La franchigia di Charlotte oggi, oltre al classico media day nel quale Batum si è dichiarato “affamato” e ha dato qualche spunto di riflessione sulla vecchia armata, ha lanciato la nuova maglia viola per la nuova stagione.
Monk al Media Day con lo sfondo arricchito dalle nuove uniformi. Malik, si dice abbia messo su 9 kg in più…
Ricorda in parte quella di Sacramento con la scritta CHA a caratteri cubitali sul petto, leggermente contornata da quel teal che non è più ormai e da molto più sull’azzurro che sul verde…
Diversi fan di Charlotte avrebbero preferito la scritta CLT, più charlotteans rispetto a quella utilizzata in NBA mentre i più slaaci hanno fatto notare che sarebbe meglio avere una squadra che una divisa nuova.
Dopo la bianca, la teal, la classica quest’anno in versione viola (quella con le pinstripes), ecco uscire la quarta.
La società fa sapere che uscirà anche una nuova versione di quella nera, ormai alla sua prossima terza versione.
Esteticamente, dal mio punto di vista (i gusti sono personali), trova dei punti forti in un bel colore e intenso, nelle le graffianti bande sottomanica e le inverse laterali sul pantaloncino a livello coscia compreso il secondo logo con colore a contrasto ben abbinato che la fanno uscire dal possibile anonimato di divise troppo classiche e asciutte.
Logo centrale sull’elastico dei pantaloncini carino.
Così così… Scritta un po’ troppo a caratteri cubitali (bella la grafica, il font mantenuto) da megalomane modello regimi del ‘900 che tutto sommato ha un suo iconico fascino.
L’idea di CHA è carina ma sulla vecchia c’era scritto Hornets e personalmente la preferivo.
Punti deboli: le proporzioni del contorno maniche rispetto alla scritta, colletto sempre uguale alla vecchia versione sproporzionato alle bande delle maniche.
Passare da un pezzo frivolamente estetico (tralasciando il Media Day) a una storia molto più seria ricalca questo pazzo mondo fisico e le sue nicchie gioia e dolore in contemporanea.
Potrebbe sembrare off-topic ma chi ha letto qualche mio vecchio artiolo probabilmente avrà notato entrate che vertevano su altro e comunque volevo unirmi al ricordo per la piccola Sveva, una bimba di Trieste che probabilmente chi segue la pagina de La Giornata Tipo, saprà già di chi sto scrivendo.
A ogni modo, le cure contro la sua tremenda malattia non sono bastate, come non sono stati sufficienti, leggendo il post sulla Giornata, il suo coraggio e il Suo sorriso.
In Giappone il sakura (fiore di ciliegio) che dura pochissimo, si stacca dal ramo nel pieno del suo splendore viene portato via dal vento, ricorda la precarietà e la caducità della vita, così Sveva con le sue scarpette viola più magiche di quelle ne “Il sogno di Calvin”, volerà lontano.
Per parafrasare De André: “Come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno, come le rose”…
Sveva. Foto da La Giornata Tipo.
Ciao Sveva e se puoi dai una mano a tempo perso alla sfortunata Charlotte.
Ci sono opinioni ricorrenti, comportamenti stereotipati presi per modus vivendi o ideologia ma l’uomo, come direbbe un noto filosofo tedesco del secolo scorso è progettualità e fa sì che, almeno sulla carta (mi piacerebbe vedere oggi questo noto pensatore che direbbe sulla reale situazione, molto più incatenata e bloccata) almeno possa pensare e provare ad agire, sebbene molte volte le possibilità di scelta siano limitate .
Se pensiamo ai pastore, inteso in senso spirituale, di certo non ci aspetteremmo in generale una grande vivacità e fantasia nei comportamenti e nelle opinioni per via dei dogmi ai quale rimangono saldamente ancorati ma ci sono casi nei quali, anche saltuariamente i suddetti forniscono avvenimenti interessanti inaspettati per quello si crede essere il loro cliché, forse qualcuno ricorda Don Gallo a Genova per esempio.
A Charlotte, nato il 7 novembre 1918 e scomparso il 21/02/2018 a Montreat (Carolina del Nord) a 99 anni, probabilmente quasi tutti conoscevano il reverendo William Franklin Graham Jr., meglio conosciuto come Billy Graham.
Billy Graham (al centro) da giovane in mezzo a dei cattolici messicani.
Collocato nell’area protestante delle Chiese battiste del sud, nominato Cavaliere Comandante Onorario dell’Ordine dell’Impero britannico nel 2001, colpito dal Parkinson dal 1992 scrisse diversi libri religiosi ma andiamo a scova qualche fatto curioso annoverato…
Con la Regina Elizabeth.
Partiamo con lo scrivere che, pur non
essendo un Dennis Rodman, fu cacciato da un gruppo
di giovani in una chiesa presbiteriana di Charlotte perché era
“troppo mondano” (qui già mi piace)…
Graham nello stadio Bank
of America (Ericsson) nell’agosto 1996 viene accolto per la dedica
della yard dei 50 da una standing ovation ma parlando si è beccato
dei “fischi sparsi” quando ha detto di aver fatto amicizia
con l’ex allenatore dei Dallas Cowboys, Tom Landry.
Suo padre gli fece bere
birra fino a quando si è ammalò e ciò ebbe un fortissimo impatto
su di lui che si astenne dall’alcol per il resto dei suoi giorni.
Il presidente Nixon offrì
a Graham un lavoro come ambasciatore in Israele. Rifiutò,
coerentemente aggiungerei, anche se fu vicino ad alcuni presidenti
degli Stati Uniti.
Martin Luther King, Jr., venne imprigionato diverse volte per cercare di portare avanti le sue battaglie per la parità tra bianchi e neri, nel 1963 Graham dopo l’arresto del collega pagò la cauzione perché diceva che il razzismo è un peccato.
Con Martin Luther King.
Il nesso causale di Graham
con gli Charlotte Hornets invece è tragicomico.
Prima dell’apertura del
vecchio “The Hive”, nel 1988 benedì la struttura.
Al centro del parquet,
sotto il tabellone dell’ormai abbattuto e indimenticabile Charlotte
Coliseum rimase in piedi sotto il tabellone offrendo la sua
preghiera.
Il giorno dopo il
costosissimo tabellone si schiantò sul pavimento distruggendosi…
Chissà se l’ex
proprietario George Shinn l’avrà chiamato per chieder spiegazioni
sul disegno divino…
Chissà che opinione si
farebbe una persona conoscendo questi pochi fatti.
Indizi sui nuovi Charlotte
Hornets ve ne sono ancora meno ma dal mio punto di vista, se avete
letto la preview, non siamo lontani dalla prima stagione e da quel
tabellone schiantatosi inaspettatamente.
Tuttavia ho voluto
confrontare le mie opinioni con quelle degli appassionati di Hornets
e/o altre squadre che sul gruppo italiano dei Calabroni su FB hanno
voluto rispondere a una secca serie di domande da me poste.
Le domande:
0 – Squadra tifata.
1 – Con quale record finiranno gli Hornets?
2 – Che voto date al mercato e quindi alla squadra (da 0 a 10)?
3 – Qual’è la cosa che vi piace di più della squadra attuale
(può esser qualsiasi cosa, da un giocatore, all’allenatore, alla
gestione ma anche il logo, una maglia o altro)?
4 – Qual’è la cosa che invece vi piace di meno?
5 – Qual’è il giocatore in roster che vi piace di più e chi è
la speranza futura (potrebbero anche coincidere i due giocatori)?
6 – Mettiamo che il prossimo anno avremo una delle prime due
scelte e buona parte dei contratti in scadenza non verranno
rifirmati, si potrebbe ipoteticamente tentare di prendere un big sul
mercato. Chi scegliereste?
Vado in ordine cronologico di risposta:
Jacopo Canizzaro:
0 – Charlotte Hornets. 1 – 32-50. 2 – 4. 3 – Sicuramente
logo e divise. 4 – L’appeal della franchigia sui giocatori. 5
– Bridges, Monk e Williams. 6 – Essendo cresciuto a Charlotte
vorrei tanto vedere Stephen Curry giocare per noi.
0 – Charlotte Hornets. 1 – 24-58. 2 –
6. 3 – Giovani. 4 – Batum. 5 – PJ Washington e Rozier. 6
– Montrezl Harrell.
Erik Chialina:
0 – Charlotte
Hornets. 1 – 35-47. 2 – 5,5. 3 – Le divise. 4 – I
centri. 5 – Monk. 6 – Irrealizzabile, lo so, ma lo venero
come giocatore peggio di Crespi, Jayson Tatum…
Iacopo Di
Pancrazio:
0 – Charlotte Hornets, New York Knicks. 1 – 28-54. 2 – 6 -. 3 – “Voglia” di rivincita. 4 – Scarsa qualità tecnica del roster. 5 – Williams, Rozier. 6 – Anthony Davis è troppo da fantamercato, quindi direi DeAndre Ayton.
Giuliano
Marchetti:
0 – Charlotte
Hornets.
1 – 22-60. 2 –
2. 3 – Throwback Jersey. 4 – Il Front Office. 5 –
Bridges/Bridges (sperando ancora in una tardiva deflagrazione di
Monk). 6 – Andre Drummond (in scadenza ) come pure Mike Conley.
Giovanni Oriolo:
0 – Chicago Bulls ma
simpatizzo per Pacers, Jazz, Rockets, Nuggets, Pacers e T.Wolves. 1
– Tra il 20-62 e il 22-60. 2 – Se per il mercato si intende
compreso anche di Draft, voto: 6,5, altrimenti 5 ma tenendo ad
aggiungere che secondo me la mossa Rozier non è così malvagia. 3
– P.J. Washington come giocatore mentre sulla franchigia in sé,
oltre alle divise molto cool/fighe, il North Carolina è una grande
terra di basket. 4 – I GM e le scelte più che discutibili e quel
baguettaro di Batum. 5 – P.J. Washington, secondo me il prossimo
uomo franchigia (occhio a Willy dopo il mondiale). 6 – Beh c’è
Beal in possibile rottura ed è già stato vicino agli Hornets anche
se secondo me a questi Hornets servirebbe uno con la garra e gli
attributi di Butler.
Per posizione,
invece, il migliore sarebbero: Turner, Vucevic o Gobert.
Un Cody Zeller visto da me alla guardia del fortino degli Hornets.
Sotto una stella bipolare
C’era una volta un mondo che per
orientarsi su grandi distanze ricorreva alla propria stella “guida”.
Nell’emisfero boreale, la stella polare sotto la quale è stata scoperta l’America è Polaris, la quale ancor oggi rimane romantico punto di riferimento da contemplare nei pressi del nostro polo ma anche le stelle guida, seppur lentamente cambiano e mentre scrivo Jordan sta contrattando la vendita di quote di minoranza con due imprenditori newyorchesi.
Sarà che quando inizia una nuova lunga
stagione NBA si avverte quel senso di eccitazione, curiosità, gioia
per vedere dove potrà arrivare la tua squadra, anche sapendo che non
sarà nemmeno una contender magari ma quest’anno alle latitudini di
Charlotte il buio permea tutto e non si vede una sola stella dalle
parti del North Carolina.
Il “mercato” è stato francamente imbarazzante; Parker si è ritirato perché la squadra non poteva competere, Kaminsky non è stato rinnovato e Lamb è stato lasciato partire per Indianapolis per cifre trattabili ma l’offuscamento totale dei cieli si è avuto con la perdita di Walker al quale né è stata data una squadra in grado di competere come chiedeva, né l’offerta economica è stata adeguata per mantenere un giocatore del suo calibro, da qui l’orientamento del nostro ex numero 15 di scegliere i Celtics e chiudere un’era.
GLI ULTIMI ISTANTI DI WALKER A CHARLOTTE APPLAUDITO DAL PUBBLICO.
A parte le entrate da Draft, l’unica
addizione arrivata dal mercato è stata quella di Terry Rozier
(agevolato da una sign and trade con i Celtics dopo la decisione di
Kemba), a oggi giocatore da rotazione super pagato che già da oggi
definiscono insieme a Bridges la star della squadra.
A fronte di questi movimenti appare
lampante che il progetto annuale sia quello di tankare (perder
appositamente più partite delle altre squadre) sperando di ottenere
dalla lottery la prossima scelta n° 1 e nel contempo far crescere i
giovani in squadra se possibile.
Il problema è che il meccanismo della
lottery è recentemente cambiato nelle percentuali proprio per
evitare che queste situazioni di comodo falsino le partite nei finali
di stagione anche se la mia personale fiducia nel metodo lottery è
pari a quella che dovrebbe avere lo sparring di un pagliaccio al
circo quando si china per raccogliere qualcosa su indicazione del
clown e immancabilmente gli viene assestato dalle parti del
fondoschiena un calcione con quelle ridicole scarpe gigantesche
bombate…
Se Cho era riuscito a stipulare dei
lunghi contratti con il nocciolo dei player e di fatto ha finito per
condannare Charlotte a una stagnante situazione (idea buona per
risparmiare ma rendimento giocatori pessimo), il nuovo GM Kupchak, in
due sessioni di mercato estive non ha smosso niente contemplando la
montagna franata davanti ai propri occhi, aggiungendo frasi del tipo:
“Peccato, era un bel pino”, come se lui fosse esente da colpe
dell’incuria societaria.
Il vero colpevole, inviso a molti
sportivamente parlando, a oggi in North Carolina è però un’icona
del basket stesso, anche in senso letterale visto che gli Hornets
sono l’unico team a portare sulla divisa il suo logo come sponsor
tecnico.
Ed eccola spuntare sopra Charlotte, la
stella MJ.
Una pulsar capace d’incenerire con il
suo fascio di radiazioni tutto ciò che era rimasto a Charlotte.
E come un glitch, un’improvviso aumento
di velocità di rotazione sulla stella, MJ ha portato a uno
sconvolgimento nel roster degli Hornets più impoverito dell’uranio.
Evidentemente MJ come proprietario non
ha abbastanza ascendente sui possibili giocatori da portare nella
Buzz City anche per altre variabili in gioco.
Se come giocatore Jordan non ha bisogno
di ulteriori commenti positivi e dal lato umano spesso si è fatto
notare per donazioni degne di stima (vittime degli attentati 2001, a
favore delle persone colpite dall’ultimo disastroso uragano in North
Carolina e in ultimo altre donazioni per chi è stato colpito da
Dorian), come proprietario, è senza mezzi termini e oggettivamente
una sciagura cosmica.
Prima GM, poi proprietario da circa 9
anni, mai andato sopra la soglia per la luxury tax, apparizioni ai
playoffs con il contagocce e mai un primo turno passato con le uniche
tre vittorie ottenute contro Miami nei playoffs 2016…
I fan non sanno più che cosa
aspettarsi poiché le scelte al Draft sono andate perdute (vedi
Kaminsky) o non stanno rendendo quanto dovrebbero (leggi Monk), non
si fa uno sforzo per trattenere il proprio uomo simbolo anche se
questo avrebbe comportato magari pagare per un anno la luxury tax per
non approdare a nulla ma alla scadenza dei contratti di Biyombo,
Williams e MKG avremmo potuto iniziare a rifare la squadra in maniera
migliore.
Invece, ecco tre anni di contratto
spropositato per Rozier, il che potrebbe indicare due cose: la
franchigia vuole ricostruirsi in tre anni circa, oppure non hanno
idea di ciò che stanno facendo e una cosa non esclude
paradossalmente l’altra, ovvero navigare a vista in acque basse e
vedere che succede…
Certo, vista da un altro punto di
vista… Kemba non bastava in una situazione così compromessa,
ricostruire tutto in due o tre anni dal punto di vista dei risultati
potrebbe rivelarsi anche una giusta scelta a lungo termine ma a caro
prezzo.
La parola alla difesa
Dato che ovviamente ogni situazione porta con sé una visione
soggettiva, anche se si cerca di analizzare oggettivamente i fatti,
proverò a dare la parola anche la difesa al direttore generale degli
Charlotte Hornets, Mitch Kupchak che tramite il Charlotte Observer ha
fatto conoscer la sua (interessata) opinione.
“Transizione”,
al posto di “ricostruzione” è la parola che preferisce per
descrivere la vita della squadra senza Kemba Walker.
“Se
esiste un piano generale, è quello di passare da una squadra
costruita attorno a una superstar a una squadra costruita attorno ai
nostri giovani giocatori e uno stile di gioco”, ha detto
Kupchak…
“Non ho intenzione di allenare una squadra
basata sui contratti, su ciò che stai facendo, su dove sei stato
arruolato, se sei stato arruolato”, ha detto Borrego.
“Per me non è il mio lavoro. Il mio compito è quello di
ottenere il massimo da loro, sia che siano stati draftati o
meno.”
Borrego vorrebbe far giocare i giovani, o a
Charlotte o eventualmente a Greensboro se non ci sarà spazio nel
roster.
Riferendosi a Walker, ha detto: “Abbiamo trascorso anni fantastici
con lui e non siamo entrati nei playoffs, cosa ci fa pensare che il
prossimo anno sarebbe stato diverso?”
“Devo fare un passo
indietro e guardare dove siamo stati e dove stiamo andando. Tracciare
una via che ci offra le migliori possibilità di costruire qualcosa
che sia sostenibile per più di un anno o due.”
Kupchak ha
dichiarato di ritenere che le possibilità di rinnovare la firma di
Walker fossero buone alla scadenza commerciale di febbraio.
Oggi sappiamo come è andata a finire anche perché MJ non vuole
andare in luxury tax per una squadra mediocre.
Firmare poi Rozier a caro prezzo dai Celtics con una sign and trade
aggiungendo anche una seconda scelta però mi è parso eccessivo e va
un po’ a cozzare con l’idea di linea verde da Draft.
Personalmente ritengo che Kupchak non sia il principale responsabile
della situazione ma sia un interprete inadeguato e limitato dalle
circostanze imposte dall’alto.
Componente sottesa, toccata
indirettamente nel discorso è quella dei tifosi che si sono visti
depredare del loro amato ex giocatore.
La NBA, essendo un business ha bisogno
di numeri e la fortuna della città di Charlotte potrebbe essere
rappresentata dalla sua espansione economico/demografica che potrebbe
attirare occasionali allo Spectrum Center ma mentre il presidente
Fred Whitefield annuncia che l’80% dei fan hanno già rinnovato
l’abbonamento per la imminente season, altre persone della fan base,
anche storiche, hanno fatto già sapere che limiteranno le loro
presenze o non saranno presenti allo Spectrum Center la prossima
stagione, sfiniti da una gestione che rimanda i sogni di gloria alle
calende greche.
La squadra
Completamente rinnovata per “cause di forza maggiore” come dicevamo, gli Hornets hanno una mezza parentela con la squadra della stagione appena trascorsa ma nel cromosoma peggiore e difficilmente ci si avvicinerà al 39-43 dello scorso anno anche se (vedi l’ultima virgolettata di Monk)…
I
veterani che nessuno vuole ai prezzi che Charlotte ha elargito
generosamente in passato per una pletora di mediocri giocatori ha
fatto sì che questi sian rimasti in casa tra rinnovi da player
option e contratti più in là in scadenza.
Questo
mix tra giovani e giocatori con diversi anni di esperienza NBA
potrebbe essere comunque interessante dal punto di vista dello
spogliatoio.
Se i
più “anziani” mettessero a disposizione la loro conoscenza, i
giovani potrebbero integrarsi più velocemente e facilmente.
Dal mio
punto di vista questa è una squadra che non ha nulla da chiedere
alla stagione e quindi sarebbe lecito aspettarsi che i protagonisti
del fallimento delle passate tre stagioni si possano accomodare in
panchina a favore di un ricambio che possa favorire lo sviluppo di
eventuali giovai talenti se ve ne fossero.
I ruoli
sono piuttosto mischiati, nell’ottica di Borrego o per proprie
caratteristiche personali alcuni player potrebbero ricoprire anche
tre ruoli.
IN & OUT
Acquisti:
Terry Rozier (PG, Boston Celtics), P.J.
Washington (PF, Draft 2019), Cody Martin (SG/SF, Draft 2019), Caleb
Martin (SG, Free Agent), Jalen McDaniels (SF, Draft 2019), Thomas
Welsh (C, Free Agent), Josh Perkins (PG, Free Agent), Kobi Simmons
(PG, Free Agent), Robert Franks (SF/PF, Two-Way Contract), Ahmed Hill
(SG, Two-Way Contract).
Cessioni:
Kemba Walker (PG, Boston Celtics), Tony
Parker (PG, ritirato), Shelvin Mack (PG, Olimpia Milano), Jeremy Lamb
(SG/SF, Indiana Pacers), Frank Kaminsky (PF/C, Phoenix Suns), J.P.
Macura (SG, Cleveland Cavaliers).
Quest’anno, invece di dividere quindi reparto per reparto vorrei provare a indovinare come potrebbe ipoteticamente in quest’ottica apparire il quintetto per poi passare alle riserve.
Ho cercato di esser abbastanza breve ma per ora i giocatori a roster son 21…
Starting Five
Terry Rozier
Kemba
Walker non ci sarà più ma il suo posto da “accentratore” come
point guard, non è un mistero, sarà preso da Terry Rozier.
Scary
Terry sarà la scommessa forzata degli Hornets, un giocatore che
porterà sulle spalle parte del peso offensivo della squadra come uno
dei giocatori che saranno più spesso chiamati a finalizzare.
Nei primi quattro anni della sua carriera Rozier è stato chiuso da Thomas e Irving a Boston, quest’anno gli si offre un posto da titolare e c’è molta curiosità attorno a lui per vedere come se la caverà in questa nuova veste, più onerosa ma senza troppa pressione visto che le aspettative del team non sono alte. Le perplessità sono costituite da un gioco dispendioso e poco ordinato in attacco che lo porta a tirare da qualsiasi zona e ciò rende le percentuali più basse di quel che potrebbero essere ma se dovesse avere nuovi stimoli con la divisa degli Hornets chissà che sistemando un pochino alcuni dettagli, non possa rivelarsi un buon acquisto, anche se i fan degli Hornets hanno ancora negli occhi Kemba Walker.
Malik Monk
Come
guardia tiratrice, ci ho pensato un po’ su, direi che questo potrebbe
essere l’ultimo ballo di Monk giunto alla terza stagione in teal &
purple, pronto a fare il salto di qualità o a tendere a scomparire.
Responsabilizzare
il giocatore dandogli fiducia ottenendo finalmente una vera guardia
tiratrice nel ruolo dopo le esperienze di Stephenson e Batum che
tutto saranno fuorché SG pure.
Malik
non è certamente un gran difensore ma potrebbe limare qualche punto
a partita che probabilmente perderemo lo scorso anno poiché il
talento offensivo di Lamb, Parker e Walker potrebbe essere colmabile
solo attraverso un abile gioco di squadra.
Probabilmente una delle due posizioni più incerte, al camp “lotterà”
con Batum per una maglia da titolare e Borrego potrebbe vedere chi
dei due si adatta meglio al gioco di Charlotte e con i compagni.
Di base potrebbe partire anche il transalpino (non lo vorrei a mia
difesa nemmeno in una rissa uno contro dieci) per lasciare ben presto
il minutaggio reale al nostro numero 1. Nelle due stagioni
precedenti ha mostrato spesso solo lampi ma per esser consistente la
nube Monk dovrebbe cominciare a scagliar anche saette e forse il
gioco di Borrego potrebbe giovargli se saprà esser meno impulsivo in
certe situazioni. Molto atletico ed esplosivo ha mostrato ottimi
backdoor per andare in alley-oop, schiacciate, ma è un po’
leggerino, le sue scelte non sono sempre felici e la difesa,
specialmente quella perimetrale, rimane un punto a suo sfavore.
Per compensare un po’ la mancanza di peso Monk sta lavorando questa
estate cercando di aumentare muscolarmente oltre a prendersi molti
tiri.
Su questi due aspetti dice: “Sta andando abbastanza bene.”
Dwayne Bacon
In
ala piccola potrebbe presentarsi Bacon, altro giocatore giovane che
sulla riga di Monk dovrebbe fare il salto di qualità.
Sa
penetrare o lanciare floater con una discreta agilità ma soprattutto
si combinerebbe bene con Monk e Rozier perché “Er Pancetta” è
un buon difensore pur con qualche lapsus.
Dwayne Bacon potrebbe essere uno dei principali giocatori che saranno
incaricati di prender più iniziative/tiri.
Uno dei principali indiziati nel portar punti come cibo all’Alveare.
Sicuramente sostituire il talento offensivo degli uscenti non sarà
facile e Dwayne dovrà lavorarci su, anche per ottenere discrete
medie di tiro sebbene nel finale della scorsa stagione abbia mostrato
progressi puntando il canestro anche se in società dicono debba
migliorare sulla visione di gioco (personalmente a volte mi pare poco
interessato a fornire l’assist ma più orientato ad andare fino in
fondo). Dopo la pausa per l’All-Star Game è andato su con medie
di 11,4 punti in 27,4, anche grazie al fatto di aver avuto un finale
di stagione a disposizione da giocare.
Una stagione da breakout insomma, le sue speranze e le nostre coincidono, pur sapendo di non aver in casa un fenomeno, con più minuti potrebbe aver meno fame di puntare il canestro e aiutare la squadra qualche volta in più a seconda delle situazioni.
Miles Bridges
In PF
dovrebbe presentarsi, come annunciato in estate, Miles Bridges che si
sposterà quindi da ala piccola ad ala grande in un ruolo più
impegnativo in difesa nel contenimento di giocatori più massicci
anche se a Miles non mancano kg e velocità per poterlo fare.
Per
Miles che entra nell’anno di sophemore, il discorso legato alla
crescita è valido, anche se in NBA da meno tempo di Bacon e Monk, ci
si aspetta un deciso miglioramento dopo esser stato un po’ fuori
dagli schemi nella prima parte della scorsa stagione, utilizzato
perimetralmente o per back-door sulla linea di fondo ricevendo
passaggi dalle parti del ferro per utilizzare le ancor più evidenti
doti di esplosività, potenza e velocità che combinate donavano ai
fan dinamitarde intense schiacciate che potremmo rivedere quest’anno
rinverdire.
C’è da
vedere quanto riuscirà a migliorare in penetrazione, nonostante
qualche numero lo scorso anno era partito lanciando mattonate alle
tabelle per poi migliorarsi molto e finire per mostrare anche qualche
gioco di prestigio e delicatezza/morbidezza inaspettate per un
giocatore come lui.
Cody Zeller
Come
centro, dopo le black interlude (Al Jefferson e Dwight Howard) ecco
rispuntare l’immarcescibile Cody Zeller.
Probabilmente
Zeller è un giocatore underrated rispetto a nomi più altisonanti e
in passato la sua assenza si è fatta sentire, almeno così dicono le
statistiche.
Ovviamente
non stiamo parlando di un dominatore delle aree ma di un giocatore
utile anche se lo trovo snaturato rispetto a ciò che era a inizio
carriera.
In
questi anni Zeller ha messo su massa muscolare diventando molto meno
filiforme per ottemperare alle esigenze di difesa del pitturato ma
stenta di più contro i kg e la velocità di certi avversari perché
ciò dal mio punto di vista l’ha privato di una maggiore agilità e
tempismo.
I
riflessi per difendere son venuti un po’ meno e probabilmente il
fisico più possente ed il suo peso maggiore rispetto a un tempo ha
minato un po’ la sua salute e un ginocchio già carico.
I
numerosi infortuni occorsi a Cody hanno fatto sì che negli ultimi
due anni abbia giocato la metà delle partite (82 su 164 possibili).
Le
sue (poche) atletiche incursioni improvvise sono sempre comunque
molto difficili da fermare e vedremo se riuscirà a trovare una
complicità/intesa con qualche giocatore per eventuali pick and roll
(i suoi blocchi sono molto buoni grazie ad ampiezza, stazza ed
angolazione) anche come finalizzatore. La
scorsa stagione, Zeller ha giocato in sole 49 partite e l’anno
precedente è sceso sul parquet in sole 33.
Se dovesse
mostrare ancora altri infortuni, non occasionali come quello
occorsogli alla mano sul finire del 2017, probabilmente Charlotte lo
lascerebbe volare verso altri lidi. Zeller ha segnato in media
10,1 punti, preso 6,8 rimbalzi e smistato 2,1 assist per Charlotte la
scorsa stagione e tutto starà nell’aspetto fisico.
Intorno al ferro avversario si rende spesso pericoloso e i giochi di pick and roll come bloccante o finalizzatore sono succosi, sfortunatamente ciò che gli manca è la capacità di intimidire e bloccare i big man avversari dalle parti del nostro ferro.
The Bench
Attingere
alle risorse della panchina sarà altrettanto importante ovviamente
anche perché oltretutto in taluni casi le differenze di talento
saranno probabilmente limate e compensate da altri fattori come
esperienza, tenacia, fisico, a seconda dei casi.
Per
fare ordine proviamo a dividerle per i cinque ruoli classici avendo
ben presente l’interscambiabilità nel ruolo.
PG
Con l’abbandono della coppia Walker/Parker è lecito aspettarsi che Devonte’ Graham parta per essere il ricambio di Rozier.
Devonte’ Graham-N° 4, PG, 22/02/1995 Raleigh (North Carolina), squadra precedente: scelto al Draft 2018 alla posizione N° 34 dagli Atlanta Hawks e scambiato per due seconde scelte future, a Charlotte dal: 06/07/2018, G. 46, Pt. 217 (a fine stagione 2018/19), stipendio 2017/18: $988,464.
Foto: Chuck Burton, AP.
Gamberone troverà
un minutaggio più consistente che potrebbe dargli modo di sviluppare
le sue qualità.
In Summer League
ha fatto vedere già un miglioramento ma ci sarà da lavorare sulle
percentuali al tiro ma ancora deve dimostrare tutto.
Dipende tutto da
quanto tempo sarà concesso a Rozier e quanto Scary sarà
indispensabile per Charlotte.
Dovesse essere
un’opzione primaria e funzionante Graham potrebbe scender di
minutaggio ma penso che come ricambio principale, almeno per dare un
po’ di fisiologico riposo a Rozier (uno che si spende su entrambi i
lati del floor, 15/18 minuti potrebbe ottenerli.
Ovvio che Graham
probabilmente salirà rispetto ai 4,7 punti di media messi a segno da
rookie ma dovrà migliorare il suo 34% dal campo e il 28% da tre
punti (ci ha provato parecchio lo scorso anno da fuori).
Efficienza,
sicurezza e miglioramenti nel gioco senza palla (qualcosa di buono ha
fatto intravedere) per avere un ruolo più importante.
Un po’ di talento c’è e speriamo fuoriesca dai suoi polpastrelli con più continuità per avere minuti di qualità dalla panchina.
Josh Perkins e Kobi Simmons sono alla ricerca di un posto in squadra e mentre il secondo ha giocato qualche partita tra Grizzlies e Cavaliers nei due precedenti anni, il primo è uno dei pochi che mi è piaciuto alla Summer League per la capacità di fare diverse cose, anche in difesa.
Kobi Simmons
Tra tutti quelli a rischio taglio, l’ultimo posto in squadra, fosse per me, lo affiderei a lui.
SG/SF
Due
ruoli che si somigliano sempre di più e che si interscambiano ormai
senza una reale componente caratteristica e tecnica.
Basti
vedere l’equivoco Stephenson ripetuto con quello di Batum in ruolo di
guardia tiratrice.
Il
francese che ha disputato un tiepido mondiale si candida per un posto
da titolare come SG ma potrebbe “swingare” anche in ala piccola.
Partiamo con Nicolas Batum, il giocatore di “lusso” che si contenderà con Malik Monk probabilmente il posto da starter.
Il
fatto di essere il giocatore più pagato del roster e la
considerazione di cui gode in società per il fatto di riuscire a
metter a incasellare pochi zero nelle varie voci del tabellino delle
statistiche lo potrebbe favorire ma il transalpino è stato spesso
inguardabile sia in attacco che in difesa dopo l’0anno nel quale ci
ha aiutato a conseguire i playoffs.
Era
il 2016 e dopo tre anni fallimentari io direi basta a meno che non si
voglia continuare a farci del male provando e riprovando un giocatore
che ha avuto troppe chance di riscatto.
Troppo
tiro da fuori, non sempre preciso, poche penetrazioni, difesa
svogliata, statistiche in calo… La scorsa stagione, Batum ha
segnato in media solo 9,3 punti ed è sceso in altre statistiche
chiave rispetto ai suoi valori.
Dal
mio punto di vista si tratta di un giocatore in inevitabile declino
per il livello NBA, solo che a Charlotte fanno finta di non
capirlo…
Nel ruolo di guardia o ala piccola, Cody Martin (lui dice che si sente un play) potrebbe dire la sua dopo aver mostrato differenti qualità in Summer League che hanno impressionato qualche opinionista.
Personalmente
son rimasto deluso dalle troppe palle perse ma è normale per un
giocatore che sta entrando in un livello superiore e deve capire come
adattarsi tanto più che parlando di adattamento martin può
ricoprire almeno tre posizioni e questo potrebbe spingere il coach a
schierarlo a seconda delle esigenze momentanee nelle posizioni
richieste facendo guadagnare a Martin minuti tra le rotazioni
secondarie.
Cody Martin, 36^ scelta di Charlotte al Draft NBA di codesto giugno, arriva da una season in Nevada nella quale ha ottenuto 12,1 punti, 4,5 rimbalzi e 4,9 assist di media. Anche se nella Summer League è sceso a 8,6 punti, 3,6 rimbalzi e 1,8 assist. Diciamo che Martin è una speranza e i controversi giudizi e dubbi su di lui potranno esser eventualmente spazzati via con il tempo se a Martin ne verrà concesso sul parquet.
Le possibilità le ha, ora sta a lui e in chi lo vede intravedere le sue doti e crederci mentre Caleb Martin, SF (anche lui multitasking) gemella di Cody, dovessi fare un pronostico, alla fine penso verrà arruolato a Greensboro per vederlo migliorare….
PF
Partiamo con Michael Kidd-Gilchrist, un po’ per il fatto che fu la seconda scelta dietro ad Anthony Davis nel famoso Draft “scippato” a Charlotte e perché rimane il giocatore più enigmatico del roster.
Lo
scorso anno il coach lo ha shiftato da ala piccola ad ala grande e
per qualche minuto come centro, cosa si voglia fare con lui
quest’anno è impossibile saperlo.
Charlotte
ha appena lasciato andare Kaminsky smentendo la propria scelta e
anche per MKG l’anno prossimo potrebbe essere tempo di cambiare aria.
Ciò
che lo tiene in vita, inutile scriverlo, è il suo buon rendimento
difensivo anche se in qualche serata incassa pesantemente ma rimane
uno dei migliori difensori di Charlotte anche perché non si
risparmia ma dai suoi infortuni secondo me è uscito un MKG modello
matriosca, leggermente più piccolo, con meno capacità atletiche e
di esplosività. Numeri in calo a rimbalzo e i minuti concessi
quest’anno potrebbero essere calanti se Borrego decidesse che non
farà parte del progetto futuro ma in fondo MKG in rotazione può
essere sempre una valida opzione se accompagnato da giocatori più
propensi ad offendere (non mancano) perché anche se il nostro Re
Leone ha messo su anche un saltuario tiro da tre punti, dei piazzati
e qualche volta ava a canestro (senza prender poi molti contatti),
rimane un giocatore da punti di rottura al quale magari scaricar
palla quando le altre fonti di gioco e punti sono rimaste impantanate
nelle sabbie mobili difensive avversarie.
Continuiamo con, PJ Washington, principale scelta di Charlotte al Draft che per convincere Borrego a dargli dei minuti dovrà cercare da subito di farsi trovare pronto.
Non sarà facile e comunque PJ Washington rimane, nonostante la buona stagione a Kentucky, un piccolo mistero.
Un
po’ perché la concorrenza nel ruolo di PF è molta e un po’ perché
per problemi al piede non ha giocato la Summer League.
Descritto
come giocatore moderno e versatile, capace di allungare il campo,
prendere molti rimbalzi, tirare e potrebbe anche avere un buon futuro
ma per ora è solamente un rookie.
Borrego
forse non gli darà lo spazio che una dodicesima scelta potrebbe
ricevere ma accumulare minuti significherebbe aumentare di esperienza
e lo slittamento nel ruolo di centro o il contro-slittamento come ala
piccola potrebbero aiutarlo a ottenere qualche minuto in più.
Chissà
che la capacità di andare a rimbalzo possa aprirgli una strada
migliore durante la stagione.
Jalen McDaniels, ala grande alle prese con una vecchia storia proprio non edificante, rischia di non partecipare al camp.
Chiudiamo con Marvin Williams, il quale sembrerebbe aver perso il posto da titolare a favore di Bridges.
Immagino che Marvin,
stimato professionista, continuerà a svolgere il suo lavoro al
meglio ma nonostante alcune serate dove ha mostrato una buona difesa,
una buona applicazione su certi avversari, i punti di rottura e le
triple scagliate a inizio primo e terzo quarto solitamente, non sono
abbastanza. L’età avanza e inesorabilmente a questi livelli
l’esplosività e ‘atletismo calano anche se in alcune circostanze
possono esser riproposte ma in edizione limitata.
Troppo scostante a livello
realizzativo, può passare da buonissime serate, anche al tiro da
fuori, ad altre tragiche dove i suoi punti vengono a mancare. Ha
segnato in media 10,1 punti e catturato 5,4 rimbalzi la scorsa
stagione.
Williams potrebbe iniziare
a essere il classico saggio dello spogliatoio, una guida per i
giovani ma non per questo rinuncerà immagino a voler giocare i suoi
minuti.
Alcuni siti lo danno
come uno dei candidati a lasciare Charlotte anche durante la stagione
regolare se ve ne fosse l’occasione.
C
Nel ruolo di centro gli Hornets non hanno né aggiunto né tolto nulla se non un Thomas Welsh fortemente indiziato di taglio e ai bordi delle gerarchie attuali nel ruolo.
Dal mio punto di vista è quindi ipotizzabile che Zeller detenga
il ruolo da titolare mentre Biyombo con Willy Hernangomez si
giocheranno il posto per backup principale.
I due hanno caratteristiche fisiche e tecniche nettamente
differenti e questo potrebbe renderli complementari, Borrego potrebbe
quindi decidere di schierarli alternativamente a seconda del tipo di
partita a seconda di ciò che pensa sia più adatto anche in un
frangente di partita.
Bismack Biyombo ha chiuso con 4,4 punti e 4,6 rimbalzi di media la scorsa stagione in 54 partite.
Biyombo è un altro di quei giocatori che provano a migliorarsi
facendo più lavoro rispetto alla norma dei giocatori NBA ma le sue
doti tecniche e balistiche sono rimaste limitate, i punti portati
sono pochi perché non è un player che tende a forzare molto quando
ha la palla.
Il problema è che se Borrego decidesse di dare spazio a PJ
Washington come centro in alcuni momenti per giocare una small ball,
Biyombo, insieme al suo spropositato ultimo anno di contratto,
potrebbe veramente sparire dai radar.
“Protect the rim” potrebbe essere il motto di Biz per avere
spazio durante la prossima stagione ma non credo che gli Hornets
vorranno rifirmarlo alla scadenza del contratto e de facto questo
potrebbe essere un fattore determinante per il quale Biz avrà poco
spazio.
Più facile inserirsi forse per Willy Hernangomez (neo laureatosi campione del mondo con la Spagna) che ha due anni in meno del congolese, un contratto nettamente inferiore che lo potrebbe portare a far parte di un progetto futuro e un fisico differente che lo porta a esser più agili con mani più capaci in attacco anche se difensivamente la fisicità dell’africano è preferibile a quella del più spostabile Willy.
Hernangomez in tempi di magra potrebbe ottenere più
minuti rispetto a quelli giocati negli scorsi anni anche perché
porta in dote 7,3 punti e 5,4 rimbalzi in soli 14,0 minuti di
media…
Come per molti altri il suo “tallone
D’Achille” è costituito dall’aspetto difensivo dove si dimostra
ancora fragile a livello NBA.
Sarà agente libero a fine
stagione ma Charlotte a un prezzo leggermente superiore all’attuale
potrebbe anche trattenerlo se Willy mostrasse progressi e la società
pensasse di puntare su di lui per un anno o due…
Two Way Contract
I contratti a due vie, già per definizione denotano la doppia destinazione del giocatore e sono sbilanciati in favore della squadra affiliata alla maggiore quindi Robert Franks e Ahmed Hill passeranno gran parte della stagione a Greensboro.
Oltretutto lo scorso anno Macura e Chealey videro pochissimo il parquet con Borrego.
Ahmed Hill, nato a Fort Valley in Georgia, è una guardia tiratrice ventiquattrenne che difficilmente troverà spazio dietro i vari Monk, Batum e Bacon.
Più degli altri quindi potrebbe essere importante impressionare favorevolmente lo staff tecnico al camp per indurre Borrego a schierarli in qualche occasione, specialmente se dovessero esservi delle defezioni.
Robert Franks sembra avere talento offensivo ma anche lacune, specialmente difensive.
Robert Franks
Giocatore moderno che può allargare il campo, giocare più posizioni e dire la sua in attacco ma se vuole fare il salto di qualità deve migliorare in difesa. Durante la sua stagione da senior nello Stato di Washington, Franks ha raggiunto una media di 21,6 punti e 7,2 rimbalzi, sparando dal 40% dal fuori tuttavia i livelli di G-League e di NBA salendo metteranno a dura prova le capacità di Franks che potrebbe rimanere uno dei tanti ai margini ma se gli Hornets in ricostruzione troveranno spazio anche per dargli qualche opportunità forse potrebbe avere l’occasione di entrare nel giro che conta, il problema è che tra i lunghi gli spazi e le rotazioni sono già affollate anche se non di qualità eccelsa.
Aspetto
Tattico
Al suo secondo anno Borrego riproverà a fornire una versione migliorata del suo personale run & gun (corri e spara) che oggi va così di moda tra numerose squadre NBA ma che al sottoscritto personalmente non piace molto quando le scelte sono forzate.
Per fare ciò dal mio punto di vista avrà bisogno di giocatori che hanno fame, in genere i più giovani o chi ha voglia di riscatto, di dimostrare, ecco perché il mio starting five comprendeva una green line con Monk e Bacon al posto dello svogliato Batum.
Se i giovani garantiscono impegno e corsa, spesso però devono migliorare e affinare qualche dote tecnica come il tiro da tre punti che Borrego predica ma deve essere migliorato da molti, altrimenti sarà scelta poco funzionale e controproducente.
Bacon lo scorso anno aveva un soddisfacente 43,7%, Rozier un “accettabile” 35,3, ma Monk con un 33,0%, Bridges con il 32,5% e Graham con il 28,1% devono migliorarsi.
Di
contro i giocatori scelti al Draft paiono essere soluzioni ibride in
grado di ricoprire più ruoli come i due Martin, McDaniels, PJ
Washington o giocatori che sanno riempire i tabellini come Perkins,
il quale rischia però d’esser tagliato anche se la sua versatilità
e capacità farebbe comodo a Charlotte che “offre” qualche lacuna
difensiva agli avversari che il nostro giocatore da Summer potrebbe
colmare.
Tornando all’attacco,
rimpiazzare Walker non sarà semplice perché Kemba aveva
stabilizzato il suo gioco con soluzioni abbastanza efficaci, tiri da
tre punti presi dopo esser passato da un blocco semplice, magari uno
stagger o un hand-off dal quale poteva anche in corsa puntare a
canestro, pochi tiri presi dal mid range da dove soleva magari
alzarsi dopo uno step-back dei suoi nel caso la difesa o il difensore
singolo l’avessero chiuso in quell’azione.
Di certo Kemba riusciva a prendersi buone soluzioni anche da solo.
La differenza nel riuscire a
crearsi un buon tiro e doverselo prendere grazie ai vantaggi divide
già i giocatori in un paio di categorie ma sfortunatamente Kemba,
Parker, Lamb e Kaminsky, giocatori che riuscivano a crearsi lo spazio
per andare a canestro o tirare non ci saranno più, per questo
saranno importanti spaziature, blocchi e schemi per prendersi
vantaggi ed evitare di forzare tiri, “ponticelli” dalla bassa
percentuale.
Magari penetrazioni con
scarico ed eventuale extra pass potrebbero essere soluzioni anche se
non avendo più giocatori d’esperienza sono pronto a scommettere che
non saremo più tra le prime tre nei palloni persi come i due anni
precedenti.
Zeller potrebbe ricoprire il
solito oscuro ruolo chiave in ciò mentre dovranno esser trovate
soluzioni per far render al meglio gli esterni come Monk e Bacon.
In difesa siamo rimasti al
palo, legati agli atavici problemi di rim protector (Borrego ne
vorrebbe uno ma dopo l’addio di Howard il nulla) che si legano e si
leggono come un elettrone gira attorno al protone nel nucleo.
Sulla linea da tre punti i
tiratori avversari hanno troppa libertà per via della tendenza a
chiudere il pitturato ma anche le dimenticanze difensive e le
rotazioni non sempre con tempismi adeguati hanno portato i team
avversari a prendersi comodi tiri dagli angoli o comunque appena al
di fuori dalla linea dei tre punti.
I close out dovranno esser più efficaci anche in termini di difesa totale.
Buoni giocatori ma non sempre immarcabili, lo scorso anno (Rodney Hood, Trey Burke, Lou Williams già un gradino sopra e altri) hanno trovato serate da massimo in carriera contro gli Hornets, la priorità è difender meglio.
Pochi i giocatori capaci di
rubar palloni, un pelo meglio con le stoppate ma nulla di che e una
difesa per nulla aggressiva (Batum su tutti, che viene ancora
ricordato come un buon difensore ma lo era qualche anno fa) hanno
consentito ai rivali spesso di chiuder le loro azioni con un tiro che
sia andato a segno o no…
La pressione cliffordiana è
andata perdendosi nel tempo, peccato perché la densità che gli
Hornets riuscivano a produrre in taluni casi, specialmente allo
Spectrum Center, portava anche a far perder palloni agli avversari.
Previsione
Inutile nascondersi dietro un dito.
Al momento la squadra a parer personale
sembra essere tra le più povere di talento della NBA ma ci sono
sempre altri fattori come determinazione, coraggio e voglia di
migliorarsi, gli spazi per molti giovani di mettersi alla prova ci
saranno e si potrebbe salire di tono durante la stagione.
A Borrego il compito di amalgamare la squadra:
Come potrebbe funzionare una franchigia, un squadra, un giocatore prendendo in prestito una caffettiera dove ogni componente è fondamentale, dai soldi che fanno partire il tutto, dalle scelte che si fanno, ai buoni giocatori, alla pressione su di loro e al lavoro passando dal filtro del coach e la guarnizione, ovvero il gioco di squadra, circolare, alla fine si arriverà al risultato che non è però la fine di tutto, perché la prospettiva, specialmente per un giovane team, è sempre quella di migliorarsi…
Paradossalmente rimarrà una regular
season singolare.
Più vittorie vorrebbe dire abbassare
la possibilità di ottenere una prima o seconda scelta al Draft.
Io, volando basso, orientativamente
penso che questa sia una squadra sulle 18/20 vittorie, massimo 25/26,
i bookmaker a Las Vegas la danno a 23,5, insomma, non c’è il rischio
che si facciano i playoffs ma non poniamo limiti alla fantasia, anche
se la realtà dice che dovremmo passare un’amara stagione, magari
togliendoci qualche soddisfazione in singole partite sperando di
aggiungere un rookie la prossima stagione e che la franchigia il
prossimo anno tagli i rami secchi per liberar spazio e andare
finalmente sul mercato per costruire una squadra almeno degna dei
predecessori anni ’90 ma per ora do credito a Monk che ha detto: “Non
c’è pressione su di noi adesso. Non pensano (la gente) che
vinceremo, quindi dobbiamo uscire e mostrare loro cosa possiamo
fare”…
Kobi Simmons è stato firmato dagli Hornets per il camp e si aggiungerà alla già nutrita pattuglia degli insicuri, giocatori che potrebbero essere tagliati o spediti in G-League.
Kobi, playmaker di 193 cm per 77 kg,
nato ad Atlanta il 4 luglio 1997 non è però una assoluta novità
per la NBA avendo giocato due stagioni fa per i Memphis Grizzlies e
la scorsa una sola gara con i Cavaliers e il resto della stagione con
la squadra affiliata dei Canton Charge.
Anche con i Grizzlies però firmò un
two-way, anzi, fu il primo giocatore assoluto a firmare un contratto
del genere…
Tagliato da Memphis il 28 agosto 2018
venne preso da Cleveland che però fece l’elastico con l’ex Arizona
Wildcats e alla fine decise di tagliarlo dopo avergli fatto firmare
in gennaio un two-way contract.
Nell’anno con i Grizzlies segnò in 32
partite 6,1 punti di media con un 28,2% da tre punti ma un 100% ai
liberi (25/25).
L’aggiunta di Simmons nulla da e nulla toglie a una squadra comunque già fatta anche se può essere un giocatore di seconda linea NBA.
Panta Rei, tutto scorre, proprio come il famoso fiume Giordano, quello che secondo la tradizione diede il battesimo a Gesù ma anche a molti emuli benestanti, caso strano la principessa Charlotte, secondogenita di William e Kate, reali britannici, nel 2015 venne battezzata proprio lì.
Ma mettiamo al bando le ciance e cerchiamo di capire che avrà in mente il “Jordan” di Charlotte invece, dopo aver donato recentemente un altro milione per i danni provocati dall’uragano Dorian che ha devastato le Bahamas dove l’ex star dei Bulls ha anche delle proprietà.
Tutto scorre scrivevo… scorrevano complimenti a fiumi quando giocava, scorrono valanghe di critiche sulla gestione odierna del nostro amato team (francamente e oggettivamente giuste visti i risultati deludenti protrattisi), e ora un po’ inaspettatamente in un momento delicato ha deciso di intavolare una trattativa ben avviata per vendere una parte delle quote degli Charlotte Hornets.
Che rimanga però il proprietario principale non sembrerebbero esserci dubbi secondo diverse fonti ma i due investitori newyorchesi chiamati in causa riceveranno una buona fetta delle quote.
MJ comprò nel 2010 dall’ex
proprietario Robert “Bob” Johnson la maggioranza della franchigia
per 180 milioni di dollari e oggi ne controlla circa il 97%…
L’approvazione standard della NBA non
sembrerebbe costituire un ostacolo, ora che le maglie
dell’organizzazione di basket più famosa del mondo ha allargato le
maglie, in fondo è sempre business e lo stesso MJ dipinge un quadro
rassicurante dei due investitori dicendo che i due sono filantropi
con una passione per il basket mentre lui continuerà a prender le
decisioni per il team e visti i recenti risultati ciò è meno
rassicurante.
Una fonte vicina a Jordan avrebbe
dichiarato che MJ non ha intenzione a breve termine di lasciare
Charlotte ma di rimanervi per lungo tempo, già, perché la
preoccupazione reale sarebbe stata una cessione delle quote e una
rebrandizzazione in qualche altra parte d’America come avvenuto ad
esempio per i Seattle SuperSonics ai quali è stata modificata
fortemente l’identità.
Di certo nell’ottica di una parte della
tifoseria questa vendita parziale sarà vista come un mezzo
tradimento, come se non importasse poi molto a Jordan della squadra
ma fosse semplicemente un mezzo per far denaro dopo questi anni nei
quali economicamente le cose sembrano esser andate bene.
In poche settimane Gabriel Plotkin, fondatore di Melvin Capital (Melvin era il nome del nonno) e Daniel Sundheim, fondatore di DI Capital dovrebbero entrare a far parte della squadra dei fortunati possessori della franchigia.
Gabriel “Gabe” Plotkin.Brett & Daniel Sundheim.
Plotkin gestisce fondi e in pochi anni è riuscito incredibilmente a far decollare i guadagni come nel 2017 è arrivato un 41% al netto delle commissioni…
Grafico da HoopsHype.
I due non hanno precedenti con altre
franchigie NBA ma sicuramente sono abili nel mondo degli affari e
chissà che l’unico ex giocatore, proprietario di maggioranza di un
team NBA non chieda aiuto perché prevede un ritorno al passato come
quando nei primi anni della franchigia Bobcats i conti andavano in
rosso, così Jordan sopperiva ai mancati investimenti degli altri
soci di minoranza che non partecipavano alla “ricapitalizzazione”
della franchigia.
Se Johnson comprò il team nel 2004 per
300 milioni dalla NBA, sei anni più tardi il valore stimato era di
287 milioni…
Charlotte vale ancora poco in termini
economici, ma il divario sta scemando e i Calabroni sono stati
stimati da Forbes a 1,3 miliardi di dollari, ventottesima franchigia
su trenta.
MJ che da proprietario non ha mai
pagato una sola Luxury Tax, beneficia delle entrate dei team che
vanno sopra la soglia consentita del normale salary cap, la
redistribuzione dei proventi per gli small market è un’altra fonte
di guadagno per l’ex stella di North Carolina.
Secondo il presidente Fred Whitfield,
gli abbonamenti rinnovati sarebbero intorno all’80% nonostante lo
smantellamento della squadra mentre altre entrate della società
arrivano dall’organizzazione di eventi all’interno dello Spectrum
Center come spettacoli, concerti, ecc., poiché l’organizzazione
gestisce il centro.
Con 20 giocatori firmati tra garantiti e non, i due two-way occupati da Franks e Hill e la stagione alle porte, dopo aver parlato di gestione della società, è utile ricordare gli Hornets si presenteranno al training camp del primo ottobre con un solo posto libero per entrare nel roster, a Jalen McDaniels era stato proposto un contratto minimo (898, 310 $) prima di firmare Ahmed Hill come two-way, quindi saranno Josh Perkins, Thomas Welsh, Joe Chealey e Caleb Martin che proveranno a ottenerlo…
Il presidente delle
operazioni di basket e direttore generale degli Charlotte Hornets,
Mitch Kupchak, ha annunciato che la squadra ha firmato la guardia
tiratrice Ahmed Hill con un two-way contract.
Nato ad Augusta in Georgia, “Collina” è alto 196 cm X 95 kg.
Detiene un buon 39,0% da tre punti in totale l’ex giocatore degli Hokies.
Hill, free agent undrafted da Virginia Tech (stessa scuola di Dell Curry), ha segnato in media 11,0 punti, fatto registrare 3,4 rimbalzi e smistato 1,2 assist per partita in 134 presenze nella sua carriera di quattro anni.
Giocatore atletico, buona coordinazione, spicca la sua esplosività in un fisico equilibrato.
Hill aveva
partecipato alla MGM Resorts Las Vegas Summer League 2019 come membro
dei Brooklyn Nets prima di firmare oggi il suo contratto a sorpresa
con Charlotte.
Un contratto limitato quindi a 45 giorni con gli Hornets (un collocamento primario presso i Greensboro Swarms quindi) che ora vedranno chi scegliere e tagliare per i posti nel roster essendo quello di Hill il secondo e ultimo posto disponibile con la formula a “Due Vie” (il primo era stato assegnato a Franks)…