Totopaolo 2022/23, 3ª settimana

Il programma della terza settimana

Dopo aver sbagliato praticamente tutto la settimana scorsa (non sono riuscito a mettere per tempo causa tempi troppo stretti i pronostici del nostro amico Paolo ma l’imprevedibile settimana degli Hornets ha sorpreso anche lui con uno 0-3 personale), il mago si rimbocca le maniche e si prepara ad una settimana impegnativa nella speranza che arrivino più dolcetti che scherzetti (Happy Halloween tonight), ecco cosa ci attende:

Partita 07 – martedì 01 Novembre ore 00:00 AM Vs Sacramento Kings (1-4)

Inizio di stagione tormentato (non una novità) per i Re della California.

Buono l’attacco guidato da uno scatenato De’Aaron Fox ma la difesa ha più buchi della maschera di Jason Voorhees nel film “Venerdi 13”.

Nota positiva per i nero-viola la matricola Keegan Murray.

1 fisso.

Partita 08 – giovedì 03 Novembre ore 01:00 AM @ Chicago Bulls (3-4)

Trasferta tosta in Illinois, laddove vedersela contro la squadra della città ventosa non sarà facile.

DeMar DeRozan e compagni tra alti e bassi, con il tiro da tre vero tormento di questo inizio stagione.

Fuga dallo United Center in stile Escape Room.

Non sarà facile trovare l’uscita.

1 di sofferenza.

Partita 09 – sabato 05 Novembre ore 01:00 AM @ Memphis Grizzlies (4-2)

I Grizzlies ormai sono una certezza guidati dal futuro MVP Ja Morant.

In questo inizio di stagione la giovane guardia sembra aver migliorato anche il tiro da 3, il che lo rende praticamente irrefrenabile.

Qualche buco in difesa su cui puntare.

Speriamo che “The Hole” sia abbastanza grande per far passare anche il non più longilineo Steve Clifford.

Incastrati in Tennessee.

Sconfitta in arrivo. 1.

Partita 10 – domenica 06 Novembre ore 00:00 Vs Brooklyn Nets (1-5)

In casa Nets non funziona nemmeno lo scarico del bagno ma i mezzi e le qualità per uscire da una situazione complicata ci sono tutti.

Ben Simmons ancora in fase di rodaggio, spesso limitato da problemi di falli.

Non aprite quella porta e lasciate che il caos alloggi ancora in casa bianco-nera per qualche giorno.

1 di giustezza.

Il pronostico della settimana: 2-2

Cliff Hanger

Steve Clifford, head coach di Charlotte è nato il 17/09/1961 ad Island Falls nel Maine. Laureato in pedagogia speciale, è sicuramente un asso nella manica in più per comunicare anche a chi ha meno bisogno di questo tipo di sostegno.

Questo articolo è un ibrido tradotto dal Charlotte Observer che ha intervistato con Roderick Boone il coach dei Warriors Kerr ma anche Oubre e Smith Jr., più diverse parti di mio pensiero aggiunte a completare il panorama della situazione odierna.

Gli Charlotte Hornets non avevano nemmeno ottenuto la loro straordinaria vittoria contro i Golden State Warriors allo Spectrum Center in un chiassoso sabato sera, rovinando l’ultimo ritorno a casa di Steph Curry, quando l’allenatore dei californiani Steve Kerr spiegava le caratteristiche spesso associate all’affrontare una squadra con Clifford al timone.

C’è da dire che la bizzarra tattica di Clifford, il quale ci ha messo tre giri di lunetta prima di togliere Plumlee (2/6 ai FT in quel frangente), vittima di Hack-A Shaq, ha rischiato grosso di perder la partita togliendo peso e difesa nel pitturato inserendo McDaniels al posto del più naturale Richards, rimasto in panca.

Alla fine ha avuto ragione lui, con un po’ di fortuna e follia giocandosi la partita con soluzioni più rapide ed alternative.

Clifford, che è al suo secondo mandato come head coach degli Hornets, è stato in giro nella NBA per decenni e ha ottenuto un enorme rispetto tra i suoi coetanei, incluso Kerr.

“È un allenatore infernale”, ha detto Kerr.

“Penso che Steve sia uno degli allenatori più sottovalutati del campionato. I suoi schemi difensivi sono davvero acuti. Fa sempre delle cose interessanti contro di noi per farci pensare, per farci lavorare per i canestri. Le sue squadre tendono a funzionare molto bene sul lato offensivo quindi è un allenatore davvero, davvero bravo che probabilmente non ha (finora) ottenuto il riconoscimento che meriterebbe perché non ha avuto la possibilità di allenare una grande squadra ma sono entusiasta per lui che sia tornato qui (a Charlotte, essendo Kerr nella Queen City per disputare il match) con questa opportunità. Charlotte è una squadra emergente. Charlotte ha un grande talento, quindi è una buona cosa”.

Clifford sta facendo miracoli, cercando di far passare gli Hornets (3-3) attraverso la turbolenza che ha minacciato di portarli rapidamente fuori rotta.

Nonostante manchino il loro playmaker All-Star LaMelo Ball e Terry Rozier più un difensore chiave come Cody Martin, hanno tenuto insieme tutto.

Sono stati competitivi in ogni partita con l’unica eccezione arrivata nella sconfitta di venerdì a Orlando quando gli Hornets sono apparsi spenti ma a parte game in Florida, la buona partenza è innegabile ed il merito andrebbe addebitato in gran parte a Clifford.

Ironia della sorte, il miglior capolavoro di Clifford dall’inizio della stagione è arrivato contro i campioni in carica dei Warriors, la stessa squadra a cui è stato offerto il lavoro all’assistente coach Kenny Atkinson che ha rifiutato gli Hornets e scelto di rimanere a San Francisco.

Se la prima mezza dozzina di partite è relativamente indicativa, il ritorno di Clifford a Charlotte è esattamente ciò di cui il franchise aveva bisogno.

Alimentati dal loro vivace inizio della campagna 2022-23, gli Hornets la pensano certamente così.

Credono che Clifford porti qualcosa di diverso, un cambiamento che è stato evidente subito dopo il suo arrivo a giugno pochi giorni prima dell’inizio del mercato.

“Structure”, ha detto Kelly Oubre.

“Comunica molto bene ciò che vuole da noi e se non lo facciamo ci ritiene responsabili. Questo è tutto in questo campionato perché ovviamente abbiamo una squadra giovane ma alla fine stiamo cercando di crescere, imparare ed essere i migliori nella nostra professione e l’allenatore lo sta facendo ogni giorno”.

Ciò include senza dubbio Dennis Smith Jr., l’ultimo giocatore a godersi una sorta di rinascita sotto la guida di Clifford.

Considerato un ripensamento (rispetto ai nomi ipotizzati di K. Walker, E. Payton o I. Thomas) quando ha firmato un anno non garantito giorni prima del campo di addestramento, in realtà Smith Jr. si è rivelato un’aggiunta inebriante al roster.

Sta giocando più che adeguatamente durante il tempo concessogli (prima dalla bench con la distorsione alla caviglia sinistra di Ball) e poi da titolare dopo l’infortunio di Rozier.

Nel loro breve periodo insieme, Smith Jr. e Clifford hanno sviluppato una relazione abbastanza brillante da evocare un cenno del capo o una spiegazione verbale concreta.

La prima chimica di squadra è innegabile a Smith riconosce il valore di Clifford come allenatore vero (non soppiantato dalle possibili ingombranti star che alcune squadre hanno) sotto svariati aspetti, anche quello tattico fornendo diversi tipi di soluzioni a un giocatore.

“Penso che faccia un ottimo lavoro nel fare entrambe le cose. Finché seguiremo il piano di gioco, saremo in grado di vincere le partite” ha detto Smith Jr..

Se lo staff di allenamento degli Hornets desse il via libera al recupero dei tre giocatori mancanti sarà interessante vedere esattamente come si assimileranno nel flusso cliffordiano una volta tornati.

La buona notizia è che almeno gli Hornets pare abbiano un nucleo giovane su cui costruire (vedi Richards, Thor, ecc.), il che dovrebbe dare a Clifford qualcosa che non ha avuto molto mentre accumulava una percentuale di vittorie del 45% in più di otto stagioni.

“A questo livello è tutta una questione di talento. Lo è sempre stato. Guardi i grandi allenatori della storia – Pat Riley e Phil Jackson, Red Auerbach – avevano tutti un grande talento. Sono anche grandi allenatori, ma pensi al numero di allenatori in questo campionato che sono passati e non hanno avuto molto talento nel corso degli anni e la storia sarebbe potuta essere diversa se avessero avuto un diverso livello di talento a loro disposizione quindi vi è sempre una specie di fortuna e/o tempismo e queste cose entrano sempre in gioco” ha detto Kerr.

“Potevamo notarlo l’anno scorso. Charlotte era molto migliorata dal punto di vista del talento. Potresti sentire quel livello di talento, non solo LaMelo. Ma Bridges (*che a onor del vero non c’è più per via del triste caso giudiziario aggiungo io) e P.J. Washington Jr., Rozier. Hanno ragazzi. Sembrerebbe che questo sia davvero un buon posto per lui e ovviamente conosce la zona, conosce l’organizzazione quindi è un buon posto”.

Dal mio punto di vista è prestissimo per fare un bilancio ma gli Hornets che hanno battuto 3 squadre sopra i .500 perdendo contro team più abbordabili come NYK e ORL sono alla ricerca di una stabilità sebbene il giovane roster porterà inevitabilmente a dei rollercoaster.

In attesa che rientrino tre elementi fondamentali la squadra è viva e part del merito è di Clifford che sta proponendo una pallacanestro più godibile e concreta cercando di cambiare anche sé stesso integrando le caratteristiche della squadra, innestate ai suoi modelli di gioco.

Per ora abbiamo un Cliff-hanger o finale sospeso (già due volte all’OT anche non metaforicamente) in cui siamo arrivati al termine di una puntata interrotta con un finale a sorpresa attendendo gli sviluppi delle prossime puntate, una suspense che genera interesse, crea pathos e restituisce speranze, il che non è poco ad oggi…

Game 6: Charlotte Hornets Vs Golden State Warriors 120-113 (OT)

Jalen McDaniels in doppia doppia, 12 punti e 10 rimbalzi per l’uomo lanciato da Clifford al posto di Plumlee più la tripla “spareggio”.

Gli Hornets si rivelano essere la miglior squadra della settimana per gli scommettitori folli.

Dopo due sconfitte in trasferta contro squadre abbordabili, l’incredibile Charlotte rompe i pronostici e spezza la maledizione da overtime al contempo, i campioni NBA, ad un passo dalla vittoria nei regolamentari, escono battuti allo Spectrum Center (quarta volta negli ultimi quattro anni, cose da folli) dove succede di tutto tra l’ultimo quarto e l’OT.

Il parquet utilizzato nella notte “Statement Edition”, da aggiungere il motto dell’anno degli Hornets – scritto in bianco sul lato opposto alla scritta Hornets – Let’s Fly.

Gli Hornets – nonostante siano in back to back – provano ad incanalarsi sui binari di una meritata vittoria nel primo tempo, P.J. Washington e Dennis Smith Jr. sono due uomini ombra che tengono a bada Green e Curry.

GSW non sembra in particolar forma, anche Thompson è spento mentre gli Hornets, dopo aver sonnecchiato ad Orlando, partono a mille, tutta energia e carica trascinati da un quasi sontuoso per esperienza e tocco, Gordon Hayward.

Tutta al squadra gira bene ma quando si sveglia Curry nel terzo quarto è sorpasso.

Warriors a +3 a -12 dalla fine dei regolamentari.

Hornets che partono con un parziale da 6-0 per volare sul +6 più tardi con una saetta di Oubre Jr..

Kerr copia la strategia dedicata a Shaq del fallo sistematico, la vittima designata è Plumlee che fa 2/6 dalla lunetta mentre Golden State si riporta sotto alzando le percentuali dal campo.

Clifford toglieva Plumlee ma non inseriva Richards ma McDaniels sbilanciando la squadra.

Un big shot di Poole allo scadere dei 24 portava il game sul 101 pari mentre i Warriors pescavano un +4 complici cattive scelte di tiro Hornets, in particolare di Washington e una difesa più fragile sotto le nostre plance.

Gli Hornets rimanevano attaccati alla partita con le unghie artigliando il pareggio con Smith a quota 107, lo stesso play che conteneva Curry sulla tripla finale, largamente fuori bersaglio.

Altra battaglia nell’OT con McDaniels a lanciare dalla diagonale sinistra il silura da 3 per il 114-111.

Smith sorprendeva in drive la difesa Warriors ma Curry con due FT riportava a -3 la situazione.

Gli arbitri mandavano fuori Green per il sesto fallo su P.J. Washington ma il challenge di Kerr (le ha provate tutte in serata) aveva successo (solo perché la terna in serata ha commesso diversi errori grossolani da ambo le parti e questo andava a sommarsi) tuttavia veniva assegnata una palla a due che P.J. Washington vinceva per la terza volta nel supplementare.

Washington da sotto metteva il tassello finale del +5 con i Warriors ad affidarsi al tiro avendo poco tempo a disposizione.

Green commetteva anche il sesto fallo a :22.9 per bloccare il cronometro e la partita si chiudeva dalla lunetta sul 120-113 dando un dispiacere al coach fantasma di una settimana circa Atkinson, ancora fido scudiero dell’ex Bulls.

P.J. Washington, protagonista di serata con 31 punti.

A livello statistico Charlotte ha vinto a rimbalzo 68-58, ha retto a confronto nelle percentuali al tiro finendo con il 42,2% contro il 44,0% avversario sfruttando meglio il tiro da fuori con il 32,3% limitando i Warriors ad un basso 29,5 grazie ad un attenzione in più sul perimetro.

54-48 nel pitturato e 23-19 in second chance sono frutto di un buon lavoro dei lunghi in serata, dato confortante che sovverte le recenti difficoltà mostrate.

P.J. Washington ha segnato 31 punti, Hayward 23, Oubre Jr. 18, Smith Jr. 13 flirtando la la tripla doppia (9 rimbalzi, 8 assist) mentre McDaniels è arrivato a 12 pt. condendo con 10 rimbalzi.

Dalla parte opposta Curry ha pareggiato i punti di Washington Jr. con 31, Poole ne ha infilati 24, 12 quelli di Green, 11 per Thompson.

Riassunto più dettagliato del match

Avvio totalmente differente degli Hornets che tornati all’Alveare cominciavano a ronzare subito forte; energia e precisione non mancavano il 6/6 dal campo (3 canestri di Hayward più due di P.J. Washington ed una tripla di Oubre Jr.) portavano Charlotte a doppiare i Warriors (14-7) costretti al time-out a 9:20.

Gli Hornets provavano a resistere ad un paio di canestri di Curry con altrettante repliche di P.J. Washington e a 5:41 per una stoppata di Hayward su Thompson serviva il challenge di coach Clifford per aver giustizia.

Gli Hornets continuavano ad esaltarsi chiudendo a :33.7 con un two and one di P.J. Washington per il 34-23, parziale di primo quarto.

Jerome e Poole spingevano i Warriors alla rimonta (in particolare il secondo con più di una bomba),

Clifford inseriva comunque Thor accanto a Richards notando P.J. Washington stanco e i due combinavano rimbalzi e tiri liberi, e dal 43-40 si passava a2:31 dall’intervallo al 55-43 con due canestri consecutivi di Hayward, il secondo con and one.

Un tecnico contro Oubre Jr. (in panca) puntellava il punteggio Warriors a 46 ma il parziale di 5-4 nel finale (altro extra effort da 2nd chance di P.J. Washington, Curry foul) valeva il +12 (62-50) dopo 24 minuti.

Se Curry e Poole chiudevano con 12 pt. A testa all’intervallo, le ali degli Hornets volavano a 15 per parte mentre Oubre Jr. chiudeva a 10 pt..

Importante il 34-25 a rimbalzo per non farsi surclassare, anzi, nelle 2nd chance gli Hornets chiudevano con un 17-9 e con un 28-16 nel pitturato.

Partenza lenta per ambo le squadre che in poco più di 3 minuti segnavano poco, gli Hornets 3 punti i Warriors zero tanto che a 8:56 Kerr chiamava un time-out per cercare di sbloccar la situazione con Charlotte a +15.

Si sbloccavano dalla distanza anche Thompson e Curry così a 6:53 Clifford era costretto a chiamare il time-out per bloccare l’inerzia trovandosi con un vantaggio dimezzato a 7 punti: 67-60.

I Guerrieri continuavano a spingere sino a trovare il sorpasso a 2:08 con Poole, primo vantaggio ospite dapprima pareggiato da un alley-oop di Richards e poi ritrovato con una fortunosa tripla di Moody.

80-83 a fine quarto ma gli Hornets non incassavano il colpo moralmente e con l’assenza di Curry approfittavano per piazzare un parziale da 6-0 che ribaltava le distanze.

L’affondata in transizione di Oubre Jr. dopo l’ottimo crossover ed il pari da tripla di Moody a quota 88 infiammavano il finale.

Charlotte tentava la fuga complice una bomba dalla sx sganciata da Oubre Jr. (94-88) ma Kerr costringeva i suoi al fallo automatico su Plumlee che facendo 2/6 dalla lunetta dava la possibilità ai californiani di rientrare.

Clifford era costretto a togliere il proprio centro ma non inseriva Richards, bensì McDaniels sbilanciando la squadra.

Un big shot di Poole allo scadere dei 24 portava il game sul 101 pari mentre i Warriors pescavano un +4 complici cattive scelte di tiro Hornets, in particolare di Washington e una difesa più fragile sotto le nostre plance.

Gli Hornets rimanevano attaccati alla partita con le unghie artigliando il pareggio con Smith a quota 107, lo stesso play che conteneva Curry sulla tripla finale, largamente fuori bersaglio.

Altra battaglia nell’OT con McDaniels a lanciare dalla diagonale sinistra il silura da 3 per il 114-111.

Smith sorprendeva in drive la difesa Warriors ma Curry con due FT riportava a -3 la situazione.

Gli arbitri mandavano fuori Green per il sesto fallo su P.J. Washington ma il challenge di Kerr aveva successo (solo perché la terna in serata ha commesso diversi errori grossolani) tuttavia veniva assegnata una palla a due che P.J. Washington vinceva per la terza volta nel supplementare.

Washington da sotto metteva il tassello finale del +5 con i Warriors ad affidarsi al tiro avendo poco tempo a disposizione.

Green commetteva anche il sesto fallo a :22.9 per bloccare il cronometro e la partita si chiudeva dalla lunetta sul 120-113 dando un dispiacere al coach fantasma di una settimana circa Atkinson, ancora fido scudiero dell’ex Bulls.

Game 5: Charlotte Hornets @ Orlando Magic 93-113

N. Richards, 14 punti in un buon finale ma è un po’ mancato nei momenti che contavano.

Serata inqualificabile all’Amway Center di Orlando dove la qualità dei giocatori assenti si fa sentire pesantemente per la prima volta in stagione.

Gli Hornets in forma risparmio energetico (di moda e di necessità in questi tempi) rimangono spenti per tutta la serata.

Orlando chiude il primo tempo sopra di 21 punti poiché l’attacco degli Hornets – mai stato un problema nelle prime quattro uscite – si inceppa pesantemente di fronte ai cm e al presidio posto intorno al ferro dai giovani Magic.

19 punti nel primo quarto, 11 nel secondo per la miseria di 30 punti nel primo tempo, i Magic a poco più di un minuto dal termine sarebbero ancora prendibili facilmente ma il parziale da 0-13 portava la squadra della Florida a quota 51.

Il disastro era anche opera di 11 turnover e percentuali al tiro disastrose: 26,8% dal campo con un 22,2% da tre, soluzione troppo spesso utilizzata per cercare di scardinare comodamente il fortino di Orlando.

Nessun Hornets in doppia cifra nel primo tempo (nemmeno tra le fila dei Magic in realtà), nessuno che si salvi dallo sfacelo se non una sufficienza risicata ad Hayward (8 pt.) nei primi 24 minuti.

Il terzo quarto vedeva gli Hornets andare alla deriva, i Magic con una tripla di Okeke sulla sirena facevano capire che in una serata storta per gli uomini di Clifford, non ci sarebbe stato spazio concesso per miracoli.

53-82, un -29 con P.J. Washington a sbloccarsi solo nell’ultimo inutile quarto con due canestri consecutivi, poi con qualche canestro di Richards e successivamente la bench profonda in campo si taglia il divario sino al 93-113 finale per rendere meno amaro il punteggio in una serata da dimenticare in cui i numeri nella tabella sotto parlano chiaro.

Due passi indietro per Charlotte con coach Clifford, ex di turno, a non fare proprio una bellissima figura nella sua ex casa, idee di gioco poche, giocatori che spesso fanno da soli come uno scorato Hayward che in più dei compagni tuttavia ha più qualità per rifinire.

Prima gioia per Paolo Banchero che aiuta i suoi con 21 punti, 12 rimbalzi e 7 assist.

Si salva poco o nulla per Charlotte che disputa la peggiore e meno convincente delle partite fino ad oggi giocate e la prossima notte arriverà in città la pirateria dei Warriors, sulla carta la classica sfida impossibile, specialmente se i Calabroni si dovessero confermare quelli visti stanotte, ben peggio di quelli pensati o visti in prestagione ma ogni partita è a sé.

Urge ritrovare morale ma soprattutto farlo attraverso la fiducia a creare ritmo e gioco.

Game 4: Charlotte Hornets @ New York Knicks 131-134 (OT)

Théo Maledon, il francese con contratto to-way ha chiuso la sua buona prestazione con 15 punti.

Gli Hornets affrontavano la trasferta al Madison Square Garden appaiati in classifica ai New York Knicks (2-1).

Dopo non aver vinto nemmeno una partita lo scorso anno ai supplementari, prosegue per Charlotte la maledizione dell’OT.

La squadra di Clifford, dopo aver sofferto per tre quarti e mezzo di partita le folate offensive dei newyorchesi (alla fine Brunson 27 pt., Barrett 22 pt.) riesce a rimettersi in carreggiata di punteggio nel finale e sale di 5 punti sopra ma è un fuoco fatuo, gli arancio-blu pareggiano e si riportano avanti.

Dennis Smith Jr. trova il pari personale, poi Randle manca l’occasione e sull’ultimo possesso il floater di Hayward va abbondantemente fuori bersaglio (disturbato da Robinson).

Al supplementare apre Dennis Smith Jr. ma New York va sopra (Oubre Jr. per proteste, tra l’altro a torto) si prende un tecnico, pesante per Charlotte che prova a rimanere in scia e il possibile pareggio di P.J. Washington in arretramento a :05.5 dalla fine è questione di millimetri.

La terna assegna un canestro da due punti perché forse l’esterno del piede destro calpesta millimetricamente la linea anche se di dubbi ne ho ancora.

Sta di fatto che Charlotte con l’assegnazione da due punti va sul 131-132, deve commettere fallo e New York con R.J. Barrett sale sul +3, fallo e Smith manca il primo tiro libero, intenzionalmente il secondo per tentare un tap-out che non avviene e così gli Hornets gettano al vento una partita equilibrata che avrebbero potuto riuscire a strappare.

Un vero peccato ma il 53,6% concesso dal campo agli avversari è una commistione tra la bravura nel finalizzare dei padroni di casa e lacune dei nostri che, unitamente ad una difesa individuale carente in alcuni uomini, lasciano troppo spesso varchi verso canestro.

Se il 56-52 a rimbalzo ci arride, è anche vero che si sarebbe potuto far qualcosa di meglio in certe circostanze come sul canestro da rimbalzo di Randle nel finale con Oubre tagliato fuori da se stesso.

Buono il 31-26 negli assist ma si spreca troppo (20/30) ai liberi.

Buona partita dalla panchina di Maledon, McDaniels e Bouknight (tutti in doppia cifra), passo indietro per Richards che non sbaglia un colpo dal campo ma non è una presenza in serata difensivamente parlando, sembra fuori posizione e troppo molle.

Anche Plumlee non è una presenza e i Knicks lo sanno, 56-74, infatti, è il parziale nel pitturato…

Tra i titolari non mi piace molto Oubre Jr. che tecnico nell’OT a parte prende anche una cattiva scelta di tiro nei regolamentari sul +5 mentre P.J. Washington ed Hayward cercano di sostener la squadra tra cose buone ed altre meno.

A Gordon nel primo tempo vengono fischiati tre volte passi e si innervosisce un po’.

Alla fine vice New York che sale sul 3-1 in classifica, i Calabroni tenteranno di espugnare nella prossima sfida orlando per tornare sopra quota .500.

All’intervallo nessun Hornet è in doppia cifra ma dalla panchina Maledon, McDaniels e Bouknight fanno segnare 8 punti a testa.

Game 3: Charlotte Hornets @ Atlanta Hawks 126-109

Le assenze di LaMelo e Terry hanno lanciato titolare Dennis Smith Jr. che ha chiuso con 18 punti, 6 assist e 3 rubate.

Gli Charlotte Hornets tornavano sul luogo del misfatto.

L’eliminazione ai play-in dello scorso anno era stata netta e con Ball, Martin più la new entry Rozier out, si poteva presumere che vincere in Georgia contro una squadra ancor più attrezzata con l’innesto di D. Murray fosse pura utopia.

L’inizio confermava ciò; dopo lo 0-3 di Hunter e la buona replica costruita e firmata Hayward/Smith Jr., i Falchi prendevano il comando con un parziale di 0-13 (5-15) per allontanarsi poi sin sul +13 (-20) complice una tripla dal logo di Young.

Con il talento Hawks in panca gli Hornets prendevano le misure riducendo lo svantaggio sul 22-30 a fine primo quarto.

Charlotte beneficiava di uno Smith Jr. in formato maxi a inizio secondo quarto capace di trascinare Charlotte avanti 33-30.

La panchina dava una mano con Richards che a 5:18 con un rolling hook uno contro uno dimostrava anche qualità balistiche “insospettabili”.

Gli Hornets tenevano meglio in difesa guadagnando all’intervallo un margine di 4 punti: 59-55.

L’avvio di ripresa era ancor più esaltante con un parziale di 10-0 in un quarto dove le bombe degli Hornets cominciavano a piovere con regolarità nel cesto (Hayward, Oubre Jr. e McDaniels) così il parziale di quarto (45-29) chiudeva in definitiva il match (104-84 a 12 minuti dalla fine).

Nell’ultimo quarto gli Hawks tagliavano il divario tornando a 11 punti ma un paio di canestri ben orchestrati da Dennis Smith Jr. chiudevano il discorso per chiudere sul 126-109.

Da parte di Charlotte un’ottima partita di tutta la squadra, finalmente si è più aggressivi nell’area opposta e nel proprio pitturato la difesa è migliorata anche perché la maggior presenza delle giovani leve Richards e Thor (per citarne un paio) è meno passiva di quella di giocatori del passato più navigati ma compassati.

62-52 nel pitturato, 52,2% dal campo per Charlotte contro il 41,1% degli Hawks che sono andati perdendo ritmo con Collins e gli Holiday in particolare difficoltà ma anche Young, nonostante i 28 punti ha chiuso con 9/25 dal campo.

Oltre alla netta supremazia nelle percentuali da 3 punti, è confortante il 52-45 a rimbalzo che mostra come gli Hornets possano risolvere i problemi sotto le plance a rimbalzo se dall’altra parte non ci sono big di peso.

Il trio “Sagitta” (curiosamente i tre hanno lo stesso segno zodiacale) si è distinto ancora: Oubre (dopo un pessimo inizio ancora una volta), in versione diesel è stato importante ed ha chiuso a 24 punti, best scorer Hornets, Richards – dopo i problemi con i grossi calibri di NOLA – è tornato a imperare aggiungendo dalla panchina 20 punti (perfetto il 9/9 dal campo), 11 rimbalzi e 2 stoppate, Dennis Smith Jr. partito titolare ne ha messi 18 ma anche Hayward, Washington Jr. (12 a testa) e finalmente Bouknight (10 pt.) hanno raggiunto la doppia cifra.

Charlotte sale sul 2-1 in classifica mostrando di sopperire con la volontà e l’organizzazione alle proprie carenze e se Oubre Jr. crede nel talento di questa squadra ci sarà solo da aspettare per vedere cosa accadrà, per passare dalla fantasia al replicare questa fantastica vittoria.

Ankle Rozier out?

Nella grafica di Clutchpoints, anche Rozier finisce nella triste lista infortunati.

Gli Hornets non sono mai stati una squadra fortunata, men che meno se si tratta di infortuni.

L’estate torrida ha già “seccato” i fan mentre in autunno piove sul bagnato; con LaMelo Ball, Coy Martin out per infortunio potrebbe aggiungersi anche Terry Rozier (altro pezzo da novanta per gli Hornets) alla injury list.

Secondo Rod Boone del The Charlotte Observer, Rozier è stato avvistato con un tutore (walking boot) alla gamba destra dopo la partita contro New Orleans.

Ovviamente ciò getta ombre sull’eventuale partecipazione sulla sua disponibilità per la partita di domenica ad Atlanta.

Rozier ha chiuso il match a 23 punti, 11 assist e 8 rimbalzi, potrebbe lasciare spazio a un backcourt inedito vista l’indisponibilità sicura, ancora una volta, di LaMelo Ball (cosa ci sia nella testa di Clifford oggi non si sa) ipotizzabili in Dennis Smith Jr. ed Oubre Jr..

Rozier ha dimostrato volontà nel rimanere sul parquet e potrebbe voler giocare se fosse nelle minime condizioni di poterlo fare ma parrebbe difficile oltre che sconsigliabile.

A Charlotte l’Annus horribilis prosegue…

Game 2: Charlotte Hornets Vs New Orleans Pelicans 112-124

Il miglior marcatore di serata è stato Gordon Hayward con 26 punti.

Partita che lo scorso anno avrebbe potuto giocarsi ad armi pari ma non in quest’annata.

La differenza si è creata in estate, mentre Charlotte ha perso pezzi, New Orleans ha ritrovato Zion Williamson, si è ritrovata in casa un Brandon Ingram in formato maxi rispetto a quello losangelino e ha migliorato la difesa (punto debole degli ultimi anni) anche grazie a Herbert Jones e Jose Alvarado.

Proprio la difesa dei rossoblù-oro produceva la differenza iniziale a portare avanti una squadra che non avrebbe mai perso il comando del match.

Alla fine saranno 7 le stoppate contate come valide per i Pelicans contro le 4 degli Hornets mentre le steal saranno 9 pari.

Gli Hornets giocano la prima casalinga partendo ancora con un play non naturale (Rozier) per via dell’assenza di Ball e il pressing imposto da ambo le squadre inizialmente si fa sentire soprattutto da parte della squadra in divisa rossa, inoltre Charlotte pare aver sbagliato sciolina perché le mani sembrano saponate diverse volte.

Gli Hornets non hanno una good shot selection in questo match e sbagliano diversi appoggi sotto-misura ma Oubre Jr. – dopo un brutto inizio – si riprende e porta sul 44-48 la partita allo scadere di una azione su rimessa alla quale erano rimasti 01,8 sec..

All’intervallo però è 51-61 Pelicans, squadra che sembra avere i mezzi per controllare agevolmente una partita che viaggia soventemente a piccoli strappi.

Le mani furtive di Hayward nell’ultimo periodo strappano palla a Ingram, Rozier a 7:21 dal termine ringrazia schiacciando e il 94-96 mette paura alla squadra della Louisiana ma il sentimento di euforia in casa Charlotte dura poco perché il team di Willie Green pesca due jolly con due rapidi two and one e il divario diventa impossibile da colmare per gli Hornets che hanno fatto la loro partita aggressiva tanto che nel finale su un tagliafuori, lo scontro Rozier – Ingram mette paura ai fan che vedono distorcere la caviglia di T-Ro ricadendo a terra.

Sembrerebbe non farcela ma il numero 3 stringe i denti e rimane sul parquet sebbene il suo status sia tutto da vagliare e probabilmente cadrà un’altra tegola in casa Hornets.

45,4% dal campo per Charlotte, 47,2 per New Orleans, alla fine non ci sarà molta differenza ma a farla, invece, sono stati i tiri liberi, 11/14 per Charlotte (e due sono per tecnici a NOLA) contro un 32/37 con Ingram autore di un 11/11 e Valanciunas di un 13/14 che uniti ai punti dal campo fanno 30…

Anche 17 rimbalzi per il lituano, il che ha mostrato le fragilità della coppia sotto canestro di Charlotte.

Gli Hornets, dopo essere andati un po’ a zonzo inizialmente sono sembrati una squadra più compatta nella seconda parte dove hanno sfruttato per un breve tratto la velocità dei piccoli e Dennis Smith Jr. ha giocato ancora una buonissima partita.

In definitiva gli Hornets hanno fatto ciò che hanno potuto con gli attuali e limitati (Ball e Martin out) mezzi a disposizione e se New Orleans ha preso la posta senza faticare troppo, gli Hornets non si sono sgretolati, in definitiva, l’organizzazione della squadra ha prodotto un ottimo 30-23 negli assist ma non è bastato a fronte dei deficit fisici che a rimbalzo hanno prodotto un 37-53 NOLA e per Charlotte è la prima sconfitta stagionale.

Game 1: Charlotte Hornets @ San Antonio Spurs 129-102

Nello scontro iniziale tra due squadre che in estate – per differenti motivi – hanno visto smantellare definitivamente le possibili ambizioni di alta classifica (Speroni in ricostruzione totale), all’esordio stagionale (per entrambe), escono vincenti nettamente gli Charlotte Hornets che hanno fatto un figurone ottenendo la più larga vittoria (la precedente era stata di +24) della loro storia in una opening night.

Tempi grami dalle parti della “Mission City” che, nonostante all’intervallo abbia ritrovato uno dei propri idoli come Manu Ginobili, onorato nel 50° anniversario Spurs con il ritiro della maglia appesa accanto a quelle di Parker, Duncan ed altri eroi sportivi nerargento, vedeva la propria squadra già sotto di 21 punti.

L’eloquente 68-47, ottenuto con una partenza aggressiva atta ad utilizzare il contropiede era unita a buone percentuali dal campo per Charlotte (che non ha forzato alla ricerca ossessiva del tiro da tre ma ha cercato la profondità e i tiri con spazio), complice una difesa rarefatta, di poca sostanza degli Spurs, tanto che Nick Richards ha troneggiato sotto le plance ottenendo 8 rimbalzi offensivi e finendo con il career-high a 19 punti.

Ottimo esordio condito dal gioco di squadra per un team in cerca di fiducia dopo la perdita momentanea di LaMelo Ball.

Siamo in cerca di test più probanti ma qualche buona cosa per l’annata si è vista, anche la panchina che ha latitato, esitato un attimo al proprio ingresso, si è ripresa bene facendo la propria parte come Dennis Smith Jr. che nel terzo quarto ha respinto gli Spurs (ad approfittare di un caldo Johnson dall’arco) con un paio di ottimi canestri ed una stoppata netta.

Bene praticamente tutta la squadra con l’esperienza di Hayward che lo ha portato a 20 punti e un P.J. Washington che con un ¾ da oltre l’arco ha chiuso a 17 pt., Oubre Jr. con 13 pt. ed un plus/minus di +36, Plumlee a 12 pt. e l’arrembante Rozier con 6 rimbalzi, 6 assist e un 10/19 dal campo (due ottimi banker ed un’entrata spin notevole che ha fatto cadere a terra il difensore, sorpreso) che gli regala la piazza di top scorer a 24 punti completando la doppia cifra di tutto il quintetto.

Solo un paio le note dolenti; un appannato Bouknight che ha terminato a 0/5 dal campo (bello però il suo assist da metà campo per l’alley-oop di Plumlee) e Cody Martin che ha dovuto arrendersi dopo 56 secondi per uno scontro banale di gioco, il quadricipite sinistro dolorante l’ha abbandonato e ha dovuto prendere subito la via degli spogliatoi rendendo chiaro a tutti non sarebbe più tornato in serata.

Qui sotto, a completare il pezzo, le pagelle dei migliori/peggiori e gli highlight:

Totopaolo 2022/23, 1ª settimana

Le previsioni della settimana a cura di Paolo Motta

Il programma della prima settimana


Avrebbe dovuto essere l’estate più importante di tutti i summer teme recenti, doveva essere l’estate del salto di qualità, poteva essere l’estate nella quale saremmo divenuti grandi, doveva essere… ma il condizionale in casa Hornets è d’obbligo e così non è stato.

Prima il “bidone” giocatoci dall’assistente coach dei Warriors Atkinson, poi – dopo Harrell – le ben più gravi percosse (o presunti tali) che Bridges ha/avrebbe (usiamo il tanto amato condizionale anche se pare la cosa sia avvenuta davanti ai figli e di dubbi sembrerebbero essercene pochi) alla moglie, poi il mercato più fermo di un chiodo, l’infortunio di Ball e ancora l’arresto di Bouknight…

Dopo la tremenda estate, eccoci arrivati così all’inizio dell’ennesima stagione che si preannuncia di sofferenza e senza aspettative.

Osserviamo le uscite dei nostri nella prima settimana NBA:

Partita 01 – giovedì 20 Ottobre, ore 02:00 AM @ San Antonio Spurs


Dopo aver ceduto anche Dejounte Murray, gli Spurs sono in ricostruzione totale.

I fasti dei big 3 ormai sono solo un ricordo.

Sfida tra scappati di casa.

Punto un nichelino sull’esordio vincente degli Hornets.

2.

Partita 02 – sabato 22 Ottobre, ore 01:00 AM Vs New Orleans Pelicans


Con Zion Williamson in salute i Pelicans fanno paura (quasi) a tutti.

Squadra giovane, con il veterano McCollum a portare esperienza in un gruppo affamato di vittorie e soprattutto occhio ad Ingram, giocatore di livello pronto alla consacrazione.

Esordio casalingo difficile, soprattutto sotto canestro, sconfitta in arrivo.

2.

Partita 03 – domenica 23 Ottobre, ore 11:00 PM @ Atlanta Hawks


Il nuovo acquisto Dejounte Murray dovrebbe coprire le spalle alla stella Trae Young, riducendone le amnesie difensive che spesso sono costate care ai i Falchi della Georgia.

Se tengono difensivamente diventano una squadra tosta per chiunque.

Vista l’estate disastrosa, al momento siamo due gradini sono ai rivali di “Division”.

1 fisso.


Il pronostico della settimana: 1-2 

Talismani ed amuleti, Montecchi e Capuleti

Previsione Igor Ferri

La nuova stagione degli Charlotte Hornets pare aprirsi sotto una cattiva stella come quella di Romeo e Giulietta.

Gli amanti veronesi mi ricordano con la loro storia un pochino la Charlotte odierna che con un tourbillon di situazioni impreviste e relativi adattamenti ha finito per suicidarsi doppiamente in questa tremenda estate che ha sconvolto i piani di crescita della squadra, semmai ve ne fossero di alternativi al passaggio dai Draft.

La squadra della Buzz City, dopo aver incassato un tardivo rifiuto di Atkinson (assistente dei Warriors impegnato nelle finali), il quale ha avuto un ripensamento ed aver incamerato l’ex Steve Clifford (coach antecedente a Borrego che quando andò via si cosparse il capo di cenere facendo dei mea culpa che non gli competevano integralmente), ha perso in estate il top scorer dello scorso anno, un imperdonabile Miles Bridges che per le note vicende famigliari è rimasto impelagato in un processo continuamente rimandato che potrebbe costargli anche 11 anni di carcere.

Qui finiscono (forse… lo vedremo nella parte terminale del pezzo) le variabili imprevedibili a favore della società, il resto è il solito refrain jordaniano nel non fare quasi mai uno step avanti per costruire il futuro; lasciato andare il bizzoso Harrell, perso Thomas (che avrebbe voluto tornare) e aver pensato all’ex Kemba Walker (oggi a Detroit) per insaporire il mercato, si è solo provveduto a rifirmare Cody Martin unendolo ai due rookie aggiungendo e togliendo una pletora di giocatori dal sottile spessore NBA che nella naturale girandola di firme e passaggi in G-League sono finiti spesso tagliati o a Greensboro.

Dennis Smith Jr. e Théo Maledon sono le modeste aggiunte per il backcourt, rispettivamente in PG e SG, oggettivamente Charlotte si presenta ai nastri di partenza con l’assenza di un buon centro esperto (oltretutto Plumlee ha dei fastidi fisici) mentre pare ormai certa l’assenza di Ball per la partenza della stagione dopo essersi infortunato alla caviglia sx (lesione di secondo grado) in preseason, terminata con un record di 0-5…

Qualche leggero progresso si è visto ma questa squadra ha perso in profondità nell’attaccare il canestro, in fisicità e si è affidata ad un allenatore in controtendenza con il gioco che avrebbero voluto esprimere i Calabroni in futuro.

Clifford proverà a grattar via partite punto a punto ma anche l’esperienza, unita alla tecnica, latita abbastanza e a mio parere, se gli Hornets non ci sorprenderanno attraverso il gioco di squadra (i buchi in certi reparti però sono enormi come in PF), la squadra si troverà invischiata in bassissima classifica.

22-60 potrebbe essere una previsione realistica in base alle variabili (oro colato al momento) perché ad oggi, se la squadra non salirà di tono, avrei dato a questo team circa 19 vittorie…

Talismani non ce ne sono, amuleti nemmeno anche perché – new recentissima saltata fuori mentre ultimavo il pezzo – pare che Bouknight abbia dei delicati problemi personali e rischi il taglio ma  Jordan pare essere uno dei tanti “ordinari” tizi descritti dai Blur in Universal, song nella quale il cantante Damon fa notare come molta gente, anziché lavorare per costruire il proprio domani, tenti con il minimo sforzo di vincere alla lotteria (l’illusione di una vita straordinaria che renda più sopportabile quella ordinaria) in un domani sempre uguale all’oggi che non arriverà mai.

Le persone sono convinte che “potrebbe davvero davvero davvero succedere” dice la canzone, forse MJ ha solo un progetto commerciale o forse ogni settimana si sente deluso (meno di me sicuramente), ma questo non scuote il suo ottimismo.

“Mentre i giorni in cui sembrano cadere”, Jordan lascia passare i giorni mantenendo il suo ottimismo verso la settimana successiva e poi quella oltre, è l’oblio, l’inerzia passiva della vita moderna nella quale, invece, di provare a lavorare per migliorare il futuro (e MJ ne avrebbe tutti i mezzi a differenza di tante altre persone) degli Hornets lascia correre insoddisfacentemente il corso della sua proprietà, il che oggettivamente lo determina all’opposto nella presidenza rispetto alla grandezza da giocatore.

Blur – The Universal (Official Music Video) – YouTube

In questa situazione – più che pensare all’oggi ed ai dettagli tecnico-tattici ormai risibili – i fan degli Hornets che hanno visto il primo progetto commerciale di Shinn naufragare a New Orleans (ancora prima con le avvisaglie di “Zo” Mourning e Grandmama Johnson ceduti quando i contratti diventavano pesanti), la divisione dei fan all’estero tra NOLA e Charlotte (aspettando due anni per i derelitti Bobcats) ed essersi sorbiti più di uno sciatto decennio jordaniano, dovrebbero farsi la domanda finale.

“Si può fare del basket a Charlotte?”

La risposta è nì… perché gli Hornets al loro esordio furono campioni di presenze al vecchio Hive, il loro merchandise nel momento d’oro di Chicago superò in vendite quello dei Bulls e sull’onda del successo arrivarono in città i Panthers della NFL.

Segni di risveglio in presenze si sono avuti allo Spectrum Center con una squadra migliore lo scorso anno ma con una città che oggi, pur essendo in espansione, offre molto di più sia a livello sportivo (vedi la recente aggiunta del “soccer”) che in avvenimenti mondani, dovrebbe essere arguto interesse della proprietà cercare di mantenere una squadra a buoni livelli per riportare entusiasmo in città, invece si punta sempre su giocatori mezzi rotti (vedi il povero Hayward) o di medio livello, costretti a pagarli più della media delle altre squadre NBA (il caso Batum con un dead cap che ancora incombe su MJ per l’ultimo anno è eclatante), spremendoli per poi ritrovarsi senza ad un certo punto della stagione.

Insomma, il transalpino Victor Wembanyama sembrerebbe pronto ad aggiungersi alla fine della stagione se solo non avessero proposto percentuali anti-tankanti mentre per la Regular Season, Ball (quando rientrerà) dovrà unirsi a Rozier e l’incerto Hayward nel cercare di regalare qualche soddisfazione ad un roster che attualmente conta 16 giocatori ma uno di discreto livello coma Bouknight potrebbe esser tagliato.

Previsione Fabrizio Getuli

Era aprile quando gli Hornets sono usciti sconfitti di 29 punti dalla State Farm di Atlanta. La delusione era tanta ma, almeno io, ero convinto che ad attenderci ci sarebbe stato un futuro roseo. Invece in appena sei mesi è successo di tutto: il licenziamento di Borrego  (giusto a mio avviso), la figuraccia fatta con Atkinson, l’arresto di Harrel e soprattutto il caso Bridges. Soprattutto quest’ultimo episodio ha tagliato le gambe alla nostra franchigia e ci ha fatto piombare indietro di tre anni. Il mercato (quasi) inesistente di Jordan (con il solo acquisto di Smith e dei nuovi rookie) ha completato questo processo di involuzione. Ci aspetta una stagione dura, dove temo che, a meno di miracoli, ci saranno pochi alti e molti bassi. La speranza è poter far fare esperienza ai nostri promettenti giovani (Thor e Jones su tutti) e poter pescare la prima scelta per il prossimo anno, ossia quel Victor Wembanyama che sembra pronto a rivoluzionare l’NBA. Iniziamo ad incrociare le dita.

Previsione record 25-57

Previsione Filippo Barresi

Gli Charlotte Hornets arrivano ai nastri di partenza dopo una delle finestre di mercato più deprimenti mai viste nella storia della NBA. La buona base della squadra, che aveva portato alle 42 vittorie dello scorso anno, è da considerarsi quasi totalmente spazzata via e questo toglie certezze in vista di una stagione che sarà molto complicata. La ‘nuova’ compagine guidata dal ‘nuovo’ capo allenatore Steve Clifford dovrà cercare di trovare una propria identità mantenendo invariate alcune caratteristiche peculiari degli interpreti rimasti nel roster dei calabroni. Se possiamo carpire alcune indicazioni dalle gare prestagionali, si può notare una maggiore attenzione alla fase difensiva (da sempre cardine della strategia di Clifford) e una mantenuta volontà di ricercare il gioco offensivo in transizione (al fine di sfruttare l’estro di LaMelo Ball).

Per via di questo alone di incertezza, risulta difficile prevedere con precisione quale può essere l’obiettivo in termini di vittorie per gli Hornets. Tuttavia, un dato di fatto che ci può aiutare in questo senso, è l’accresciuta qualità delle pretendenti nella Eastern Conference, che ormai da qualche stagione a questa parte sta accumulando talenti in diverse franchigie. Senza dubbio gli addetti ai lavori posizionano i nostri Hornets qualche gradino più indietro rispetto alle altre squadre in lista per competere per gli ultimi posti disponibili per la griglia Playoff e questa sembra essere la giusta posizione ai nastri di partenza per una formazione con così poche certezze. C’è comunque il materiale per poter sperare in qualche miglioramento: l’astro nascente di Ball, un roster ricco di giovani componenti desiderosi di mettersi in mostra e un allenatore profondamente ossessionato dalla pallacanestro che riesce sempre a estrarre il massimo potenziale dalle proprie squadre.

Previsione record: 36-46

Previsione Paolo Motta

Qualche mese fa, a stagione finita, nonostante l’ennesimo disastroso Play-in, ero abbastanza positivo. Poi è successo tutto quello che non doveva succedere. Neanche uno sceneggiatore di Hollywood avrebbe potuto fare di meglio/peggio.

A poche ore dall’inizio della stagione, oltre ad essere deluso e frustato, sono purtroppo disinteressato, ed è questa la cosa che mi fa più paura. In tani anni di Hornets/Bobcats  non mi era mai successo. Veramente tra qualche settimana temo di non aver più voglia di vedere questa squadra.

Adesso sta a loro scendere in campo e dimostrare quanto valgono e dimostrare che a Charlotte si può giocare a basket!

Previsione: 30-52

Cambiamenti

Estate che ha dato zero spunti positivi ai fan degli Hornets, i quali in compenso hanno dovuto assoggettarsi a diverse negatività e più che scorgere, hanno potuto osservare come una squadra in rampa di lancio per il futuro abbia decisamente invertito la rotta per trovarsi in un limbo ai margini negativi della NBA.

Per quanto mi riguarda, dopo qualche anno passato a scrivere sui New Orleans Hornets ed altri otto consecutivi trascorsi ad ore piccole sugli schermi a seguire con affetto fino alla kenosis i Calabroni, questa stagione avevo già deciso (non certamente per le mille afflizioni alle quali siamo abituati anche se il capitolo società richiederebbe un discorso a parte) di defilarmi lasciando spazio ad altre persone che in questi anni hanno collaborato con me, rendendo la pagina più ricca, divertente ed interessante.

Ringrazio quindi (in ordine alfabetico): Fabrizio Getulli, Filippo Barresi Matteo Vezzelli e Paolo Motta che mi daranno una mano questo anno e se vorranno potranno andare avanti alla loro maniera in futuro.

Per ciò che mi riguarda presenterò, non più la notte ma il pomeriggio seguente, brevemente con pagella dedicata al migliore e al peggiore (di Charlotte) della partita rendendo il tutto molto più sintetico in un nuovo format più breve ed essenziale.

La vita cambia, gli impegni e le esigenze mutano così come le passioni ed il fisico, nulla sfugge pare a questa legge dinamica e fisica, ogni cosa ha un termine.

Per ciò che mi riguarda ringrazio chi ha apprezzato il lavoro svolto in questi anni ma ora è il momento di scivolare via con questa annata e salutare.

Tornando all’attualità, abbiamo già trattato sulla pagina FB dedicata la prestagione dei Calabroni ma qui sono debitore di queste informazioni anche se lo 0-5, per quanto preseason, è piuttosto sconfortante.

Game 1: Charlotte Hornets @ Boston Celtics 93-134 L (TD Garden)

Kelly Oubre Jr.: 17 punti.

Game 2: Charlotte Hornets Vs Indiana Pacers 97-122 L (Spectrum Center)

Terry Rozier: 18 punti.

Game 3: Charlotte Hornets Vs Boston Celtics 103-112 L (Greensboro Coliseum)

LaMelo Ball: 23 punti.

Game 4: Charlotte Hornets Vs Washington Wizards 107-116 L (Spectrum Center)

Terry Rozier: 24 punti.

Game 5: Charlotte Hornets @ Philadelphia 76ers 94-99 L (Wells Fargo Center)

Gordon Hayward: 16 punti, 6 rimbalzi, Mason Plumlee: 5 assist.

In ultimo, dopo aver firmato per il camp di LiAngelo Ball, Jalen Crutcher, Xavier Sims, Ty-Shon Alexander ed averli tagliati, il roster effettivo (senza Miles Bridges) al momento è sceso a 16 giocatori compresi i two-way Théo Maledon e Bryce McGowens:

Charlotte Hornets Announce 2022-23 Opening Night Roster | NBA.com

Qui le figurine dei nuovi quattro modesti innesti per coach Clifford:

Contratto two-way per l’ex Oklahoma City Thunder.
Altro contratto two-way per il rookie degli Hornets nato l’8/11/2002.
Contratto non garantito per l’ex Dallas Mavericks, New York Knicks, Detroit Pistons e Portland Trail Blazers.
Ecco il volto dell’altro rookie, ex centro di Duke.

Domani le previsioni multiple sulla nuova stagione.