Stars Countdown

Utilizzando “Notte Stellata” di Van Gogh, andremo a toccare l’argomento legato al rientro delle tre star Hornets infortunate da lungo tempo.

Intro

Ci hanno spiegato scientificamente che l’inizio del nostro universo deriverebbe dall’esplosione conosciuta come Big Bang ma le cose si fanno più complicate quando si cerca di ricostruire il perché dello scoppio, figuriamoci se si tenta di ricostruire – andando sempre più a ritroso – che cosa vi sia stato prima di quel che noi chiamiamo tempo.

La mente si perde incapace di fissare un punto iniziale inerziale che sostituisca il nulla.

Esiste un inizio del tempo o la domanda in questione è irrilevante perché non esiste davvero il tempo ma solo una sequenza di eventi fisici che portano a “costruzione e distruzione”?

E se in fisica quantistica la freccia del tempo è relativa, la nostra macro-fisicità ci porta a sperimentare gli effetti di ciò che definiamo (erroneamente o meno) tempo, in ogni momento.

Elemento imprescindibile nel basket come nelle cose di tutti i giorni, misuriamo il tempo in maniera relativa calcolandolo sulla base del nostro ambiente.

Eppure anche all’interno del tempo ci sono vari tempi che scorrono in maniera differente (concetto di spazio-tempo) legati alla fisicità degli oggetti.

E’ noto, per fare un esempio semplice, che la luce delle stelle impiegherà ad arrivare a noi quel tempo necessario sulla base della distanza percorsa, ciò significa che se la luce solare impiega pochi minuti per arrivare da noi, osservando stelle nettamente più lontane faremmo letteralmente un viaggio nel tempo vedendo com’era quella stella anni luce prima e non è detto che paradossalmente essa possa anche non esistere più.

Dalla clinica per alienati mentali di Saint-Rémy de Provence, Van Gogh nel 1889, dipinse prima dell’alba questo ritratto dove bellezza e inquietudine si fondono mostrando in una potente distorta visione onirica ciò che il pittore poteva osservare.

Una potente visione che vuol trasmettere l’anima del soggetto dove oltre la Luna e Venere (la stella del mattino), altri astri più distanti, luminosi o fiochi, una compagnia di contemplazione ed esaltazione per il genio olandese cui è dedicato un episodio del film “Sogni” di Akira Kurosawa.

Da molto tempo tre delle principali stelle degli Hornets non sono presenti nel cielo dei tifosi ma prima di parlarne vorrei citare Terry Rozier e lo stato della squadra che nonostante la gioventù sembra un po’ “sulle gambe” in alcune serate.

Rozier e la stanchezza

Terry Rozier ha sostenuto la squadra molte volte quest’anno giocando sopra le aspettative ma ultimamente sembra abbastanza cotto.

Nelle ultime due partite ha tirato con un 8/35 dal campo e un 1/15 da 3 punti.

Sicuramente tutti noi siamo dispiaciuti sia per l’esito delle due partite appena giocate che per le prestazioni di un Rozier sottotono se non fritto.

Le assenze di tre principali terminali offensivi hanno costretto Rozier a dividersi in 4: leader, marcatore (arrivato da Boston da riserva con capacità difensive principalmente, oggi è il principale scorer della squadra), difensore e uomo assist.

Terry mantiene comunque una mentalità marziale senza ingombranti paure quando la partita conta.

“Niente scuse. Abbiamo la fortuna di essere nella posizione in cui ci troviamo, di giocare il gioco che amiamo. Dobbiamo solo superare il momento. Anche tutte le altre squadre stanno disputando molte partite” ha detto Rozier.

Terry sa che alcuni fan prenderanno a criticarlo:

“Avrai dei crolli. Avrai partite nelle quali i tiri potrebbero non entrare. Molte persone reagiranno in modo eccessivo. Il mio lavoro è guardarmi allo specchio, restare in equilibrio e prendermi la colpa. Preoccupami per la prossima partita.”

“Vorrei far riposare tutti i ragazzi a essere onesti. La realtà è che questo è il programma. Questa è la NBA”, ha detto Borrego.

“Abbiamo fatto riposare Terry una volta (contro i Los Angeles Lakers il 13 aprile) ma come agonista vuole giocare.”

“Gestione del carico” è un termine alla moda nella NBA solo che adesso sarà più dura permettersi di risparmiare qualcuno in queste condizioni.

“Ho cercato di gestire le loro menti e i loro corpi per tutta la stagione. Abbiamo le ultime 10 (partite). Abbiamo bisogno di ognuno di loro”, ha proseguito Borrego.

Personalmente amo la determinazione di Rozier, ovviamente le sue pagelle recenti hanno rispecchiato ciò che ha mostrato sul parquet ma chiedo al buon “Scary” di rifiatare un po’ e farci vincere le prossime partite gestendole con intelligenza, battere specialmente contro quei team che non abbiamo ancora battuto e quelle più easy per approdare ai playoff giacché gli Hornets sono sull’orlo del precipizio di un’ottava posizione che potrebbe anche divenire una scomoda nona o decima per dei play-in complicati ma almeno, nonostante l’intensità del calendario, la maggior parte delle avversarie sono abbordabili sulla carta.

Charlotte era quarta prima degli infortuni e prima della propria divisione. Oggi rischia di diventare quarta nella Southeast con la rimonta di Washington clamorosa ma saranno decisive per le sorti degli Hornets la sfida contro Miami e forse l’ultima nella capitale.

Countdown

Tornando alla squadra, il giorno che sta scorrendo e quello di domani saranno 47,30 ore fondamentali per generare un riposo ristoratore.

E’ sicuramente poco ma poi ci saranno partite ogni due giorni e diversi back to back perché il conto alla rovescia degli Hornets sarà di 10 partite in 15 giorni.

Una marcia della morte se Borrego non riuscirà a coniugare il minutaggio dei pezzi migliori con il risultato.

Abbassarlo sarebbe rischioso per il risultato della partita perché di alcune facce sul parquet che hanno ottenuto recenti e inaspettati spazi se ne ha anche la nausea poiché si vorrebbe vedere più qualità e divertimento sul parquet.

Rientri

La domanda che tutti i fan si fanno è: “Quando rivedremo Monk, Ball e Hayward?”

Il piano è che Ball (polso rotto, fuori dal 20 marzo) e Monk (caviglia slogata, out dal primo aprile) si mischino con i giocatori che non ruotano per verificare se sono idonei per giocare una vera partita.

Hayward è ancora più lontano da questa possibilità indossando ancora uno scarpone da passeggio per proteggere il piede destro slogato.

Dall’Observer fanno sapere che c’è una speranza che Ball e Monk possano giocare entrambi questo fine settimana anche se aspettarsi subito grandissime cose potrebbe rivelarsi erroneo però, nonostante Bridges, Graham e P.J. Washington in particolare stiano sostenendo la squadra ciò non basta.

L’apporto di Ball e Monk (ROY o ROTY in progress per il primo che dal 57% dovrebbe quindi passare oltre il 60,0% dando una spinta e una rinfrescata che convincerebbe gli addetti a votare per lui per il titolo di rookie of the year) non risolverebbe il problema del centro ma darebbe più qualità e punti alla squadra abbassando l’eccessivo sovraccarico in minutaggio di alcuni elementi allungando le rotazioni e giacché Borrego spesso usa la small-ball potremmo permetterci di avere migliori più opzioni dei quintetti sul parquet.

E se in un aforisma Cesare Pavese diceva che “non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, allora speriamo che si possa accedere ai meritati (dal mio punto di vista vista la resilienza della squadra in un momento così difficile, falcidiata da importanti e lunghi infortuni) playoff con qualche attimo sportivamente indimenticabile.

Game 62 – Charlotte Hornets @ Boston Celtics 111-120

Intro

In realtà nelle macro-forme della vita a noi conosciuta nulla ti è regalato, potrebbe sembrare scontato ma forse per molti non lo è.

Lo sanno bene le nazioni che hanno perso una guerra indipendentemente da cosa pensassero i cittadini (volenti o nolenti sottoposti ai vari regimi in questione), al tavolo delle trattative con le potenze vincenti solo pro forma.

Lo sanno bene (forse perché ho qualche dubbio che vi sia una coscienza su questo punto) i lavoratori della GDO che con la pandemia stanno ancora rischiando di essere contagiati da un virus che ha fatto in pochissime giorni due morti mentre le altre vengono occultate e ascritte ad altro sebbene le morti nel periodo siano cresciute del 67% e ci vorrebbe un indagine a proposito ma… dato che la filosofia utilitaristica ha preso il sopravvento e “tu sei ciò che fai” come un’esuvia vuota e abbandonata, il “rischio calcolato” invocato da Draghi comprende anche la sostituibilità dei lavoratori del settore mai considerati indispensabili come medici, forze dell’ordine e altre categorie come gli insegnanti vaccinate o agli autotrasportatori definiti eroi e buon per loro.

I commessi della GDO (in particolare), nonostante il servizio garantito, sono più un fastidio che altro e l’incapacità di creare un blocco compatto per far sentire la propria voce ha determinato colpevolmente le attuali condizioni anche perché le aziende, nella smania illimitata di vendita non stanno certo mettendo in campo adeguate misure come si è evinto dai blitz dei NAS nel centro-sud Italia che hanno fatto chiudere più di una decina di supermercati.

Tante situazioni differenti quindi possono concorrere a determinare contingenze imprevedibili.

Gli Hornets rimangono sempre in emergenza, Boston, invece, ha dubbi su ragazzi importanti che a causa degli infortuni potrebbero non esserci e pesare su una sfida che risulterebbe più equilibrata.

La caratterizzazione delle facce che vediamo sera dopo sera (se siete appassionati) diventa un mondo particolare, quasi come se foste in famiglia con degli sconosciuti e a proposito di famiglia e sconosciuti, ho pensato di creare le pagelle odierne parlando di persone con problemi psichici giacché sul territorio dove abito è presente una nota fondazione che si occupa di questi ospiti particolari.

Queste persone, non totalmente autosufficienti vengono accudite a vario titolo nella struttura e le loro “incursioni” nei dintorni del centro (non solo a volte) sono piuttosto caratteristiche.

In passato c’è chi ne ha approfittato o le ha schernite in maniera denigratoria, cosa non consona alla loro dignità di persone, uniche nonostante i loro problemi.

Non so perché ma la balzana idea di portare a conoscenza i lettori sulle loro strampalate e simpatiche caratteristiche unendole e aggettivando così le prestazioni dei giocatori nelle pagelle sia un difficile ma interessante esercizio anche per empatizzare ed educare a un maggior rispetto nei loro confronti.

Persone con le quali spesso si può scherzare e strappano un sorriso, cosa non da poco oggi, sebbene molte le considerino inutili se non un peso per la società, eppure la loro semplicità è uno schiaffo a quell’utilitarismo che non sa dove andare, forse andrà a esplorare nuovi mondi sempre più alieni e alienanti, forse su Marte perché questo pianeta qualcuno l’ha già dato per defunto privandolo di un vero senso…

Quel senso, quel sentimento che anche gli Hornets vorrebbero ritrovare nella notte con una vittoria per dare un reale senso a una stagione che meriterebbe di trovare un approdo al porto dei playoff.

Analisi

Il back to back a Boston dice agli Hornets che per ora sarà meglio guardarsi le spalle cercando di mantenere l’ottava piazza piuttosto che fare voli pindarici verso lidi più caldi.

New York batte Chicago ma Washington batte la LAL gialloviola mentre avanti i Falchi sono travolti a Philadelphia sugli altri parquet.

Per quanto riguarda la partita tra Boston e Charlotte… i Celtics vincono la partita spareggio pur privi di Walker e Smart trascinati dal duo Brown/Tatum, 38 punti per il primo (7/13 da tre punti), 35 per il secondo (+ 8 assist) con l’aiuto di un Nesmith da 15 punti e 9 rimbalzi più un Thompson da 12 punti e 13 rimbalzi.

Gli Hornets pagano le assenze dell’ultimo periodo (panchina corta e quintetto con plus/minus negativo in linea di massima e nessun rientro anche in nottata per Ball, Hayward e Monk) e la seconda prestazione decisamente sottotono dell’ex Rozier ma più di tutto un campanello d’allarme deve suonare nella mente di Kupchak poiché la sconfitta è generata da second chance da rimbalzo offensivo dei Celtics.

46-65 nei rimbalzi totali (11-19 negli offensivi sfruttati meglio da Boston), 10-19 nelle second chance e 5-10 sui fast break oltre a un 44-54 nel pitturato.

A poco servono gli assist (29-26) e i tiri liberi (24/32, 75,0% contro il 17/22, 77,7%) se la squadra non è in grado di opporre solida resistenza sotto le plance e sul perimetro dove solo le pessime percentuali pari a 0 di Fournier e Waters abbassano le cifre dei verdi.

Gli Hornets devono voltare pagina, dimenticare la trasferta e fiondarsi allo Spectrum Center dove si giocheranno 7 delle ultime 10 partite dei Calabroni per ritrovare l’effetto home.

Viver alla giornata dando uno sguardo agli infortuni e ritrovare una pesante determinazione dopo due giorni di riposo devono essere le chiavi per battere Detroit e cercare di ripartire per il rush finale.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Dopo le difficoltà nel concludere sotto canestro (prima di Boston e poi di Charlotte), l’entrata dea veterano di Waiters consentiva ai locali di muovere il punteggio per primi anche se gli Hornets pareggiavano a 10:56 per via di due FT concessi a favore di Bridges che a rimbalzo incocciava sulla chiusura di Tatum.

I tre punti a tabella fortunosi di Brown per Boston erano recuperati da una precisa tripla di Graham dalla diagonale destra mentre un floater di Fournier che si risolveva con un air-ball era tenuto vivo dall’attacco dei Celtics che ai 24 risolveva con l’alzata di Thompson nel pitturato.

Charlotte teneva botta e sorpassava con la drive lungo la baseline di Miles che faceva continuare alla palla il lungo linea sino a raggiungere P.J. libero per la tripla dell’8-7.

Boston continuava a segnare mentre Charlotte di fermava così Tatum e Brown mandavano sull’8-11 i locali.

P.J. i entrata aggressiva schiacciava sul ferro mancando la dunk mentre dall’altra parte il lancio su Tatum valeva due punti facili per la star avversaria con Borrego in time-out a 8:00 minuti dalla fine del primo quarto.

Il protagonista di quarto (Brown) segnava in entrata, Tatum imitava il compagno chiudendo in alzata artistica quindi Charlotte trovava il canestro con il passaggio schiacciato di P.J. per Miles dietro le linee pronto alla schiacciata del 10-17.

Lo scambio Brown/Graham apportava beneficio al team di MJ visto che i punti piovuti erano rispettivamente 2 e 3 quindi un goaltending di P.J. sull’alzata di Fournier e due FT a segno di Rozier a 5:08 mandavano il tabellone sul 15-21 ma il divario aumentava vistosamente e velocemente nel finale di quarto con 5 punti consecutivi di Tatum interrotti da un’entrata a ricciolo di McDaniels chiusa con la dunk a una mano ma Brown segnava a una mano e poi in entrata (colpendo involontariamente P.J. con la mano non dedita al tiro) appoggiava la vetro mentre il n° 25 respingeva) infilava il goaltending del 17-31.

Nel finale gli unici due punti Hornets erano ottenuti da McDaniels grazie a un’altra entrata (incredibile la manata non vista rifilata da Williams a Jalen) ma Boston destrutturava la difesa di Charlotte che incassava due bombe in back to back da parte di un Brown da 20 punti che facevano l’esatta differenza giacché il punteggio a fine dei primi 12 minuti era di 19-39.

Caleb Martin contro il rientrante R. Williams III. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Gli Hornets non erano mai riusciti quest’anno a rientrare da un deficit così pesante poiché la massima rimonta compiuta avvenne a New Orleans, sotto di 18 punti.

Il quarto era passato alla ricerca di tagliare il divario con Borrego che man mano si spingeva su soluzioni più offensive con gli inserimenti fissi di Zeller e Caleb Martin.

Proprio Caleb metteva dentro i primi due punti di Charlotte correggendo sé stesso da sotto.

Un fast break chiuso rabbiosamente in schiacciata da parte di Miles a 10:57 valeva poco se Rozier mancava una tripla e costringeva Martin al TO con Tatum a colpire in fast break.

P.J. rimediava alla jam mancata replicando vincentemente la schiacciata a una mano mentre dopo l’errore dall’angolo di Tatum era ancora P.J. a tagliare il divario con una tripla solo cotone.

Dunk di Thompson a 8:28 ma replica di Rozier per il -13 (30-43), un divario a elastico che aumentava quando Tatum sfruttava un altro contropiede per il 32-49 e Thompson portava i Celtics sul +19 mostrando come il 6-11 nei rimbalzi offensivi fosse molto pesante per una Charlotte non in grado di controllare i propri tabelloni.

Zeller era un buon terminale per una runner dunk e se Williams eliminava il tentativo di Graham a 3:38 a 3:37 altri due FT per Cody andavano a bersaglio per il 36-51.

Tripla di Nesmith ma a 3:19 proprio il giocatore dei Celtics in arretramento, cercando di contenere un deciso Miles che rischiava lo sfondamento, era colto in fallo.

Stevens non ci stava finendo per “beccarsi” un gioco da tre punti su un challenge boomerang.

A 2:23 una mano ingenua di Caleb sul corpo di Tatum al tiro era premiata per il numero 0 con due FT per il 41-58 ma Zeller accorciava da sotto, P.J. ne metteva altri due in entrata da destra oltre Tatum e un passaggio di un Rozier entrato da pochissimo per un pick and roll con Zeller mandava il centro a metter dentro il 47-58 finale di primo tempo con gli Hornets capaci di tagliare quasi a metà il divario nella parte finale di un frustrante secondo quarto.

3° quarto:

Waiters partiva con due punti per aprire le ostilità nella ripresa quindi Bridges colpiva con la granata da tre dall’angolo destro a 11:06 per il 50-60.

Tatum da tre e Thompson in reverse erano la forza dei Celtics per riportarsi sul +15 ma gli Hornets trovavano un mid range jumper di Rozier e una tripla di Graham a 9:39 che diminuivano di un terzo il gap (55-65).

Due FT per Brown (fallo di Graham) splittati mentre il numero 4 continuava a essere protagonista in ogni azione anche quando in accelerazione sembrava non poter più segnare dopo la spinta di Nesmith ma con un circus shot avvolgente inventava un and one per il 8 a 9:20.

Brown non segnava, Graham sì e dalla lunga distanza su assist di Rozier: 61-66, time-out Boston a 8:59.

I Calabroni giungevano sino al -3 a 8:36 con due liberi affondati da Miles ma il pericolo risvegliava i verdoni che grazie all’ennesimo rimbalzo offensivo riuscivano a coinvolgere Brown per l’ennesima tripla da second chance.

Cody martin assisteva P.J. per la schiacciata del 65-69 quindi Tatum in fing and roll batteva in mismatch Cody Martin prima che Graham recuperasse i due punti persi con un lungo jumper (67-71).

Rozier commetteva tre falli rapidi in difesa che gli avversari usavano per dei liberi che a 5:30 ritoccavano il punteggio sul 70-76.

Uno sfondamento di Tatum su Graham dava il via a una serie di errori da ambo le parti: punteggio bloccato finché lo stesso numero zero dei verdi non riusciva a segnare da tre dalla sinistra allo scadere dei 24.

L’alley-oop di Williams (alto pass di Tatum) mandava i Calabroni sul -11 (70-11) ma il passaggio verticale di Graham che chiudendo il palleggio trovava Zeller per la schiacciata riportava i bianchi al divario in singola.

Un fallo di Nesmith (fuori cilindro) era usato da Graham per creare il contatto e due liberi (74-81) e nel finale a 1:16 era sempre il play degli Hornets a tener viva la partita per la freccia a bersaglio da tre punti del 77-83.

Uno scambio a giro sul lato sinistro mandava a bersaglio Pritchard da oltre l’arco con il rookie fermato a metà campo da P.J. su una successiva transizione.

2/2, nuovo +11 Celtics abbassato a 8 punti da un’inusuale 3 dalla top of the key di Zeller.

4° quarto:

Partiva male l’ultima frazione per Charlotte che incassando l’ennesima tripla di Brown finiva sotto di 11 ma McDaniels sfruttando un passaggio in drive di Wanamaker colpiva da destra per tre punti a 11:30.

Wanamaker forniva un altro assist per la flash dunk di Zeller e Rozier, dopo aver mancato una tripla, intercettando un passaggio orizzontale di Waiters fuggiva in transizione per appoggiare l’87-93.

Wanamaker rallentando l’entrata alzava dal runner anche il -4 ma un blocking foul di Zeller su Nesmith (FT splittati) interrompeva il fluido benché a 8:57 per un abbraccio prolungato di Nesmith su Rozier in caduta producesse i liberi del -3 (91-94).

Gli Hornets al singolo possesso però incassavano una tripla di Tatum in uscita da un blocco e sebbene un turnaround di P.J. ci riportasse alla soglia del singolo possesso con possibilità di accorciare (fallo offensivo di Thompson con schermo in movimento su Rozier) arrivavano sue stoppate di Nesmith (su Miles e Wanamaker) per un paio di stop.

Un passaggio inutile dietro al schiena non era salvato da Brown in generoso tuffo così Rozier faceva una delle poche cose buone della sua partita segnando proprio oltre Brown dalla diagonale sinistra per il 96-99.

Erano gli ultimi reali barlumi di resistenza perché sul giro di passaggi perimetrali Nesmith dall’angolo sinistro infilava il tiro pesante mentre Rozier mancava da sotto il canestro.

Graham ci riavvicinava con due liberi a 6:15 ma una coltellata di Brown da fuori si univa alla sua difesa su Bridges mentre gli Hornets mancavano un open con Wanamaker e un altro tiro da fuori con Graham che scheggiava il ferro.

Fallo di Miles per non far schiacciare Tatum (½), divario che si ampliava complice anche la fisica che aiutava un tiro di Tatum sul primo ferro che vibrando trascinava la pala dentro per il 98-108.

Lo 0/2 di Graham dalla lunetta segnava la resa nonostante nel finale arrivassero un paio di bordate da fuori, insufficienti per colmare il gap che alla fine sarà di 9 punti: 111-120.

Devonte’ Graham: 7

25 pt. (7/19), 5 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata, -5 in +/-. 4 TO. Giacomo/Meccanica: Uomo di mezza età, un bergamasco con zigomi marcati e una spiccata propensione per il trash talking contro la sua inesistente moglie chiamata alla perfezione da un telefono inesistente. Nel nulla componeva il numero su uno di quei telefoni vecchi con la gettoniera, poi simulando il rumore dell’attesa della linea si spazientiva battendo il piede per scatenarsi in una seri di improperi contro la sciagurata moglie, sempre in giro che non nutriva il figlio. Il tutto finiva lì per fortuna ma lo sfogo mi ha fatto pensare alla sua teatralità e alla sua perfetta meccanica. E’ lui che in serata mostra un tiro migliore di altri anche se si perde nel finale con uno 0/2 ai liberi ma ne segna 6. Altri 25 punti per Graham, anima della squadra che si arrende – come già detto – dopo il suo 0/2 ai liberi. Mostra come si disegna un contatto davanti al suo maestro Walker e segna 5 delle 12 triple tentate cercando di giocare anche un po’ più all’interno del solito con jumper o incursioni che lo portano anche a un meraviglioso circus shot con and one. 7 assist e 2 stoppate contro 4 TO, almeno nel ruolo non fa rimpiangere troppo Ball.

Terry Rozier: 5

15 pt. (4/18), 3 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata, -2 in +/-. 1/8 da tre punti. Re Cecconi/Connessioni. L’uomo che migliora gli altri facendoti fare bella figura. Non ricordo perché, ma cambiando tragitto verso la scuola, alle elementari, mi imbattevo in questo strano personaggio che decideva di interrogarti sulla tabellina del 5 (probabilmente perché era l’unica che sapesse), una delle più facili con la quale potevi andare a memoria. Soddisfatti tutti dell’interconnessione si poteva poi proseguire per le rispettive strade… Serata dedicata a smazzare gli assist, sicuramente migliora gli altri (vedi assist out per Graham da tre punti) ma lui manca tantissimi tiri. Frustrante e limitante. In difesa cerca di reggere ma non sempre ci riesce, inoltre compie tre falli nel giro di poco tempo nel terzo quarto che fanno salire di qualche punto il divario. Purtroppo è nuovamente ghiacciato al tiro e senza i suoi punti la squadra non può vincere perché non è solida ma fluida.

Cody Martin: 6

5 pt. (2/5), 9 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, +4 in +/-. 2 TO in 24:04. “Gerry”/Scudo. Il suo ricordo si perde nella notte dei tempi quando nella società calcistica nella quale militavo veniva impiegato come guardalinee nelle partite amichevoli di noi bambini. Sembrava in realtà più uno sbandieratore da Palio di Siena, bandierine alzate a casaccio che potevano costare un goal preso ma giacché mi chiamava “campione” (“er mejo paraculo”) gli si poteva perdonare tutto. In età avanzata ha preso a girare con un ombrello sottobraccio anche se il suo utilizzo non era previsto come quello fatto dalle nobildonne contro il sole nei secoli precedenti, eppure ha (dovrebbe essere ancora vivo) la capacità di anticipare il futuro o quasi, beh, almeno costantemente in caso di pioggia ha la sua difesa. Tra tutti è quello che almeno ci prova a far da scudo benché questi continui cambiamenti difensivi incidano sulla sua prestazione. Borrego gli toglie qualche minuto che avrebbe potuto giocare. Sappiamo che salvo strane serate non è un attaccante ma fa un lavoro oscuro in difesa e a rimbalzo. Contro Tatum parte svantaggiato in cm e non sempre può difendere ma ciò che gli viene richiesto lo fa anche se servirebbe qualcosa di più.

Miles Bridges: 5,5

19 pt. (6/14), 4 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, 1 stoppata, -6 in +/-. 2 TO. L’Uomo Gatto. No, non è il campione di Sarabanda ma uno strano tizio che in realtà non è dell’istituto ma esce di rado e di soppiatto chiedendo se potesse unirsi al giuoco del basket. Purtroppo quel campetto è sparito e gli avvistamenti sono stati sempre più di rado fino a scomparire, un po’ la cosa che fa Miles nella notte anche se vuole spaccare ma non ci riesce. Mancava solo uscisse la coda come al procione in Lulù, l’angelo tra i fiori ma è poco volpe in serata. I punti ci sono, la voglia e gli assist anche ma l’efficacia non c’è come testimonia il 6/14 dal campo benché sia un 2/4 da fuori. Si aiuta con un 5/5 ai liberi ma prende anche tre stoppate, inusuale per lui, ritoccando con la bomba finale una prestazione un po’ frustrante anche in difesa.

P.J. Washington: 6

19 pt. (8/16), 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppate, +3 in +/-. 1 TO. “Mazzola”/Presenza. Un piccolo uomo dalle sembianze del Sandro interista, ecco perché per tutti era “Mazzola”. In realtà si aggirava in centro con fare lento e simpatico senza risultare un problema per nessuno. Troppo compassato in difesa nella notte (un solo fallo speso e pochi rebound). Piuttosto tranquillo, a volte accompagnato da un altro ospite, potrebbe ricordare l’uomo spogliatoio. Partita nella norma nei punti per P.J. che a inizio gara manca una dunk a una mano poi si rifà. 2/6 nel tiro da fuori, leggermente peggio delle recenti prestazioni, manca a rimbalzo e un po’ negli assist così la squadra ne soffre.

Bismack Biyombo: 4

0 pt. (0/0), 1 assist, -14 in +/- in 5:08. Antonio/Caratterizzazione. Radiolina sempre all’orecchio, zoppia evidente con passo lungo alla Garrincha. Una smorfia e un sorriso. Probabilmente le aziende d pile dell’epoca (Varta, Duracell, Mazda, ecc.) dovrebbero fargli un monumento perché lui era sempre connesso alla radio (portatile) ad ascoltare canzoni che lo mettessero di buon umore. Rimane impresso il volto come carattere distintivo, come quel giocatore incompleto che tuttavia sa fare qualcosa specializzandosi in essa. Lui sarebbe specializzato in difesa ma forse gli si è spenta la radiolina in testa. Poco più di 5 minuti sono sufficienti per farlo apparire un ex giocatore. Se non hai l’istinto del ragno di Rodman per capire dove andrà il rimbalzo, devi avere almeno la prontezza di riflessi o la velocità per cercare di andare su quello lungo. Lui non ne cattura uno, non stoppa nessuno, in difesa fa la differenza pro Boston, in compenso in attacco manca anche due liberi con la faccia di chi sembra essere davanti al plotone d’esecuzione. -14 in plus/minus, in parte è suo. Agghiacciante.

Brad Wanamaker: 5,5

2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata, -17 in +/-. 2 TO. Bollini/Risparmaiatore. Si aggira ancora anche all’esterno della struttura il Sig. Bollini (niente a che fare con delle raccolte punti) che vedendo qualcuno che conosce o non conosce lo invita in lombardo ad andare in pensione.

“Va in pensiun” dice anche ai giovani. Uno che ha capito tutto della vita in realtà, altro che malato psichico… meno stress e buon risparmio energetico. Di lui mi piacciono gli assist che smista a inizio ultimo quarto dove segna anche dal pitturato rallentando un runner ma a parte i TO non mi piace la posizione flottante che tiene, già segnalata in un’altra pagella. Per un giocatore d’esperienza come lui non può essere… Gioca con il taping ma non è una buona scusa per dei close-out che sono troppo distanti dal tiratore specialmente se questi è Brown, uno che pareva essere un po’ in serata…

Caleb Martin: 6

3 pt. (0/0), 1 rimbalzo, 1 assist, -1 in +/-. 1 TO in 6:42. ¾ FT. Brüsa/bidimensionalità. Attacco e difesa per il Brüsa che veniva omaggiato al mercato di vari generi di beni. L’originalità del soggetto non c’è perché la genialità del personaggio suggeriva di “rivendere” la merce che gli avevano regalato, così un melone o una maglietta poteva trasformarsi in altro. Una bidimensionalità quella del baratto che su un parquet. Così il più versatile Caleb sottrae minuti al fratello. Qualche iniziativa che finisce di fronte alla linea del tiro libero dove mette tre dei quattro tentativi. Un fallo ingenuo su Tatum con la classica mano in avanti sul corpo del tiratore è sanzionata con due FT contro. Ingenuità.

Jalen McDaniels: 6,5

7 pt. (3/3), 2 rimbalzi, 1 rubata, -12 in +/- in 13:22. Pippo/Resilienza. Tifoso della Fiorentina (da lui detta amichevolmente “Tina”), purtroppo è scomparso qualche anno fa ed è stato inumato con una sciarpa viola. Naso e orecchie marcatissime a segnalarne la presenza. Anche lui dedito alla raccolta delle “mancette” in maniera spasmodica aveva un aura nefasta sulle prestazioni del mio Genoa tanto che invitavo mio padre la domenica a non frequentare quelle parti poiché la sconfitta arrivava quasi assicurata se il “bombardiere” Pippo fosse stato avvistato, nonostante ciò era simpatico anche se non sempre si capiva che dicesse. Scaramanzia a parte, un resiliente della mancia, ovvero del risultato che comunque ricordo con piacere anche se aveva nipponizzato il mio nome in “Itto” non riuscendo a pronunciare quello corretto…Una voce caratteristica che si sentiva da lontano. Tornando a McDaniels… la sua difesa è rivedibile ma in attacco non sbaglia nulla compresa una tripla a 11:30 dell’ultimo quarto cercando di dare quella resilienza offensiva cercata dal coach.

Cody Zeller: 7

16 pt. (6/9), 4 rimbalzi, 1 assist, +5 in +/- in 17:00. Adriano/Possibilità. Un uomo piuttosto paffuto e con testa lucida come una palla da biliardo dalla quale emergeva un beffardo sorriso in contrasto con uno sguardo vacuo a tratti da inconsapevole satiro. Nell’arco degli anni la sua specializzazione è stato il recupero. In particolare frugando tra bidoni e cassonetti dell’immondizia quando il Covid-19 non era ancora programmato per restituire eventualmente una seconda vita a qualche oggetto interessante che non era considerato importante dagli ex proprietari. “Tirar fuori dalla spazzatura” palloni, come si dice in gergo è stata la capacità di Zeller per molto tempo, ora un po’ meno ma battaglia e cerca di prender tutto ciò che gli viene offerto tra assist con rollate o schiaccia fino a permettersi il lusso di sparare un open tre dalla top of the e key a fine terzo quarto che entra con precisione. Non fa la differenza in difesa ma sui due fronti, anche se a tratti è frustrante vederlo aggirarsi sul parquet alla ricerca della sfera, fa la differenza con buone giocate.

Coach James Borrego: 6

A parte le basette da licantropo che emergono ai bordi della mascherina cosa posso dirgli? In back to back gira il roster come un calzino senza ottenere nulla anche se la fissazione per la small ball sta cominciando ad ammorbarmi. Non funziona nemmeno comunque il duo P.J. – Zeller a rimbalzo. Le prossime le giochiamo in casa, bisognerà avere un altro spirito con o senza assenti.

Matchup Key Vs Celtics

Matchup Key Game 62 (A cura di Filippo Barresi)

Miles Bridges Vs Jayson Tatum

Nella partita di Domenica vinta dagli Hornets (oltre a Graham e Kemba) sono stati loro i due protagonisti principali e ci aspettiamo che ciò avvenga anche per la partita di questa notte. Bridges vorrà terminare un mese di aprile che lo ha visto come assoluto protagonista della squadra e con un carico offensivo in costante crescita.

Di fronte (salvo defezioni) a lui ci sarà una giovane stella affermata che richiederà uno sforzo importante a livello difensivo.

Possibili svantaggi:

L’aspetto mentale è molto importante in questa lega e in una stagione in chiaroscuro per l’ambiente dei Celtics potrebbe anche essere possibile assistere a una reazione d’orgoglio nella gara della notte per vendicare la sconfitta della domenica appena trascorsa e per dimenticare in fretta la brutta prestazione contro OKC registrata nelle ultime 24 ore.

Boston sarà affamata e vorrà portare a casa la vittoria.

Possibili vantaggi:

I Celtics non sono una squadra molto fisica, proprio come gli Hornets.

Questo gioca a favore dello schema di Borrego che prevedere un quintetto “piccolo” con P.J. in posizione di centro e con un pesante uso di portatori di palla.

Con un avversario così non sarebbe impensabile tentare la carta Carey Jr. dalla panchina, il quale potrebbe garantire una maggiore spinta offensiva rispetto a Biyombo.

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“Enemy” vintage

Superbasket (1989) ci parla di Red Auberbach, la mente dei Celtics.

Game 61 – Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 104-114

Analisi

Charlotte soffre ancora della mancanza di tre validi elementi offensivi e così dopo una parte di primo quarto giocata sui livelli che si sono visti per 48 minuti con Boston finisce per andare fuori ritmo e non trovare canestri nel secondo quarto.

I Bucks dilagano andando sul +17.

Con Charlotte in back to back ci si aspetterebbe che la squadra traesse riposo dal secondo tempo, invece decide di giocarsela e prima con P.J. Washinton, poi con un paio di canestri da fuori più un circus di Bridges ha la forza di rimontare punto su punto sino a giungere a 4:08 dal termine sul -4 con due FT di Graham.

Gli Hornets hanno un paio di occasioni per accorciare ma le giocano male così la maggior solidità e capacità della squadra di Budenholzer premia gli ospiti per una “naturale” vittoria nel finale.

Charlotte avrebbe potuto anche portarla a casa se avesse fallito qualcosa di meno ma la prestazione complessiva è stata buona, di livello a tratti in difesa escluso il secondo quarto.

La notizia cattiva è il risultato ma in una serata che rischiava di esser pesantemente negativa in realtà la netta vittoria di Portland a Indianapolis unita alla sconfitta di Toronto con Brooklyn e l’incredibile affermazione di OKC (erano 14 le L consecutive) a Boston regalano tutto sommato un turno “positivo” a Charlotte che domani tenterà di battere dei Celtics con il dente avvelenato.

Purtroppo un 38-48 a rimbalzo ci penalizza come il 50-62 nel pitturato nonostante Borrego abbia tentato di inserire anche Biyombo per alzare il quintetto ma ci sono anche un 6-13 nelle steal che produce un 10-17 nei punti da transizione e un 16/23 al tiro libero (brutto avvio) a completare l’opera.

Per i Bucks Antetokounmpo finirà con 29 punti e 12 rimbalzi, Lopez con 22 (a mostrare le difficoltà di Charlotte sotto canestro), Middleton arriverà a 17 anticipando un buon Forbes dalla panchina con 15 punti per terminare con i “doppia cifra” con Holiday da 12 punti e 10 rimbalzi.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

La palla a due vinta dai Bucks non durava molto nelle mani ospiti poiché una lesta zampata Cody Martin toccava palla a Middleton e perfezionava la steal che serviva a Charlotte per passare in vantaggio con la bomba di Bridges dopo 30 secondi.

Antetokounmpo dal mid range sbagliava il jumper contro P.J. ma sull’errore da fuori di Miles ecco un mezzo blocco per la tripla frontale del pari di Middleton.

Cody Martin in 1 vs 1 in area batteva il lungo spostandosi leggermente a sinistra alzando palla dopo aver tirato su il palleggio quindi andando altissimo in aiuto Bridges stoppava Cody Martin per innescare la transizione chiusa facilmente da Rozier prima che Lopez battesse sul tempo la difesa di Charlotte con un’alzata.

Una tripla con leggera finta di Bridges da fermo valeva il 10-5 quindi si procedeva con due FT per Lopez a segno (P.J. foul) e una tripla a vuoto di Graham che tuttavia in posta basso e in salto anticipando il lungo partiva in transizione riuscendo a vedere la stretta finestrella per un bound pass verticale che P.J. agganciava e sfruttava da sotto.

Antetokounmpo segnava, Holiday no mentre Cody Martin, inventandosi un runner off-balance chiuso appoggiando al vetro mandava la gara sul 14-11.Un ritocco dalla lunetta di P.J. (15-11)e due punti di Lopez dal post basso destro sfruttando i cm su Martin prime di un time-out a 6:42 sul 15-13.

Al rientro Antetokounmpo annullava il vantaggio in entrata ma Miles rispondendo deciso in forte entrata con sorprendente soft touch in runner riportava avanti i Calabroni che tuttavia accusavano il colpo da tre del greco.

La panchina che entrava in campo progressivamente e le difficoltà realizzative oltre – nell’immediato – il TO di Rozier che innescava il 17-20 lasciavano in vantaggio gli ospiti anche quando Wanamaker, dopo aver sbagliato da sotto riprendeva dando a McDaniels l’assist per i suoi primi due punti di serata.

Tripla di Forbes, gancio di sinistra da parte di Biyombo su Portis che poi sorprendeva Charlotte sulla linea di fondo per il 21-25, il divario aumentava lentamente anche se McDaniels raccogliendo dalla parte opposta del ferro segnava due punti nati dall’errore di Bridges e Biyombo stoppava Forbes in angolo senza poter impedire però i due punti di PJ Tucker sul proseguo.

McDaniels smetteva di essere positivo quando forzando un tiro in uno contro uno lo mancava e si faceva battere dall’appoggio di Holiday in corsa.

Dal mid range Forbes batteva McDaniels in uscita quindi finalmente uno scoop in allungo di Bridges muoveva il punteggio anche per Charlotte sul 25-31.

Portis si faceva toccare palla da Miles e sotto la pressione di McDaniels era costretto al TO.

L’ala di riserva degli Hornets si procurava due FT cercando di tornare elemento positivo ma a :36.7 i suoi due errori non erano imitati da Antetokounmpo pochi secondi più tardi: 2/2 per fallo di McDaniels (manata sull’avambraccio) e per fortuna che a 7 secondi dalla fine Graham indovinando la tripla del -5 lasciava agganciati gli Hornets a una sola manciata di punti: 28-33.

Cody Martin in palleggio cerca varchi. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

P.J. sbagliava in avvio da sotto, Lopez (rimbalzo e canestro) no così come DiVincenzo da qualche passo più lontano.

Per segnare Charlotte ricorreva al tracciante teso da metà campo di Graham non raggiunto da DiVincenzo in salto ma da Bridges che alle sue spalle segnava in alley-oop.

Charlotte però si perdeva al tiro risultando poco efficace mentre la squadra di Budenholzer con l’elbow di DiVincenzo giungeva sul +11 (32-43) prima che Charlotte tentasse una reazione con un deep 3 di Graham e un’alzata di Rozier per il 37-43.

Un fallo offensivo di Cody Martin e una tripla di Forbes ripristinavano il divario e anche se Rozier era resiliente nel farsi restituir palla e segnare dopo l’errore al tiro, il numero 3 non si trovava in gran serata al tiro.

Una dunk di Wanamaker che dalla linea di fondo destra affondava a una mano conteneva il divario a 9 punti (41-50) quindi dopo due pt. del greco ecco Martin splittare dalla lunetta e gli Hornets incassare da Middleton un mid range per il 42-54.

Il divario diventava enorme nel finale quando Charlotte giocava male i suoi attacchi e PJ Tucker realizzava da tre il 43-61.

Un divario destinato a scendere solamente di un punto con Milwaukee saldamente al comando 45-62 all’intervallo.

3° quarto:

Con gli Hornets in back to back domani a Boston aspettarsi uno sforzo notevole per recuperare sarebbe stato forse irragionevole visto il divario ma il tentativo di giocare meglio era dovuto dopo lo scellerato secondo quarto da 17-29.

Dopo due punti di Lopez ai liberi (quarto fallo P.J.) e una steal sullo stesso, un passaggio schiacciato pompato in transizione arrivava sotto a P.J. che schiacciava così come faceva ancora successivamente dopo l’assist rimbalzante di Graham.

La tripla di P.J. dal corner destro di P.J. valeva il 52-68 quindi era sempre P.J. a essere l’uomo cercato come terminale offensivo ma questa volta era stoppato per troppa prevedibilità, tuttavia Cody Martin sull’altro fronte rubava un pallone restituendo i due punti persi al nostro centro.

Charlotte cercava di rientrare: la serendipità di Cody Martin in angolo destro valeva tre punti (60-72), la tripla di Bridges a 6:13 il 63-74…

Un uso improprio del gomito sinistro di Antetokounmpo sotto canestro contro Biz spingeva la terna ad annullare il canestro del greco quindi Bridges in entrata selvaggia inventava un circus reverse layup che esaltava il pubblico che vedeva poi un tracciante color purple (Wanamaker) in entrata segnare il 67-74.

Un fallo sullo stesso Wanamaker a 4:32 portava Charlotte ad accorciare ulteriormente sul -5 ma la tripla di Forbes batteva la zona di una Charlotte che cercando di essere frenetica usciva un po’ di ritmo così i Bucks tornavano sul +10 con altri due punti di Forbes che dal mid range infilava oltre Biyombo il 77-87.

Graham però segnava il buzzer beater da oltre l’arco riducendo a 7 le lunghezze a 12 dal termine.

4° quarto:

Dopo 15 secondi un fallo di Wanamaker consegnava alla stella dei Bucks un and one mentre Lopez contribuiva con una reverse dunk a riaccumulare una dozzina di punti di vantaggio per la squadra del Wisconsin.

Graham però sparava da tre oltre Lopez con la retina che ingoiava a fatica l’83-92 quindi Antetokounmpo rispondeva da fuori esaltandosi oltre P.J..

Dai passi di Lopez ai due punti di Bridges si andava colpo su colpo con la tripla di DiVincenzo (85-98) m Wanamaker ricevendo orizzontalmente tagliava in area trovando il contatto con Connaughton per un two and one.

Dopo due punti in fast break degli ospiti, ecco Bridges in appoggio acrobatico volare oltre la linea di fondo.

Un jump hook di P.J. su Holiday valeva il 93-100, un divario che scendeva a 6 punti dopo l’entrata di Rozier per il 95-101.

Un fallo sull’entrata di Graham a 4:08 portava a due tiri liberi per il numero 4 che realizzandoli lasciava allo stesso numero della sua canotta il divario tra le due squadre.

99-103… gli Hornets riuscivano a dare un paio di stop ai Bucks in attacco ma Cody Martin e Rozier (sul 101-107) non prendevano le decisioni migliori per il tiro (il primo stoppato dal greco, il secondo con un catch n’shoot frettoloso quasi in torsione) così il tempo scorreva e Middleton chiudeva quasi la partita con il tiro pesante sebbene Graham replicasse da fuori per il 104-110.

Ci vorrebbe uno stop ma lo scambio rapido utilizzato da Holiday per fiondarsi a canestro lasciava scoperta la difesa di Charlotte sotto il ferro così la dunk segnava la fine nonostante Charlotte decidesse di giocarsela fino in fondo per un 104-114 anche figlio delle assenze tra le fila dei Calabroni.

Devonte’ Graham: 7

25 pt. (6/14), 3 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, -6 in +/-. 4 TO. Faccia simpatica che forse gli da poco credito. Non ha la faccia arcigna da macho di Giannis ma la faccia ce la mette nel finale prendendo una botta sul volto da Holiday ottenendo uno sfondamento con 4 FT è l’ultimo ad arrendersi perché porta Charlotte sul -4 e poi la fa tornare al -6 con una tripla e anche se nel finale sbaglia due triple (non le può mettere tutte) il sui 6/13 finale da fuori è buono. Sei assist ma anche 4 TO. Peccato per i palloni persi, con Boston era riuscito a limitarli ma la sua partita è positiva.

Terry Rozier: 4,5

8 pt. (4/17), 5 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata, -3 in +/-. 2 TO. Difesa passabile, attacco monco nonostante la resilienza nel portarlo. 0/7 da fuori. Si nota subito che non è in serata. Peccato perché con una prestazione “normale” di Rozier avremmo vinto male cose non gli girano. Protesta per un fallo nel finale ma in realtà Antetokounmpo tocca la palla. Un paio di TO non buoni anche se in difesa ha mani leste e nel secondo tempo salva due punti con un tocco provvidenziale. Il problema è che il nostro principale scorer è quasi 13 punti sotto la sua media con una percentuale di tiro bassissima…

Cody Martin: 6,5

10 pt. (4/9), 8 rimbalzi, 1 assist, 4 rubate, -5 in +/-. 3 TO. In avvio trova un paio di conclusioni interessanti ma forzate. Probabilmente con quell’altezza deve forzare. Esagera però nel finale quando Giannis, tenendo il passo, lo stoppa facilmente. Bene a rimbalzo, mani veloci a partire da subito con la steal su Middleton ma anche nel secondo tempo quando recupera palla e innesca P.J. per la schiacciata. Sicuramente meglio di Jalen.

Miles Bridges: 7,5

21 pt. (9/16), 10 rimbalzi, 6 assist, 2 stoppate, -13 in +/-. Doppia doppia per Miles che a trovargli un difetto esagera con alcuni tiri nel primo tempo ma prende tante iniziative. Mi stupiscono un paio di entrate con un runner a tutta birra e floater morbidissimo in impossibile controtendenza che va perfettamente a segno e un reverse circus shot che tocca il bordo sinistro del ferro prima di essere accolto dalla retina. 3/7 da oltre l’arco, una stoppata in ripiegamento/aiuto a inizio gara su Holiday che mostra l’atletismo dirompente del giocatore in difesa così come l’alley-oop come ombra di DiVincenzo in attacco conferma. Tanta energia anche quando le cose non gli girano.

P.J. Washington: 6,5

18 pt. (7/11), 2 rimbalzi, 2 assist, +1 in +/-. 3 TO. 5 falli. Sbaglia poco in attacco avendo il merito di trovare due schiacciate grazie a ottime imbeccate e una tripla nel terzo quarto che fanno riavvicinare Charlotte. Il problema falli ci sarà sempre se deve giocare come centro contro squadre che hanno giocatori di taglia e peso maggiori. Si propone come buon terminale mobile ma per il resto fa poco altro.

Bismack Biyombo: 6

3 pt. (1/1), 6 rimbalzi, 3 stoppate, -16 in +/-. 3 TO in 22:40. Tutto sommato il suo lavoro in difesa lo fa. Potrebbe far qualcosina meglio ma tre stoppate e 6 rimbalzi contro Lopez, Giannis e soci possono andare. Il problema è che l’attacco della squadra è incardinato su binari morti. Era prevedibile che Borrego l’avesse speso, peccato anche le mani per tenere un pallone siano sempre quelle di pasta frolla ma il suo lo fa fermando clamorosamente Giannis nel finale anche se aiutato da un compagno.

Brad Wanamaker: 7

13 pt. (5/10), 2 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata, -10 in +/-, 2 TO in 27:06. Entra ed esce nel finale per poi rientrare poiché Borrego cerca di ingegnare un offensiva basata sul talento e la visione del play in aiuto a Graham. Finisce, non tanto per colpa sua, ad avere la palla in man e a fare un tiraccio che non arriva nemmeno vicino al ferro dopo un dribbling tuttavia è bravo nel fiondarsi a canestro trovando bucket importanti e a coinvolgere la squadra con assist. Il palleggio e il tiro non ravvicinato non sono il massimo ma fa quello che deve abbastanza bene.

Jalen McDaniels: 5

6 pt. (2/4), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, +2 in +/- in 15:37. Temibile come un chilowatt contro un leone, abbaia due volte a inizio partita poi viene asperso dai Bucks difensivamente come incenso. Sembra riprendersi ma lo 0/2 ai liberi dice di no. Borrego ha il coraggio di rispedirlo sul parquet nel terzo quarto quando almeno due FT li segna andando anche sopra di plus/minus, prevalentemente per meriti altrui.

Coach James Borrego: 6

I Bucks hanno ritrovato tutti gli effettivi dall’ultima partita, lui ha ancora out tre giocatori chiave. Tenta di organizzare ciò che può affidandosi alla difesa ma schierare McDaniels non è un granché. Gli si può imputare solo il fatto di non provare altri player, per il resto sono più errori personali dei singoli che sistematici del sistema.

Matchup key Vs Bucks

Matchup key Game 61 (A cura di Filippo Barresi)

P.J. Washington Vs Giannis Antetokounmpo

Nell’ultima uscita stagionale tra queste due squadre i Bucks si sono presentati senza le loro stelle principali che nella partita di questa notte ritroveremo in campo in blocco al gran completo.

La strategia degli Hornets dovrà cambiare principalmente per far fronte allo strapotere fisico della stella greca.

Sarà necessario opporre una resistenza in grado di tamponare le sue giocate al ferro proprio come nella prima uscita stagionale.

P.J. potrebbe slittare nello slot di 4 con l’inserimento di Biyombo tra i titolari.

Possibili svantaggi:

I Bucks al completo sono una squadra temibile con moltissime possibilità offensive e con una difesa sempre ben organizzata.

Agli Hornets saranno chiesti gli straordinari nella partita di questa sera su entrambe le metà campo.

Possibili vantaggi:

Lo schema difensivo di Milwaukee è simile a quello messo in piedi da coach Borrego: proteggere l’area a tutti i costi, pur lasciando molte triple agli avversari. La precisione nel tiro da fuori potrebbe determinare le sorti della gara in entrambi i sensi.

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“Enemy” vintage

Una foto tratta da Giganti del basket (Anno XXIV 31 maggio) che produce uno speciale su Kareem Abdul Jabbar o meglio: Lew Alcindor (qui ha già cambiato nome dopo aver frequentato un amico musulmano del padre e aver letto delle opere di Malcom X) che la maggior parte della gente ricorderà ai Lakers ma che in realtà comincia con Milwaukee e vince anche un anello con i Cervi.

Discovery Charlotte: 4ª puntata

HUM DIDDLY DEE!”

HOW DO YOU DO !?!”

Prima di lasciare lo spazio a Paolo per la quarta e insolita puntata di Discovery Charlotte, vorrei introdurre l’argomento con una breve “prefazione” all’articolo.

In origine – per me, figlio della metà degli anni ’70 – fu Nando Martellini, colui che al triplice fischio della finale dei mondiali di calcio “Spagna 82” sancì il trionfo degli azzurri con un semplice, enfatico e triplice “Campioni del Mondo”, poi vi fu Bruno Pizzul, commentatore dalla voce inconfondibile che raccontava alla sua maniera gli eventi calcistici.

Nel catch (il wrestling nipponico anni ’80) il mitico Tony Fusaro faceva conoscere al pubblico italiano gli atleti e le atlete del mondo professionistico della lotta in Giappone (Tiger Mask, Antonio Inoki, Hulk Hogan, Mimi Hagiwara “la Farfallina Bianca” e tanti altri) mentre nel wrestling stranamente si affacciava Dan Peterson con il suo caratteristico accento, ancor prima che lo potessi apprezzare per come commentatore di basket o per altre diavolerie provenienti spesso da oltreoceano.

La Farfallina Bianca scaraventa un arbitro a terra. A volte anche i lepidotteri possono essere pericolosi.

Andando al basket nostrano, a metà anni ’90 uno dei più entusiasmanti telecronisti fu Ugo Francica Nava su TMC, al quale veniva rimproverato di non sapere magari molto di basket ma sapeva esaltare il pubblico in certi frangenti.

Poi ve ne furono altri… da un più compassato Guido Bagatta (sulla gemella Videomusic) a “sciabolata morbida, disperata o tesa” Sandro Piccinini per tornare al calcio, facente parte di quella schiera di urlatori che avevano caratterizzato con un proprio frasario (vedi anche Caressa) le proprie telecronache e diedero vita su TV minori locali a fenomeni piuttosto particolari.

Come dimenticarsi Altafini che con il suo “Cucujani” (scusate ma mi sto ancora chiedendo che intendesse dire) e “goooooooolasso!” ha creato un mostro.

Insomma, come avrete capito oggi parliamo di telecronache, anzi, di un telecronista in particolare perché questo mestiere, apparentemente semi-oscuro, in realtà può aiutare a fare la fortuna di una squadra.

In generale la voce è un elemento importante, un tratto distintivo della personalità che affascina e rende partecipi.

Dalle voci amiche a voci quasi sacre e indimenticate che per vari motivi non dimenticheremo a quelle magari più profane di empie telecronache.

La capacità di descrivere una partita (oggi c’è spesso l’aiuto di una spalla tecnica) ma soprattutto di saper infiammare il pubblico per una minima giocata (dal mio punto di vista non bisognerebbe esagerare su tutto per non stufare) è ingrediente fondamentale del pacchetto di divertimento se si è costretti a restar lontani dalla propria squadra o atleta del cuore.

Detto ciò, vi lascio volentieri al lavoro di ricostruzione storica che Paolo ha fatto per andare a illustrare e dare risalto al meno omologato telecronista che negli ultimi anni sia apparso nella NBA.

Un volto che Paolo ci farà conoscere più da vicino portandoci all’interno della sua vita, parlando di quel simpatico elemento che ha due figlie (15 e 12 anni) e che si aggira allo Spectrum Center, voce narrante dai microfoni degli Hornets, fantasma che introduce al climax partita i fan, capeggiando un piccolo team composto da Dell Curry, Gerald Henderson e Ashley ShahAhmadi.

Intro

Collins insieme a Dell Curry prima dell’ultima partita contro i Cavaliers.

Se siete habituèe delle partite di Charlotte sull’NBA League Pass o magari avete almeno un profilo tra Instagram e Twitter potrebbe esservi capitato di sentire quasi sicuramente ripetutamente le esclamazioni in neretto a inizio pezzo durante il game o gli highlights della franchigia della North Carolina.

Con l’arrivo di LaMelo Ball in città, i media nazionali americani hanno iniziato a puntare i riflettori sulla squadra di Charlotte, contribuendo a portare alla ribalta anche il telecronista ufficiale degli Hornets, tale Eric Collins.

Una raccolta con i cavalli di battaglia di Eric Collins (Hum Diddly Dee! e How Do You Do!).

Per i tifosi “purple & teal”, però, le performance dietro al microfono del giornalista sono note già da tempo, sin dal 2015, quando il vulcanico commentatore prese posto in tribuna stampa per sostituire il leggendario Steve Martin.

La storia da commentatore

Eric Collins vanta una lunga esperienza da giornalista sportivo.

Dal documentario “The Last Dance”, un giovane e perplesso Eric Collins durante un’intervista a S. Pippen, fonte “stackofsteps” di reddit.com/r/CharlotteHornets

Se avete per caso già visto il documentario su Michael Jordan e i Chicago Bulls “The Last Dance” su Netflix, con un po’ di attenzione vi sarà capitato di scorgerlo in qualche fotogramma.

Egli, infatti, iniziò la sua carriera giornalistica sportiva come bordocampista proprio per la squadra della Windy City tra il 1997 e il 2002 da giovanissimo (Collins è nato il 16 giugno 1969).

Una partenza con il botto per il nostro Collins che sin dagli albori fu circondato da grandi giocatori e da un ambiente mediatico di altissimo livello che ne plasmò il carattere e l’entusiasmo ma la passione per lo sport nasce in Eric sin da piccolo.

Nato a Cleveland (Ohio) nel 1969, da ragazzino era solito sedersi con la madre a commentare in modo maniacale le prestazioni degli Indians, Cavaliers e Browns.

Da qui scopre un interesse particolare nel raccontare lo sport.

Laureatosi alla St. Lawrence University con un master nella prestigiosa Syracuse University, entrambe di New York, nel 1996 inizia a lavorare come giornalista a Rochester (NY) per un canale TV affiliato con alla CBS.

Era molto impegnativo, tra riunioni del consiglio comunale, incendi e omicidi, di tempo libero ne rimaneva ben poco, ma soprattutto, non lo appassionava.

Il suo sogno, infatti, era fare il telecronista ma non era facile.

Un giorno, su consiglio di un suo collega, prese l’elenco telefonico e chiamò tal Glenn Geffner, allora play by play announcer dei Rochester Red Wings (un team di baseball di una lega minore) che ora è voce dei Miami Marlins, per proporsi come spalla nel commentare le partite della squadra e per 25 dollari a partita l’affare fu fatto!

Una mattina quindi lasciò ilo lavoro da giornalista e virò con piacere sui commenti alle partite di baseball.

Alla fine degli anni ’90 iniziò a lavorare a Chicago.

Quando non era impegnato con i Bulls, Eric faceva da giornalista part time e presentatore prepartita per i Chicago White Sox della MLB.

Qui ebbe la fortuna di collaborare con Hawk Harrelson e Tom Paciorek (gli speaker ufficiali della squadra).

Il primo aveva un modo particolare di parlare che lo influenzò molto.

Terminata l’avventura in Illinois, Eric proseguì la sua esperienza professionale nei campionati minori di baseball venendo ingaggiato dai Schaumburg Flyers.

Il giornalista passò quindi dai soggiorni in hotel a cinque stelle con i Bulls a mediocri motel lungo la strada a Sioux Falls nel South Dakota ma il tipo di atmosfera e il lavoro che svolgeva colmavano il suo desiderio.

Leggende metropolitane narrano che durante una telecronaca di quegli anni usò un’espressione tipica del suo mentore Harrelson commentando con un: “Non voglio farlo mai più. Voglio essere me stesso. Voglio farle cose a modo mio creando un mio linguaggio.”

Da quel momento in poi, dal 1999 circa, giurò che non avrebbe mai più guardato lo sport con l’audio acceso per farsi condizionare.

L’unica eccezione la fa per il golf perché sa che non commenterà mai un evento di quel genere.

Le esperienze in primo piano per Collins continuarono tra il 2004 e il 2008 in qualità di commentatore part time dei Chicago White Sox di baseball.

Nello stesso anno venne ingaggiato dalla rete televisiva NBC per le telecronache delle partite della nazionale di basket americana durante le Olimpiadi di Pechino.

Tra il 2009 e il 2013 lavorò come “play by play announcer” part-time per i Los Angeles Dodgers della MLB, insomma, Collins non è esattamente e improvvisamente esploso da un big bang cosmico espandendosi alla velocità delle luci della ribalta.

Eric Collins (a sinistra) durante una partita dei Los Angeles Dodgers (MLB).

Lo sport preferito di Collins – come forse avrete già evinto – non è il basket ma il baseball e non si vergogna ad ammetterlo.

Si interessa anche di softball (una specie di versione del baseball inventata a Chicago) e durante il periodo estivo ne è commentatore, specialmente sul versante femminile.

Ama ovviamente anche la NBA ma è entrato nel mondo dello sport grazie alla sua passione per il baseball.

In questo settore, a meno che non si sia versatili, diventa difficile lavorare tutto l’anno.

La “chiamata” più famosa di Collins, al di fuori del mondo Hornets e prima di diventare un fenomeno da social, fu quella del 2019 durante la partita di college basket tra SF Austin e Duke (purtroppo per i Blue Devils) per il buzzer beater di Nathan Bain.

BAAAIINNN…YES! THE LUMBERJACKS HAVE DONE IT!”

queste le parole di Eric Collins per il canestro decisivo.

Oggi si è affrancato a MJ ed è per gli Charlotte Hornets che il giornalista dà il meglio di sé, in ogni partita.

La sua stagione d’esordio con i “Calabroni” risale a quella fortunata del 2015-2016 per l’emittente Fox Sport South (ora Bally Sports, da cui Collins è stipendiato).

Quella di cinque anni fa fu una delle migliori annate per la squadra che chiuse la Regular Season con un record di 48-34 ma venne eliminata al primo turno di playoff da Miami in sette gare dopo una strenua resistenza (salvo la partita finale) e dopo anche essere stata in vantaggio 3-2.

Da lì in poi le stagioni della franchigia saranno una delusione dietro l’altra ma Collins cerca di mitigare le delusioni mantenendo sempre alto l’entusiasmo.

Collins, infatti, si esalta per molte cose, non solo per delle belle azioni.

Bismack Biyombo tenta una (pessima) tripla ed Eric Collins reagisce stupito.

Eric Collins e un “wild finish” “sfortunato” per Charlotte.

Frasario

Le sue esclamazioni euforiche e colorite che molte volte possono spiazzare un telespettatore non abituato a tutto questo, accompagnano la squadra in ogni occasione.

Un elenco delle principali esclamazioni di Eric Collins e alcune interpretazioni:

Guts of a cat burglar (quando un giocatore fa un lavoro oscuro, soprattutto in difesa).

Fully Martinized (quando un avversario subisce una giocata dei gemelli Martin).

You Betcha (“Ci puoi scommettere!”)

Tougher than walrus gristle (“Più dura della cartilagine di tricheco”, esclamazione dopo una prova di forza di un giocatore).

Two beauties (quando vengono segnati due tiri liberi importanti).

Stronger than 10 rows of onions (“Più forte di 10 anelli di cipolle”, esclamazione dopo una prova di forza di un giocatore).

Hum diddly de!!! (esclamazione euforica)

Little Dipsy Doo (quando un giocatore compie una “spin move”)

How do you do !?! (“Ma come ci riesci !?!”, soprattutto dopo una schiacciata di Miles Bridges).

Good Golly Miss Molly (esclamazione di sorpresa che fa riferimento alla canzone di L. Richard del 1958).

I virgolettati

“Non so se Eric abbia mai avuto una chiamata mediocre o semplicemente rilassata. È sempre solamente esaltato. Lo adoro assolutamente”, queste le parole in un’intervista fatta a Steph Curry, figlio di Dell, che ne fa da spalla tecnica (anche umoristica) nelle telecronache degli Charlotte Hornets da ormai sei stagioni.

Insieme all’ex leggenda azzurro-viola, Eric forma una coppia affiatata.

https://www.nba.com/hornets/video/teams/hornets/2021/03/12/170366/1615582545111-martintwinsfox-170366

Un simpatico siparietto tra Collins e Curry su quale sia il “gemello giusto”.

In un’intervista rilasciata a Scott Fowler dello Charlotte Observer, il commentatore dichiara “… (Dell) è un principe assoluto. Sono semplicemente entusiasta dal fatto che ho la possibilità di lavorare con un ragazzo che, per ogni momento significativo nella storia di questa franchigia, è stato coinvolto sia nell’indossarne una divisa sia reggendo un microfono. Dell è in grado di ricordare in dettaglio le cose accadute nel 1992 ma è anche attuale perché guarda la partita religiosamente e ha due figli che giocano nella NBA. Negli anni ho lavorato con analisti che si sono presentati e gli hanno detto: “Andiamo Dell”. Non puoi leggere 37 pagine di media note!”.

Nella stessa intervista Collins afferma che gli piace portare un senso di “gioia e meraviglia” in ogni incontro della squadra e che, da quando ha iniziato a tenere in mano un microfono, ha pensato di “scuotere” ogni spettatore.

Anche quando non possono vederlo, insomma vuole che le persone “sentano” un sorriso.

Poi prosegue con “quando sono in onda, è il momento migliore della mia giornata.

E voglio che le persone a casa si godano questo momento insieme a me.

Voglio essere accogliente”.

Le sue dirette, insomma, sono nel suo concetto, nella sua forma mentis, una grande festa per gli ascoltatori.

Con l’arrivo di Bridges prima e di LaMelo Ball poi, le coronarie e il repertorio di Collins hanno raggiunto un nuovo livello.

https://www.youtube.com/watch?v=8p51RnseYuc

Collins si esalta con il duo Ball – Bridges.

Eric è rimasto impressionato dal diciannovenne californiano non solo per le sue prestazioni sportive, ma anche per il modo positivo con cui si è inserito nell’ambiente.

Non a caso, uno dei suoi migliori momenti della stagione è stato a New Orleans l’8 gennaio quando i fratelli Ball si sfidarono con le divise delle rispettive squadre.

“È stata una grande cartina tornasole” ha dichiarato, “Sapeva (LaMelo) che ci sarebbero stati un sacco di occhi su quella partita. È stata una vera opportunità per un ragazzo di 19 anni. Ha giocato alla grande. È stato allora che ho pensato: OK, questo ragazzo ha la possibilità di essere davvero grande”.

Nonostante la sua popolarità sui canali social, il giornalista non ha una pagina o un account ufficiale.

Questo perché molti potrebbero non capire il suo modo di lavorare e quindi ha scelto di stare lontano da tutto, sia dai commenti positivi, sia da quelli negativi.

Concludendo, possiamo dire che Collins è un commentatore molto determinato ed estroverso nonostante gli Hornets non siano la sua squadra del suo cuore.

A molti potrebbe non piacere la sua calorosità, ma una cosa è certa, il suo lavoro lo fa con passione.

Sempre allo Charlotte Observer ha dichiarato: “Mi è stato detto subito che gli unici paletti in televisione sono quando la regia dice “Vai” e quando dice “Avvolgi tutto”. Nel mezzo è carta bianca. E io adoro quello spazio bianco. Voglio che la nostra trasmissione sia qualcosa di diverso. Ho un’età in cui non voglio solo battere un orologio”.

https://www.youtube.com/watch?v=xGf_qnGYNjw

Le migliori “chiamate” di Collins per la stagione 2020-21 secondo B/r .

Se poi voleste farvi proprio “del male”, ecco la long track di EC1:

Alla quale però mancava questa come aggiornamento, sperando la testa di Collins non esploda ma ci accompagni ancora per altre divertenti ed esaltanti telecronache.

Totopaolo 19ª settimana

Il pronostico della 19ª settimana (A cura di Paolo Motta)

Gli Hornets (30-30) sfoderano una delle migliori prestazioni della stagione e battendo Boston raddrizzano una settimana che poteva essere disastrosa.

Il sesto posto è ancora alla portata ma occhio alle retrovie dove Indiana e Washington iniziano a essere insidiose.

Aspettando qualche buona notizia dall’infermeria, testa ora ai prossimi match che nello specifico saranno i seguenti:

Mercoledì 28 aprile ore 01:00 AM italiane Vs Milwaukee Bucks (37-23)

Charlotte sorprendentemente avanti 2-0 nella serie stagionale che ha vinto.

Gara 1 fu vinta grazie al duo Hayward – Ball (al momento assenti entrambi) con 27 punti a testa. Gara 2 fu vinta 127-119 ma per i Bucks tutto il quintetto base risultava indisponibile.

Nell’ultima sfida stagionale i Cervi saranno al completo quindi servirà una super prestazione da parti di tutti in stile Boston, tuttavia potrebbe anche non bastare.

Sconfitta preventivabile.

Giovedì 29 aprile ore 01:30 AM italiane @ Boston Celtics (32-29)

Terza sfida della stagione nel giro di tre settimane contro i Celtics (il parziale è fermo sull’1-1). Contro la squadra bianco-verde due prestazioni opposte.

Una disastrosa a inizio mese terminata con la sconfitta 86-116 e la freschissima da incorniciare.

Negli ultimi anni al TD Garden è sempre stata complicata per Charlotte, vedremo se la squadra riuscirà a replicare la prestazione al tiro di domenica.

In linea di massima, anche qui, sconfitta preventivabile.

Domenica 2 maggio ore 01:00 AM Vs Detroit Pistons (18-43)

Contro i Pistons gli Hornets sono incredibilmente in serie positiva da 11 partite (l’ultima finì 105-102).

La squadra del Michigan è in pieno rebuilding.

Stewart, Bey e Lee sono i giovani su cui i Pistons puntano per il futuro.

Occhio a J. Grant (22.5 ppp), il più pericoloso della squadra al momento.

Partita alla portata se si affronta con la giusta determinazione.

1 fisso.

Lunedì 3 maggio ore 02:00 Vs Miami Heat (32-29)

Sfida cruciale per un posto diretto ai playoff contro i rivali della Southeast Division.

Nella prima sfida stagionale vincemmo all’OT 129-121 con uno strepitoso Monk da 36 punti.

Nel secondo incontro fu sempre Malik a decidere il match mettendo un pesante zampino (32 punti) sul 110-105 finale.

La partita sulla carta è equilibrata e il risultato è incerto ma l’esperienza e il roster più solido di Miami alla fine potrebbe dare più chance alla squadra della Florida.

Il pronostico della settimana: 1-3

Game 60 – Charlotte Hornets Vs Boston Celtics 125-104

Intro

Se il nazifascismo avesse vinto oggi il mondo sarebbe diverso.

Indubbiamente da una feroce dittatura alla riacquisita libertà, aldilà delle simpatie ideologiche non si può rimettere in discussione con revisionismi di ogni genere una situazione ben differente nella quale si possono esprimere idee anche avverse al potere.

Eppure anche oggi è presente un condizionamento, una dittatura più morbida.

Con la penisola contesa da americani e sovietici, furono i primi a spuntarla anche grazie al Piano Marshall, vero cavallo di Troia che permetteva agli americani di distribuire “aiuti” e nel contempo liberarsi dagli eccessi di produzione.

Oggi la dittatura nel mondo occidentale europeo, a parte le basi NATO che fanno parte ormai di uno schieramento consolidato, non è fisica ma psichicamente subdola.

Il sistema capitalista ha fatto ciò che in qualche maniera i romani hanno fatto per secoli con i barbari, ovvero li hanno accolti fino a farli divenire romani nei costumi, così a nessuno verrebbe mai in mente oggi di contestare una cultura dominante spacciato per sistema, un surrogato dove ormai è evidente, l’”astratto” capitale ha preso il sopravvento sulle esigenze e il benessere della persona infischiandosene.

La pandemia ne ha attestato con sigillo di garanzia in ceralacca la degenerazione di un sistema contro l’uomo.

Anche se la geopolitica può ancora in parte influenzare il potere dei grandi capitali (in genere si trovano accordi che vadano a braccetto), personalmente ho letteralmente riposto le bandierine in un cassetto e ho cominciato a sposare solo le giuste cause poiché le scelte prese da nazioni o organizzazioni spesso sono contrarie alla giustizia e alla vera libertà.

Lo sport spesso si è fatto veicolo di messaggi contro regimi o contro condizioni particolari di gruppi o minoranze, Daryl Morey, GM degli Houston Rockets aveva innescato un caso prendendo parte alla critica contro la Cina sulle repressioni a Hong Kong con l’intellighènzia del Paese Interno subito disposta a calare la mannaia sugli interessi della NBA nel paese.

Secondo molti (vedi Ibrahimovic contro la quale idea LeBron James ha preso posizione) sport e politica non dovrebbero intrecciarsi e questa è anche l’idea del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) che ha vietato agli atleti di propagandare cause politiche o protestare per qualcosa.

Si tenta così di ignorare la natura materiale dell’uomo in un campo dove proprio la fisicità la fa da padrona.

Da dove viene questa idea?

Il peccato originale probabilmente è fisiologico e si compie prima del 1920 ma in negativo.

Le Olimpiadi crescono di importanza e quelle organizzate ad Anversa dopo il dramma della prima guerra mondiale risente di ferite ancora fresche così gli organizzatori pensano di non invitare le nazioni sconfitte (Austria, Bulgaria, Germania, Ungheria e Turchia) nonostante de Coubertin sia sfavorevole all’ipotesi.

Nel 1936 la Germania si “vendica”.

Hitler non è un fanatico dello sport e non gli passa nemmeno per la testa di organizzare l’evento ma Gobbels intuisce che quelle olimpiadi potrebbero essere usate dal regime per mostrare al mondo la potenza e la grandezza della Germania.

Queste però sono anche le olimpiadi nel quale il basket fa il suo esordio.

Qui troverete la storia del suo inventore sino all’esordio del gioco tratta da un articolo di Superbasket formato vintage.

Gli americani vincono il torneo facilmente battendo in finale il Canada mentre il Messico completa il podio tutto centro nord-americano.

Non è un nemmeno un bel colpo per il Führer la vittoria di Jesse Owens per Hitler che boicotta sistematicamente le vittorie dei colored in nome della superiorità ariana.

A proposito di colored, non sono migliorate poi così tanto le condizioni dei neri nei “civili” Stati Uniti quando nel 1968 in nome dell’uguaglianza Carlos e Smith protestano sul podio alzando un guanto nero a nome dei diritti dell’uomo e in particolare ovviamente contro la segregazione razziale contro i neri venendo ostracizzati in patria per anni.

Alla protesta si unirà un australiano del quale parleremo poi.

Abbreviando e venendo alla mia contemporaneità, nel 1980 a Mosca sono solamente 80 le nazioni in gara poiché 65 boicottano l’olimpiade su esempio statunitense (per protesta contro l’invasione dell’Afghanistan come appoggio al governo filo-sovietico) mentre altre come l’Italia partecipano sotto la bandiera dei cinque cerchi dove Pietro Mennea e Sara Simeoni (son rivali alle elezioni direbbe Samuele Bersani) vincono due storiche medaglie d’oro.

A Los Angeles nel 1984 i sovietici si ricordano dello sgarbo degli americani (non che sia cambiato molto da allora sebbene l’ex CCCP oggi abbia cambiato nome in Russia) e boicottano i giochi insieme a quasi tutti i paesi del Patto di Varsavia a eccezione della Romania che arriverà seconda nel medagliere dietro agli americani (c’è anche MJ) strabordanti nelle vittorie come i sovietici 4 anni prima.

In Australia nel 2000 Peter Norman, il bianco sul podio nel 1968 tra Carlos e Smith non viene invitato alle olimpiadi di Sidney, muore nel 2006 depresso e senza essere stato riabilitato dal proprio governo.

L’Australia lo farà solo successivamente ma poco importa perché la partita finché è stato in vita l’ha vinta lui: Norman-Australia 1-0.

Per i rinviati futuri giochi in Giappone (non è fortunato il paese del Sol Levante che con i giochi programmati per il 1940 si vide privare di un’olimpiade prima riassegnata a Helsinki per la guerra sino-giapponese e poi annullati per lo scoppio della seconda guerra mondiale) il comitato olimpico ha pensato bene di negare la libertà, secondo sensibilità, agli atleti partecipanti.

Nonostante la presa delle dittature (morbide o rigide che siano) siano più salde che mai, il veicolo sport fa ancora paura evidentemente perché fa presa su quel culto della personalità e sulla fantasia della gente.

Paura… a parte Scary, gli Hornets non dovranno averne nel sfidare in una partita impossibile i Celtics.

Hayward, Monk e Ball vengono dati ancora out ma i Calabroni hanno un disperato bisogno di vincere per tener distanti Indiana (buon calendario) e Washington (in striscia vincente da 7 partite) mantenendo almeno l’ottava piazza per avere più chance in un eventuale second round ai play-in.

Forse much hart is not enough come cantava Hollis e anche Muggsy Bogues, uno che ha sfidato l’impossibile se ne è dovuto rendere conto ma si può anche accettare la sconfitta ma non si deve accettare la volontà di non lottare per raggiungere quel traguardo, i Calabroni sono avvisati e chi non è d’accordo, come avrebbe detto con una semicitazione il “Professor” Scoglio: “Noi siamo gli Hornets, e chi non ne è convinto posi la borsa e si tolga le scarpe” e poi succeda quel che succeda…

Analisi

Gli Hornets sorprendono la NBA nell’anticipo di serata vincendo una partita chiave partendo benissimo in attacco, ben sapendo di avere le spalle al muro.

Dopo due sconfitte negli scontri diretti sono arrivate le vittorie su Cavs e Celtics.

La fresca vittoria sulla squadra del Massachusetts è stata convincente e netta, frutto del gioco di squadra offensivo e della buona vena realizzativa della squadra che tuttavia si è espressa su alti livelli anche in difesa dove diversi elementi si sono esaltati: Cody Martin, P.J. Washington e l’uomo ovunque Bridges hanno influenzato pesantemente l’attacco ospite tramortito da quella aggressività che hanno le squadre toste quando sono in difficoltà.

Die Hard, duri a morire questi Hornets nonostante delle delusioni ma in serata è festa, funziona tutto o quasi: 39-18 negli assist (superiorità schiacciante), 7-6 nelle rubate, 8-2 nelle stoppate, 50,5% contro il 38,6% al tiro con il 3FG% da 48,8 contro il 34,1% avversario.

46-36 nel pitturato e soltanto a rimbalzo con un 52-53 che aiuta a generare un 12-18 da second chance soffriamo un po’.

Per i Celtics Walker e Brown portano a casa 20 punti a testa, Tatum (6/16) va a 19 punti e 11 rimbalzi mentre Smart chiude per i nero-verdi in doppia cifra con 17 punti.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Palla a due come il solito vinta dagli avversari che trovavano un Tatum determinato e bravo nel movimento con lo spin a liberarsi nel pitturato di Bridges per poi alzare la sfera nel cesto.

Il disorientato Bridges si vendicava sfidando proprio Tatum e grazie a un reverse layup pareggiava il conto.

Cody Martin era bravo e fortunato nella stoppata su Thompson e attivo andando a rimorchio di Rozier per segnare un atletico appoggio.

Altra stoppata su Thompson a 10:51 ma a Bridges era chiamato il fallo.

L’ex Cavs, mano deficitaria dalla lunetta, splittava egli Hornets allo scadere dei 24 al turno offensivo trovavano la bomba dall’angolo destro by Bridges offerta da Rozier.

Thompson appoggiava battendo P.J. ma Rozier con un lungo linea innescava dalla sinistra la tripla di Graham e dalla rimessa laterale la palla di Tatum in orizzontale per Kemba era intercettata come un falco da Rozier che appoggiava in retina il 12-5 a 9:41 costringendo Stevens al time-out.

Non andava meglio ai verdi al rientro perché Cody Martin in uno contro uno segnava da tre mentre Brown, contrastato sotto canestro falliva due occasioni.

Le triple di Smart e P.J. Washington (altro assist di Rozier) lasciavano inalterato il divario a 10 punti (188) quindi Charlotte allungava con il dardo di Rozier dalla sinistra e l’assist volante di Graham che liberava il corridoio centrale per un Cody Martin bravo a percorrerlo schiacciando una jam a una mano per il 23-8.

Tatum falliva da tre ma il rimbalzo e i due punti di Thompson erano consequenziali così come il canestro successivo del centro che stoppato ancora da Martin riprendeva la sfera e segnava.

A 5:50 la tripla frontale di Bridges era il ponte per il +14 (26-12), mentre il canestro di Rozier che sbatteva su Kemba era annullato per sfondamento.

Walker dal mid range e due liberi di Pritchard (travolto da Biz) valevano il 26-16.

Wanamaker in entrata appoggiava di sinistro stretto ma un rimbalzo offensivo e una tripla di G. Williams riportavano il divario al singolo svantaggio (28-19).

A 1:59 tuttavia P.J. si voltava nel pitturato per ganciare sopra Smart che toccandolo regalava all’ala anche l’and one del 31-19, punteggio ritoccato da un entrata super di Wanamaker nel traffico con alzata finale in cambio mano.

A 1:20 Parker riduceva il gap di due dalla lunetta per poi far tornare Boston al -10 in schiacciata fissando il finale di primo quarto sul 33-23.

Rozier sembra scappare da una poco invitante offerta commerciale proposta dall’amico Smart (vedi gomitino, eh, dai…) in amicizia. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Il secondo quarto si avviava con un errore al tiro a testa prima di vedere P.J. riallungare a mezzo tripla dalla diagonale sinistra, tripla comunque restituita da Brown.

McDaniels sorprendeva con un lungo pull-up mentre Charlotte e dopo un paio di passaggi a vuoto P.J. salvava una palla dal fondo mentre sul fronte opposto Bridges sparava una schiacciata per il 40-26.

Charlotte continuava a entusiasmare con P.J. che in aiuto andava a stoppare Pritchard mentre Boston, dopo aver accorciato, faceva scena muta in difesa sulla diagonale da sinistra percorsa da Cody Martin che schiacciava ancora indisturbato alla sua maniera.

Walker e Rozier si rispondevano da tre con il primo che in chiusura su Terry accusava un dolore al fianco andando direttamente verso gli spogliatoi.

Uno sfondamento di Tatum su Cody martin e una palla recuperata in difesa con l’alzata di Terry per Jalen continuavano l’idillio vedendo l’alley-oop dell’ala di riserva di Charlotte.

$7-31 e Boston in difficoltà commettendo molti TO.

Un arresto e tiro di P.J. notevole al bordo destro dell’area era premiato con un canestro perfetto mentre i Celtics reagivano con Smart in alzata sulla quale qualche dubbio di goaltending (Biyombo) c’è.

Rozier, girando sullo schermo di Biz aggirava la difesa aggressiva di Smart battendolo dalla mattonella diagonale sinistra ma i Celtics cercavano di rientrare quando l’uscita di Cody Martin produceva i primi falli di Charlotte nel quarto.

Cody Martin rientrava andando a prendersi due FT in transizione a 3:16 (contatto con Tatum).

2/2 per il 54-40 prima che Graham allungasse da tre punti.

In entrata però Kemba appoggiava sentendo il contato con P.J. in chiusura.

Two and one per il 57:43 a 2:33 ma ancora Graham, da posizione simile alla precedente, segnava da tre punti il 60-43.

Erano 5 i punti di fila dei Celtics prima che gli Hornets tornassero a muovere il punteggio dalla lunga distanza con P.J. in un movimentato primo tempo.

Un fallo di Rozier su Brown nel tentativo di stoppata produceva il terzo fallo per il numero 3 degli Hornets e un suo errore al tiro lasciava un po’ scoperta la squadra in transizione, Brown ne approfittava per realizzare il 63-52, punteggio che comunque vedeva gli Hornets guadagnare ancora un punto nel quarto nonostante il gioco espresso avrebbe potuto dare esiti migliori.

Dalla versione orientale kunoichi le Honey Bees si spostano su quella mediorientale in formato “fascino misterioso da danzatrici del ventre”.

3° quarto:

Partiva lenta la ripresa a livello di marcature con due liberi di Tatum (fallo di Graham sotto) a 11:09.

Smart accorciava ulteriormente andando in entrata rapida contro Martin lanciando la palla al vetro.

Miles sbagliava una tripla, Kemba rimaneva giù toccato dallo stesso Miles ma Boston continuava 4 contro 5 mancando la bomba e sulla confusione della transizione P.J. era abile al reverse da giocoliere.

Un fade-away di Tatum su Rozier da sinistra preoccupava ma un catch n’shoot di P.J. Washington ultrarapido valeva i tre punti del +10 (68-58).

Rozier, sfuggendo a Smart, schiacciava di potenza il 70-58 mentre a 8:06 sul raddoppio scaricava per la pronta tripla frontale di Graham che mandava il match sul 75-61.

Brown segnava due punti ma commetteva fallo su Graham in entrata per due liberi perfetti del n° 4.

Su un reverse di Cody Martin gli arbitri, dopo l’indecisione, chiamavano fallo contro Thompson.

Stevens chiamava il challenge e riusciva a ottenere una vittoria di Pirro poiché era tolto sì il fallo ma ci si accorgeva della pala che avendo già toccato il vetro favoriva i due punti assegnati agli Hornets.

Rozier segnava da second chance da corner destro ma due triple di Smart davano coraggio agli ospiti che erano colpiti da un long two di Graham abile a sfuggire rapidamente sul blocco alla marcatura e a ricevere ma nonostante una spinta vistosissima di Smart a palla lontana non vista da parte di Smart su Graham ecco il fallo reverse sotto il canestro.

2/2 a 5:41 per la guardia e altro 2/2 sulla palla persa da Rozier.

Bridges commetteva un altro TO e Brown stoppato in goaltending da Rozier costringeva Borrego a riordinare la squadra a a 5:10 sull’84-75.Wanamaker, Brown, ancora Wanamaker e Walker a rimorchio.

Il punteggio si muoveva senza scossoni ma a 3:46 Eric Collins commentava con: “Bingo” la tripla sganciata da Bridges per il 91-79.

Smart mancava la tripla ma un rimbalzo in contemporanea tra P.J. e G. Williams generava una jump ball con palla a due vagante sulla quale Boston alla fine entrava in possesso con il tentativo di Walker d’appoggio cancellato in stoppata oltre il fondo da McDaniels.

Finiva per segnare Brown oltre Biz.

La partita viveva sull’elastico con la tripla di Walker e i due punti di Biz su servizio di McDaniels per il 95-84.

Kemba da tre realizzava in transizione ma a 34.1 Graham otteneva due FT per un fallo commesso da Walker, peccato non arrivasse il sacrosanto goaltending con la palla spazzata via dopo il tocco sulla tabella.

2/2 comunque in lunetta per Gamberone che incassava l’1/2 di Walker in lunetta successivo.

Con meno di 7 secondi sul cronometro e una rimessa a favore i Celtics non riuscivano a generare l’offensiva voluta e la palla tra le mani di Miles viaggiava verso la metà campo avversaria da dove il numero 0 era costretto a sparare il buzzer beater che incredibilmente la retina abbracciava mandando il game sul 100-88.

P.J. Washington si eleva battendo Tatum al tiro. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

4° quarto:

Iniezione di fiducia per gli Hornets che preservavano il canestro dalla tripla di Walker e segnavano due punti a 11:26 con Bridges ai liberi (fallo di Fournier).

Tatum mancava la tripla e il tiro da sotto ma in mischia subiva fallo pareggiando il parziale di quarto ai FT.

Dopo un errore di Wanamaker e uno di Tatum, un rimbalzo aggressivo di Bridges consentiva al numero 9 di Charlotte di rimediare all’errore appena compiuto, Tatum mancava il canestro influenzato da Miles e Graham con un perfetto passaggio verticale dietro la schiena mandava a male tutta la difesa di Boston che vedeva P.J. schiacciare prontamente sotto canestro senza fatica.

106-90 a 10:05.

Williams accorciava ma quando Miles “zompava” come un grillo nella mesosfera per andare a cancellare l’appoggio di Brown innescando sul fronte opposto la tripla dell’ex Rozier e la partita dissipava gli ultimi dubbi: 110-93 a 8:05 dalla fine, meritato.

Il two and one di Tatum a 7:25 era recuperato da un pull-up 3 di Graham su Thompson dalla top of the key che valeva il 113-96 e a 4:58 con le squadre in time-out il +17 resisteva alla grande anche perché Boston mancava conclusioni su conclusioni e Graham in transizione dal corner sinistro ammazzava la partita con la bomba del 118-96.

Tatum da sotto, Biz ai 24 schiacciando su due difensori, garbage time puro con Riller che prima segnava due punti gestendosi sugli sviluppi di un pick and roll e poi calava anche la tripla a 1:09 dal termine.

Langford segnava da tre ma alla fine era un inaspettato e netto 125-104 per i Calabroni.

Devonte’ Graham: 8,5

24 pt. (7/14), 2 rimbalzi, 9 assist, +22 in +/-. 2 TO. 6/11 da tre punti. Fondamentale perché spreca poco e limita i tiri da fuori non in ritmo, infatti, va oltre il 50,0%. Concentrato e in ritmo sfiora la doppia doppia e i suoi punti sono quelli mancati in altre partite. Assist schiacciato in verticale dietro la schiena con ciliegina per P.J. da parte di Gamberone, la delizia di serata.

Terry Rozier: 8,5

21 pt. (8/18), 5 rimbalzi, 11 assist, 1 rubata, 1 stoppata, +9 in +/-. 2 TO. Sa che gli ex compagni gli metteranno gli occhi addosso a inizio gara considerandolo la minaccia numero uno e lui inizia a scaricare palla dando fiducia ai compagni. Accumula così i poco tempo 5 assist facendo girare la squadra per il verso giusto e quando le maglie si allargano perché i compagni la buttano sempre dentro comincia a colpire anche lui soprattutto è bravo da oltre l’arco dove piovono frecce avvelenate: 5/9 con triple importanti. Commette 5 falli e Borrego lo toglie a metà ultimo quarto circa per un eventuale finale nel quale per fortuna non serve.

Cody Martin: 8,5

13 pt. (5/9), 10 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 2 stoppate, +29 in +/-. 1 TO. Terrorizza Thompson con due stoppate nonostante i Cm e due sono anche le mazzate a una mano che rifila alla difesa dei Celtics senza avere nessuno intorno su due incursioni arrivate in modalità differenti. Incide soprattutto in difesa dove confonde i Celtics inducendoli a qualche TO. Buona pressione e difesa, a ratti pare un Bogues più alto, i cm non contano, sfida tutti, cattura 10 rimbalzi andando in doppia doppia e partecipa al gioco di squadra. Segna anche un reverse che gli arbitri avevano dapprima valutato come fallo di Thompson e che Stevens chiedeva fosse revocato ma si scopre che il tocco era già a tabella e quindi goaltending. Partitona.

Miles Bridges: 8,5

20 pt. (7/14), 6 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata, +24 in +/-. 1 TO. In assenza di tre giocatori fondamentali, oltre a divenire una costante minaccia per qualsiasi attaccante cerchi di raggiungere il ferro (chiedere a Brown o vedere la stoppata che gli rifila), influenzando diversi tiri che costringono anche Tatum a ridimensionarsi, supporta l’attacco con entrare e triple micidiali come quella sganciata al buzzer beater del terzo quarto da distanza Gastonia… Corre, offre intensità e precisione e piazza la solita schiacciata anche se stasera non fa partire i fuochi d’artificio. A parte una palla persa in palleggio cercando di passare tra due avversari e rompere il blocco, Bridge to playoff se continua così…

P.J. Washington: 8,5

22 pt. (8/12), 12 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 1 stoppata, +25 in +/-. 1 TO. Altro che influencer… questo recupera rimbalzi, influenza i tiri avversari e se ogni tanto commette qualche fallo come il two and one in chiusura su Walker è perdonabile. 4/6 da tre punti con una tripla che più che un catch n’shoot sembra un touch 3 per la velocità d’esecuzione. Doppia doppia e solidità sotto le plance per Charlotte, aiutato da Bridges con il quale ben si combina.

Bismack Biyombo: 6,5

4 pt. (2/3), 7 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata, -5 in +/-. 2 TO. Un paio di dormite ma per il resto guadagna ancora diversi rimbalzi, anche offensivi. In momenti difficili comunque riesce a tenere abbastanza sebbene segni solo da sotto su invito di McDaniels e nel finale quando mancherebbe anche un fallo su di lui. 21:45 di difesa.

Jalen McDaniels: 6

4 pt. (2/8), 1 rimbalzo, 2 assist, 2 rubate, 1 stoppata, -4 in +/-. 1 TO in 19:05. Parte bene segnando un bel pull-up in uno contro uno poi al tiro si perde quasi sempre con uno 0/3. Difesa a corrente alternata ma va a stoppare Walker pronto all’appoggio. Un paio di steal dimostrano che ci prova e non demorde, poi la qualità e la malizia magari non sono eccelse ma anche lui tiene abbastanza botta.

Vernon Carey Jr.: s.v.

0 pt. (0/0), 1 stoppata, +2 in +/-. 1:46 sul parquet in garbage time, sul tabellino si ritrova una stoppata che in realtà nel play by play è data a Richards e dovrebbe essere del giamaicano. Per il voto cambia poco.

Brad Wanamaker: 7,5

12 pt. (6/12), 2 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, -3 in +/-. 1 TO e 5 PF in 24:17. A parte la stoppata oltre il fondo presa da J. Parker, mette il 50,0% dei tiri con entrate nel traffico o floater. Da tre è inguardabile ma in serata i suoi canestri sono importanti. Come un cinghiale compie scorribande traendo vantaggio da un ritrovato tocco in partita. Delizioso il cambio mano e chiusura alta di destro in mezzo al traffico.

Caleb Martin: s.v.

0 pt. (0/0), 1 rimbalzo, +2 in +/- in 1:46. Un rimbalzo per Caleb, un po’ finito fuori dalle rotazioni recentemente.

Nick Richards: s.v.

0 pt. (0/1), +2 in +/- in 1:46. Gli assegnano l’errore sulla tripla tirata più per gioco che seriamente poi però non gli assegnano la stoppata data a Carey Jr.. Mistero della fede sempre poco importante visto il minutaggio.

Grant Riller: 6,5

5 pt. (2/2), +2 in +/- in 1:46. Garbage time anche per il tiratore. Comincia gestendo un pick and roll con Richards che finalizza con un tiro in area molto buono poi prende la tripla segnandola. Interessante come personalità e buon tiro.

Coach James Borrego: 7

Dopo le de sconfitte in trasferta la squadra in casa si è data una scossa giocando finalmente anche in difesa e più convinta. Asfissiando le fonti di gioco avversarie non si inventa nulla ma rimane una tattica molto redditizia, specialmente se hai una squadra giovane e con polmoni che possa permetterselo. In più se hai elementi specifici come Cody Martin devi sfruttarli al posto dell’evanescente (in difesa) McDaniels. Per perdonare la sconfitta a Chicago sappia che dovrà dare la voglia ai ragazzi che ha dato contro i Cavs e oggi per battere anche i Bulls (Cowens diceva che voleva battere tutte le squadre NBA almeno una volta) in casa e fare un rush finale degno di una squadra che sta lottando contro gli infortuni. Per stasera è promosso anche se un challenge su alcune occasioni nelle quali siamo stati evidentemente penalizzati poteva giocarselo.

Matchup key Vs Celtics

Matchup key game 60 (A cura di Igor F.)

Devonte’ Graham Vs Kemba Walker

Anche contro Boston i Calabroni dovrebbero essere privi di tre dei propri cinque migliori giocatori (Hayward, Ball e Monk) in rendimento.

Il margine per una possibile vittoria così si assottiglia contro una squadra completa come i Celtics.

Il matchup key potrebbe essere benissimo Tatum contro Bridges ma il dubbio legato alla mancanza o alla presenza del centro di Stevens, Williams, potrebbe indurre Borrego a fare delle scelte particolari nello starting five e un faccia a faccia Miles Vs Jayson potrebbe essere scongiurato anche se probabilmente saranno due armi fondamentali per i rispettivi team. Andiamo a spiegare perché dal mio punto di vista l’allievo contro l’ex potrebbe essere il vero matchup key.

Possibili svantaggi:

Tatum è sicuramente un giocatore più rodato e costante che porterà molte minacce a una squadra priva di importanti elementi.

Difendere con aggressività su di lui sarà fondamentale ma sarà ancor più indispensabili bloccare le fonti di gioco dei Celtics.

L’ex Walker nella prima partita si è acceso a tratti ma quando l’ha fatto ha acuito il divario tra i due team e Kemba si è appena preso una partita di riposo per lasciare in pace il ginocchio ma contro Charlotte vorrà esserci…

Payton Pritchard ha segnato 22 punti nell’ultima partita ma il campanello d’allarme per Charlotte suona contro quasi qualunque Leprechaun sia in grado d’avere punti nelle mani per cui non sono ammesse distrazioni in una partita difficile.

Possibili vantaggi:

Devonte’ Graham ha mostrato una buona regia al suo rientro ma non buone percentuali al tiro.

Ha preso molti tiri non in ritmo o troppo deep e il suo ultimo 2/13 da fuori l’ha dimostrato.

Ci si potrà permettere di sbagliare poco in attacco quindi Graham dovrà limitare quei tiri a bassa percentuale gratuiti durante la partita considerando quelli in ritmo e con spazio, salvo necessità.

Far girare bene la palla potrebbe innescare anche giocatori meno prolifici.

Giocar di squadra con intelligenza e senza paura trovando varchi ovunque si presentino sarà l’unica maniera per vincere una partita che Charlotte avrebbe molto più bisogno dei verdi che da calendario difficilmente si faranno sfuggire il quarto posto nonostante una sorprendentissima New York giunta ieri a 9 W consecutive battendo anche Toronto.

Bridges è ancora meno affermato di Tatum ma sta cominciando a essere sui radar dei fan NBA non solo per le schiacciate.

“Ha continuato a influenzare la squadra, ha portato quell’energia in quintetto e l’ha sostenuto. Penso che Miles si sia gestito (bene) nell’unità di partenza. La crescita di Bridges in attacco dovrebbe essere applaudita più di ogni altra cosa”, ha detto Borrego parlando di tre canestri chiave contro Cleveland.

“C’è un altro livello in Miles. Questo è eccitante per il nostro gruppo. Si intensificando il suo gioco e sta sparando colpi enormi”.

La difesa sarà fondamentale per cui mi aspetto di rivedere nello starting five Cody Martin e anche Biz potrebbe rivedersi dalla panca: “È un disastro per me tra Biz e Cody”, ha detto Borrego. “Ogni volta che (Biyombo) è in campo, gira la nostra difesa. Sono andato con la sua esperienza e la sua mentalità aggressiva generale sul lato difensivo”.

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“Enemy” vintage

Dan Peterson su Superbasket parla dell’icona anni ’80 dei Boston Celtics, Larry Bird .

Game 59 – Charlotte Hornets Vs Cleveland Cavaliers 108-102

Analisi

Dopo la inqualificabile prestazione fornita nella Wind City gli Hornets (risparmio la intro visto l’entusiasmo prodotto), di rientro a Charlotte, si portavano dietro il vento della voglia di lottare rubata ai Bulls, e un po’ di talento, forse in modalità alieni in Space Jam.

L’effetto Spectrum Center si fa sentire nonostante le difficoltà in partita e una squadra che continua ad avere tre uomini chiave out.

Gli Hornets danno battaglia riuscendo a spuntarla nel finale quando Love manca la tripla e Sexton fa 0/2 così il love sex-tonic non fa innamorare Cleveland e gli Hornets escono trovando un Miles Bridges che ammazza la partita in crunch time con canestri micidiali.

Si vince una partita nonostante si vada pesantemente outrebounded (43-58) e si tiri dal campo decisamente peggio: 42,6, contro il 51,2%.

Un 4-11 nei fast break per gli avversari che hanno sfruttato anche il pitturato meglio danno l’idea di una vittoria impossibile da mancare per gli ospiti ma un 5-16 nei TO così come un 18-9 nelle seconde possibilità sono stati fattori chiave per la vittoria di Charlotte unitamente all’indispensabile fatto di aver difeso aggressivamente e aver attaccato alla stessa stregua il pitturato avversario.

Per i Cavs sono 28 i punti di Sexton e 27 quelli di Garland mentre la coppia J. Allen – K. Love si fermerà rispettivamente a 15 e 12 pt. completando gli uomini in doppia cifra in blu.

Gli Hornets così strappano una vittoria importante rompendo il muro delle due sconfitte e riguadagnando una partita su Miami, battuta nello scontro divisionale ad Atlanta.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Solita partenza con palla a due vinta dagli avversari a cui si univa la dunk di Allen.

Bridges (air-ball) e Rozier andavano a vuoto da tre e Allen tornava più concretamente a segnare da sotto lo 0-4.

Bridges in entrata costringeva al fallo Allen segnando il 2-4 dalla lunetta a 10:15.

Dopo l’arcobaleno in runner di Garland gli Hornets andavano sul -1 con una tripla frontale di Graham a 9:08 che non muoveva la retina (5-6) ma Sexton ghiacciava immediatamente Charlotte con una tripla.

Miles in entrata riusciva con il cambio direzione ad appoggiare oltre Sexton che tuttavia a 7:53 infilava la propria seconda bomba di serata per il 7-12.

Bridges agganciando in area andava a scaricare una tomahawk incontrastata mentre in difesa P.J. stoppava in salto avvitato Love sotto il canestro e Okoro ai 24 rilasciava un alzata floscia che non arrivava a canestro.

Cody Martin difendeva bene sul pull-up di Love e in attacco a rimbalzo recuperava una palla facendola sbattere sulla mano di Love per poi guadagnare la rimessa dal fondo.

La drive di Miles era utile per riguadagnare il -1 quindi un passaggio diagonale spalancava la contro-diagonale a McDaniels che percorrendola in pochi passi tentava di imitare Miles in schiacciata per il 13-12.

Allen riportava sopra i Cavs in schiacciata tra Biz e McDaniels e allungava con un alley-oop ma McDaniels dall’angolo destro aveva il tempo per mirare e segnare il tre punti del pari a quota 16.

Un libero di Allen faceva risalire sul +1 gli ospiti quindi Rozier con un crossover facile passava Dellavedova e segnava frontalmente senza trovare ulteriori resistenze.

Wanamaker segnava in fade-away in uno contro uno facendo sbattere la palla sul plexiglass e P.J. in post sinistro metteva in turnaround il tiro per il 22-17.

Gli Hornets subivano quindi una tripla di Love ma il punteggio durane il finale di primo quarto non si muoveva più lasciando Charlotte al comando sul +2.

Bridges in schiacciata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Ci metteva poco a ribaltare la situazione Cleveland che iniziando da due punti di Sexton si trovava in breve sul 22-24 fino quando a 10:47 era chiamato uno sfondamento a Bridges.

Borrego non ci stava chiamando il challenge che vinceva.

P.J. trovando la schiacciata riequilibrava la partita ma una specie di appoggio volante rimbalzando più volte sul cerchio aiutava il play dei Cavaliers a restituire un vantaggio ampliato da Hartenstein in alley-oop ma ridotto da P.J. Washington a mezzo tripla: 27-28.

Un fallo di Dellavedova (9:08) su Martin (Cody) in entrata valeva il 29-28.

La coppia di piccoli degli Hornets funzionava: Graham stoppava Dellavedova e poi su passaggio di Wanamaker dal fondo colpiva con spazio da tre punti per il 32-28.

Ancora una volta però Cleveland trovava le risposte giuste: Nance Jr. da tre e Hartenstein da sotto bastavano a trascinare avanti i blu notte (32-33) che tuttavia erano silurati da una tripla di Bridges sparata in faccia a Hartenstein.

Altro back-door di Sexton per il pari (35-35) e vantaggio di Wade a mezzo schiacciata.

Bridges continuava a essere terminale offensivo importante scoccando un’altra freccia da oltre l’arco per il 38-37 ma Okoro dalla diagonale sinistra pur non essendo tiratore eccezionale da fuori segnava la tripla con precisione.

Una drive di Garland forniva ad Allen due punti facili da sotto a 5:0 e Borrego voleva parlarci sopra.

Due buone difese in uno contro uno di Bridges su Garland e Nance Jr. (stessa azione) influenzavano gli errori al tiro degli avversari già sicuri di segnare ma Charlotte andava a vuoto da oltre l’arco sia con Graham che con P.J. mentre Garland colpiva da fuori.

La scena – con protagonisti differenti – si ripeteva poco dopo, altro couple di tiri da fuori imprecisi (Rozier e McDaniels nonostante il rimbalzo di Biz) e tre punti a segno di Sexton sull’altro fronte per il +10 Cleveland (38-48).

Ottimo turnaround di McDaniels ma l’entrata di Sexton, viziata da un fallo di un bloccante sul difensore funzionava per il 40-50.

McDaniels falliva il tiro, Biyombo catturava u altro rimbalzo offensivo ma Graham andava ancora distante da segnare tuttavia il congolese con un altro rimbalzo in attacco riusciva a favorire gli sviluppi di un nuovo possesso con ribaltamento per P.J. Washington che dall’angolo sinistro era bravo a sparare per il -7.

Il finale era nervoso.

A Graham non venivano fischiati due falli sul tiro da tre (Sexton sul primo, netto con le braccia su quelle di Graham in alzata e quello successivo disegnato dal play che spessissimo viene chiamato) e le sue proteste portavano solo a un tecnico.

Devonte’, giustamente innervosito vedeva Rozier segnare e Biz mancare un FT sulla stessa azione per terzo fallo di Sexton che in contemporanea spingeva Biz.

Il divario rimaneva di 7 punti dopo la tripla di Miles e la dunk di Allen: 48-55.

Le Honey bees in uno stacchetto. Affascinanti anche in versione kunoichi.

3° quarto:

I primi a segnare dopo l’intervallo erano gli ospiti con Sexton ma P.J. Washington trovava la maniera di accorciare con la bomba.

Garland in entrata sbagliava ma correggendo sé stesso con una zampata dava fastidio a Charlotte.

Rozier dal corner sinistro rispondeva colpo su colpo (53-59) ma ancora Garland trovava nel parco-giochi del pitturato degli Hornets altri due punti.

P.J. con uno sfrontato frontale realizzava il -5 ma Love replicava per il 56-64.

Una palla intercettata da Bridges portava l’ala in lunetta dopo il fallo subito in transizione.

½ a 9:51 e qualche problema per Charlotte al tiro con Rozier due volte a vuoto dalla destra da tre punti ma Cody Martin non si faceva tagliar fuori da Love e anticipando il lungo metteva dentro.

Da una steal di Martin nasceva la transizione finalizzata da Rozier (62-66) ma Garland continuava a essere una spina nel fianco così la stoppata di P.J. arrivava appena in parabola discendente per il goaltending.

Un passaggio sotto per Martin da parte di Rozier dava due punti a Charlotte ma un’altra scorribanda di Garland in diagonale valeva il 64-70 (troppo veloce anche per Martin).

Rozier però metteva in difficoltà Garland con crossover e penetrazione dal quale ricavava anche l’and one per il 67-70 a 6:00 esatti.

I Cavalieri tornavano sul +5 rischiando di allungare ma una buona difesa di Biyombo su Garland costringeva la guardia a lanciare un pallone amorfo oltre il fondo per il dodicesimo TO dei Cavs a fronte dei soli due occorsi agli Hornets che recuperavano lo svantaggio di tre con l’entrata di Rozier.

Biyombo con due canestri consecutivi portava Charlotte sul 74-76.

Gli Hornets arrivavano al finale sempre sul -2 ma P.J. forzando dal mid-range un difficile jumper in uno contro uno scavalcava Dellavedova osservando la palla accarezzare dolcemente la retina per il 78 pari di fine quarto.

Curiosa foto di squadra (nelle espressioni e atteggiamenti) in un momento della partita. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

4° quarto:

Uno sfondamento di Sexton su Graham e una tripla di P.J. a 11:18 aprivano il quarto nel migliore dei modi tuttavia Nance Jr. aveva vita facile per realizzare il -1.

Charlotte tornava sul +3 ma tornava sotto poco dopo, quando su un’alzata di Hartenstein il punteggio premiava la squadra di Bickerstaff (83-84).

Gli Hornets rischiavano grosso dopo la tripla di Garland a 7:43.

Sul -4 la risposta arriva a a 6:29 da Rozier che in entrata segnava in fing and roll oltre Okoro e Allen subendo anche fallo.

86-87, trampolino di lancio per un parziale di 8-0 che comprendeva anche una put-back dunk di McDaniels dopo un errore osceno di Biyombo da sotto (imbeccato da Rozier) e il canestro a 5:28 di Wanamaker che a contatto con Garland in caduta metteva dalla media il tiro e il libero per il 91-87.

A interrompere il parziale era lo scontro in reverse: Garland subendo fallo dal numero 9 realizzava uno dei due liberi portando a un possesso le due squadre.

Rozier andando nel pitturato nero scavalcava con un pull-up il lungo di turno per un rim-glass efficacie.

Sexton recuperava e segnava due FT (Biz foul) per il 93-90 e la partita viveva sull’elastico fino a che uno scambio stretto tra P.J. e Rozier portava il secondo a prendersi la tripla del +6 (98-92) a 3:31.

Non era ancora ora di scappare però perché Cleveland opponeva valida resistenza con l’open Love (98-95).

Miles entrava in crunch time con uno spin nel pitturato e un balzo che valeva due punti grazie alla levitazione e il tocco preciso per sfuggire alla stoppata dei difensori.

Bridges segnava da 2 punti (al confine) poi Sexton mancava due FT cruciali a 1:52.

21 secondi più tardi Miles ammazzava la partita con la bomba da destra del 105-95.

Tre tentativi da fuori (corti di Cleveland) segnavano nervosismo e resa della squadra dell’Ohio. Che nel finale accorciava con gli Hornets troppo sicuri della vittoria ma Rozier, spinto da Okoro prima che possa ricevere la rimessa dal fondo, faceva a :59-3 1/1 in lunetta per il 106-97.

Il finale era 108-102 con gli Hornets a battere all’ultimo tentativo dell’annata 2020/21 Cleveland.

Devonte’ Graham: 6,5

8 pt. (3/16), 2 rimbalzi, 10 assist, +3 in +/-. Nessun TO in 36:08. 2/13 da tre punti. Discrasia. Come direbbe Eric Collins, la mia mente sta esplodendo… già, perché come playmaker mostra ottima visione di gioco servendo come esempio McDaniels nel primo tempo (corridoio che sfrutterà per la schiacciata). Importante da quel punto di vista ma manca la doppia doppia pur tirando 16 volte dal campo con un pessimo 2/13 da fuori. In serata va bene a Charlotte poiché soli tre elementi combinano 75 punti ma ogni tiro in una squadra in difficoltà diventa fondamentale e l’azzardo preso spesso da Graham non porta lontano se le percentuali sono queste.

Terry Rozier: 8

25 pt. (9/20), 1 rimbalzo, 6 assist, 1 rubata, +4 in +/-. 2 TO. Primo tempo quieto come su una spiaggia a Honululu con aperitivo, con ombrellino e fetta d’arancia alla brezza marina di notte sotto la luna o quasi. Secondo tempo molto più hot contro la squadra di “casa sua” con canestri importanti, sia da fuori che da due punti nell’ultimo quarto compreso un and one fondamentale.

Cody Martin: 7

6 pt. (2/4), 3 rimbalzi, 1 rubata, -9 in +/-. 1 TO in 23:51. A volte fatica come sul back-door per Sexton o quando Garland prende la moto e appoggia oltre al povero Cody che con la riga a zigzag tra i capelli deve anche vedere zigzagare gli avversari ma lui tiene bene e a volte da degli ottimi stop agli attaccanti avversari mettendo pressione. Rigettato nella mischia come titolare è l’ultimo attaccante pensabile e per questo ha qualche occasione passando quasi inosservato, andando da solo in drive o servito dai compagni come quando Rozier gli butta una palla dentro. Un bell’appoggio oltre Allen, millimetrico per battere il lungo.

Miles Bridges: 8,5

25 pt. (9/15), 10 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, +3 in +/-. 1 TO. Chiude il primo tempo con 17 punti tra entrate e triple. Le entrate non sempre hanno il passo giusto: le accelerazioni sulla pressione a volte lo fanno sbagliare ma gioca bene e nel finale decide la partita tra circus shot e tiri, anche pesanti che mandano a gambe all’aria i Cavs. Aggiungiamo la doppia doppia con 10 rimbalzi e una bella dunk in avvio.

P.J. Washington: 7,5

25 pt. (9/18), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1stoppata, +4 in +/-. Torna sulla Terra P.J. dopo essere passato nell’Ade a Chicago. 25 punti con buona media anche perché nonostante i Cavs possano sembrare temibili sotto le plance, Love non è un difensore aggressivo al contrario di Allen. Ancora alcune triple frontali precisissime e punti preziosi anche se in difesa è sufficiente, non eccezionale. Da quelle parti i Cavaliers passano troppo spesso, responsabilità da condividere.

Bismack Biyombo: 7

4 pt. (2/6), 11 rimbalzi, 1 assist, +8 +/- in 27:05. Rigettato nella mischia finalmente fa valere il suo fisico mettendo anche un po’ di colla sulle mani. Eccezionale in attacco dove prendendo 9 rimbalzi, smista per second chance che a volte diventano canestri importanti. Fondamentali i suoi unici due canestri (in serie) per arrivare sul 74-76 anche se qualche tiro lo manca da sotto malamente e di parecchio.

Brad Wanamaker: 7

5 pt. (2/6), 2 assist, 2 rubate, +5 in +/-. 1 TO in 18:27. Buona regia con un paio di canestri notevoli: dal fade-away a fine corsa del primo tempo a quello in caduta contro Garland con l’and one nella ripresa. Peccato per un TO perché spinge buttandosi in avanti con la spalla o avrebbero forse fischiato per gli Hornets.

Jalen McDaniels: 7

10 pt. (4/9), 6 rimbalzi, 3 assist, +12 in +/-. Si rivede McDaniels che segna alcuni buoni canestri come la put-back dunk dopo l’errore di Biyombo a sotto. Dalla panchina rende di più. Battibecco con Allen a parte riesce a stare in partita e a sembrare un giocatore degno dei 24:41 d’impiego.

Coach James Borrego: 7

Stavolta azzecca quasi tutto: dal cambio dello starting five alle rotazioni, al challenge (sfondamento di Bridges su Hartenstein annullato e palla restituita) all’utilizzo di una squadra più aggressiva (buono lo spirito infuso anche se non perdonerò mai l’atteggiamento nella sconfitta di ieri perché si può perdere ma lottando) con in rotazione meno uomini: 8. Oggi la squadra vince cercando di rimanere in zona PO.

Game 58 – Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 91-108

Intro

Ci sono momenti nella vita nei quali si iniziano a fare dei bilanci.

L’analisi di ciò che funziona e cosa non va.

L’essere con le spalle al muro in una determinata situazione richiede di sgattaiolare o guizzare via velocemente prima di rimanere inchiodati.

Si può scoprire di non essere totalmente soddisfatti anche di un buon trend e a volte mancano dei pezzi.

Il compromesso che tutti noi – connessi “all’ambiente” (inteso come serie di vincoli e regole) circostante – è quella mediazione indispensabile alla sopravvivenza ma a volte occorre un’azione decisa per uscire da insoddisfazione e situazioni mediocri, fondamentalmente una scelta.

Nel secondo singolo di Caparezza si puntano i riflettori tra le differenti scelte effettuate da Ludwig van Beethoven e Mark Hollis, leader dei Talk Talk purtroppo scomparso non da molto.

Così Hornets e Bulls si affronteranno stasera a Chicago sapendo di non poter contare su alcuni dei loro pezzi migliori (LaVine per i Bulls, Monk, Ball e Hayward per gli Hornets) in una sfida che ha il sapore dell’ultima spiaggia per ambo i team.

I Bulls sono usciti ieri sera dal lotto delle 10 squadre in corsa per i PO mentre gli Hornets che avranno ancora 15 partite da giocare (prima di quella a Chicago) devono vincerne almeno una decina per sperare di accedere direttamente ai PO.

Con il rientro dei talenti potremmo farcela sul filo.

Donovan ha fatto delle scelte recentemente mettendo un quintetto più fisico, gli Hornets, scottati a New York devono reagire con un moto d’orgoglio e non farsi trovare impreparati mettendo sul parquet le loro migliori caratteristiche.

Le scelte di Borrego saranno importanti in chiave tattica.

Analisi

Charlotte gioca la peggior partita dell’anno contro una squadra priva della loro stella: Zach LaVine.

I Bulls però meritano la vittoria per determinazione, Charlotte ha steccato per la seconda volta consecutiva una partita sotto l’aspetto della grinta non sfruttando l’occasione.

Scelte tattiche errate e scelte di tiro non ideali sotto la pressione difensiva di Chicago, con troppo TO in avvio di partita.

A livello tattico la squadra di Donovan è stata favorita da un quintetto più lungo e fisico che alla fine ha fatto la differenza nelle statistiche mentre Charlotte conferma di avere un disperato bisogno di un centro dominante.

43-55 nei rimbalzi hanno prodotto molte second chance per gli avversari che le hanno sfruttare con un 5-18 a proprio vantaggio così come gli scriteriati TO degli Hornets hanno prodotto un 8-17 nei fast break con gli Hornets che si sono salvati almeno tre volte nel primo tempo abbastanza clamorosamente su queste transizioni.

Il tiro da tre punti è stato pessimo: 25,8% contro un 32,6%, ed ecco il disastro completato con una delle peggiori prestazioni offensive di Charlotte nell’annata.

Inscusabili e deludenti fino al midollo gli Hornets pagano le assenze ma non devono accampare scuse perché la squadra di Borrego in emergenza da settimane è ormai più rodata rispetto a dei Bulls alla portata.

Per i Tori il terzetto Young, White e Vucevic ha prodotto 18 punti a testa (il montenegrino ha catturato anche 16 rimbalzi), inoltre Markkanen ha chiuso con 11 punti seguito da Satoransky con 10.

Chicago aveva perso contro Cleveland, Charlotte oggi viene battuta da Chicago mentre domani Charlotte ospiterà Cleveland in questa specie di girone.

Anche vincendo potrebbe essere tardi per i PO diretti ma aspettando i desaparecido (Monk è out già da più del tempo previsto) non andare sullo 0-3 con Cleveland in stagione sarebbe già qualcosa sebbene avremo le stesse difficoltà riscontrate contro team fisici.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

La palla a due portata a casa da Chicago dava la prima possibilità ai Bulls ma Vucevic mancava il tiro infastidito da Carey Jr. tuttavia l’inizio orrendo degli Hornets e quello buono dei Bulls rischiavano di far naufragare la partita.

Dal primo canestro di White (second chance) da tre punti a quello di Vucevic a 10:15 passavano 8 punti tra le due squadre e dopo un fallo richiesto e non concesso a Rozier la transizione mancata da Temple era corretta da P. Williams per lo 0-10.

Il tremendo avvio era mitigato da Carey Jr. che usava il corpo in entrata per battere Theis.

Rispondeva White (2-12) ma Graham colpiva dalle diagonali in back to back 3 prima di andare a realizzare un pull-up frontale da due punti che valeva il 10-14 quindi il play aprendo in angolo sinistro trovava Miles pronto a scoccare la freccia del 13-14 a 6:56.

Gli Hornets tuttavia non completavano la rimonta lasciando ripartire i Bulls che segnavano con Vucevic da sotto (Carey un po’ sorpreso) e passavano ancora con “Vuc” che sfruttava una second chance in schiacciata, imitata da White su uno dei troppi TO Hornets (13-200).

La tripla di Young mandava gli Hornets sotto di 10 punti ma il runner di P.J. Washington in orizzontale con soft touch interrompeva il parziale.

La manovra tra Wanamaker e McDaniels era meno sicura di una carovana senza scorta nel Far West nell’immaginario collettivo così ci si salvava con il fallo sulla transizione di P. Williams che dalla lunetta comunque un punto lo realizzava.

Un fade-away di Rozier valeva il 17-24 ma Satoransky dall’angolo destro colpiva da tre punti recuperati da Zeller che servito da Wanamaker sotto recuperava due punti più fallo a due minuti esatti dalla prima sirena.

I Tori si allontanavano ulteriormente nel finale con una tripla pesante del finlandese Markkanen anche se l’ultima parola l’aveva Wanamaker bravo a recuperare in entrata due FT a :08.1.

2/2 e 23-34, punteggio comunque deludente.

McDaniels in uno dei suoi errori che hanno costellato la sua prestazione. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Graham continuava a essere uno dei pochi punti di forza; il suo tiro frontale mandava sul 25-34 la partita ma Markkanen segnava da tre punti mentre P.J. Washington mancava due liberi a 11:11.

L’indisturbato floater dal pitturato di Young (25-39) a 10:24 mandava in time-out Borrego.

Gli Hornets riprendevano con un canestro in schiacciata di Cody Martin su assist di Graham e con un two and one old fashion style di Zeller che fintando era toccato.

FT a segno a 9:19 per il 30-39 e nonostante Bridges mancasse una savage drive la palla non tenuta dai Bulls comportava una rimessa dal fondo per Charlotte.

Graham con un pull-up dal mid range destro accorciava di due (32-39) ma la costanza nel recupero degli imenotteri si esauriva lì.

Theis realizzava due punti facili frontali, Biz rispondeva con gancetto laterale appena sufficiente per far varcare la soglia dell’anello alla palla con qualche difficoltà poi il congolese in appoggio era spinto ma la terna non rilevava il fallo così Temple beffava gli Hornets sull’altro fronte con una tripla.

Una stratosferica jam in runner di Bridges polverizzava Vucevic ma l’episodio rimaneva isolato perché Charlotte non giocava con quella forza e subiva da Markkanen (da sotto sulla vaseline sx) un canestro un po’ così per tecnica (su Biyombo).

Girava malissimo sul pessimo errore in post di McDaniels mentre Young non funzionava ma la second chance per Temple valeva altri tre punti per i neri che si portavano sul 36-49.

L’elastico tornava ad accorciarsi con la tripla di Bridges e il layup alto di Rozier (41-49) ma gli 8 punti aumentavano dopo la bomba di White alla quale rispondeva Miles tuttavia.

Nel finale un gancio di Vucevic su Bridges, un passaggio per liberare Young da sotto e ancora Vucevic oltre Biyombo valevano a Chicago il deciso allungo sul +14 (44-58).

Hornets con le spalle al muro e 24 minuti per cambiare marcia e tentare di agguantare i PO diretti.

3° quarto:

Le avvisaglie di rientro dopo la dunk di Miles in transizione erano bloccate dalla tripla aperta di Temple dalla sinistra.

Rozier con un lungo due provava a recuperare ma il passaggio di Vucevic per il piazzato facile di Williams restituiva 15 punti di vantaggio alla squadra dell’Illinois (48-63).

Rozier trovava un po’ di ritmo segnando un altro tiro frontale e una bomba dalla sinistra con finta in movimento su Vucevic ma dopo un suo errore Theis segnava in schiacciata il 53-65.

Graham dalla top of the key infilava la tripla del 56-65 ma il time-out voluto da Donovan dava un nuovo senso all’attacco dei Bulls che recuperavano un two and one con Vucevic a 7:57 prima che White colpisse da tre punti e Theis schiacciasse subendo da dietro la manata di Cody Martin.

Two and one che anticipava il canestro di Vucevic che attorniato da piccoli in area si girava per il gancio del +20 Bulls a 6:00 dal temine del terzo quarto.

Il time-out di Borrego sul 56-76 serviva a poco, Graham colpiva il secondo palo dall’angolo e Theis, colpito da Zeller che saltandogli addosso rischiava di rompergli l’osso del collo, serviva solo per allungare il parziale sullo 0-13.

Un assist di Wanamaker per Cody Zeller bloccava il parziale ma il divario tornava a salire sino al più 25 dopo l’ennesima tripla marcata da White.

Gli Hornets infilavano un paio di canestri con Wanamaker (two and one) e Caleb Martin (jumper dalla media a destra) ma il finale di quarto era un drammatico 67-88.

4° quarto:

Satoransky e Biyombo si rispondevano da due punti a inizio ultimo quarto quindi arrivavano una tripla di Markkanen e due liberi che a 10:07 Wanamaker piombava per il 71-93.

La partita, decisamente scappata di mano, era lasciata alle riserve.

Si vedeva anche Riller ma per gli Hornets era Wanamaker a guidare l’attacco.

A 9:02 i suoi due punti in entrata valevano il 73-96 ma McDaniels mancava un tiro e anche l’avversario quando lasciando spazio ad Arcidiacono favoriva la tripla per il 73-99 a 8:00 dalla fine.

Il finale era troppo lungo con le panchine sul parquet e dopo essere stati sul -27 si tagliava il divario con Carey Jr. e Riller sino al -17, 91-108 il finale.

Devonte’ Graham: 6

16 pt. (6/14), 4 rimbalzi, 3 assist, -23 in +/-. 1 TO. Con un’ottima partenza (8 punti consecutivi) tiene in piedi la baracca. Usa anche finte con penetrazioni per l’arresto e tiro da due punti, novità rispetto al solito ma alla lunga non regge né al tiro né negli assist, accumulando un plus minus terribile e quando smette di foraggiare l’attacco di punti, Charlotte digiuna. Nel marasma difensivo lo vediamo anche in area tentare di rallentare Theis. Uno dei pochi a salvarsi anche se il suo 3/11 da fuori continua a essere misero per un giocatore che vive sul tiro da tre punti.

Terry Rozier: 5

11 pt. (5/15), 3 rimbalzi, 8 assist, 1 stoppata, -19 in +/-. 2 TO. Notevolmente sottotono, fatica a trovare varchi dovendo costruire da solo e in entrata non è brillante come il solito per non parlare da oltre l’arco con un 1/6… unica tripla da sinistra costruita in proprio battendo Vucevic. Soffre la pressione e si intimidisce un po’ preferendo passar palla ed ecco nascere 8 assist ma nel complesso è deludente.

Jalen McDaniels: 3

3 pt. (1/8), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, -6 in +/-. 1 TO. Inadeguato è poco, in realtà è osceno. Segna il suo unico canestro della partita a 4:13 dalla fine quando conta zero. Il suo tiro non entra mai, nemmeno da vicino anche se spesso è contrastato, in difesa fatica a tenere. Poco dalla sua parte se non qualche rimbalzo ma è un minus tremendo. Passare da Hayward a McDaniels è come correre con una gara on un auto sostitutiva, solo che dalla Ferrari si è passati alla Panda. Prende anche una dunk a una mano da Satoransky nel finale. Drammatico. Riproporlo da titolare con i Cavs rasenterebbe la follia.

Miles Bridges: 5,5

13 pt. (5/13), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata, -17 in +/-. Anche per questa partita arriva la dedica al malcapitato centro di turno, tale Vucevic che si sfigura cercando di capire quale strano oggetto gli sia planato sopra la testa ma per il resto in difesa non ha i cm per tenere il montenegrino che un paio di volte lo batte semplicemente grazi al suo tocco morbido. Entrate selvagge e un po’ sciagurate, non basta dal mio punto di vista il 3/6 da oltre l’arco. 5 rimbalzi sono pochi in 26:48 e anche se l’impegno c’è, fatica a sostenere fisicamente per tutto il tempo la squadra in maniera adeguata.

Vernon Carey Jr.: 5,5

8 pt. (2/3), 4 rimbalzi, +4 in +/- in 15:00. Ancora una partenza come “falso centro”. Questa volta dura di più, alternando buone difese come quella iniziale su Vucevic ad altre dove si fa passare (lo stesso Vucevic gli scappava facilmente per l’appoggio). Lo si rivede a poco più di 9 minuti dalla fine a partita andata. Minuti per fare esperienza.

P.J. Washington: 4

2 pt. (1/4), 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata, -13 in +/-. 2 TO. Il traditore principale. In 13:19 accumula un -13 di plus minus partendo con uno 0/2 ai liberi. Male al tiro, difesa non adeguata, il confronto a distanza con Vucevic non è perso, non esiste proprio.

Bismack Biyombo: 5,5

4 pt. (2/4), 4 rimbalzi, -8 in +/-. 1 TO in 11:16. Va beh, poveretto. Fa quel che può mettendo dentro un gancetto appena sufficiente perché il ferro laterale lo elevi oltre il bordo e un reverse su assist di Wanamaker. Nel primo tempo manca una spinta che l’avrebbe portato in lunetta. Alla lunga però va in minus, Markkanen su di lui trova un canestro mezzo circus.

Caleb Martin: 6,5

6 pt. (3/7), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, +6 in +/-. 1 TO in 25:19. Uno dei giocatori che interpreta meglio la partita, con la grinta necessaria dando anche qualche stop all’attacco dei Bulls. Le cifre mentono un po’, il plus/minus no.

Cody Martin: 5,5

2 pt. (1/1), 3 rimbalzi, 2 assist, -4 in +/- in 18:16. Un fallo da dietro gratuito su Theis che completa il two and one. Chiude la sua partita in mezzo al caos riuscendo a concludere poco in una serata nella quale i suoi cm sono un gap.

Brad Wanamaker: 7

11 pt. (3/4), 5 assist, 1 rubata, -10 in +/-. 2 TO in 13:34. L’unico che da un po’ di ritmo e brio all’attacco nel secondo tempo. Azioni personali attaccando il canestro (anche l’unico modo che ha per segnare perché la mano sembra quella di Biyombo sul tiro da due punti) che portano a casa punti o liberi (5/5). Anche 5 assist che avrebbero potuto essere di più se gente come McDaniels segnasse magari l’open.

Nick Richards: s.v.

0 pt. (0/0), 1 assist, +3 in +/- in 3:26. Garbage time per lui che non fa nemmeno in tempo a scaldarsi.

Cody Zeller: 6

8 pt. (3/5), 6 rimbalzi, 1 assist, -5 in +/-, 3 TO in 13:57. Inizia bene con tre punti dovuti a un two and one poi replicato alla stessa maniera. 6 rimbalzi ma fatica in difesa anche nei rebound. Un altro della lista lunghi “voglio ma non posso” comunque il miglior lungo in serata.

Grant Riller: 6

6 pt. (¾), 1 assist, 1 rubata, +7 in +/-, 1 TO in 9:28. Un paio di scorribande nel finale ma anche un air-ball 3. Non eccessivamente coinvolto nell’annata trova minuti in serata. Sebbene quando abbia la palla a volte preferisca passare anziché esibire il tiro finisce per giocare un tempo che vale poco.

Coach James Borrego: 3

Squadra che parte male, recupera e poi fa tempo a incassare un altro parziale a fine primo quarto. Mai in partita, subendo uno 0-13 nel terzo quarto dopo aver recuperato qualche punto finisce prima sul -20 e poi sul -25. Va bene che le assenze sono pesanti ma in assenza di LaVine gli Hornets giocano una partitaccia con troppi zombie in campo. Mancanza di fiducia nell’attaccare il pitturato e molta meno determinazione degli avversari che non ci si doveva permettere. Adesso la post season senza play-in è un miraggio.

Matchup Key Vs Bulls

Matchup Key Game 58 (A cura di Filippo Barresi)

P.J. Washington Vs Nikola Vucevic

Da quando è rientrato dall’infortunio P.J. Washington – ormai possiamo definirlo come numero 5 titolare – ha offerto ottime performance mettendo a referto una grande prestazione contro New York segnando con precisione da oltre l’arco.

La sua resa sarà la chiave della gara per contenere e attaccare più possibile il giocatore con maggior talento dei Bulls: Nikola Vucevic.

Possibili svantaggi:

Le ultime uscite hanno confermato un trend nella stagione di Charlotte, contro squadre più fisiche si fa molta fatica.

Data l’assenza di LaVine, Coach Donovan ha optato per un quintetto molto fisico che oltre a Coby White mette insieme 4 lunghi: Temple in posizione di guardia, Patrick Williams e la coppia di centri Theis – Vucevic.

Borrego dovrà limitare le line-up troppo piccole per evitare di soffrire l’eccessiva differenza di taglia.

Possibili vantaggi:

In un periodo della stagione dove nel quale l’integrità fisica è più fondamentale che mai (chi è più sano tende a vincere di più), i Bulls arrivano alla partita di questa notte senza la stella Z. LaVine e in back to back, reduci da una sconfitta contro i Cavs.

Gli Hornets hanno assenze ma sono più rodati, iniziare con il piede giusto e avere più energie da spendere nei 48 minuti sarà fondamentale per conquistare la vittoria.

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“Enemy” Vintage

Aprile 1981, non è ancora previsto Jordan e a troneggiare all’interno del proprio team è Theus come ci racconta Superbasket.

Let’s go Hornets!