilmente prevede di finire l’opera, il che non
aiuterà il pianeta visto che gli alberi riescono ad assorbire il
CO2) ma anche a tanti altri presidenti non lungimiranti (la Polonia
va a carbone visto che è prodotto lì e costa meno), le loro
politiche non vanno nella direzione chiesta dai manifestanti che un
domani saranno adulti e se anche qualcuno di questi giovani ragazzi
cambierà idea immettendosi nel sistema attuale, andranno traditi
come il solito i buoni propositi di una generazione, probabilmente
una delle ultime a sopravvivere su un pianeta avviato
all’autodistruzione.
Possiamo dire che riconvertire costi e qui partiamo finalmente con le analogie con gli Hornets…
MJ
aveva detto di voler portare Charlotte tra le 4 migliori squadre a
Est ma continuando a navigare anno dopo anno nella mediocrità a
causa dello stesso sistema non ha mai ottenuto nulla.
Per
sbloccare la situazione occorrerebbe che spendesse superando anche la
soglia della luxury tax almeno per un paio d’anni (i soldi non gli
mancano), questo porterebbe giocatori differenti e più vittorie,
eliminerebbe quella Spada di Damocle che potrebbe essere
rappresentata dal disaffezionamento di un pubblico caldo ma che oggi
si divide la scena con i Panthers della NFL (effetto Hornets, portati
proprio dai loro sell-out) e non dovremmo soffrire ogni stagione
rimanendo sempre sul bordo della zona playoffs per sapere se
parteciperemo o meno.
Questa sera a Miami, mai nickname fu più azzeccato in tale occasione, il Calore proverà a cuocere i Calabroni che perdendo questa sfida comprometterebbero irreversibilmente la stagione, un po’ come la nostra Gaia senza cambiamenti rapidi per invertire la rotta.
La situazione prima della sfida.
Cambiare
costa e comporta mutamenti non piacevoli ma necessari…
Indipendentemente
dal risultato finale l’allarme è stato lanciato su due fronti, tocca
a chi di dovere raccogliere gli appelli perché anche ammettendo che
tutto non servirà a niente, l’averci provato è l’unica soluzione
utile.
Le formazioni:
La partita in breve
Gara
tesa fin dalle prime battute.
Partita
non spettacolare per gli amanti delle triple e dei tiri impossibili.
Normale
vista la posta in palio.
Hornets
ormai appesi a un filo e Heat che avrebbero perso l’ottava posizione
a favore di Charlotte perdendo.
L’inizio
era aggressivo da parte delle due squadre e ciò provocava un
punteggio basso oltre una gara punto a punto.
Lamb
con tre triple consecutive (una notevole) portava sul 20-14 Charlotte
rimontata a fine quarto sino al -1 (20-19).
Nel
secondo quarto, sorpassi e contro-sorpassi si succedevano più che in
Skid (per chi avesse avuto quel vecchio goliardico gioco del
Commodore 64) quindi Parker dava una scossa all’attacco degli
Hornets grazie alla sua rapidità segnando canestri in serie e quando
un gancio di Biz a 4:24 ricadeva nel cesto, i Calabroni si
ritrovavano sul 37-29.
Anche
questa volta però gli Hornets non tenevano il vantaggio sino alla
fine sebbene per trovare il pari, Olynyk ricorreva a una furbizia.
Finta,
tiro da tre punti gettandosi a sinistra sull’uscita di Bacon dal
proprio cilindro ma ormai fermo.
Arbitri
accecati dal sole di Miami?
Tre FT,
a segno due e 39 pari all’intervallo.
Non ci
si aspettava nulla di differente dal terzo quarto, infatti, la gara
rimaneva equilibrata anche se nel finale una tripla di Dragic portava
sopra Miami alla quale rimanevano due punti al termine del terzo
periodo (60-62).
Il
disastro di Charlotte si consumava in fretta.
Whiteside
in schiacciata portava a +5 la squadra di Spolestra, Wade con
l’euro-step firmava il 60-67.
L’attacco
di Charlotte era inesistente e condizionato da una difesa aggressiva
con gli uomini di Borrego incapaci di segnare tiri aperti e un Walker
in difficoltà.
L’unico
giocatore consistente in attacco era il Tank a recuperar FT.
Johnson
dall’angolo batteva la zona di Charlotte e Dragic con due punti,
firmando a 5:21 il 68-78 metteva fine al senso della gara, in
aggiunta un Bacon inguardabile sbagliava un tiro, si faceva stoppare
da Wade e metter in faccia una tripla che a portava un finale largo a
favore degli Heat.
Per Charlotte, con ancora 13 partite a disposizione, direi che si tratta però di bocciatura definitiva per mancanza di qualità.
Hornets ancora una volta affondati nella fatal Miami per mancanza di bocche da fuoco e una flottiglia modesta messa a disposizione per l’Ammiraglio Borrego che non abbandonerà la nave fino a gara 82 ma anche ripescando i resti, credo poco possa mutare ormai nel panorama di una stagione persa.
Miami
vince la lotta a rimbalzo 44-55 quella negli assist 11-25 (bassissimi
gli assist per Charlotte) e al tiro va sopra.
31,3% dal campo e pessimo 19,4% da tre pt. per Charlotte contro i corrispettivi 39,5% e 39,4% da tre punti (aumentato nel secondo tempo notevolmente nel caso del tiro da fuori) per Miami che perde anche un pallone meno di Charlotte (12-11) anche se gli Heat tirano peggio dalla lunetta con un 12/19 contro il 16/18 della squadra del North Carolina.
La partita
1° quarto:
Prima
palla per Miami ma non segna nessuno fino a 10:33 quando Walker, dopo
aver perso palla sul tentativo di passaggio ripiegava in uno contro
due e involontariamente andava a frapporsi tra lui e l’alley-oop
possibile di Jones Jr. che in lunetta segnava solamente uno dei due
tentativi.
Gli
Hornets rispondevano sempre a gioco fermo a 10:03 con Batum in
penetrazione dalla linea di fondo destra raddoppiato ma fallosamente.
2/2
e Hornets avanti sino al pick and roll two and one di Adebayo (fallo
di Biz) che era pareggiato da un lesto spin di Bridges appena fuori
dal pitturato a destra.
Il
rookie in caduta lasciava esterrefatto Olynyk che vedeva la palla
appoggiata entrare.
Adebayo
in area metteva dentro un jumper ma a 8:44 Walker abbatteva la zona
di Spolestra con una tripla semplice ma Miami in attacco dopo aver
sbagliato tre tiri da fuori e aver conquistato tre rimbalzi offensivi
andava dentro a segnare con Adebayo.
Primo
time-out a 7:16 con gli Heat avanti ma al rientro la squadra di
Borrego orchestrava un gioco a due con Batum a restituire per il
lungo due punti di Williams per il 9-8.
Olynyk
attaccava la zona di Charlotte perdendo palla, Batum, ormai certo di
segnare in schiacciata a due mani era stoppato da dietro da Jones Jr.
che poi su un extra pass da sinistra segnava la tripla del vantaggio
Heat.
Heat
che accumulavano vantaggio dopo un ½ di Adebayo dalla lunetta ma uno
spin in corsa di Lamb su Waiters con appoggio sinistro faceva tornare
la gara a un solo punto di distacco.
Wade,
servito da Dragic su perfetto back-door segnava due punti
sorprendendo la difesa di Borrego che tuttavia trovava il pari quando
uno dei blitz in raddoppio pensati da Spolestra andava a vuoto e su
un allungo nell’angolo sinistro il nostro numero 3 trovava
altrettanti punti.
Era
sempre Jeremy a muovere il punteggio, nella prima occasione con una
plexi3 da casa sua, un tiro allo scadere dei 24 forzatissimo che
cadeva nel cesto e poi dalla diagonale sinistra replicava per la
terza tripla di serata portando Charlotte sul 20-14.
Reagiva
Miami che segnava da tre con Dragic dalla diagonale sinistra e con
Whiteside che dopo aver visto Wade mancare l’appoggio ma pulire
l’area spingendo fuori il difensore, saliva indisturbato per
schiacciare il -1.
Finiva così il primo quarto perché Bacon in attacco perdeva palla ma ripiegando fermava Dragic in stoppata conservando il risultato.
MIAMI, FL – MARCH 17: Josh Richardson #0 of the Miami Heat shoots the ball against the Charlotte Hornets on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida. Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
Dragic
sorpassava gli Hornets sfruttando un blocco di Whiteside e un colpo
d’anca in caduta di MKG.
Gioco
da tre punti a 11:29, poi Lamb, pressato a tutto campo, cercando il
ribaltamento per l’uscita di Frank gettava via la sfera e Whiteside
sull’azione successiva siglava il 20-24.
Parker
provava a portar attacchi rapidi ma se sulla prima azione perdeva la
palla, sull’azione seguente si faceva perdonare segnando il 22-24 per
sparare da 3 e segnare a 9:51 per il 35-24.
Wade
fluttuava in aria segnando da media distanza il pull-up toccato da
Lamb.
Gioco
da tre punti e sorpasso ma gli Hornets segnavano ancora con Parker
che passando il blocco del Tank sparava dalla media il pullup del 27
pari.
Un
altra entrata da Parker finita con lo scoop portava sopra Charlotte
che beneficiava a 7:51 di due dei pochi liberi concessi nel primo
tempo.
Su
una fuga di Parker, Johnson calpestando un piede di Tony riusciva
nell’impresa di togliergli letteralmente la scarpa.
Due
FT a segno e a 7:35 canestr4o annullato per sfondamento di Dragic su
Walker.
Adebayo
appoggiava due punti di destro scappando a Biz e subendo fallo dal
nostro centro.
Il
FT finiva lungo e gli Hornets ripartivano con il canestro di Walker
(goaltending di Adebayo) e il canestro dalla media di Lamb a 5:26 in
più arrivava anche un gancio second chance di Biz a 4:24 per il
37-29.
Due
FT per fallo di Batum, battuti da Richardson, consentivano ai bianchi
di superare quota 30 poi un’entrata di Jones Jr. riduceva a 4 pt. lo
scarto.
Lo
stesso Jones Jr mancava però due FT per fallo di Williams sotto
canestro, un bad pass di Williams in attacco lanciava l’onnipresente
atletico Jones Jr che tuttavia sul palleggio in transizione nell’uno
contro uno era fermato dalla mano magnetica di Lamb che gli rubava
palla così a 2:05 finiva per segnare il Tank in mezzo all’area.
Gli
ultimi sei punti del primo tempo però erano tutti degli Heat che
dopo essersi portati sul -2 beneficiavano di tre tiri liberi
assegnati generosamente dagli arbitri su un tiro di Olynyk che
spingendosi a sinistra andava a cercare il contatto con Bacon.
Due su tre e aggancio a meno di un secondo dalla fine e parità all’intervallo.
MIAMI, FL – MARCH 17: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Miami Heat on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida. Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)
3° quarto:
Non
ci si aspettava qualcosa di diverso nella ripresa in una partita tesa
e infatti i primi due attacchi andavano a vuoto ma Richardson dalla
destra dalla media infilava il pullup.
Quasi
episodico perché poi si assisteva un TO per bad screen di Olynyk e a
una gomitata di Biz in palleggio su Adebayo che avrebbe potuto costar
molto più care che al centro che il terzo fallo e palla persa.
Richardson
mancava la tripla facendo girare Miami sul 2/17 fuori poi a 9:53
arrivavano finalmente dei liberi anche per Charlotte.
Erano
tre quelli di Batum tirati e realizzati per sorpassare gli Heat
(42-41), poi Waiters da posizione frontale saliva su Walker per
colpire da tre punti e con un ½ arrotondava dalla lunetta Richardson
a 9:11.
Batum
entrava deciso ottenendo il primo canestro dal campo anche se era da
goaltending (Richardson) poi Richardson otteneva anch’esso il primo
canestro dal campo da bordo area su Frank ma Walker a 8:03 calava la
tripla del 47 pari.
Waiters
a 7:40 replicava al capitano e a 7:22 con un passaggio ricevuto in
mezzo all’area e una finta Batum si liberava del lungo sfarfallante
in area per depositare il 49-50.
A
6:51 gli Hornets tornavano avanti con Kemba abile a passare il blocco
di Williams e a concludere con l’arresto e tiro dalla media diagonale
destra (51-50).
Batum
aspettandosi il fallo tirava da tre in leggera ricaduta ma arrivavano
tre punti per un parziale di 7-0 e un +4 in più Adebayo sull’errore
di Richardson spingeva vistosamente alle spalle Lamb lasciando palla
nelle mani dei viola.
A
5:10 un’ottima tripla di Waiters dalla diagonale sinistra finiva
nella retina nonostante il buon tentativo di copertura di Williams,
Lamb da tre era sfortunato mentre Waiters dalla parte opposta
azzeccava la seconda bomba di fila per il 54-56.
Il
Tank da tre andava corto ma Lamb con un push off si liberava del
difensore per appoggiava al vetro a a 3:58 il 56 pari.
Adebayo
s’infilava in mezzo all’area segnando su bound pass di Wade ma Lamb,
pur sbagliando il tiro, dopo un giro strano della palla lì in zona
con Frank a dar fastidio, si ritrovava magicamente la palla in mano
sotto canestro, occasione perfetta per ridare alla gara la parità.
Dragic
a 2:24 faceva la differenza segnando tre punti e con gli Heat saliti
a +4 poco dopo, Lamb convertiva l’azione da difensiva a offensiva
parando a due mani un ribaltamento e partendo in coast to coast per
andare a schiacciare.
Ultimo lampo, raggio gamma distruttore prima dell’implosione degli Hornets nell’ultimo quarto che partiva comunque da un 60-62…
MIAMI, FL – MARCH 17: Jeremy Lamb #3 of the Charlotte Hornets dunks the ball against the Miami Heat on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida. Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
Il
collasso dei Calabroni si consumava negli ultimi 12 minuti.
Apriva
Wade dalla lunetta con un ½, Whiteside a rimbalzo faceva la voce
grossa per andare a schiacciare il +5 Heat.
Borrego
chiamava il time-out ma una brutta scelta al tiro di Bacon era punita
dall’euro-step di Wade che con il floater realizzava il 60-67.
C’era
ancora tempo per recuperare, Borrego mandava dentro Walker a 9:49 e
Frank a 9:33 subendo un blocco da Dragic in continuazione metteva
dentro due punti ma falliva il libero.
Cominciava
a mettere un’ipoteca sulla gara Miami che con lo step back 3 di
Dragic (su un Williams a vuoto in rincorsa in uscita) metteva 8 punti
di distanza tra i due team.
Frank
resisteva all’aggressione di Whiteside segnando a 8:53 due liberi ma
Wade su Bacon si alzava per colpire da tre punti.
Kaminsky
su una rimessa riceveva subendo al contempo un altro inutile fallo di
Whiteside.
I
due FT ottemperavano alle esigenze degli Hornets di rientrare e
bloccare il cronometro a 7:54 (66-73).
Marvin
mancava un open 3, Kemba in transizione perdeva l’occasione facendosi
quasi portar via palla dall’aggressività dei difensori di Miami.
Dopo
qualche azione convulsa e concitata, Lamb in entrata, costringeva al
fallo Miami che subendo due FT di Jeremy tornava sul +5 (68-73).
Miami
batteva il box di Charlotte dopo una serie di passaggi con la tripla
di Johnson dall’angolo sinistro mentre Dragic a 5:21 con due punti
chiudeva la gara.
La
squadra di Spolestra si portava sul +10 (68-78) con gli Hornets
nell’abisso dopo una stoppata di Wade su Bacon e una tripla di Dwayne
sull’omonimo.
Stesso
nome ma una differenza abissale tra i due giocatori…
A
4:30 Frank racimolava altri due liberi segnandoli per il 70-81, poi
toccava a Dragic in floater e a Bacon ben servito sotto a sinistra
appoggiare due punti per il 72-83.
Batum
da tre non segnava, dentro alla disperata anche Monk per tentare di
metter triple ma era lo sloveno degli Heat a realizzarne una mentre
sul fronte opposto Monk era stoppato da Johnson.
Gli
Hornets non riuscivano a segnar su azione e l’unico che inventava
contatti con i suoi movimenti era il Tank che con un ½ realizzava
prima il 73-86 e poi con un rimbalzo offensivo da sotto portava a
casa altri due punti.
Miami
portava a casa gli ultimi 7 punti tra alley-oop, floater e tripla di
Johnson chiudendo la gara sul 75-93 e sul 2-2 la serie stagionale
dopo esser stata sotto 2-0…
La stagione probabilmente è andata, chissà se il pianeta subirà stessa sorte…
Points in the Paint: Hornets 30, Heat 34, Second Chance Points: Hornets 16, Heat 16, Fastbreak Points: Hornets 4, Heat 1, Biggest Lead: Hornets 8, Heat 18, Lead Changes: 16, Times Tied: 9.
Pagelle
Kemba Walker: 4,5
10 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata.
4/16 dal campo, 3 TO, -13. Molto condizionato dai raddoppi è
sottotono. Sbaglia quasi completamente partita. Va a prendere il
solito sfondamento difensivo (generoso da parte della terna) ma
prende almeno tre tiri in faccia da fuori, uno di Waiters frontale.
Infila due triple nel primo tempo su 8 tentativi totali e mette un
paio di canestri ma non riesce mai ad andare in lunetta. Sfiduciato,
alla squadra viene a mancare la trave portante offensiva e crolla.
Nicolas Batum: 5
12 pt., 7
rimbalzi, 1 assist. 3/11, 1 TO, -18. Sbaglia tutto dal campo sino a
un certo punto della partita mentre a gioco fermo è affidabile.
Commette tre falli e non compare la sua stoppata in recupero sul
tabellino e ne prende una da dietro da Jones Jr nel primo tempo. Con
lui in campo Charlotte collassa. Sarà questione di equilibri, non lo
so, ma la partita è modesta.
Miles Bridges: 6
2 pt., 3 rimbalzi.
1/3 dal campo in soli 9:54. Mistero della fede perché Borrego lo
tolga e aspettiamo rivelazioni da Fatima sul perché giochi Bacon al
suo posto oltre a Lamb… Non ha nemmeno senso farlo partire come
starter a meno che non abbia avuto problemi fisici ma non mi pare.
Marvin Williams: 5
2 pt., 4 rimbalzi,
2 assist, 3 stoppate. 1/7 dal campo, 2 TO. -5 in 27:45. Il fallimento
di una strategia racchiuso in un giocatore. In difesa aiuta e va a
prendere anche Whiteside quando entra nel primo tempo ma poi paga in
termini di stanchezza in attacco. 1/7 sbagliando una tripla aperta
dall’angolo in un momento cruciale. Tre stoppate ma solo due punti
per lo stretch four di Charlotte, simbolo di una mediocrità
costante.
Bismack Biyombo: 5,5
2 pt.,
6 rimbalzi, 1 stoppata. In 17:10, 4 falli, 2 TO. A parte una stoppata
e qualche rimbalzo è poca cosa in generale Biz che prende un -12.
Qualche rimbalzo lo prende ma per il fisico che ha dovrebbe tenere di
più. Regala un FT e due punti ad Adebayo che già lo aveva
battezzato dal cuore dell’area nel primo quarto.
Jeremy Lamb: 6,5
21 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 4 rubate.
8/20 dal campo. 1 TO. -16. Altro giocatore che si spegne nell’ultimo
quarto ma per tre frazioni ha dato punti importanti a Charlotte. Uno
dei pochi errori difensivi è lo spostamento/scostamento su Dragic
che lo punisce da fuori, per il resto andrebbe un po’ aiutato dietro
anche se va a prendere rimbalzi e difende benissimo nel primo tempo
su Adebayo in post basso costringendo il centro avversario a passar
palla ma bilancia perfettamente con un attacco consistente anche se
la quasi metà dei punti arriva con tre triple consecutive (una
fantastica ai 24 che da lontanissimo va a sbatter sul plexiglass
prima di scendere nella retina) nel primo quarto. Guadagna due FT nel
finale attaccando la difesa avversaria in penetrazione.
Dwayne Bacon: 4,5
2 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. 1/6 dal
campo e -9 di +/- in 17:42. La conferma che appena trova squadre un
po’ più forti e aggressive Bacon torna a ridimensionarsi. Sembra
veramente un giocatore da G-League. Sbaglia tiri dalla media,
compresi off-balance che si va a cercare. Il fatto di averlo
schierato nell’ultimo quarto al posto di Bridges è follia.
Tony Parker: 6
11 pt., 2 rimbalzi. 4/5 dal campo. 2
TO, -3 in +/- in 17:26. Da urlo e da 8 il primo tempo quando s’infila
nella difesa di Miami e segna ancora da tre dopo le due bombe della
precedente sfida con i Wizards. Si spegne completamente nel secondo
tempo (da 4) e non riesce ad avere nemmeno un assist a referto, cosa
che per un play del suo spessore non va bene. La media è una
sufficienza (risicata) ma non fa la differenza oggi quando conta…
Michael Kidd-Gilchrist: 6
0 pt., 3 rimbalzi,
1 rubata. +3 in 12:03. 3 falli, nessun TO e 0/1 dal campo. Costringe
gli avversari a palle a due, è uno dei migliori giocatori della lega
in questo se non il migliore statisticamente, con lui in campo la
difesa tiene un po’ di più oggi ma Borrego poi lo toglie. Commette
qualche fallo e non porta punti ma almeno una sufficienza la porta a
casa.
Frank Kaminsky:
6
13 pt.,
7 rimbalzi, 1 assist. 3/10 dal campo, -8 in +/-. Sbaglia un po’
troppo prima, da fuori lo 0/4 non punisce la difesa degli Heat,
nell’ultimo quarto prova a resistere con i suoi movimenti che
obbligano Whiteside e soci al contatto su di lui. Racimola punti ma
ormai sempre più inutili ad ogni minuto che scorre. Nel primo tempo
riesce alcune volte a fare massa o a toccare palloni a rimbalzo utili
alla difesa di Charlotte.
Malik
Monk: s.v.
0 pt.
(0/1). Gioca gli ultimi 3:34 ma a partita terminata e nell’angolo si
fa stoppare da Johnson per poi prendersi anche una spinta. Non doveva
nemmeno entrare ormai…
Coach James Borrego: 5
Questa volta, nonostante l’ottima partenza, la squadra si sfalda, le rotazioni sono discutibili e i senatori lo tradiscono. Era stata una bella favola per gran parte della stagione. Si torna alla dura realtà. 13 partite sulla carta contro squadre per lo più di massimo livello ma la sconfitta di oggi segna la stagione e a livello tattico si fa sorprendere un po’ dai rapidi cambi di strategia di Spolestra che accenna la zona, la difesa a tutto campo, i raddoppi su Walker… Non ha una squadra di qualità ed è rimandabile nel complesso.
Ci sono cose che vediamo e sentiamo
che non sono come appaiono.
In fisica quantistica piccole
particelle lanciate in velocità come una palla sorprendono le
telecamere dell’osservatore sdoppiandosi o non risultando misurabili
mentre in campo politico probabilmente non vi è più nemmeno uno
sforzo reale perché di facciata il politico top di turno non fa
altro che ripetere come un mantra ciò che vuol sentirsi dire il
popolo finché le promesse non mantenute fanno precipita la
situazione e il partito in questione si sgretola.
Un altro campo interessante è quello
della realtà virtuale dove una nota azienda, nel giro di pochi anni,
è riuscita a creare volti credibili di persone umane.
Volti ricostruiti perfettamente prendendo particolari, fattezze da persone reali che in realtà non esistono come quelli qui sotto…
Foto da Wired.it
Ecco qui sotto una riproduzione piuttosto credibile (non fosse magari per alcuni dettagli come lo sfarfallamento delle labbra della riproduzione) di un giornalista virtuale cinese riprodotto su alcune basi del giornalista dell’agenzia di Stato cinese Xinhua, Zhang Zhao.
Intelligenza artificiale.
Le vecchie foto fake prese per creare
profili falsi da social sono obsolete, la tendenza di nascondersi e
non metterci la faccia (in senso di responsabilità) laddove il reale
e virtuale si fondono è diffusa ma anche in campo sportivo, oggi,
alla vigilia di due trasferte cruciali e con l’acqua alla gola, mi
chiedo se davvero MJ abbia messo la faccia per cambiare volto a una
franchigia che aveva promesso di portare tra le prime 4 a Est dopo
aver riportato indietro lo spirito del Calabrone a Charlotte.
Forse quei giocatori che latitano in
difesa non hanno ben presente cosa fossero i vecchi Hornets che pur
non vincendo nulla, di certo non assomigliavano alla nuova versione
dei Bobcats.
A oggi mi pare che il progetto
sportivo sia naufragato fra mille avversità, nuove e create dal
nuovo approccio della NBA, da una gestione non ottimale di GM e
proprietario, forse da allenatori e da giocatori non all’altezza
tanto che qualcuno pensa sia meglio chiudere l’esperienza NBA di
Charlotte nuovamente e ricollocarla altrove.
E’ frustrante non poter competere
nella realtà a causa di regole che garantiscono una quasi parità
solo virtualmente sulla carta…
La partita in breve
I
parquet di Washington e Miami sono stati spesso fatali negli ultimi
anni per le ambizioni degli Hornets, va da sé che una squadra alla
vigilia di queste due sfide con solamente 9 vittorie esterne
collezionate sia a un passo dal baratro e debba artigliare due
vittorie per portare a casa le due serie sul 3-1 contro le rivali
divisionali e cercar di rientrare in classifica.
Charlotte
sopravvive al primo test contro Washington vincendo al decima partita
grazie subito a un approccio forte, fatto di sostanza.
Biz
sostituiva Zeller out mentre gli influenzati e MKG recuperavano tutti
per la gara nella capitale.
Primo
quarto con buona partenza di Charlotte che si vedeva scavalcare un
paio di volte minimamente dai rivali anche grazie a un ottimo Beal ma
a 5:13 con una tripla di Lamb riprendeva il controllo del match per
non abbandonarlo più sino alla fine.
La
tripla inaugurava un 9-0 di parziale stoppato da Beal a mezzo tripla
ma subito restituita da Kaminsky che vedeva nel compagno Lamb battere
il cronometro con il floater in accelerazione a soli 9 decimi dalla
fine per il 40-26.
Ottima
la panchina di Charlotte nel provvedere ai punti tanto che gli
Hornets nel secondo quarto giravano sul 50-29 spinti da un 33-3 nel
confronto pt. tra bench…
Di lì
a poco arrivava il decimo TO dei Wizards che rientravano sul -10 ma
nel finale un’azione di Kemba (spin con hesitation che procurava il
fallo di uno scoordinato J. Parker per un two and one) chiudevano il
primo tempo su un confortante +13.
Nel
terzo quarto gli Hornets tornavano sul +19 (81-62) prima che una
tripla di Beal nel finale riportasse sul divario di fine secondo
quarto la gara ma una tripla da tre punti di Bacon a 9 decimi dalla
terza sirena dava ulteriore vantaggio a Charlotte giunta sul 95-78.
Con
Bryant in campo a dare cm ai Wizards le cose miglioravano per la
squadra di Brooks che vedeva in una zona 3-2 un altro dei motivi del
recupero che portava i capitolini sul -6 (107-101).
Gli
Hornets non andavano in panico battendo la zona con una tripla di
Batum dall’anglo destro e con un catch n’shoot di Lamb sulla
diagonale dello stesso lato ad anticipare l’uscita di Dekker.
Sul
113-101 comunque Washington non mollava la presa rientrando
addirittura sul -5 ma a 1:35, ancora una giocata di Lamb (avrà un
conto aperto con Washington?) veniva premiata dagli arbitri con un FT
aggiuntivo.
Sul
contatto in corsa la palla finiva dentro, per la terna c’era la
continuazione e sul +8 a Charlotte bastava far scorrere il cronometro
anche se due punti di Washington davano la possibilità a Green di
crederci ancora con una tripla per il -3 ma la palla sbattendo sui
ferri non consentiva altre possibilità ai Wizards di rientrare
all’ultimo.
Per Charlotte una W importante prima della sfida a Miami di domenica alle 18:00 PM italiane.
Miami, dopo aver chiuso nel primo tempo con una ventina di punti di vantaggio sui Bucks ha subito la rimonta nel secondo tempo con l’eruzione di Antetokounmpo e soci che hanno largamente vinto la sfida.
Tornando alla gara di Washington, Beal ha chiuso con 40 punti, Jeff Green con 20, J. Parker con 17 e Ariza con 10 come Troy Brown Jr..
57-33
per la panchina di Charlotte che ha segnato più punti in area e l’ha
spuntata di uno a rimbalzo (46-45) usufruendo di meno FT (10/12
contro il 15/19 di Washington).
Hornets
che curiosamente tirando con il 45,5% dal campo tirano peggio dei
Wizards con il 48,8% ma, se guardiamo solamente il tiro da fuori
notiamo che Charlotte riesca a tenere quasi invariata la percentuale
con il 45,2% contro il molto più basso 38,2% di Washington.
Le formazioni:
La situazione in infermeria…
La partita
1° quarto:
Prima
palla per gli Hornets, primo tiro e primo errore per Walker che
colpendo il primo ferro lasciava l’attacco alla squadra della
capitale che si faceva però deviare un lungo linea di fondo da
Bridges così gli Hornets si riportavano in attacco, Kemba lanciava
la palla oltre il difensore con un’hesitation e andando in corsa a
riprenderla portava in vantaggio Charlotte anche se Beal provvedeva
al quasi immediato pari.
Biz
in area riceveva un corto passaggio laterale da Batum così arrivava
il nuovo appoggio di destro per il fresco vantaggio a 10:54, poi
Bridges con uno spin esterno sul proprio difensore metteva dentro
dalla media a sinistra in banker e a 10:02 Walker vedeva accogliere
dai ferri la sfera arancio che aveva ballonzolato stranamente tra di
essi.
Sul
9-2, dopo un paio di transizioni chiuse da Green e Satoransky più
due FT della guardia di Washington a 8:54 i Wizards si rifacevano
sotto sul 9-8 prima che Batum da sotto segnasse al terzo tentativo.
La
squadra di casa segnava con un’entrata di Green mettendo le basi per
il sorpasso che avveniva quando su un’apertura intercettata di
Walker, Marvin in ripiegamento andava a incrociare in salto la tibia
con quella di Ariza.
Intervento
piratesco che premiava l’ex Rockets che segnando due liberi metteva
dentro l’11-12.
Marvin
arrivava su un lob per possibile back-door e Biz nel traffico
correggeva un errore di Walker per il 13-12 a 7:24.
Segnavano
da tre i Wizards ma un fischio ad annullare la giocata anticipava la
giocata per netto fallo dello schermo di Portis che abbatteva Walker
e il tentativo di uscita del capitano.
Lamb
entrava in campo e piazzandosi nell’angolo destro sparava su un
extra-pass la tripla del 16-12, tuttavia Beal realizzava prima due
punti e poi altri te con un tiro dalla diagonale sinistra portando
per la seconda volta in vantaggio la squadra locale (16-17) prima che
Charlotte riprendesse il pallino delle operazioni favoriti dal sesto
TO Wizards.
Lamb
a 5:13 realizzava la seconda tripla di serata , Kemba in entrata
sulla linea di fondo destra spingeva Portis fuori dalla linea
palla/canestro appoggiando altri due punti, Bacon con una mini drive
guadagnava e segnava due liberi (4:15) e Kemba con altri due punti
realizzava il 25-17 (9-0 di parziale nonostante la spinta sul blocco
di Frank iniziale su Satoransky a rischiare d’annullare l’azione).
A
3:25 Beal colpiva da fuori ma Frank rispondendo a 3:08 con una bomba
con finta riportava Charlotte sul +8, gap che lievitava con due
punti di Bacon in uno contro uno sul n° 9 avversario.
J.
Parker splittava dalla lunetta a 1:43 e su un altro attacco di Bacon
arrivavano canestro più FT (mancato) e anche se Brown dalla media
sinistra in fade-away metteva dentro tirando su dal palleggio contro
MKG, Charlotte recuperava altri due punti grazie al Tank a un minuto
esatto dalla fine e solamente dieci secondi più tardi gli Hornets in
transizione ne aggiungevano ancora due con in MKG lanciato in
transizione per il 36-23.
Beal
cambiava diagonale ma segnava sempre da tre punti ma sull’altro lato
del campo la difesa dei Wizards continuando a mostrare poca
resistenza favoriva l’entrata di Parker che appoggiava di destro il
38-26.
Passi per l’altro Parker (Jabari) e ottavo TO Wizards mentre sull’altro fronte lanciatissimo Lamb con l’alzata in runner mandava dentro con il floater perfetto a 9 decimi dalla fine la sfera per il 40-26.
2° quarto:
Iniziava
bene il secondo quarto la squadra di Borrego che a 11:15, allo
scadere dei 24, trovava la tripla di Parker dalla sinistra per poi
ottimizzare la confusione in campo con un passaggio di Ariza
recuperato da Batum a metà campo che buttando (per non commetter
passi essendo in controtempo) la sfera nella metà campo avversaria
favoriva Parker che lestamente anticipava il tank per andare ad
appoggiare il 45-26.
Sul
+19 finalmente segnava anche Washington, troppo timida e uccisa dalla
zona di Charlotte.
Era
una tripla di Ariza dal corner destro a batterla ma sull’altro fronte
un allungo in tuffo del Tank su Ariza valeva i due punti con tiro
libero aggiuntivo.
50-29
a 8:41 con un impietoso 33-3 nei punti dalla panchina mentre Beal
segnando ancora da tre punti si portava a 16, esattamente la metà
dei punti realizzati dalla squadra.
Beal
si ripeteva da fuori divenendo un problema così Borrego chiamava il
time-out sul 50-35.
Biz
era fermato da sotto ma Green commettendo nuovamente passi in attacco
non faceva felice Brooks vista la sua squadra al decimo turnover
tuttavia erano solo i Maghi a segnare in questo frangente e un
canestro di Portis chiudeva il parziale di 0-12 pro locali (50-41).
Batum
dalla diagonale sinistra accarezzava la retina interna bloccando la
rimonta a 5:44 Miles parava un ribaltamento tentato da Ariza e Biz
con il rimbalzo offensivo si andava a procurare un tiro e due FT che
splittava a 5:16 portando sul 54-41 la partita.
La
squadra di Brooks tentava un nuovo assalto e Green che questa volta
aveva spazio per correre andava sino in fondo lasciando Lamb
lateralmente e costringendo Williams al fallo per un two and one.
Ariza
da tre punti costringeva a una pausa Borrego a 4:21 sul 54-47,
Hornets che mancavano 4 tiri ravvicinati sulla stessa azione (due di
Lamb e due di Williams) ma una palla deviata da Jeremy in difesa
favoriva la transizione che a 3:21 chiudeva il capitano portando sul
34-16 il parziale dei punti nel pitturato.
Beal
a 2:56 metteva dentro due punti anticipando quelle di J. Parker
liberato sulla liberissima linea di sondo sinistra per la schiacciata
del -5 (58-53).
Walker
falliva un tiro ma Beal in palleggio si faceva sporcar palla da
Walker perdendola, il nuovo attacco sin sotto canestro di Walker
andava a vuoto ma Batum da dietro correggeva seguendo l’azione.
A :46.4 Walker sparava la tripla raggiungendo i 16 punti mentre Beal da fuori trovava solo aria su una buona difesa di Bacon mentre Kemba sull’altro lato con spin e hesitation in area costringeva uno scoordinato J. Parker al fallo per una two and one che faceva decollare i Calabroni sul +13 (66-53), vantaggio con il quale si chiudevano i primi 24 minuti.
Charlotte Hornets guard Tony Parker (9) goes to the basket against Washington Wizards forward Jabari Parker, right, during the first half of an NBA basketball game, Friday, March 15, 2019, in Washington. (AP Photo/Nick Wass)
3° quarto:
Out
Satoransky, dentro Randle per Washington ma non cambiava il copione
quando a 11:21 Marvin era raggiunto sotto tutto solo per facili due
punti in appoggio mentre gli Hornets beneficiavano di un Biz che in
attacco recuperava un altro pallone su un basso quintetto dei
Wizards.
Due
FT a 10:53 segnati entrambi per il 70-53 prima dell’entrata vincente
di Green e della tripla di Walker che colpendo il primo ferro vedeva
il rimbalzo allungarsi verso la tabella e ricadere amichevolmente,
dopo un rimbalzo sul secondo ferro, nella retina.
Beal
da sotto segnava ma rispondeva Biz che con un anomalo movimento in
area si allungava quasi acrobaticamente (per lui, visti gli standard)
oltre il marcatore per depositare due leggiadri punti tuttavia a 9:32
Beal rispondeva ancora da on-fire con altri tre punti per il 75-60.
Kemba
non voleva esser meno come leader e provvedeva all’attacco di
Charlotte con il jumper da due punti. Randle era stoppato e
sull’altro fronte il cambio mano in entrata rapida di Bridges era
buono per l’ennesimo recupero di Biyombo che metteva dentro due punti
in reverse layup per il 79-60.
Charlotte
raggiungeva anche il +21 incassando poi un 2/4 ai liberi e una
tripla di Green a 6:09 prima che Batum, liberissimo sul diagonale
sinistra (servito da Kemba), stoppasse nuovamente un parziale dei
Maghi per fissare momentaneamente sul mega schermo l’84-65.
Jabari
Parker segnava 4 punti consecutivi per l’84-69 poi toccava a a un
pullup di Lamb e a un canestro di Beal spostare il punteggio verso
l’alto mentre Lamb con l’appoggio di destro in corsa diagonale sulla
sinistra evitava per un soffio la stoppata provvedendo a mantenere un
divario di 19 punti (90-71).
Il
divario si assottigliava un po’ anche perché gli arbitri, dopo aver
favorito un po’ Charlotte nel primo tempo, restituivano qualcosa come
due FT ad Ariza a 1:14 che segnava con il quarto passo e mandava K.O.
Kemba visto come bloccante irregolare.
Due
punti regalati, un FT fatto ribattere per invasione prima segnato e
poi mancato per il 92-75 prima che arrivassero le triple di Beal a 24
secondi dalla dine e quella di Bacon in solitaria dall’angolo
sinistro ancora a 9 decimi dalla fine a chiudere sul 95-78 il quarto
con gli Hornets ad accumulare altri 4 punti di vantaggio in 12
minuti.
4° quarto:
Bacon
segnava a 11:14 con lo stop and pop frontale ma Brown con un catch
n’shoot laterale segnava da tre.
Bryant
cominciava a essere un fattore per i Wizards che in transizione
prendevano a piene mani due punti dal centro attingendo a J. Parker
per recuperare altri due punti in area.
L’altro
Parker, quello di Charlotte, con il floater in area realizzava il
99-85 riuscendo a prendersi poi ancora una tripla vincente per
mandare oltre i 100 i Calabroni (102-85) a dispetto delle sue basse
percentuali da oltre l’arco in stagione.
Brown
replicava a 8:35 da oltre l’arco nella guerra tra missilanti e a 8:04
per una trattenuta di bacon su Bryant in area con spinta del nostro
numero 7 nel finale sull’avversario pioveva contro anche un FT
realizzato da Beal.
Bryant
si esaltava con una dunk da second chance ma Washington rimaneva
lontana sul -13 (104-91), inoltre Parker orchestrava uno scarico in
corsa nell’angolo sinistro per il connazionale Batum che faceva
ricadere la palla perfettamente nella retina con perfetta
parabola. Tre punti che no piegavano il disperato tentativo di
rientro dei Wizards che schiacciando nuovamente con Bryant e
conservando il punteggio con la stoppata del centro su Tony Parker,
dopo un paio d’errori offensivi (compresa una stoppata di Batum)
tornavano ad accorciare con Beal che riprendendo palla dal blocco del
francese metteva dentro sulla linea di fondo sinistra a due passi dal
canestro.
Jabari
Parker in corsa, giunto sulla baseline destra (media distanza)
superava il tentativo di stoppata in salto da parte di Bacon che a
5:26 riportava la squadra di Brooks sul -10 (107-97).
Batum
stoppava con fallo Beal: due FT a 5:04 per il -8, brutta tripla di
Walker e due pt. di Brown con l’entrata a ricciolo da destra e alzata
da pochi passi per il -6 (107-101)…
Gli
Hornets non andavano in panico contro la zona 3-2 di Washington
trovando la tripla dall’angolo destro di Batum alla quale seguiva
quella di Lamb a 3:26 dalla diagonale dello stesso lato, un catch
n’shoot in faccia a Dekker festeggiato prematuramente con un balletto
di fronte alla panchina.
113-103,
una doppia mazzata per quasi chiunque ma non per Washington che
tentava il tutto per tutto: 3:04, dunk appesa di Beal, tripla di
Green per il 113-106 e fallo di Williams su Green a 1:56.
-5
(113-108) ma Lamb in corsa dopo 21 secondi spingendosi fuori sul
contatto con Beal trovava il floater per il canestro più il fallo
tra i fischi del pubblico che non la vedeva alla stessa maniera.
Un’azione
da tre punti che riportava Charlotte sul +8 con gli Hornets a
incassar due punti e a lasciar scorrere il cronometro ma c’era tempo
ancora per un tentativo di Green da tre punti per il -3 che si
spegneva sul ferro.
Se fosse entrato la partita avrebbe potuto esser rimessa in discussione nel finale ma visto il margine ampio negli ultimi secondi Washington si arrendeva e Charlotte portava a casa una W per la sopravvivenza.
Pagelle
Kemba Walker: 6,5
28 pt., 5 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate, 1 stoppata. 11/30 dal campo. Non tira particolarmente bene il capitano che spesso da due punti va un po’ corto con il classico braccino mentre da fuori il 3/8 è buono. Attacca bene all’inizio poi è strana la sua prestazione che sfiora i 30 punti ma con tanti tiri presi. Un paio di aperture troppo easy, una costa una transizione da due punti, l’altra la persa per rimessa laterale. Buona la sua stoppata da dietro a Randle, subisce uno sfondamento da Ariza che gli arbitri invertono e sporca un pallone a Bel in palleggio per dire che in difesa c’è anche se a volte è un po’ lascivo come nell’ultimo quarto quando lascia scappare Randle che raggiunge facilmente il centro e l’aiuto a quel punto non può far più nulla.
Nicolas Batum: 6,5
16 pt., 5
rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 6/10 dal campo. Tre TO e
-12 con lui in campo ma indubbiamente con il suo 4/5 da tre punti
aperto contribuisce a tenere Charlotte a galla in attacco. In difesa
fa quel che può e se stoppa Beal, “quello” riprende palla e
segna ma la stella di Washington non è semplice da fermare.
Miles Bridges: 6,5
2 pt., 5 rimbalzi, 2 rubate. 13:07 in campo per lui con un 1/3 dal campo ma inizia bene con una difesa forte deviando un pallone sulla linea di fondo e poi intercetta una sfera sparatogli addosso da Ariza per un ribaltamento con parata a centro area del nostro numero zero. Si fa valere a rimbalzo difensivo aiutando a sigillare una zona messa in campo da Borrego.
Marvin Williams: 5,5
2 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. L’impegno difensivo c’è. Parte meglio ma nel finale un suo fallo, dopo aver sbagliato due facili punti in attacco, regala il -5 agli avversari. Trova l’unico canestro da sotto su passaggio smarcante, gli altri 8 tentativi li fallisce tutti, polpastrelli freddi, si salva un po’ nel voto perché gli riconosco il contributo difensivo (plus/minus a zero).
Out a Houston, Marvin interrompe la striscia (in gare giocate) nell’aver segnato almeno una tripla consecutivamente.
Bismack Biyombo: 6,5
11 pt.,
4 rimbalzi, 1 stoppata. Lo strano caso Biyombo che parte subendo un
paio d’entrate da parte di Green. Finisce la gara non prendendo
nessun rimbalzo difensivo tra effetto della zona e mancanze personali
eppure domina in attacco con 4 rimbalzi offensivi laddove sfrutta i
suoi cm per convertire gli errori dei compagni in punti e FT. 16:32
in campo, poi Borrego preferisce un quintetto differente.
Jeremy Lamb: 7,5
18 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate,
1 stoppata. 7/13 dal campo. Inizia bene, si perde un po’ al tiro ma
nel finale rientra prepotentemente con una tripla e una two and one
non facile (più un rimbalzo difensivo in mischia importante) che
decidono la gara. Direi uomo partita per Charlotte. Lo scorer che
serviva per mantenere la partita sui binari giusti.
Dwayne Bacon: 7
13 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. 5/8 dal
campo, +16 di +/-. Ottima partenza in attacco e anche in difesa lo si
vede forzare Beal a un air-ball da tre punti, una delle pochissime
azioni sbagliate di tanto dalla star avversaria. Un altro che ha
conti in sospeso con Washington o forse trova nelle mediocrità di un
team avversario senza Wall e Howard, le qualità per esprimersi?
Tony Parker: 7
16 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata.
7/12 dal campo. Torna Tony in formato old years ed è provvidenziale
per Charlotte. Si toglie il lusso di realizzare due triple su tre
nonostante non stia tirando bene da fuori in stagione e da l’assist a
Batum per la tripla dell’ultimo quarto. Orchestra bene la manovra e
cerca di attaccare anche in area andando con il floater passando
oltre i blocchi. Una sola volta in corsa è stoppato da Bryant sul
tentativo d’appoggio laterale a sinistra.
Michael Kidd-Gilchrist: 6,5
2 pt., 2 rimbalzi,
1 assist, 1 stoppata. ½ dal campo. A parte i due punti in
transizione del 36-23, durante i non moltissimi minuti della sua
gara, riesce a dare solidità alla difesa nonostante incassi un
fade-away dal mid-range sinistro in uno contro uno.
Frank Kaminsky: 6,5
8 pt.,
6 rimbalzi, 1 assist. Più consistente a rimbalzo in 23:08 accumula
un +10 di plus/minus. 3/8 dal campo, altra presenza positiva dalla
panchina per Charlotte che a 3:08 dalla prima luce rossa vede una
finta di Frank prima di tirare e segnare la bomba mandando al bar
Green.
Coach James Borrego: 7
La squadra parte mentalmente bene e per una volta la zona messa in campo funziona a nostro favore. La 3-2 di Washington nel finale è battuta con un paio di bombe. Per fortuna il cuscinetto di punti era sufficiente a non andare in panico ma contro Miami servirà ancor più determinazione e grinta perché le possibilità di vincere ci sono e Charlotte in serata ha dimostrato di saper attaccare in maniera intelligente anche se favorita tatticamente da Brooks che ha schierato Portis come centro e Green in alternativa prima di Bryant. Cm che ci hanno favorito a rimbalzo, quelli da non concedere a Miami nella prossima gara.
Quindici
partite al termine della stagione per Charlotte per cercare
d’approdare ai playoffs.
Ciò che tiene in vita la speranza è solamente la matematica.
Non confortano le ultime prestazioni della squadra che ha mostrato sia difetti psicologico/caratterali sia fisici dei singoli (mancanza di kg sotto le plance e di tecnica da parte di alcuni, la qualità non è eccelsa) e nemmeno il calendario restante è facile.
Vediamolo qui sotto unitamente a quello degli altri team che rimangono in lizza per la corsa dei playoffs a Est.
Rapida analisi del calendario delle contendenti
Nets: 12 partite rimanenti con un giro di 5 trasferte consecutive a Ovest.
4 partite casalinghe contro 8 trasferte, 10 delle 12 squadre che le “Retine” dovranno affrontare attualmente si trovano a quota .500 o sopra con i Lakers, unica squadra al di sotto di tale quota visto che anche nell’ultima sfida della regular season la squadra di Brooklyn dovrà affrontare gli Heat, anche se avrà il vantaggio del fattore campo.
Hanno il vantaggio su tutte le altre pericolanti, sono una squadra tosta ma bisognerà vedere se sopravviveranno a un calendario non certamente facile con tre partite consecutive contro i due top team a Est.
Pistons: 15 duelli rimanenti con 4 trasferte a Ovest.
7 partite casalinghe contro 8 trasferte, 8 partite contro squadre sopra i .500 e 5 contro team al di sotto e due scontri diretti da giocare in casa.
Un calendario medio che, considerando il buon periodo di forma dei Pistons, dovrebbe consentire alla squadra di Drummond e Griffin di strappare almeno 6/7 vittorie come minimo che dovrebbero bastare per accedere ai P.O..
Heat: 14 gare rimanenti, nessun giro di lunghe trasferte a Ovest.
6 partite casalinghe e 8 in trasferta.
In 8 partite se la dovranno vedere contro squadre sopra i .500 e solo due volte avrenno gare teoricamente più agevoli contro team sotto i .500.
4 gli scontri diretti equamente divisi tra casa e trasferta.
In bilico ma la squadra di Spolestra ha mostrato le solite doti di resilienza per sopravvivere.
Rimane sul filo con un calendario nel quale gli scontri diretti e quel paio di gare contro Mavs e T. Wolves potrebbero fare la differenza in un senso o nell’altro.
Magic:
13 sfide da giocare.
Una delle due squadre prese in considerazione che ha più partite casalinghe rispetto alle trasferte (7-6).
Niente più giri a Ovest ma tre scontri diretti tutti fuori casa.
Buono il calendario con 4 sfide contro squadre sopra i .500 e 6 sotto i .500.
Basteranno alla squadra dell’ex Clifford, risvegliatasi in primavera, a strapare almeno l’ottava piazza alle tre squadre davanti a loro?
Hornets: 15 match rimasti.
Non un gran calendario considerando il digiuno da vittorie in trasferta di Charlotte che avrà ben 9 sfide lontane dallo Spectrum Center e 6 in North Carolina.
7 saranno contro squadre sopra i .500 e 4 sotto.
Anche volendo correre (cosa che mi sembra non stia avvenendo), l’ipotesi migliore (forzando un po’) sarebbero 8/9 vittorie (considerando un giro a Ovest di 4 partite) ma si arriverebbe a 38/39 W, le quali potrebbero non bastare e la mia ipotesi, visto il momento non positivo della squadra è abbastanza ottimistica.
Wizards: 14 partite rimaste.
Squadra che sembra ormai spacciata e arrivata da una stagione sofferta tra infortuni e liti in spogliatoio.
Senza Wall direi che sarà durissima, anche il calendario che ha sì un giro a Ovest di 4 partite ma vede i Maghi avere ben 8 sfide interne e 6 esterne con un bilanciato 6-6 tra squadre da affrontare sopra o sotto i fatidici .500, potrebbe non bastare.
Due gli scontri diretti.
Bisogna capire anche se qualcuno di questi team preferirà perder qualche gara finendo per tankare e avere più palline a disposizione per la lottery.
Per
le tre peggiori
tre squadre ci saranno palline equivalenti al 14% e poi a scemare:
Febbraio era iniziato bene con due vittorie ma queste facevano ancora parte del blocco già descritto sino a gara 52.
C’eravamo lasciati sul 26-26 quindi gli Hornets avevano aperto la nuova serie con la rocambolesca sfida persa in casa con i Clippers di due punti all’ultimo istante seguita dalla sconfitta in back to back a Dallas.
La parentesi vincente ad Atlanta conduceva gli Hornets ad altre due trasferte, entrambe perse malamente a Indianapolis e a Orlando.
Si arrivava quindi all’All-Star Game di Charlotte con la squadra sul 27-30 in classifica.
Il 22 febbraio per Charlotte era “buona la prima”, in casa contro Washington poi tuttavia, delle altre tre partite casalinghe restanti, non se ne vinceva una.
La gara con i Nets era la solita gara strampalata con un finale che lasciava l’amaro in bocca e finiva con lo stesso punteggio della sconfitta contro i Clippers ma nel caso di Brooklyn un fallo sul tiro da tre di Walker all’ultimo istante non era visto quindi Charlotte tornava a mani vuote a giocare contro Warriors e Rockets, altre due gare che si dimostravano fuori dalla portata dei ragazzi di Borrego in calo ma ancora incredibilmente al comando della Division e sempre in ottava piazza a Est anche se ormai scricchiolante.
Orlando perdeva rocambolescamente a New York e anche Miami cedendo in casa a Phoenix dava speranze a Charlotte che tuttavia nella stessa serata nella quale veniva sconfitta dai Razzi vedeva gli Heat, avversari a distanza, battere i Warriors a tre decimi dalla fine grazie a una tripla di Wade che dopo esser stato stoppato, tirava al volo su una gamba scavalcando i campioni in carica.
Charlotte andava convinta di potercela fare a Brooklyn vincendo senza patemi 123-112 ma poi Portland si dimostrava la solita squadra troppo forte dell’Ovest per noi anche se nell’ultimo quarto Kemba mancava il sorpasso e Nurkic dall’altra parte metteva dentro una giocata da tre punti dando il via al finale tutto per gli ospiti.
Si arrivava al match clou con Miami allo Spectrum Center, un autentico spareggio con le squadra appaiate ma Charlotte lasciava la vittoria agli avversari che sorpassavano gli Hornets costretti a battere poi Washington in casa e la vittoria arrivava sul filo per merito di una tripla di Lamb a 50 secondi dal termine.
Contro Milwaukee e Houston non c’era molto da fare, due trasferte segate anche se Charlotte contro i Bucks giocava un buon primo tempo mentre Walker a Houston finiva con 40 pt…
Con questo record Charlotte si trova attualmente al 10° posto nella Eastern Conference sul 36-37 e in terza piazza nella propria Division, un raggruppamento che con una squadra appena migliore si sarebbe potuto vincere tranquillamente con un record positivo ma anche l’occasione migliore capitata a oggi di piazzare il primo banner a Charlotte sta sfumando.
A livello di logica avrà ancora un senso la Regular Season per noi se vincessimo le prossime due trasferte (WAS-MIA) ma solo 6 squadre hanno fatto peggio del 9-23 da trasferta di Charlotte, la quale ha gettato al vento numerose occasioni di recente per cui appare improbabile possa strappare due vittorie esterne consecutive sebbene le squadre avversarie siano al nostro livello.
Il calendario l’avete già visto sopra e si rischia seriamente che le sfide contro Pistons (80^) e Orlando (82^) non abbiano già più senso.
Dopo l’All-Star Game, consultandosi con i suoi aiutanti, Borrego decideva inaspettatamente di cambiare il quintetto base.
Fuori Lamb, dentro Bridges con Batum a tornare nel ruolo di guardia tiratrice, questo per cercare di equilibrare di più lo starting five che nelle ultime gare non era andato bene dando un impronta più difensiva al team coinvolgendo maggiormente Bridges nel gioco di squadra e dando a Lamb la possibilità d’entrare dalla panchina con una rotazione teoricamente che lo porterebbe ad affrontare avversari più morbidi sebbene finisca poi per giocare più di Miles.
La mossa funzionava bene contro Washington ma rendeva poco contro Brooklyn, Warriors e Rockets con un Lamb altalenante, talvolta al minimo o bravo ad andare in doppia doppia contro i Rockets partendo dalla panchina.
La mossa toglieva spazio a un Monk che continuando a giocar sempre peggio non dava rimpianti ai tifosi per l’acquisizione dei suoi spazi a favore di Lamb ma anche Parker per certi versi finiva per il pestarsi i piedi talvolta con il compagno giocando alcune gare pessime.
Anche Bridges in quintetto oscillava dalla bella gara contro Washington a quella con un plus/minus negativo da doppia cifra con i texani dei Rockets.
Di fondo, se consideriamo l’attacco e le zone del campo dalle quali poter colpire, Charlotte ha un problema da inizio anno.
I tiratori da tre non sono estremamente affidabili (15^ in %), il peso offensivo, ma anche difensivo (17^ nelle stoppate), dei lunghi intorno a canestro è scarso tra realizzazioni e rimbalzi (19^ a rimbalzo offensivo e 23^ difensivo) e ciò che ha garantito spesso buoni risultati sono stati i punti generati dalle guardie Parker, Walker e Lamb tra incursioni con appoggio, floater, pull-up, ecc…
Non a caso la classifica dei singoli li premia.
Qui sotto ho creato degli istogrammi dei principali giocatori degli Hornets dalla gara contro Atlanta a quella contro Milwaukee.
Ho escluso l’ultima contro i Rockets perché gran parte dei giocatori principali è rimasta fuori anche se Kemba ha segnato 40 punti ma, per il possibile, volevo mostrare le correlazioni tra punti realizzati (l’altezza della colonna insieme alle barre orizzontali numerate identificano i punti realizzati in quella gara) plus/minus e risultato della gara.
Certamente la correlazione a volte esiste altre no, oppure andrebbe analizzata più approfonditamente in un contesto titolari/panchina e relative rotazioni in quella determinata sfida…
———————————————————————————————————————————-
Nota Tecnica
New York aveva
fatto da apripista in una gara allo Spectrum Center.
Una gara nella
quale gli Hornets stavano letteralmente dominando era mutata nel
secondo tempo quando il coach degli arancio-blu, Fizdale, aveva
pensato alla zona per mutare le sorti della gara e vi era
incredibilmente riuscito.
Nella gara più
importante dell’anno per Charlotte, Miami, tra raddoppi sul miglior
elemento (Walker), pressioni, flottaggi e la zona 2-3 ha finito per
mostrare i limiti di Charlotte che tra ingenuità ed errori, ha perso
ben 19 palloni, tantissimi rispetto all’ottima media stagionale in
TO.
Qui sotto ho selezionato 4 differenti casi che hanno in comune la zona difensiva di Miami e il finale con la palla persa.
Un ringraziamento va anche all’amico coach Matteo Vezzelli con il quale ci siamo confrontati per meglio descrivere le differenti azioni in questione:
Azione 1: Prima decisa azione di zona da parte di Miami.
Una 2-3 (due avanti e tre dietro, si sente chiaramente nel video Dell Curry pronunciare “zone”) ad affrontare Charlotte che in partenza è in situazione di 1-3-1.
Gli Hornets portano tra le linee di conflitto della zona Zeller, Bridges e Williams mentre Kemba si trova oltre l’ultima linea difensiva degli Heat ma esce sul lato sinistro (per chi attacca) a ricever palla da Batum mentre Williams sale fin sulla linea del tiro libero offrendo una seconda soluzione (per avere una palla più interna) al francese ancora in possesso di palla.
Batum sceglie Kemba su quello che diventa il lato forte (Bridges in angolo e Zeller sulla linea di fondo) ma il capitano ha solamente sei secondi quando palla in mano scruta la situazione.
Walker decide di provare a penetrare in velocità ma i due uomini degli Heat periferici chiudono la strada al capitano, il quale decide giustamente di scaricarla a Batum stesso che potrebbe tirare provando un catch n’shoot con un secondo sul cronometro ma perdendo il tempo del tiro con la salita di Waiters dai tre dietro e sbagliando a scaricare su Williams in angolo perché il tempo scade, commette un doppio errore.
Buona difesa di Miami, discreto giro di palla di Charlotte con extra-pass finale per trovare una soluzione con un uomo libero che possa prendere un tiro non forzato con i piedi a terra ma l’azione è troppo lenta e il tiro sarebbe comunque finito soltanto sul ferro.
Azione 2: Stessa situazione difensiva per la squadra di Spolestra con la 2-3.
Batum esce dall’area per andare a ricever il passaggio di Walker per poi andare a giocare un pick and roll con Zeller sulla destra.
Richardson difende bene rimanendo sulla linea del possibile passaggio tra il francese e il centro anche se l’azione si sta sviluppando in corsa.
Nonostante il pick and roll mancato il transalpino riesce poi a schiacciare palla dentro per Zeller che non si avvede dell’avvicinamento alle sue spalle di Winslow, lesto (al contrario di Zeller, pigro e lento) a portar via la palla al nostro centro con l’anticipo per la ripartenza Heat che elimina tutti i possibili scenari dopo l’eventuale palla ricevuta da Cody.
Azione 3: Una zona 2-3 ancora una volta anche se inizialmente sembra una 3-2 ma quando Olynyk vede Batum avanzare, arresta seguendolo a uomo schiacciandosi in area ed è proprio un suo intervento sul tentativo d’alzata per il tiro da parte di Batum a non far propender gli arbitri per la ricaduta del francese con la palla in mano.
Bloccato e senza spazi, con gli esterni degli Heat larghi il francese scarica dietro su Lamb che quasi di forza prova ad attaccare la stessa zona già piazzatasi (evitando il gioco di passaggi per trovar spazi), così Richardson tenendo nell’uno contro uno, andando a subire uno sfondamento da parte di Jeremy, tramuta l’azione d’attacco dei Calabroni nell’ennesima palla persa.
Azione 4: Miami sta rientrando per tornare a schierarsi con la 2-3 mentre Charlotte ha 4 uomini sul perimetro e Zeller al centro.
L’idea è probabilmente quella di ribaltare il lato ma il passaggio in orizzontale di Williams verso Batum è intercettato da un reattivo Olynyk che approfitta di una clamorosa ingenuità degli Hornets.
Passaggio in orizzontale, una delle cose peggiori che si possano fare nel basket specialmente se la linea degli attaccanti è quella più arretrata.
Un errore davvero grave che ci costa due punti semplici per una superficialità che un giocatore dell’esperienza di Williams non dovrebbe commettere.
Charlotte in quel frangente stava andando in tilt con decisioni in attacco piuttosto rivedibili…
Qui sotto troverete la classifica dei giocatori con la relativa media voti.
Più stringata delle precedenti versioni cercando di sintetizzare, riassumendo l’ultima parte di stagione ma in generale l’anno con le caratteristiche salienti dei vari giocatori.
Per la forma ricorda Derrick Coleman ma in un altro ruolo, con meno cm e senza lo stesso talento. Imbolsito, sembra poter esplodere in un assist clamoroso quando pompa palla ma si affloscia.
Preso da Kupchak per accontentare la piazza dopo il mancato acquisto di Gasol, gioca due gare e per Borrego (giustamente) sono già abbastanza…
Un’intervista a Mack dopo un allenamento circa un mesetto fa…
Mai visto in questa serie di partite. Ha giocato solo del garbage time a Boston in tutta la stagione.
Borrego usa ancora meno di Clifford i two-way contract, eppure in preseason aveva mostrato buona mano da fuori e il coach chiedeva molto tiro da tre punti.
Nemmeno come specialista è riuscito a trovar spazio ma io in certi frangenti, senza qualche titolare, qualche occasione gliel’avrei concessa anche perché Charlotte non è una macchina da guerra nel tiro da oltre l’arco.
Purtroppo mostra d’esser giocatore ancora acerbo in attacco e lacunoso in difesa.
Senza cambio passo, molto elementare di solito nei passaggi, sforna pochi assist, non è facile magari mettersi in relazione in partita con i compagni giocando poco ma negli allenamenti dovrebbe acquisire sicurezza sebbene poi trovarsi in partita non sia la stessa cosa.
Era una piccola speranza tra i rincalzi in preseason ma in stagione regolare non va aldilà del compitino anche se ogni tanto piazza qualche tripla ma nelle ultime otto partite nelle quali è sceso sul parquet i suoi +/- sono tutti negativi anche se c’è la discriminante di dover giocare con la panchina.
Ogni tanto fa la differenza, ma in G League con gli Swarm…
Accantonato perché risulta esser nullo a livello difensivo, spesso sembra guardare i lunghi avversari metter dentro come se lui non facesse parte della partita.
Altre squadre hanno lunghi che vanno a disturbar tutto preferendo commetter fallo piuttosto che lasciar un tiro semplice.
Lui è troppo arrendevole.
Peccato perché in attacco qualcosina di buono riesce a farla anche grazie alla scuola europea e a inizio stagione regolare aveva dato sicuramente un buon contributo dalla panchina.
Finte e tiri ma anche rimbalzi su ambo i lati del campo che numericamente non sono male rispetto ai minuti giocati a partita effettivamente.
La delusione dell’anno, eppure avevo creduto in lui ma forse la testa ancora non c’è tanto e sicuramente non ha trovato il ritmo.
Patisce meno in difesa anche se di certo siamo lontani da standard accettabili ma è in attacco il problema.
Tira male, troppo velocemente e le tante occasioni sprecate hanno abbassato la media nel tiro da fuori mentre rispetto allo scorso anno è salita la media dal campo ora al 38,6% ma pur sempre solidamente al di sotto del 40%…
Tira molto bene dalla linea ma la tendenza a perder palloni dovuta alla confidenza nel palleggio, alla frenesia o alle cattive scelte di passaggio per inesperienza anche se è entrato nell’anno da sophemore (secondo anno) minano la solidità della squadra che prende punti in transizione evitabili.
Sparito nelle ultime gare per scelta tecnica perchè le stava giocando peggio rispetto a inizio e centro stagione.
Altro two way non più rivisto sul parquet e impossibile da valutare realmente vista la sola presenza che lo rende satellitare più che periferico.
Difficile probabilmente considerarlo pronto a livello complessivo ma peggio di Graham e Mack difficilmente avrebbe fatto se fosse stato schierato nuovamente sul parquet dopo l’unico spezzone finale con Dalla sin casa…
Involontariamente, l’icona dei problemi degli Hornets sotto due aspetti.
Il primo è quello economico, il suo contrattone, infatti, non vale di certo ciò che riesce a offrire sul parquet.
Se poi è inappuntabile dal punto di vista dell’etica lavorativa (lavorando anche di più per cercare di migliorarsi e colmare qualche lacuna), sfortunatamente dal punto di vista tecnico dimostra scarsa qualità al tiro. Migliorato ai liberi, ogni tanto riesce a piazzare qualche due punti in jumper “sorprendente” per lui ma da fuori non ha tiro.
In generale manca di quelle qualità cestistiche complessive che fanno la differenza tra un buon e un mediocre un giocatore e che garantirebbero al buon giocatore di potersi destreggiare in ogni circostanza invece d’esser considerato uno specialista in grado di fare solamente una o due cose..
Nello skill set (abilità/capacità) non ha poi la velocità nel coordinarsi in risposta agli attaccanti rapidi avversari e questo gli crea qualche problema di falli spesi, oppure qualche canestro subito per Charlotte sebbene in stoppata possa sempre dir la sua.
Stesso discorso per quel che riguarda il rapporto qualità/prezzo.
La colpa primaria di Batum è quella e oggi Charlotte, a causa del non voler andare oltre la luxury tax per un team che non ambisce all’anello, rischia di perder Kemba Walker avendo uno stipendio così pesante a piombare il salary cap…
Sempre presente fino alla trasferta a Houston dove è rimasto fuori, fermato da un virus influenzale.
Scostante nel rendimento, non essendo uno scorer ma un tuttofare che da una mano a Walker sotto il punto di vista degli assist, rimbalzi, rubate, ecc., non garantisce picchi di punti elevati.
Quest’anno, grazie a qualche serata migliore dello scorso anno, ha una media dal campo (compreso nel tiro da fuori) superiore a quella dello scorso anno ma è calato nella media punti realizzata.
Ha
diminuito i TO, la media rimbalzo e quella nelle stoppate sono
leggermente migliorate (quella nei blocchi impercettibilmente,
rimanendo comunque esigua) ma smazza due assist in meno (da 5,5 a
3,5) a gara e sono parecchi.
Probabilmente l’esser costretti spesso ad andare sul piccolo di maggior talento avversario incide così come aveva inciso lo slittamento nel ruolo di SF ma, nonostante qualche episodico buon intervento difensivo, in attacco usa ancora poco la penetrazione preferendo andare in fade-away o provare il tiro da tre punti.
Nel complesso sarebbe un giocatore da scambiare per tentar di salir di livello perché una sufficienza sul filo per il giocatore più pagato del roster equivale a una sconfitta.
Riapparso ultimamente nelle rotazioni di Borrego (il coach sta dando spazio a tutti riprovando player out da tempo) dopo tanta gavetta a Greensboro ha esordito bene contro Washington sublimando la sua buona gara tenendo bene sull’ultimo possesso Beal ma contro avversarie più toste come Bucks e Rockets ha finito per sciogliersi mostrando i suoi limiti.
Principalmente dovrebbe essere un difensore, uno di quelli che per Charlotte devono cercare di fermare i buoni momenti avversari ma quest’anno ha finito diverse volte per alternare buone giocate difensive ad altre, complice la bravura altrui e qualche ingenuità sua, che son costate care.
Contro Houston ha avuto problemi nel tenere da tre punti non riuscendo a fissare la giusta distanza tra lui e l’attaccante.
Probabilmente non esiste questa distanza perché più ravvicinatamente l’avrebbero battuto sul primo passo ma pur con una buona impostazione di base per disturbare il tiro, il fallo su Harden e le due bombe prese in faccia hanno lasciato il segno.
Non mi aspettavo Borrego lo mandasse a farsi le ossa agli Swarm nell’anno di sophemore ma ancora dimostra una certa mediocrità, non so se risolvibile.
La voce di Bacon dopo la buona prova contro Washington. __________________________________________________________________________
08°, Cody Zeller: 6,02
La sua serata da leone ce l’ha con Golden State.
Il ruggito in attacco lascia l’eco laddove s’infilano in qualche varco gli avversari e anche Cousins fa una buona gara.
L’impegno non manca e nel ruolo è quello che ha un voto migliore di tutti al momento (escludendo Frank tornato a giocare anche come PF) ma è solo un 6,02 e questo la dice lunga su quale sia uno degli aspetti più problematici di Charlotte che non ha centri completi se non lui che tuttavia, nonostante la lotta, mostra limiti di qualità, sebbene in attacco porti blocchi dall’ottima angolazione anche per andare a giocare eventuali pick and roll, continui a offrirsi come incursore in qualche caso, oppure lavori le sotto le plance tentando il classico gioco da pivot tra rapide alzate e appoggi ma in difesa contro centri di valore spesso soffre perché non è rapidissimo anche se lui come Biz (a differenza di Frank e Willy) non disdegna nello spendere il fallo se serve.
Anche lui non riesce a bloccare gli avversari con efficacia nel pitturato non avendo una grande esplosività difensiva.
Rimane su medie da carriera con un tiro più consistente senza troppi sprechi tentando anche qualche open da tre se c’è la possibilità, pur non avendo grandi numeri da fuori…
Anche guardando Cody (invecchiato in due anni incredibilmente…) si ha la sensazione di trovarsi di fronte al classico bicchiere mezzo pieno/mezzo vuoto ma, pur in maniera differente da Batum, Marvin Williams e MKG, dopo vari anni nei quali Zeller ha militato a Charlotte, si può affermare che se la sufficienza la merita e migliora le prestazioni della squadra di Borrego in assenza di meglio, per fare il salto di qualità servirebbe ben altro.
Curioso l’episodio nel quale, tornando da un time-out, avvicinandosi furtivo ad Antetokounmpo con la palla tra le mani dopo il suo errore dalla lunetta, va a rubar palla e a schiacciare con il greco e tutti i Bucks colpiti dal flash di Will Smith…
Orlando prima dell’All-Star Game è un campanello d’allarme.
La squadra in difesa non c’è e lui pensa di buttare nella mischia, almeno per i minuti iniziali, il rookie per garantire più mentalità difensiva.
La cosa non funziona spesso comunque nonostante l’atletismo garantito in difesa ma anche in attacco.
Charlotte nelle ultime partite spesso si è trovata pesantemente a inseguire anche se non si può sparare addosso a un giocatore all’esordio che prova a fare del proprio meglio e non costituisce un buco principale come singolo.
Più coinvolto nel gioco, ancora deve diventare uno scorer consistente e affinare le abilità in attacco dove si è rivista qualche schiacciata ma non così accattivante e potente come quelle rilasciate a inizio stagione.
Mi aspettavo qualcosa di più in attacco dove deve ancora lavorare un po’ su un tiro da tre punti che potrebbe lievitare mentre usa abbastanza bene la linea di fondo piazzandosi in determinate occasioni vicino a canestro per ricevere il passaggio.
Rispedito con costanza da Borrego in campo contro Brooklyn, il Tank è la versione buona di Hernangomez.
Come lui non ha una grande utilità difensiva anche se un minimo ci prova rispetto allo spagnolo, ha buoni movimenti e sa usare le fine anche se non è di scuola europea, spin e ampi giri di compasso e tiro da tre punti (gran finale contro Miami con il tiro da fuori per batter la zona degli Heat) le sue armi principali in attacco.
Il problema è che sommando attacco e difesa le due cose si bilanciano più o meno.
Fosse stato un difensore un po’ più consistente, Borrego non l’avrebbe ignorato per gran parte della stagione.
Un altro giocatore incompleto che a qualche team potrebbe far comodo come specialista in frangenti per recuperare punti tra tiro da fuori e movimenti se adeguatamente coperto dai compagni ma da noi non abbiamo nessuno a coprirlo se gioca anche da ultimo baluardo.
Giocatore costante nelle presenze e uomo che non si risparmia in allenamento né in campo ma troppo scostante a livello di prestazioni.
Non è uno scorer primario ma se mancano i suoi punti di rottura che spesso ottiene con passaggi scarico dei compagni che servono ad aprire il campo e liberarlo, la serata diventa nightmare perché passa da ottime serate al tiro a pessime, giocatore da striscia…
Ha
le abilità per andar dentro a ritmarsi in floater e dovrebbe
provarci qualche volta di più quando gli spazi lo consentono.
Discreto difensore ma anche per il veterano della Buzz City vale il discorso fatto per altri.
Per galleggiare nella mediocrità come titolare va bene ma per aspirare a qualcosa di meglio non è l’ala grande ideale rimanendo un giocatore incompleto ed in inevitabile calo fisico.
Penso a Gallinari, Griffin o anche semplicemente a un Tobias Harris, giocatori che in maniera differente, con armi diverse e peculiari, hanno molto più impatto sull’attacco della propria squadra…
Partito benissimo tanto che qualcuno lo paragonava a Draymond Green nell’avere successo nel cambio di ruolo, il doppio salto da SF a C e il salto indietro da titolare (scelta numero 2 al Draft dietro il Monociglio) sembrava non averlo penalizzato ma dopo esser tornato a giocar da PF, soffrendo cm e kg avversari a volte, minutaggi e rotazioni di Borrego forse l’hanno danneggiato un po’.
Lui è sicuramente calato stabilizzandosi su scarse prestazioni.
Al momento resta al quarto posto ma il voto è sensibilmente calato e a Charlotte è venuto a mancare un difensore che sembrava capace di stoppare le folate avversarie.
Dopo tre partite di stop (scelta tecnica di Borrego avendolo visto soffrire parecchio) l’head coach lo rispediva sul parquet ma ciò che chiamiamo destino era in agguato.
Pochi minuti contro Washington e infortunio al ginocchio sinistro per il quale ancora oggi permane in day to day.
Ragazzo dalla storia personale da amare ma sul parquet si è disperso.
Con Jeremy Lamb sul podio inauguriamo la categoria di “Giocatori che fanno realmente la differenza”.
Sull’onda, sulla scia della buona stagione dello scorso anno Lamb è finito in quintetto per poi riaccomodarsi in panca dopo l’All-Star Game ma a parte un paio di brutte “stecche”, continua ad attaccare il canestro e a dare respiro (ora) alla panchina di Charlotte che beneficia di uno scorer consistente poiché flessibilità, coordinazione ed equilibrio non gli mancano oltre a una discreta dose di velocità.
Giocatore che occasionalmente può anche stupire a rimbalzo o se inserito in un determinato contesto in versione assist anche se la sua ipotesi primaria con palla in mano è attaccare il canestro come un cavallo con il paraocchi.
Latita un po’ nelle percentuali da fuori ma se ha i piedi per terra e un po’ di spazio sa colpire come si è accorta Washington, sorpassata all’ultimo giro di lancette proprio da una tripla di Lamb che poi ha conservato il risultato con una stoppata su Portis.
Altro aspetto sottovalutato di Lamb, la difesa che non è un granché efficace contro avversari abili nel crossover/dribbling o particolarmente veloci ma è discreta sul tiro e negli spazi, sia in aiuto, in mischia che negli spazi, laddove riesce a intervenire ogni tanto sulle limnee di passaggio grazie a velocità e agilità.
Potrebbe partire in estate, vedremo che vorrà fare Charlotte che ha sicuramente come prioritario il caso Walker.
L’unico acquisto dell’estate ha portato sicuramente un upgrade al ruolo di PG dalla panchina sino a “mascherare” molto bene in termini di risultati i problemi di Charlotte ma poi son saltati fuori i problemi.
Delle ultime 14, tra infortuni e rinunce ai back to back (purtroppo l’età e l’usura di giocare a certi livelli si fa sentire) 5 partite sono state saltate al transalpino che ha cominciato a perder qualche colpo andando 4 volte sotto la sufficienza.
In altre 5 occasioni ha giocato bene riuscendo a dare un paio di volte un contributo importante per la vittoria ma per Charlotte che non ha tanti altri sbocchi offensivi (inteso in termini di punti ma anche assist) è poco e il 4-10 accumulato dalla squadra da Borrego si poggia anche in parte sulle problematiche sopraelencate.
Il giudizio rimane positivo nonostante qualche serata (da inizio anno) non proprio eccelsa al tiro (specialmente nel tiro da tre punti non ha mai tirato così male in carriera risultando spesso impreciso e con poca forza sul tiro già a partire dalle gambe) o altre nelle quali il poco minutaggio in campo ha coinciso con la non incidenza sul match, certo… per il futuro rimane sempre un rischio perché si è sub judice, sospesi tra un apporto di qualità e la possibilità di mancanza di tale apporto.
E’ andato sotto la sufficienza tre volte in questo blocco di partite, purtroppo due volte in gare delicate contro Portland e Miami.
Il linguaggio del corpo a volte e il volto tradiscono un’insoddisfazione visibile mista a pena.
Perdere spesso non piace a nessuno, soprattutto se hai le qualità per vincere spesso.
Indubitabilmente il trascinatore della squadra, in una mediocrità disarmante si staglia sopra le figure degli altri player vincendo per distacco mostrando anche qualche talento difensivo come quello di piazzarsi per andare a ricevere le charge avversarie.
Una delle poche cose che gli si possono imputare è quella di aver usato troppo l’arma del tiro da fuori anche quando per un certo periodo era evidente portasse scarsi risultati.
A
Houston ha finito per segnar 40 punti, con mezza squadra fuori si è
caricato il team sulle spalle e più concentrato, quasi preso dalla
disperazione di non mancare nemmeno un tiro per cercar di sostener la
squadra, ha finito con un 6/6 da oltre l’arco con un paio di tiri non
semplici.
Una
stagione vissuta a pieno senza infortuni con 67 partite giocate.
Il
miglior giocatore sempre in campo a disposizione, eppure…
La
sua vittoria è già stata quella di non abbandonare la nave che
affonda ma se Jordan farà come fece il governo militare nipponico
con la Yamato (la più grossa corazzata giapponese, fatta partite
nella battaglia di Okinawa in una missione suicida con il solo
carburante per l’andata), nessuno potrà accusare Walker in caso di
partenza, d’essere un novello Schettino.
Molti tifosi stessi di Charlotte lo incitano a partire ma nel caso di questa ipotesi, non è detto che Charlotte metta basi migliori per il futuro, sempre MJ e soci vogliano ambire ad avene veramente uno roseo.
Quando Ronald Reagan lanciò la guerra
spaziale, ancora in epoca di guerra fredda, dopo il primo lancio dei
sovietici di un razzo (1957, Sputnik) nello spazio e il successivo
atterraggio sulla Luna di Neil Armstrong nel 1969, con l’”hard
power” si cercava una militarizzazione dello spazio, oggi non è
più così perché primariamente chi è in grado di lanciare razzi e
satelliti lo fa per il controllo e la comunicazione passando per la
sorveglianza e gli studi sul mutamento del clima ad esempio.
In ordine cronologico: Francia,
Giappone, Cina, India, Israele, Iran, Corea del Nord e Corea del Sud
ma gli Stati Uniti oggi spendono 35 miliardi di euro, più di ogni
altra nazione.
Ovviamente guardando i Paesi elencati
possiamo comprendere che Israele e Iran o Corea del Nord e Corea del
Sud usino questa tecnologie (potendo costruire e lanciare razzi a uso
bellico) per dissuadere il vicino.
Ovviamente un satellite può sorvolare
qualsiasi angolo del pianeta senza nessun tipo di restrizione legale
al contrario di visibili intrusioni di aerei di altri Stati sul
suolo di una nazione.
A 36.000 km di quota stazionano 1.800
satelliti, privati e militari mentre oggi 62 nazioni possiedono un
satellite (almeno) attivo, molti piazzati sulla linea equatoriale da
dove si possono controllare meglio vaste aree del Pianeta.
Come saprete il Global Positioning
System o GPS, era stato studiato dagli Stati Uniti per un uso
esclusivamente militare ma ne 2000 con l’apertura al pubblico ha
preso piede il grande successo della navigazione satellitare e mentre
Russia e Cina ne hanno uno proprio, in Europa ancora utilizziamo
quello statunitense in attesa che venga completato nel 2020 quello
locale denominato Galileo.
Russi e americani hanno collaborato
però ad alcuni progetti e cooperato insieme mostrando che il
progresso scientifico può mettere da parte rivalità e prestigio e
che la Terra vista dallo spazio è solo un piccolo pianeta isolato,
proprio come il mondo NBA, una lega chiusa che oggi utilizza il tiro
da tre punti come minaccia principale mentre il controllo degli spazi
è praticato dalle difese tramite gli allenatori che provano con il
GPS a geolocalizzare le minacce avversarie prima della gara.
E mentre in Texas a Dallas e a San
Antonio (quest’anno) siamo riusciti a portare a casa almeno una W da
quando siamo tornati Hornets nel 2014, nella città che prende il
nome dal generale Sam Houston (nel 1836 fermò l’avanzata messicana
vincendo un’importante battaglia), non è mai riuscita l’impresa e
anche alla vigilia di questa gara le possibilità appaiono ridotte a
un lumicino.
La Bayou City ne ha fatta di strada da
quando prese il nome dal generale Sam.
Sede della NASA, i Rockets sono una
degna espressione sportiva della tecnologia proiettata nello spazio,
un buon prodotto che nella notte ospitava Charlotte, Buzz satellite
in avaria a sorvolare Houston tentando di strappare un importante
vittoria nella battaglia.
La partita in breve
Partita
già improponibile per il livello delle forze in campo sin da subito,
in più nelle fila di Charlotte si potevano contare numerose assenze.
Uno
strano virus colpiva Charlotte peggio di quello “strano virus”
che colpì la Germania vincente i mondiali di calcio del 1954 contro
l’Ungheria.
Batum era influenzato, MKG infortunato, inoltre Parker, Williams e Zeller rimanevano out.
Spazio
quindi alla linea verde per accompagnare Kemba nel tentativo
dell’impresa impossibile.
Charlotte
partiva bene con un 5-0 ma Houston con un contro-parziale da 8-0 si
portava in vantaggio sino ad arrivare sul 10-11.
Con due
azioni da tre punti, unitamente a qualche fischio pro Houston, gli
arbitri decidevano di rovinare ulteriormente l’equilibrio del match,
già molto precario. La squadra di D’Antoni arrivava così a fine
quarto a doppiarci sul 19-38.
Un
altro parziale di 5-0 apriva il secondo quarto ma Houston a 7:05 si
riportava sul +18 (30-48) dopo un 2/3 dalla lunetta dei Rockets che
dalla linea arrivavano a 17/19 contro lo 0/0 di Charlotte che
attaccava meno l’area ma alla quale mancava qualche libero.
Ad ogni
modo la giovane difesa di Charlotte si mostrava un po’ indisciplinata
e poco esperta, Houston volava sul +29 prima che Kemba sulla sirena
andasse a metter dentro il floater del 44-71.
Sembrava
sprecato il secondo tempo e Houston entrando in campo un po’
distratta beccava un parziale di 8-0 (10-0 nei due quarti unendoli)
che portava Charlotte sul 52-71 ma una tripla di Harden e una di
Gordon a testa, entrambe sulla capoccia di Bacon, mandavano i Rockets
nuovamente in orbita sul 63-89.
Sul 63-91 Charlotte portava un parziale di 15-0 prevalentemente a mezzo triple con Kemba ad aprirlo e chiuderlo da fuori con un half-court traps che portava la squadra di D’Antoni a perder diversi palloni.
A 1:12
dalla terza sirena gli Hornets rimontavano sino al -13 (78-91) ma un
alley-oop di Faried bloccava il rientro.
80-93
alla fine del quarto con due FT di Monk tra i fischi.
Charlotte
provava a rientrare trovando anche un ultimo quarto discreto per i
punti segnati ma non riusciva a riavvicinarsi per le spallate di
Green (tripla dell’85-100), di Harden (altra bomba per il 94-109 e
del 2+1 del Barba a 2:41 (99-112) che respingeva così Charlotte
tornata sul -10 per una dunk di Bridges in precedenza.
Miles
correggeva per il -11 ma Frank mancando l’appoggio del -9 mentre
l’orologio D’Alìniano si scioglieva vedeva Harden metter due punti e
chiuder la gara a 28 prima di sedersi in panchina.
106-118,
buon tentativo nonostante tutto, purtroppo inesperienza, cm sotto le
plance e cattiveria agonistica mancante dei lunghi, kg e qualche
lacuna tattica hanno decretato una sconfitta annunciata.
Saranno
interessanti le prossime due trasferte a Washington e Miami per
vedere se gli Hornets hanno i progetto di tankare o provare a
raggiungere una post season non troppo lontana ma ostacolata da un
calendario non semplice e una squadra che ultimamente sembra un po’
in disfacimento.
Harden
ha chiuso a 28 pt., Gordon a 22, Capela a 19 con 15 rimbalzi, Faried
si è fermato a un 16+9 mentre CP3è andato in doppia doppia con 10
pt. e 10 rimbalzi.
Le formazioni:
La partita
1° quarto:
Salto
a due portato a casa dai Rockets che si affidavano inizialmente al
tiro da tre punti senza riuscire ad andare a bersaglio così
Charlotte sbloccava il risultato con Hernangomez che in area, dopo un
paio di finte, metteva dentro il tiro comodo a 11:17 mentre Lamb da
tre punti a 10:22 firmava il 5-0 ma la reazione di Houston si
concretizzava con Capela che segnava due volte da second chance e in
più nella seconda occasione veniva anche toccato dal centro spagnolo
che regalando il libero consentiva il pari a Houston.
La
squadra texana passava avanti con la tripla di Gordon (parziale 8-0)
a 9:05 dopo una palla persa di Willy, quindi per interrompere il
break serviva un’entrata di Bacon che in fing and roll riportava
Charlotte sul -1.
Sulla
pressione in uscita sul lato destro Walker finiva per perder palla in
rimessa.
Nessun
fallo per gli arbitri o tocco avversario, CP3 ringraziava e portando
a casa tre punti distanziava i Razzi che tuttavia erano colpiti da
Walker dalla diagonale sinistra proprio da tre punti per il 10-11 a
8:07.
Capela
metteva dentro la terza second chance personale e nonostante due
ottime difese personale di Bacon su Harden e di Lamb di P.J. Tucker
gli Hornets cominciavano a esser perseguitati dai solerti arbitri che
chiamavano un bad screen a Willy sul passaggio di Walker a 6:45.
I
Razzi cominciavano a spingere e su un’entrata di Gordon potente Monk
commetteva il fallo per il two and one del piccolo di Houston che
anticipava lo 0/1 dalla lunetta di Harden (3 secondi fischiati contro
Charlotte) e la tripla di Rivers che spediva Houston in orbita sul
10-19.
Bacon
al vetro superava il balzo di Capela in chiusura per il dodicesimo
punto Hornets che tuttavia erano colpiti da un altro missile da
fuori targato Gordon prima che Monk tentando un passaggio perdesse
palla e poi da tre mancasse il tiro rovinando il buon lavorio di
Frank per smarcarlo sul lato debole.
Biz
diceva no a Faried a 3:38 abbattendolo per il 12-24 dopo i due liberi
a segno, tecnico a Lamb per una lamentela su un contatto con Faried
durante una sua penetrazione e altro FT Houston (12-25) prima che
Frank riuscisse a sdoppiarci con due punti ma Houston mettendo dentro
altri due liberi e un tiro da tre con Harden dal lato sinistro su un
Graham improponibile di portava sul 14-30…
Finalmente
anche Monk contribuiva in attacco segnando tre punti ma Harden in
entrata era coperto dall’ombrello di Biz irregolarmente.
Altri
due FT a 1:50 così come a 1:22 per fallo di Graham sulla partenza di
Harden che realizzando ancora dalla lunetta portava il match sul
17/34 con gli Hornets fermi a zero tiri battuti e i Rockets a
11/12…
A :36.1 fallo di Frank (spinta alle spalle su Faried a rimbalzo) dopo la tripla mancata da Harden e 17-36 ma a :25.4 finalmente Lamb con l’entrata sbloccava Charlotte per il diciannovesimo punto sebbene chiudesse ancora Houston il quarto con due punti dalla linea della carità di CP£ per un fallo inesistente chiamato a Graham che trattenuto dal bloccante non commetteva nessun fallo contro l’ex Clippers che realizzando il 19-38 chiudeva il quarto.
HOUSTON, TX – MARCH 11 : Dwayne Bacon #7 of the Charlotte Hornets goes to the basket against the Houston Rockets on March 11, 2019 at the Toyota Center in Houston, Texas. Copyright 2019 NBAE (Photo by Bill Baptist/NBAE via Getty Images)
2° quarto:
L’apertura
del secondo quarto risultava già insignificante anche se Walker in
entrata e Monk su uno scarico da tre ripetevano il parziale iniziale
del primo tempo da 5-0 ma dall’altra parte colpiva Shumpert da fuori
per il 24-43 prima che Monk colpisse ancora da due punti seguito da
Walker che con un reverse dribble e step back dalla media faceva
fuori Rivers per il 28-43.
La
fiammata Hornets si esauriva lì perché Green segnava da tre e anche
se sull’azione seguente era bloccato da Willy e gli Hornets
recuperavano in transizione due punti con Walker dopo aver visto
l’incredibile potente schiacciata sbagliata di Bridges in solitaria
(30-46), il divario cominciava a tornare importante dopo un 2/3 di
Gordon che sull’alzata era toccato da Bacon.
0/0
Hornets contro il 17/19 dalla linea di Houston che arrivava sul 30-52
con perfetto passaggio di Harden su taglio di Gordon e appoggio da
sotto…
Dopo
due punti di Capela nel pitturato ecco i primi 3 pt. dalla lunetta di
Charlotte a 5:16 per un tocco con il gomito sull’uscita dal blocco di
Gordon su Kemba.
3/3
del capitano nonostante le proteste dell’ex Pelicans ma dopo una
rubata (a Bacon) e assist di Gordon per Shumpert da 3 il
mega-schermo girava sul 33-57.
Walker
segnava due punti dalla media ma si entrava in zona Manimal che
segnava con una dunk appesa ai limiti della provocazione (facile da
scarico ravvicinato) e anche se Graham a 3:032 mettendo dentro la
bomba dall’angolo alzava il punteggio dei neri, l’alley-oop di Faried
faceva superare quota 60 a Houston (38-61).
Kemba
tornava in lunetta su un floater arrestato da un bump irregolare di
Harden le quali proteste raggiungevano vette piuttosto vergognose
visto il fallo netto, il trattamento delle due squadre da parte della
terna e le forze in campo.
Walker
comunque splittava a 2:14 e Rivers da tre segnava dal corner
sinistro un catch n’shoot, Manimal seguiva con la terza schiacciata
personale, Kemba a 1:15 si prendeva altri tre punti dalla distanza ma
P.J. Tucker dalla stessa posizione del tiro precedente di Rivers
segnava da fuori approfittando dell’oscillazione di Lamb che non
faceva in tempo a chiuder sul tiro dell’avversario per il 42-69.
Harden segnava due punti in entrata ma Kemba batteva anche la luce rossa dopo aver lasciato sul posto tre difensori con l’entrata stretta verticale per metter dentro il floater in corsa del 44-71.
Il tiro con il quale l’ombreggiato Walker raggiunge i 20 punti nel primo tempo a batter Harden e la sirena.
3°
quarto:
Catapultati
nel secondo tempo era tutto surreale.
24
minuti ancora da giocare erano solo una perdita di tempo con gli
Hornets sul -27…
Charlotte
però partiva sparata sfruttando i numerosi TO di una Houston un po’
distratta aprendo con Lamb da tre punti, proseguendo con le marcature
da Walker (anch’esso da fuori) e di Bacon da sotto che segnando il
52-71 portava un parziale di 10-0 a cavallo dei due quarti.
Houston
bloccava il break con una tripla di Gordon un po’ al di fuori della
normale zona di lancio (8:58) e uno step back di Harden su Bacon era
premiato con tre liberi.
Naturalmente
era un 3/3 mentre dall’altra parte Bridges insistendo a rimbalzo
offensivo recuperava la sfera in mezzo alle maglie rosse dopo
l’errore di bacon da fuori per aiutare Kemba a segnare il 54-79.
Harden
metteva dentro il 54-81 ma Frank (6:25) con un buon movimento passava
dal post alto al post basso sulla sinistra per un turnaround vincente
arricchito da un libero a segno.
A
5:56 scendeva ancora il distacco con una bomba di Frank da
transizione armata da Walker (60-81), prima che Walker in area
fermasse Capela irregolarmente.
2/2
ma un’entrata rapida e atletica di Bridges a destra non era fermata
con il fallo da P.J. Tucker che regalando il libero addizionale a
5:27 vedeva Charlotte tornare sul -20 (63-83).
A
5:10 tripla di Harden su Bacon e subito dopo anche Gordon missilava
da tre sul nostro numero 7 rilanciando lontano i Razzi (63-89) ma
nonostante i Calabroni tornassero sul -28 dopo due tiri di Harden
tentavano nuovamente di recuperare aprendo con una tripla di Walker a
4:03 seguita da un’altra mina esterna di Frank a 3:29 prima che
Walker danzasse tra i paletti rossi e mettesse in entrata il tiro
subendo anche il fallo a 2:56.
Charlotte
riusciva ancora a segnare da tre con Miles a 2:21 e con Kemba
(sempre da fuori in una gara stellare) portando un parziale di 15-0
con il quale Charlotte tornava a 13 punti dai Razzi (78-91).
Il
parziale era rotto da Harden che lanciando Faried per l’alley-oop
sbloccava l’attacco dei locali.
Due tiri liberi di Monk sul finire del tempo tra i fischi (stoppata di Capela buona da dietro ma dopo una spinta e un tocco del centro a inseguire) davano a Charlotte il -13 (80-93) in vista del quarto finale.
Kemba Walker chiude con 40 punti… Copyright 2019 NBAE (Photo by Bill Baptist/NBAE via Getty Images)
4° quarto:
Capela
e il Tank aprivano da sotto con due punti a testa, un tiro da tre su
transizione di Lamb girava sul ferro uscendo mentre sul raddoppio
alto Charlotte perdeva Capela che andava a nozze da sotto servito
troppo facilmente.
A
8:50 Walker tirava su dal palleggio e in step-back metteva dentro tre
punti incredibili portando sul -12 la squadra di Borrego (85-97) ma
Green da tre punti bloccava le velleità di rientro degli Hornets
mandando Houston su quota 100.
Triangolazione
verticale vincente per Charlotte che innescava il solissimo Bacon
(assist Willy) sulla linea di fondo sinistra ma a mettere un freno
alle ambizioni degli Hornets questa volta era Gordon da oltre la
linea dei tre punti a 7:55.
Bacon
da due punti, Paul e Graham da tre erano i marcatori che alzavano il
punteggio, Frank a 4:33 attaccando i piccoli nel pitturato ricavava
due FT per fallo di Gordon ma nonostante il 2/2 per il -12 (94-106)
Charlotte vedeva l’orologio sciogliersi come in un quadro di Dalí…
Harden
poi tentava di piazzare la mazzata finale con la tripla dal corner
destro (a segno) ma Kemba in entrata a destra subiva fallo da P.J.
Tucker e il suo bump.
Due
punti con schiena all’indietro e terzo recuperato in lunetta e a 3:23
Charlotte giungeva sul -10 con Miles che lanciato in corsa sulla
transizione si liberava sul lato in palleggio dell’ultimo difensore
per andare ad appendersi indisturbatamente.
Harden
in corsa appoggiava al vetro nonostante l’intervento di Lamb,
nettamente falloso sull’avambraccio dell’attaccante.
Un aggiuntivo FT e 99-112.
Miles
in correzione schiacciava ma la palla data a Frank per portare sul
-9 Charlotte era sprecata dal Tank che aspettandosi il fallo di Paul
arrivava con passo troppo veloce all’appoggio così dall’altra parte
Harden andava a metterne due per il 101-116 e chiudere il match prima
di sedersi in panca fermo a 28 punti.
Altra dunk di Miles in correzione e poi si arrivava alla fine con due punti di Rivers e tre di Bacon per il 106-118 finale.
Un tifoso isolato di Charlotte che è rimasto in piedi tutta la gara a incitare la squadra rimane un po’ sconsolato a fine gara ma la conclusione era piuttosto scontata. Per Houston è la nona vittoria consecutiva.
Pagelle
Kemba Walker: 8,5
40 pt., 10 rimbalzi, 7 assist, 1 stoppata. 1/20 dal campo. A parte i 4 TO è quasi incredibile. 6/6 da fuori dopo aver passato tante partite a litigare con il canestro tirando da oltre la linea dei 3 pt e 6/7 dalla lunetta. Sembra dire: “Tankare? No, grazie!” Lui i playoffs li vuole giocare ma attorno ha poco e il suo voto sembra irreale. La faccia scura della luna di un giocatore stellare non ben coadiuvato che trova il tempo per smistare anche 7 assist. Sbaglia poco rispetto il solito anche quando forza la tripla su Rivers o sale dal palleggio in mezzo ai difensori.
Jeremy Lamb: 5
8 pt., 4 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata,
1 stoppata. 3/12 dal campo e -10 di plus/minus. Stecca in attacco
nonostante parta bene con una tripla ma poi non trova il ritmo anche
nelle entrate sebbene subisca un fallo nel primo tempo su una di esse
sui quali gli arbitri sorvolano e lui protesta beccandosi anche il
fallo contro. Benino con gli assist ma per il resto il ritorno da
titolare non produce gli effetti desiderati.
Dwayne Bacon: 5
13 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata.
5/11 dal campo giocando più di 34 minuti. Se in attacco i numeri
sono discreti (anche lui da fuori non eccelle con l’1/4) in difesa
commette fallo sull’alzata di Gordon (forse), tocca leggermente e
ingenuamente Harden sullo step-back 3 (arbitri fiscali) e poi prende
in faccia in serie le bombe di Harden e Gordon. Mano in avanti in
posizione corretta ma nessuno crede sia una minaccia nella stoppata e
così, infatti, gli avversari ci provano senza troppo timore. -1 di
plus/minus.
Miles Bridges: 6,5
12 pt., 6 rimbalzi. 5/12 dal campo.
Riesce diverse volte a fermare i tiratori che ci provano contro di
lui. Harden e Paul ad esempio ne fanno le spese, aiuta l’attacco nel
finale anche se la mano da tre punti è fredda. Gioca quasi 30
minuti, più del solito viste le assenze. Due belle correzioni sopra
le teste dei Rockets ma anche un’incredibile errore su una
schiacciata in solitaria alla quale rimedia Walker dietro di lui.
Willy Hernangomez: 4,5
2 pt., 6 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata,
1 stoppata. 1/3 dal campo con i due punti in avvio. Inconsistente su
ambo i lati del campo. Sembra quasi diafano per gli attaccanti
avversari. Mani di pasta frolla a rimbalzo pur giocando più di metà
gara è spesso surclassato. Capela gli mangia in testa. 2 TO, 3 falli
e -7.Più che El Toro, El Fantasma…
Malik Monk: 5
10 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata.
3/12 al tiro e 2 TO. Stesso score di Lamb dal campo ma con due pt. in
più grazie a un paio di liberi. Entra e si distingue subito
sbagliando un tiro e perdendo palla poi sale un po’ di tono mettendo
dentro un paio di triple, risulta però ancora inconsistente come
scorer e non ancora un difensore di livello accettabile.
Devonte’ Graham: 5
6 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. -17, frutto di una difesa non all’altezza anche se Harden inizia con un tre punti non semplice su di lui nell’angolo destro con Devonte a mette su un close-out con pressione ma laterale. Indovina un paio di triple poi ne manda una completamente fuori bersaglio. Inizia male ma poi si riprende un po’, tuttavia manca nel ruolo di uomo assist dove spesso fa il compitino non forzando, infatti, registra zero TO ma con i suoi passaggi semplici e perimetrali non smarca nessuno e finisce solo con un assist, semplice, sull’uscita esterna di Walker che da tre era bravo a far secco Rivers davanti a lui.
Frank Kaminsky: 6
15 pt.,
2 rimbalzi, 2 assist. 5/12 dal campo, 1 TO. Sempre inconsistente a
rimbalzo, mitiga e compensa bene la pecca aiutando Walker in attacco
anche con tiri da fuori sebbene il 2/6 non sia fantastico. Bella
l’azione in post basso sinistro in turnaround con la quale porta a
casa un two and one, dimostrazione che ha buoni e ampi movimenti per
meter in difficoltà i difensori. Altra buona idea attaccare i
piccoli nel pitturato nel secondo tempo per procurarsi due liberi.
Bismack Biyombo: 5
0 pt., 1 rimbalzo, 1 stoppata. Due falli, 1 TO e -16 in appena 6:49. L’esperimento Biz fallisce. Porta fisicità ma non ritmo. Il guaio è che è l’unico che avrebbe il fisico per bloccare gli avversari nella zona nevralgica del pitturato. Riesce a dare una stoppata, anzi, due, ma una è sul braccio di Harden che ringrazia perché con una media da sempre vicina al 90% in lunetta…
Coach James Borrego: 6
MKG e Zeller infortunati, gli rimangono tre centri ma è come il gioco delle tre carte, anzi qui non si pesca quello buono, difensivamente parlando, nemmeno girandole tutte. Avrei schierato Frank al posto di un impalpabile Willy ma era il momento di dare spazio a tutti, la partita non aveva molte possibilità di W. Adesso bisognerà vedere chi ci sarà per le prossime due trasferte che saranno le gare che potrebbero restituire un senso alla stagione o vedere gli Hornets tankare…
Dopo ¾ di stagione regolare giocati a buoni livelli nonostante tutti i limiti del caso, gli Hornets si trovavano ancora in corsa ma nelle ultime partite Charlotte sta gettando al vento la stagione e i playoffs sembrano una chimera per il terzo anno consecutivo.
La
situazione salari è intricata e Walker è sempre l’uomo con le
valige in mano secondo qualcuno.
Inutile
dire che la delusione reale ci sia, per sdrammatizzare un po’ ho
deciso di getto di buttare lì un pezzo ironico a fare da
antistress…
La situazione reale la conosciamo (tradotta in numeri da classifica eccola qua sotto):
Gettiamo un po’ di calce colorata sul grigio muro, fantasia per ricordare che nonostante il grande attaccamento è comunque un gioco…
Cronaca di un disastro
annunciato
Parte male la stagione degli Hornets
nonostante il licenziamento del vecchio allenatore Steve Clifford e
l’abbandono prematuro del vecchio GM Rich Cho, appassionato cuoco.
Il nuovo GM Kupchak si dimostra subito molto attivo e vola a destra e a manca, tutti pensano per scoprire nuovi talenti, in realtà è tutta una scusa per essere spesato da Jordan e andare a provare le specialità locali.
Il problema è che Jordan da un budget limitato e “Kup”, goloso di dolci sfora, tutt’oggi ci sono pendenze tra i migliori ristoratori internazionali e Mitch promette a Cracco un posto in squadra dopo aver frainteso le parole di Jordan di portargli un crack, ma lo chef, dopo aver saputo dell’accaduto lo insegue con un cric mentre Kup sgranocchiando delle Crik Crok ammette di non aver capito un kazz.
Mitch, presente al Draft, sceglie
Gilgeous-Alexander ma poi, essendo bipolare ci ripensa e prova a
barattarlo per due fustini di Dash, nessuno accetta ma i Clippers gli
offrono Bridges.
Lui, pensando di andare a vivere sotto un ponte dopo questa stagione accetta e Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers gli dedica un rifacimento di Under the Bridge.
Come seconda scelta strappa il contratto di Gamberone del telefilm My Name is Earl dandogli il nome di Devonte’ Graham.
Gamberone quando scopre di esser stato selezionato da Charlotte reagisce così…
Devonte’ “Gamberone” Graham quando faceva l’attore al momento del cambio mestiere.
Nel frattempo saluta cordialmente
Howard con una frase del tipo: “Mitico, grande, come stai?”
promettendogli che starà con noi a vita visto che tra l’altro
l’aveva portato proprio lui ai Lakers quando era GM dei gialloviola.
Si scopre però che quella frase
l’aveva pronunciata con l’intonazione alla Galeazzi, infatti, Howard,
dopo esser stato offerto ai venditori di armi, a organizzazioni
criminali e a discoteche locali per far da buttafuori, viene tradato
ai Nets dove lui, come tutti sanno, ha ben piacere di rimanere…
Ad inizio agosto c’è l’appuntamento con NBA Africa Game 2018 ai quali partecipa Biyombo come congolese naturale per il team di casa mentre tra i colored d’origine africana si viene a scoprire che dovrebbe partecipare Batum perché d’origine camerunense ma a Pretoria si scatena un putiferio ma questa volta l’apartheid non c’entra.
Semplicemente non vogliono avere un
giocatore del genere ad abbassare il livello della competizione.
Scoppia un caso diplomatico tra States
e Sud Africa nel quale vengono coinvolte altre nazioni con Putin
pronto a sposare la causa sudafricana.
Il mondo rimane con il fiato sospeso
sull’orlo della terza guerra mondiale.
Passa quindi in secondo piano
l’acquisizione di Parker tirato fuori da un ospizio a San Antonio.
Parker accetta di buon grado solo
perché pensa che Batum, il quale nel frattempo aveva tentato di
raggiungere le coste sudafricane con una barchetta, è circondato
dalle rispettive marine che minacciano d’affondarlo se dovesse girare
i remi nella loro direzione.
La condizione di Parker è che avendo
mal di schiena (back) non giochi i back to back.
Nell’aria permangono le voci su Walker
che dovrebbe andare a giocare nel campionato CSI, scambiato per un
cameraman senza Parkinson, tutte le puntate de “Tutti in campo con
Lotti”, anime sul golf nel tentativo di arruffianarsi Jordan, una
macchina per lo zucchero filato dentro la quale “Kup” si cotona i
capelli e due esterni fortissimi da comprare da Enrico Preziosi che
nel frattempo stava cercando di vendere il Genoa e comprare tutto il
possibile, anche in campo cestistico, pur di far plusvalenza.
Anche quest’anno i ragazzi si preparano in palestra ma dopo aver visto Zeller ieri e oggi, a distanza di due anni, aver messo su un po’ di massa ma aver perso tutti i capelli ed essergli spuntato il mento/sedere in io me ed Irene, oltre che sembrare ormai il padre di sé stesso, gli appassionati fanno uno più uno e la parte che faceva uso di stupefacenti decide di smettere.
E’ un duro colpo perché cala il consumo di droghe prima considerate “fighe” e ora non più.
L’effetto Zeller push down the seller
passa in secondo piano perché parte la preseason e Charlotte sembra
stupire giocando bene e vincendo ma in una partita Monk dimentica la
canotta negli spogliatoi, almeno così ci viene fatto credere…
In realtà la canotta, che già aveva
capito tutto, si dissocia da tale giocatore e si rifiuta di scendere
in campo.
Borrego, il quale nel frattempo aveva partecipato a una selezione per allenatori indetta da Kupchak nella quale oltre a Messina erano stati invitati anche il Gabibbo, Roberto Sedinho, il mio omonimo Igor Kokoskov, tutti “stranieri” purché MJ riesca a far un dispetto a Trump, spera di farcela.
Alla fine la spunta proprio il primo allenatore d’origine ispanica Borrego ma solo perché viene ingannato da Kup che, dopo aver incassato il no degli altri allenatori, gli dice di essere in grado di clonare altri 4 Walker.
James decide ovviamente di far giocare Walker come PG, d’inserire Lamb come SG e Batum (nel frattempo rientrato in patria di nascosto nottetempo con l’aiuto di Borrego stesso solamente sotto la promessa di pagamento del francese) come SF e schierare nuovamente come in passato Williams e Zeller come lunghi titolari tenendo accanto a se Parker, il quale durante una partita prestagionale armeggia con strani fogli.
Borrego avvicinatoglisi gli chiede di che si tratti e Parker, entusiasta del progetto di Kup, risponde che si tratta di moduli per andare in pensione anticipata grazie a quota 100.
Anche in Italia c’è fervore per la
partenza della nuova stagione NBA, Mattarella invita al senso di
responsabilità dell’Hornets nation, Salvini è fan Hornets per un
giorno ma viene colpito dal fenomeno di bandwagonerismo e inizia a
cambiare una canotta al giorno (a oggi sposa il verde bostoniano),
Berlusconi compra un pacchetto solo per cercare di circuire qualche
dance braket raccontandole qualche incomprensibile barzelletta
tranciata a metà perché non se la ricorda, Renzi, ormai ridotto a
decantare le bellezze delle città parte per Charlotte e fa uno
speciale ma sulla Charlotte del Michigan, dimostrando ancora una
volta di sbagliare essendo un abile stratega, Di Maio promette ai
Lakers di mandargli Toninelli per costruire un ponte con dentro il
circo se i Lakers si qualificheranno ai PO, a Casa Pound si picchiano
per decidere chi sarà il fortunato vincitore dell’unico biglietto
per assistere a Warriors-Hawks e così finisce per non partire
nessuno così come in Rifondazione Comunista indignata per il
contratto a Batum (come dargli torto) mentre Ignazio La Russa
intercettato all’aeroporto con destinazione Washington rivela
d’andare in America solo per comprare un parrucchino per cambiar look
rimanendo indeciso se quello di Trump, Hulk Hogan o Kim Jong-un, il
quale tra l’altro viene accusato di fare troppo bordello dai vicini
ma tutto si risolve facilmente quando spunta Rodman autoaccusandosi
d’aver movimentato un po’ troppo la festa nella quale si trovava a
partecipare anche il senatore Antonio Razzi…
La stagione parte tra l’entusiasmo dei fan che nonostante tutte le delusioni precedenti sono programmati per ripartire…
“Quest’anno ce la facciamo” si pensa ma è subito sconfitta di misura (pur giocando bene) contro la squadra che si rivelerà essere la più forte a Est (Milwaukee) ma rimboccandosi le maniche la squadra salirà anche sopra quota .500 per poi stabilizzarsi circa a quella quota anche se spesso sotto di essa tra qualche vittoria inaspettata e sconfitte sul filo, ormai un classico.
I Playoffs sembrano essere a portata e
si arriva all’All-Star Game di Charlotte nonostante tutto ancora tra
“le magnifiche 8”.
Dalle stelle alle stalle in poco
tempo…
La squadra barcolla e tracolla e il tifoso di Charlotte “Sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (cit. Ungaretti) ma nel frattempo si “incazza anche un attimo”…
Tipico panorama e tipica espressione rivolta dal fan di Charlotte ai propri giocatori…
La partecipazione ai PO sembra ormai solo illusoria, la delusione c’è ma quel piccolo gruppo di tifosi Hornets è ancora qua, nonostante tutto il tradimento non è contemplato, fino alla fine…