Game 27; Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 104-86

Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 104-86

Aiutati che il ciel t’aUtah, potrebbe essere il motto di questi Charlotte Hornets, un nucleo arrivato quasi fino al punto di fusione del nocciolo che nelle ultime gare sta cercando di raffreddare la striscia di sconfitte. Ovviamente è tutto nelle loro mani, salvo serate eccezionali di avversari più forti permettendo, ma… la difesa di Charlotte deve necessariamente salire di tono come ha fatto questa sera (dopo un inizio nel quale si è tenuta in piedi esclusivamente con l’attacco), lottando ogni palla e proteggendo il canestro.
Buona finalmente anche la prova di Kidd-Gilchrist.

Gli Hornets scendevano in campo con; Walker, Henderson, Kidd-Gilchrist, Zeller e Jefferson (fuori per la seconda gara quindi Stephenson che compare nella lista infortunati, non si sa se c’è da crederci o è solo per cautelarsi da un suo possibile infortunio in vista di uno scambio), mentre i Jazz schieravano; Burke, Burks, Hayward, Favors e Kanter agli ordini di Snyder.

Gerald Henderson scorre in mezzo alla difesa di Utah.

Gerald Henderson scorre in mezzo alla difesa di Utah.

La partenza della sfida era più da Gran Premio di F1 che da basket.
Gli attacchi sembravano non sbagliare nulla, Favors segnava in maniera semplice lo 0-2 ma Zeller era un fulmine in corsa verso il canestro. Boom!
Schiacciata devastante e pareggio che comunque durava fino alla successiva azione d’attacco dei Jazz, i quali si riportavano avanti, riassorbiti poi ancora una volta dagli Hornets con Jefferson che faceva abboccare alla finta Favors con tutti e due i piedi.
Salto del difensore e Big Al aveva via libera per il 4 pari.
Favors però segnava il 4-6 ma Henderson con una bella entrata bilanciava la situazione, la quale era sconvolta ancora dall’ala di Utah che sparava la tripla in faccia a Zeller per il 9-6.
Il primo errore al tiro era degli Hornets a 9:26 ma Henderson comunque sulla stessa azione realizzava 2 punti.
Il primo sorpasso Hornets avveniva grazie a una transizione finalizzata da MKG a 9:09.
Utah in attacco falliva l’occasione, colta invece da Walker con un tiro in ritmo da 3. pt per il 13-9 a 8:30.
Utah usava lo schermo in questa prima fase di gara e Hayward ne sfruttava i benefici.
A 7:12 un piazzato di Zeller (servito in verticale dalla linea di fondo da Walker) trovava il fondo del secchiello per il 15-11.
Burke ci metteva una tripla e la squadra dei mormoni tornava al -1, almeno fino a quando con un gancio armonico, Jefferson andava a bersaglio.
Favors, Jefferson e Walker muovevano il punteggio sul 21-16.
Lo score veniva modificato dallo stesso Kemba con una palla rubata e una conclusione in layup per il 25-19.
I Jazz non c’erano molto in questa fase, grazie anche a una migliore difesa dei Calabroni, così quando Neal serviva Williams che colpiva da 3, i punti di vantaggio per i padroni di casa saliva a 10.
Il finale di primo quarto era 31-23.

Nel secondo quarto Gary Neal tornava al servizio della squadra nelle vesti di uomo assist e forniva un pallone a Roberts che veniva valorizzato dal play con la tripla a 11:30.
Neal stufatosi ben presto di fare da passatore, prendeva la licenza di tiro da 3 e mandava sul +12 la squadra a 10:09 (37-25).
Chi non ingranava al tiro era Hairston invece che falliva nettamente un paio di tiri.
Eccezionale Biyombo un paio di minuti dopo.
Il lungo di riserva riusciva a prendere il rimbalzo dopo un errore al tiro di Charlotte, quattro giocatori dei Jazz chiudevano su di lui nel pitturato, ma con una forza superiore a quella dei forzuti protagonisti dei cartoni animati che di solito spazzano via chi tenta di bloccarli, riusciva a crearsi lo spazio per salire a mettere i due punti.
Kanter segnava da sotto, tuttavia dall’altra parte si sbloccava Hairston, il quale a 7:07 siglava tre punti.
Il bottino degli Hornets era arricchito da Zeller che con un giro su se stesso in post basso sinistro, lasciava partire un gancio vincente per il 44-30.
Utah in questa fase sembra poter rientrare di qualche punto, i Calabroni si raffreddavano un pochino in attacco, anche se lottavano (fin troppo visto che a volte si perdevano dei rimbalzi contesi tra compagni di squadra che finivano nelle mani avversarie) e Favors ne approfittava a 3:49 dalla baseline per ridare il -10 ai Jazz.
A eliminare il momento d’empasse di Charlotte ci pensava Henderson con un fade-away a 3:24, tuttavia Gobert con due canestri portava la squadra di Salt Lake City sino al -8.
Un paio di errori al tiro di Marvin Williams intervallate da attente difese degli Hornets lasciavano il punteggio quasi inalterato (1/2 ai liberi per Gobert) finchè Big Al riusciva a segnare in sottomano con un “tiro alla lavandaia” (forse sgraziato, ma molto efficace) il 50-39.
A riposo si andava sul 52-39 con Walker autore degli ultimi due punti.

Lo stesso Walker si fregiava di aprire le marcature nella ripresa.
Dopo un canestro di Hayward, Kanter sovrastava Zeller a rimbalzo e realizzava.
Charlotte però in questa fase tornava a volare con i canestri di Henderson, Jefferson (movimenti da grande basket nel suo canestro) e con una rubata a Exum da parte di Walker, dalla quale nasceva una transizione che né lui né MKG riuscivano a finalizzare, almeno fino al momento del fallo di Gobert sul tiro da sotto di Jefferson.
Il primo libero era un air-ball, incoraggiato dai compagni Big Al andava a segno per il 60-45 a 8:32.
Henderson trovava i punti per arrivare ai 62 grazie a un canestro realizzato in controtempo, scendendo e marcato.
A 6:48 bella azione personale di Walker che sfrecciava in mezzo alla difesa dei mormoni e concludeva in reverse layup. L’altra colonna portante, Big Al, ripeteva i suoi movimenti come un rito, così il tiro lasciato partire dal bordo destro dell’area pitturata, non lasciava scampo alla difesa di Utah e coach Snyder era costretto a chiamare il time-out immediato sul 68-47.
Gobert a 5:32 scaricava la frustrazione dei Jazz facendo tremare la struttura del canestro con una rabbiosa schiacciata, la quale però lasciava indifferenti gli Hornets che a 5:05, allo scadere dei 24 secondi, trovavano un quasi insperato canestro da parte di Henderson.
Hood in velocità, servito al momento giusto, riusciva solo ad accorciare sul -20 a 3:08 (75-55).
Un Henderson completamente diverso da quello visto nella terribile serie di fine novembre, segnava ancora sebbene contrastato addirittura da Gobert a canestro.
Un duello Davide contro Golia che rispettava la tradizione.
Hayward con la tripla segnava ma Utah rimaneva distante (77-58).
Gary Neal rispedito in campo realizzava da lontano per l’80-62, Exum s’iscriveva al club dei tiratori dalla grande distanza, prima che Neal decidesse di andare in entrata a 52 secondi dallo scadere del tempo.
Il tabellone a fine terzo quarto diceva: Hornets 84, Jazz 63.

L’ultimo quarto sembrava potersi aprire senza patemi d’animo per Charlotte.
MKG andava in ritmo in palleggio e dall’angolo destro metteva il suo tiro in ritmo.
Probabilmente su questa conclusione Mark Price ha lavorato molto con lui in estate.
La panchina di charlotte però si perdeva un attimo.
Soprattutto Neal faceva delle scelte discutibili in attacco e difesa, divenendo momentaneamente un buco sul quale i Jazz costruivano il loro parziale.
A 9:33 Exum solo da 45° destra, a 9:00 era Ingles dalla distanza ad andare a segno (86-71) e quando sull’azione seguente Neal volava a terra su un contatto, Burks ci provava da 3 fronte a canestro con Williams che scalava su di lui e sembrava poterlo contenere, tuttavia il rientro di Gary era troppo pieno di foga e concedeva 3 liberi alla guardia avversaria per un suo tocco da dietro sulla mano del giocatore al momento del tiro.
I liberi andavano tutti a segno, così a 8:34 i Jazz tornavano sul -12 facendo venire più di un brivido ai tifosi di casa che quest’anno ne hanno viste troppe di queste situazioni.
La partita però si attestava intorno a quel divario, con Williams e Henderson a portare punti preziosi e con Utah a bersaglio a 6:51, canestro che gli valeva il -10.
Jefferson doveva abbandonare il campo zoppicante dopo essere andato a rimbalzo su un FT di Utah, però Charlotte faceva un giro palla a tre partendo centralmente dall’arco dei tre punti per far finire il pallone nelle mani di un caldo Henderson che dall’angolo sinistro grigliava la retina a 6:09 (91-78).
Kemba realizzava 5 punti di seguito (un “nice two” e una tripla dal lato destro con il suo difensore che lo mollava per un attimo abboccando a una finta) e Charlotte incrementava il suo vantaggio a 18 punti.
Partita chiusa senza ombra di dubbio a 3:58 da un assist dello stesso Kemba per MKG, che dalla baseline destra superava Hayward, il quale gli aveva lasciato troppo spazio.
A 3:23 entravano Taylor (al quale auguriamo di non commettere più il grave errore che ha commesso diventando una persona migliore anche fuori dal campo) e la panchina intera degli Hornets, compreso Maxiell che da decoro per l’albero natalizio (più pacco secondo molti tifosi), diveniva il puntale offensivo del team nel garbage time.
Il finale era 104-86 Hornets.
Gli Hornets hanno battuto con una prova di carattere i Jazz, i quali avevano fatto bene nelle trasferte in Florida contro Miami e Orlando ma si sono dovuti arrendere a Charlotte, la quale ha tirato meglio (40,9% da 3 pt.), ha difeso meglio, anche a rimbalzo, dove gli Hornets hanno conquistato 49 rimbalzi contro i 39 avversari.

Voti

Walker: 7
20 pt. (8/17), 6 assist, 4 rubate, 0 perse. Battaglia stravinta contro Burke. Prestazione di buon livello, nella quale spiccano i palloni sottratti all’avversario a raffronto con le 0 palle perse.

Henderson: 7
17 pt. (8/12), 4 assist. Veramente on fire al tiro. Vederlo adesso e averlo visto qualche tempo fa lascia perlessi (anche se aveva saltato la preparazione). Che abbiano mandato un sosia?

Kidd-Gilchrist: 7
13 pt. (4/8), 11 rimbalzi, 1 rubata e 3 stoppate. Perde 3 palloni, tuttavia le sue cifre dicono che è importante per la difesa. Tutte le stoppate sono sue, qualche fallo viene anche da quel tipo di tentativo. Protegge il canestro e limita bene l’avversario.

Zeller: 6
7 pt. (3/6), 6 rimbalzi. Finisce al di sotto dei 20 minuti con qualche difficoltà di troppo su Favors. Riesce a prendere almeno qualche rimbalzo sotto le plance.

Jefferson: 7
19 pt. (8/13), 10 rimbalzi. Finisce in doppia doppia in virtù della buona protezione del proprio canestro a rimbalzo. In attacco gira e per lui è un gioco da ragazzi mettere insieme 19 punti.

M. Williams: 6,5
7 pt. (3/6), 5 rimbalzi. A parte un paio di tiri a vuoto, Marvin sta andando meglio rispetto all’inizio. In difesa va a spendere un fallo stupido su Ingles che lo grazia dalla lunetta dopo aver segnato, ma per il reto rimane concentrato.

Neal: 5
8 pt. (3/11). Se c’è un buco difensivo nel team è lui. Ha voglia di difendere, ma è un po’ indisciplinato o va a mettersi in posizioni scomode. Oggi il fallo in rientro sul tiro di Burks è stato un regalo. Aveva iniziato bene e poi ha finito per sparacchiare quasi a caso. Deve avere delle percentuali migliori. Gioca con il tutore alla spalla, non è ancora al meglio.

Biyombo: 7
2 pt. (1/1), 5 rimbalzi. Nonostante le misere cifre, è una presenza difensiva che non concede troppe seconde chance ai jazz. Finisce per giocare di più perché Jefferson si fa un po’ male.

Roberts: 6
5 pt. (2/4), 2 assist e 3 rimbalzi in poco meno di 12 minuti. Bene in attacco in difesa non mi ha convinto del tutto.

Hairston: 5,5
6 pt.( 2/8), 3 rimbalzi. Un tiro peggiorato. Che stiano provando a fargli cambiare la dinamica di tiro? Non saprei… di certo dalla lunga ne indovina 2 su 7.

Maxiell: s.v.
0 pt. (0/0), 3:23 per lui in campo. Niente di niente, ingiudicabile.

Taylor: s.v.
0 pt. (0/0), 3:23 anche per lui sul parquet. Speriamo aggiunga qualcosa di nuovo dentro al campo. Fuori dal campo si ricordi che la violenza su chi ha meno forza fisica di lui, è un atto da vigliacchi. Auguri per una sua nuova “vita”.

Pargo: s.v.
0 pt. (0/1), 2 rimbalzi, 2 assist. L’unico dei 3 entrati alla fine ad avere qualche statistica ma che non conta.

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.