Game 12; Charlotte Hornets @ Indiana Pacers 86-88

Charlotte è come un treno in corsa, ma dopo sole 12 partite sembra già stia pericolosamente deragliando.
Per il momento rimane ancora nei binari dato che il campionato da tutto il tempo per recuperare.
Di certo al vagone ristorante offrono solo l’amaro. Perdere l’ennesima partita (la terza consecutiva) dopo essere stati avanti di 15 punti e per di più sulla sirena è più che deprimente.
L’unica attenuante reale che esiste è che gli Hornets non si possono permettere di concedere Kidd-Gilchrist, Neal e P.J. Hairston (rispettivamente con problemi al piede, contusione e caviglia slogata).

Charlotte scendeva in campo con la bella ma sfortunata tenuta viola. Walker, Stephenson, Henderson, Williams e Jefferson.
Questo il quintetto iniziale per coach Clifford. Lo starting five dei Pacers (in divisa bianca) invece era composto da; Sloan, Hill, Copeland, Scola e Hibbert.

Biyombo in sciacciata.

Biyombo in sciacciata.

Charlotte iniziava un po’ contratta.
In attacco trovava i suoi primi due punti a 10:06, con Jefferson che dimezzava lo svantaggio per il 2-4.
Big Al si ripeterà poco dopo su assist di Walker.
Il centro degli Hornets era l’unico dei suoi a essere caldo in quest’inizio, Indiana ne approfittava e per un fallo di Williams i Pacers volavano sul 4-10 a 8:18 grazie a Scola che realizzava il canestro più il libero supplementare.
Jefferson con un gancetto e con due liberi a 6:28 riportava a -4 i Calabroni, 8-12.
Copeland in penetrazione segnava il quindicesimo punto per i suoi, ma ancora uno sfruttatissimo Big Al a 5:07 con un altro gancio riaccorciava sul -5 (10-15).
Un turnaround di Hibbert (bel duello con Jefferson) era premiato dalla retina. Qui entrava in scena l’ex di turno; Lance Stephenson, il quale prima realizzava, poi in difesa spazzava via il tentativo dei Pacers con una stoppata e ancora segnava con un arresto e tiro dall’angolo sinistro del pitturato il 14-17.
Zeller a 2:46 con un tiro da due frontale ristabiliva la parità a 18 punti. Charlotte allungava nel finale.
Prima con una tripla di Williams per il 25-20, poi era la stessa ala grande a intercettare un pallone sorprendendo la difesa d’Indiana s’involava in contropiede, ma si concedeva il lusso di schiacciare sul secondo ferro e la palla schizzava via, infine, Roberts dalla distanza siglava il 28-20 che chiudeva il primo quarto.

Gli Hornets sembravano poter controllare ora il ritmo della partita.
Un passaggio arcobaleno di Lance per Biyombo, portava all’armonica schiacciata il centro congolese.
La locomotiva Jefferson addirittura portava sul +14 gli Hornets con due liberi a 7:32 dall’intervallo.
Hibbert dall’altra parte andava in gancio. Un bel passaggio di Jefferson (in post basso spalle a canestro) effettuato con nonchalance per l’entrata sparata di Stephenson che andava a canestro, ridava il +13 agli Hornets (40-27).
La purple rain di canestri degli Hornets però continuava con Jefferson (sempre in forma), a 4:42 con un gancio ne aggiungeva due e i Calabroni si trovavano sul +15.
Indiana riaccorciava sino al -7 ma Walker con una bomba la ricacciava al -10 a 40 secondi dalla fine di quarto.
I Pacers riuscivano comunque a rientrare di 4 punti e chiudevano in svantaggio di 6, 49-43.

Nel terzo quarto Stephenson andava a bersaglio ma i Pacers rispondevano con Hibbert e Copeland, fino ad arrivare al -2. La squadra del North Carolina cercava di reagire.
Jefferson recuperava un tiro con appoggio al vetro di Walker che non era andato a buon fine e portava gli Hornets sul 55-49.
Si succedevano piccoli elastici di punteggio che vedevano i bianco gialloblù tornare a -2 nuovamente e poi il riallungarsi fino al 59-53 Hornets, sempre con Jefferson che ripeteva i suoi movimenti trovando la retina.
Nel finale Scola approfittava del “la prendo io, la prendi tu, il rimbalzo fa statistica”, portando via palla a tre giocatori degli Hornets che se la contendevano, andando a pareggiare la partita.
Charlotte tentava di riportarsi avanti, ma sui suoi due possessi seguenti non ne ricava nulla con gli errori di Roberts e di Walker da tre punti. Mahinmi invece portava nuovamente avanti i suoi con un tap-in che valeva il 59-61.
Il pareggio però arrivava subito, frutto di una schiacciatona di Zeller (con parenti in tribuna) a 1:22.
Batti e ribatti nel punteggio in questo finale di terzo quarto; Stuckey in entrata per Indiana, una tripla aperta per Williams per Charlotte, un jumper di Sloan e un passaggio di Walker per il tiro di Jefferson, fissavano momentaneamente il risultato sul 66-65 per gli Hornets prima dell’ultimo quarto.

Indiana passava avanti, tuttavia Zeller oltre a tutti, riceveva un passaggio che correva ad appoggiare per il 71-70.
La spinta subita non valeva altri punti perché il lungo bianco falliva dalla lunetta la conclusione.
Charlotte però azionava il freno e quando Price batteva Zeller a 8:13 per il 71-75 si capiva che ci sarebbe stato da soffrire ancora una volta nel finale.
I Pacers incominciavano a prendere diversi rimbalzi offensivi che gli valevano punti sulle seconde possibilità, su uno di questi extra possessi era Stuckey in entrata portando a + 6 i suoi (71-77).
Gli Hornets a questo punto cercavano punti sicuri utilizzando i lunghi. La “massicciata”Jefferson/Maxiell, con due canestri ridavano speranze ai pochissimi tifosi ospiti presenti a Indianapolis.
Lo stesso centro di riserva era bravo e fortunato nello stoppare Mahinmi. La piccola corsa sul ferro della palla, dopo la stoppata, terminava fuori. Maxiell si rendeva ancora protagonista nel finale imitando Big Al, giro sul piede perno verso l’esterno dal post basso e tiro che decretava il pareggio a quota 79.
Hill e Maxiell si rispondevano e quando Jefferson a 2:59 dalla fine andava morbido, gli Hornets tornavano a mettere il capo avanti 83-81. Sloan dalla lunetta pareggiava, ma Walker from downtown riusciva a mettere 3 punti che davano un buon vantaggio a Charlotte quando mancavano 2:16 al termine del match.
Scola tra Jefferson e Maxiell subiva fallo dal primo, libero inghiottito dal canestro dopo il rimbalzino sul primo ferro. 86-86… gli errori di Charlotte e Indiana ridavano il possesso ai Calabroni.
Con :36,5 secondi da giocare Clifford chiamava time-out. Sull’azione seguente Walker tergiversava un po’ troppo, la marcatura era stretta e andando verso sinistra passava la palla sullo stesso lato a Williams che non godeva né di spaziature, né di blocchi, quindi era costretto a trovare lo spazio per tirare velocemente.
Ne scaturiva un tiraccio. L’ultima palla disponibile andava a Indiana. Time-out classico.
Il duello che potrebbe decidere la partita è quello tra Stuckey e Stephenson.
Il giocatore d’Indiana lasciava scorrere i secondi, poi provava ovviamente ad affondare, la marcatura di Lance non gli consentiva l’entrata, così l’attaccante si arrestava e tentava il jumper, ma Stephenson era sul pezzo, così il tiro non toccava nemmeno il ferro, la palla era recuperata però da Hill, che in back-door tagliava dietro a Scola, Williams invece di andare sulla palla si preoccupava di marcare Scola, Henderson rimaneva sui blocchi e Solomon si trova solo per l’amarissimo putback layup shot che decideva la gara sulla sirena.

La prossima stazione sarà Charlotte, contro Orlando il treno non dovrà fermarsi in stazione, altrimenti si potrebbe pensare che più che un Intercity questo treno sia un regionale…

Voti

Walker: 5,5
12 pt. (5/15), 7 assist, 2 rubate, 2 perse. Se non inizia a ingranare per davvero, sono dolori.

Stephenson: 6
10 punti (4/12), 8 rimbalzi, 7 assist e 2 stoppate. Più fischiato che applaudito dai suoi ex tifosi, Lance vive di emozioni, sbagliando un paio di liberi che alla fine saranno decisivi. Peccato che gli sciagurati compagni vanifichino il suo buon lavoro sull’ultima difesa.

Henderson: 3
0 punti (0/6), una palla persa. L’unica cosa buona che fa è quella di andarsi a prendere uno sfondamento. Sicuramente sull’azione finale non è avvantaggiato dal blocco di Scola, ma lui tiene una posizione sbagliata, si fa tagliare alle spalle da Hill e Charlotte perde la gara che avrebbe potuto terminare al supplementare.

M. Williams: 4,5
8 punti e 3 rimbalzi. Quando scrivevo che la difesa non è eccezionale. D’accordo. Hill non è il suo uomo, ma lui era piazzato lì, non calcola il rimbalzo (che non c’è), semplicemente si stacca troppo e inutilmente da canestro su un pallone che avrebbe potuto recuperare lui se avesse avuto un minimo di visione di gioco e un po’ di IQ baskettaro.

Jefferson: 7,5
28 punti (12/22), 1 stoppata e 8 rimbalzi. Il suo mestiere lo sa fare. Passa l’inizio del terzo quarto a litigare con il canestro, ma se non ci fosse lui le partite potremmo anche non giocarle.

Zeller: 5,5
Due bei canestri (schiacciata e transizione) errori ai liberi che costano caro. Una difesa all’europea non premiata nella notte. 7 punti con un 3/6 dal campo. Solo 2 rimbalzi. Un paio i kg in più addosso come minimo non gli farebbero male.

Roberts: 6,5
9 punti (4/7). Ora che Neal è fuori gli si chiede qualche punto in più. Lui tira discretamente.

Maxiell: 7
8 punti (4/6) e 6 rimbalzi in 13 minuti. L’ho spesso criticato. Oggi il veterano Maxiell però fa vedere che se si muove, il suo lavoro lo sa fare. Tiene in piedi gli Hornets nel finale.

Biyombo: 6,5
4 punti e 7 rimbalzi in 13 minuti. Troppo pochi per uno che a rimbalzo ci va con grinta, tanto da sfiorare la rissa nel primo tempo.

Clifford: 4
Quando si vince si ha ragione, quando si perde torto. Luogo comune, ma lui a parte le già citate assenze (non deve essere una scusa però, giacché Indiana da questo punto di vista era messa ancora peggio), mi deve spiegare perché non ci sono Jefferson e Biyombo in campo sull’ultima azione a prendere il rimbalzo…

Questo articolo è stato pubblicato in Games da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.