Game 46 – Charlotte Hornets @ Washington Wizards 114-104

Intro

La possibile qualificazione degli Hornets ai playoff passerà esplorando ostici territori.

In realtà a Charlotte mancano 27 partite alla fine della stagione regolare e ben 14 saranno da giocare allo Spectrum Center mentre 13 saranno le trasferte ma gli Hornets inaugureranno stanotte un giro di ben sei trasferte che rappresentano quasi il 50% di tutti i futuri impegni fuori casa.

Un ampio blocco di partite casalinghe arriverà nel finale di stagione quindi Charlotte dovrà artigliare un discreto numero di vittorie esterne per garantirsi la sicura partecipazione a partire da quella a Washington.

Vincere a Washington però non è un’astratta possibilità come quella visionaria proposta da Elon Musk, ovvero andare su Marte per colonizzarlo.

Elon, interessante innovatore (grazie al lavoro del suo gruppo) a volte va oltre la decenza con delle idee balzane come quella di terraformare il pianeta rosso a suon di bombe nucleari ai poli (già che ci sei magari lanciamo anche un anatema del mago Otelma contro Marte per surriscaldare l’atmosfera), ed ecco… gli Hornets per vincere nella capitale dovranno essere concreti senza ricorrere a stramberie innovative.

Certo, i Wizards sono meno malvagi di quello che la loro classifica dica e possono contare sui meganoidi (ricordando gli avversari del Daitarn 3 che arrivavano proprio da Marte) Westbrook e Beal ma la loro difesa richiama gli odiati nemici del Daitarn 3, ovvero ha problemi strutturali tattici “psicologici” (prima che tecnici) che potrebbero trasformarsi in un possibile colabrodo ma dato che nel mondo NBA non si deve sottovalutare nessuno, gli Hornets dovranno continuare a giocare bene in difesa garantendo però ai nostri scorer un po’ di riposo in più rispetto all’ultima partita con i Suns poiché sia Terry che soprattutto P.J. Washington sono sembrati poco precisi nell’ultima partita (Rozier nella seconda parte, P.J. in tutto il match), stremati dall’eccesso su ambo i lati del campo.

Ieri Westbrook è parso un marziano, riusciranno gli Hornets a catturarlo e a riportarlo sulla Terra?

Analisi

Charlotte passa a Washington nella serata “Pride” a stelle e strisce.

A emergere però è il mezzo figlio del sol levante Hachimura che finirà con 30 punti.

Westbrook otterrà un’altra tripla doppia (15 rimbalzi e 15 assist) fermandosi a 22 pt. (7/20) ben limitato dalla squadra di Borrego in penetrazione o al tiro.

I due combinano 52 punti, uno in meno della coppia Rozier-Hayward che però ha più materiale intorno e si avvantaggia dell’inesperienza e della serata negativa dell’israeliano Avdija che dopo una brutta prestazione viene letteralmente surclassato nel finale dai due che decidono la gara.

Giocatore della settimana a Est (22-28 marzo) è stato Terry Rozier.

Il rookie esce per falli e Washington esce di scena così gli Hornets dopo aver già portato a casa il tie-break con Miami e Atlanta guadagnano anche quello eventuale con i Maghi (tutte sul 2-0 con una partita mancante) dominando gli scontri divisionali sul 7-1 (l’unico in parità è quello con i Magic e vi sarà una partita casalinga a fine stagione).

Buona vittoria riuscendo a rimanere in testa per quasi tutta la partita anche se la squadra di Brooks si è avvicinata spesso ma senza riuscire realmente a mettere in difficoltà i Calabroni che sono riusciti a far sparare 37 tiri da fuori ai Wizards (senza Bertans e anche Beal anche è rimasto out come Monk per Charlotte) che ne hanno usati ben 18 in più della precedente partita realizzandone lo stesso numero: 10.

Charlotte, tornata a giocare con un centro stabile nel finale, ha catturato 59 rimbalzi contro 54, ma soprattutto ha tirato meglio con il 46,7% dal campo contro il 41,0% avversario abbassato dal tiro da fuori.

Da segnalare anche le 6 stoppate a 1 con 3 di Biz e 2 di Bridges, provvidenziali un paio nel finale del congolese.

16 punti per Lopez, 12 di Robinson e 10 per A. Len tra gli altri capitolini.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

La prima palla era guadagnata da Charlotte che tuttavia mancando il tiro con Hayward lasciava il tracciante verso Hachimura in area e il canestro al mezzo giapponese che schiacciava lo 0-2.

Gli Hornets segnavano il loro primo canestro a 10:50 grazie a un wide open 3 di Graham che riprendeva la buona mano mostrata contro Phoenix.

Penetrazione ancora del nostro play, bound pass all’indietro per Biyombo e 5-2 attutito da un tap-in di Len per il 5-4.

Gli Hornets trovavano il punto numero 8 a 8:55 con la tripla in transizione di Rozier dalla sua mattonella diagonale sinistra.

Westbrook calcolava un’esitazione di Biz per prendergli il tempo e colpire da tre ma Hayward a 8:05 colpiva seguito però ancora da un Wizard, la guardia Jerome Robinson che portava sull’11-10 una partita dal ritmo alto.

Il passaggio orizzontale telefonato di Hachimura era preda di Graham che fuggendo in transizione andava a schiacciare ma una tripla di Westbrook impattava la partita a quota 13.

Gli Hornets raddoppiavano Westbrook mentre Bridges stoppava Len e andava a far sbagliare Hachimura al tiro con buon close-out mentre da un altro passaggio di Graham si liberava, segnando dal corner sinistro Hayward a 6:21 (16-13).

Due FT per Westbrook a ridurre lo scarto poi attacco frontale di Miles in appoggio di sinistra con cambio mano oltre tutta la difesa ma a trovare il nuovo pari ci pensava Robinson dalla sinistra.

Un fade-away di Lopez su Zeller (appena entrati) valeva il secondo sorpasso di serata ma Hayward con mano calda otteneva il sorpasso colpendo da tre (21-20 estendendo poi il vantaggio di altri due punti prima che Hachimura a 3:15 trovasse un two and one per il nuovo equilibrio.

Da un tiro errato di Rozier e un rimbalzo di Zeller, Hayward a 2:48 recuperava altri due punti, quindi, dopo il pari dovuto alla drive con cambio mano di Hachimura che non voleva far cedere i suoi, ecco arrivare la tripla del ciclone Bridges.

Nel finale a Robinson in jumper per il -1 seguivano: Zeller in appoggio, Lopez in hook e Hayward con jumper frontale per il 32-29 di primo quarto.

Bridges in entrata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Quintetto d’inizio periodo non proprio invidiabile per i viola che, incassato un tap-in di Lopez e un two and one di Hutchison (scappando sull baseline con lo spin a Graham trovava il contatto con Zeller) si trovavano superati 32-34 prima di riuscire a livellare esattamente il piatto della bilancia con un floater tagliato di Zeller che rimbalzava sui ferri prima di essere accolto.

Mathews da tre punti rimandava sopra i padroni di casa che tuttavia tornavano a immergersi nello svantaggio dopo i canestri di Caleb Martin e Cody Zeller.

Gli Hornets trovavano la tripla di Graham passando il blocco di Zeller prima che Lopez riuscisse a metter dentro il facile -3 (42-39).

L’accelerazione di Charlotte passava anche per P.J. Washington che sbloccandosi sembrava essere il portale magico per gli altri Hornet che segnavano a turno: da sotto Zeller (mancava il fallo di Mathews) a 7:26, Rozier in fade-away banker contro Hachimura e persino Caleb Martin per il 50-39.

La reazione della squadra di Brooks passava per 5 punti e il -6 prima che ancora P.J. trovasse una bomba dal palleggio tracciando il segno sulla diagonale destra.

Drive di Hachimura e due da vicino, Len dunk,la rimonta dei Wizards arrivava sul 53-48 prima che Hayward a 2:50 splittasse due FT trovando il fallo in close-out da parte di Avdija.

L’open 3 di Westbrook valeva un solo possesso tra i due team (54-51) ma Hayward capitanava la purple army infilando altri due FT a 2:27 e Rozier dalla diagonale destra usava lo spazio a disposizione per colpire da tre.

Hachimura con un turnaround frontale segnava il -6 (59-53 ma un pocket pass centrale di Graham liberava il corridoio a Zeller che schiacciava un tomahawk da triplista.

Il +8 resisteva all’intervallo dopo la tripla in solitaria (viziosa) di Graham dalla diagonale lunga destra alla quale rispondeva in buzzer beater Hachimura per il 64-56.

3° quarto:

Una palla intercettata da Hayward a inizio quarto e un’alzata a una mano di Biyombo dal pitturato sulla seconda azione offensiva del quarto dei calabroni valevano il +10 (66-56) ma il divario scendeva rapidamente sino al +2 poiché gli unici due punti che collezionavano gli Hornets ancora sino a 8:12 erano quelli di Hayward, per il resto, gli errori di Rozier, la tripla di Westbrook e la dunk in solitaria di Len segnavano il 68-66.

Per fortuna di Borrego arrivavano due FT per Rozier che cominciava a riprendersi il ritmo infilando il +4.

Si lamentava Hayward che in entrata era limitato con più falli compreso sul tiro, nessun fischio ma la terna non poteva esimersi dal commissionare alla squadra di Brooks quello su Biz.

Le lamentele funzionavano perché all’israeliano su Hayward poco dopo era fischiato subito un fallo in marcatura.

Charlotte passava sempre con Hayward che in lenta corsa rilasciava con eleganza dal pitturato il punto numero 72.

Westbrook andava in lunetta subendo il fallo di Cody Martin dopo la finta con l’arresto.

Primo FT OK, secondo errato ma dal rimbalzo produceva il 72-70.

Gli Hornets si affidavano a Rozier che sentendo il pericolo tornava in versione killer a 5:40 colpendo da tre punti per poi mettere dentro un reverse layup in transizione a 4:41 (77-70).

I capitolini tornavano sul -3 (77-74) a 3:56 per andare anche sul -2 quando erano fischiati i tre secondi difensivi a Charlotte (tecnico di Hachimura).

Un lunghissimo jumper di Rozier da due (piede destro a toccare l’arco) a 3:15 valeva l’allungo che resisteva poco, tuttavia un catch n’shoot da tre punti di Rozier allontanava nuovamente la minaccia così gli Hornets si stendevano anche in transizione dove il duo doppio Cody si esaltava con Martin in un fulminante no look pass dalla destra sulla corsa di Zeller che chiudeva jammando, oscurando le stelle di Washington.

Charlotte andava sul +10 con un tiro di Graham lungo dalla destra dopo essersi fatto passare la palla in palleggio dietro la schiena per disorientare il difensore quindi Hachimura ritoccava nel finale sull’89-81 ma con 12 minuti in meno sul cronometro Charlotte manteneva il vantaggio inalterato.

Biyombo in schiacciata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

4° quarto:

Dopo varie vicissitudini (una palla a due tra Lopez e Martin) più una palla persa da Westbrook pressato sempre da Martin, ecco arrivare un canestro acrobatico di Cody Martin che dopo aver passato Westbrook grazie al blocco di Zeller aveva la meglio su due difensori per il +10 (91-81).

Charlotte subiva il -8 con l’hook di Lopez ma la tripla di Caleb Martin dall’angolo su assist di Rozier spingeva i Calabroni sul +11 (96-85).

Charlotte sembrava poter entrare in un finale senza patemi ma la squadra di Brooks riuscendo a recuperare 6 punti faceva entrare in crunch time la partita a 4:52 con la schiacciata di Hachimura per il 98-93.

Step-back frontale di Rozier, stoppata in aiuto di Biyombo su Robinson più altri due di Scary che in area fintava con un movimento che faceva saltare Robinson per andare a rialzarsi e colpire (102-97).

Hachimura mancava un tiro ma avendo una seconda possibilità risultava in grado di gestirla meglio segnando il nuovo -5.

Gli Hornets si avvantaggiavano nel finale grazie all’esperienza di Hayward opposta all’inesperienza di Avdija che regalava due FT a Hayward per il +7.

Biyombo andava ancora a fermare Robinson e Rozier dalla diagonale sinistra trovava in uno spaesato Avdija l’avversario perfetto per elevarsi e colpire sull’affaticato close-out: 107-97 a 1:53 dal termine.

Proprio Avdija riusciva a infilare la tripla (quasi una beffa essendo gli unici suoi punti in partita dopo una serie interminabile di errori) ma sull’altro fronte Bridges fintava per poi penetrare, Lopez gli dava la schiena mente il numero 0 cambiava direzione in crossover e salutava il “codinato” con una schiacciata a una mano al ferro.

Biz allungava in lunetta per un fallo di Lopez a :42.0 (111-101) poi Westbrook decideva di far esplodere il proprio fisico mettendo a repentaglio l’incolumità di Biyombo con un poster disintegratore sul quale la terna, commossa, regalava anche un FT omaggio.

Nel finale non cambiava nulla: Washington ricorreva al fallo per fermare il cronometro facendo uscire mestamente l’israeliano dal parquet e così si finiva sul 114-104 con gli Hornets a strappare una buona W su una serie di sei trasferte dalle quali si spera di far piover almeno tre vittorie per rimanere in media playoff.

Devonte’ Graham: 7

17 pt. (5/12), 5 rimbalzi, 6 assist, 3 rubate, +11 in +/- in 29:20. Restituiamo qualcosa a Devonte’ che in partita mette un paio dei suoi “tiri ignoranti” alla Basile ma soprattutto mostra una buona regia non perdendo palloni e offendo diversi passaggi interessanti come il pocket pass nel primo tempo per l’imbucata di Zeller. Riesce anche a intercettare un pallone in orizzontale fuggendo in transizione per la schiacciata. Meglio nel primo tempo che nel secondo ma in attesa rientri Ball non se la cava male.

Terry Rozier: 7,5

27 pt. (10/20), 7 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata, +8 in +/-. 2 TO. A parte una fase nel terzo quarto dove pare aver fatto un patto con la NASA per lanciare qualsiasi cosa gli passi tra le mani tentando senza ritmo, si riprende coi i sensi da Uomo Ragno quando la squadra torna in pericolo. Segna da tre e mette un reverse nel terzo quarto e nel finale batte da fuori Avdija. Bello l’assist in angolo per l’unica tripla di Caleb Martin della serata. A rimbalzo c’è, è appena stato nominato il giocatore della settimana a Est (22-28 marzo) e sta andando spesso oltre i 20 punti. Il giocatore che spezzo c’è quando serve.

Gordon Hayward: 7,5

26 pt. (9/19), 11 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, +3 in +/-. 4 TO. A parte un air-ball fuori equilibrio da sotto che non tocca il ferro e costituisce un TO, migliora un po’ il tiro rispetto le ultime uscite andando a cercarsi spesso anche il fallo. La terna per un po’ lo ignora pensando che se non ci sono lividi forse non c’è fallo ma dopo le proteste su un’entrata dove gli mancava solo gli fosse messa la catena con la palla al piede ecco che gli arbitri si ricordano di lui così nel finale può portare a casa qualche punto in più grazie all’esperienza mostrando che il rookie israeliano su di lui è blasfemia. Fa una discreta partita in contenimento su Westbrook.

P.J. Washington: 6

5 pt. (2/5), 5 rimbalzi, +4 in +/-. 3 TO in 23:22. Lo vediamo poco sostituito da Bridges ma anche dai centri. Mette un paio di tiri (finalmente dopo lo 0/7 con Phoenix) compresa una tripla dalla diagonale destra dopo averne mancata una dalla stessa posizione e non va male a rimbalzo. Peccato per i TO (nel secondo tempo lo scontro con Robinson sul quale gli veniva data ragione era cancellato dal challenge che decretava lo sfondamento offensivo).

Bismack Biyombo: 7

6 pt. (2/4), 4 rimbalzi, 3 stoppate, -3 in +/-. 3 TO in 23:56. Troppi TO ma mette due liberi nel finale (già è un successo) e soprattutto due pezze contro Robinson in stoppata. Nel primo tempo appare come il freno a mano per l’attacco degli Hornets che paiono giocare in 4 ma fa la differenza nel finale. Westbrook lo polverizza con un megaposter dopo le stoppate ma lui fa in tempo a far sbagliare anche Hachimura mentre la sua saltuaria permanenza sul perimetro ha più successo. A fine partita se la ride con Westbrook sull’episodio della schiacciata dell’ex Thunder al quale è stato dato anche il FT sebbene sia stato lui a spazzare via con il braccio Biyombo proteso in stoppata.

Miles Bridges: 7

8 pt. (3/8), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 stoppate, +9 in +/- in 25:14. ¼ da tre punti. Praticamente è Taz. Lo ricorda nell’espressione del viso e la sua travolgente trottola spazza via tutto ciò che trova. L’energia che porta sul parquet serve alla a difesa (ottime chiusure, tempestive e intelligenti) e all’attacco anche se in serata non esplode in numero di punti ma lo fa bene, prima con un attacco frontale cambio mano e poi nel finale quando finta, va dentro, Lopez gli da le spalle convinto che Bridges vada verso il centro ma lui cambia passo e con un crossover anche direzione per andare in schiacciata a una mano a violare il ferro dei Wizards che in serata non è stato difeso benissimo. Sempre nell’ultimo quarto lo notiamo per una finta di tiro che adesca il difensore liberando Hayward in mezzo al quale il numero zero cede la palla per due punti facili.

Cody Zeller: 7

16 pt. (7/13), 13 rimbalzi, 2 assist, +11 in +/-. 1 TO. Sarebbe da 7,5 se non soffrisse i ganci di Lopez ma con 16 pt. e 13 rimbalzi in 24:01 dimostra che questi Wizards al ferro sono conciati peggio di noi . Tuttavia diamo merito a Cody che riesce a ottenere punti, segue l’azione, porta blocchi e se gli offrono palla nello spazio non si fa pregare ad attaccare. Ottima schiacciata in corsa a una mano nel primo tempo come due pt. su Mathews e mancherebbe il libero addizionale. Da fastidio e provoca situazioni nelle quali recuperiamo palla. Dopo l partita con Phoenix non bella, eccolo ritornare ad antichi splendori anche se i capelli sono molti meno ma la voglia di star lì è la stessa.

Caleb Martin: 6,5

7 pt. (3/6), 2 assist, -1 in +/- in 15:45. ¼ da tre punti. Anche Caleb, a parte un tiro da tre tutto da costruire ancora poiché ha limiti ed è poco confidente (basta vedere i tentennamenti dall’angolo dopo la tripla realizzata), gioca una buona gara tra pressing difensivo e un paio di buoni canestri. Utilizzato a sorpresa più a lungo del solito, sembra in difficoltà inizialmente, invece contribuisce alla vittoria con punti e un paio d’assist.

Cody Martin: 6,5

2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, +8 in +/-. 1 TO in 20:35. Anche lui porta pressione in difesa. Dopo una palla rubata cede dalla destra un pallone fulmineo a Zeller con un no look pass da antologia. Ottimo per far stancare gli avversari di turno. Sarà la voglia, l’altezza ma sembra passo dopo passo prendere velocità con i suoi muscoli a spingere con delle scarpette chiodate sul tartan.

Coach James Borrego: 6,5

Può andare. Buon piano partita e time-out corretti. Arrivano diversi raddoppi sin dall’inizio su Westbrook e anche se Hachimura in assenza di Beal esplode, i Maghi, sebbene sfruttino qualcosa con Lopez da sotto, scaricano a salve da tre punti. Buona idea di lasciare i centri di ruolo. Bastano due centri come i nostri per surclassare gli avversari.

Matchup key Vs Wizards

Matchup key game 46 (A cura di Filippo Barresi)

Russell Westbrook Vs Gordon Hayward

I Wizards arrivano a questo incontro dopo aver trovato la vittoria ieri notte contro i Pacers trascinati da un incredibile prestazione di Russell Westbrook.

La stella di Washington è in un ottimo stato di forma e non ha fatto rimpiangere l’assenza di Bradley Beal (in dubbio per questa notte).

Indiana ha decisamente sbagliato il piano partita nei suoi confronti e sarà compito di Hayward, Borrego e Bridges dalla panchina provare a contenere al meglio le sue iniziative.

Possibili svantaggi:

Il punto di forza di questa squadra sta nella spiccata vena offensiva dei suoi interpreti.

Coach Scott Brooks ha la possibilità di utilizzare diversi elementi per gestire l’attacco e così sarà anche con l’eventuale assenza di Beal.

Gli Hornets nelle ultime partite hanno alzato il livello difensivo sensibilmente e dovranno continuare su questi standard.

Possibili vantaggi:

La metà campo che più penalizza Washington è quella difensiva dove si registra una somma di disorganizzazione a livello di schemi e alla mancanza di personale adatto per incidere con continuità.

Mettere pressione a questa struttura poco stabile sarà l’obiettivo della gara, proprio come fatto nelle prime gare senza LaMelo Ball.

Totopaolo 15ª settimana

Il pronostico della 15ª settimana a cura di Paolo Motta.

Gli Hornets sono reduci da una settimana chiusa sul 3-1 con un paio di importanti vittoria a San Antonio e sulla rivale divisionale Miami sebbene l’ultima sconfitta all’OT con Phoenix abbia rappresentato una battuta d’arresto per la squadra di Borrego che per riprendere il filo e correre verso la post season dovrà affrontare altri quattro nuovi ostacoli questa settimana.

Andiamo a scoprirli:

Mercoledì 31 marzo ore 01:00 AM italiane @ Washington Wizards (16-28)

A dispetto del record negativo, i Maghi sono un avversario scomodo che negli ultimi anni ci ha sempre fatto penare – sebbene il primo match della stagione sia finito 119-97 per noi – ma nel Distretto le cose si complicano.

Guidati dalla coppia Beal (31.3 ppp) e Westbrook (21.4 ppp), gli Hornets dovranno rimanere concentrati per non incappare in un brutto passo falso.

Partita ampiamente alla portata considerata la scarsa difesa degli “stregoni” e la possibile assenza di Beal causa infortunio al fianco destro.

Venerdì 02 aprile ore 01:30 AM italiane @ Brooklyn Nets (31-15)

Reti pigliatutto a strascico sul mercato.

Dopo la trade che ha portato Harden a New York (ovviamente sponda ex franchigia ABA), i bianconeri si sono assicurati anche i lunghi Griffin e Aldridge formando un roster stellare.

Nella prima partita stagionale Charlotte sorprese le retine 106-104 ma quella pur fortissima Brooklyn, impallidisce rispetto a quella attuale che punta al titolo.

Sconfitta prevedibile sulla carta anche se Durant e Irving sono in dubbio.

Sabato 03 aprile ore 02:00 AM italiane @ Indiana Pacers (21-23)

I Pacers, alle prese con un’annata altalenante sembrano aver perso lo smalto di qualche stagione fa come testimoniato dall’unica vittoria nelle ultime sette partite casalinghe ma hanno vinto le ultime due di fila passando a Dallas 94-109.

Contro la squadra di Indianapolis sarà la terza (ed ultima) gara della serie con il parziale fermo sull’1-1.

Partita spigolosa, ci sarà da osservare in maniera speciale il tridente Sabonis, Brogdon, LeVert.

Considerato anche che l’incontro è in back to back, una sconfitta non mi sorprenderebbe.

Domenica 04 aprile ore 00:00 AM italiane @ Boston Celtics (23-23)

Primo scontro stagionale con i Celtics.

Sarà la partita degli “ex”, da una parte Walker, dall’altra Rozier, Hayward e Wanamaker (ebbene sì, anche il play di riserva degli Hornets ha militato nel titolato club biancoverde).

Negli ultimi anni abbiamo faticato ma quest’anno, visto il momento non brillante dei biancoverdi e il roster degli Hornets più competitivo rispetto a molte annate precedenti, ci sono possibilità in più per fare lo sgambetto alla squadra allenata da Brad Stevens, inoltre gli “ex” attualmente in forza ai Calabroni potrebbero sentire la partita.

Lo spettacolo è dietro l’angolo.

Mi sbilancio con un “2”.

Il pronostico della settimana: 2-2

Game 45 – Charlotte Hornets Vs Phoenix Suns 97-101 (OT)

Intro

Mi sono a volte chiesto se scrivere sul basket non sia stata una perdita di tempo rispetto ad affrontare tematiche più serie.

La domanda resta aperta ma perde di peso in alcuni suoi punti quando penso che basterebbe chiedere al “più grande eroe canadese” (così fu definito in Canada) se per lui correre fosse una perdita di tempo.

Terry Fox è un giovane nato nel 1958 quando a 19 anni scopre di essere affetto da un osteosarcoma, un tumore che dalle ossa si spande ad altri organi quali i polmoni.

Terry è un ottimo sportivo ma deve subire l’amputazione della gamba destra e praticare chemioterapia.

In ospedale vede soffrire e andarsene persone che entravano a far parte della sua vita e decide di far qualcosa perché ciò in futuro avvenga il meno possibile.

Terry così decide di unire la sua passione con l’utile e nel 1980 cerca di lanciare una campagna di sensibilizzazione correndo dall’Est all’Ovest del Canada ogni giorno per 42 km, una vera e propria maratona a tappe sostanzialmente.

Nonostante lo faccia su un arto e una protesi e il suo tentativo venga inizialmente ignorato se non accusato di essere solo una pubblicità egocentrica, le fortune cominciano a cambiare quando il proprietario della catena di alberghi Four Seasons, Isadore Sharpe, che ha perso un figlio per tumore si offre di aiutarlo creando un effetto farfalla.

La polizia inizia a scortarlo, per la gente il suo passaggio diventa un evento e qualcuno lo incita correndo insieme a lui.

A Toronto ci sono circa centomila persone ma dopo 143 giorni, nonostante i numerosi problemi fisici che ha deve fermarsi poiché inizia ad avere dolori al petto.

Portato in ospedale scopre di avere nuovamente il tumore ai polmoni.

Ha raccolto un milione e settecentomila dollari quando riceve nel settembre 1980 la massima onorificenza civile del paese facendo in tempo ad assaporarne il gusto ma la maratona non sarà da lui mai completata poiché Terry Muore il 28 giugno 1981.

A Fox vengono intitolate vie, strade, monete ed esiste ancor oggi una fondazione che persegue il suo obiettivo di raccolta fondi.

Forse in un’era che appare appiattirsi mediocremente su nessun valore la storia di Fox può essere considerata pazzia, novello Don Chisciotte ma può essere richiamata facilmente forse solo da altre “gesta epiche” di qualche sportivo del cuore e chissà che Rozier essendone un omonimo non ci regali un’altra serata magica serata.

Il messaggio di fondo per gli Hornets e nella vita è quello di non arrendersi, così lo riassume lo stesso Isadore Sharp tributando a Fox l’onore di aver fatto partir qualcosa di speciale: “Terry è stato come una meteora che passa nel cielo, la cui luce viaggia al di là della nostra vista. Una luce che ancora brilla, nella notte più buia.”

Analisi

Charlotte affrontava la seconda corazzata a Ovest cercando di mantenere imbattuta dopo la pausa la propria arena.

La squadra di MJ cerca di alzare il ritmo nel primo tempo dei Suns che non sono eccessivamente a proprio agio nel farlo così i primi 24 minuti si chiudono in perfetta parità.

Il rientro sul parquet degli Hornets è diesel, la squadra viene colpita da un parziale di 0-11 quando abbassa il ritmo e investita anche da alcune decisioni dubbie che sfoceranno in vere e propri controversi fischi nell’ultima frazione quando gli Hornets, alla disperata rincorsa dopo aver accumulato un ritardo di 16 punti con la panchina dei Suns già a festeggiare visto il quintetto inedito e con tre guardie posto sul parquet da Borrego, riusciva a rientrare.

Da un canestro, a mio avviso annullato ingiustamente a Bridges in alley-oop, dal possibile -3 si passava al -8 grazie a due punti di Booker ma Graham riusciva con 8 punti a portare la partita al supplementare prima di forzare la palla della possibile vittoria sbagliandola.

All’OT Mikal Bridges spareggiava la partita, l’altro nostro Miles commetteva un fallo ingenuo su CP3 3 e sul -5 era ancora Graham a realizzare la bomba della speranza.

Nel finale Graham si profondeva per il recupero toccando palla a CP3 che sul tuffo del n° 4 calciava la sfera fuori.

Charlotte, ancora una volta affidava a Graham la palla ma il suo tiro non proprio in equilibrio non entrava e sul finire, nonostante da una sua deviazione sembrava potesse nascere la transizione del nuovo pari, arrivava il recupero di Phoenix con CP3 in lunetta a mandare oltre il possesso i Suns che se la cavavano dopo una partita tiratissima.

In negativo da segnalare a mio avviso l’uso smodato che Borrego è tornato a fare della small ball perpetuando anche un gioco con il centro sul perimetro che non ha aiutato sotto le plance spesso dove i Soli sono riusciti a sfruttare meglio le seconde possibilità a rimbalzo offensivo con un 16-21 pro Suns nell’OREB.

Questo tipo di gioco ha sfibrato P.J. Washington nell’impegno difensivo, apparso in attacco più che opaco.

A condannare Charlotte anche il 16/23 dalla lunetta mentre i Suns hanno tirato meglio (a Phoenix era avvenuto il contrario).

Gli Hornets non hanno saputo sfruttare il misero 20,0% di Phoenix da tre punti contro un 30,9% superiore ma scarso.

Mentre gli Hornets hanno contenuto Paul a 16 pt. (in media) ma solo un assist, Booker è esploso con 35 punti aiutato da 14 pt. e 14 rimbalzi di Ayton. Mikal Bridges ha chiuso con 13 punti anticipando Craig con 9 mentre 2 sono stati i punti di Crowder con uno 0/9 al tiro…

Charlotte perde in crunch time dopo tanto tempo ma esce a testa alta e con qualche recriminazione sebbene di errori ve ne siano stati su entrambi i fronti.

La squadra c’è ma Borrego deve gestirla meglio…

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Balzava più lesto sulla sfera il centro dei Suns che dava la possibilità ai suoi di portare il primo attacco chiuso in maniera vincente da Booker con una tripla frontale.

Graham, replicava a 11:23 alla stessa maniera trovando il pari prima che i contatti di Ayton su P.J. finissero per dargli una piccola separazione sul gancio del 3-5.

Charlotte sorpassava con Rozier che zigzagava invertendo la rotta per ricevere il passaggio del perno/schermo Biyombo.

Alla prima tripla seguiva la seconda a 8:54 per il 9-5 ancora con la firma di Rozier.

Booker batteva Biz sul tiro ma il congolese imbeccato sotto canestro si elevava come una ballerina per depositare un elegante reverse a una mano anticipando a 7:55 il canestro di Graham che dal runner lasciava partire l’arcobaleno perfetto per il 13-7.

La reazione dei Suns li portava sul -2 prima che una finta nel pitturato di Hayward valesse due liberi (a segno) a 6:37.

Mikal Bridges pescava Ayton in alley-oop e Paul pareggiava a quota 15 ma gli Hornets riprendevano il vantaggio con l’entrata in diagonale di Hayward che fintando il passaggio a sinistra addormentava e passava il guardiano Ayton così il deposito finale era facile.

Ancora palla dentro per Ayton e nuovo pari per i Suns.

Gli Hornets provavano a staccarsi con tre bombe sul medesimo possesso ma nessuna andava a segno tuttavia Charlotte conquistando anche il terzo rimbalzo offensivo andava dentro con Bridges dalla baseline destra per un reverse vincente.

Un pull-up di Rozier su Ayton valeva il +4 che resisteva poiché Saric, spinto via Hayward sotto canestro riusciva solo a colpire il ferro così lo stesso Terry ne approfittava segnando da tre punti il +7.

Sbarazzarsi così semplicemente dei Suns però non era così semplice e il secondo rientro in orbita dei Soli passava per una tripla di Booker che ai 24 realizzava il 25-23 prima che Bridges decidesse di fulminare la difesa di Phoenix con un cambio passo che ne esaltava lo stacco e la thunder jam di destra.

Paige dal corner destro trovava il -1 ma Hayward ritoccava sul 29-26 il finale di primo quarto.

2° quarto:

Ci mettevano un po’ le squadre a segnare il primo canestro della seconda frazione.

Accadeva che sull’entrata con scarico di Graham nel pitturato, Saric mancasse l’anticipo e Zeller, agganciata la palla in qualche maniera appoggiasse in mezzo a tre difensori poco reattivi il 31-26.

Graham dava una spinta in più con una confidente tripla per il +8 ma Charlotte cominciava a subire anche perché Caleb Martin non solo non è Monk ma faceva anche danni.

Paine con un two and one cominciava la rimonta che Mikal Bridges in corsa completava con sorpasso a 8:49 per il 34-35.

A 8:34 Craig mancava due liberi ma lo stesso Mikal Bridges estendeva il parziale sullo 0-11…

Era Cody Martin da fermo con una caparbia alzata oltre il corpo di Saric a far piovere la sfera nella retina per il -1 e ancora lui ad intercettare un lob per ripartire in coast to coast, depistare in crossover CP3 e appoggiare in fing and roll il 38-39.

Partita molto equilibrata che aveva cambi di squadra leader frequentemente: Paul da due, Rozier in tap-in, floater di Paul, reverse layup di Hayward e tap-in di Mikal Bridges su errore di Booker fino a che a 3:26 Cody Martin non incocciava sull’incrocio di CP3 per andar a battere due liberi che splittati impattavano la partita a quota 43.

Booker e Paul dalla lunetta portavano avanti gli ospiti sul 43-46 ma a 2:09 un fallo di Booker in uscita dallo schermo su Graham valeva il pari per il nostro numero quattro in lunetta.

Peccato che P.J. mancasse due liberi e che Booker dopo l’errore da due fosse perso in angolo sinistro sulla medesima azione e ancora una volta il ferro si dimostrasse benevolo con i rimbalzi risucchiando almeno il terzo tiro di quel genere dei Suns mentre agli Hornets ne erano già usciti un paio.

La precisione non mancava però a Graham che in palleggio tambureggiava freneticamente prima di spostarsi con il teletrasporto a destra e colpire in ritmo con un velocissimo tre che chiudeva il punteggio nel primo tempo.

49 pari, partita in bilico ancora tutta da giocare con gli Hornets a provare a metterla più sul ritmo.

3° quarto:

Charlotte rientra abbassando il ritmo nel secondo tempo e subisce dal canestro di Paul dalla sinistra su Biyombo – con rimbalzo sul ferro a scavalcare lo stesso – alla tripla di Paul a 9:02 un parziale di 0-9 che porta avanti la squadra dell’Arizona 49-58.

Booker dalla baseline batteva Hayward estendendo a 0-11 il parziale e dopo alcune azioni controverse con falli fischiati in attacco a Charlotte e Phoenix, Bridges, nel tentativo forse di andare a prender posizione, rifilava una gomitata a Crowder.

Gli arbitri interrompevano la partita per un discreto numero di minuti, infine, propendevano per un tecnico (battuto e segnato da Rozier) a Crowder e Flagrant 1 a Miles con due liberi e un possesso per gli avversari che portavano a casa 4 punti dalla lunetta allungando sul 50-64 nel momento più drammatico di una Charlotte incapace di segnare.

La tripla di Hayward dal corner destro interrompeva la stregoneria della difesa di Phoenix mentre P.J. stoppava lo “scarpette gialle” di Phoenix e sul ribaltamento Rozier resisteva allo strappo di CP3 e metteva dentro di sinistro con palla che girava sul ferro prima di entrare.

Difficile rientrare se Booker segnava ancora (55-66) ma gli Hornets ci provavano a rientrare con una putback dunk di Bridges (errore di Hayward al tiro) un two and one di Miles a 4:03 (altro errore di Hayward al tiro) e anche Cody Martin riusciva a prendere un rimbalzo costringendo Crowder al fallo ma il suo ½ aiutava a metà per raggiungere il -9 (61-70).

Anche Rozier a 2:24 splittava quindi arrivavano un reverse di Miles e una steal di Cody Martin su un bad pass di Craig, sulla prosecuzione il tiro di Martin era fortunato e portava la partita sul 66-72.

L’ingresso di Wanamaker dava poco e il quarto terminava con un +9 Suns (67-76).

Cody Martin in entrata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

4° quarto:

Hornets alla disperata nell’ultimo quarto ma la panchina aiutava poco la causa nel complesso finendo sul -16 (67-83) con una formazione da small ball completamente sballata.
Graham a 9:55 indovinava la tripla e Rozier realizzava il 72-83.

Bridges con la dunk a una mano sopra il ferro a 8:31 faceva raggiungere agli Hornets quota 74 superata dallo stesso Bridges in alley-oop sull’assist di Cody Martin.

Il 9-0 run dava qualche speranza che sembrava infrangersi sulla tripla del -10 ma a 5:02 Rozier colpiva da tre per il 79-88 a 4:19 Bridges imitava il compagno per l’82-88.

Charlotte potrebbe andare sul -3 ma sulla transizione con alzata altruista di Rozier per Bridges la terna valutava che il nostro numero zero non avesse la continuità sull’azione poiché il fallo dell’ex Wake Forest era stato commesso prima che questi toccasse la palla, quindi niente two and one ma solo rimessa laterale.

Onestamente rimango dell’idea che questo giudizio per il metro NBA (anche visto in partita) rimanga ipocrita.

Gli Hornets sembravano crollare quando Rozier mancava il tiro mentre Booker trovava l’angolazione giusta per battere P.J. Washington.

-8… a questo punto entrava in scena il Deus ex machina di Charlotte Graham che in penetrazione si affidava agli angeli per mandar dentro una palla contrastata fino all’ultimo dal difensore e poi a 1:21 e :33.5, mentre la difesa teneva in qualche maniera, catapultando dalle opposte diagonali due triple che facevano 6 punti, pareggiava la partita.

Booker mancava il tiro contro Miles ma l’ultima possibilità era mancata da un Graham che sentendosi caldo andava da solo non coinvolgendo la squadra.

OT

Charlotte entrava meglio mentalmente nel supplementare ma subiva due liberi di Booker a 4:15 (sullo step-back P.J. aggressivo andava a toccarlo in chiusura) ma ecco il pari di Hayward che a 3:37, lanciato in transizione, sbatteva su Booker che tagliandogli la strada in corsa commetteva fallo.

Sul 92 pari la sfortuna di Charlotte era che Mikal Bridges indovinasse la tripla dalla sinistra.

Hayward mancava il tiro, altrettanto da oltre l’arco faceva Phoenix con Bridges e Crowder, P.J. non in ritmo prendeva un open tre corto e Graham era leggermente impreciso nell’alzata per Miles che toccava con le due mani la sfera senza riuscire a farla finire dentro.

Un fallo di Miles con il braccio troppo avanti in marcatura su CP3 provocava due liberi quando Paul, semplicemente alzando le braccia disegnava il contatto per il -5 ai liberi.

Rozier mancava la tripla ma Booker, raddoppiato dallo stesso Rozier in angolo a metà campo, andava in panico lanciando un pallone raggiunto da Hayward e capitalizzato da Graham a :45.8.

La pressione di Charlotte valeva la steal: Graham toccava la sfera a Paul che calciandola involontariamente in rimessa laterale dava a Charlotte la possibilità del pari o del vantaggio.

Graham provava ancora a far da solo ma falliva una tripla con poco equilibrio contrastata da Mikal Bridges.

A pochi secondi dalla fine, il botta e risposta ai liberi tra Booker e Graham valeva il 97-99 a :08.3.

Sul lob da rimessa laterale di Phoenix Graham riusciva a toccare la palla ma quando Rozier sembrava potesse avanzare da dietro Crowder toccava palla e così si finiva per dover commettere fallo su CP3 che a :03.2 non falliva i liberi portando oltre il possesso la squadra di Monty Williams per il 97-101 che interrompeva una lunga serie di successi degli Hornets in crunch time senza togliere però il merito all’impegno della squadra.

Devonte’ Graham: 6

30 pt. (9/21), 1 rimbalzo, 3 assist, -9 in +/-.4 TO. Fa e disfa, i genitori danno al diciottenne talentuoso pilota le chiavi della macchina. Borrego si affida a lui che sembra on-fire, percorre i vicoli su sue ruote segnando 8 punti nel finale incrociando le due triple del pari (7/16 da tre punti) poi ridà speranza nell’OT con 5 punti finendo a quota 30 ma congela un pallone che andava giocato con la squadra sul finire del quarto periodo ed esagera con un paio di triple sentendosi invincibile. Va bene non aver paura ma giocare un attacco ragionato negli ultimi secondi dovrebbero essere le istruzioni di Borrego, invece no. Lui esagera e va a sbattere fornendo pochi assist ai compagni in serata. L’impegno difensivo c’è, non è incredibilmente efficace ma nel finale compie un ottimo lavoro su CP3 toccandogli la palla e poi in tuffo recuperando la sfera che finisce fuori per l’ultimo tocco dell’ex Clipper. Difficile assegnargli un voto per la meraviglia di partita che ha fatto e la sciagura su quel paio di azioni che avrebbero potuto farci vincere.

Terry Rozier: 6

22 pt. (8/19), 10 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, +9 in +/-. 4 TO. Alcuni canestri dal lato e dalla diagonale da tre punti notevoli scavalcando Ayton ma il 4/12 da fuori abbassa le sue medie, inoltre nel crunch time sbaglia un tiro importante. La determinazione c’è (anche quando resiste al tentativo di Paul di strappargli la palla finendo per segnare di sinistra) la precisione non sempre. Sembrato fuori ritmo e stanco dall’applicazione difensiva non riesce a essere il solito uomo in più che emerge nel momento decisivo anche se causa la tripla di Graham andando a raddoppiare Booker in OT.

Gordon Hayward: 5,5

15 pt. (4/15), 6 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, +1 in +/-. 1 TO. Discreto primo tempo con iniziative atte a chiudersi al ferro o in lunetta poi stenta un po’, perde un po’ ritmo e tiro. Sono queste le partite che mi aspetto di veder giocare meglio dall’ex Celtic. Un uomo della sua caratura non può rimanere troppo avulso dal gioco. Nell’OT segna due liberi e recupera una palla preziosa ma non basta per lui.

P.J. Washington: 5,5

0 pt. (0/7), 12 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 2 stoppate, +4 in +/-. 2 TO. 5 PF. Passo indietro deciso per P.J. che ha la complicità di Borrego a mio avviso. P.J. va a prendere chiunque, anche chi ha un passo più veloce, vedi Booker che ogni tanto lo saluta o lo batte ma P.J. in generale fa una buona prestazione difensiva catturando rimbalzi, dando qualche stop e due stoppate oltre a due steal. Il problema è l’attacco dove arriva appannato e affannato, sbaglia tutto ciò che c’è da sbagliare compresi due liberi e una tripla aperta senza ritmo nell’OT. Finisce con zero punti. Partita controversa.

Bismack Biyombo: 5

2 pt. (1/2), 4 rimbalzi, 2 assist, -9 in +/-. 2 TO in 15:11.Gioca poco e viene punito dai tiri di CP3 che usa il palleggio e il tiro rapido per batterlo sul tempo. Troppo basso fatica su Ayton, troppo alto è inutile in difesa. A parte l’elegante reverse in attacco non combina nulla oltre un paio d’assist.

Miles Bridges: 7

18 pt. (8/13), 12 rimbalzi, 1 assist, +7 in +/-. 4 TO. Parte male poi si esalta a suon di schiacciate e alley-oop. Peccato per qualche TO di troppo, un 1/5 da tre e il fallo su Paul nel finale, evitabile. Diverse buone difese e ben 12 rimbalzi (5 offensivi che gli portano punti) sprecando poco in attacco.

Caleb Martin: 5

0 pt. (0/1), -4 in +/-, 1 TO in 3:11. Sciagura. Fa più danni della grandine in poco tempo sbagliando anche un layup in torsione che nell’idea originaria avrebbe dovuto essere forse una dunk da all-star game. Quasi impossibile da commentare a parte la rubata. Monk, torna presto.

Brad Wanamaker: 5

0 pt. (0/0), -7 in +/-, 1 TO in 3:46. Altro elemento che entra sul parquet inutile. OK, è spaesato poiché è alla prima ed entra in un quintetto allestito in maniera inguardabile ma anche lui partecipa con una palla persa in maniera inguardabile. Il talebano del parquet fa esplodere solo la pazienza dei fan.

Cody Martin: 7

8 pt. (3/6), 6 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, 1 stoppata, -7 in +/-. 1 TO. Gran partita in pressione su Paul e non solo. Si lancia sui palloni e sull’avversario non temendo nulla. Conquista 6 rimbalzi andando anche a battere dei tiri in lunetta. Peccato faccia solo un 2/4. Gioca per la squadra e in 26:15, 13 minuti esatti meno di Graham, offre un assist in più del compagno. Incarna lo spirito di questa Charlotte.

Cody Zeller: 5,5

2 pt. (1/1), 1 rubata, -5 in +/- in 11:24. Qualcuno gli dica che non è vietato prendere un rimbalzo. Oggi se ne dimentica. Posso capire che con due centri nella forma odierna tenti di far giocare P.J. ma giacché in attacco danno poco e in difesa faticano a rimbalzo, l’acerbo Carey Jr. siamo sicuri sia poi così peggio?

Coach James Borrego: 5

Sbaglia tatticamente nel proporre poco un centro. I Suns mangiano in testa alla sua squadra e capitalizzano cannibalizzando la patita. Graham gliela risolleva ma poi come l’aveva ripresa la getta via. Sono favorevole a qualche libertà presa dai giocatori ma devono giocare anche con intelligenza e nei momenti decisivi sarebbe preferibile muover palla anziché congelarla. Più performanti sull’arco ma vulnerabili in mezzo.

Matchup Key Vs Suns

Matchup key Game 45 (A cura di Igor F.)

Gordon Hayward Vs Chris Paul

Phoenix si presenta a Charlotte praticamente integra e altissima in classifica a minacciare l’imbattibilità degli Hornets del dopo Ball.

Charlotte ha Monk e P.J. Washington in non perfette condizioni fisiche (primo out secondo i last minute e secondo presente) dopo la battaglia contro Miami ma può vantare sul fattore campo e sull’esperienza di Gordon Hayward da contrapporre a quella di Chris Paul, giocatore simbolo ai New Orleans Hornets.

L’eterno CP3 è il cervello al centro di un trittico dove Booker è il braccio armato e Ayton rappresenta la materia fisica.

Ovviamente lo scontro tra il play dei Suns e l’ala degli Hornets sarà solo a distanza, non intendendolo come un vero e proprio matchup key, un duello fisico.

Probabilmente Gordon potrebbe essere adattato su Booker difensivamente alternandosi con Rozier e Biyombo sul possibile maggiore problema di Charlotte.

Possibili svantaggi:

Messa in conto la vena offensiva di Booker da limitare, il gioco dal mid range di Paul potrebbe dare problemi a Graham che passerà probabilmente il testimone in partita a un cambio più difensivo come Cody Martin.

Potrebbe essere un terzo mini-fattore Ayton che darà una mano al restante gruppo, rispettabile ma non eccelso.

L’attacco dei Suns è solo 26° per ritmo ma non fatevi ingannare, con al centro del gioco CP3 diventa ragionato ed è secondo con il 48,8% per efficacia così sarà un valido test per i nuovi compatti Hornets.

La difesa dei Suns concede solo 107,3 punti a partita ed è terza.

Possibili vantaggi:

La perdita di Ball dovrà essere compensata anche con attacchi al ferro di altri giocatori poiché i Suns non sono grandissimi stoppatori (26° posto) sebbene abbiano una difesa attenta che a oggi si è dimostrata non semplice da superare.

L’attacco degli Hornets potrebbe allungare e stressare i Suns anche dal perimetro con un gioco di passaggi giacché i Soli sono al ventiseiesimo posto in palloni rubati.

Costruire buoni tiri e avere tiratori in serata sarà fondamentale per Charlotte che si affiderà a verve ed esperienza per provare a sovvertire anche i pronostici pro Suns.

“Enemy” vintage

Anni ottanta, dopo il tramonto il Sole è risorto su Superbasket.

The life after Ball

Intro

“Adesso che la scienza è sacra chi ci salverà da noi stessi?” recitava Kevin Grivois (al secolo Ké) in una poesia maledetta in musica.

Strange World forse è un brano ormai disperso nelle nebbie del tempo che all’epoca riscosse un grande successo in Italia.

Questa frase sottende a più concetti.

Dalla caduta di ogni ideale con la punta dell’iceberg consistente nella “morte di Dio” (Nietzsche) al lancio illimitato della tecnica come elemento indispensabile alla scienza per il suo continuo sviluppo.

In tutto questo pare che la nostra decadente società abbia abbandonato qualsiasi idea d’umanesimo.

Per uscire dal Medioevo, sulla nostra penisola grazie al Petrarca e altre illuminate figure, si era passati a mettere al centro l’uomo riscoprendo i classici, oggi, in una società che persegue l’idea centrale artefatta degli affari, l’essere umano è stato scisso e ucciso insieme alla natura (primo elemento centrale della speculazione filosofica) così la persona vale pari a quanto il suo portafogli riesca a coestendersi al proprio braccio in genere.

Prima di analizzare gli aspetti positivi (principalmente) che hanno permesso agli Hornets, prima di rimanere – impensabilmente per gli analisti – in scia playoff, poi di installarsi in quarta piazza a Est oggi ecco…

La copertina

Nota sulla copertina – anche se un mio amico “poeta” dice che le poesie non si spiegano – posso permettermi di farlo dovendo parlare della copertina e non di poesia.

La copertina unisce il tipo di gioco creato da Borrego (un gioca e lascia giocare) fino alla perdita di Ball.

Questo pezzo sarebbe dovuto uscire integralmente prima della partita con San Antonio per un sito online ma essendo non completamente conforme alla linea editoriale questa – a mio avviso – indispensabile parte che era la causa mentre i numeri rappresentavano l’effetto, risulta mancante.

Con i Calabroni secondi (al momento in cui scrivevo) per assist sfornati a partita (27,2) e trentesimo (28,2) per quelli subiti a creare un gioco godibile ma non sempre ottimale la squadra galleggiava nel mucchio selvaggio delle pretendenti a Est.

Avendo sviluppato uno stile poco asettico poiché la vita e lo sport possono essere anche comunicanti come un’osmosi, il perché di questo trait d’union è presto detto…

Il Crazy Hornets indicava – oltre a essere al di sopra delle più rosee aspettative – il tipo di gioco offensivo e difensivo praticato da Borrego, rifacendo il verso graficamente al celebre Crazy Horse, il famoso locale di cabaret parigino, conosciuto soprattutto per gli spogliarelli di avvenenti giovani ragazze.

Questo mi porta ad addentrarmi in un altro simbiotico paragone, quello dell’analisi sugli Hornets, il behind the scenes con al centro la psicologia (fattore troppo sottovalutato in ogni campo umano oggi quando tutto è pervaso di analisi pseudoscientifiche).

Se oggi tutti gli analisti pensano a considerare soltanto i numeri scordandosi l’aspetto fondamentale di qualsiasi sportivo che si rispetti (quello motivazionale), penso che alla stessa maniera a nessun avventore del locale interessino le motivazioni per le quali tutte quelle Donne abbiano deciso di intraprendere quel percorso che sovente è anche ipocritamente malgiudicato portando forme di giudizio irrispettose nei loro confronti mentre bisognerebbe utilizzare un approccio da storico alla ricerca del saper e capire prima di giudicare.

Nella schizofrenica giostra perpetua e gaudente abbiamo dimenticato molte cose ed ecco trasalire l’altra figura che si staglia sul fondale della copertina, quella di Cavallo Pazzo, la mitica leggenda indiana giunta fino a noi che combatté coraggiosamente le forze federali di Washington, nella “Guerra di Nuvola Rossa” fino alla sua morte a 37 anni.

“La sindrome dell’indiano” ben simboleggia la presa di posizione in favore dei deboli sui forti, la sfida al potere che oggi è sempre più impari nell’era dei mastodontici colossi e agglomerati commerciali che decidono tutto avendo spazzato via ogni forma di resistenza.

Psicologia

Con le dovute proporzioni, in NBA, Charlotte è di sicuro attualmente l’outsider che vorrebbe sovvertire lo scontato pronostico anche a giudicare dalle tre vittorie arrivate nella life after Ball.

Inoltre debbo dire che dappertutto mi sarei aspettato di trovare forme di resistenza al pensiero unico meno che nel dorato mondo della NBA.

Già, perché se gli Hornets hanno stupito molti a livello di risultati e di godibilità di gioco, ancora più imprevedibile è la filosofia sposata da Borrego e dal suo staff quando parliamo di lavoro e impegno.

Il Covid-19 ha atomizzato i vecchi concetti scombinando gli schemi assunti sino a oggi come metodologia per migliorare le proprie prestazioni.

Con i giocatori che due volte al giorno (la mattina presto e alla sera) sono obbligati a stravolgere il loro normale iter per sottoporsi ai test rilevatori del virus allo Spectrum Center e una stagione che da condensata diventerà invivibile (37 partite in 67 giorni per i Calabroni, virus permettendo), coach James e il suo staff hanno rielaborato strategie per sopravvivere e pare che né datore di lavoro e GM abbiano da obiettare.

Borrego capisce come tutto ciò si sia aggiunto all’usura fisica e mentale quindi ha deciso di rielaborare le routine.

Gli imenotteri sono passati gradatamente a un ritmo ridotto nel blocco in viaggio di sei partite contro team di Western Conference quando sui quattro giorni di riposo in tre sono stati cancellati gli allenamenti formali (comprese le sessioni di tiro) riservati solo su base volontaria ai giocatori maggiormente fuori dalle rotazioni.

P.J. Washington, Cody Zeller e Devonte Graham sono rimasti fuori per alcune partite nel road tour e i Calabroni sono arrivati consumati fisicamente a livello di rotazioni.

Le visioni dei video per preparare la partita sono state tagliate su suggerimento dello staff.

“Non possiamo visionare video della durata di un’ora. È semplicemente troppo per i ragazzi in questo momento. C’è una fatica mentale, una fatica fisica, non solo per noi, ma per tutte le persone coinvolte in pandemia.”

Insomma, l’entourage degli Hornets ha fatto proprio il motto: “Mens sana in corpore sano”, va da sé che Borrego non cambierà le cose in corsa per scaricare la difesa a zona o inserisca nuove manovre all’offensiva di Charlotte.

“Voglio che questi ragazzi crescano e si sviluppino, ma la finestra per far questo non è la parte restante della stagione.

“Non cercherò di aggiungere altro (al playbook). Faremo ciò che facciamo, essere ciò che siamo. “

Perfezionare l’esistente sarà quindi il credo di Borrego per raggiungere la seconda parte della stagione.

Borrego, che dal punto di vista difensivo sta crescendo, ma ancora delle lacune, ha però instillato nei suoi ragazzi una reazione automatica.

Il gruppo si è compattato ancora di più dopo l’infortunio di Ball e in tutta umiltà e pragmatismo ha cominciato a difendere e San Antonio, Houston e Miami ne hanno fatte le spese.

Il tremendo calendario degli Hornets e l’inesperienza della giovane green line (attualmente quello dei teal & purple era il terzo roster più giovane di tutta la NBA, ecco perché l’inserimento di Wanamaker) potrebbero giocare a sfavore della squadra ma Borrego che sotto questo aspetto si affiderà soprattutto a un verde più scuro e deciso (quello degli ex Celtics Hayward e Rozier) per portare a casa dopo cinque anni una partecipazione a una serie playoff.

Il coach immagina anche di dare una rotazione più profonda al match per non consumare i giocatori chiave giacché diversi elementi della panchina si stanno dimostrando all’altezza.

“Non posso usare otto uomini a notte. Dovrò girare con nove costantemente e alcune notti anche con dieci.”

Per il resto il coach sta cercando di svolgere il suo ruolo in chiave psicologica:

“Sii presente in quelle due ore (alludendo a una partita). Dai il meglio di te. Rimani concentrato. Fai il tuo lavoro”, che sull’ultima frase personalmente direi potremmo tradurre con “divertiti”…

L’instabilità e la poca solidità di Charlotte saranno i lati negativi della squadra ma i Calabroni hanno mostrato di poter trascinare dalla loro parte qualsiasi partita (nove vittorie vittorie su nove negli ultimi arrivi punto a punto) comprese quelle considerate impossibili da rimontare (a Miami, con Golden State e a Sacramento oltre il fotofinish con gli Speroni) grazie alla loro determinazione e al coinvolgimento del gruppo.

“Devo essere consapevole del fatto d’avere una squadra molto giovane che sta per essere messa alla prova” ha detto il coach che chiosa: “Chiedere di più a se stessi, chiedetevi di più l’un l’altro.”

La sfida contro “l’eccedente della tecnica” (Charlotte ottimizzerà al ribasso) è lanciata, gli Hornets al di fuori dalle partite da giocare duramente hanno bisogno di ritrovare l’uomo e freschezza confidando che questa strategia si riveli intelligente e porti frutti (basterà a scalare l’insormontabile montagna dei difficili impegni contro avversari ostici?) insieme all’aspetto motivazionale per scardinare due dei mantra distopici del nostro secolo, quella tecnica che come il prometeico fuoco è sfuggito di mano agli uomini e quello dei numeri che non sono immutabili, non sono stati gettati lì da qualche strano Dio ma possono essere modificati e plasmati in innumerevoli contesti.

Parte tecnica

Insieme a coach Matteo Vezzelli – che ringrazio per la parte tecnica – abbiamo quindi analizzato qualche situazione nelle ultime tre partite che ha portato Charlotte a essere capofila delle pretendenti all’ultimo posto per avere il vantaggio del fattore campo ai Playoff 2021.

La classifica è corta, molte squadre sono più quotate ma i Calabroni vanno sul parquet e giocano…

Difesa

Azione 1:

Qui vediamo subito una difesa contro San Antonio: la difesa varia da 2-3 a 3-2 ma il fattore principale da considerare è che questa non è la solita difesa a zona di Borrego ma una a uomo sebbene i continui cambi portino gli adattamenti. Sullo scambio tra Gay e White con il secondo a ricever palla gli Hornets cambiano marcatura con P.J. sempre sul portatore di palla che penetra su una uomo molto flottata che serve a coprire il pitturato. Lo scarico di White, raddoppiato al ferro, trova Gay in angolo con Monk a coprire due eventuali tiratori. Alla fine il n° 22 degli Spurs è costretto a tirare ai 24 ma il close-out di Malik impedisce una maggior precisione.

Azione 2:

Difesa 2-3 di Charlotte con il flottante Rozier che da un aiuto a Biyombo nel tenere DeRozan, il quale scaricando in angolo trova Gay che in penetrazione viene accompagnato da Monk sul fondo mentre le eventuali linee di passaggio (opzione ignorata dal n° 22) sono chiuse da maglie teal. Alla fine Cody Martin esalta la difesa ponendosi davanti al semicerchio confermando di essere uno dei leader in NBA per quanto riguarda le situazioni di sfondamento subite.

Azione 5:

Ancora Biyombo alto (visto svariate volte in queste partite) a contrastare l’uomo di punta avversario: Wall. L’ex Wizards lo sfida al tiro fallendo la conclusione. Qui possiamo vedere pregi e difetti di questo tipo di difesa con il lungo che potrebbe guidare Wall in una posizione dove dovrebbe arrivare un aiuto oppure semplicemente come accade in questo caso, utilizzare al sua lunghezza per dar fastidio al tiratore. D’altro canto i Rockets guadagnano il rimbalzo con un Rozier stranamente disattento nel tagliafuori mostrando anche la carenza di cm se il lungo è portato sul perimetro.

Attacco

Azione 3:

Charlotte prova a imbastire l’azione con la classica mezza ruota che caratterizza diversi avvii d’azione a difesa avversaria schierata ma la difesa di San Antonio è attenta a non concedere l’hand-off a Hayward che si disinteressa della sfera non avendo vantaggi così P.J. rivolge le sue attenzioni verso Rozier che va a giocare un pick and roll statico sul quale la difesa cambia. Tanto basta a Rozier per prendere un metro di vantaggio con lo step-back e colpire da tre spareggiando la partita e dimostrando di essere il valore aggiunto della squadra.

Azione 4:

Una delle importanti giocate in transizione per gli Hornets che con Graham percorrono il campo: passaggio dalla punta all’indietro per il rimorchio di P.J. che sovrapponendosi al play viene chiuso in raddoppio mentre Graham, portatosi in posizione di ala, va a ricevere il passaggio sul nuovo scambio da Washington colpendo con un open catch n’shoot per tre punti.

Azione 6:

Drag pick and roll con Rozier (palla in mano) e Biyombo che attaccano dinamicamente l’area mentre sul lato Graham va in angolo e Hayward sale a liberargli lo spazio così, mentre la difesa di Miami è in soprannumero per chiudere la penetrazione, Terry scarica il passaggio in uscita al liberissimo Hayward che fa centro indisturbatamente.

Azione 7:

Altra transizione con palla spostata rapidamente sul lato opposto da Rozier a Graham per P.J. Washington che dalla sinistra attacca il centro prendendo in controtempo Duncan Robinson (l’uomo che accennava a inizio azione il raddoppio su Rozier).

L’ala degli Heat oppone una sgangherata resistenza ed è facile a quel punto per P:J. andare ad appoggiare.

The life after Ball

Come avevamo già scritto, LaMelo è diventato cervello e braccio armato di questa squadra.

Dalle sue mani passa la maggior parte delle iniziative dei Calabroni che hanno potuto, seppur con enormi difficoltà, aggiungere atipicamente la soluzione del gioco nel pitturato che – in maniera diretta o per via della capacità di facilitatore del nostro numero 2 – continuano a creare vantaggi per gli esterni ma anche per i nostri limitati lunghi.

La duttilità di LaMelo ha permesso a coach Borrego di snellire, rendere più fluido l’attacco togliendo responsabilità a Hayward e Rozier (il secondo sta vivendo la miglior stagione in carriera tirando con il 41,9% da tre punti), enfatizzando di riflesso i loro punti di forza lasciandoli più integri e meno affaticati nei finali.

I due sono tornati ad assumersi responsabilità maggiori con l’assenza di Ball, Rozier ha chiuso con 11 assist la partita contro Miami e Hayward nella stessa partita ne ha smistati nove con P.J. Washington, passatore secondario da non sottovalutare.

Sebbene le intuizioni di Ball dovute al talento personale e alla visione di gioco abbiano reso più semplice l’attacco, i “nuovi” Calabroni stanno comunque onorando il gioco d’attacco con schemi abbastanza semplici ma efficaci.

Se il recente pezzo “Game Over?” si chiudeva con un punto interrogativo lasciando aperti varchi, spiragli di luce dovuti alla reazione della squadra, sono felice di aver messo quel segno.

Pur consci delle aumentate difficoltà, ogni giocatore si è preso le proprie responsabilità, in primis chi è andato a sostituire proprio Ball che sta ritrovando feeling con il parquet dopo aver abbandonato le paure di inizio stagione.

Graham è riemerso dalla panchina aggiungendo quelle triple richieste da Borrego ma per garantire più difesa, esperienza e una palla maggiormente in cassaforte (vedere Graham nel finale con Miami e i suoi TO) è arrivato Brad Wanamaker, play del quale Golden State si è sbarazzata felicemente per pagare meno denaro in luxury tax visto che l’annata per il titolo ai Warriors pare proibitiva e l’ex “italiano” non sposta così tanto di certo.

La difesa si è compattata.

La soluzione con Biyombo (che scherzando avevamo definito come panettiere per via delle sue mani a pala poco educate ma anche per una certa staticità) sul perimetro è stravagante ma spesso efficace (il congolese si muove molto di più oggi) anche se mostra qualche risvolto negativo tuttavia la squadra si aiuta di più riuscendo a muoversi in maniera più veloce e intelligente su cambi, raddoppi e, intensificata la difesa pare essere più funzionale anche per ripartire con fast break interessanti.

Salvo improbabili sorprese da buyout il gruppo dovrebbe rimanere lo stesso, ovviamente con Wanamaker a puntellare il reparto in attesa del rientro di Ball che potrebbe avvenire prima della fine della stagione.

Se gli Hornets saranno ancora in corsa per un posto al sole il rientro del numero 2 potrebbe essere quell’upgrade necessario per mettere nero su bianco la partecipazione ai playoff.

Al momento non esiste un centro dominante (buono comunque il rientro di Zeller a livello di rimbalzi, anche offensivi) che addensi la consistenza di questo sogno e nei finali viviamo sulle fiammeggianti ali dell’entusiasmo di Rozier & friends riuscendo – incredibilmente – grazie a difesa, tenacia, concentrazione e forma fisica a vincere tutte le partite punto a punto.

Alla vigilia della partita con Phoenix (ore 19:00, anche su Sky per chi l’avesse), Charlotte senza Ball ha vinto a San Antonio e Houston oltre a battere la rivale divisionale Miami in casa.

La recente tradizione ha messo in piedi record negativi ma i numeri sono lì per essere buttati giù.

Non so se questi Hornets ci riusciranno ma l’importante è che continuino a giocare con grinta e a difendere facendo del loro meglio, se così fosse si potrebbero reperire quelle vittorie necessarie a ribaltare ogni pronostico di inizio stagione sulla partecipazione alla post season e a Charlotte, come direbbe un altro amico in gergo dialettale: “Non sarebbe fuffa”…

La classifica dell’Est a oggi.

Game 44 – Charlotte Hornets Vs Miami Heat 110-105

Intro

Se non avete visto la serie Losers su Netflix non preoccupatevi, non è necessaria per scoprire la storia di un’atleta che potrebbe incarnare quanto a volte il merito non paghi.

Nella serata dedicata all’Empower Woman e del compleanno di una mia super amica sportiva non potevo non raccontare la storia di Surya Bonaly nasce da una coppia di genitori provenienti da Reunion (la madre) e dalla Costa D’Avorio il 15 dicembre 1973.

Viene adottata da una coppia di Nizza con la nuova madre adottiva che la introduce al pattinaggio nonostante questo sport sia stato pensato sul modello di “Principesse (bianche) del Ghiaccio”…

La Bonaly è di colore e trova resistenze al fatto di essere allenata da tecnici competenti che probabilmente credono che in esibizione a parità di bravura possa essere penalizzata in uno sport dove il giudizio altrui conta, anche perché Surya non ha le physique du rôle per interpretare la principessa slanciata e sorridente.

Surya è solo 156 cm ma è una “bomba” dal fisico esplosivo, muscolare, sorride meno di altre atlete ma ha un talento e un’esplosività invidiata anche dagli uomini.

Ad Albertville nel 1992, alle olimpiadi di casa in allenamento stupisce i presenti con un backflip, un salto mortale all’indietro.

Nel pattinaggio, però, può avere un punteggio solo il salto che atterra su un piede solo e gli unici tre atleti che erano riusciti a eseguirlo erano tutti uomini che erano tornati sul ghiaccio con due piedi.

Surya, forte della sua esperienza da ginnasta (due polsi rotti) ci riesce atterrando su una lama sola ma i giudici la avvertono che potrebbe essere squalificata per questo tipo di salto.

La Bonaly non si arrende e in gara sfoggia un toe-loop, un salto in aria con diversi giri.

Le migliori riescono a farne tre, lei tenta per i quattro dopo aver litigato con il suo allenatore e aver ignorato la coreografia studiata ma atterra una frazione di secondo prima di completare il poker di volteggi e arriva quinta alla fine.

La Bonaly però non si conforma alle regole ma quando capisce che non ha possibilità di vincere tenta di adeguarsi allo stile richiesto per assomigliare alle altre atlete.

Ai mondiali del 1994 per la giuria finisce alla pari con Yuka Sato, atleta di casa e nello spareggio l’atleta nipponica vince 5-4.

La Bonaly, che ritiene di esser stata defraudata, non sale sul podio sfilandosi la medaglia dal collo e a parte i fischi che piovono dal pubblico finisce per peggiorare la sua situazione internazionale ed essere boicottata silenziosamente.

Seconda ancora ai mondiali del 1995 si rompe il tendine d’Achille nel 1996.

Ormai nessuno le da credito ma lei rientra e proprio in Giappone, alle olimpiadi di Nagano nel 1998 cerca di giocarsi le ultime chance.

Nella prima manche è penalizzatissima nonostante una prova super, il che la costringe a forzare nella seconda prova.

Mentre prova un salto triplo sulla musica delle Quattro Stagioni di Vivaldi cade dando addio a ogni speranza di medaglia.

A questo punto scatta qualcosa nella testa dell’atleta che non vuole lasciare la sua figura da pattinatrice nell’anonimato, giudicata da perdente e ribelle.

La Bonaly accelera sciogliendo il ghiaccio tracciando in aria uno strepitoso e spettacolare backflip nonostante sia vietato.

Atterra su un pattino solamente in maniera perfetta.

Il pubblico giapponese in delirio, conscio si aver visto un gesto eccezionale, quasi non ci crede e comincia a lanciarle “hana” (fiori) così lei ignora la giuria che la penalizzerà ancora una volta e saluta prima il pubblico che i giudici rischiando la squalifica.

Surya ha fatto da apripista a un pattinaggio innovativo e più spettacolare, compresa una trottola per andare a prendere la caviglia libera e finire nella classica posizione Biellmann ma soprattutto ha consegnato due massime indelebili che la squadra di Borrego dovrebbe conoscere aldilà del risultato finale.

“Per me era sufficiente sfidare me stessa, lottare con me stessa, non battere quella ragazza o quell’altra” e ai suoi pattinatori oggi dice: “Cercate di essere felici quando pattinate. Se avete fatto del vostro meglio, allora avete fatto bene.”

Gli Hornets sanno bene che sulla carta non sono la squadra più forte ma l’infortunio di Ball è parso compattare il gruppo nelle prime due uscite così la determinazione dei Calabroni si fonde con lo spirito di chi è come la Bonaly.

Pungere sul parquet e i pregiudizi per stupire farebbe felici i tifosi ma l’importante è che a squadra continui a dare tutto in campo per non avere rimpianti.

Analisi

In una partita importantissima per vincere la serie contro gli Heat e rimanere in quarta posizione a Est Charlotte comincia fortissimo in difesa e in attacco dove il giro palla fa vedere i sorci verdi agli Heat sul perimetro.

Charlotte è aiutata dalla nemesi degli Heat, Malik Monk, il quale nel primo tempo pare incontenibile piazzando 24 punti, 7 in più del compagno Rozier…

La squadra da spettacolo muovendo palla per trovare tante triple.

Gli Hornets si costruiscono una trentina di punti di vantaggio chiudendo avanti di 23 punti (72-49) mostrando però qualche segno di cedimento sul finire di primo tempo.

La crepa si allarga a metà terza frazione e rischia di diventare insanabile proprio quando i calabroni in genere si dimostrano più effervescenti, ovvero nel crunch time ma Miami ha un disperato bisogno di questa vittoria e cavalcando Adebayo risale con i canestri del centro nonostante Biz più volte si opponesse bene.

Sul 105-100, Rozier indovinava un lunghissimo due punti dopo aver rischiato di perdere una palla e mancato due tiri.

Robinson da tre portava sul 107-103 la partita, Hayward splittava e Herro era lasciato andare per il -3.

Lo spettacolo non basta agli Hornets che vogliono evidentemente anche emozionare e per fortuna il cronometro giocava a favore di Charlotte che sulle rimesse successive riusciva a resistere portando a casa i due liberi decisivi con Graham a :02.9 dalla fine con Biyombo a sancire la vittoria in stoppata su Robinson da tre sulla sirena dopo quella presa incolpevolmente nel finale.

Gli Hornets vincono grazie alle percentuali dal campo e grazie alle second chance meglio sfruttate rispetto agli avversari che nel finale passano avanti con le steal forzando gli uomini di Borrego sotto pressione a qualche TO e palla difficilmente gestibile tanto che un paio d’azioni d’attacco di Charlotte vedono dei cambi lato orizzontali veloci e rischiosi ma Charlotte tiene anche se Jimmy Butler in dubbio alla fine ha giocato terminando la sua partita con 20 punti e 9 assist.

A pari merito, l’altro top scorer Heat è stat5o Duncan Robinson davanti a un Adebayo da 17 punti.

A seguire Ariza con 14 pt., Herro con 13 e Nunn con 10 uscito anzitempo quando la sua caviglia è atterrata su quella di Monk nel tentativo di close-out.

Charlotte dunque non ha mollato l’osso anche se è arrivata con il fiato corto subendo qualche punto di troppo in area nel finale (30-44) tuttavia il 14/19 dalla lunetta è stato decisivo e migliore rispetto al 10/20 degli Heat ma per le statistiche di squadra mi affido alla grafica qui sotto.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Partenza decisa degli Hornets che dopo aver vinto la palla a due con Biyombo riuscivano a eludere la pressione difensiva degli Heat con un’uscita in angolo destro di Graham bravo a trovare spazio e precisione nonostante la marcatura per il 3-0.

Ariza e Butler fallivano una tripla a testa, Rozier metteva, invece, un lungo due dalla sinistra mentre Graham intercettava un passaggio sulla baseline per far ripartire il contropiede chiuso frizzantemente da un alley-oop di P.J. Washington per il 7-0.

Miami trovava i primi canestri con Butler da tre e una transizione chiusa da Nunn con un euro-step ma Charlotte.

La squadra di Borrego tornava ad attaccare e difendere convincentemente e dopo un ½ di P.J. Washington dalla lunetta arrivava una second chance con rimbalzo di Biyombo d’attacco che esaltava Rozier con la tripla dall’angolo sinistro prima che anche Hayward si unisse agli arcieri dei Calabroni realizzando il 14-5 mentre da un vantaggio sul tempo preso alla difesa di Spolestra arrivava la drive di P.J. Washington che dalla sinistra disorientava Robinson e appoggiava oltre il centro per il 16-5.

Adebayo e Nunn (da tre) accorciavano sul 16-10 ma dopo questo paio di canestri l’attacco di Charlotte riprendeva a girare come un orologio atomico: raddoppio su P.J. assist corto sulla baseline destra per la dunk di Biz, stoppata di Biyombo stratosferica sull’appoggio di Ariza e Malik nel traffico a 5:17 per il 21-8.

Butler in entrata segnava due punti ma Monk dalla diagonale sinistra caricava la granata del 24-12.

Ariza infilava tre punti per gli ospiti ma altrettanto, al secondo tentativo, faceva P.J. Washington che piazzando anche una stoppata favoriva la fuga di Monk chiusa in fing and roll.

Dopo una seconda bomba di Ariza a 3:17 e una stoppata prepotente di Achiuwa su Bridges arrivato dal lato destro, Hayward passava dal mezzo sulla destra dove Rozier, ricollocatosi, centrava l’anello perfettamente (32-18).

Miami riusciva a ottenere tre possessi sulla stessa azione così Strus finiva per segnare da tre e Borrego andava immediatamente in time-out per parlarci sopra.

Monk sfruttava una alla persa per un’altra transizione chiusa prendendo il tempo a Herro e Achiuwa mancava due liberi per gli Heat.

La Miles bomb era seguita da un floater di Herro e dalla tripla da sinistra di un Malik sempre più irresistibile che faceva chiudere il primo quarto ai Calabroni sul 40-24.

Graham supera Iguodala. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

L’irresistibile formato di Malik lo faceva entrare in the zone a inizio secondo quarto quando due sue triple aumentavano il divario sul 46-23 con la seconda da casa sua…

Robinson segnava da tre poi l’alley-oop di Monk era rovinato da una manata in faccia dello stesso Robinson che non poteva però opporsi ai due liberi…

Altra tripla di Monk che sbagliava poco dopo la prima bomba anche se c’era un leggero fallo non rilevato sul suo tiro.

Herro realizzava due punti mentre Bridges mancava un alley-oop caricato a una mano ma ci pensava Graham a dare una mano con l’entrata chiusa in reverse layup per eludere Iguodala.

Zeller faceva il bullo in area mandando a terra Herro e conquistando il rimbalzo, contatto con Robinson, two and one a (:17 per il 56-31 anche se sinceramente potevano starsi gli estremi per un fallo offensivo.

Per una volta si ringraziava la terna che vedeva anche Bridges unirsi al club degli incorreggibili triplisti e fischiare una trattenuta su un’entrata di Rozier.

61-31…

Charlotte si bloccava un po’ cercando di respirare e Achiuwa con una finta faceva saltare Martin per subire un fallo che lo portava a un two and zero visto il libero ancora fallito.

Con poco tempo sul cronometro rimasto sulla rimessa dal fondo di Martin ecco il solito Rozier materializzarsi in angolo per un tiro immediato che Nunn contrastava difficoltosamente finendogli addosso per regalare due punti dalla lunetta a Scary (6:44, 63-33).

Il rallentamento di Charlotte offensivo era sfruttato dagli Heat con un parziale di 2-7 “chiuso” dal rientro di Monk che non si era nel frattempo raffreddato in panca mostrando buona mano da tre per il 68-40 a 4:03.

Finiva fuori Nunn che in chiusura atterrava sulla caviglia di Monk.

Gli Heat cercavano di rientrare piazzando un parziale di 0/8 chiuso da un ½ di Adebayo che dopo aver attaccato Biyombo frontalmente un paio di volte otteneva un punto per il 68-48.

Charlotte ringraziava la difesa di Miami che lasciando Rozier con anni luce nel pitturato per colpire frontalmente dava agli Hornets la spinta per salire nel finale al 72-49.

3° quarto:

Charlotte partiva con il piede giusto nella ripresa per non rovinare il vantaggio grazie alla tripla di Graham sebbene Vincent arrivasse dalle profondità del parquet per un pullup incontrastato a pareggiare il parziale.

P.J., raddoppiato, mandava alto sul lato opposto per Rozier che toccava palla ma non tratteneva tuttavia Robinson sbagliava la tripla e Rozier in coast to coast allungava il passo appoggiando al vetro il 77-52.

Rozier a 9:20 metteva una tripla ma un contemporaneo fischio della terna, dopo le proteste di Spolestra (giuste a mio avviso), induceva gli arbitri ad annullare la bomba di Terry che tuttavia a 8:42, sempre dalla sinistra trovava spazio e precisione per una nuova deflagrante carica esplosiva da tre punti che nessuno poteva annullare questa volta.

(80-53) ma Charlotte andava con il freno a mano dopo lo scambio da fuori Robinson-Hayward e gli Heat tornavano in corsa con la tripla di Butler (86-61), la schiacciata di Adebayo (imbucata bassa di Butler della tripla di Robinson very deep su P.J. per lo 0-11 di parziale producevano l’86-69.

Dentro il medicinale del Monaco che prendendo il tempo alla difesa penetrava fino a chiudere attorniato da tre difensori sul tiro vincente dal mid range.

A 2:51 era ancora lui a staccarsi con uno step-back da Herro segnando altri due punti portandone altri 4 poco più tardi per contrastare il rientro di Miami che ora tornava sul -18 (92-74).

Gli Hornets arrivavano a fine quarto senza più segnare mentre da liberi controversi nasceva un parziale iniziato e chiuso di 0-5.

Altra eruzione di Monk contro Miami. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

4° quarto:

Un vantaggio di 13 punti per tante squadre sarebbe sufficiente ma a un tifoso medio degli Hornets cominciava a far venire i brividi sebbene i Calabroni, pur in difficoltà con parte della bench sul parquet a inizio quarto fossero in difficoltà, riuscissero a tenere il divario oltre i 10 punti.

Herro segnava dal palleggio il 94-83 quindi a 8:59 dentro Rozier e Biz con il primo a servire un alley-oop per Bridges, il quale inchiodando a due mani esaltava il pubblico a 7:58 (96-83).

A 7:08 Malik forava il raddoppio cambiando direzione e veleggiando potente in aria per una rapida schiacciata allungava e Hayward, grazie al movimento palla, partiva in palleggio arrivando al floater che faceva toccare a Charlotte quota 100 mettendo 17 punti di divario tra le due squadre.

Un finale che pareva essere tranquillo per molti andava in drammaticità quando Monk usciva con problemi alla caviglia e Adebayo caricava ripetutamente nonostante Biyombo opponesse il corpo diverse volte.

A 2:53 il centro di Miami segnava il 105-94 poi mettendo ancora sei punti trascinava la squadra di Spolestra sul -5 (105-100).

Rozier mancava due tiri ma in uscita su una rimessa dal fondo con il solito arrivo in angolo (secondo rimbalzo di Hayward aggressivo in poco tempo a mettere in difficoltà la difesa di Miami) eccolo ritornare clutch con un lunghissimo due punti che valeva il 107-100.

Charlotte provava a intercettare un pallone sul lato con Bridges che toccando palla a Butler rimandava al Replay Center la decisione.

La palla restava a Miami che con :33.7 sul cronometro impiegava poco per trovare l’incredibile tripla di Robinson a :28.7 che andava oltre l’ottimo close-out.

Dentro Monk ma soprattutto la strategia di Miami di non commettere fallo era smentita ma trattandosi solo del primo fallo negli ultimi due minuti occorrevano una rimessa e altri sette decimi agli Heat per mandare in lunetta a :10.2 Hayward che partiva male sbagliando il primo libero ma realizzando il secondo (¼ in serata).

Miami trovava qualche difficoltà sulla prima rimessa laterale ma sulla seconda Herro tagliava in verticale lasciando Miles attardato a guardare il -3 (108-105).

Le residue speranze di Miami si infrangevano sul raddoppio portato a Rozier che vedeva toccata la palla difesa bassa ma né fallo né rimessa Heat.

La palla, dopo altro replay, rimaneva a Charlotte che sulla successiva rimessa impiegava Hayward e Graham come terminale offensivo: ricezione, fallo e lunetta a :02.9.

Un 2/2 che decideva la partita anche perché sull’ultima azione, rischiando un po’, Biyombo si vendicava di Robinson stoppandolo in maniera netta e pulita sul suo tentativo di tripla.

110-105, gli Hornets con il fiato corto passavano il traguardo prima di Miami vincendo la serie divisionale e mantenendo la quarta posizione a Est.

Devonte’ Graham: 7

16 pt. (5/12), 1 rimbalzo, 8 assist, 1 rubata, +11 in +/-. 6 TO. 4/10 da tre punti. Buon primo tempo (con un canestro in reverse layup) nel quale è vivace anche in difesa intercettando un pallone. Peccato che nel finale soffra la pressione e i suoi passaggi o controlli in palleggio (quello con palleggio dietro la schiena e TO è stato eccessivo) riportano gli Heat in partita ma alla fine la chiude anche con due liberi fondamentali. 8 assist, 6 TO e una tripla preziosa nell’ultima frazione su assist di Rozier.

Terry Rozier: 7,5

26 pt. (9/18), 5 rimbalzi, 11 assist, 1 stoppata, -4 in +/-. 2 TO. 4/10 da tre punti. La strana partita di Rozier meno vispo nell’ultima parte comincia bene con un primo tempo da 17 punti poi nel finale molti palloni transitano da lui che rischia un paio di perse, forza un tiro una prima volta e va a prendersi un altro buon tiro con finta, avanzamento e ferro la seconda. Se ne dispiace ma poco dopo andando in angolo mette un lunghissimo due punti che fa salire il divario a +7. Va in doppia doppia perché fornisce assist che i compagni sono bravi a sfruttare.

Gordon Hayward: 6,5

11 pt. (4/12), 9 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata, -6 in +/-. 3 TO. Sfiora la doppia doppia ma non è offensivamente in serata. Al tiro va a fasi alterne segnando comunque 2 delle 5 conclusioni tentate da fuori e altre tre su cinque da due con l’errore sotto nel finale piuttosto strano. Un ¼ dalla lunetta.

P.J. Washington: 7

8 pt. (3/8), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 2 stoppate, +4 in +/-. 2 TO in 26:03. Buon primo tempo dove si dimostra polifunzionale. Buona difesa, attacco (bella iniziativa capendo il vantaggio con partenza da sinistra disorientando Robinson e appoggiando oltre il centro), fa un po’ di tutto. Purtroppo una contusione alla gamba lo toglie di mezzo nel secondo tempo e a Charlotte comincia a mancare qualcosa nell’ingranaggio. Sperando non sia nulla di grave, bentornato a buoni livelli P.J..

Bismack Biyombo: 6,5

2 pt. (1/2), 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate, -6 in +/-. 1 TO. Partita difensiva di discreto livello anche se a volte subisce dei canestri riassumibili con la massima: “good defense but better offense”. Nel primo tempo anticipa il contatto con il petto con Adebayo mandandolo in lunetta con il francese non preciso mentre nel finale mette il corpo ma non basta a fermare la furia dell’avversario. Subisce una tripla d Robinson che stoppa sull’ultima sirena dopo aver già piazzato un’altra stoppata in serata. Una buona palla rubata in collaborazione con Rozier e un canestro facile in schiacciata offerto da P.J. Washington nel primo tempo.

Miles Bridges: 6,5

10 pt. (3/7), 4 rimbalzi, 1 assist, -1 in +/-. Gioca 27:52, prende una stoppata da Achiuwa ma si rifà nel secondo tempo materializzandosi sopra il ferro per l’alley-oop fornito imprevedibilmente da Rozier. Un fallo inutile in close-out su Butler e un paio di triple che sa di poter mettere.

Cody Zeller: 7

5 pt. (2/2), 7 rimbalzi, 2, +10 in +/-. Diversi rimbalzi per Zeller che in attacco servono a sé sterro e ai compagni per portar punti. Abbatte Herro e Robinson segnando un two and one. Un paio di ingenuità come quella di prender la palla persa di Herro con il piede oltre la linea di rimessa riconsegnando a Miami la sfera ma si fa perdonare subito dopo con una rubata e due punti a rimorchio. Discreta difesa. In 12:11 è un fattore.

Cody Martin: 6

0 pt. (0/1), 2 rimbalzi, 4 assist, +5 in +/-. 1 TO. Bene per ciò che concerne il movimento palla, per il resto non mi piace moltissimo in 15:03, specialmente nella seconda parte e anche l’unico tiro tentato si vede sul nascere che non finirà dentro ma fa brodo.

Malik Monk: 8,5

32 pt. (12/17), 2 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata, +12 in +/-. 1 TO. 5/9 da tre punti. La nemesi di Miami parte un’altra volta forte, chiude il primo tempo a 24 punti sembrando quasi inarrestabile (Nunn si infortuna cadendogli su un piede mentre segna e mancherebbe il fallo), rientra nella ripresa sul finire del terzo quarto a mettere punti in serie che respingano gli Heat. Si fa male a un piede, rientra nel finale senza incidere come prima (a 7:08 dalla fine però gran canestro in schiacciata passando tra due avversari con cambio direzione repentino) ma era già stato fondamentale prima cercando di rimanere attento in difesa ed esplodendo in attacco tra triple, intuizioni al ferro e fade-away in step-back fai da te che paiono miracolosi sulla pressione degli avversari.

Coach James Borrego: 6,5

Squadra caricata a pallettoni a inizio partita poi ci si siede un po’ e la perdita di P.J. incide. Ci si affida un po’ troppo al tiro da fuori muovendo poco palla, ciò che era stato fondamentale nella prima parte ma la squadra ha un po’ di flessione fisica. Dentro Rozier e Biz a 8:59 dalla fine si riesce a tenere e arriva la terza vittoria importante di seguito.

Matchup Key Vs Heat

Matchup Key Game 44 (A cura di Igor F.)

Bismack Biyombo Vs Bam Adebayo

La sfida di questa notte (ore 01:00 allo Spectrum Center) si apre tra le incertezze.

Le assenze di Okpala, Haslem (trascurabili), Dragic e i nuovi due “Calore” Oladipo e Bjelica (in attesa che la NBA sdogani i contratti last minute) tengono gli Heat in una posizione di incertezza.

Il dubbio più grande tuttavia riguarda Jimmy Butler che, influenzato, non scioglie le riserve sul suo impiego, ecco perché da un possibile scontro Hayward/Butler l’attenzione si sposterà sul ruolo di centro in un duello dalle origini afro con il nostro congolese opposto all’americano di origini nigeriane reduce da quasi un trentello la notte scorsa.

Gli Hornets potrebbero partire ancora con Biyombo in quintetto perché Zeller non è parso ancora al 100%.

Oltre a Ball, ovviamente out anche la nuova acquisizione Wanamaker in attesa del via libera della NBA.

Possibili svantaggi:

Gli Heat puntano a fermare l’emorragia composta da cinque sconfitte consecutive.

Per farlo cercheranno di cavalcare il centro Adebayo che potrebbe dare problemi ai nostri lunghi nonché aprire spazi se Borrego lo attornierà troppo in raddoppio.

Ariza e Iguodala potrebbero essere uomini affidabili per portare un po’ di esperienza e dare un po’ di furbizia ma non paiono essere preoccupanti.

Attenzione a Nunn, bisognerà aiutare Graham di tanto in tanto facendo capire al play avversario che non tirerà una buona aria in serata soffocando le sue iniziative.

Il propellente dalla panchina potrebbe essere Tyler Herro.

Il ventunenne ha buona mano, Borrego dovrà limitarlo con un’attenta marcatura.

Possibili vantaggi:

Il back to back perdente potrebbe aver lasciato qualche traccia nelle gambe e nella testa della squadra di Spolestra e se gli Hornets continueranno con la giusta intensità difensiva gli Heat – alla lunga – potrebbero andare in difficoltà.

La compagine della Florida dovrà vedersela contro una squadra che, se in serata, potrebbe far male (senza abusarne) al tiro da tre punti.

Portland è riuscito ad utilizzarlo con buoni risultati, Graham e Rozier, per variare gli attacchi allo scudo Adebayo (che dovranno esserci), potrebbero trovare spazio sul perimetro.

Wanna maker? No, Wanamaker.

Il proprietario Jordan illustra gli effettivi rinforzi della squadra a coach Borrego dopo la fine del mercato. Grazie al creatore dell’immagine satirica Fabrizio Getulli.

Chiuso il mercato (utilizzo questa pagina Sky per fornire le trade dell’ultima giornata di mercato disponibile salvo eventuali buyout: https://sport.sky.it/nba/2021/03/25/mercato-nba-2021-diretta#) gli Charlotte Hornets sembravano destinati a non smuovere il mercato ma all’ultimo istante si è diffusa la notizia che il play/guardia tiratrice Brad Wanamaker si sarebbe accasato agli Charlotte Hornets.

Wanamaker ai tempi del Fenerbaçe.

Nessuno, credo, stia facendo salti mortali o backflip vari a Charlotte perché ovviamente Wanamaker non sposterà nessun equilibrio a Est dove, mentre Miami si è accaparrata Oladipo e Chicago Vucevic, la situazione rimane apertissima e incerta.

Mentre Toronto, Miami e Chicago si sono rinforzate (bisognerà però vedere il responso del campo per quanto riguarda chimica e tattica), il mercato degli Hornets è rimasto bloccato dall’infortunio di Ball.

Senza di lui, Graham e Monk, due buone guardie in scadenza contratto che potrebbero battere cassa in estate sono tornate ad acquisire maggiore importanza così la loro eventuale cessione (diverse sirene per Graham) non si è tramutata in realtà per non coinvolgere i due appetibili giocatori in pacchetti per eventuali scambi.

Agli Hornets era stato chiesto probabilmente troppo sia per Harrell dei Lakers dalle voci di corridoio) e per Vucevic visto l’esborso che Chicago ha dovuto compiere dando anche due prime scelte insieme a Otto Porter e Carter per avere il montenegrino seguito da Aminu.

Kupchak, salvo miracoli da buyout (per Drummond paiono interessati i Lakers e Aldridge è seguito da Miami) non porterà a casa nulla in questa finestra di mercato a livello di lunghi così Zeller, Biyombo e un P.J. Washington adattato saranno ancora i tre centri primari in attesa della crescita dei due rookie.

“Kup”, come la miglior Wanna Marchi, ci piazza quindi una conoscenza italiana: Bradley Daniel Wanamaker jr., PG di 190 cm per 95 kg nato il 25 luglio 1989, scartato ai provini con Varese da giovane ma con diverse presenze in squadre italiane.

Teramo, Forlì e Pistoia con la città toscana che probabilmente ha i migliori ricordi su questo giocatore che nel 2013/14 disputò una buona annata.

Lasciata la penisola incominciò a girare l’Europa e l’Asia minore e nel 2018, lasciando il Fenerbaçe approdò in NBA con i Celtics.

Attualmente Wanamaker usciva dalla panchina dei Warriors portando poco in termini di punti e percentuali.

4,7 punti in 16 minuti con 2,5 assist, 0,7 steal, un 35,3% al tiro in nettissimo ribasso da oltre l’arco con il 21,3% sebbene sa un ottimo tiratore di liberi.

Perché prenderlo come creatore allora se il giocatore non è così talentuoso e quando la chimica di squadra pare oliata?

Beh, il motivo è semplice… un giocatore a basso costo il cui contratto potrà esser lasciato decadere probabilmente a fine anno visto che Brad aveva firmato da FA per un anno con i GSW.

I motivi sul campo sono chiari: dopo l’infortunio di Ball, il team – nell’idea del GM – necessitava di un giocatore di maggiore esperienza che portasse qualcosa alla squadra in momenti di blackout nei quali i titolari in panchina non fossero costretti a rientrare a causa di un attacco bloccato.

Sicuramente il talento non è immenso ma potrebbe strappar qualche minuto a Cody Martin (il quale al tiro ha qualche problema) uscendo dalla panchina dopo Graham portando anch’esso difesa sul parquet.

Se Ball dovesse stare fuori circa un mese e poi, fatte le dovute valutazioni rientrare (le ultime news fanno apparire meno grave la situazione dopo l’operazione subita alacremente), potrebbe essere quel tappabuchi che in alcune serate storte potrebbe dare qualcosa di più alla squadra allungando anche la panchina visto il denso calendario.

Il talento non è infinito ma a Charlotte anche se i fan forse non se ne sono resi conto, la squadra punta più sull’aspetto psicologico che su quello tecnico- tattico, altri due aspetti importantissimi che sono però diventati l’effetto derivante dalla causa psicologica ma di questo ne parleremo in un altro articolo un po’ meno leggero rispetto a questo.

Game 43 – Charlotte Hornets @ Houston Rockets 122-97

Intro

Osservando la superficie di un oggetto in maniera veloce a volte non si fa caso a quanto questi in realtà non sia un monoblocco ma una realtà complessa scindibile e analizzabile.

Se pensiamo a un paese come gli Stati Uniti le realtà si fanno ancora più complesse.

Se pensiamo agli States del ‘900 scorgiamo ancora innumerevoli retaggi razzisti del passato che ponevano divieti a donne, neri, poveri, ecc..

Forma di emarginazione che resiste in tutto il mondo quella dovuta all’istruzione sofista ma su altri diritti si sono fatti passi avanti anche grazie a campioni dello sport.

Uno dei più amati od odiati fu senza dubbio Cassius Marcellus Clay Sr., al secolo Muhammad Ali dopo la sua conversione all’Islam.

Ali è un maestro della provocazione, uno che nel suo paese deve solo far divertire pensando a vincere ma per gli americani rimane un “nigger” tanto che quando gli verrà chiesto di andare a combattere in Vietnam in una guerra offensiva lui dirà: “Io non ho nulla contro i vietcong. Nessuno di loro mi ha mai chiamato negro.”

Ali chiede quindi di non andare al fronte per morivi religiosi ma una giuria di uomini bianchi nel 1967 lo condanna a cinque anni di galera e gli va di lusso che sia già un campionissimo e cinque siano solo i giorni che sconterà realmente in carcere per renitenza alla leva ma viene privato del titolo egli tocca rimanere fuori dal ring per gli anni migliori della sua carriera (dai 25 ai 29).

Unitamente ad altre, anche la sua battaglia per l’obiezione di coscienza farà sì che nel 1973 gli Stati Uniti riconoscano questo diritto.

Ali però rientra a combattere e vincere finché diventa inevitabile lo scontro con la galassia George Foreman, un pugile conosciutissimo oggi che divise la sua carriera in due parti e che nonostante fosse fan di Ali combatteva con uno stile differente, fatto tutto di potenza.

Foreman, texano, non dava problemi, vinceva alle olimpiadi ed era imbattuto sul ring, l’americano medio faceva il tifo per lui e non per Ali che rappresentava il dissenso degli esclusi.

Ali pensa di realizzare l’incontro in Africa, quella delle sue origini, dei suoi avi “schiavi di colore” in quello che sarà conosciuto come combattimento “rumble in the jungle” che inizierà alle 4 del mattino del 30 ottobre i974, primo incontro organizzato dal famigerato “Don King”.

Foreman è più alto e pesante di lui, inoltre ha sette anni in meno di “Cassius” ed è all’apice della sua carriera, tutti pensano che Ali verrà spazzato via tanto che non è difficile immaginare il ghigno tipico del bianco razzista con birra e popcorn in mano quando Ali nelle prime riprese subisce soltanto chiudendo la guardia.

Le mazzate di Foreman round dopo round sono sempre più tremende ma Ali ha elaborato la strategia di usare le corde per rimbalzarci sopra attutendo i colpi di Foreman che continua a sparare bordate potenti ma più attutite.

Alla fine la stanchezza viene a galla, Ali provoca e all’ottava ripresa Foreman, come un toro si getta su Ali cercando di mandarlo al tappeto ma il campione gli gira intorno passando dalle corde a colpirlo con dei ganci.

Una serie di due ganci finali fa crollare Foreman mandando in visibilio in pubblico africano che sente lo spirito di Ali più affine a loro e alla natura.

Dopo un violento nubifragio un giornalista va a cercare Ali e lo vede impegnato a insegnare un gioco a dei bambini africani all’alba di un nuovo giorno nonostante tutti i colpi subiti.

Gli Hornets senza Ball sembrano alle corde ma la spinta e il primo gancio a San Antonio hanno fatto sì che la resistenza di Charlotte si sia protratta andando oltre le più rosee speranze e aspettative dei fan.

Adesso Charlotte deve continuare a difendere e rimbalzare sferrando quei ganci per salire sopra quota .500 (siamo sul 21-21) e vincere le partite.

Sappiamo che subiremo dei colpi da qui alla fine ma dovremo elaborare una strategia intelligente e vincente per arrivare ai PO con Ball operatosi a NY che a oggi è dato out almeno per quasi un mese in attesa di valutazioni successive su un suo possibile rientro nel finale di stagione.

Ali ci ha dato numerosi spunti aforistici: “Pungi come un’ape e vola come una farfalla” dovrebbe essere anche lo stile degli Hornets, in fondo come ha detto lo stesso Ali: “Impossibile non è un dato di fatto, è un’opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è per sempre. Niente è impossibile.”

Il nostro dado non è ancora tratto…

Analisi

Dopo un brutto inizio, disattento in difesa, un primo tempo giocato alla pari con gli avversari e vinto ai punti (58-55) con i liberi di Rozier nel finale, gli Hornets smettono di rimbalzare sulle corde nel terzo quarto colpendo con una serie di conclusioni i Rockets.

L’attacco dei razzi diviene statico, Wall in panchina se la prende con la squadra e Silas è scorato dopo un attacco dei suoi terminato dopo i 24 secondi…

Rozier e Graham (appena dopo l’attacco ai 24 dei Rockets descritto mette un gioco da 4 punti) bersagliano il canestro dei Rockets allontanando il team da un possibile nuovo crunch time.

Dal +3 si passa al +23 in soli 12 minuti grazie a un parziale di quarto da 35-15.

Su uno dei campi più ostici per la tradizione di Charlotte la squadra questa volta passa agevolmente reimmergendo i Rockets nei loro attuali problemi.

Peri i texani Wall metterà a referto 20 pt. e 7 assist, a seguire come numero di punti realizzati troviamo McLemore con 14, Wood con 11 pt. (0/5 da tre punti) e 10 rimbalzi, infine, Danuel House Jr. con 10 pt. a chiudere per gli uomini di Silas che hanno ottenuto una doppia cifra.

Le percentuali al tiro degli Hornets decidono la partita: 51,2% dal campo con il 47,4% da tre a fronte di un rispettivo 38,4% e un 32,7% da tre non potevano dare scampo ai texani.

Rimbalzi, punti nel pitturato e fast break sono state altre componenti che hanno permesso agli Hornets di vincere senza dover soffrire nel finale sebbene le 6 palle perse da Houston siano pochissime ma determinino anche un gioco senza rischi troppo statico.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Partiva male Charlotte con un atteggiamento mentale difensivo errato: perso Wood in area gli Hornets subivano sul passaggio sotto i due punti dell’ex e a poco serviva l’uscita sulla destra con la bela tripla in ritmo di Rozier se si lasciava anche Brown in angolo sinistro libero di colpire da tre.

P.J. andava corto su un tiro frontale contrastato e l’entrata di House, troppo veloce per P.J., valeva il 3-7.

Rozier non segnava, Brown sì, quindi finalmente i Calabroni segnavano in post basso destro con uno spin jump hook di P.J. che batteva sul ferro e finiva dentro.

A 9:39 Tate metteva dentro un altro facile canestro e Borrego andava in time-out per parlarci sopra.

P.J. Washington andava a realizzare il 7-11 in driving layup ma un parziale di 0-6, ancora troppo easy (Wood in alley-oop e Martin per due FT su fallo di Graham per bloccare l’easy alley-oop) lanciavano i Razzi in doppia cifra nel vantaggio (7-17).

La sveglia per i Calabroni la suonava Hayward che segnava da tre su assist di Cody Martin, metteva un fade-away dopo uno spin e tornava a colpire da tre con un personale parziale di 8-0 ma si faceva poi sfuggire un passaggio schiacciato sulla transizione per il pari e dal possibile pari a quota 17 si passava al 15-19 dopo la realizzazione di Wall a 3:46.

La tripla di P.J. Washington dalla destra accorciava sino al minimo scarto e dopo un errore di Wood contro Cody Martin dal passaggio extra di Hayward nasceva la tripla aperta per il sorpasso firmata Cody Martin (23-21).

Pari di Wood in schiacciata, errore largo di Hayward dal quale nascevano due FT per Zeller (Martin saltando sulla schiena di Cody) e un punto di vantaggio.

La tripla di McLemore faceva rimetter il capo avanti ai Razzi ma a :25.7 un fallo su Miles in post valeva il nuovo pari agguantato dal numero zero in lunetta che stabiliva anche il finale di quarto.

Buona prestazione di Monk con diverse penetrazioni che hanno portato punti per Charlotte. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

La seconda frazione partiva con l’errore da oltre l’arco di Cody Martin e la capitalizzazione da tre punti di McLemore.

Per recuperare ci volevano due FT di Zeller che troneggiava sui più piccoli avversari.

Martin (quello di Houston) schiacciava il 28-31 ma a 10:15 un altro rimbalzo offensivo del troneggiante Zeller conduceva a due liberi a segno per il nostro centro.

Zeller raccoglieva anche il rimbalzo dall’errore di Bridges favorendo la tripla da seconda possibilità di Monk che sorpassava sul 33-31.

Tate da tre non funzionava, Graham con l’arresto e tiro rapido dalla FT line sì e presa la mano arrivava anche la tripla del nostro “nuovo” playmaker a 8:34 per il 38-33.

Dopo due FT per McLemore gli Hornets tentavano lo strappo con un uncino in ara di P.J. Washington che fermato con il fallo vedeva la palla ricadere nella retina sia sul tiro che sul libero addizionale.

Da una rimessa dal fondo nella nostra metà campo poi nasceva la steal rapida di Monk che in transizione contro Wilson era sballottato dallo stesso senza che il lungo riuscisse a fermare la sua alzata che gli valeva l’aggiuntivo.

A 7:47, sul 44-35 gli Hornets allentavano la presa affidandosi a un paio di tiri errati di Cody Martin così le triple di House e Tate (6:01) segnavano il rientro dei rossi sul 44-41.

Rozier con il crossover in entrata appoggiava oltre Wall che iniziava a carburare con 2 FT a 4:51 (chiusura di Hayward considerata fallosa).

Un catch n’shoot 3 di Rozier restituiva una manciata di punti (49-44) ai teal che subivano di ritorno però la bomba di Wall oltre la barriera di Biyombo.

Un ½ di Biz (fallo di Wood sul post up del congolese) valeva il 50-47 poi era ancora l’africano ad esaltarsi in reverse jam prima che Wood dalla lunetta segnasse due FT grazie al rimbalzo offensivo conquistato.

La tripla di Wall faceva toccare il pari alla squadra di S. Silas (52-52) ma Rozier invertiva la rotta anche sul campo, cercando l’hand-off, per liberarsi dell’avversario faceva un giro con cambio inverso finendo per assestarsi e colpire dalla diagonale sinistra battendo la pressione difensiva.

A :38.3 House infilava la tripla del nuovo pari ma Rozier si sentiva già in crunch time con lo step-back 3.

Il tiro non era un granché ma la chiusura troppo aggressiva di House Jr. regalava a Rozier i tre liberi che fissavano il punteggio sul quale le squadre raggiungevano gli spogliatoi: 58-55.

3° quarto:

Partenza “a razzo” contro i Razzi degli Hornets a inizio ripresa con un parziale di 7-0 (a unirsi al 3-0 del primo tempo) composto da un passaggio in corsa di Rozier per la dunk in corsa di Biyombo, una tripla di Graham dalla diagonale destra e un off-balance di Rozier dalla sinistra: 65-55.

Il lancio degli Hornets era interrotto da Wall che in diagonale riusciva in corsa ad alzare ed eludere la stoppata di Biyombo ma Graham sparando dall’altra diagonale cominciava a vedere la vasca da bagno: altra tripla per il 68-57 a 9:45.

I Rockets mancavano tre tiri sulla stessa azione ma conquistavano ancora una rimessa laterale sulla quale House alla fine segnava attaccando Biyombo.

Graham a 8:23 colpiva con un altro fendente dalla diagonale oltre l’arco e dopo un bell’alley-oop di Wood a una mano Rozier trovava due volte il canestro in entrata di sinistra (la seconda volta grazie all’assist di Graham a 7:28).

Se poi “Scary” metteva dentro anche l’off-balance da tre dalla sinistra faceva davvero paura a Houston che incassando il 78-61 cominciava a crederci molto meno.

L’attacco statico dei locali con Wood a cercare una tripla non funzionava, l’assist di P.J. in triangolazione con Biyombo valeva l’80-61 per un parziale di 9-0 in due minuti.

Nonostante 4 tiri liberi di Wood (2/4) e una tripla di Brown a riportare sul -15 i Rockets gli Hornets tornavano a segnare con regolarità grazie a Monk che metteva un reverse molto bello prima di sparare una tripla frontale che valeva l’87-68.

Da un Wall piuttosto arrabbiato con House e la squadra in panchina si passa allo scoramento del coach dei Rockets Silas che vedendo i suoi non arrivare al tiro nei 24 secondi disponibili e incassando anche il gioco 3+1 di Graham a 1:16 (93-68) si abbatteva.

93-70 a fine quarto con l’alzata di DJ Augustin dalla baseline sinistra ma partita virtualmente finita.

4° quarto:

L’entrata di Monk e la tripla di Bridges portavano il divario sul +25 (98-73).

Monk continuava a penetrare e a segnare fino a quando Wall non gli rifilava un colpo in faccia con l’avambraccio proteso in stoppata.

Caleb Martin, splittando, segnava il 114-81, un +3 che si abbassava nel finale sino al 122-97 con la panchina profonda di Charlotte in campo capace comunque di produrre una tripla di Darling dalla destra e due punti dalla baseline (stesso lato) di Carey Jr. con un buon tiro lungo.

Un finale tranquillo con la “radiolina” accesa a Sacramento visto che se gli Hawks dovessero fare un passo falso contro i Re (mentre scrivo, a 3:41 dalla fine i Kings conducono 100-96), Charlotte prenderebbe in un sol colpo la testa della divisione e la 4ª posizione a Est nonostante l’infortunio di Ball.

Devonte’ Graham: 8,5

21 pt. (7/10), 2 rimbalzi, 3 assist, +13 in +/-. 1 TO. “Welcome back Devonte’!” Graham tira con il 70,0% dal campo dopo una partenza con il freno a mano tirato. Nel terzo quarto inanella triple finendo con un 6/9 da oltre l’arco. Confidente, è decisivo per la fuga di Charlotte, se ha spazio la mano è precisa. Serve tre assist e cade in un solo TO. Al nono posto all-time tra i giocatori che hanno realizzato più triple per la franchigia degli Charlotte Hornets/Bobcats, si avvicina a grandi passi all’ottava piazza, quella occupata da quel DJ Augustin incrociato stanotte.

Terry Rozier: 8

25 pt. (9/14), 3 rimbalzi, 4 assist, +19 in +/- in 29:50. Dopo la prima tripla e i primi punti per Charlotte ha una slow start. La sua partenza aiuta i Rockets a credere che sarà una serata ancora magica dopo la recente W su Toronto ma quando Terry si riaccende nel secondo quarto e ancor di più nella terza frazione è incontenibile. Le sue penetrazioni con fade-away, le due chiuse di mancina e la tripla da sinistra ancora fuori equilibrio danno una mano agli Hornets a lanciarsi in un terzo periodo decisivo. Non gioca nemmeno 30 minuti, mette insieme 25 punti con un 4/8 da oltre l’arco. Finalizzatore da incubo per gli avversari.

Gordon Hayward: 6,5

8 pt. (3/6), 7 rimbalzi, 3 assist, +14 in +/-. 2 TO in 18:54. In avvio tiene a galla Charlotte con 8 punti di parziale con due bombe intervallate da uno spettacolare fade-away dopo uno spin poi smette di segnare sbagliando qualche tiro dei suoi e mancando anche il pari su un passaggio rimbalzante che avrebbe solo dovuto appoggiare. Non arriva alla decina di punti anche perché non gioca nemmeno 19 minuti ma il suo contributo è fatto anche di rimbalzi e assist.

P.J. Washington: 7

12 pt. (5/10), 12 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata, +19 in +/-. 2 TO. Una dozzina di punti e assist lo portano nuovamente in doppia doppia. Gli assist che mancano di Ball a volte li smista lui vedi il passaggio altruista e breve che chiude la triangolazione in area per due punti facili di Biyombo. Potrebbe segnare qualche punto in più ma non è in serata super da oltre l’arco dove chiude con un ¼. Chiude molto meglio Wood che si innervosisce tra qualche fallo di P.J. e il gioco fisico. Riesce spesso a stargli dietro dopo un avvio così così. Una super stoppata e un gioco equilibrato (saranno quei basettoni come vibrisse dei gatti a dargli equilibrio?) gli consentono di essere l’uomo in più. Alterna con la terna proteste moderate e sorrisi, più che P.J., P.R….

Bismack Biyombo: 6

7 pt. (3/3), 1 rimbalzo, 2 assist, +10 in +/-. 2 TO in 20:13. Un paio di canestri interessanti: uno in corsa su pick and roll grazie all’assist offerto gentilmente da Rozier e un reverse veloce cambiando lato del ferro. Prende un solo rimbalzo. Tra il fatto che giochi 20 minuti e finisca spesso alto in marcatura. Subisce una tripla da Wall sul perimetro e non è così performante come la scorsa partita, onesta ma rende meno.

Miles Bridges: 6,5

5 pt. (1/5), 8 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 2 stoppate, +22 in +/-. 1 TO. “Welcome to the party” è il messaggio lanciato dai telecronisti di Charlotte a secondo tempo inoltrato quando Miles, segnando l’unico tiro dal campo della sua partita (da tre punti), partecipa all’offensiva vincente dei calabroni. Introduciamo però l’argomento plus/minus/difesa… Strappa rimbalzi importanti e piazza due stoppate (bella quella in salto sul tentativo di tripla di McLemore) nonostante nel finale pare abbia qualche fastidio alla mano destra curata dalla panchina Hornets durante le pause. Solo 5 punti (2/2 ai liberi) ma una buona difesa per fermare gli avversari.

Cody Zeller: 6,5

8 pt. (¼), 7 rimbalzi, 1 assist, +14 in +/-. +14. Ai liberi fa 6/10 non essendo ancora al 100% della forma al suo rientro, infatti, gioca 15:39. La particolarità è che cattura ben 6 rimbalzi offensivi torreggiando e troneggiando sotto la plancia di Houston. Spintonato di qua e di là riesce comunque a passare dalla lunetta per punti o a tener vivo il possesso. Peccato non riesca a resistere alla schiacciata di martin anche se tocca la palla ma come detto, le condizioni fisiche non erano ottimali.

Cody Martin: 6,5

8 pt. (3/12), 6 rimbalzi, 2 assist, +29 in +/-. 2 TO. Vale il discorso fatto per Bridges ma ancora più amplificato perché lui gioca 32:06 entrando per esigenze difensive con gli Hornets in difficoltà e con iniziali problemi di falli. Il tiro è quasi inesistente: dopo la tripla messa a segno non ne mette più una sino al finale ma esalta la difesa di Charlotte andando a dar fastidio agli attaccanti.

Malik Monk: 8

19 pt. (7/10), 3 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, +14 in +/-. 2 TO in 23:40. Una bella steal da una rimessa dal fondo nella nostra metà campo con fallo ripetuto di Wilson inabile a fermare il suo appoggio diretto a canestro che gli varrà anche l’and one. Houston non ha risposte sulle sue penetrazioni che gli riescono sempre fino a che Wall decide di abbatterlo con un avambraccio in faccia (forse non del tutto volontario). Aggiunge un 2/4 da fuori ed è benzina dalla panchina.

Jalen McDaniels: 6

0 pt. (0/1), 1 assist, -7 in +/- in 4:13. Un buon assist da drive and kick per la bomba di Darling aiutano il compagno a trovare i primi punti in NBA. Una tripla personale mancata e una difesa tanto per chiudere la partita.

Caleb Martin: 6

4 pt. (0/1), 1 rubata, -2 in +/- in 6:28. 1 TO. 4/5 dalla linea dove migliora la mano anche grazie al fallo gratuito subito sulla sua tripla dalla sinistra. Un tiro mancato e idem con patate guardando McDaniels sulla difesa.

Nick Richards: s.v.

0 pt. (0/0), -8 in +/-. Nulla da segnalare in 4:08 se non un fallo e una difesa non consistente ma non prende responsabilità

Vernon Carey Jr.: 6

2 pt. (1/1), 1 rimbalzo, -7 in +/- in 2:58. Un rimbalzo e un buon canestro con un preciso lungo due dalla linea di fondo destra. In attesa di rivederlo il ragazzo si fa interessante.

Nate Darling: 6

3pt. (1/3), 1 assist, -5 in +/-. Entra come tutta la bench profonda nel finale. Una buona tripla con bella rotazione su servizio di McDaniels, poi ne prova un’altra da marcato da sinistra ma non gli riesce. Aggiunge un assist in 3:33. Attivo e sorridente si gode i primi tre punti in NBA.

Coach James Borrego: 7

Dopo un’entrata poco convincente piazza Cody Martin e la squadra inizia a girare in attacco dopo le prime azioni nelle quali era rimasta inibita dalla pressione e aggressività degli avversari. Il team, dopo un primo tempo alla pari ma vinto ai punti, spazza via per K.O. Tecnico gli avversari nella terza frazione. Da spazio nel finale a tutti aumentando la chimica di squadra e le eventuali iterazioni future.

Matchup Key Vs Rockets

Matchup Key (Game 43)

A cura di Filippo Barresi.

Christian Wood Vs P.J. Washington

Il nuovo centro dei Rockets è il principale osservato in questa sfida.

Dopo un periodo ai box è ritornato a giocare nel corso di questa settimana e questo ha aiutato Houston a fermare una serie di 20 sconfitte consecutive.

Il suo gioco moderno permette alla sua squadra di poter attaccare in numerose svariate maniere ma l’ambivalenza di P.J. Washington sembra essere perfetta per far di lui l’uomo in grado di limitare le caratteristiche dell’avversario.

Nell’ultima uscita contro gli Spurs, il sophomore ha disputato un’ottima gara sui due lati del campo dimostrando di poter prendere la squadra in mano in assenza di LaMelo Ball.

Possibili svantaggi:

L’ultima trasferta di questa estenuante serie potrebbe mostrare segni di fatica evidenti tra le fila degli Hornets che da ormai una settimana si trovano nel profondo Ovest.

Houston è una squadra composta da giocatori esperti, Wall, Oladipo e Wood sono da anni nella NBA e non sarà facile avere il giusto approccio per poter portare a casa la vittoria.

Possibili vantaggi:

L’organico degli Hornets sembra essere più talentuoso e profondo e per questo motivo la sfida pare metterli in posizione di vantaggio, almeno sulla carta.

Rispetto alla gara con gli Spurs sarà necessario un apporto maggiore dalla panchina, con più responsabilità e migliori iniziative dei vari Monk, Bridges e anche, in tono minore, di Cody Martin.

“Enemy” Vintage

Da American Superbasket n° 8 (8-21 aprile 1998). La rivista nelle pagine iniziali usava dedicare ad alcuni campioni una paginetta a testa per ripercorrere l’accaduto recente di questi giocatori. Oltre Michael Jordan, Shaq, Grant Hill e “The Worm” Rodman compativa anche “The Dream”, Hakeem Olajuwon per gli Houston Rockets.

Discovery Charlotte: 3ª puntata

Nelle puntate precedenti abbiamo introdotto l’argomento della grande trasformazione di questa città in rapida espansione.

La scena sportiva della Queen City si è adeguata ed è mutata di conseguenza acquisendo importanza grazie al fiorire della città.

In questa particolare puntata puntiamo l’indice sullo Sport in generale che respira la Queen City oltre agli Hornets.

Fino al 1987 Charlotte non era rappresentata in nessuna delle quattro maggiori leghe professionistiche americane (MLB, NFL, NBA e NHL) e gli unici eventi importanti erano rappresentati dalle gare automobilistiche della NASCAR (stock car simili a berline) e gli incontri di “rasslin”, ossia una sorta di wrestling.

Una serie di locandine anni ’80 per la promozione del rasslin

La mancanza di opzioni sportive in città costringeva gli appassionati a spostarsi verso Raleigh, Durham o Chapel Hill per vedere importanti partite di basket e football a livello collegiale, ecco un buon motivo per il quale il basket collegiale in North Carolina è anche più amato di quello professionistico che non si è stratificato storicizzandosi.

Oggi quei giorni sono un lontano ricordo.

Furono proprio i Calabroni a far da traino a tutto ciò che poi mise piede “giù in città”.

Nel 1988 la nascita degli Charlotte Hornets della National Basketball Association e relativo successo di pubblico nonché il netto miglioramento in risultati portò nel 1995 anche i Carolina Panthers nella Queen City, ovviamente nella mischia della National Football League.

La prima pagina del 1993 del quotidiano Charlotte Observer che celebra la scelta di Charlotte come expansion team per la NFL.

Di seguito proveremo a stilare un elenco in dieci punti che ripercorrerà la storia recente e i tratti principali della scena sportiva a Charlotte.

1-NASCAR

Partenza sprint con i motori…

Insieme a Indianapolis, Charlotte è considerato una degli hub principali per quanto riguarda gli sport a motore, infatti, molti piloti e scuderie automobilistiche di varie categorie (dalle open wheel alle sport car) risiedono in città o in zone limitrofe.

Come abbiamo già scritto, la città, oltre ad ospitare il “NASCAR Hall of Fame” è sede del Charlotte Motor Speedway.

L’impianto, aperto nel 1960, è capace di accogliere fino a 171.000 persone e ospita diverse gare automobilistiche durante l’anno tra cui la Spint Cup e le Premier Series (dal 1960).

Una vista dall’alto del Charlotte Motor Speedway a Concord, 21 km. a nord-est di Charlotte.

Nel settembre 2020 Michael Jordan ha annunciato di aver creato un nuovo team per le gare di Stock Car insieme al socio Denny Hamlin (ex driver).

La squadra avrà come pilota Bubba Wallace, unico driver afroamericano del campionato.

L’esordio della scuderia nel campionato NASCAR è previsto per la stagione 2021.

23XI sarà il nome della Scuderia di MJ & Co., in partnership con Toyota


2-CHARLOTTE HORNETS (PALLACANESTRO)

Beh, qui giochiamo in casa e probabilmente sarete piuttosto informati se state leggendo queste pagine.

Fondati nel 1998, gli Charlotte Hornets sono stati la prima franchigia della città a prendere parte ad una delle principali leghe professionistiche americane (NFL, NBA, NHL e MLB).

Quello che possiamo riportare se anagraficamente siete giovani e non potete ricordare nulla prima del 2000 è che la passione del pubblico per la squadra era qualcosa di travolgente, più di nove anni per 364 sell-out nell’arena concepita specificatamente per il basket più ampia nella NBA (al 100 Hive Drive) situata fuori dalla città, lo testimoniano.

“L’Alveare” per i fan, immerso nella natura, fu fatato fino al 1997. Un’immagine del vecchio Charlotte Coliseum palazzetto degli originali Charlotte Hornets e degli Charlotte Bobcats per la stagione 2004-2005. L’impianto è stato demolito nel 2007 e attualmente l’area giace inutilizzata.

Le cose iniziarono a cambiare però a fine anni ’90, quando problemi legati alla volontà della proprietà per la costruzione di un nuovo palazzo e uno scandalo a sfondo sessuale che travolse il fondatore e proprietario George Shinn, inclinarono i rapporti tra i fan e la proprietà.

Tale situazione compromise l’ambiente e portò i Calabroni a trasferirsi dalla stagione 2002/2003 a New Orleans.

La squadra attuale, invece, nasce dalla promessa della NBA di restituire un team alla Queen City.

“Rifondati” nel 2004, fino al 2014 sono stati i Charlotte Bobcats.

Dal 2014 in poi – con l’abbandono di NOLA del brand – la squadra è ritornata a chiamarsi Hornets, recuperando tutti i record e le statistiche originali sino al 2002 (qui potremmo discorrere lungamente sul pasticcio di entità e di valori dei record), anche se quella attuale è tutta un’altra squadra.

Michel Jordan, proprietario di maggioranza dal 2010, oltre ad aver riportato l’identità originale, sta cercando insieme al GM M. Kupchak, di instaurare una cultura vincente sul campo.

Visto il passato perdente di questi giovani Charlotte Hornets 2.0 il lavoro non è stato facile.

Proprio quando spiragli di luce incominciavano a intravedersi all’orizzonte però è arrivato l’infortunio fatale per la stagione di Ball.

Tra i giocatori più rappresentativi dei primi Calabroni citiamo Larry Johnson (ROY nel 1992), Dell Curry (miglior sesto uomo nell’anno 1994 e padre di Steph), Tyrone “Muggsy” Bogues (primo per numero di assist e secondo per minuti giocati) e potremmo andare avanti lungamente con Kendall Gill, Alonzo Mourning, Anthony Mason, Jamal Mashburn, Eddie Jones, Bobby Phills, David Wesley, ecc. mentre per quelli attuali Gerald Wallace (NBA All-defensive First Team nel 2010, ritirato) e Kemba Walker (leader per punti e minuti giocati) rappresentano le figure più iconiche sebbene non siano mancate altre figure di riferimento come Al Jefferson o Jeremy Lamb (chi non si ricorsa a Charlotte del suo buzzer beater game winner da oltre metà campo a Toronto?).

Diciamo che nemmeno la fantasia mancava ai primi Charlotte Hornets. Speriamo di avere presto anche una squadra spaziale…

Curiosità… Gli Hornets furono inseriti nell’Atlantic Division ma il secondo anno migrarono nella Midwest (con l’entrata di Orlando nel 1989) per passare poi alla Central, insomma, i Calabroni hanno girato varie divisioni e mi fermo qui per non sconfinare a NOLA.

A oggi sono inseriti nella Southeast Division.

Lega: National Basketball Association, Eastern Conference, Southeast Division

Arena: Spectrum Center

Capacità: 19.077 per il basket

Stagione regolare: da ottobre ad aprile

Mascotte: Hugo the Hornet

Prezzo biglietto: da $10 in su

Sul campo: per il campionato 2011-12 hanno stabilito un record negativo come Bobcats di 7-59 (stagione ridotta causa lock-out), ottenendo la peggior percentuale di vittorie nella storia della NBA (.106 %)

3-CAROLINA PANTHERS (FOOTBALL AMERICANO)

Fondati nel 1993 da J. Richardson e militanti dal 1995 nel campionato NFL sono la squadra con più seguito in città.

Dal 2018 hanno un nuovo proprietario in David Tepper che per quasi 2,3 miliardi di dollari ha comprato la squadra dal fondatore.

Il motto della squadra è “keep pounding”, tradotto in “continuare a martellare”, che è ispirato al discorso tenuto dell’ex giocatore Sam Mills prima della partita di playoff del 2004 contro i Dallas Cowboys.

Dopo ogni vittoria casalinga, allo stadio viene suonata la canzone di Neil Diamond “Sweet Caroline”.

La statua di Sam Mills fuori dal Bank of America stadium

La squadra vanta due apparizioni al Super Bowl durante le stagioni 2003-2004 e 2015-2016, ambo le finali però purtroppo non sono state felici, le L subite rispettivamente contro i New England Patriots (29-32) e i Denver Broncos (10-24) hanno privato le Pantere di un titolo a oggi soltanto sfiorato.

Attualmente il loro giocatore di punta è il running back C. McCaffrey, mentre tra ex si annoverano S. Smith (all-time receivingreceiving leader, ritirato), L. Kuechly (ritirato), G. Olsen (ritirato) e Cam Newton (all-time passing leader).

Lega: National Football League, NFC South

Arena: Bank of America Stadium

Capacità: 75.523

Stagione regolare: da settembre a dicembre

Mascotte: Sir Purr

Prezzo biglietto: da $50 in su

Sul campo: Dall’anno della loro fondazione (1995), i Panthers hanno disputato i playoff 8 volte.

4-CHARLOTTE KNIGHTS (BASEBALL)

Fondati nel 1976 a Baltimora e trasferitisi a Charlotte nel 1988, i Knights sono la squadra di baseball della Minor League della città “stranamente” affiliata ai Chicago White Sox della MLB.

Dal 2014 giocano le partite casalinghe al Truist Field in Uptown Charlotte (dal 1990 al 2013 la squadra giocava al Knights Stadium a Fort Mill nella Carolina del Sud, a poche miglia da Charlotte).

Dal 2021 parteciperanno al campionato di “Triple-A East”, che è il livello più alto della lega di MiLB.

Il logo utilizzato dai Charlotte Knights per la loro stagione inaugurale in Uptown Charlotte.

Lega: Minor League Baseball, Triple A East, Southeast Divison

Arena: Truist Field

Capacità: 10.200 spettatori

Stagione regolare: da maggio a settembre

Mascotte: Homer the dragon

Prezzo biglietto: da $15 in su

Sul campo: da quando è a Charlotte la squadra ha vinto 2 titoli (1993 e 1999)

5-CHARLOTTE CHECKERS (HOCKEY SU GHIACCIO)

Dal 2010 sono la squadra di hockey su ghiaccio dell’American Hockey League della città (dal 1990 al 1993 Capital District Islanders, dal 1993 al 2010 Albany River Rats).

Sono affiliati ai Florida Panthers, squadra della NHL.

Disputano i loro match casalinghi presso il ‘Bojangles Coliseum’, appena fuori città, ma fino al 2014 giocavano allo Spectrum Center (allora Time Warner Cable Arena).

Nella stagione 2018-2019, hanno vinto il loro primo titolo, la Calder Cup, battendo in finale i Chicago Wolves in cinque gare.

Non partecipano alla stagione 2020-2021 per problemi di sicurezza legati al COVID-19.

Il logo dei Charlotte Checkers

Lega: American Hockey League

Arena: Bojangles Coliseum

Capacità: 8.600

Stagione: da ottobre ad aprile
Mascotte: Chubby the bear

Prezzo biglietto: da$22 in su

Sul campo: la squadra ha segnato 22 punti in cinque partite in finale di Calder Cup contro i Chicago Wolves

6-SOCCER

Charlotte sin dal passato ha avuto una tradizione calcistica legata a squadre di leghe minori, come ad esempio i Carolina Lightnin’ fondati nei primi anni ’80 o gli Charlotte Eagle fondati nel 1991.

A partire dal 1994 la città si è candidata come frontrunner per ospitare una squadra di massima divisione, ma sempre senza successo.

Negli ultimi anni però, grazie allo sviluppo economico e demografico della città e con l’arrivo di nuovi investitori, Charlotte è stata finalmente selezionata per ospitare una squadra di calcio di MLS.

CHARLOTTE FC

David Tepper, già proprietario dei Carolina Panthers, nel 2019, con una spesa di quasi 325 milioni di dollari si è assicurato un expansion team di MLS.

La squadra si chiamerà Charlotte Football Club e prenderà parte al massimo campionato di calcio americano a partire dalla stagione 2022.

Il team, che a livello di settore giovanile ha un’organizzazione simile ad un club europeo, per la prima squadra al momento ha sotto contratto solo quattro giocatori e non ha ancora un head coach.

Lega: Major League Soccer

Arena: Bank of America Stadium

Capacità: 44.000 per il calcio espandibile fino a 75.523

Stagione: da febbraio a dicembre
Mascotte:

Prezzo biglietto:

Sul campo: tra i quattro giocatori sotto contratto, spicca il centrocampista spagnolo Sergio Ruiz, temporaneamente militante al Las Palmas in seconda divisione in Spagna.

CHARLOTTE INDIPENDENCE

Dal 2014 è la squadra di calcio che partecipa al campionato della United Soccer League, una categoria inferiore rispetto alle MLS.

Disputano le proprie partite casalinghe presso l’American Legion Memorial Stadium nel quartiere Elizabeth a Charlotte.

Sullo stemma del club compare il numero 1775, anno nel quale è stata firmata la dichiarazione d’indipendenza di Mecklenburg e, sul dorso di un cavallo, è rappresentato il capitano James Jack, colui che avrebbe trasportato il documento a Philadelphia.

Il logo dei Charlotte Independence

In suo onore, il soprannome della squadra è proprio “the Jacks”…

Una vista dell’American Legion Memorial Stadium


Lega:
United Soccer League

Arena: American Legion Memorial Stadium

Stagione: da febbraio ad ottobre
Mascotte: Captain James Jack

Media spettatori: 1,659

Prezzo biglietto: da$15 in su

Stat: dal 2014 la squadra ha partecipato tre volte ai playoff (2016, 2017, 2020)

7-UNC CHARLOTTE 49ERS E DAVIDSON WILDCATS

Tra le università vicine a Charlotte o in essa – oltre alle famose Duke, North Carolina a Chapel Hill e North Carolina State a Raleigh -, due quelle più conosciute a livello sportivo sono la University of North Carolina a Charlotte e il Davidson College nell’omonima cittadina.

Entrambe hanno squadre sportive di diverse discipline che militano in tornei di Divison I della NCAA.

Per i primi la squadra più famosa sono i Charlotte 49ers di football.

Per i secondi invece, la squadra di punta è quella di basket dei Wildcats.

Tra le fila dei “Gatti Selvatici” militò un certo atleta che diede risalto al college, probabilmente conoscerete un certo Stephen Curry…

Un giovanissimo Steph Curry in maglia Davidson

8-LACROSSE, RUGBY E TENNIS

La pratica del Lacrosse a Charlotte ha una breve storia, ma è in forte crescita grazie alla formazione di due squadre professionistiche nel 2012.

Una sono gli Charlotte Hounds, che partecipano al campionato di Major League Lacrosse.

I “Segugi”, però, non hanno disputato le ultime due stagioni a causa della riqualifica dello stadio e del cambio di proprietà.

Il loro rientro è previsto per la stagione 2021.

La seconda sono gli Charlotte Copperheads che militano nella Professional Lacrosse League e giocano una versione indoor di questo sport.

Il logo degli Charlotte Hounds

Ora, se vi state chiedendo cosa sia il Lacrosse, sport poco diffuso in Italia, possiamo dire che quello attuale è una modifica francese di metà ottocento sulla base di uno sport antico degli amerindi chiamato “Baggataway”.

A guardarlo oggi sembra uno sport che fonde football americano (per via delle protezioni, specie nel maschile), hockey per via di alcuni disegni sul campo e per il fatto che si possa girare dietro la porta, il tennis per via dello strumento di gioco e calcio per il campo, la porta e le dinamiche e la porta anche se quadrata.

In origine questa pratica era anche utilizzata dai nativi americani per risolvere eventuali dispute.

Gli “indiani” moderni sono ancora molto legati a questa pratica che unisce sport e tradizione tanto che la federazione internazionale ha autorizzato che essi possano partecipare alle competizioni internazionali unendosi sotto un’unica bandiera.

La nazionale irochese non ha ancora vinto un titolo ma rimane tra le più forti nel panorama internazionale.

Nella NCAA nel maschile i titoli vinti da North Carolina sono 5, quelli di Duke 3.

Un’immagine solare di questo sport che, pur modificato, si perde nel mistero culturale ancestrale dei nativi americani.

Nella NCAA Division I Woman’s Lacrosse (Championship), invece, Maryland è squadra di antiche tradizioni e vanta 14 titoli compreso l’ultimo nel 2019 che la pone come campione in carica ma nelle ultime annate si è affacciata North Carolina capace di raggiungere per tre volte la finale (trovando sempre Maryland) e di imporsi per ben due volte con la vittoria mitica del 2013 dopo 3OT.

L’Università di North Carolina ha ricostruito l’emozionante giornata che ha dato il primo titolo a una squadra del N.C. in ambito femminile.

Charlotte è anche la casa di una delle più vecchie associazioni rugbistiche della Carolina del Nord, il Charlotte Rugby Club, fondato nel 1971 con sede nello Skillbeck Athletic Grounds a Coulwood, un quartiere a nord-ovest della città.

Nella parte sud della stessa, invece, all’interno del Renaissance Park, è situato il più grande impianto sportivo pensato per il tennis nella Queen City, il Jeff Adams Tennis Center che vanta ben 13 campi da gioco.

9-EVENTI SPORTIVI

Come in tutta la Carolina del Nord, anche la zona di Charlotte è piena di campi da golf.

Il PGA Tour si ferma in città una volta l’anno a maggio per il Wells Fargo Championship al Quail Hollow Club (tra i vincitori si annoverano Rory McIlroy e il famoso Tiger Woods).

Nell’agosto del 2017 il club ha ospitato il PGA Championship, uno dei quattro eventi del grande slam di golf.

Un momento del Wells Fargo Championship al Quail Hollow Club nel 2019

Il Duke’s Mayo Bowl invece è una sfida molto sentita di football a livello collegiale disputata tra una squadra della ACC e una della SEC o Big Ten.

Si gioca dal 2002 a dicembre al Bank of America Stadium è attrae in città decine di migliaia di tifosi.

Nel corso degli anni ha cambiato nome in base all’azienda che sponsorizzava l’evento. Originariamente era conosciuto come Queen City Bowl.

Fino al 2020, Charlotte ha ospitato presso lo Spectrum Center le finali di basket del torneo collegiale CIAA (una seconda divisone della NCAA).

Per il triennio 2021-2023, dopo 15 anni, le fasi finali del campionato si trasferiranno presso la città di Baltimora, causando alla Queen City una perdita economica non indifferente (nel 2018 si è calcolato che l’impatto economico del torneo per la città è stato di 50 milioni di dollari).


10-MENZIONI SPECIALI

Spostandoci dalla città di Charlotte ma rimanendo tra i confini della Carolina del Nord, impossibile non citare la grande tradizione cestistica che lo Stato ha a livello collegiale (Duke, North Carolina e North Carolina State ne sono solo alcuni principali esempi già accennati in precedenza).

Per ampliare questo panorama, rimando al blog Rotazihornets nel quale, attraverso vicende personali, Riccardo Pratesi, giornalista della Gazzetta dello Sport, parla a ruota libera in maniera più dettagliata sull’argomento:

http://hornets.playitusa.com/uncategorized/north-carolina-basketball-more/

Altra citazione va fatta per i Carolina Hurricanes, franchigia della NHL con sede a Raleigh (dal 1972 al 1979 New England Whalers, dal 1979 al 1997 Hartford Whalers).

Nel 2006 vinsero la loro prima ed unica Stanley Cup battendo in finale gli Edmonton Oilers in sette gare.

Questo fa di loro l’unica squadra della Carolina del Nord ad aver conquistato un trofeo tra le quattro leghe principali americane.

Un fotogramma dei festeggiamenti per la vittoria della Stanley Cup nel 2006 immortala i Carolina Hurricanes.

Concludendo possiamo affermare che il panorama sportivo a Charlotte negli ultimi trent’anni è cresciuto sia in termini di offerta, che di fruibilità.

Impensabile ovviamente raggiungere i numeri dei “big market”, ma la fan base delle diverse squadre pare piuttosto solida, come dimostrato dall’immagine sottostante.

L’aspetto fondamentale sarà quello di mantenere una certa competitività dei team, sia per rafforzare ancora di più il rapporto tifoseria/città, sia per evitare un calo di pubblico che potrebbe portare a quelle ricollocazioni micidiali negli States che snaturano e disintegrano la sostanza della squadra originale come già successo in passato, non solo a Charlotte.

Altro obiettivo è quello di portare il primo titolo nazionale in città.

L’impresa spetta a Hornets e Panthers e se per ora l’impresa appare lontana: “Sognare fortunatamente, non costa niente.”

La media spettatori delle principali squadre professionistiche della città per la stagione 2019