Game 12: Charlotte Hornets @ Boston Celtics 87-90

Verde il colore della speranza della dimensione cattolica dei Celtics, nero il “non colore” maledetto del Caravaggio.
Michelangelo Merisi, nato a Milano nel 1571 forse non avrà da spartire molto con gli Hornets, forse… ma sicuramente fa da trait d’union tra la mia passione per le squadre “maledette” (a Charlotte crollò il tabellone centrale prima dell’apertura nel 1988 e poi vi fu la morte di Phills nei dintorni della vecchia arena, solo per citare un paio), alle quali spesso la sorte non arride.
Gli infortuni anche quest’anno hanno tolto di mezzo un paio di titolari rendendo più buio del previsto questo scorcio di stagione (le ultime tre partite fuori casa hanno rappresentato un ciclo nero), ma ora con l’utilizzo di MKG e il probabile rientro di Batum (con Cleveland), la tela nera del Caravaggio (nell’ultima fase della sua vita il pittore dipingeva su sfondo nero, soggetti truculenti, specialmente dopo esser stato condannato a morte, iniziò a dipinger la sua testa tagliata inserendola in quadri riguardanti episodi storici, mitici o epici famosi, come David Contro Golia) dovrebbe iniziare a riempirsi con pennellate dei suoi bagliori di luce.
Sfortunatamente il lavoro del maestro Clifford non è di caravaggiana memoria.
Il fato ci ha dato una mano togliendo di mezzo Irving dopo pochi minuti (gomitata di Baynes) ma, ancora una volta, dopo esser stati comodamente seduti in vantaggio, siamo riusciti a farci rapinare come nemmeno Fantozzi, Filini e Calboni all’Ippopotamo.
Azioni solitarie, errori in palleggio o blocchi irregolari, scelte più che discutibili dalla panchina che a inizio ultimo quarto ci costano ancora una volta una sconfitta che lascia a Boston l’undicesima vittoria di fila, più omaggio di Charlotte che W dei locali, che senza loro toglier nulla, si son dimostrati comunque combattivi, come nel loro spirito…
Molto più deludente che bruciante questa volta, sconfortante perder senza aver contro Horford e Irving, non riuscendo a difender 12 punti di vantaggio in altrettanti minuti mancanti…
I liberi hanno prodotto numericamente la differenza (19/33 contro il 21/25 di Boston), ma la fragilità della panchina preoccupa e se Tatum (titolare) ha finito con 16 pt. come il panchinaro Larkin e con 15 si è attestato Rozier, un motivo ci sarà…
Il nero di Caravaggio quindi non è ancora passato, si torna a casa a mani vuote (0-4 nel tour itinerante Ovest/Est) con un killer instinct pari a zero e forse dovremo attendere le gare con Cleveland e Chicago per veder la squadra al meglio con Batum probabilmente per la prima volta al rientro.
Eravamo prima della partita sopra Milwaukee verso il fondo, ora probabilmene andremo sotto, ma è solo per dire che c’è tempo per la risalita, nonostante questa ulteriore delusione.
In caso contrario, il messaggio nella bottiglia è che si attendono rimedi da parte della proprietà…
 
Le formazioni:
 
Baynes tirava giù la palla a due per i Celtics che tuttavia lasciavano agli Hornets i primi punti in avvio:
Lamb s’isolava con mezzo schermo di Howard andando a concludere in runner sulla sinistra per il 2-0 prima che MKG con un jumper raddoppiasse a 10:52.
A 10:10 Kemba s’incuneava in area tentando d’imitare Kemba ma Baynes commetteva fallo su di lui, riuscendo contemporaneamente a metter fuori gioco momentaneamente Irving (gomitata involontaria del lungo bianco al volto del compagno) che lasciava posto a Smart. Kemba infilava i due liberi, poi mandava in lunetta Howard che sul tentativo di alley-oop era fermato all’ultimo da un fallo di Tatum che risparmiava un punto ai Celtics.
Howard si vendicava poco dopo quando lo spin con spinta su Baynes faceva svolazzare come foglia al vento il centro oceanico lasciando la schiacciata appesa a Howard per il sorprendente 9-0 iniziale.
I Celtics cercavano spesso la tripla da fuori ma una maggior presenza perimetrale dettata anche dal rientro di MKG costringeva all’errore i vari Tatum, Brown, Smart (quest’ultimo successivamente al secondo canestro di MKG) che finiranno il primo quarto con 0/7 da fuori…
MKG a 6:31 portava sull’11-2 un punteggio che tendeva a rimaner basso fino allo scontro del pitturato di Morris che cadendo all’indietro realizzava a 5:06 l’11-5.
Clifford chiamava il time-out e dopo una dunk di Theis, Frank infilava un open 3 per il 15-7.
Dopo un’altra alzata di Lamb in avanzamento e una correzione di Theis su un errore in fing and roll di Smart, gli Hornets trovavano spesso la lunetta giocando in modo ragionato ma i lunghi di Charlotte ottenevano solo un 2/6 (Frank ½, Cody ¼), portando il punteggio sul 19-9 prima che Bacon da levante sorgesse con un jumper per il ventunesimo punto.
Gli Hornets finivano forte con Frank sulla banda colorata destra a disegnare una mezza luna per superare l’avversario prima di appoggiare al vetro il pallone del 23-9.
Monk rincarava la dose andando in diagonale sulla destra per l’arresto e tiro da tre punti sfruttando il granitico blocco di Zeller.
A un secondo dalla fine MCW perdeva il contatto con Smart che in pull-up faceva superare la singola cifra a Boston chiudendo il quarto sul 26-11.

Brown marcato stretto dal rientrante MKG.

 
Senza MKG in campo Boston tentava di approfittare della spaziatura sul perimetro.
Howard faceva in tempo a fintare d’andare sull’esterno del post per ricevere in area spalle a canestro e girare facilmente in appoggio il 28-13, ma dopo un’entrata forzata contro Zeller da parte di Tatum che appoggiava al vetro, Larkin colpiva da tre punti.
Charlotte ci provava da sotto ma non segnava, tuttavia un tap-off di Zeller favoriva il rimbalzo di Howard che restituiva palla al compagno sotto per il facile appoggio.
Niente da fare ancora una volta sull’addizionale ma tanto bastava per allungare sul 30-21.
Bacon a 8:21 infilava ancora dalla diagonale destra ma Tatum senza MKG tra i piedi infilava la sua prima tripla che precedeva un tecnico battuto da Smart per un parapiglia accesosi sotto canestro dei Celtics nel quale Howard era affrontato dal piccolo n°36 e reagendo con una manata bassa, attorniato, era punito più dal fattore campo che dalla giustizia.
Per Smart, che aveva acceso la miccia, nessuna sanzione.
Comunque gli Hornets sul tramonto della stessa azione beneficiavano di due FT per un fallo su Monk che non imitava i compagni, portando due punti nelle casse di Charlotte.
Larkin in chiaroscuro dietro il blocco di Baynes segnava altri tre punti ma il pittore Kaminsky tentava d’imitare meno l’assonante Kandinskij e il suo astrattismo, abbandonandone i connotati e portando il surrealismo sul parquet dipingendo due splash tricromici che issavano Charlotte sul 44-28.
MKG rientrava e in prodigioso recupero stoppava un millimetro prima del contatto con il plexiglass il pallone rilasciato da Rozier, poi andava a opporsi a una schiacciata in entrata di Brown che faceva saltar la palla sul ferro e splittava dalla lunetta.
Passavano un minuto e quaranta secondi, quando a 4:00 dall’intervallo, Rozier dalla diagonale destra realizzava il trentaduesimo punto per i Celtics.
Howard veniva spesso mandato in lunetta mentre nel mezzo Rozier con un ottimo step back scagliava una bomba da tre punti dalla diagonale sinistra non lasciando scampo alla pur ottima difesa di Lamb, il quale dardeggiava senza paura anche da almeno un metro oltre la linea restituendo la pariglia da tre punti all’avversario.
Un altro fallo su Howard a meno di due minuti dalla seconda sirena dava a Dwight l’opportunità d’andare in lunetta ma ancora una volta il nostro centro sbagliava andando sul 2/9 dalla linea della carità.
Tuttavia per le regole NBA la palla rimaneva in nostro possesso e da una baseline drive di Kemba nasceva il passaggio per MKG (con successivo incrocio) che andava su a schiacciar prepotentemente il pallone del 52-37.
Un mezzo avvitamento di Marvin in post sinistro con alzata a una mano precedeva le giocati finali, l’ultima delle quali era di Kemba che tentando la tripla (passando dietro il blocco di Howard), si vedeva tranciare da Rozier che da dietro faceva da ponte.
Tre liberi per il capitano che chiudeva i conti dei primi 24 minuti con un 3/3 per il 57-41.
 
Si riprendeva con Brown che da sotto non riusciva a segnare ma Baynes a rimorchio infilava i due punti, tuttavia Charlotte costruiva due azioni intelligenti:
Un’entrata di MKG a sfidare il rookie Tatum, non pronto nel caso a difendere sulla nostra ala e un passaggio hand-off di Howard che Lamb usava per schermarsi con il centro e violare ancora una volta il canestro bostoniano.
Boston tentava di riprendersi dal torpore con Morris che cadendo all’indietro ancora una volta, dall’alto del pitturato realizzava due punti.
Morris ricavava tre punti aperti dal giro palla e Clifford chiamava un time-out per riorganizzare il team.
Boston andava a vuoto e Morris tentando di catturare un rimbalzo offensivo rimaneva per terra, Charlotte andava dall’altra parte con l’uomo in più, pescando proprio Marvin Williams libero sulla linea del tiro da tre che non perdonava, ma siccome si usa dire popolarmente che “San Giovanni non fa inganni”, Morris da tre punti imitava il collega e duellante realizzando da fuori a 7:54 il 64-51.
Marvin dal post basso sinistro sfidava Tatum tirando dall’altezza del tabellone riuscendo a infilare il cesto. Kemba a 6:08 spinto da Brown da dietro sul tentativo di jumper bloccava il tempo andando in lunetta a realizzar il 2/2 che lo portava in doppia doppia (10 pt., 10 rimbalzi), poi incrementava la statistica nei passaggi vincenti andando sulla linea di fondo a consegnare un passaggio per Zeller che nel pitturato colorava la parabola con un mezzotono da due punti.
Bacon continuava la sua super serata al tiro infilando il quinto su altrettanti tentativi per il 74-60 ma una serie di liberi a favore di Boston, riavvicinava la squadra di Stevens che finiva a -12 il quarto sul 76-64.
 

Una lotta a rimbalzo sotto il tabellone dei biancoverdi.

Quando Theis dal corner sinistro segnava tre punti dimezzando lo svantaggio, la nuova tragedia era nell’aria. Una panchina disastrosa si caricava di falli (Frank a 8:20) e subiva una tripla di Brown che a 7:53 dimezzava ulteriormente lo svantaggio.
Kemba si lanciava a canestro ma incollandosi sull’entrata con la quale si separava dai difensori ed esibendosi in un preciso pull-up dalla media, fermava la rimonta dei Celtics. Boston riprendeva le operazioni per il sorpasso che avveniva a 5:30 con Brown in appoggio.
Rientrava MKG ma tardivamente mentre Howard perdeva palloni e commetteva qualche fallo di troppo.
La sorte si affrancava ai leprechaun quando Larkin in jumper compiva l’anello e la tabella prima di veder entrar il suo pallone, non preciso.
MKG prendeva uno sfondamento da Tatum ma in attacco Lamb errava andando da solo a concludere, quindi Tatum a 3:08 segnava un due lungo.
Sul 79-84 Kemba buttandosi dentro sbagliava ma andava a prendersi un rimbalzo di forza per correggere da sotto e riportarci a -3.
Zeller stoppava Tatum sull’azione offensiva dei Celtics, MKG salvava prima che la palla toccasse l’esterno del campo, poi era lo stesso n° 14 a provarci non facendo centro, Zeller catturava il rimbalzo ma sulla seconda possibilità Kemba non segnava da tre.
Tatum prendeva la via del canestro sfuggendo alla nostra ala piccola dando il +5 ai suoi…
Per un fallo dell’attivissimo Tatum su Kemba il nostro capitano si presentava in lunetta realizzando solamente il secondo libero, così, dopo una lotta a rimbalzo vinta dai Celtics, Morris tentava d’ammazzare la partita con la tripla ma colpendo il ferro innescava una rapida transizione di Walker che a contatto con Brown completava un gioco da tre punti (85-86).
Morris segnava appena dentro la linea dei tre punti contro un incolpevole Walker e il divario tornava a tre punti a :23.0 secondi dalla fine.
Clifford sceglieva la tattica rapida con Kemba a metter dentro due punti in appoggio, ma il cronometro bruciava sei secondi, poco importava se sulla pressione di Charlotte di Marvin e Michael, Rozier pestava la linea laterale destra.
Palla in mano a Charlotte per l’ultima possibile azione, ma Kemba forzava contro Morris (in cambio dopo l’avvicinamento di Zeller al nostro play) un duello che vinceva il difensore avversario; poco spazio sul tiro di Walker che colpendo la base del ferro spegneva le ultime speranze di Charlotte.
Fallo immediato di Walker, 2/2 di Rozier per l’87-90 a :03.6 dalla fine.
Sulla rimessa di Kaminsky, la palla scorreva orizzontalmente davanti a Lamb, colpendo Brown prima che Walker, dietro l’avversario, potesse raggiungerla…
Finiva così… con una demoralizzante sconfitta degli Hornets che gettando al vento un’altra possibilità, ora avranno 5 giorni di riposo per riordinare le idee e tornare a casa per affrontare la sfida con Cleveland.
Pagelle
 
Walker: 6
20 pt., 5 rimbalzi, 11 assist, 1 rubata. Sbaglia un tiro solo dalla lunetta, purtroppo il 19/33 complici Howard e Zeller ci penalizza, sbaglia però tutti e sei i tentativi da fuori, per il resto arma i fucilieri o i granatieri intorno a se con passaggi degni del miglior Paul. Si porta a casa un ventello anche stasera ma il voto va irrimediabilmente abbassato per la forzatura contro Morris. Va bene prendersi responsabilità ma non si gioca mai facile, mai di squadra in momenti di tensione simile. Bisogna cercare di muover la difesa e non sempre affidarsi ai miracoli, in un’era dove ne avvengono pochi tra l’altro…
 
Lamb: 6
9 pt, 5 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata, 1 rubata. 4/10 dal campo. Non male in certi frangenti. Si fa disorientare da Larkin nel finale sulla baseline destra e forza come Walker un tiro abbastanza improbabile in un momento cruciale.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
8 pt. (4/6), 5 rimbalzi, 1 stoppata. Buona presenza difensiva in molte occasioni. Gli scappa Tatum nel finale, tuttavia in 27 minuti, al rientro fa una buona partita.
 
M. Williams: 5,5
7 pt., 5 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. In 24 minuti ci prova 5 volte finendo con tre realizzazioni. Il compitino non qualche rimbalzo, non tutti difficili.
 
Howard: 5,5
6 pt., 11 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Pulisce qualsiasi cosa sotto I tabelloni nel primo tempo, tuttavia dalla lunetta fa cilecca troppe volte (2/9) e questi punti importanti mancano alla fine. Qualche fallo di troppo nel finale. Buona protezione dell’anello con un paio di stoppate ma anche 7 turnover…
 
Kaminsky: 5
14 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. Bene nella prima parte quando con due bombe di fila spinge Charlotte a staccarsi ma nella seconda parte inizia a cincischiare troppo finendo per mettersi troppo spesso in condizioni di tirar male. Manca di quella coordinazione unita al tempismo che fa la differenza in talune occasioni. Forzature o tiri che avrebbe potuto prender più tranquillamente vanno a vuoto, un peccato nonostante il suo 3/6 da fuori.
 
Zeller: 5,5
7 pt., 6 rimbalzi, 2 stoppate. Cody è generoso. Un buon blocco per Monk nei primi 24, una stoppata su Tatum nei secondi. Il 3/7 dalla linea però è una macchia che ci costa parecchio.
 
Bacon: 6,5
10 pt., 4 rimbalzi. Dwayne arriva in doppia cifra mettendo dentro i suoi primi 5 tentativi sui 7 tentati. In difesa non irreprensibile sempre anche se cattura un rimbalzone nel finale. Indiavolato nella prima fase, finisce con lo spegnersi insieme alla panchina.
 
Monk: 5
6 pt., 3 rimbalzi. Chiude con un 1/8 dal campo. Al solito tira frettolosamente cercando di dare una spinta a Charlotte sulla rimonta dei Celtics ma finisce con il far precipitare la situazione. I suoi errori al tiro aiutano i Celtics a tornar a galla.
 
Carter-Williams: 5,5
0 pt, 1 rimbalzo, 3 assist, 1 stoppata. Un po’ confusionario, cerca d’esser l’uomo ovunque. Commette tre falli e con lui in campo andiamo sul -10 di +/-. Non s’integra perfettamente con il resto del team, anche se la difesa tutto sommato non è malvagia in 11 minuti di gioco.
 
Coach Clifford: 4,5
Ancora una volta sbaglia a lasciar troppo tempo I titolari in panchina. Con 5 giorni di break, avrebbe dovuto richiamarli immediatamente in campo, anche se non si fossero retti in piedi, anche se avessero dovuto lanciare una stampella contro il nemico come Toti. La panchina trascolora facendo impallidire i tifosi di Charlotte che, ancora una volta, devono assistere a un finale assurdo. Non azzecchiamo una rimessa vincente o un clutch shot da quando i turchi occupavano l’Ellade…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.