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Il Punto @ 82
Il Passato Prossimo
In un mondo dove il sensazionalismo è la regola, in stagione, la coerenza e la costanza degli Hornets sono state quasi noiose.
L’annata ha seguito la piega presa a inizio 2017 terminando come logica imponeva, poiché, nonostante un’altra buona stagione di Kemba e all’insperato aiuto ad alti livelli di Lamb dalla panchina (solita partenza con il botto per poi finire le ultime gare in sufficienza), poco altro ha spostato in positivo la stagione di Charlotte.
Howard ha vissuto una seconda giovinezza insidiando e superando talvolta le prestazioni di Kemba ma il contorno è stato il medesimo.
Coach Clifford non è riuscito a restituire un gioco alla squadra né tanto meno un aspetto mentale aggressivo per sopperire a qualche deficit tecnico.
Alla fine una squadra senza identità con giocatori eccessivamente pagati per le prestazioni offerte, hanno decretato il fallimento della stagione 2017/18.
Gli Hornets hanno chiuso con un record negativo di 36-46 (21-20 in casa e 15-26 fuori, 11-5 nella Southeast ma sono andati 22-30 nelle 52 partite giocate contro l’Est), il medesimo della stagione 2016/17…
In generale la squadra ha giocato meglio contro le squadre dell’Ovest, anche dando battaglia contro le più forti, mentre a Est si è sempre arresa in stagione a Boston, Cleveland, Toronto e anche Miami, la quale ha portato a suo favore la serie all-time tra i due nickname/brand delle franchigie, ma di questo tratteremo un’altra volta.
Decimi a Est dietro ai Pistons anticipando solamente le due newyorchesi, Chicago, Atlanta e Orlando.
Da quando ci siamo lasciati (Il Punto @ 68) il record è stato di 7-7 pur avendo qualche partita facile sulla carta poi lasciata sul campo ma si era realmente fuori dai PO almeno dalla sconfitta casalinga con i Nets in Game 66.
Per la terza volta su quattro anni i Calabroni in un Est non all’altezza dell’Ovest hanno fallito l’obiettivo playoffs scontentando Kemba, il quale si è lamentato della situazione.
A febbraio era saltato formalmente il GM R. Cho, qualche giorno fa anche l’head coach Clifford è stato messo alla porta dal nuovo GM Kupchak seguendo logica.
A fine regular season ha salutato anche Steve Martin, nato il 14 agosto del 1952 a Millinocket (Maine), storica voce degli Hornets, dagli albori a oggi è passato dalla radio alla TV per tornare al vecchio amore fino all’ultima partita a Indianapolis.
Si dedicherà di più alla moglie e alla figlia, peccato aver chiuso sì con una vittoria ma amaramente senza playoffs.
Il Futuro
Gli Hornets avrebbero già sondato l’ex fenomeno Jerry Stackhouse (seguito anche dai Magic), David Fizdale (ex vice di Warriors, Hawks e Heat e attuale head coach dei Grizzlies) classe 1974 che era dato per favorito, ultimamente anche I. Udoka (attualmente assistente agli Spurs che dovrebbe avere un colloquio a fine settimana), ma l’ipotesi più affascinante per noi che seguiamo il team dal bel paese, sarebbe l’ingaggio di Ettore Messina, attuale vice degli Spurs.
San Antonio ha accordato il permesso agli Hornets per un colloquio con l’allenatore catanese che dovrebbe avvenire a breve.
L’allenatore siciliano ha lavorato in giallo-viola con Kupchak e la stima tra i due è reciproca.
Se andasse in porto la trattativa, Messina potrebbe diventare il primo allenatore non statunitense a orchestrare un team NBA, quindi da queste parti abbiamo una ragione in più per fare il tifo per lui che vanta una lunga carriera da coach in Europa e un palmares invidiabile 4 Eurolega, 1 Coppa delle Coppe, 4 campionati italiani, 6 russi con il CSKA Mosca, l’argento ai campionati europei 1997, ecc.).
Da San Antonio potrebbe portare l’idea di gioco mancata a Charlotte nell’ultimo anno e chissà che Leonard, ora lanciato verso altri lidi, possa seguire il suo vice.
Per fare ciò però Kupchak dovrà compiere il capolavoro di smantellare una parte della squadra che sta intasando il salary cap.
Vediamo la tabella con i costosi contratti dei colpevoli (segnati da un riquadro rosso) che purtroppo si dovrebbero protrarre per altri anni e qualcuno, segnato in verde, vanta anche una player option.
Il primo nome sulla lista è il francese Nic Batum, stagione tormentata da problemi fisici al gomito sin da subito ma resa calata drasticamente da due anni.
Il suo è un contratto da eliminare assolutamente se si vuol tentare di prendere un big free agent.
Anche MKG, Williams, Cody Zeller e Stone credo non siano più funzionali al progetto considerando costi e attuale roster.
Il grosso punto di domanda è come si muoverà o come potrà muoversi Kupchak in una situazione piuttosto bloccata.
Smantellare tutto, fatto cadere il primo tassello potrebbe essere semplice, oppure impossibile.
Di certo le cifre nel riquadro rosso (cinque contratti) pesano complessivamente sul monte salari per 66 milioni e 271 mila dollari, ben più della metà del salary cap consentito il prossimo anno proiettato per il 2018/19 a 101 milioni e a 108 milioni la stagione successiva (luxury tax a 123 e 131 milioni rispettivamente che incrementerebbe così il margine con il salary cap)…
L’idea Leonard potrebbe essere vincente per attrarre altri buoni giocatori.
Mantenendo Kemba (rinnovo del contratto più oneroso) e Howard, con qualche innesto giusto non arrivasse la pazza idea Leonard (un tiratore in SG o SF e una PF difensiva) potremmo già passare avanti a diverse squadre a Est, ma questo è fantabasket, fantastichiamo sulla scia del possibile arrivo di Messina (attrazihornets italiana?) al quale manca solo l’esperienza da Head Coach in NBA.
Statistiche di squadra e confronto singoli
Iniziamo da un dato non interessante a livello sportivo ma “totemo omoshiroi” (molto interessante per dirla alla giapponese) dal punto di vista del business.
Charlotte è arrivata solamente venticinquesima nelle presenze.
Lo Spectrum Center complessivamente ha ospitato in 41 gare 671404 spettatori, 16.375 di media.
I continui risultati deludenti della squadra e una città più imborghesita rispetto ai tempi del 1988 stanno determinando una classifica un po’ preoccupante da questo punto di vista.
Prima di passare all’insieme, facciamo una piccola digressione e vediamo quali dei giocatori targati Hornets sono entrati nei primi 20 posti nelle varie classifiche NBA dedicate.
La squadra ha dimostrato preoccupante fragilità nelle gare punto a punto.
Otto le partite perse dai quattro punti in giù contro le due vinte avendo a favore sempre il medesimo scarto dal punto ai quattro.
Non stiamo parlando di tutte le punto a punto che magari tra FT finali hanno finito per avere anche scarti di 5/6 punti o gare terminate all’OT, tuttavia questa statistica da l’idea dell’inconsistenza alchemica difensiva del team, uno dei punti cardine persi da Clifford che Kupchak dovrà tenere in considerazione per restituire un team vincente a Jordan.
Charlotte è stata sotto per gran parte della stagione, ma alla fine ha portato a favore il bilancio tra canestri segnati e subiti infilando 8874 punti (108,2 di media) subendone 8853 (108,0).
Questo fa sì che gli Hornets siano stati il decimo attacco in NBA ma solamente la 19^ difesa e questo conferma la mia visione negativa sulla parte difensiva anche se offensive e defensive rating sono pari a quota 107 e quindi ciò determina un net rating (la differenza tra i due rating) a zero.
Un’altra statistica interessante è che la stagione si è chiusa con un margine galattico tra FT tentati (2216) e fischiati contro (1494).
Il problema è che Howard e altri giocatori hanno iniziato male la stagione in lunetta chiudendo alla fine della stagione con il 74,7% di realizzazioni (24° posto) mentre gli avversari con il 79,5% ci hanno relegato in ultima posizione per quel che riguarda la percentuale di FT subiti.
Certamente a parte la “scelta” o l’esigenza del fallo o compiuta sul tiratore e il più esiguo numero di FT subiti a influenzare la statistica, non siamo stati nemmeno fortunatissimi…
La squadra comunque si è dimostrata poco “cattiva” compiendo solamente 17,2 falli a partita terminando al secondo posto tra le squadre più corrette dopo esser stata a lungo prima.
Gli avversari invece hanno fatto largo uso della possibilità d’interventi irregolari con 22,4 a partita (30° posto complessivo per le squadre che ci hanno affrontato).
La squadra di Clifford anche quest’anno ha proseguito il trend delle poche palle perse concesse agli avversari finendo terza, mentre a sia a rimbalzo difensivo sia in quello complessivo è arrivata quarta grazie a Howard che ha calamitato moltissimi rimbalzi.
Il 36,9% da tre punti ci issa all’ottavo posto finale ma Charlotte non è più quella dei vari Glen Rice, Dell Curry, Tony Delk, ecc… tutti tiratori mefitici e soprattutto dall’arco la difesa è parsa un colabrodo.
Gli avversari da oltre l’arco hanno fiondato a canestro il 37,5% dei palloni relegandoci in 27^ posizione e questo era uno dei problemi indicato a inizio anno nella mia personale analisi.
Una difficoltà da risolvere assolutamente vista l’evoluzione del gioco che contempla e offre una parte molto importante ai vari shooter da oltre l’arco.
Una componente che diventa fondamentale per aprire il gioco anche sotto canestro e diventa arma letale se concessa in massicce dosi.
Per chiudere il ciclo delle statistiche basilari c’è da notare le pessime statistiche nel tiro dal campo, negli assist (in parte però qui c’è da considerare qualche fallo che ha interrotto azioni che sarebbero potute esser chiuse con il passaggio decisivo) e nelle rubate.
A livello steal siamo solamente ventottesimi mentre negli assist e nel tiro dal campo (45,0%) ci siamo assestati al ventiquattresimo posto finale in entrambi i casi. Entrando a livello più avanzato possiamo vedere che il rapporto tra assist e turnover per gli Hornets è di 1,70, il che non è malaccio visto il nono posto in classifica anche se l’assist ratio, formula complicata (Assist Ratio Formula=(Assists)*100)/ [(Field Goal Attempts)+(Free Throw Attempts*0.44)+(Assists)+(Turnovers)] ci pone in ventisettesima posizione…
A livello di percentuale di rimbalzi difensiva non c’è miglior squadra di Charlotte che ha catturato l’80,7% dei rimbalzi.
Primo posto davanti ai Bulls con 80,6%…
Si scende al quinto posto con il 51% nella percentuale totale.
Anche nei TO in % Charlotte è prima (a pari merito con Dallas) pur giocando un basket abbastanza veloce.
La domanda è…
Un basket più veloce in era moderna garantisce migliori risultati?
Per avere una risposta seria basta scorrere la classifica.
Charlotte di piazza al nono posto con un ritmo di 100,53 ma se consideriamo che al primo posto c’è New Orleans, seguita da Phoenix (retaggio D’Antoniano?) e ancora i Lakers, Philadelphia, i Warriors, i Nets, i Clippers e gli Hawks prima dei Calabroni, beh… possiamo capire che tutto dipenda dalla qualità degli interpreti e un gioco più ragionato a volte si faccia preferire perché se la velocità porta indubbiamente più sorpresa/imprevedibilità, per lo spettacolo e i risultati dipende dalle circostanze.
Proseguendo, troviamo l’Opponent’s Effective Field Goal Percentage che da una dimensione della difesa non ottimale di Charlotte che ha subito il 53,2% in questa statistica (23° posto) mentre si peggiora di due posizioni guardando la statistica delle palle perse degli avversari.
Con 13,4 Charlotte mostra una difesa troppo statica, poco aggressiva e abile a indurre l’avversario alla palla persa.
Si migliora nettamente salendo al decimo posto nelle second chance con 13,2 punti a gara ma l’attacco è stato poco lampo con i fast break points fermi a 9,3 punti a sfida (28^ posizione).
Con 43,7 punti a partita nel pitturato Charlotte, nonostante Howard è clamorosamente ventesima… Nelle “negative”, Charlotte sale al terzo posto con 14,8 punti concessi dai turnover salendo al primo per canestri concessi da second chance (OPP 2ND PTS) con 10,6.
10,7 invece i fast break pts.
Concessi agli avversari (sesti sulle trenta squadre) mentre in area concediamo 45,2 punti di media precipitando in diciassettesima fila perché se Howard non riesce a intervenire su tutti i palloni per molteplici motivi, la panchina per buona parte di stagione, ha lasciato a desiderare ancor di più.
Con il 53,5% da due punti Charlotte è ventunesima nella statistica ma a medio raggio con 13,1 saliamo al tredicesimo posto. Importante è la componente liberi se pensiamo che in percentuale siamo primi in NBA con il 17,8%.
75,6% è il valore della 3FGM%AST, ovvero, la percentuale dei tiri da tre punti realizzati grazie all’assist, però dobbiamo pensare di essere solamente ventisettesimi in questa classifica, benché i Rockets siano ultimi con 68,9%.
Con il 24,4% Charlotte sale al quarto posto (Rockets con Harden e soci primi) nelle triple realizzate senza assist, ciò è dato dal fatto che Walker e soci spesso sfruttino i blocchi di Howard o del lungo per andare alla conclusione da tre punti senza costruire alcun tipo di schema che non sia l’avvantaggiarsi passando o colpendo da dietro uno schermo.
In generale nei tiri dal campo affondati Charlotte dimostra la stessa tendenza con la venticinquesima posizione nel gioco di squadra e la sesta nei pullup o azioni solitarie nelle quali spesso Lamb è stato maestro.
24,7 gli assist concessi agli avversari (26^) a dimostrazione di un team poco propenso a spender falli o comunque a reagire in maniera più forte nelle zone critiche, e questo ha determinato alla lunga sconfitte che avrebbero potuto tramutarsi in vittorie se l’atteggiamento fosse stato meno blando.
I reparti
Iniziamo ad analizzare ruolo per ruolo la stagione dei singoli degli Hornets in maniera rapida prima di passare alla vera e propria classifica.
PG
La buona salute di Walker ha permesso di non soffrire in regia, anche se più che parlare di regia classica qui stiamo parlando di un giocatore tutto fare che smista qualche assist ma soprattutto ama andare alla conclusione.
Non importa se da tre, in penetrazione o step back, lui ama fare centro.
Trascinatore della squadra, alle sue spalle purtroppo c’è il vuoto.
Il cambio di playmaker voluto da Cho non ha sortito benefici, anzi, ha peggiorato la situazione con le due PG di riserva in fondo alla classifica dei singolo.
Da quando Lin ha scelto di andare a “fare la crana” (per dirla come Crozza travestito da On. Razzi) a Brooklyn gli Hornets non hanno più avuto un ricambio di livello.
Clifford si è ostinato a far partire Monk come PG di riserva ma la cosa non è stata che un buon esercizio di ball handling e visione di gioco, purtroppo però in termini di risultati non è stata mossa intelligente affidare a un rookie un compito non (almeno ancora) nelle sue corde.
Paige, prodotto locale, ha giocato quasi tutta la stagione per gli Swarm giocando qualche raro spezzone di partita nel garbage time.
Non pare sicuramente un fenomeno ma con un salary cap intasato, firmarlo come terzo play stabile potrebbe essere una buona mossa a patto d’andare a prendere finalmente un ricambio di Walker consistente con il quale magari possa coesistere in alcuni momenti della gara per una small ball in casi estremi.
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SG
Qui variamo un po’ dalla posizione di guardia tiratrice ad ala, oscilliamo come swingman, comunque vado sul classico…
Nicolas Batum gioca da SG ma sarebbe stato meglio spostarlo in posizione d’ala piccola, forse avrebbe prodotto un gioco diverso.
Stagione nata male con un infortunio sembrato grave (poi rientrato) che ne ha minato l’integrità fisica, ha però dimostrato di non essere un tiratore costante che prende buone scelte.
Se Kupchak avesse offerte potrebbe girarlo a qualche team per liberare qualche milione di spazio visto il suo lauto contratto.
Lamb dietro di lui ha fatto la solita stagione con partenza sprint e finale in calando ma è stato superlativo per gran parte della stagione aiutando i titolari.
Una stagione da breakdown per Jeremy che vorrei riavere il prossimo anno anche perché non ha il contratto di Batum.
Monk ha patito la partenza da rookie, subito gettato nella mischia per qualche infortunio nel settore dove opera.
Come PG non bene, come tiratore nel finale di stagione si è ripreso da una partenza orrenda e anche se la difesa non è eccelsa, non è più quel buco (vedi stoppata a Chicago sul n° 0) d’inizio regular season.
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SF
Kidd-Gilchrist, il titolare, è lontano parente di quello vero.
Vuole aiutare ma finisce per farlo nella maniera sbagliata.
Ha serate d’attività e intensità ma spesso o finisce per perder l’uomo sui passaggi, sui blocchi e sul tiro alzare la mano sembra ormai più una resa al destino, nella speranza che il tiro non vada dentro. Meno atletico d’un tempo nonostante la giovane età, i problemi fisici sembrano averne minato l’atletismo anche se paradossalmente compensa con entrati e jumper, nettamente migliorato da inizio carriera. Bacon… per Dwayne vale il discorso di Monk.
Meno talento ma kg a disposizione per entrate e difesa divenuta più rapida.
In miglioramento da inizio stagione.
Graham da terza SF si attesta poco sotto la sufficienza ma per una terza linea ci può stare.
In fondo non è andato male, anche se come la maggior parte della panchina, raramente è riuscito a dare la spinta alla squadra, però non ha ovviamente avuto un minutaggio congruo.
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PF
Marvin Williams e lo stretch four. No… non è il titolo d’un libro, è l’incarnazione del gioco moderno secondo la quale il lungo deve saper tirare.
Marvin abbassando il minutaggio si è dedicato sporadicamente ai tentativi da fuori, specialmente in avvio di primo e terzo quarto le sue bombe, a segno o meno, sono state una presenza quasi costante, tuttavia sulla schiena ha un interruttore.
Quando si spegne Charlotte gioca senza PF titolare…
Dietro di lui Kaminsky, il quale non è ancora divenuto titolare perché ha l’etica professionale di un truffatore e una difesa più molle di un cioccolatino squagliato al sole di mezzogiorno all’equatore.
Ciò non è bene ma il suo stipendio basso potrebbe anche convincere la dirigenza a rinnovargli la fiducia nella speranza oltre che a mostrare iniziative interessanti in attacco, si appassioni anche alla difesa vera, non di presenza.
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C
Dwight Howard è stato l’innesto giusto.
Rimbalzi, stoppate… non forse un difensore eccellente dal punto di vista dell’esplosività ma tanta presenza.
Se dall’altra parte il centro non è in serata o all’altezza, Dwight con il suo fisico in attacco può prendere facilmente il sopravvento, grazie al suo fisico ma anche alle varie soluzioni tecniche in suo possesso.
Si passa dal rolling hook, alla virata con alley-oop o magari un piazzato, anche da non vicino, sia banker che direttamente in retina.
In quest’aspetto è migliorato molto.
Cody Zeller si è estromesso da una lotta per il ruolo di titolare comunque già persa in partenza giocando pochissimo, tormentato dai soliti problemi fisici.
Abbiamo patito finché è rimasto nel roster O’Bryant che assomiglia molto per certi versi nel gioco a Kaminsky (difesa troppo passiva e buon attacco), poi con l’arrivo di Hernangomez abbiamo colmato i minuti senza Howard sul parquet.
L’iberico potrebbe essere un prospetto interessante per il futuro.
Contratto basso, intelligente nei movimenti, usa molto le finte.
Credo che salvo rivoluzioni totali, potrebbe rimanere.
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Passiamo ora alla “Vostra Classifica”…
Escludendo i due two way contract, scesi in campo con il lanternino, ho chiesto agli amici del gruppo FB italiano riguardante i Calabroni che ne pensassero della stagione dei vari player impiegati da Clifford.
Grazie a chi ha speso del tempo per dire la sua.
Devo dire che per molti il voto è stato in linea con quello che le mie medie hanno assegnato.
Certamente la tendenza è stata la sonora bocciatura per chi avrebbe dovuto farci fare il salto di qualità e invece ci ha “traditi”.
Il più votato numericamente è stato Batum, il meno votato Stone.
Eccovi comunque la classifica:
01° K. Walker: 7,86
02° D. Howard: 7,42
03° J. Lamb: 6,59
04° Hernangomez: 6,23
05° T. Graham: 6,08
06° D. Bacon: 5,94
07° Kaminsky: 5,94
08° M. Monk: 5,83
09° C. Zeller: 5,46
10° M. Williams: 5,44
11° J. Stone: 5,35
12° J. O’Bryant: 5,19
13° Kidd-Gilchrist: 5,16
14° N. Batum: 4,75
15° Carter-Williams: 4,50
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Passiamo ora per terminare l’articolo alla mia classifica, quella basata su tutti i voti assegnati ai giocatori in ogni singola partita in stagione e relativa media finale…
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Classifica Singoli
SkyWalker è l’uomo della speranza.
La speranza di ribaltare un passato e un presente non troppo soddisfacente sfidando sé stessi e i padri della NBA.
L’uomo con più talento; velocità, ball handling, crossover e step back micidiali ne fanno il pericolo n°1 per le difese avversarie.
E’ calato un po’ da tre punti rispetto allo scorso anno quando era stato sopra il 40 per chiudere al 39,9%.
Quest’anno ha chiuso con il 38,4% che rimane comunque la sua seconda miglior prestazione complessiva d’annata da oltre l’arco.
Forse si è anche abusato anche troppo di questa soluzione prendendo il vantaggio e costruendo meno a livello di gioco.
Già entrato nel mirino di molti team che necessitano di una PG per migliorare il proprio roster, Kemba, da qui fino alla fine dell’estate, salvo nuovo contratto e rassicurazioni varie di MJ, sarà nell’occhio del ciclone, che, paradossalmente è la zona più tranquilla del vortice.
Al buon Kemba non è bastato roteare su se stesso come Taz o sdoppiarsi come Multiman, aggiungendo qualche serata da trascinatore, purtroppo intorno al piatto principale il contorno si è rivelato inadeguato tanto che, a record di punti all-time ottenuto, ha iniziato ad andare in vacanza anche se è riuscito a continuare ancora un po’ la serie di FT consecutivi realizzati (interrotta a Chicago dopo 53 FT consecutivi realizzati).
Prima era riuscito a battere il record di franchigia per triple realizzate in una sola partita con ben 10 massacrando Atlanta o i Grizzlies come in questo caso.
Con la sua minor partecipazione al gioco ha limitato la possibilità d’infortuni ma non mi è piaciuto molto l’atteggiamento poiché dal mio punto di vista avremmo dovuto cercare di portare a casa più partite possibile anche se l’obiettivo era sfumato.
Comprendo l’amarezza, condivisa passivamente dall’esterno ma continuare a perdere non aiuta, nemmeno in ottica lottery, visto il limbo di classifica nel quale si trovavano a fluttuare gli Hornets, dietro i Pistons e su per giù alla pari con i Lakers.
Sicuramente Kemba non è più un ragazzino e pare abbia espresso frustrazione nel guardare i playoffs quasi sempre da casa.
Il suo futuro quindi pare legato a un progetto serio di rebuilding del team che lo veda coinvolto.
Di certo con la franchigia dal cap intasatissimo il suo rinnovo a cifre superiori potrebbe non aiutare…
D’altro canto, pur guadagnando moltissimo per un comune mortale, il suo valore di mercato in NBA non è certamente sui 12 milioni attuali.
Considerando il livello, le sue pretese eventuali n questo contesto (nel dorato mondo NBA) sono legittime.
Un giocatore che generalmente salta poche partite all’anno, affidabile e integro nonostante un’operazione avvenuta durante la prima stagione dei nuovi Charlotte Hornets.
Vedremo dall’altra parte i pensieri della dirigenza.
Jordan a febbraio disse che Kemba non si sarebbe mosso se non per un’altra All-Star.
Sarà ancora dell’idea?
Personalmente se si dovesse cedere non mi dispiacerebbe proprio il nome che citò Jordan, ovvero Leonard, poiché Charlotte ha un bisogno disperato di gente che ci sappia fare in difesa, anche se indubbiamente poi bisognerebbe tornare a compensare l’attacco, magari cedendo altri pezzi in una multitrade ma qui rientriamo nella modalità fantabasket estivo…
Voto stagione:
Promosso.
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Superman ha disputato una stagione di alto livello riuscendo anche a fare la differenza in alcune partite.
Ad esempio ha maltrattato i Nets più volte sino a raggiungere una doppia doppia da +30 (punti e rimbalzi), un fatto che perfino nella NBA è raro…
Ha dato una grossa mano alla vittoria su Golden State a Oakland e ha battuto anche il record di Larry Johnson per quel che riguarda le doppie doppie (punti/rimbalzi) in una singola stagione.
Non gli si poteva chiedere molto di più onestamente anche perché a 32 anni, sebbene sia ancora molto possente, l’atletismo ovviamente non è quello dei 20.
Una piccola critica gli si può muovere parlando di difesa a intermittenza dell’anello.
Delle volte, in base alla situazione di partenza rinuncia a provarci lasciando qualche spazio o varco, la cosa però la faceva in maniera molto più accentuata anche Al Jefferson, l’ultimo centro con pedigree che ha avuto Charlotte, tuttavia rimane uno dei migliori centri in stoppate e rimbalzi.
Qualche passaggio a vuoto in recenti partite ai liberi, ma in stagione, dopo una pessima falsa partenza è andato migliorando molto a gioco fermo tanto da indurre altri team a rinunciare a commettere il fallo sistematico.
Anche Dallas si è arresa dopo un 2/2 dalla lunetta del nostro centro.
Si parlava di una possibile cessione di Howard per motivi di ricostruzione, ma personalmente credo che una eventuale ricostruzione vada fatta intorno a Howard o mal che vada, attorno a un perno simile.
E’ vero che Dwight fagocita molti palloni (senza restituirne fuori tanti) e se non è in serata può essere controproducente tra tecnici, tiri dal campo e liberi storti, ma porta in dote stoppate, una miriade di rimbalzi, alta percentuale nelle realizzazioni dal campo, insomma… anche con i suoi difetti l’eventuale cessione potrei avallarla solamente nel caso di un sistema di gioco valido, efficace e differente dal presente con un centro che nel pitturato si faccia rispettare, altrimenti torneremmo ad avere un buco ancor più netto in mezzo al pitturato e problemi nelle realizzazioni allo stato attuale visto che i nostri esterni non si sono dimostrati sempre brillantissimi da oltre l’arco.
Voto stagione:
Promosso.
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L’Agnello è andato un po’ come al suo solito calando verso fine stagione, soprattutto difensivamente dal mio punto di vista (confermato dai dati difensivi), ma le prestazioni complessivamente sono rimaste di tutto rispetto.
Qualche tiro da selezionare meglio dovrebbe prenderlo ma Lamb è un assaltatore da floater, un tiratore (non uno sparatutto) che all’occorrenza sa prendersi la responsabilità del tiro per cercare d’aiutare la panchina comunque andrà a finire.
Aumentato il minutaggio, sono aumentati anche i punti, dai 9,7 dello scorso anno ai 12,9 a fine stagione 207/18.
Ha praticamente raddoppiato le rubate, anche se non sono consistenti ma anche i turnover purtroppo, con passaggi non sempre perfetti.
Da tre punti è migliorato molto con il 37% mai raggiunto in carriera (soprattutto dai lati) rispetto alla scadenti prestazione da oltre l’arco fornita lo scorso anno, ma anche rispetto alle annate precedenti, infatti, praticamente tutti gli analisti dicono che questa sia stata la miglior stagione di Lamb nella NBA e concordo con il giudizio.
L’atletismo è ad alti livelli, lo spirito d’iniziativa non manca, qualche volta dovrebbe essere meno wild ma ci ha regalato anche splendide giocate in slam dunk giocando in questa maniera.
Sarà una lunga estate calda nella quale nessun giocatore sarà al riparo da possibilità di trade, ma se dovesse continuare a lavorare seriamente per migliorare, dato che ha ancora 25 anni lo tratterrei, salvo possibili upgrade, magari da multitrade, ma prima di cederlo bisognerà pensarci bene.
Voto stagione:
Promosso.
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Partito male, ultimo alla tornata precedente de Il Punto, con sole tre presenze all’attivo, Willy, dopo un breve periodo d’apprendimento (? cosa avrà avuto da apprendere nella povertà degli schemi da lettura da Clifford, per non parlare di una difesa inesistente, non si sa) ha fatto vedere le cose che sa fare.
Un buon lavoro a rimbalzo, sotto canestro da ambo i lati del parquet è abile a catturare rimbalzi (forse dovrebbe cambiare stile su quelli offensivi dove a volte va per il tap-out o un po’ a vuoto) anche se il suo fisico muscoloso non avendo kg (108 kg X 211 cm) in più (modello Felicio “Gabibbo”), a volte può essere spostato.
Bravo nei movimenti con il piede perno, finte, ancora bisogna vederlo meglio presumibilmente nella sua veste di passatore poiché a Charlotte senza un vero gioco anche le sue statistiche (non alte essendo un centro) sono scese.
Non lo sto dipingendo come un fenomeno, anche perché a Charlotte ha mancato alcuni tiri da sotto se disturbato, ma è in grado di lottare ed eventualmente convertire in punti.
Sicuramente come un giocatore interessante che uscendo dalla panchina può colmare bene i minuti di vuoto lasciati da Howard.
Forse un suo altro piccolo limite attuale sono certi tipi di difesa, specialmente in uno contro uno. In certe circostanze mi è parso abboccare troppo a certi movimenti.
Mani comunque rapide in difesa a cercare la steal, alla fine comunque le sue cifre in punti e rimbalzi sono interessanti in rapporto ai minuti giocati.
Voto stagione:
Promosso.
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Avete presente la ruota di pietra in Superfantozzi che attraversa tutte le epoche fino a divenire curioso e misterioso oggetto nel futuro?
Ok, quello metaforicamente è Nic Batum, giocatore sul quale abbiamo ampiamente scritto e dibattuto, dalla non partenza con la nazionale transalpina in estate all’infortunio al gomito, alla crisi sul campo dovuta al dolore, ecc…
Per lui è d’obbligo parlarne in chiave futura.
E’ quel pezzo (dal mio punto di vista) inutile, se non dannoso ma soprattutto dispendioso, che gli Hornets si trovano in casa.
E’ probabile che per rifirmare Kemba quest’estate uno, almeno, tra Howard e Batum venga messo presto sul mercato.
Se Batum si trova al quinto posto in classifica, avendo raddrizzato qualche cifra nel finale non è difficile intuire la pochezza del resto del roster (varie le motivazioni).
Sicuramente Batum ha dalla sua l’età.
Tre anni in meno rispetto a Dwight e uno skill set maggiore rispetto al monotematico centro. Tuttavia sul mercato, visto il trend, è sicuramente più appetibile Howard, anche perché, non dovesse più andare bene al potenziale acquirente, allo stato attuale delle cose, non avrebbe obbligo di tenerlo altri anni poiché il suo contratto con gli Hornets scade il prossimo anno.
Purtroppo le due ultime stagioni di Batum sono state deludenti e in calando.
Più che nei numeri, nelle prestazioni sul parquet.
Nicolas, giocando qualche minuto in meno ha accusato molto il colpo a livello di media punti realizzata, c’è da dire che ha raddrizzato i suoi numeri dal campo che più o meno sono in linea con quelli dello scorso anno, ma come molti altri giocatori di Charlotte, le sue night off (notti spente) con pessime percentuali dal campo e tiri falliti in momenti importanti (quando non scompare del tutto lasciando ad altri l’onere) non hanno aiutato Charlotte ad a fare il salto di qualità che gli era stato commissionato.
Sicuramente come collante negli ultimi tempi è tornato a distribuire assist in quantità, almeno Q.B… per il resto pare che il suo gioco non si adatti molto con Howard, servito qualche volta in alley-oop ma il francese sembra giocare su lampi improvvisi più che sulla continuità e comunque ha ragione lui, non è una PG come Clifford (che ha la mania di riadattare tutti, Monk compreso) vorrebbe.
Dal mio punto di vista la ricostruzione passa forzosamente per lui che, volendo potrebbe tornare più utile come ala piccola se MKG andasse via, ma mentre Kidd-Gilchrist acquisirà 13 milioni, Batum ne porterà a casa 24, ben 11 in più che potrebbero fare la differenza per la firma di Kemba e l’acquisizione di un giocatore discreto considerando anche di cedere eventuale contropartita magari non proprio selezionata ma con più mercato…
29 anni non sono molti, ma è tra i più anziani nello spogliatoio di Charlotte, cederlo potrebbe essere un obiettivo intelligente e prioritario, ovviamente la domanda è:
Chi lo vorrà o come potrà essere scaricato ?
Voto stagione in relazione allo stipendio: 4,5
Bocciato.
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Uno dei two-way contract che ha giocato pochissimo in stagione.
Con tre voti utili guadagna un po’ per caso la sesta piazza.
Sicuramente l’impatto avuto sulla stagione di Charlotte è stato nullo per lui che ha passato gran parte della stagione con gli Swarm a Greensboro giocando 46 partite finendo con 699 punti.
Il play di 183 cm per 74 kg ha giocato con i Tar Heels in North Carolina quindi è un beniamino del pubblico locale ma per rivederlo la prossima stagione dovremo aspettare le grandi manovre di Kupchak.
Potrebbe essere anche promosso come terzo play se le esigenze monetarie dovessero farsi sentire dopo (speriamo) l’eventuale rinnovo di Kemba e l’acquisizione di un secondo play valido che comunque gli chiuderebbe la porta in faccia salvo eventuali infortuni (ipotesi che non ci auguriamo).
Ha sparacchiato un po’ dal campo in alcuni scampoli di partita concessi alla panchina profonda da Clifford ma nelle partite con più minuti ha trovato la sufficienza, sebbene il suo valore sia tutto da dimostrare a 24 anni (è del 1993).
Voto stagione:
Da rivedere.
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Sono rimasto abbastanza sconcertato durante l’anno da alcune prestazioni altamente negative di MKG, un uomo al quale MJ e Clifford chiedono molto sacrificio.
Sarebbe, se fosse un calciatore, unitamente il mediano, lo stopper e a oggi anche un incursore centrale poiché, se Ligabue cantando “Una vita da mediano” indicava la fatica di questo tipo di giocatori che devono recuperar palloni, frenare gli assi avversari e portare acqua, al tiro è indubbiamente migliorato.
Non stilisticamente forse, a come efficacia.
Probabilmente il fatto di dover attaccare lo sfianca ancor di più dovendo spesso occuparsi dei totem offensivi avversari.
Ciò finisce per costituire, insieme al minor atletismo d’un tempo (dovuto all’infortunio) un giocatore molto meno decisivo rispetto un tempo.
Penso che Clifford se ne sia accorto dandogli minor minutaggio.
Prima della partita di Chicago aveva ben 4 minuti in meno concessi a partita (da 29 a 25).
Anche per lui vale in parte il discorso fatto per Marvin Williams sui black-out.
Iconica la partita a Washington quando nel terzo periodo la scelta di ripiegare tre volte verso l’area ha lasciato la possibilità a Beal di chiudere la gara con tre open 3 a segno in meno di due minuti. Abbastanza sconcertato tatticamente perché non sempre sono schermi o blocchi (legittimi) a fermare la sua azione difensiva sul tiratore ma posizionamenti o scelte di raddoppio piuttosto discutibili e lui avrebbe dovuto far la differenza sul perimetro, invece Charlotte ha incassato troppi canestri a causa di posizionamenti errati ma anche d’uscite lente da blocchi o atteggiamenti troppo passivi. Gode ancora di discreta fama forse ma a guardar bene le partite ci si accorge che non è più il vero MKG.
Avremmo bisogno d’un paio d’ali nuove per volare…
Voto stagione:
Bocciato.
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Sicuramente un elemento da eliminare dal roster.
Il mio giudizio potrà sembrare netto, tagliente e ingeneroso per certi versi verso un giocatore che per un attimo aveva occupato le più alte vette nel tiro da tre punti ma lo stretch four (concetto fisso degli Hornets negli ultimi anni) di Charlotte, pur avendo anche disputato indubbiamente alcune buone gare (coincise con alcune vittorie ottenute grazie anche al suo apporto), ha dei black-out clamorosi e molti dei palloni che gli vengono offerti sono passaggi per triple aperte.
Ovviamente un giocatore NBA con tanti anni d’esperienza e mano educata ne segnerà qualcuno essendosi specializzato offensivamente in questo nel corso degli ultimi anni.
Sceso a 39,5% da tre punti prima della gara contro i Bulls del tre aprile, ha abbassato il minutaggio e numero di conclusioni tentate ma non è salito ai livelli di FG% che aveva ad Atlanta.
Entrate a parte, non ha il killer instinct per uccidere la partita.
Poche volte ha vissuto serate eroiche (@ Detroit) e il suo atletismo è limitato, anche se quando ne ha voglia, con i piedi a terra, ginocchia piegate e sedere basso a difendere, non è semplice superarlo in palleggio, inoltre dimostra spesso buon senso della posizione, non male nelle spaziature, può aiutare andando anche talvolta in stoppata ma io credo che anche lui a Charlotte abbia fatto il suo tempo.
Anche per me che sono persona poco propensa a cambiare e si affeziona al “vecchio”, credo che Marvin giostrasse in un contesto non più compatto benché il suo riconosciuto ruolo di uomo spogliatoio sia rimasto intatto integralmente, il problema forse è che però almeno a livello di gioco la squadra si dimostrava disgregata e poco unita.
Voto stagione:
Bocciato.
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E’ stato l’ultimo a essere recensito in classifica nonostante la posizione, questo perché Frank secondo me è caso emblematico per la franchigia di Charlotte e il suo limbo.
Se anche i cronisti di Atlanta si sono accorti che Frank non è un buon difensore, perché mai Clifford in diversi finali si è ostinato a schierarlo?
Sicuramente l’idea era di portare qualcosa in più all’attacco ma in realtà ha finito per peggiorare le cose.
Difensore verticale blando, in attacco ha trovato punti variando un po’ il suo gioco rispetto al recente passato nel quale interpretava il ruolo di stretch four in senso stretto limitandosi a provare triple.
Il suo contratto è basso, tanto vale dargli un’altra possibilità come ala grande di riserva per vedere se continuerà a creare entrate artistiche che portano punti e saprà migliorarsi nelle percentuali da oltre l’arco.
C’è da lavorare però veramente tanto in difesa altrimenti sarebbe un buco come lo è attualmente…
Nell’ultima uscita con 10/17 dal campo ha raggiunto a Indianapolis il suo season high ottenendo 24 punti ma in una partita resa facile dalle assenze altrui…
Voto stagione:
Rimandato a ottobre (con diverse materie da recuperare).
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Treveon è un po’ il classico soldatino che si fa trovare pronto all’occorrenza.
Coach S. Silas che l’ha diretto in campo in una elle sue migliori prestazioni dice che Graham è un grande “ascoltatore”.
“Ascolta durante le battute. Ascolta durante il tempo di pratica, durante i tiri di lancio, quando è al lato”, ha detto Silas.
“È un talento speciale, perché molti ragazzi non hanno lo stesso obiettivo.”
Il fatto di prestare attenzione alle indicazioni ma anche ai movimenti dei compagni di reparto lo pone in una condizione speciale che affascina i coach, anche se purtroppo è innegabile che manchi di un po’ d’atletismo ma soprattutto di talento.
Graham però porta con sé due buone doti che sono: una difesa migliore di molti elementi nel roster, anche se nullo alla stoppata, e una buona precisione nello sganciare triple con piedi a terra e spazio. In questo non esagera, prende i suoi tiri, limite e pregio al contempo, anche se nel caso propenderei più per la seconda se sai di non avere la stessa precisione in alte situazioni.
Gioca con criterio ed è coscienzioso, può smistare qualche assist o provare saltuariamente la penetrazione.
Ha aumentato il suo minutaggio anche se le sue cifre non fanno la differenza ed è rimasto ai margini per gran parte della stagione con Clifford a dare spazio spesso solamente a 9/10 giocatori.
Ha il contratto in scadenza che attualmente è appena superiore a 1,3 milioni.
Come terza SF si potrebbe mantenere stando su quella cifra su per giù, altrimenti, pur apprezzando la sua buona mano da fuori sugli scarichi (tripla della sicurezza contro Phoenix) , non mi strapperei i capelli dovessimo perderlo…
Voto stagione:
Rimandato a ottobre.
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Zeller è rimasto fuori per tutta l’ultima parte della stagione.
Dall’otto marzo nella sconfitta casalinga contro Brooklyn non è più riuscito a giocare una partita, tornando ad avere problemi al ginocchio sinistro che l’avevano già frenato in stagione.
Da cinque anni a Charlotte, ovvero da sempre da quando è in NBA, tolto il primo anno da rookie come Bobcats dove ha partecipato a ogni singola partita, è sceso negli anni a un numero di gare sempre inferiore negli ultimi tre anni.
Dalle 73 2015/16, alle 62 dello scorso anno, mentre quest’anno è andato chiudendo la stagione a sole 33 gare, pur giocando meno (solo 19 minuti) a causa dello slittamento in panchina complice l’arrivo di Howard.
C’è da fare una riflessione seria su questo giocatore che statisticamente ha chiuso per me sulla sufficienza la stagione.
Migliorato in jumper, a causa della penuria di giocatori in panchina con i quali poter attuare con semplicità i suoi proverbiali pick and roll ha cambiato un po’ il modo di giocare, questo però non l’ha fermato del tutto.
Cody è riuscito comunque a far registrare 7,1 punti, 5,4 rimbalzi (secondo dietro a Howard in questa graduatoria) e 0,6 stoppate di media.
Cifre che per un centro part time che ha perso quasi nove minuti in campo rispetto allo scorso anno, non sono per niente male se le rapportiamo a quelle dello scorso anno (10,3 pt., 6,5 rimbalzi e 0,9 stoppate).
Come difensore forse è stato limitato da guai fisici.
Pur provandoci, mi è sembrato meno efficace e meno atletico che in passato.
Non un grandissimo tiratore di liberi, ha chiuso con il 71,8%, sempre meglio del 67,9% dello scorso anno.
Il fulcro del discorso è che caviglie e soprattutto ginocchia di Zeller destano un po’ di preoccupazione.
Una valutazione medica che si confronti anche con il peso di una nuova regular season e gli urti/impatti che potrà avere va fatta essendo un giocatore injury prone, inoltre il prossimo anno Cody guadagnerà 13,5 milioni, il che blocca, unitamente ad altri contratti il nostro salary cap.
Nel ruolo però potremmo essere coperti anche senza di lui se lanciassimo come centro di riserva Hernangomez, giocatore giocane dal basso costo che potrebbe lavorare bene sui minuti lasciati dal titolare Howard.
Mathiang sarebbe un degno terzo centro dal mio punto di vista.
Pur piacendomi molto per impegno e dedizione quindi, nello stato attuale delle cose, vi fossero richieste per Cody, penserei seriamente di lasciarlo partire poiché necessitiamo di liberare salary cap e coprire maggiormente altri ruoli che attualmente sono “scoperti”.
A livello di stagione:
Rimandato a ottobre.
Per il futuro: Cedibile.
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Stagione partita in salita per il rookie che si credeva essere nettamente più preparato.
In realtà la NBA è un’altra cosa e il suo fisico, ma soprattutto i suoi tempi di gioco, non gli permisero d’inserirsi immediatamente in un contesto già collaudato pur avendo avuto numerose occasioni a inizio anno con minutaggio importante in virtù di alcune assenze (vedi Batum o MCW).
Purtroppo Clifford si è intestardito nel volerlo far giocare come PG, cosa che attualmente il buon Malik non è ed è un ruolo che non svolge con successo.
Questo ha creato per un periodo l’alternanza Monk/MCW e dire chi abbia fatto peggio come regista è ardua…
Troppe palle perse e ingenuità oltre che una difesa troppo lenta e approssimativa anche per colpa dell’apprendimento degli schemi non immediati ma per ognuno ci vuole il giusto tempo.
I suoi plus/minus erano tremendi e lentamente è scomparso dai radar per occupare la panchina profonda.
Con il venir meno delle ambizioni di Charlotte riguardo i playoffs e con l’infortunio a MCW, è rispuntato il n°1 che inizialmente ha giocato sulla sufficienza, per trovare buone partite, culminate in quel di Chicago con 21 punti, esplosi nel secondo tempo in larga parte con triple e una dunk da highlights vera.
Se non esagera e trova la mano come shooter capendo i tempi di gioco può diventare ciò che auspicavamo.
Un tiratore letale (fatto “in casa”) che tanto è mancato a Charlotte.
Nelle serate di luna storta di Williams, Walker, Kaminsky e altri tiratori da oltre l’arco , avere un tiratore affidabile può fare la differenza tra una W e una L.
Sommate la falsa partenza e la rinascita, se devo dare un giudizio complessivo alla stagione, considerandolo come rookie sarebbe:
Rimandato a ottobre (da tenere nel roster).
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Dwayne non è Dwayne, o meglio… non è Wade, così come lo aveva presentato Rich Cho in estate sbagliando clamorosamente in conferenza stampa strappando un sorriso tra l’imbarazzato e il divertito del buon “Pancetta”.
Imbarazzato anche perché tutti i riflettori puntavano su Monk, mentre per il second round pick il futuro era più nebuloso.
C’era da guadagnarsi un posto in squadra.
La sua stagione è andata un po’ in parallelo con quella di Monk. Questo fa pensare anche all’inserimento dei rookie in un contesto di squadra che evidentemente li ha fatti maturare poco per volta.
Sicuramente il suo impatto, così come quello di Monk, sono stati trascurabili per le sorti del team, soprattutto se spalmati lungo tutta la stagione, tuttavia nell’ultima fase dell’annata è andato migliorando.
Dopo la vittoria contro Memphis, coach Clifford ha dichiarato:
“Ha la possibilità di essere uno starter”, precisando:
“Sto parlando di uno starter con cui puoi vincere.”
Ora… non ho le competenze tecniche di Clifford e la visione del giocatore tutti i giorni durante gli allenamenti per poterlo dire, di certo Dwayne ha migliorato molto il tiro, mostrando sempre un atletismo invidiabile grazie a balzi altissimi spiccati per la sospensione senza che questi incidano sulla sorte del tiro.
“Ha lavorato duramente con (assistenti) Bruce (Kreutzer) e Pat Delaney. Il suo livello di abilità da settembre è migliorato drasticamente “, ha detto Clifford.
Ai Seminoles, infatti, sotto la guida del coach nato a Gastonia James Leonard Hamilton (coach difensivo), Bacon ha iniziato a sviluppare la sua caratteristica veloce difesa nei movimenti, nonostante pesi 100kg distribuiti su 198 cm.
Contro i Nets ha fatto una buona partita nella nostra vittoria in rimonta, contro Memphis anche, peccato che la maledizione di Washington (c’è sempre qualcuno destinato a farsi male tra le nostre fila) abbia colpito ancora.
Su un atterraggio dopo un tentativo d’entrata, una piccola distorsione alla caviglia destra l’ha tolto di mezzo.
Stava lavorando sodo, andando in palestra anche una domenica mattina di riposo per tutti dopo il rientro dalla vittoria a Dallas.
“Mi sento a mio agio, davvero a mio agio. Mi sento come se stessi facendo ancora i miei errori, ma sto migliorando ogni giorno “, ha detto Bacon giovedì.
“Sparare”, ha detto Bacon su quello che sarà il suo prossimo obiettivo.
“Mi dicono di continuare a sparare, e lo faccio ogni giorno.”
Prima della sfida con i Magic Bacon infatti tirava, complice il pessimo avvio, con il 37,5% dal campo e con il 25,6% da tre punti.
In questo deve migliorare e lo sta lentamente facendo.
Voto stagione:
Rimandato a ottobre.
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Ormai fuori da un pezzo dal roster degli Hornets, tagliato anche dai Knicks immediatamente, credo rimarrà fuori dal futuro dei Calabroni senza troppi ripensamenti.
Difficile sia un cavallo di ritorno poiché, pur avendo un soft turnaround con il quale infilava spesso solo il cotone in maniera abbastanza sorprendente, mancava totalmente d’atletismo, cosa che vanificava le possibilità derivanti dal suo fisico, compresa l’altezza.
Nello scambio tra J.O.B. (più due future second round pick) e Willy, al momento (salvo scelte oculatissime dei Knicks) vi hanno guadagnato sicuramente i Calabroni che hanno portato a casa un giocatore di prospettiva futura interessante e utile.
Voto stagione:
Bocciato (anche da Cho).
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MCW non ha più giocato nelle ultime 14 partite prese in considerazione per infortunio.
52 totali, due volte è partito in quintetto.
Anche se era migliorato leggermente (non che ci volesse molto dal disastro iniziale), il giudizio negativo, avallato da cifre da basso playground, permane.
La decisione, unita all’esigenza di uno stipendio basso, di andare a pendere un giocatore con cifre al ribasso da anni e che ai Bulls aveva lasciato più di qualche perplessità si è dimostrato un azzardo che gli Hornets hanno pagato a caro prezzo non avendo un degno sostituto di Walker nel ruolo di playmaker.
Tiri liberi falliti, palle perse banalmente e layup mancati clamorosi compongono la galleria degli orrori della sua stagione.
Mi stupirei e non poco di rivederlo in divisa Hornets, anche perché il suo contratto (di un solo anno) è terminato e un nuovo GM si appresta a prendere il posto di R. Cho.
Voto stagione:
Bocciato.
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A parte la faccia simpatica Julyan è stato poco Rolling Stone.
Più che altro l’ex Venezia ha occupato la panchina per quasi tutta la stagione giocando un pochino a fine anno, palesando però evidenti limiti.
Prova poco il tiro e fatica un po’ nella costruzione del gioco.
La pressione difensiva è sufficiente ma non sopperisce alla mancanza d’offesa.
Delle due triple tentate a Chicago la prima si schianta sul plexiglass ricadendo involontariamente dentro, sulla seconda la cometa scagliata dall’angolo destro sfiora solamente il ferro che si salva dalla rovina di un tiro con poca parabola, discendente come le sue prestazioni.
Ampiamente marginale, ha un contratto ancora per il prossimo anno a poco più di 1,6 milioni ma se si potesse promuovere Paige come terza PG cedendo Stone, risparmieremmo qualcosa, tanto, anche in caso d’assenza della seconda PG per infortunio potrebbe giocare benissimo Monk (pur non essendo il suo ruolo) senza far rimpiangere Stone.
Voto stagione:
Bocciato.
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Fuori Classifica
M. Mathiang (Two Way Contract)
Valutiamo qui l’altro giocatore del TWC parcheggiato ai Greensboro Swarm, ovvero Mangok Mathiang in panchina contro i Grizzlies (unico voto 6,5), sceso sul parquet nell’ultimo quarto oltre a rarissimi minuti in altre partite.
Si potrebbe scrivere che, attualmente, allo stato delle cose, Mathiang potrebbe benissimo venire a fare il terzo centro in una situazione contrattuale complessiva al limite.
Non mi era dispiaciuto in preseason nei pochi minuti giocati.
Non è agilissimo nei movimenti ma garantisce rimbalzi e sa muoversi per mandare a bersaglio tiri e schiacciate ravvicinate.
Se si vuol risparmiare in terza battuta il profilo fa al caso.
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I Coach
Rapidissima disamina sugli allenatori.
Steve Clifford,
abbiamo già detto, perso spogliatoio e gioco, in stagione ha avuto anche problemi di salute che l’hanno tenuto lontano dal parquet per diverso tempo, tanto da saltare 21 partite gestite sa Stephen Silas,
suo assistente.
Al suo posto il figlio d’arte subentrante Silas ha ottenuto un record di 9-12 con una personale media voto di 6,11.
La squadra sotto la sua egida è riuscita comunque a vincere contro forti squadre dell’Ovest (GSW, OKC e Utah).
La squadra sembrava più pimpante e in ripresa a cavallo fra l’anno vecchio e il nuovo ma in realtà l’assistente di Clifford ha cambiato poco riguardo a gerarchie e rotazioni rispetto alla gestione dell’head coach titolare, tanto da sembrare quasi telecomandato da casa.
Steve invece ha finito ancor peggio assistendo a delle partite in cui i suoi ragazzi non sembravano avere un “anima sportiva”, nonostante lui provasse a infondere tranquillità e fiducia.
Qualche errore è stato fatto e ciò che MJ ha rimandato lo scorso anno è accaduto inevitabilmente, cioè la rimozione di head coach e allenatore, ma dato che i colpevoli si trovano anche sul parquet, se non soprattutto sul parquet, speriamo si assistere finalmente a un cambio mirato ma epocale del roster.
Per Clifford (media voto stagione 5,89) oggi pare ci sia un interessamento di Phoenix.
Auguri a lui ma soprattutto ai nuovi Hornets per un futuro più brillante e soddisfacente.
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Per terminare, come nelle puntate di NBA Action, non poteva mancare la (mia) personale classifica sulle migliori giocate della stagione, estesa a 25 azioni.
Buon divertimento!
Il Punto @ 68
Viaggio oltre lo Sport (by Paolo)
Il Punto @ 51
Premessa a lungo termine
Ci eravamo lasciati nell’ultimo pezzo a tema con Charlotte al dodicesimo posto sul 12-22. La situazione si è aggravata dal punto di vista temporale ma nell’arco di queste ultime 17 sfide le due vittorie consecutive ai quasi margini iniziali e finali del periodo danno un po’ di speranza nonostante il ritardo in classifica.
Oggi, abbiamo una classifica che recita 22 vittorie e 29 sconfitte.
Recuperate tre vittorie, la stagione è proseguita sulla falsariga delle prime 34 gare ma, nelle nove partite casalinghe disputate sono arrivate solamente 5 vittorie.
L’otto febbraio avremo la chiusura del mercato invernale e le voci su Walker si sono moltiplicate, così come sull’intoccabilità di ogni singolo giocatore di Charlotte.
Una squadra che reiteratamente lascia sul campo partite già vinte, bruciando in poco tempo consistenti vantaggi, non può che essere smantellata e rifondata secondo molti. Eppure qualcosa di buono c’è e non si era ripartiti male a fine anno con la serie di trasferte sulla costa pacifica, ma il tempo stringe e siamo all’ultimo ballo…
Descrizione veloce delle partite passate
Charlotte si presentava sulla costa pacifica per una serie di 4 trasferte da giocare a cavallo tra il fin anno precedente e l’inizio di quello nuovo con un record da trasferta di 2-12, uno dei peggiori dell’intera NBA.
Prima tappa Oakland contro i campioni del mondo NBA.
Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare che una squadra così instabile potesse passare contro GSW, pur priva di Curry, invece, dopo un primo tempo gagliardo, nel secondo accadeva l’imprevedibile con Charlotte abile a sbancare il difficile parquet di Steve Kerr.
La trasferta a Los Angeles con i Clippers era la classica degli Hornets che bruciavano il loro vantaggio cedendo a Griffin e soci.
Sacramento era una tappa che restituiva fiducia agli Hornets, abili a toccare quota 131 punti. Vittoria senza problemi come quella successiva a Los Angeles contro i gialloviola. Si tornava a Charlotte per una serie di tre partite consecutive rinfrancati dal 3-1 esterno ma l’instabilità della squadra non permetteva di portare la striscia a tre vittorie consecutive nonostante all’Alveare si presentasse una modesta Dallas.
111-115 e gare successive da giocarsi contro altre due squadre dell’Ovest.
Vittoria sui Jazz e sconfitta con i Thunder. In arrivo l’intermezzo esterno contro i Pistons, campo difficile sul quale gli Hornets coglievano un’importante affermazione che dava una nuova dimensione esterna in 3D ai Calabroni.
Sulle ali dell’entusiasmo Charlotte disintegrava in casa i rivali divisionali dei Wizards (133-109) nella prima delle cinque gare casalinghe di seguito, ma poi contro gli Heat la squadra di Clifford perdeva da sola.
Miami rimontava 10 punti negli ultimi 4 minuti pareggiando in 7 secondi (mettendo 5 punti) e sorpassando a due decimi dalla fine con un libero di Olynyk per un minimo contatto con Howard.
Brutta botta che rischiava di mandare ulteriormente in tilt la squadra già fragilissima. Si tornava a giocare con i Kings che nel finale facevano vedere i fantasmi a Charlotte, ma la minor qualità dei Re, rispetto a quella del Calore, consentiva a Kemba & Co. di portare a casa la vittoria.
Il “derby” con i Pelicans era tirato.
Charlotte spesso rimaneva in scia ma alla fine lasciava la punto a punto agli ospiti.
Atlanta chiudeva il ciclo.
Una gara simile a quella contro i Kings, con gli Hornets a prevalere grazie alla maggior inconsistenza esterna dei ragazzi di Budenholzer.
Si apriva una serie di tre trasferte con la sconfitta a Miami per 91-95 (4^ su 4 partite contro gli Heat) maturata nel finale nonostante il +15 (75-60) di vantaggio maturato a un certo punto nel terzo quarto.
Contro i Pacers andava male nel 4° quarto dopo una punto a punto e si volava ad Atlanta per vincere senza problemi in una serata che risvegliava Batum ed esaltava Kemba, capace di realizzare nove triple in serata (record personale).
Si chiudeva contro Indy in casa e nonostante l’accanita resistenza degli uomini di McMillan, Charlotte la spuntava facendo registrare nel primo quarto quota 49 punti, cifra mai toccata prima dalla franchigia in un periodo di 12 minuti.
Prossime partite
Gli Hornets casualmente riapriranno un ciclo di 4 trasferte a Ovest, come avvenuto in occasione del mio precedente pezzo.
Pura casualità, nessun algoritmo.
Phoenix (domenica sera alle 21:00), Denver, Portland e Utah.
La prima e l’ultima non hanno molto da dire, nel mezzo due squadre che battagliano per i Playoffs.
Chiudere con un 2-2 sarebbe buono ma non risolleverebbe la stagione di Charlotte.
Va detto che la gara contro i Trail Blazers potrebbe fare da spartiacque alla stagione degli imenotteri che potrebbero trovarsi radicalmente trasformati prima di questa gara programmata per l’otto febbraio americano, giorno della deadline del mercato, ma ogni giorno che passa sembra far tramontare questa ipotesi…
Kemba ha detto di non avere scelta, di cercare di spingere per raggiungere i playoffs.
A ogni modo…
Charlotte tornerà in casa successivamente per affrontare Toronto, volerà a Orlando e il 22 se la vedrà in casa contro Brooklyn nella prima sfida stagionale tra i due team.
In back to back (l’undicesimo stagionale) si andrà a Washington per poi chiudere febbraio con le gare interne contro Detroit e Chicago.
Marzo si aprirà all’insegna del tour atlantico con Boston, Philadelphia e Toronto pronte a ospitarci prima che i Sixers il 6 marzo tornino a ricambiare la visita a Charlotte.
Brooklyn e Phoenix in casa e il derby di ritorno con i Pelicans nel profondo sud della Louisiana chiuderanno il periodo a poco meno di un mese dalla chiusura della regular season.
A questo punto i giochi potrebbero esser già fatti nonostante rimangano, dopo gara 51, almeno una decina di gare da poter tranquillamente vincere visto il valore dei team contrapposti.
Purtroppo gli Hornets, belli e fragili come un bicchiere di cristallo di Boemia, non offrono garanzie.
Giovani balordi modificare un soprannome di Gianni Brera assegnato al più vecchio club calcistico d’Italia.
Parte statistica descrittiva di pregi e difetti
Tratteremo qui qualche statistica di squadra perché ci occuperemo di quelle dei singoli unendole al loro rendimento nella classifica per singoli sottostante.
Balza all’occhio intanto la fragilità visibile di questo team che nonostante la doppia mutazione avvenuta nel biennio precedente, continua a ottenere risultati non soddisfacenti. Vediamo un po’ come si è presentata Charlotte all’avvio dell’ultimo quarto nelle ultime 17 gare.
Come si può notare dal grafico soprastante gli Hornets hanno vinto 10 delle 13 partite nelle quali sono arrivati davanti all’ultimo piccolo intervallo.
Tre le abbiamo lasciate sul campo, una contro Oklahoma e due rocambolesche contro gli Heat nonostante i massimi vantaggi in doppia cifra fossero stati ottenuti nel secondo tempo.
Siamo arrivati dietro solamente 4 volte e abbiamo sempre perso, dimostrando incapacità d’esser decisivi nell’ultimo quarto.
Questo non concorreva a dare speranza giacché c’era da recuperare terreno a causa del bilancio di 4-13 ottenuto tra gara 18 e gara 34 che ci aveva decisamente estromesso dalla zona playoffs.
Da gara 35 a gara 51 abbiamo ottenuto un parziale di 10-7, ancora lontano dall’essere utile per essere tra le squadre al sole della post season.
Philadelphia è a -11 dalla vetta dell’Est occupata da Boston, noi a -15…
I playoffs sono ancora alla portata, le partite sono tante, ma contando che la stagione si è inoltrata oltre la fase centrale, non ci si possono permettere ulteriori passi falsi.
La società era o è pronta al pull the trigger (a premere il grilletto della ricostruzione) perché la chimica del team non funziona.
Bloccati da giocatori zavorra con contratti pesanti e giovani ancora immaturi come Malik Monk e Dwayne Bacon.
Zeller è appena rientrato e potrebbe divenire un piccolo fattore per la panchina.
Un giocatore utile, non stiamo parlando certamente di una superstar, anche se il suo apporto avrebbe potuto essere utile in zona difensiva in certi finali punto a punto nelle 27 gare che ha saltato per l’operazione al ginocchio.
A proposito di ciò, vediamo qualche confronto tra giocatori, partendo proprio da Zeller e il suo sostituto O’Bryant:
Passiamo alle PF e così via…
Vediamo ora un po’ di statistiche di squadra partendo dal basso; i palloni rubati con sono 6,7 a partita (a gara 34 erano solamente 6,3 di media), ma la posizione tra le trenta franchigie è la ventinovesima per quel che riguarda questa statistica.
Stessa posizione negli assist con 20,8, anche se questa tematica l’approfondiremo più avanti.
Siamo ventisettesimi ai liberi come percentuale (73,3%), ventiseiesimi nei punti (9,4) realizzati sui fastbreak, mentre nelle stoppate siamo diciassettesimi con 4,7.
La situazione migliora se osserviamo il rapporto assist/turnover di 1,60 (13° posto), noni nelle seconde possibilità con 13,3 punti.
Ai piedi del podio per quel che riguarda falli commessi (quarti con 18 di media) e nella percentuale rimbalzi (51,8%), rimaniamo nella medesima posizione anche per quel che riguarda i fast break points concessi agli avversari.
Saliamo sul gradino più basso del podio nella classifica rimbalzi con 46,3 a partita e nei turnover, perdendo solo 13 palloni a match.
Argento nei rimbalzi difensivi con 35,8 e nelle seconde possibilità lasciate agli avversari chiuse con canestro (9,8).
Apriamo il capitolo panchina, la quale cerca consistenza.
Lamb ha dato parecchio questa stagione, Kaminsky vive a giornata, più lunatico di un lupo mannaro, mentre Zeller potrebbe essere il terzo elemento che migliorerà le prestazioni, in attesa che MCW cresca.
Le rotazioni corte di Clifford hanno tagliato fuori i rookie e se il roster è al completo anche J.O.B. troverà poco spazio.
A livello di punti forniti dalla bench siamo sedicesimi (35,7 pt.) così come a rimbalzo (16,1), teniamo molto bene nei liberi invertendo la tendenza generale della squadra realizzando il 78,7% (4° posto) ma i problemi arrivano al tiro con un 40,3% come percentuale realizzativa per un ventinovesimo posto.
Tutto ciò fa si che attualmente si occupi l’ultimo posto in questa particolare classifica solo per le panchine, con una differenza di +/- di -2,6 punti a gara…
Torniamo alla classifica generale. I titolari aiutano segnando punti e i 106,3 di media ci portano al 14° posto.
Tuttavia la precisione difetta e questo è un grosso problema perché se il FGA (tiri tentati) è pari a 86,5 che equivale a un sesto posto, i tiri buoni sono stati 38,4, il che ci colloca alla 21^ posizione…
La percentuale è problematica: 44,3% (migliorata rispetto al 43,6% dopo gara 34) che ci fa scendere al ventisettesimo posto.
Dicevamo all’inizio del capitolo riguardo agli assist…
Charlotte è sì tra le ultime posizioni, ma è la squadra che guadagna più liberi.
Vuoi per un po’ di lentezza e prevedibilità che porta gli altri team a intercettarci, vuoi perché Howard si fa spazio con il fisico sotto le plance.
I 22,6 guadagnati a partita ci issano in prima posizione…
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Classifica Giocatori
Dwayne Bacon non è esattamente Dwayne Wade, come era stato presentato erroneamente dall’executive R. Cho. Ha giocato solamente 13:25 nelle ultime 17 partite, finendo per andare anche a giocare qualche partita nella squadra associata minore, i Greensboro Swarm. Lì è riuscito a mettersi in evidenza in un match dove ha chiuso con 45 punti, mentre con gli Hornets solo tre volte è riuscito ad andare in doppia cifra. A inizio stagione era partito anche titolare per ben sei volte, sfruttando i problemi di MKG, ma le non troppo lusinghiere prestazioni hanno convinto un coach, non troppo propenso a fare da balia, a retrocederlo dietro T. Graham. Un peccato perché ha un bel jumper, ancora da calibrare perché scostante, potrebbe sicuramente fare di più, ma al primo anno, come rookie, non si può pretendere… Le statistiche sono mediocri e il minutaggio in ribasso avendo ora davanti a sé, tutte le altre SF e SG…
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Non è un caso che i due rookie scomparsi (giocavano molto di più a inizio stagione) siano in fondo alla classifica. Difesa quasi nulla, confermata dalle statistiche in rubate o stoppate. Sta imparando ma gioca troppo poco per poter apprendere velocemente. Sfortunatamente le difficoltà di Charlotte non consentono di dare più minutaggio a uno shooter che si riteneva esser più pronto. In realtà sta sparando con poco ritmo… Balza all’occhio il fatto che tiri meglio da fuori (33,7% il totale, 34,2% da 3 pt.) che da due pt. (29/88 per un 33,%). Come per Bacon poi gioca pochino, nelle ultime 17 gare i minuti sono stati 50:28 e il massimo di punti raggiunto in una recente gara è stato di 6 (contro Dallas, frutto di due triple). Fuori dalle rotazioni abituali di Clifford, solo migliorando la difesa e cercando d’esser più preciso in attacco (le sue entrate sono spesso inconcludenti, spostato come un fuscello su eventuali contatti ritenuti legali) potrà sperare di guadagnar più spazio.
Una speculazione dell’ultima ora vorrebbe Monk al centro delle attenzioni dei Bucks…
https://www.youtube.com/watch?v=0KYTA_YrRsY
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Con Philadelphia, a inizio carriera, era un discreto passatore. Si è dimenticato per troppe partite di far ciò che andrebbe richiesto a un playmaker; metter nella miglior condizione possibile un compagno per segnare. Molte le iniziative in entrata con errori clamorosi, troppe le serate negative. Talvolta preferisce tentare la tripla aperta anziché organizzare qualche azione offensiva coinvolgendo i compagni. Purtroppo da tre ha sempre avuto percentuali pessime e anche quest’anno non è migliorato, mentre è crollato in generale nel tiro dal campo. Il 21/52 (40,3%) delle ultime 17 gare ha migliorato un pochino una percentuale appena al di sopra del 30%, ma rimane comunque insufficiente. Voci, supposizioni, congetture e consigli sull’acquisto di Mudiay o qualche altra PG al suo posto rimangono attuali perché non è riuscito a dare il cambio di passo a una panchina in difficoltà. L’impegno e l’intensità difensiva non mancano, l’efficacia però lascia a desiderare. Sta migliorando nettamente dalla lunetta e un po’ nell’utilità difensiva (vedendo anche la classifica dei singoli), dopo un avvio che aveva lasciato più di qualche perplessità.
Qui sotto la sua espulsione unitamente a quella di Tim Frazier, dopo l’iniziale piccola baruffa da contatto con Jason Snmith.
https://www.youtube.com/watch?v=hUyYs82977Y
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11 J. O’Bryant: 5,82
Mi aveva favorevolmente impressionato l’anno scorso a Denver dove fece una gran partita in attacco. Fa vedere ancora ogni tanto qualche canestro che la media dei giocatori NBA non segnerebbe. Turnaround in uno contro uno in fade-away dall’ottima coordinazione che ricadono al centro della retina. Purtroppo però il più delle volte non è esattamente un’enciclopedia nel post passo, i movimenti sarebbero anche interessanti ma la troppa goffaggine e lentezza lo rendono bloccabile. Rilasci in gancio o tiri sbilenchi che abbassano la sua percentuale, attualmente al 40,2%, molto inferiore al 53,3% dello scorso anno (in sole 4 partite), ma anche sotto al 41,1% ottenuto con Milwaukee in 66 partite nella stagione 2015/16. Anche in difesa la lentezza e la poca esplosività per noi sono un problema. Assurto al ruolo di secondo centro dietro l’intoccabile Howard, non sta fornendo prestazioni alla Zeller. In 10,7 minuti conquista 2,7 rimbalzi e da 0,2 stoppate di media. Nickname JOB, ma non è proprio un good job, assomiglia più al Jobs Act italiano, sta smaterializzando il contenuto e le cifre si abbassano. Penso che se Zeller dovesse star bene, lo rivedremo ben poco in campo.
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Beh… impossibile parlare di Stone. È più fisso di una montagna di pietra e calcare che ci guarda dalla sua vetta sulle affascinanti Gorges du Verdon (in Provenza). Con Walker come titolare, MCW che nonostante le prestazioni mediocri continua a giocare e Monk all’occorrenza pronto a portar palla con le riserve, l’ex veneziano è costretto a guardare tutte le partite dalla panca. 10:09 nelle ultime 17 uscite, toccando il parquet quattro volte nel garbage time senza prendersi nessun tiro. Ha un 2/4 che risale alle prime due partite stagionali…
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Come per Batum la parola d’ordine non può che essere incostanza. Fornisce prestazioni alternanti. In una squadra come quella di Charlotte con Clifford allenatore, credo che c’entri come la marmellata sugli spaghetti. Ha migliorato appena appena la sua difesa che prima era inesistente, oggi almeno è di facciata, esiste perché è lo stretch four di riserva. Forse si è anche programmato che sarà titolare quando le stanche ossa di Marvin lasceranno il circuito NBA. Lascia troppo spazio al tiratore o usa la verticalità contro tiratori letali. Poca resistenza sotto canestro. Il 4 aprile Frank compirà già 25 anni ma a livello statistico nei tre anni passati a Charlotte ha compiuto pochi progressi al tiro. Il tiro dal campo e il tiro da tre sono in linea con le percentuali del primo anno, le rubate anche, i rimbalzi sono calati nonostante il minutaggio, anche se qualche volta ha la scusa Howard che gravitandogli intorno ne magnetizza qualcuno… Va meglio dalla lunetta ed è passato dai 7,5 pt. Di media a gara da rookie all’attuale 10,6. Molto più abile a rifinire da sotto è salito al 70,1% dai 0/3 piedi contro il 58,7% dell’anno precedente. Da notare la statistica da tre punti nelle sconfitte… Quando non riesce a dare apporto e costanza con buone percentuali, Charlotte va in difficoltà…
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Giocatore che rimane in campo principalmente per due fattori; apprezzata dedizione al lavoro (all’allenamento) e tiro da fuori che quest’anno è migliorato rispetto all’anno precedente sino all’impennata del primo posto nella statistica dedicata (nell’intera NBA) fino a qualche partita fa. Scostante, come diversi tiratori, può passare dalla spaziale gara contro i Pistons a partite nelle quali fa mancare i suoi punti da fuori (in due gare con Miami, sua bestia nera dai playoffs 2016, ha totalizzato uno 0/7 ad esempio) non riuscendo a mettere nemmeno un canestro. Purtroppo per Charlotte questo è un problema, perché se Kemba è sempre al centro dell’attenzione e deve ricorrere a special move e a blocchi di Howard o stagger per andare al tiro da fuori, Marvin, di solito imbeccato sugli scarichi, è l’unico altro tiratore valido del quintetto (di Batum abbiamo già detto e MKG e Howard non si avvicinano nemmeno alla linea da tre), quindi servirebbe più costanza. In difesa ha qualche serata dove riesce a dar veramente fastidio all’attaccante, ma in generale lo trovo un po’ lento (non come JOB o Monk) e questo è causa del suo voto attuale nonostante le percentuali da fuori siano buonissime. Aveva iniziato il ciclo segnando zero punti contro Warriors e Clippers, poi ha trovato il ritmo con 15 contro Utah, 16 contro OKC, fino ai 21 di Detroit. Al momento out per una distorsione alla caviglia occorsa nel primo match contro i Battistrada a Indianapolis, ma non dovrebbe averne per molto.
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Per le mie medie ha appena toccato la sufficienza esatta, ma Graham ha preso quota vista l’impreparazione di Bacon e Monk e ha trovato maggior minutaggio anche grazie alla sua predisposizione difensiva che lo distingue da altri giocatori, ad esempio da Lamb (il quale a dire il vero quest’anno è molto più sul pezzo e dimostra meno amnesie) o da un Batum non pertinace come Treveon. Graham può contare anche su un buon tiro da fuori, ciò lo ricolloca tra i panchinari come finalizzatore sugli scarichi, sia in transizione o a difesa schierata. Capace anche di prendere qualche iniziativa verso canestro, se fermato con l’intervento irregolare deve tuttavia fare i conti con un 73,2% dalla lunetta, discreto ma non buono o eccezionale… Nelle ultime 17 gare ottime quella contro Washington e la penultima in Atlanta alla Philips Arena.
https://www.youtube.com/watch?v=Kuba1l0R2Jg
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L’ingranaggio che si è rotto… l’uomo sotto accusa. Abbiamo già detto molto su di lui nei pezzi precedenti. Calato nei rimbalzi, negli assist, nelle rubate e nelle stoppate (anche se impercettibilmente nelle ultime due statistiche), ha un minutaggio inferiore rispetto allo scorso anno. Non così inferiore tuttavia da giustificare il passaggio dai 15,1 punti dello scorso anno di media agli 11,9 attuali. È rimasto alle pendici del 30% nel tiro da tre punti prima di trovare spazi e ispirazione contro Atlanta in gara 50 chiusa con un 5/10 da dietro l’arco che l’ha fatto terminare esattamente al 30% da fuori. Si è ripetuto alla grandissima contr i Pacers in casa lanciando gli Hornets alla vittoria e chiudendo con 31 pt.. Forse il ruolo di collante gli sta stretto o forse ogni tanto ha bisogno di cambiare aria, sembra poco motivato, la sua difesa non è poi più così tanto aggressiva. Ha saltato l’appuntamento con la nazionale dei Galletti in estate per riposarsi ma il destino beffardo l’ha colpito ugualmente a inizio stagione dove è stato tormentato da un infortunio abbastanza probante che ha continuato a dare noie per diverso tempo, oggi che il problema pare esser scomparso dovrebbe riuscire a dar di più completando il buon backcourt titolare con Kemba, anche perché il suo basso rendimento sta influenzando l’orbita di Charlotte che potrebbe finire fuori dai consistenti pianeti da fascia abitabile per unirsi a quelli gassosi e inconsistenti nel gelido spazio. La sua palla persa dopo aver giocato una buona partita contro Miami è stata un macigno. Probabilmente Williams ha avuto troppa fretta sulla rimessa, ma lui se l’è fatta portar via come un novellino. Nelle ultime diciassette partite sono state otto le partite disputate almeno discreto livello, un po’ scostante per un contratto da oltre 22 milioni che scadrà nella stagione 2020/21, per la quale il giocatore avrà anche l’opzione di scelta a favore, ma nelle ultime due uscite ha fatto vedere di essere in decisa risalita. Speriamo continui così… in alternativa ci si augura che in estate (dovesse tornar a giocar male) si trovi un accordo con il giocatore e qualche altro team, ma soprattutto, per il bene di Charlotte, l’augurio reale è che continui a render come nelle ultime due uscite o quasi, da qui alla fine della stagione.
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Cody è rimasto fuori per ben 27 partite, quindi impossibile parlare di queste 17. La squadra comunque ha tenuto abbastanza ottenendo un record di 12-15, anche se sono convinto che con il buon Cody avremmo avuto un record migliore senza qualche finale travagliato e puntualmente perso. La sua caratteristica difensiva avrebbe permesso d’incassare qualche punto in meno. Partendo dalla panchina ha leggermente cambiato il modo di giocare. Ha migliorato il tiro lungo da due punti perché la panchina gli offre pochi giochi per il pick and roll o inserimenti a fari spenti. Sganciato da Batum, con il quale innescava giochi a due da pick and roll è andato a perderci, così come Batum ha diminuito la statistica assist. Clifford ha deciso comunque di lasciare titolare il francese (impensabile spostare Howard in panca), preferendo utilizzare Lamb come scorer dalla panchina, visti i problemi realizzativi della bench. Un quintetto di riserva con Batum in campo potrebbe essere ancor meno efficace nella metà campo offensiva. Il suo rientro non sarà accolto come quello di Curry, ma nell’economia della squadra potrebbe rivelarsi un’arma, o meglio, uno scudo in più, compresi gli scudi d’attacco con blocchi per tripl ribaltabili in pick and roll.
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MKG è il giocatore più “italiano” in un certo senso. Non lo sto dicendo nel senso migliore, ma in maniera neutrale. Trasformista… una caratteristica che nel bene e nel male (più nella seconda ipotesi da noi) MKG forse sta percorrendo per sopravvivere. Da seconda scelta con ottima reputazione difensiva ma dalla costruzione del tiro orribile e quindi dalle basse percentuali, oggi è diventato un finalizzatore da due sullo scarico, ma anche sul pullup, riuscendo ad andare in uno contro uno a mettere il tiro diverse volte. Le penetrazioni con appoggio sono sempre state il suo pane, sia quelle in coast to coast che quelle a medio raggio. Portate con più energia un tempo, ripetute con intensità inferiore oggi, ogni tanto rimedia qualche sonora stoppata, la quale non lo fa desistere. Un ragazzo che la vita ha messo subito alla prova (il padre ucciso a Camden quando aveva quasi tre anni) e l’ha colpito ancora quando lo zio Darrin Kidd decede il giorno stesso nel quale MKG porta la lettera per giocare a Kentucky. Per questo fatto aggiunge Kidd al cognome originale giacché lo zio l’aveva cresciuto, insieme alla madre Cindy Richardson, la quale intervista al Draft dopo la scelta di suo figlio disse che MKG avrebbe dovuto esser sempre la stessa persona (umile) di prima. MKG, in effetti, pare esserlo rimasto, sa che deve lavorare ogni giorno e sottolinea quest’aspetto infischiandosene d’eventuali critiche, concentrandosi solo sul miglioramento. In diverse interviste all’inizio aveva difficoltà a parlare, sicuramente a causa del suo passato. Oggi è passato da MKG Security” a una versione più offensiva. Sul parquet rimane sempre uno dei migliori difensori a nostra disposizione ma non come un tempo, sarà che è costretto a spender energie offensive. Dai 7 rimbalzi a partita dello scorso anno siamo passati ai soli 4,5 di media anche se gioca qualche minuto in meno a gara. Diminuite anche le rubate e quasi dimezzate le stoppate, indice di meno atletismo dopo la ricaduta dell’infortunio alla spalla. Prende i suoi tiri, i compagni lo incoraggiano e lui non esagera come altri, segue il kata metron e sa qual è quindi la sua misura. Spreca poco, tanto da salire sul 51,5% dal campo, ottimo per un esterno, mentre dalla lunetta suda freddo tirando solamente con il 68,3%. Fossi il presidente terrei l’ex Kentucky a vita (“solamente” per la storia difficile) come buona riserva, ma in un contesto come quello attuale di Charlotte con tiratori “poveri”, nonostante la buona vena realizzativa, servirebbe un upgrade in grado di costruirsi il tiro e che abbia nelle mani più punti. Lo stipendio è medio e la posizione in cui venne pescato al Draft (la seconda, dietro il suo compagno di Kentucky Anthony Davis) non ne consigliano la possibilità bench. Forse potrebbe anche lasciare Charlotte ma oggi l’incertezza del mercato regna sovrana… Mi auguro un lieto fine con i playoffs da disputare per spazzare, dissipare tutte le incertezze… È dura, ma fosse facile non sarebbe divertente…
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Jeremy scende dal secondo posto al terzo dopo esser stato anche al primo. Inevitabile un po’ di discesa dopo la stagione partita in maniera spettacolare. Qualche prova incolore tuttavia non ha modificato il valore del nuovo Lamb, il quale è stato citato anche al centro di voci di scambio con New York, al tramonto della trattativa per Kemba. Era chiaro che Clifford gli chiedesse principalmente punti senza dimenticare la difesa, cosa che sta facendo, nonostante nelle ultime giornate sia sembrato un po’ più rilassato in fase difensiva, tanto da rimediare con il fallo ad esempio sull’uno contro uno se rimasto attardato perché non concentrato al massimo. Sul tiratore va spesso, anche saltando, qualche volta anche in rientro se il tiratore effettua un pump fake. L’ho notato subito durante la giornata dei media interagire in maniera seria con gli intervistatori. Nelle ultime 17 gare ha tentato 168 tiri realizzandone 76 (45,2) dando consistente mano alla squadra con un picco di 18 punti ottenuto contro Sacramento in casa. È riuscito a toccare quota 20 punti o a segnarne di più per 5 volte in stagione, ma non nelle ultime 17 gare. Da 18,4 minuti a gara è passato da 25,2, grazie a questo incremento nel minutaggio oggi Lamb viaggia in doppia cifra sui 13,6 a game contro i 9,7 dello scorso anno. Difetta in qualche turnover di troppo ma ha migliorato “sensibilmente” (rispetto alle esigue cifre precedenti e tenendo conto che è uno shooter) nei palloni rubati e negli assist smistati, sebbene siano ancora cifre trascurabili.
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Dwight Howard è un tipo simpatico ma un po’ lunatico sul parquet. Gli anni passano e con essi aumentano i dubbi per un giocatore che si è creato la propria carriera grazie alla fisicità che madre natura gli ha donato. Superman, forse motivato dall’abbandono della sua città Natale (Atlanta) si è riproposto su grandi livelli quest’anno. Certamente non azzecca tutte le serate, ma se teniamo conto delle ultime 17 sfide, ne ha sbagliate ben poche. Tre quelle che abbiamo perso quando ha giocato male, altre perse nonostante le sue prestazioni da big. Partenza alla grandissima in gara 35 contro i Warriors che l’hanno sofferto tutto il match, 29 punti e 13 rimbalzi. Va in doppia doppia da 11 partite consecutive e ha aumentato le stoppate rispetto lo scorso anno. 7 casa contro gli Hawks e 6 quelle date ai Kings. Non tutte le cifre sono in aumento rispetto all’annata con Atlanta, però nelle ultime 17 gare ha migliorato la bassissima percentuale ai liberi che aveva. Un 71/121 utile agli Hornets per non perder terreno nell’eventualità del fallo sistematico (visto solo poche volte a inizio stagione) su di lui. Si vede che ha lavorato sul particolare e l’ha fatto bene. Il fisico l’aiuta ancora in alley-oop, schiacciate esplosive ma anche su linee di fondo prese con conclusioni in reverse layup che finiscono inesorabilmente nel cesto rivelando un ballerino nel corpo di un wrestler da pesi massimi. Stagione super quella di Dwight che ha colmato il vuoto sotto le plance, grazie a lui la tattica di batter in ritirata subito dopo il tiro, indicata da Clifford è a volte inutile se Dwight in attacco prende il rimbalzo. Deve essere motivato e in fiducia per rendere al massimo. Il turnover purtroppo è sempre dietro l’angolo per vari motivi, dalla staticità nell’area offensiva al contatto troppo fisico con il difensore, qualche rara volta per il blocco in movimento e anche se non su tutti i tipi di difesa è sempre reattivo, è pur sempre una presenza disturbante per il furtivo attaccante. Alla quattordicesima stagione in corso segna ancora 15,9 pt., cattura 12,7 rimbalzi a partita, in più piazza 1,7 stoppate a gara…
https://www.youtube.com/watch?v=XM4ioyZLtrg
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Kemba è il pezzo forte della squadra. La regina sullo scacchiere. Logico che in una squadra che insegue i playoffs e si trova dopo un anno e mezzo a rischiare molto seriamente di non raggiungerli per la seconda volta consecutiva, a causa della discrasia tra contratti e rendimento di altri player, così diventati poco appetibili, le voci di cessione per rifondare integralmente o parzialmente si siano sprecate. Dopo una mezza rivolta dei tifosi che hanno minacciato di tutto un po’, Kemba è stato tolto parzialmente dal mercato dal proprietario di franchigia MJ, il quale ha detto che si sarebbe mosso solo per un’altra stella. Dato che storicamente a Charlotte sulla carta con gli scambi hanno sempre guadagnato gli altri, una predazione da rivolta dei boxer che evidentemente ha infastidito parecchio lo zoccolo duro dei fan che non ha gradito il fuori tutto iniziato con le voci fatte uscire da Woj, principalmente su Kemba (ma ipoteticamente anche su tutti gli alti componenti), motivo principale per recarsi allo Spectrum Center per veder qualcosa d’interessante e avere una chance di vittoria. Kemba mantiene i suoi standard anche se è evidente che è sempre meno clutch player in un contesto nel quale se si è in gara la palla va a lui. Raramente è riuscito da marcato a cambiar le sorti di finali già scritti ma forse pretendiamo troppo da lui. Il ragionamento funzionerebbe per un Supereroe, ma non si capisce il perché una squadra da basket debba avere questa strategia monotematica. A ogni modo Kemba ha infilato nove triple ad Atlanta in una sola serata battendo il suo precedente record di sette… È il giocatore all-star più sottovalutato della lega ma sul quale scriviamo sempre, lascio parlare le cifre…
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I voti giornata per giornata delle ultime 17 uscite:
La classifica con le medie totali da gara 1 a oggi:
Dalla-s-hop(e)?
Il Vangelo secondo “Matteo”.
Il Punto @ 34
Anteprima di Houston-Charlotte
L’ex Howard potrebbe, approfittando della non grandissima fisicità dei lunghi di Houston, fornire una buona prestazione, ma dall’altra parte dovremo esser bravi a schermare i meteoritici palloni, scagliati dalle sapienti mani dei triplisti di Houston che si trova all’11° posto con il 36,9% da fuori, mentre sale all’8° con il 47,1% dal campo ed è al quinto nei tiri liberi con il 79,8% e anche se gli Hornets non commettono molti falli (493, terza per falli commessi), la partita casalinga può inficiare il giudizio degli arbitri in talune occasioni, tanto più che l’eurostep di Harden aspetta solo il contatto.
Il Punto @ 17 (2017/18)
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Hornets Preview
https://www.youtube.com/watch?v=JBuly3WjGCU
Niente male per Monk come primo canestro prestagionale…
Turn back time
Siamo quasi arrivati a metà agosto.
Buona parte d’Italia è in ferie (beati voi) e non arrivano molte novità sugli Hornets.
L’ultima riguarda una divisa alternativa, gli Hornets, come si pensava, saranno tra le otto squadre a riproporla la prossima stagione (grazie a Harrison per aver anticipato la mia lettura).
Le squadre in questione saranno:
• Atlanta Hawks (1972-76)
• Charlotte Hornets (1989-96)
• Golden State Warriors (1971-75)
• Indiana Pacers (Hickory Hoosiers)
• Los Angeles Lakers (1947-52)
• Miami Heat (1988-99)
• Milwaukee Bucks (1968-73)
• Phoenix Suns (1968-73)
E giacchè si scrive qualcosa che richiama il passato, pubblico un articolo tratto da American Superbasket (qui continuo a ringraziare il Sig. Alberto Figliolia che mi ha rifornito di materiale che acquistai ma che con il tempo era andato perso, ricordo bene il pezzo e la rivista che il giornalaio in paese faceva arrivare nel numero di due copie e finiva ovviamente presto se non ti recavi a comprarlo velocemente, internet era ancora agli albori in Italia…) datato febbraio 1998 (lo troverete anche fisso nella sottopagina ImmaginaziHornets), nel quale si parla dei vecchi Hornets di coach Dave Cowens.
La divisa qui è già la 2.0, quella con la doppia striscia per intenderci, tuttavia in tempi nei quali il basket giocato NBA è in vacanza, c’è spazio per un piacevole tuffo nel passato nella Charlotte 1997/98 di Curry (il papà di Steph), del buon e rompiscatole Anthony Mason, dell’apriscatole Glen Rice, degli amici Wesley e Phills, oltre che di Matt Geiger (l’uomo che ruppe una mano a Shaq) e il G.M. attuale di Sacramento Vlade Divac.
Buona lettura…