Classifica Southeast Division

La Southeast Division è sicuramente la Divisione con il livello più basso attulmente nella NBA, specialmente da quando LBJ ha traslocato da Miami, il vuoto non è stato riempito.

La Southeast Division è sicuramente la Divisione con il livello più basso attulmente nella NBA, specialmente da quando LBJ ha traslocato da Miami, il vuoto non è stato riempito.

Atlanta, Charlotte e Orlando non sono più nella loro epoca d’oro degli anni ’90 o in qualche annata beata come i Magic con Howard in finale contro i Lakers nel 2009, Washington sembrava poter comodamente prendere il vuoto lasciato da queste squadre poiché l’era Wade in Florida è terminata ma, causa uno spogliatoio più da Bullets che da Wizards, il ritardo in classifica è stato parzialmente colmato solo recentemente.

Charlotte così con la vittoria su Denver, anche se con un record leggermente perdente, ha ripreso il comando di un Division che, exploit delle altre permettendo, potrebbe anche vincere, regalando nell’anno dell’All-Star Game in North Carolina, un banner anche allo Spectrum Center poiché l’unico vinto dagli Hornets (una collezione di secondi posti a partire dal 1994/95 nella Central quando giunsero secondi dietro ai Pacers di Reggie Miller nell’anno del rientro di Jordan dopo aver strappato il comando ai Battistrada diverse volte durante la Regular Season) risale alla stagione 2007/08 ma sta a New Orleans.

Comunque sia, ecco la classifica allo stato attuale prima della serata attuale che vedrà Atlanta ospitare proprio Denver, Washington recarsi a Cleveland e Miami andare a giocare a Los Angeles contro i Velieri dal vento a favore.


  • Gli Hornets sono al settimo posto nella Eastern Conference e anche in caso di vittoria delle rivali stanotte manterrebbero comunque il comando della Divisione in attesa di andare a giocare nella notte italiana di lunedì 10 alla 01:30 AM al Madison contro i Knicks.
  • L’obiettivo è di non steccare per dare continuità a una classifica che potrebbe migliorare poiché con un record attuale di 9-5 casalingo, i Calabroni avranno una striscia di partite da giocare all'”Alveare” di ben cinque gare (Detroit, New York, L.A. Lakers, Cleveland e ancora Detroit).
  • Con 57 partite ancora da giocare, non essendo ancora arrivati a un terzo della maratona stagionale, tutto può ancora succedere ma gli episodi delle battaglie sono determinanti e potranno forse fornirci qualche indicazione aggiuntiva dopo la gara del 22 dicembre contro Detroit nonostante le diafane difficoltà di trovare un striscia di vittorie più consistente.

Game Open e Classifiche finali.

Dopo il Game Over 2017/18, MJ ha deciso di continuare il gioco inserendo il gettone Kupchak.
L’ex LAL avrà un compito titanico nella ricostruzione della squadra avendo diversi giocatori in squadra non appetibili (in relazione alle prestazioni offerte) per la maggior parte delle altre franchigie.

Il quintetto mandato in onda da Clifford per gran parte dell’anno. Il coach ha dimostrato zero apertura mentale sulle gerarchie insistendo su una formazione che non funzionava.
La mia opinione è che dovrebbero rimanere solamente Kemba e Howard riguardo lo starting five attuale.

Inoltre a fine marzo Kemba Walker, già nel mirino di altri team a febbraio, aveva dichiarato:
 
“A questo punto voglio vincere. Voglio essere nei playoffs”. “Sono stanco di non essere nei playoffs… Odio guardarli in TV”.
“Ho partecipato due volte in sette anni e non è affatto divertente, mi mancano”.
 
Walker però è legatissimo a Charlotte e questa frase, dovuta sicuramente alla frustrazione che tutti noi proviamo vedendo un team, infatti, non detti molto peso a questa frase perché poi disse anche:
“Spero d’esser qui per molto tempo”.
 
Walker però dovrebbe fare un minimo di mea culpa, non certo per le brillanti prestazioni in campo (22,1 pt. di media in questa stagione e 20° posto ottenuto in classifica NBA) ma per aver “consigliato” alla direzione i rinnovi di Batum e Marvin Williams, due giocatori che complessivamente hanno chiuso la stagione sulla sufficienza, ma da loro ci si aspettava molto di più, soprattutto dal transalpino che con il suo contratto blocca lo spazio di manovra per il prossimo mercato.
Certo che la gestione 2.0 di MJ non è stata positiva.
In quattro anni, tirando le somme, per tre volte abbiamo visto i playoffs degli altri e una sola volta abbiamo partecipato, stoppati da Miami in gara 7.
153 vittorie contro 175 sconfitte per un -22 di differenza.
Non benissimo nonostante Kemba…
E mentre Walker attende di parlare con il nuovo GM per decidere eventualmente il rinnovo contrattuale (scade a fine stagione), stanno per partire i playoffs 2018.
Lo scontro più drammatico per accedervi è andato in scena nella notte a Minneapolis dove i padroni di casa hanno aggiunto una camicia sudata alle classiche sette, prima di riuscire a eliminare i Nuggets in quel che era uno scontro diretto.
Gara finita all’OT, anche per merito di Gibson che a pochi secondi dal termine ha strappato un pallone in angolo con notevole abilità evitando ai Lupi di subire la possibile beffa.
All’OT dopo un breve saliscendi, nel finale Butler e soci si sono imposti.
Complimenti anche a New Orleans che battendo nettamente gli Spurs privi ancora di Leonard, ufficialmente per infortunio (anche Pop ha detto che il suo fuoriclasse tornerà a giocare quando lui e il suo clan si decideranno), non c’è da esser super ottimisti in casa San Antonio.
Pare che Leonard voglia emigrare in un mercato più ricco…
I Pels se la vedranno ora con Portland.
Contro Lillard e soci la stagione regolare è stata chiusa con un 2-2 ma ora si sale di livello in una sfida che promette comunque un certo possibile equilibrio per come è andata la stagione a Ovest, più che una classifica finale normale pare essersi inserita la fisica quantistica da quante combinazioni avrebbero potuto uscire alla vigilia dell’ultima “giornata”.
Ecco le classifiche finali di Est e Ovest:

EST

 

 

OVEST

 

Comunque sia, alla luce delle classifiche finali, gli abbinamenti per i playoffs saranno i seguenti:
 
EST
 
Toronto (1) Vs Washington (8)
Boston (2) Vs Milwaukee (7)
Philadelphia (3) Vs Miami (6)
Cleveland (4) Vs Indiana (5)
 
OVEST
 
Houston (1) Vs Minnesota (8)
Golden State (2) Vs San Antonio (7)
Portland (3) Vs New Orleans (6)
Oklahoma City (4) Vs Utah (5)
 
Diverse sfide interessanti sulle quali non faccio pronostici mentre per gli Hornets il presente è già futuro con Kupchak a lavorare sottotraccia per costruire un team vincente come ha promesso per tornare a far ronzare e rombare forte le uncinate ali degli Hornets sui parquet di tutta la NBA.
 
Il pezzo di chiusura di stagione classico con le classifiche dei singoli, video per i nuovi giocatori, ecc. probabilmente arriverà entro domenica 21.
Dopo la lunga maratona di quest’anno mi concedo un po’ di vacanza e del tempo per lavorare sul numeroso materiale, pur avendo già iniziato a preparare qualcosa.
Giusto per mostrare una statistica semplice, avvalorando la tesi sulla buona stagione di Howard, si noti il quarto posto in classifica del nostro centro a rimbalzo…

Out of border

Charlotte, con la sconfitta a Washington, è finita matematicamente fuori dai playoffs.

La classifica a Est a fine marzo.

A nulla è valsa la vittoria dei Nets all’OT su Miami se la sera prima i Bucks, riuscendo a passare all’OT a Los Angeles contro i Lakers (ringrazio Francesco M., amico presente allo Staples Center per la sfida per i brevi video realizzati da bordo campo) Miami, hanno ipotecato il posto per la post season con ormai solo Detroit a sperare a Est.
Ogni anno la capitale “porta brutte notizie” ma di certo nel caso non era inaspettata.
La speranza era ormai ridotta al lumicino e non si può nemmeno certo recriminare su una serie vinta con i Wizards 3-1…
Gli Hornets nella Southeast hanno battuto 4 volte su altrettante partite Atlanta, tre Orlando (ne manca ancora una), rifilato un 3-1 a Washington, prendendosi però uno swept da Miami che ha cambiato anche la squadra leader all-time tra Hornets e Heat.
Un 10-5 che avrebbe potuto essere utile se non fossero poi state fallite praticamente tutte le partite contro le big a Est (Toronto, Boston, Cleveland), quindi nella notte i Calabroni avranno la possibilità d’ottenere (volendo) una vittoria di prestigio contro i 76ers per cercare di spezzare la serie (0-3) ormai a favore dei nostri futuri ospiti (ore 19:00 allo Spectrum Center) senza Embiid messo fuori gioco casualmente dal rientrante Fultz.
Fuori dal confine quindi… fuori dal raggio dei tre punti imprendibili.
Anche ieri sera a Washington la difesa degli Hornets è collassata semplicemente su un unico passaggio all’esterno per esser colpita da triple aperte e semplici.
In due minuti Beal ha chiuso il match in questa maniera…
I 76ers sono in lotta per la terza posizione contro i Cavaliers e sicuramente vorranno vincere a Charlotte complice una squadra in ascesa, un Simmons in forma e l’aggiunta del pericolo Belinelli da fuori.
Come è giusto che sia però anche Charlotte dovrà fare la sua gara senza regalare nulla nonostante l’obiettivo primario sia ormai tramontato in attesa della Charlotte 2.0/2 (ci si augura) da aggiornare questa estate.

Avanti, March! Hernan, go!

Il calendario di Febbraio sta volgendo al termine per quel che riguarda le partite da giocare.
Saranno ancora quattro (Vs Nets, @ Wizards, Vs Pistons, Vs Bulls), prima di voltare pagina e affacciarci a un marzo decisivo.
Avevamo iniziato bene il mese con le vittorie su Pacers e Suns, pooi la rovinosa serie di 4 sconfitte consecutive ha nuovamente tagliato le gambe a una squadra in difficoltà.
Rimangono comunque negli occhi le giocate di Walker, di Dwight e qualche blitz di Lamb, oltre alle foto delle Honeybees, la cui grazia non guasta mai…

Rossy. Dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

Laken, ormai “veterana”… Dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

Con le ultime due partite disputate nella notte (vittoria dei Nuggets per 134 a 123 sul campo dei Bucks e l’affermazione interna dei Timberwolves sui Lakers per 119-111) si è giunti al classico stop da All-Star-Game.
 
Durante l’ultima partita degli Hornets, disputata a Orlando nella serata americana di San Valentino, i ragazzi di Clifford sono riusciti a strappare finalmente una vittoria in una gara punto a punto continuando la recente tradizione positiva contro la squadra della Florida.
 
Ormai scatenati gli amici del blog, dopo l’esperienza di Paolo (appena dopo Natale, in casa contro Boston), anche l’amico brasiliano Michele è andato “live” sul posto, appositamente per vedere un match di Charlotte, riuscendo anche a “consegnare” al volo, un presente (una maglia dell’Ararurama F.C., formazione della quale Michele è copresidente, militante nel Campionato Carioca di Serie B2) per Julyan Stone, terzo play di Charlotte ed ex Reyer Venezia, sembrato un po’ sorpreso del gesto.
Fortunatamente Michele ha assistito a una vittoria, dopo la quale, oltre alle successive partite menzionate a inizio articolo, si può andare a comporre una classifica che rimarrà ferma una settimana.
Così a Est:
 
Come forse avrete notato, ho aggiunto un’ultima riga verticale indicane il numero di partite mancanti contro ogni squadra dell’Est.
In sfondo giallo nella fila precedente, gli head to head stagionali già finali.
 
A Ovest le sfide mancanti saranno 4:
Phoenix, Memphis, Dallas e New Orleans.
L’ultima sarà il reale ostacolo, un derby da giocare in Louisiana contro una squadra (senza Cousins) di medio livello il 14 marzo (data italiana), mentre le altre tre sfide saranno contro squadre di bassa classifica, quindi più abbordabili, immaginando che qualche formazione sarà propensa a tankare.
Il 25 marzo avremo l’ultima sfida a Dallas.
Troppo presto oggi per poter fare previsioni a lungo termine.
Certamente la situazione non è idilliaca considerando che ormai mancano solamente 25 partite e il -9 dal “pareggio di bilancio” non basterebbe probabilmente nemmeno a raggiungere gli Heat che attualmente sono fermi all’ottavo posto con un record di 30-28 con gli scontri diretti decisamente a loro favore.
 
Paradossalmente, se dovessimo riuscire a riavvicinarci intorno a metà marzo, dalla seconda metà quasi alla fine del terzo mese avremo sei partite su sette contro squadre di bassa classifica, l’”avanti, march!” quindi potrebbe essere un motto decisivo.
Ovviamente non voglio creare illusioni, le possibilità non sono tantissime perché c’è da sbagliare il meno possibile ormai…
Avremo 11 partite in casa e 14 in trasferta, ma non in tutte le occasioni la località farà la differenza.
Dopo un buon inizio di stagione casalingo, al quale fece da contraltare il disastro in trasferta, il fattore campo è completamente saltato fino a invertirsi in qualche occasione.
Il 15-15 casalingo la dice lunga…
Il 9-18 da trasferta potrebbe essere migliorabile, ma la situazione attuale assomiglia a un domino con i pezzi spinti inizialmente da un polpastrello.
Se le tessere cadranno per il verso giusto potremmo risalire, se invece, qualcosa s’incepperà nell’imprevedibile meccanismo, ci troveremo fuori dai playoffs per il terzo anno su quattro tentativi.
Washington, Boston e Toronto saranno tessere infilate in mezzo ai primi pezzi a dover cadere, non sarà semplice…
 
Intanto, l’artefice principale delle speranze degli Hornets è volato a Los Angeles (causa All-Star Game) tenendo in mano la fiaccola (non quella olimpica datata 1984) che illumina il cammino di Charlotte.
I suoi 22,9 punti di media dicono che al momento si trova in 17^ posizione nell’intera classifica NBA dedicata, davanti a quel Porzingis (22,7 pt.) che il neoarrivato Hernangomez ha aiutato a portare fuori dal campo dopo il grave infortunio.

Hernangomez con la sua nuova divisa.

Proprio lo spagnolo parla in un’intervista (by Sam Perley) uscita sul sito ufficiale:
 
“Voglio dire grazie ai Calabroni.
Penso che sia un nuovo capitolo per me.
Sono molto entusiasta di far parte di questa squadra e di questa famiglia, penso che imparerò molto con questo staff tecnico e i compagni di squadra.
Non vedo l’ora di incontrare anche i fan.
So che i miei compagni di squadra mi aiuteranno molto. Coach Cliff. farà del mio meglio per me e cercherò di migliorare i miei compagni di squadra.”
 
Lo scorso anno Willy ha fatto registrare con i Knicks 8,2 punti, 7,0 rimbalzi e 1,3 assist giocando più di 18 minuti a partita (72 le presenze), ma quest’anno ha usufruito di poco spazio (solo 9 i minuti concessi di media in 26 partite), trovando affollamento nelle rotazioni dei “Pantaloni alla Zuava” orange.
 
“Forse non era il mio posto”, ha detto.
“Voglio dire grazie all’organizzazione dei New York Knicks.
Tutte le persone che ci lavorano mi hanno aiutato molto dall’inizio in questi due anni.
Proprio ora, qui, voglio solo fare del mio meglio e mostrare ai miei compagni di squadra e ai miei allenatori che possono fidarsi di me. “
 
Nicolas Batum ha detto su di lui:
“Ho affrontato Willy (riguardo le competizioni per nazionali) un paio di volte.
È un buon giocatore.
Molto abile, molto fisico, molto intelligente.
Non credo che molte persone lo conoscano davvero, ma ci darà molto perché è un giocatore molto intelligente.”
 
Willy ha un fratello, Juan, che attualmente gioca per i Denver Nuggets e sua sorella minore, Andrea, è una delle migliori giovani giocatrici in Spagna.
Sua madre, Margarita Geuer, ha giocato nella nazionale spagnola dal 1985 al 1993 e suo padre, Guillermo, era un giocatore professionista.
 
“Penso che mia sorella sarà la migliore”, ha detto Hernangomez interrogato sull’argomento.
“È ancora molto giovane, ma penso che sarà la migliore, si spera.”
 
Sulla città invece…
 
“Mi piace la città.
Il tempo è bello.
New York è molto fredda.
La gente è stata molto simpatica con me sin dall’inizio (a Charlotte).
È una città pulita, una piccola città.
Mi piace veramente.
Sono stato qui un paio di giorni a passeggiare, quindi ho avuto modo di conoscerla un po’ di più.
Mi sento a casa, quindi è grandioso…
Nuovi ristoranti Nuovi posti.
Non sento odore di cibo ovunque vada come a New York. Non sento rumori (frequenti) come le sirene della polizia o qualsiasi altra cosa come a New York.
È super silenzioso.
Posso davvero riposare e dormire.
Essere davvero concentrato su ciò che ho bisogno di essere è grandioso.”
 
Charlotte però, scambiando O’Bryant, ha inserito un lungo di maggior valore rispetto al buon JOB.
Clifford non fa giocare in genere moltissimo i rookie, chissà che un sophemore…
Sicuramente le rotazioni sono affollate tra i lunghi.
Se come ali grandi Marvin Williams e Kaminsky interpretano il ruolo da stretch four, pronti a sparare da fuori, facendo anche qualche puntata verso canestro, magari attraverso scambi/pick and roll per Marvin e invenzioni per Frank, nel ruolo di centro troviamo l’immarcescibile Howard che occupa la maggior parte del tempo sul parquet peri i Calabroni.
Zeller, appena rientrato, si sta riprendendo.
Sicuramente Hernangomez ha qualche arma differente rispetto a Cody e Dwight ma le rotazioni dei lunghi a Charlotte sembrano essere comunque affollate, tanto che JOB con il rientro di Zeller, difficilmente avrebbe visto il parquet.
 
Sono curioso di vedere se troverà spazio in un team che Clifford fa abitualmente ruotare a 9/10 uomini e altrettanto desideroso di vedere se, attraverso la sua intelligenza cestistica, saprà ricalcare un po’ le orme da passatore lungo che qualche anno fa occupavano McRoberts ai Bobcats e Hawes, sempre agli Hornets…
 
Per ora Willy, dichiarazioni di rito a parte, sembrerebbe essere abbastanza felice di chiamare Charlotte come sua nuova casa, vedremo se avrà la possibilità di darci una mano tentando d’agguantare uno degli ultimi due posti a Est per veder il sorgere dei playoffs…

Classifica Est (01/01/2018) / Divisa

 

Sono passati cinque giorni dal 27 dicembre 2017 quando Fred Whitfield ha presentato l’ultima divisa di gioco degli Hornets per la stagione in corso.

La quinta divisa sarà utilizzata per la prima volta venerdì 26 gennaio nella partita contro gli Atlanta Hawks.
L’uniforme “Buzz City” è nera come l’alter ego precedente ma presenta un motivo sui lati che ricorda le ali iridescenti di un calabrone.
A parte il fatto che gli Hornets sono l’unica squadra negli sport professionistici degli Stati Uniti, ad avere il logo Jumpman sulla propria uniforme, la personalizzazione è stata ulteriormente perfezionata e spiegata sempre dal presidente e COO degli Hornets, Fred Whitfield:
“Siamo entusiasti di presentare la nostra uniforme (nella versione) City Edition che rende omaggio ai fan della Buzz City. I nostri fan sono una parte importante di ciò che facciamo. È vitale riconoscere la passione e il sostegno che ci danno ogni notte.”

La frase “Buzz City”, insieme al nome del giocatore e al numero uniforme, appare in nero con un contorno bianco. Il modello a nido inizia sotto le braccia e continua fino in fondo ai pantaloncini. È interamente verde acqua sulla maglia e cambia da verde acqua in alto fino al viola iridescente in basso sui pantaloncini.

 

Il retro della divisa Buzz City.
Foto:
Sito Ufficiale Charlotte Hornets

Foto:
Sito Ufficiale

Gli shorts presentano il logo primario parziale della squadra in bianco al centro della splendida banda elastica e il logo secondario della silhouette in verde acqua su ogni lato. Adiacente al logo della silhouette, ogni coscia ha un intaglio che, scoperto, si apre per mostrare un messaggio nascosto:

“Swarm” sulla gamba sinistra e “Enter the Swarm” sulla gamba destra.

 

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Foto:
Sito Ufficiale

Come le altre divise anche questa è stata realizzata con il tessuto Nike Aeroswift, un particolare composto che, secondo la nota azienda sportiva, rimuoverebbe più velocemente del 30% l’umidità.
Per chi volesse acquistarle, pare che le maglie della City Edition dovrebbero essere disponibili al dettaglio a fine febbraio, ovviamente negli States.

 

Da dicembre a febbraio, quando ci sarà la scadenza per gli scambi, passando per l’ultima sconfitta del 2017 degli Hornets che a Est faticano parecchio, soprattutto contro le prime quattro attuali, contro le quali quest’anno hanno racimolato solo sconfitte, mentre a Ovest sono stati in grado di vincere pazzamente a Memphis (a inizio stagione, quando i Grizzlies andavano bene) per passare anche a Oklahoma City ed espugnare incredibilmente il parquet di Oakland, ultimo fuoco d’artificio di un anno avaro di soddisfazioni (tre le vittorie in trasferta).

La classifica d’inizio anno parla chiaro, per migliorarla gli Hornets dovranno tentare d’andare a vincere a Sacramento e Los Angeles (sponda Lacustri).

 

 

 

 

Vedremo che sapranno fare gli Hornets targati 2018…

Classifica NBA a Est al 30/11/2017

Siamo giunti all’ultimo giorno di partite giocate in novembre.

Dopo un mese e mezzo di partite, nell notte Charlotte riposerà per presentarsi il primo dicembre a Miami in uno scontro tra pretendenti playoffs, al momento escluse…

Questa è la situazione di classifica a Est a oggi prima dell’ultima notte novembrina:

Prima colonna: Percentuale vittorie, seconda: numero vittorie/sconfitte, terza: partite vinte/perse in casa, quarta: striscia vincente o perdente (W-vinta, L-persa), quinta: differenza canestri e sesta: head to head di Charlotte contro gli altri team a Est al momento.

Gli Hornets, nonostante il terzo posto complessivo nell’intera NBA a rimbalzo, sono tra gli ultimi team a est, quartultimi.

Nonostante il primo posto nei turnover e quelli per possesso (12,9%), Charlotte mostra ancora tante incognite. I dubbi e i punti interrogativi da me espressi nell’articolo di presentazione del team sulla difesa purtroppo in queste prime venti partite si sono materializzate. Charlotte concede troppo. Percentuali alte al tiro degli avversari, non solo da tre punti, ma anche dalla media. Eppure Howard ha migliorato un po’ la protezione a canestro, ma non sta bastando. Clifford è chiamato a porre rimedio a questa situazione ma non mi sta convincendo, nonostante qualche analista e telecronista dica che nella Queen City abbia svolto un buon lavoro, in un team comunque costruito per la metà circa nei Draft passati. Walker, MKG, Zeller, Kaminsky, Bacon e Monk… Non tutti gli uomini a disposizione sono all’altezza ma la mentalità difensiva latita, specialmente fuori casa e le costruzioni in attacco non sono più trame rapide e variegate come quelle di due anni fa. Comunque sia, in casa la squadra ha una marcia in più, la quale non basterà se i ragazzi di Clifford non inizieranno a essere molto meno inconcludenti. Shakerare la squadra potrebbe rappresentare una soluzione momentanea, ma un allenatore tradizionale come Clifford, difficilmente andrà contro le proprie convinzioni in materia di quintetto e spazi e tempi nelle rotazioni.

Rimanendo a Est ma considerando tutta la NBA, continuando a parlar di rimbalzi, Philadelphia deve il suo record, opposto al nostro che la porta al quinto posto, anche grazie a questa statistica, che la vede al comando con 49,8 di media. Terza negli assist con 25,7 dopo i Warriors e i Pelicans.

Un passo sopra i 76ers troviamo i Raptors che, dietro alla corazzata gialloblù californiana, è seconda per percentuali realizzative dal campo con un alto 48,8%.

Cleveland è terza e ha una striscia aperta di nove partite vinte, anche se la nostra incapacità di chiuder certe partite, più un minuto e mezzo d’arbitraggio reale, regale e regalo a King James, hanno fatto sì che Cleveland portasse a casa sul filo una vittoria che avrebbe meritato più Charlotte.

Comunque sopra la squadra di Lue troviamo i sorprendenti Pistons che avevo pensato ai nostri livelli, invece, anche aiutati da un 39,1% da tre punti (terzo posto NBA), oltre alla solita difesa di Van Gundy, sta occupando stabilmente la seconda posizione in attesa che i Cavaliers si riprendano il posto dopo l’avvio stentato.

Gli imprendibili Boston Celtics invece hanno un defensive rating di 98,3 punti, primo nella NBA, inoltre le vittorie “clutch” sono state ben 11, tre in più delle inseguitrici New Orleans, Philadelphia e Portland, ferme a 8.

Sul fondo della classifica, troviamo Brooklyn che sta vincendo qualche gara in più del previsto grazie a una panchina che gioca 21,7 minuti (seconda) e segna 44,9 punti di media a partita (sempre seconda dietro Sacramento). Le pronosticate Atlanta e Chicago sono invece relegate alle ultimissime posizioni con già distacchi importanti. Atlanta è quinta nella percentuale dai tre punti. Ai Bulls non basta un 92,9% dalla lunetta (primo posto nella NBA)…

Vedremo se in dicembre questi deludenti Hornets riusciranno a riavvicinarsi alla zona playoffs, oggi intasata di team leggermente al di sopra (Indiana e New York con quest’ultima a sfruttare l’effetto Unicorno al Garden) o sotto (Washington e Milwaukee) le aspettative.

 

Classifica a Est il 4/4/2017

Dall’articolo analisi di qualche tempo fa, riguardante la situazione delle aspiranti ai playoffs qualcosa è mutato.

Alcune squadre sono a un passo dalla qualificazione; Milwaukee (40-37) si è avvantaggiata ma avrà un finale composta da 4 partite in trasferta e una casalinga (contro di noi), Atlanta (39-38) con un paio di vittorie sembrava essersi messa al riparo ma la prossima contro Boston e le successive due contro Cleveland più gli scontri diretti con Hornets e Pacers la rendono traballante come Milwaukee.

Dietro di loro i Bulls (38-39), dopo il passo falso con  Philadelphia hanno invertito completamente la rotta presentandosi come squadra in forma e seria candidata per la post season, sebbene  sembrassero un team in crisi, ora avranno un calendario in discesa composto da avversarie più propense a tankare che a metter i bastoni tra le ruote, anche se la sorpresa di giornata in questa NBA può sempre saltar fuori.

Miami e Indiana (37-40) invece sono due squadre leggermente in crisi di risultati.

Gli Heat se la vedranno nelle prime ore dopodomani notte a Charlotte in uno scontro diretto importantissimo che potrebbe  risultare determinante in caso di parità tra le due squadre. Dovessero perdere, andrebbero sotto 1-3 nella serie e in caso di parità gli Hornets avrebbero la meglio. Il calendario poi non è dei migliori e la lunga risalita di questi mesi potrebbe non bastare a Miami, finita senza carburante e giocatori nelle ultime battute, poco prima di tagliare il traguardo, anche se Whiteside e Dragic son scesi a spingere. C’è però il terzo incomodo rappresentato dagli Indiana Pacers, sconfitti dopo due OT di resistenza a Cleveland nonostante un Paul George eroico nei supplementari ora sono finiti fuori dalla sottile linea rossa che delimita le partecipanti ai playoffs. Dopo la partita contro i Raptors, non facile, avranno due scontri diretti e due trasferte abbordabili (Magic e 76ers) nel mezzo, quindi avranno altre possibilità di rientrare nelle otto partecipanti.

Charlotte (36-41) ha vinto le ultime tre (superando Detroit che vedo tagliata ormai fuori dalla lotta anche per come sta giocando e perdendo i finali), a Toronto e in casa contro Denver con due comeback strepitosi nell’ultimo quarto, andando anche incredibilmente a vincere a Oklahoma City si è rimessa in carreggiata. Le 5 partite rimaste saranno tutte delle finali. Sfortunata, mente dopo quella di questa notte con Washington si avrà il back to back con Miami, bisognerà vedere se si avranno possibilità di vittoria a Washington. I Wizards arrivano da tre sconfitte consecutive ma in casa hanno uno dei migliori record della Lega dopo il primo paio di team a Est e a Ovest. Charlotte però sta spingendo, è in un buon momento di forma e la testa aiuta nel recupero. Per superare Miami potrebbe bastare la W nello scontro diretto, ma per agguantare Indy servirebbe anche la vittoria nella capitale.

La battaglia è aperta, questa è la situazione:

 

Altre notizie, non inerenti al giocato, arrivano dal fronte assistenti dei coach dove Patrick Ewing è tornato al suo vecchio amore Georgetown. Sarà lui il nuovo allenatore della squadra di basket che da giovane, nei primi anni ’80, l’aveva lanciato nella NBA. Gli Hornets perdono un altro tassello di quell’entourage da Space Jam che vedeva figurare precedentemente anche Mark Price (ex giocatore che aiutò anche MKG a migliorare il suo tiro). Buona fortuna quindi a Ewing.

http://www.cbssports.com/college-basketball/news/georgetown-basketball-hires-patrick-ewing-as-new-head-coach/

In ultimo, il Congresso statale della North Carolina, dove i Repubblicani detengono la maggioranza, ma il governatore è un democratico (Roy Cooper installatosi sconfiggendo il Repubblicano Pat McCrory alle scorse elezioni datate 8 novembre), ha raggiunto un accordo per abrogare la legge statale approvata nel marzo 2016, la famosa controversa legge sui bagni da utilizzare per le persone gay, transgender o che comunque hanno cambiato sesso dalla nascita. A dicembre il nuovo governatore aveva chiesto al Congresso statale di cancellare la legge, inutilmente. Ora pare esser stato raggiunto un compromesso che ha qualche problematica, non è perfetto secondo il popolo LGBTI e soprattutto ha dei limiti temporali. Cooper ha affermato che si tratta di un risultato perfetto ma che comunque inizia a smuovere le acque «cominciando a riparare la nostra reputazione». Aggiungerei io che si tratta di una mossa per cercar di non far perdere mercato allo Stato, giacché, come si evince dal post sottostante, non solo gli Hornets persero la loro Gara delle Stelle, ma anche altre attività subirono cancellazioni, in più numerose ditte, minacciando di non investir più lì in futuro, hanno sicuramente influito sul ritorno al compromesso della scelta dei Repubblicani.

“Il Post” sottolinea che:
“La legge aveva causato gravi danni economici al North Carolina, per i boicottaggi che aveva provocato sia all’interno che dall’esterno dello stato: la NBA – la National Basketball Association, la principale lega professionistica di basket in Nord America – aveva annunciato per esempio che non avrebbe organizzato più l’All Star Game del 2017 a Charlotte.
Negli ultimi mesi erano stati cancellati altri eventi: ad aprile Bruce Springsteen aveva cancellato un concerto a Greensboro, il capoluogo della contea di Guilford; poi era stata la volta dei Pearl Jam, di Ringo Starr e del Cirque du Soleil.
Le proteste avevano coinvolto anche diverse aziende, tra cui PayPal e American Airlines, Facebook e Google, la cui divisione di investimenti aveva detto che non avrebbe finanziato nessuna società del North Carolina finché la legge non fosse stata abrogata.
L’agenzia di stampa Associated Press ha di recente pubblicato un’analisi in cui si stima che la legge avrebbe causato al North Carolina perdite superiori ai 3,7 miliardi di dollari nei prossimi 12 anni.”

Il Silenzio dei Colpevoli + classifiche.

Il GM birmano/americano Rich Cho. Ci si aspettava qualcosa da lui e dal suo staff ma non è arrivato nulla d’interessante per aiutare Charlotte nella risalita.
Il solo Plumlee (MIles) oltretutto è già in lista infortunati.
Per mio conto quindi il GM sale sul banco degli imputati.

Aldilà di vittorie e sconfitte che danno momentanei entusiasmi oppure disinteresse, folgoranti arrabbiature miste a deprimenti stati d’animo (dipende ovviamente dal carattere d’ognuno), ritengo che fondamentalmente questo sia il peggior momento mai vissuto dagli Hornets, ovunque essi siano volati.
Gli Charlotte Hornets 1988/89, gli originali, erano una squadra composta all’expansion draft, dopo tre o quattro anni incominciarono a risalir la china grazie alle aggiunte di Gill, Johnson e Mourning. Andammo bene sino al 2002, l’anno nel quale Shinn trasferì la franchigia a New Orleans.
In realtà anche i primi due anni in Louisiana si conclusero con l’approdo ai playoffs, poi nella disastrata stagione 2004/05, la peggiore di sempre, si stava in realtà ricostruendo.
Katrina, l’uragano arrivò a devastare la Big Easy, gli Hornets si trovarono per due anni a OKC in una situazione di medio/bassa classifica ma tra l’entusiasmo del pubblico locale che pose le basi per una franchigia (i Thunder), purtroppo non nuova ma a discapito della rimpianta Seattle.
L’annata stupenda del rientro a “casa”, poi anni in discesa con il tumore di Shinn, la vendita alle altre 29 franchigie in attesa di ricostruire.
Biglietti a poco prezzo e team smembrato ma in attesa di acquirenti “seri”. La vendita al businessman locale Tom Benson, il rebrand e il ritorno del Calabrone a Charlotte voluto dai tifosi e concesso da Jordan che probabilmente non vedeva l’ora di scrollarsi di dosso un po’ di polvere, accumulata dalla gestione Bobcats, sempre più suoi.
Il primo anno le cose non girarono bene a causa degli infortuni nella parte finale della stagione, lo scorso anno fu una stagione da 48 vittorie, sorprendente, si sarebbe dovuto dare continuità a un progetto che non facesse rimpiombare Charlotte negli anni di piombo dei Bobcats.
L’incubo però sembra riproporsi oggi. Alla chiusura del mercato il verdetto è inequivocabile.
Dal mio punto di vista la società è colpevole.
5-17 da gennaio fino all’All-Star game.
La squadra andava aiutata per conseguire i playoffs e invece non è stato fatto nulla per migliorare un team in crisi se non operazioni marginali o senza senso.
L’arrivo di Miles Plumlee in cambio di Hawes e Hibbert (girato ieri dai Bucks a Denver per una seconda scelta futura) non sposta nulla, anzi, ha finito per peggiorar le cose perché il fato ha voluto che il fratello meno conosciuto dei Plumlee si stirasse un polpaccio.
Il suo atletismo non garantirebbe comunque una protezione del ferro ottimale, mancante dall’addio di Biyombo.
Ancor peggio l’operazione Chris Andersen preso per soldi dai Cavaliers e poi tagliato, ai limiti della società satellite.
Scorrendo gli screen di Wojnaroski ieri sera i tifosi si aspettavano almeno una piccola scossa, invece nulla, più fermi di quei bravissimi mimi truccati nelle piazze o di montagne lì, ferme da secoli…
Nessuna voce, nessun player utile…
Il silenzio della società è assordante e parafrasando la canzone di Caparezza “Il silenzio dei colpevoli”, potremmo definire il GM Cho, il suo staff e Jordan, colpevoli di tradimento verso le aspettative dei tifosi.
MJ oggi, dietro la scrivania sembra l’ombra del magnifico giocatore che fu.
Non sembra minimamente interessato a render veramente competitiva la sua creatura e il contratto collettivo (sebbene rechi differenze in sé) fa da sfondo a un team che pare senza “ambizioni” sportive.
E’ già stato annunciato che l’anno prossimo il prezzo dei biglietti si alzerà anche allo Spectrum Center e lo spettacolo sul campo offerto potrebbe non essere degno, anche perché se si fosse puntato a tankare oggi avremmo già dovuto vedere mosse per liberare spazio salariale.
Vero è che liberarsi di certi contratti in una finestra di mercato particolare è difficile, ma non impossibile…
Charlotte aveva fatto anche una buona mossa rifirmando diversi free agent in estate, ma con il senno di poi (nemmeno molto), possiamo dire che le cifre di alcuni (Batum e Marvin Williams) sono troppo esose, qualche contratto è troppo lungo e finisce per incidere sul monte ingaggi per troppi anni (compresa l’aggiunta di Plumlee), ma il vero problema attuale è il valore dei giocatori che sta scendendo a picco.
I giocatori si stanno deprezzando, Batum sembra più essere interessato al contratto che al gioco, Marvin è sceso di un paio di gradini così come Sessions, seguito da Belinelli che ultimamente non sta avendo un buon momento.
I contro di una strategia buona (se pensiamo a contratti meno onerosi da rifirmare, senza stare ad aver l’incubo dello scambio a febbraio perché il giocatore potrebbe non firmare), sta mostrando i suoi limiti.
Sicuramente anche coach e giocatori sono colpevoli a oggi. Perdere partite sul +17 e +18 (a fine terzo quarto o quasi) in serie, nella NBA è osceno.
La squadra si mangia margini di vantaggio più voracemente di quanto Hannibal Lecter possa fare, tirando da tre punti e giocando con sufficienza a parte un Kemba isolato che quasi ci prova da solo visto l’ambiente circostante.
Lo scenario quindi potrebbe essere, comunque vada a finire la stagione, che Jordan vada pesantemente mettendoci la faccia sul mercato per stravolger il team scegliendo in secundis un GM più acuto dell’attuale, altrimenti “Il Silenzio degli Innocenti” potrebbe essere il rumore dello Spectrum l’anno prossimo, con tifosi delusi dalla nuova gestione, anche se una scelta alta al Draft fa sempre gola.
La classifica ci vede ormai in un limbo tra la possibilità di approdare i playoffs e la bassa classifica.
 
Ultima spiaggia per cercare una via d’uscita alla bassa classifica, Sacramento, un’eventuale e ulteriore L certificherebbe la fine anticipata della stagione.
 
Per completezza d’informazione, stavolta, ecco anche la classifica anche a Ovest.
 
Per l’amarcord invece il 17 febbraio 2001 Baron Davis centrava il canestro più lungo mai registrato su un campo NBA, alla faccia della scaramanzia, ma se ci si prova si può anche riuscire nell’impresa (messaggio subliminale per i giocatori di Charlotte)…

Classifica a Est il 13/02/2017

Aggiornando la classifica a Est, rispetto a qualche tempo fa, ci si trova di fronte a qualche sconvolgimento.

Cleveland, anche senza Love, è ancora saldamente al comando, Toronto, nonostante abbia ritrovato DeRozan, ha perso qualche posizione, dalla seconda è passata alla quarta, Boston e Washington sono salite rispettivamente al secondo e al terzo posto sfruttando il loro ottimo momento, Atlanta ha ceduto la leadership della Southeast Division ed è anche momentaneamente out per avere il fattore campo a favore (essendo quinta) nei Playoffs.

Indiana mantiene la sesta posizione ma è un po’ in crisi, così come Chicago (subito dietro, alla caccia sul mercato per ottenere i P.O. mancati lo scorso anno) che fatica. Detroit si risolleva nella notte con una tripla di Caldwell-Pope dall’angolo destro (imbeccato da Ish Smith natio di Charlotte) che serviva per superare nei secondi finali i Raptors (101-102).

Charlotte è la prima delle escluse ma nelle ultime 10 ha vinto solo contro i derelitti e tankanti Nets, perdendo le restanti 9, così ora si ritrova a contatto Miami che sfrutta il percorso inverso (9-1), con un parziale di 13-0 fermato da Philadelphia nell’ultima gara disputata dai disciplinati ragazzi di coach Spolestra.

Segue Milwaukee che ha perso per tutta la stagione Jabari Parker, toccherà ad Antetokounmpo cercar di tener vive le speranze dei Cervi in ottica post season. New York ha ancora chance, la città del frutto proibito e della nuova fiamma dalle sembianze di Unicorno pare ormai pronta a terminare l’era Melo ma oggi è a sole 3,5 partite da Motown, mentre per le altre si fa più complicato. Phila ha aperto un trend positivo ma ha perso Embiid almeno sino al 24 febbraio e senza Okafor sino il 15. Per Charlotte… occasione propizia stanotte affrontare i 76ers in casa e senza i due centri principali avversari, anche se nelle nostre fila di contro, Zeller è ancora in dubbio.

Orlando ha messo sul mercato Ibaka e aveva Vucevic. Che cosa vogliano fare i Magic ora è difficile a dirsi, c’è ancora qualche giorno per effettuare scambi… Morente sul fondo invece è Brooklyn che non vince da dodici partite.

 

Classifica a Est il 28/01/2017

Dopo la sconfitta a New York (terza di seguito in Regular Season), Charlotte scende sotto i .500.

Washington è in rapida risalita dopo le solite quattro, Hornets settimi anche favoriti da Bulls e Bucks anch’esse in difficoltà, sul fondo Phila non fonde, anzi, continua a stupire, mentre Miami è clamorosamente rovente con sei vittorie di fila.

Avremo un’occasione stanotte, all’Alveare contro i Kings, nella nostra Queen City, almeno per portarci in equilibrio (seppur deludente) in un gelido gennaio.

 

 

Classifica a Est all’11/01/2017.

Gli Charlotte Hornets hanno aperto nel peggiore dei modi il nuovo anno.

Il 2017 è iniziato male e ha portato in “dono” una sola vittoria a fronte di ben quattro sconfitte, sconfinando nell’orario italiano cinque con quella rimediata a Cleveland nel fine anno americano.

Inevitabile scendere in un’Eastern Conference più incerta del mercato del lavoro odierno. Dopo le prime tre forze abbastanza definite, Cleveland, Toronto e Boston, anche Atlanta si sta unendo al terzetto per elevarsi sopra il gruppo e cercare magari di piazzare uno sprint finale strappando una o due posizioni se possibile.

La marcia degli Hawks è ripresa imprevedibilmente dopo un periodo grigio. La cessione di Korver a Cleveland non sembra avere inciso sul morale della squadra e nella notte è arrivata la settima vittoria consecutiva sul campo di Brooklyn.

Tra i team che al momento non avrebbero il vantaggio del fattore campo in eventuali playoffs, ecco spuntare Indiana, anch’essa in serie positiva da cinque partite e con un fattore campo determinante a concorrere al record.

Al sesto posto troviamo Washington, rivale divisionale che ha superato gli Hornets, essendo in serie positiva da tre partite.

A pari record troviamo Milwaukee, la quale, dopo aver perso in casa qualche tempo addietro con San Antonio, nella notte ha sbancato il campo degli Spurs di due con Ginobili a colpire il lato della tabella a sinistra sul tentativo di sorpasso all’ultimo secondo.

Ecco quindi gli Hornets, scesi dal quarto all’ottavo posto, ultimo per partecipare ai playoffs. Tre sconfitte consecutive e un record di 20-19 piuttosto anonimo.

L’head to head contro gli ultimi team per Charlotte quest’anno potrebbe rappresentare una cartina tornasole di buona affidabilità, visto che al momento i top team sembrano essere irraggiungibili per le possibilità della squadra mostrate sul campo.

Unica positiva eccezione, la doppia vittoria su Atlanta. A distanza di una sola partita troviamo Chicago, per alcuni forse la delusione a Est rispetto al livello del roster ma tant’è al momento…

Decimi sono i Pistons, che, impegnati nel tour sul Pacifico, dopo aver sbancato in maniera corsara (nel finale) Portland, nella notte hanno fatto la fine inversa cadendo a Sacramento.

Dietro i Pistons la New York dell’unicorno Porzingis, di Melo, dell’ex Lee e di Rose sta cercando di portare a casa vittorie importanti ma nelle ultime 4 al Madison è stata “tragedia sportiva”, culminata con la sconfitta contro i Pelicans di un mostruoso Anthony Davis. Orlando, propaggine avanzata del fondo, secondo me ha già esaurito le sue chance ma… se in preseason la pensavo più vicina, a meno di trade prima della scadenza del mercato, direi che non ce la farà.

Sul fondo Phila ha superato momentaneamente Miami, mentre Brooklyn è in crisi… chissà tra infortuni e risultati se l’ex Lin (andato lì per soldi) si sta divertendo…

 

Devo dire che sul nostro gruppo FB degli Hornets, il mio pronostico d’inizio stagione (data non sospetta quindi) più o meno si sta confermando abbastanza preciso nonostante una Minnesota data come outsider, evidentemente ancora acerba e con qualche lacuna, che sta deludendo.

Sfortunatamente sulle partite punto a punto sappiamo tuuti come incredibilmente sta andando a finire…

Detroit è out e Washington (alla quale non credo ancora oggi molto se non troverà continuità esterna) sono leggermente invertite, ma le forze sembrano quelle… Vero è che le squadre sono tutte vicinissime e la lunga serie di vittorie di Atlanta ha addirittura portato i Falchi, dall’esterno del sistema playoffs, oltre la fascia meteoritica dei posti interni per giocarsi la prima dei PO in casa…

Le prossime tre gare vedranno gli Hornets andare a giocare a Philadelphia e Boston (completando il ciclo di cinque trasferte consecutive) per poi tornare all’Alveare ad affrontare i Portland Trail Blazers.

Classifica al 31/12/2016 e Walker Charlotte Ranger

E’ fine anno, tempo di bilanci, anche se parziali per i team NBA, che non sono nemmeno ancora a metà dell’opera in regular Season…

Charlotte comunque si è stabilizzata su un’onorevole quarta posizione a Est in una conference comunque molto livellata.

Ecco qui la tabella riepilativa a Est quando Charlotte è arrivata a gara 33…

 

 

Nella notte affronterà i Cavaliers, per la prima volta in casa dopo due trasferte finite male all Quicken Loans Arena.

Gli Hornets cercheranno di difendere l’Alveare dalle grinfie di James e Irving per finire il 2016 in maniera soddisfacente e raggiungere le venti vittorie. Per noi sarà già 2017, quale miglior modo per iniziare in maniera positiva l’anno se non (Cavs permettendo) vincendo contro il top team a Est?

Nel frattempo, per spingere Kemba Walker all’All-Star Game che si sarebbe dovuto disputare a Charlotte, ma che in realtà si terrà a New Orleans per la nota vicenda extra cestistica, a Chalotte hanno pensato di rifare il verso a Walker Texas Ranger, montando delle mini puntate (ironiche) di Walker Charlotte Ranger, dove Kemba risolve problemi e batte i cattivi, gli heel di turno, grazie alle sue abilità con la palla a spicchi in mano, il tutto con un aiuto sceriffo d’eccezione: Frank Kaminsky.

La sigla originale utilizza anche la voce di Spencer Hawes e nelle prossime puntate promette di spuntare anche Martin, storica voice ai microfoni di Charlotte.

 

Qui trovate il sito dove potrete vedere la sigla e i primi due episodi usciti fino a oggi:

http://www.walkercharlotteranger.com/

In data odierna, infine, il GM di Charlotte Rich Cho ha richiamato Wood e Harrison da Greensboro, saranno quindi aggregati alla squadra.

Harrison ha giocato con gli Swarm 13 partite segnando 20,6 punti di media, mentre Wood in 11 gare disputate ha tenuto una media di 17,2 punti realizzati e 9,3 rimbalzi catturati.

Per finire, auguro un felice anno nuovo a tutti, in particolare ai fan degli Hornets, nello specifico augurandomi ci diano ancor più soddisfazioni in questo entrante 2017…