Strategia Rozier

Terry Rozier sarà un giocatore degli Hornets.

Con un giro a tre tra Boston, Nets (doppio colpo Irving/Durant) e Hornets, Charlotte porta a casa la PG ex Celtics.

Sfortunatamente, nonostante il discreto valore del giocatore la tendenza della Buzz City è quella di pagare salatamente i propri player.

La point guard dei Leprechaun guadagnava poco più di tre milioni a stagione lo scorso anno con la rookie scale mentre a Charlotte dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 19,3 poiché il contratto offerto da Kupchak è di 58 milioni per tre anni.

Una mossa insensata per un team che ha perso il miglior giocatore dell’era moderna della propria storia e non sembra destinato quest’anno a fare sfracelli…

Quando nacque la franchigia di Charlotte, per lanciare l’expansion team, il front office degli Hornets andò a lezione da Donald Carter, presidente dei Dallas Mavericks, un modello da imitare per imparare a lanciare una squadra, una franchigia.

Oggi, quali siano modelli e strategie da seguire non è dato sapere.

E’ stato spiazzante veder partire Kemba, probabilmente Lamb (stesso agente) e poi Frank e Parker, il cui ritiro fu campanello iniziale d’allarme non ben compreso.

Monk al terzo anno non andrà alla Summer League ma ci sarà Bacon.

Credo che dopo la ventilata cessione ai Cavs nel “megaffare” Love, anche le parole di Kupchak sul fatto che non sia obbligato a parteciparvi (un giocatore che deve migliorare non stabile in rotazione) facciano percepire una sfiducia nei confronti di questo ragazzo.

Quale sia la strategia che alberga in casa Charlotte ormai è mistero della fede, come domandarsi qual’è il senso della vita ma potrebbe essere anche una domanda sbagliata partendo dal presupposto che non esista e così sembra essere anche l’attuale strategia di Charlotte che va a intasare nuovamente il proprio cap facendomi pensare che forse una franchigia in North Carolina non si possa mantenere o forse servirebbero semplicemente persone differenti per far decollare un progetto…

L’entusiasmo è poco, il pezzo non è edulcorato ma crudo e credo che leggendo i commenti dei fan oltreoceano vi sia un certo sgomento misto a scoramento con un pizzico di autoironia, quella che serve per non morire travolti dalle incomprensibili e insane strategie di una società che vive in un universo parallelo, quello di Alice nel Paese della Meraviglie…

This is the End

Meteoriti estivi sfiorano il nostro pianeta d’estate.

Qualcuno fa allarmismo e si grida alla catastrofe ma in realtà passano a distanze enormi in genere.

Purtroppo però una di queste minacce è entrata nell’atmosfera e sta per schiantarsi sulla malandata Charlotte.

L’uomo simbolo degli Hornets dovrebbe vestirsi in bianco-verde per il prossimo anno.

Un colpo di mano di Boston che è in pole position per Kemba Walker e per Charlotte il prossimo anno sa già di tristezza.

La voce autorevole è quella di Rick Bonnell del Charlotte Observer che dalla sua pagina Twitter fa sapere che Kemba sarà un Leprechaun salvo improbabili colpi di scena dell’ultimo secondo.

Kemba Walker inizia il suo cammino in direzione nord verso Boston.

Aspetto di sentire dalla bocca di Walker (ricordiamo che è free agent) le ragioni di questo cambiamento ma la love story dovrebbe interrompersi domenica con Kemba a definire i dettagli e poi il 6 luglio per la firma.

Walker ha sempre dichiarato di essere molto legato alla città ma voleva avere un progetto per giocarsi almeno i playoffs e l’immobilismo della società bloccata da contratti pesanti non fa ben sperare nemmeno per modificare in meglio quest’anno un roster dopo la probabile perdita di Kemba.

Oltretutto il GM di Walker è lo stesso di Lamb e se avesse dato un consiglio potremmo perdere anche l’ex prezioso OKC mentre la società è orientata per la sostituzione dell’insostituibile su nomi che non stuzzicano fantasie: TJ McConnell, Emmanuel Mudiay, Ish Smit ed Elfrid Payton.

L’offerta di Charlotte era lontana dal Super-Max di una sessantina di milioni ma avrebbe guadagnato circa 32 milioni a stagione per un’offerta complessiva di 160 milioni in 5 anni (massimo sui 170), una cifra non adeguata molto probabilmente al livello di All-Star di Kemba nel particolare contesto NBA (avrebbe potuto ambire a un massimo di 221 milioni).

Pare che Boston voglia offrire 140 milioni circa per quattro anni (35 circa all’anno quindi), un’offerta migliore di quella degli Hornets sempre autolimitatsi dalla luxury tax.

Nel disastro è ufficiale che anche Frank Kaminsky non sarà rinnovato a 4,5 milioni…

Passano in secondo piano la diramazione del calendario degli Hornets della Summer League (dove si sfiderà una selezione cinese anche) e la visita nella nostra penisola di Jordan (ieri a Firenze e oggi a Bologna) che tra affari e visite di piacere come quella agli Uffizi sta creando la caccia al mito.

https://www.nba.com/hornets/press-releases/hornets-announce-roster-mgm-resorts-nba-summer-league-2019?fbclid=IwAR0-ztve3KLyhWbOHIcOF_wYMV2lSH2I16X7wwFtClc-GhGliFEbKe8zl_w

Cade quindi l’ennesimo effimero simbolo d’immutabilità e di attaccamento sportivo, si chiude tra franchigia e giocatore la love story iniziata al Draft 2011 in piena terribile era Bobcats.

Ciao Kemba e grazie per tutte le emozioni del recente passato.

Two-way for 3 point

Gli Charlotte Hornets dopo aver acquisito al Draft le proprie tre scelte, hanno subito occupato uno dei due posti messi a disposizione dalla NBA in modalità two-way firmando l’agente libero Robert Franks, tiratore scelto di Washington State che può giocare come ala grande o ala piccola.

Foto di Franks tratta dalla pagina ufficiale di wsucougars.



Andato undrafted dalle sessanta scelte possibili, ciò che chiamano “terzo round” ha garantito allo sharpshooter Franks di poter fare da spola tra Charlotte e Greensboro.

Come senior la scorsa stagione con i Coguari, Franks ha segnato 21,6 punti e catturato 7,2 rimbalzi di media a partita con un 40,0% dalla linea dei tre punti e questo aspetto potrebbe interessare molto a Charlotte per le modalità con le quali Borrego orienta la squadra.

Nato il 18/12/1996 da Robert Christopher Franks, Jr., e Shannon Palmer ha due sorelle: Razzhance (più anziana) e Razinique (più giovane), oltre al basket ama i videogames

CAREER HIGHS
Minutes: 42 vs. Oregon, 3/7/18
Points: 37 vs. Oregon State, 3/9/19
Field Goals Made: 12 (three times) vs. Cal Poly, 11/19/18
Field Goal Attempts: 22 vs. Cal Poly, 11/19/18
3-Pt Field Goals Made: 10 vs. California, 1/13/18
3-Pt Field Goal Attempts: 13 (twice) vs. Oregon State, 3/9/19
Free Throws Made: 9 vs. Oregon State, 3/9/19
Free Throws Attempted: vs. Oregon State, 3/9/19
Rebounds: 13 (twice) at Arizona State, 2/7/19
Assists: 8 vs. Idaho State, 11/18/17
Blocks: 4 (twice) at Arizona State, 2/7/19
Steals: 4 at Arizona State, 2/7/19

Avrà un massimo di 45 giorni con gli Hornets durante la stagione 2019-20 per poi trascorrere il resto del tempo nella G-League con i Greensboro Swarm ma lui pare essere molto contento…

Sicuramente da rookie in NBA dovrà imparare ancora molto ma avere uno specialista da provare in certe partite potrebbe essere comodo.

Il problema è che Borrego rispetto a Clifford ha lanciato molto di più i giovani ma quelli all’interno del roster, mentre i two-way lo scorso anno (Chealey e Macura) non hanno quasi mai visto il campo e al momento non si sa che fine faranno anche se personalmente sospetto che non faranno più parte del progetto.
Franks ha fatto un allenamento pre-draft con gli Hornets all’inizio di giugno ed evidentemente ha ben impressionato.

Qui sotto potrete notare la mano calda di Franks, un giocatore che se in giornata potrebbe magari girare anche le sorti di qualche partita, a patto che cresca e gli si dia fiducia sotto forma di spazio.

Un Washington a Charlotte

Riepilogando… dopo che Trump si è autoproclamato come miglior presidente della storia degli Stati Uniti dopo George Washington, ecco spuntare un altro Washington dalla notte del Draft… Zion è ovviamente la numero uno mentre più in là Charlotte non cede la scelta né scala avanti (come si ipotizzava da più parte visti i contatti tra Hornets, Cavs e Hawks) ma mantiene la dodicesima posizione dove “pesca” da un mazzo molto variegato di carte equivalenti ciò che le sembrava più utile, ovvero l’ala grande PJ Washington (saltano Coby White da N.C. alla settima per i Bulls, Hayes all’ottava per i Pelicans e Hachimura alla nona per i Wizards) così a Charlotte al 1° giro arrivano 203 cm per 104 kg perchè alla 12 Kup sceglie forse un po’ a sorpresa il Kentucky Wildcats Paul Jamaine Washington…

PJ Washington, nato a Dallas, giocava per Kentucky. Foto tratta dala pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

Un’ala grande un pochino sottodimensionata ma versatile che andrà a competere con Williams oppure vedremo eventuali sviluppi estivi all’interno del possibile macromercatHornets…

15,2 pt., 7,5 rimbalzi, 1,8 assist, 1,2 stoppate e 0,8 rubate di media lo scorso anno per lui.

Charlotte poi sulle proprie seconde scelte è andata su Cody Martin alla 36 e Jalen McDaniels alla 52, due ali piccole (almeno così le presenta ufficialmente la NBA un po’ rigidamente, almeno Martin), una mossa che bisognerebbe comprendere…
Pensano in società che ci sia poco spazio per rifirmare Lamb e questi quindi sia in partenza o hanno finalmente deciso di eclissare un po’ Batum?
Certamente ci sono Bridges e Bacon a poter ricoprire quel ruolo se Lamb e Batum per opposti motivi dovessero andarsene…

Da sinistra a destra: McDaniels, Martin e PJ Washington dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.


https://www.sports-reference.com/cbb/players/pj-washington-1.html

https://www.sports-reference.com/cbb/players/cody-martin-1.html

https://www.sports-reference.com/cbb/players/jalen-mcdaniels-1.html

Un ruolo di swingman fondamentalmente ormai per tutti questi giocatori che passano da guardia tiratrice ad ala piccola con facilità e in alcuni casi giocano anche da playmaker (grazie anche all’amico Filippo per la segnalazione su Martin come possibile portatore di palla, sperando però non si faccia la fine dell’esperimento Monk, giocatore indubbiamente diverso).
Di certo ancora una volta a “Kup” non sono riuscite le manovre tentate per cercare una posizione migliore o arrivare a Love scaricando un nucleo di giocatori non semplice da piazzare (si parlava di Williams, Monk e Biyombo, una pista che comunque Kup potrebbe decidere di non abbandonare e magari proporre ad altri team per altro materiale con possibili adattamenti), qui sotto trovate la lista completa delle scelte avvenute nella notte (scelgo prima Wikipedia perché dal sito ufficiale che trovate nel secondo link ancora mostrano i Lakers come quarta squadra a scegliere, è così ma la posizione è stata ceduta ad Atlanta da New Orleans che a propria volta aveva interagito con i Lakers ottenendola), poi piccoli spostamenti come Bol Bol finito a Denver o Salomon Hill ceduto dai Pelicans ai Falchi (nella pagina dopo quella dedicata al Draft)…

https://en.wikipedia.org/wiki/2019_NBA_draft

https://www.nba.com/draft/2019/board#/

https://www.espn.com/nba/story/_/id/23736393/nba-trade-tracker-grades-details-every-deal

Per gli Hornets si sposta poco, sulla scelta c’è chi recrimina per il giocatore scelto ma sulla decisione del ruolo concordo si sia trattata di una mossa intelligente e lascio qui sotto un’articolo in inglese dell’amico Filippo (scrive su Swarm and Sting) che aveva anticipato il Draft dedicando una panoramica alla nostra scelta numero 12, giocatore versatile, moderno che può tirare anche da fuori che l’anno scorso ha portato in dote.

Al momento questi tre giocatori sembrebbero prospetti interessanti, dotati di buone capacità atletiche, forse il secondo fil rouge dopo la necessità dei ruoli, elementi atletici, in grado di apportare appunto sin da subito energia a una squadra che vuole giocare velocemente…

Martin e Washington, pur con le loro pecche mi sembra possano essere considerati tali, anche se poi si dovranno scontrare con il muro NBA, più fisico delle università ovviamente.

Passato il Draft vedremo cosa succederà… per ora ancora l’orizzonte di Kupchak è calmo ma tutti sperano che succeda qualcosa che smuova le acque e affiori un’esplosione di vita simile a quella del Cambriano dove gli organismi giocatori saranno sempre sperimentali ma si adattino maggiormente all’ambiente risultando più funzionali di quelli attuali perché con i soliti elementi in squadra non c’è una solida base per competere nemmeno in un Est più debole in media della controparte tramontante ed è vietato sognare ma la pikaia di Ediacara, pur non offrendo certezze alimenta sempre nuove possibili forme di realtà “migliori”.

Planet Lovetron

Cleveland Cavaliers’ Kevin Love (0) sizes up Charlotte Hornets’ Cody Zeller in an NBA basketball game Monday, Dec. 15, 2014, in Cleveland. (AP Photo/Mark Duncan)

Fan di tutti i team NBA in fibrillazione prima del Draft che porta a vociferare di tutto.

Voci più incontrollate di quelle di Fantozziana memoria sulla partita Italia-Inghilterra, giocatori preferiti, chimere irraggiungibili, voli pindarici, ricerca di sorprese, proposte di scambio non convincenti per sentito dire e prospettive incubo compongono il variegato panorama d ciò che è divenuto il “mercato” Draft…

Tornando a noi… difficilissimo cercare di scrivere sulla situazione di Charlotte che potrebbe anche decidere di “usare” il Draft per…

Per Charlotte (orfana di Parker con 5 milioni in più liberi in un tetto salariale con poco spazio) però la priorità probabilmente non sarà il Draft (Hachimura “Otto villaggi” o altri nomi legati a Charlotte, specialmente alcuni lunghi in quella posizione potrebbero poi non essere così interessanti guardando a diverse scelte del nostro recente passato) dove Zion Williamson e JA Morant doverebbero occupare i primi posti delle scelte (Pels e Grizzlies salvo pazzie dell’ultimo minuto per Memphis) mentre fervono alacremente contatti tra i GM per cercare di scambiare posizioni e giocatori cercando d’afferrare all’ultimo istante il giocatore desiderato per avere un futuro più roseo e sereno.

Certo, Kupchak stava cercando di lavorare con altre squadre per scendere dalla dodicesima posizione e scegliere prima ma nelle ultime ore si è diffusa una possibilità che vedrebbe Charlotte rinunciare alla dodicesima in un giro a tre che vedrebbe Atlanta sceglier per quinta, Cleveland per decima e dodicesima e gli Hornets ottener Love.

Al momento il futuro degli Hornets è tempestato di fulmini.

Siamo solo alle porte dell’estate ma i lampi di calore hanno illuminato e fotografato una situazione difficile.

La tempesta perfetta su Charlotte; Walker, Lamb e il miracolato (almeno durante l’ultima parte della stagione) Frank The Tank sono Free Agent e alla sgocciolata Biyombo, Marvin Williams e MKG (ieri per Kidd-Gilchrist) hanno fatto ovviamente sapere che sarebbero tutti rientrati a Charlotte sfruttando la loro player option, il che vuol dire per Charlotte “intasare il monte salari” di oltre 45 milioni solo per questi tre contratti.

Ovviamente Kupchak, dopo non essersi praticamente mosso (bene Parker ma non citatemi Gasol e Mack) la scorsa stagione è chiamato a un difficile compito su svariati fronti.

Urge muoversi e farlo nella miglior maniera possibile cercando di dar fondo a furbizia, occasioni sul mercato perché Walker ha fatto sapere che potrebbe restare rinunciando anche al massimo ingaggio (stima totale per questo giocatore che invece di massimizzare in big money ha messo davanti l’ambiente dove è cresciuto e la riconoscenza) ma ovviamente vuole vincere e non esser più frustrato da una situazione diventata più ferma di certi vini, quindi un pericolo reale che possa andar via se la società non farà gli sforzi necessari c’è (Lakers, pista alla quale credo poco per ora e Mavericks sono voci insistenti).

Voci incontrollate in entrata invece danno, prendiamole tutte come speculazioni, Al Horford e Kevin Love come due possibili obiettivi.

Gli Hornets hanno capito finalmente che latitano nel settore lunghi e i due nomi sono interessanti.

Horford è un giocatore completo che aggiungerebbe una buona difesa e rispetto a Boston incrementerebbe sicuramente le proprie cifre essendo chiamato in causa maggiormente.

Punti, rimbalzi e stoppate per il veterano dei Celtics garantirebbero a Charlotte solo una parte di benefici perché quelli tattici salirebbero vertiginosamente con un giocatore intelligente e capace di segnare da qualsiasi posizione ma lui cerca un quadriennale e il costo è molto alto come lo sarebbe comunque anche per Love pensando che Horford superava i 28 milioni e Love si aggirerà sui quasi 29 quest’anno, insomma, Charlotte continua a inseguire contratti costosissimi ma al momento non ha margini per avere realmente a disposizione questi due giocatori se non riuscendo a scaricare qualche mega contratto, magari in scadenza e infatti nel caso Love si parlerebbe di dodicesima scelta da cedere ma anche di mandare via Williams, Biyombo e Monk (credo si inizi a non credere più in una sua maturazione) per appunto Kevin Love ma anche Jordan Clarkson ma il problema è che gli Hornets si libererebbero di crica 36 milioni di contratto per riceverne 38 anche se la qualità aumenterebbe ma peggiorando lo spazio salariale momentaneamente, sacrificando però la scelta…

Soldi sprecati per molti giocatori, il nome su tutti in casa Hornets è sicuramente Batum, un giocatore che non sembra aver molta voglia in diverse partite ma che tarpa le ali ai Calabroni con il suo pomposo ingaggio.

E chissà se Kevin Love conosceva Darryl Dawkins, giocatore del passato che asseriva di essere nato sul pianeta Lovetron, dove poi fosse l’unico essere vivente aggiungendo: “Ora abito nel Paradiso di Cioccolata, dove sono conosciuto come il Tuono di Cioccolata”.

Qui sotto potrete trovare un articolo competo tratto da Giganti del Basket dell’agosto 1982 che mostra come i soldi spesi non sempre portassero ai risultati delle aspettative.

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Così, dopo il Draft, mentre i fan degli Hornets sono divisi tra scetticismo nel non riuscir a muoversi questa sera accompagnando o spostando/cedendo la scelta per, l’estate ci attende, i pericoli e le contingenze, sapendo che, a seconda della via intrapresa nel fine giugno e nel torrido luglio si scriveranno inevitabilmente buona parte del destino della prossima stagione.

In genere dopo un temporale spunta l’arcobaleno, sempre che Charlotte non sia finita nella grande macchia rossa gioviana, in quel caso servirebbe molto tempo per uscirne.

Se mi chiedeste cosa succederà questa notte per Charlotte, la risposta più seria sarebbe un semplice: “Non lo so”, di certo l’unica sicurezza è che in questa estate “dobbiamo muoverci” se non vogliamo trovarci senza stelle e una squadra impoverita più materasso di quelli che propone sempre Mastrota.

Poche ore alla mossa (si parte alle 01:30 AM) che mostrerà il primo, piccolo o grande cambiamento di volto dei Calabroni e a tal proposito, en passant, a breve anche questa pagina avrà un nuovo banner/nome, tempo di finire di lavorarci sopra…

Flash News – Operazione MKG

Gli Charlotte Hornets hanno fatto sapere che Michael Kidd-Gilchrist ha subito un intervento chirurgico andato a buon fine alla zona inguinale dove il giocatore accusava uno stiramento cronico.

Michael Kidd-Gilchrist #14.
Copyright 2017 NBAE (Photo by Barry Gossage/NBAE via Getty Images)

Kidd-Gilchrist dovrebbe riprendersi completamente ed essere disponibile per l’inizio del training camp della squadra a settembre.

Un giocatore sfortunato che il 3 ottobre 2015 aveva già subito un grave infortunio alla spalla durante una partita di preseason a Orlando.

Il rientro a metà annata fu caratterizzato da un fuore agonistico che esaltava un paio delle sue caratteristiche primarie, l’energia e l’esplosività ma dopo sette partite un altro infortunio lo tolse di mezzo.

A oggi MKG (seconda scelta al Draft dietro Anthony Davis) è un giocatore che non disdegna di gettarsi su palloni impossibili e ha iniziato a provare con discreti risultati anche il tiro da fuori (completamente assente in passato) ma ha perso un po’ di quello smalto difensivo che gli era dato dall’esplosività.

Tornando a oggi… la procedura è stata eseguita dal Dr. William C. Meyers del Vincentian Institute di Philadelphia.


“Il Re Leone” (un soprannome che ha per via di quando era solito guardare con il padre da piccolissimo il cartoon prima che il genitore fosse purtroppo ucciso in una sparatoria per strada quando Michael aveva solamente 3 anni) non ha ancora fatto sapere se intende esercitare la propria player option per rimanere a Charlotte ma indicativamente, analizzando i fattori di mercato, tutto fa pensare che il numero 14 firmerà per Charlotte come d’altro canto avevano già fatto sapere Marvin Williams e Bismack Biyombo, due giocatori dai contratti superiori al valore qualità/prezzo che per questo motivo (ed altri) fanno fatica ad avere mercato.

MKG ha giocato 64 partite durante la stagione 2018719 con tre da starter e ha avuto una media di 6,7 punti e 3,8 rimbalzi in 18,4 minuti a partita.

La dernière fois.

L’ultima volta di Tony Parker sul parquet NBA è stata a Miami, in una trasferta che per gli Hornets rappresentava la disperata ricerca di un posto tra le magnifiche otto ad Est.

Purtroppo, nonostante il buon apporto dato da Parker nella prima parte della sfida, la squadra è naufragata malamente non solo in Florida e di lì a poco Borrego avrebbe lasciato ampio spazio ai giovani lasciando qualche giocatore più anziano fuori, tra infortuni, veri, presunti e un riposo forzato quando sembrava che per Charlotte non ci fosse più nemmeno la maniera di rientrare in corsa per i playoffs.

Ebbene, dopo una vita passata a San Antonio che ha fruttato al francese ben quattro titoli e sei All-Star appearances, nonostante i due anni di contratto, la notizia che Tony abbia deciso che un anno a Charlotte bastasse come canto del cigno si sta diffondendo nel web molto rapidamente…

Una buona stagione la sua (56 partite con 530 punti partendo dalla panchina) nonostante i numeri non sembrino avvalorare la mia tesi in tutte le loro caselle ma Tony ha portato personalità e una spinta propulsiva in molte occasioni, per rientrare o chiuder le partite quando il match scottava ma dopo 18 stagioni Parker ha trovato il suo limite.

Ha fatto da chioccia insieme a Walker a Devonte’ Graham ma ora il play nato nel 1982 ha deciso di ritirarsi, un’ipotesi ventilata già a fine stagione e un pensiero di non poter competere immediatamente per un titolo che come vedremo è stato nuovamente espresso come una delle ragioni fondanti della sua decisione.

Senza Tony gli Hornets si alleggeriscono contrattualmente di cinque milioni di zavorra (pochi viste le rifirme possibili di Walker e Lamb) che l’attuale e ancora immobile GM Kupchak dovrà utilizzare al meglio.

Ecco alcune delle sue dichiarazioni:

“Ho deciso che non giocherò più a basket.”

Parker dice che si sente fisicamente abbastanza bene per giocare altre due stagioni, ma la sua mente crede che sia tempo di andarsene.

“Un sacco di cose diverse alla fine mi hanno portato a questa decisione. Alla fine era come se non potessi più essere Tony Parker e non potessi giocare per vincere un anello, non voglio più giocare a basket.”

“A Charlotte mi sono divertito molto, ma a un certo punto sono diventato nostalgico. Stare lontano dalla mia famiglia ha avuto un peso specifico, credo sia arrivato il momento giusto per voltare pagina. Ho tanto da fare nella mia vita, ho una bellissima famiglia e dei bellissimi figli”.

“Mi ritiro dal basket con mille emozioni, è stato un viaggio incredibile! Anche nei miei sogni più sfrenati, non avrei mai pensato di vivere tutti quei momenti incredibili con la NBA e la nazionale francese. Grazie di tutto!”

Lui non sarà sul parquet a Parigi per la sfida del gennaio 2010 contro i Bucks.

Alor, “Adieu Monsieur Parker” con quest’ultimo mio omaggio.

http://www.metacafe.com/watch/11897699/tony-parker-hornets/