Game 22: Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 111-119

 
Intro
 
“E’ necessario credere, bisogna scrivere, per essere invincibile, non dovrei vivere”… è una delle prime strofe di una canzone di Fabri Fibra intitolata appunto “Bisogna Scrivere”.
Chissà se anche i mormoni dello Utah (Jazz squadra ospite all’Alveare nella notte), poi divisi in varie sottotracce oggi credono ciecamente, anche se questa è una religione sempre in divenire, a tutto quello che Joseph Smith “tradusse” da tavole d’oro donategli da un angelo chiamato Moroni.
A me questa storia dell’ottocento ricorda molto quella mandata recentemente in onda dalle Iene.
Si scopre così in un’intervista a un gruppo di “Terrapiattisti” nostrani (una congrega che attacca ciò che è il gotha mondiale economico, confondendolo con un nemico non ben identificato) la realtà conosciuta si ribalti.
Essi asseriscono che la Terra sia piatta e non sferica (comunque un geode simile a un tondo) i vaccini facciano male, che la Terra sia piatta e ai suoi confini vi siano montagne di ghiaccio alte 400 mt. difese da soldati che si nutrirebbero dalla terra (quale terra se è tutto ghiaccio?), che gli allunaggi non siano mai avvenuti, che i dinosauri non siano mai esistiti ma le ossa ritrovate sarebbero di Giganti, la gravità non esisterebbe (questo spiegherebbe il perché Jordan riuscisse a decollare) Einstein e chi crede alla Terra tonda sarebbero servi dei potenti e schiavi strumentalizzati dal mainstream, ecc..
Insultati con dogmatica certezza i non credenti in questo caso, non si capisce bene il perché di tutto questo progetto da parte dell’élite mondiale ma alimentano il mio sospetto nei confronti del gruppo: guadagnare attraverso l’ennesima loggia.
Vagamente si difendono dicendo che l’idea attuale che noi saremmo solo un granello di sabbia nell’universo risulterebbe sminuente e poco importante per l’uomo che grazie a questo e ad altri fattori come le scie chimiche verrebbe controllato…
Probabilmente la visione (anche se inficiata) è soggettiva, credere è spinta necessaria, in cosa credere sta poi alla singola persona, libera di credere e aderire a una religione piuttosto che a cose più profane.
La nostra società ha costruito evidentemente un modello pluralistico dove ognuno ha diritto di diffondere il proprio verbo dando luogo a mini società alternative che viaggiano nell’etere e prendono forma talvolta dando nuove certezze anche a coloro che non hanno un’identità ben definita.
Persone che a volte limitandosi a vivere un modello alternativo libero dai diktat della civiltà cromata del fai da te, della competizione sfrenata, ecc., si credono libere ma spesso sono solo vittime dello stesso sistema che i loro occhi non percepiscono come sistema di sfruttamento e distruzione della persona non integrata o disadattata al principale sistema, (se penso a quanti cervelli spappolati o a morti per droghe ad esempio).
In tutto ciò spesso non si riesce a discernere ciò che è reale e potenzialmente utile da ciò che è irreale o potenzialmente dannoso, poco consci delle proprie capacità e possibilità in una società colpevole verso i giovani, chi si affida senza usare la propria mente all’altrui verità rischia di sopravvalutarsi o d’esser vittima di raggiri, piuttosto che di illusioni.
Ma quasi tutto si ribalta per uno sportivo, specialmente per un giocatore di basket invece è necessario lavorare e credere per aver fiducia in sé in primis.
Lavorare per costruire un tiro, per continuare a giocare e migliorarsi anche quando i risultati non arrivano e vorresti lasciar perder tutto.
Per gli Hornets attuali credere è fondamentale perché per rialzarsi dopo alcune brutte sconfitte serviva non abbattersi e continuare a lottare per giungere al proprio traguardo: i playoffs.
Ed è così che la squadra di Borrego si presentava alla vigilia di questa partita inseguendo un tris di vittorie contro Utah, impresa non ancora riuscita all’altalenante squadra del North Carolina…
 
 
 
La partita in breve
 
Charlotte, come nelle ultime due partite partiva malissimo concedendo agli avversari l’inizio gara.
Jazz che sfruttando soprattutto le transizioni arrivavano sul 2-11…
Pian piano la squadra di Snyder prendeva confidenza con il tiro da fuori e nel finale due bombe di Crowder scaraventavano Charlotte sul -14 (19-33).
Il secondo quarto vedeva gli Hornets lanciarsi al recupero ma dopo esser arrivati a 6:28 sul -4 con una tripla di Williams, incassando un parziale di 2-7 finivano sul 40-49.
Kemba in entrata segnava il riavvicinamento ma due bordate di Rubio con relative risposte di Walker da oltre l’arco chiudevano il primo tempo sul 53-57.
L’operazione aggancio aveva buon gioco a inizio ripresa quando un parziale di 7-0 dopo una tripla di Ingles, favorito da 4 punti consecutivi dl Lamb, abile a pareggiare dalla lunetta a 8:14 (64 pari) consentiva a Charlotte di pensare a un sorpasso solo abbozzato e idealizzato.
Utah metteva dentro due liberi e si ritrovava in mano una rimessa dal fondo che sarebbe dovuta andar evidentemente a Charlotte.
Con Zeller out per problemi fisici e un Kaminsky rimasto in campo poco tempo, Borrego nel secondo tempo si affidava velocemente a una small-ball pratica in attacco con Parker ma troppo leggera (non per colpa del francese) anche se aggressiva in difesa per difender su Gobert che risultava tuttavia inefficace anche sulla linea da tre punti.
Erano infatti le triple di Mitchell (4:54) e di Crowder a farci ripiombare sul -13 (66-79).
Parker era l’arma offensiva preferita da Charlotte che andava sul sicuro con le irresistibili entrate del francese ma il quarto si chiudeva sull’83-91.
Hornets ancora in elastico nell’ultimo quarto che giungeva al -7 a 10:01 con un hook di MKG dal pitturato viola e al -6 un paio di volte con Parker a 9:01 a metter dentro il 93-99 grazie al turbo ma a mancare il -5 dalla lunetta al libero addizionale.
Crowder e Korver, più una ditta che due giocatori, mettevano in piedi la fuga finale, così Charlotte alla fine cedeva 111-119 in una partita dove le scelte difensive di Borrego unite a una difesa incapace di stoppare i Jazz nei momenti che contavano, terminavano per essere le motivazioni principali di una sconfitta per una squadra ancora altalenante.
54,3% e 45,0% rispettivamente per Utah nel tiro dal campo e in quello da tre, 38-41 i rimbalzi ma dominio Utah negli assist con un 19-32.
Partita veloce nello svolgimento perché spesso gli arbitri hanno sorvolato o visto male sui contatti.
13/18 per Utah ai liberi, solo 8/13 per Charlotte con un arbitraggio non certamente casalingo.
Niente da fare nonostante l’8-14 nei turnover con la minor cifra da parte di Charlotte a non influire sul risultato.
Mitchell ha finito con 30 punti, Crowder con 24, Gobert con 20 pt. e 17 rimbalzi favorito dalla tattica di Borrego.
Korver 14 pt. a referto con un 4/6 da fuori…
 
Le formazioni:
 
 
La partita
 
 
1° quarto:
 
Gli Hornets vincevano la palla a due con Zeller (rara nelle prime partite) ma si facevano intercettare un passaggio di Kemba che dava il via alla transizione (leitmotiv fino al primo time-out) che porterà Gobert in girata a metter dentro uno strano banker.
Williams da tre e Walker da due sbagliavano le conclusioni nonostante il rimbalzo nel mezzo di Batum, Utah giocava veloce e sulla linea di fondo Rubio trovava Favors che metteva dentro subendo la manata di Lamb.
Il n° 15 aggiungeva un FT addizionale e i Jazz volavano a 10:57 sullo 0-5. Walker con un’esitazione e una ripartenza puntava dalla destra all’appoggio per i primi due punti ottenuti da Charlotte che tuttavia subiva due punti da Rubio in entrata e un minuto dopo lo 0-5 prendeva anche il 2-9 per “colpa” di un pull-up di Mitchell.
A 9:36 era la stellina dei Jazz a inchiodare un’alley-oop da transizione che portava sul 2-11 il match e richiedeva la sospensione della gara tramite time-out da parte di Borrego. Charlotte provava ancora ad attaccare ma Gobert stoppava Zeller ma a 8:51 lo specialista dei palloni che scottano Jeremy Lamb, con un lungo tre punti batteva il cronometro portando a 5 pt. Charlotte.
Utah si avvantaggiava su una serie di liberi poiché a 8:33 Mitchell toccato da Walker sul tiro segnava tutti e tre i liberi, poi Walker segnava un reverse layup contro Gobert ma a 8:00, toccato da Ingles sul tiro mancava tutti e tre i liberi a disposizione.
A memoria non ricordo Kemba sbagliar tre liberi consecutivi in lunetta sulla stessa azione…
Utah commetteva un paio di TO e Batum ne approfittava con un tiro in uno contro uno per realizzare il 9-14.
Un gioco di squadra con extra pass per Mitchell portava il giocatore dei Jazz a colpire dietro l’arco, poi i Jazz segnandone altri due andavano sul +10 (9-19) con un 64% al tiro contro il 33% di Charlotte…
Lamb decideva d’attaccare il canestro frontalmente facendosi spazio nello spalla a spalla con Gobert riuscendo in caduta ad appoggiar da destra di destro.
Parker in entrata imitava quasi il compagno a 4:54 segnando il 13-19 ma ripartiva la sinfonia Jazz con le triple di Korver e Neto (altro problema nel primo tempo il presidio sull’arco) che a 3:17 lanciavano la squadra di Snyder sul 13-25.
Walker in entrata freddava Gobert con un up & under. Walker recuperava palla in difesa e lanciando MKG in transizione dava il via all’appoggio del n°14 contro Crowder che in infilata sorprendeva le colonne difensive degli Hornets ma ancora MKG correggeva il tiro di un impreciso Monk per il 19-27.
Il finale però era tutto per Crowder che con due triple (la prima da destra, la seconda dalla diagonale sinistra) puniva Charlotte mandandola sul -14 (19-33).
 
 

CHARLOTTE, NC – NOVEMBER 30: Tony Parker #9 of the Charlotte Hornets looks to pass around teammates Derrick Favors #15 and Thabo Sefolosha #22 of the Utah Jazz during their game at Spectrum Center on November 30, 2018 in Charlotte, North Carolina.
Photo by Streeter Lecka/Getty Images)

 
 
2° quarto:
 
Anche nel secondo quarto Charlotte andava all’inseguimento, subendo prima due punti per il -15, segnando poi con un’entrata frontale e tiro in arresto dal pitturato fuori equilibrio di Batum toccato.
Monk sfondava su Korver ma Williams in area in uno contro uno trovava il modo di metter dentro il -12 a 10:26.
Parker puntando il canestro trovava il blocking foul di Neto. 2/2 e -10.
Svantaggio in doppia cifra quando a Lamb rimanendo tre secondi (palla sempre a lui quando ci son pochi secondi) attaccava il ferro con cambio passo per depositare oltre la tenace resistenza di Korver.
Bridges a 8:43 calando una tripla iniziava a far intravedere la luce in fondo al tunnel (30-35), anche perché un floater di Mitchell non bloccava l’attacco di Charlotte che si avvaleva dell’assist di Parker a ribaltare l’azione in corsa sul lato debole e usufruiva della tripla collegata di Williams per ridurre lo scarto a 4 punti.
A 7:45 Charlotte però era colpita da Korver dall’arco dimostrando di dover lavorare ancora molto in quella zona, poi la gara s’intensificava in velocità:
Williams era stoppato da Gobert ma il n° 2 prendendo il rimbalzo passava nel mezzo dietro dove spuntava Bridges (6:53) lesto al decollo per la pirotecnica schiacciata sulla quale il lungo centro francese non provava a rispondere. Gobert però andava dall’altra parte a schiacciare per una bimane rispondendo aggressivamente di potenza a 6:42, a 6:28 Williams andava ancora con la tripla a riportar sul -4 gli imenotteri (38-42).
Arrivavano un tap-in di Gobert a rimorchio i transizione e una stoppata del francese sul tentativo d’appoggio di Bridges che recuperava palla e metteva comunque dentro ma Utah trovando una tripla di O’Neale, un circus shot di sinistro di Rubio a contatto in area con Bridges costringeva Charlotte al time-out a 4:45.
Ripiombata su un -9 la squadra di Borrego vedeva Kemba slittare in partenza centrale sfuggendo a Rubio che osservava l’elegante e interminabile floater del capitano da centro area adagiarsi comodamente tra le maglie della retina. Parker in appoggio da destra sterzando sul contatto basso apportava altri due punti alla causa, Gobert interrompeva con l’alley-oop la rimonta ma Parker con uno spin e un banker batteva i due difensori che pur sapevano dove sarebbe andato a parare il nostro numero 9.
Kemba in entrata con rallentamento e accelerazione batteva la difesa andando dritto per un 48-51 che era rovinato da due triple consecutive di Rubio a respinger lo sforzo di Charlotte.
Charlotte comunque trovava il capitano nel finale a rimediare pareggiando il numero di triple del play spagnolo.
Una rim/glass a 39 secondi esatti dalla fine portava Charlotte a ridosso di Utah nuovamente sul 53-57, punteggio fissato per i 10 minuti dell’intervallo.
 
 
 
3° quarto:
 
Al rientro Zeller non c’era, costretto a rimaner fuori per problemi fisici, andava in scena allora il Tank…
Proprio Frank stoppando Mitchell favoriva la transizione di Batum che appoggiava il -2 ma un palleggio dietro la schiena con step-back e pull-up di Mitchell a 11:23 attardavano ancora Charlotte nell’operazione aggancio.
Lamb posterizzava Gobert con la schiacciata di destro ma Mitchell con l’arcobaleno in area continuava a tener a distanza di sicurezza i suoi.
Ingles poi da tre su Batum allungando sul 57-64 dava forse troppa sicurezza ai suoi che prendevano un parziale di 7-0 (Walker 2/2 FT a 9:13, step-back a 8:48 di Lamb e giro su piede perno con banker del numero tre toccato da Rubio per il tiro addizionale a segno a 8:18) utile a Charlotte per riagganciarsi a quota 64.
Charlotte però subiva due FT di Crowder e la decisione contro completamente errata della terna di dare una rimessa a Utah quando la palla sarebbe andata a Charlotte in attacco.
Crowder partendo da destra si avvantaggiava su rotazioni impazzite anche con l’ausilio del blocco del lungo al centro del pitturato per l’appoggio.
Gobert metteva dentro il 64-70 e Ingles con gli Hornets schiacciati al centro metteva dentro da tre punti on l’uscita tardiva di MKG a far da sfondo al tiro.
0-9 il parziale, 44-73…
Ripartiva con un elbow jumper MKG dallo spigolo alto destro dell’area, Frank teneva Gobert ma mancava l’appoggio in transizione andandosi a sedere in panca con rammarico. Partiva la small-ball per Charlotte che Mitchell colpiva comunque da fuori area per il 66-76.
Lamb da tre mancava il tiro, Crowder no, ma nel giro di triple si aggiungeva Bridges a 4:06 a riportare almeno sul -10 il punteggio (69-79).
Gobert segnava da sotto e Lamb a 3:03 trovando una comoda tripla accorciava sul -9 (72-81).
MKG si arrangiava con un fallo sotto canestro concedendo due liberi e altrettanti punti ai Jazz poi in attacco arrivava la soluzione meno praticabile e credibile:
Scarico di Parker proprio per Kidd-Gilchrist che credeva alla tripla da sinistra tanto che infilava il canestro a 2:34 per il 75-83.
Crowder incominciava a divenir incubo oltre l’arco con l’ennesima fiondata da tre punti utile a raggiunger quota 18 personali, toccava a Bridges saltare per corregger sopra il ferro a due mani un errore di Parker ma i Jazz mantenevano la presa sulla gara con l’appoggio di Gobert su Williams per il 77-88.
Parker nel finale sfoderava due canestri e un assist per MKG intervallato da una tripla di Korver.
Il tutto dava un minestrone con risultato ancora negativo da parte di Charlotte (83-91) prima d’iniziare l’ultimo quarto.

CHARLOTTE, NC – NOVEMBER 30: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets handles the ball against the Utah Jazz on November 30, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. Copyright: 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
 
4° quarto:
 
Si capiva che non era serata quando un pallone potenzialmente recuperabile, allungato da Kemba in angolo, pescava Crowder che tirando al volo con un secondo sul cronometro batteva la difesa di Charlotte per l’83-94.
Episodio fortunoso che tuttavia evidenziava l’assenza di presenza sul perimetro.
Parker continuando a sfrecciare in entrata con buona velocità riusciva ad accorciare sul -9 ma l’elastico lungo si accorciava di poco anche se Parker allungandosi e depositando basso al plexiglass alla sua maniera e un hook di MKG a 10:01 erano buoni per l’89-96.
Favors dalla lunetta (fallo MKG) splittava, Williams da destra batteva il difensore in turnaround per un -6 (91-97) che rimaneva punta massima del riavvicinamento perché gli Hornets in difesa trovavano una di quelle serate con una difesa incapace di protegger il ferro, così Mitchell con un reverse layup ai confini del wild shot allungava.
Parker metteva però anche il turbo non volendo ancora darla vinta agli avversari:
Canestro e fallo a favore fischiato (Penso il contatto meno falloso di tutti tra altri fischi mancati).
Libero purtroppo mancato e partita chiusa dalla tripla di Crowder a 8:35 (andava in season-high) e dall’entrata di Korver a 7:47 per il 93-104.
Charlotte provava con Kemba a recuperare.
Il capitano sfornava un paio di belle entrate (manca un libero) ma Korver (scambiato con i tempi giusti per romperci le scatole) le inframezzava con un’altra bomba, così il rainbow di Lamb su Gobert era valevole solamente per il 103-113 e poi a Parker era fischiato un fallo per un leggero appoggio sulla schiena di un Rubio in entrata (fallo giusto nonostante le proteste ma tanti uguali non chiamati).
L’1/2 produceva l’ultimo sforzo di Charlotte che con Parker in corsa vedeva il francese raggiungere i 20 punti e il 105-114, Mitchell rispondeva tirando sopra Williams e Lamb con un tiro al vetro angolava la palla in maniera corretta per il 107-116.
A 1:22 era ancora Lamb spinto da Gobert al quinto fallo a presentarsi in lunetta ma il primo tiro era storto, come la luna degli Hornets che raggiungevano il 108-116, troppo lontani per sperar di riagguantar il pari anche perché Rubio intercettava un passaggio di Parker diretto a Walker e la tripla di Marvin a :17.1 era estremamente tardiva.
111-119.
Battuta d’arresto per Charlotte che continua oggi a galleggiare sui .500 a causa di una difesa a intermittenza.
 
 
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 6,5
21 pt., 7 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 9/17 al tiro con la controparte Rubio ad aver un +13 di plus/minus mentre Kemba gela a -17. Una gara con qualche tiro da fuori forzato ma per la maggior parte ponderato a seconda delle sue capacità, in entrata dimostra di non esse secondo a Parker con alcuni appoggi e reverse lay-up di prestigio anche oltre Gobert. Una prestazione “normale” del capitano purtroppo non basta stasera anche se inusualmente parte in quintetto dall’inizio dell’ultimo quarto.
 
 
Jeremy Lamb: 7
24 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Un po’ in imbarazzo se gli capita Mitchell ma non lo fermano nemmeno gli altri compagni… In attacco mette dentro almeno un paio di tiri al limite dei 24 grazie ai compagni che gliela spediscono a pochi secondi dalla sirena. Pareggia pure con una giocata da tre punti a quota 64. Altra buona prestazione offensiva con 10/18 al tiro e 2/3 da fuori. Otto delle ultime nove volte Jeremy ha segnato almeno 18 punti…
 
 
Nicolas Batum: 5,5
6 pt., 3 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. 3/5 dal campo, un paio di falli spesi, gioca bene a inizio gara anche con un rimbalzo in attacco, segna un bel canestro in uno contro uno dalla media distanza, poi come il solito non perviene più giocando ben 31 minuti.
 
Marvin Williams: 6
15 pt., 11 rimbalzi, 2 assist. 1 rubata. 5/13 al tiro con diversi errori da fuori quando la partita conta. Anche lui con un buon inizio e un paio di triple aiuta a tener la squadra in partita andando in doppia doppia, non credo poi possa tenere Gobert schierato da centro in una small-ball.
 
Cody Zeller: 5,5
0 pt., 2 rimbalzi,1 stoppata. Una la prende anche di stoppata e chiude con uno 0/2 al tiro con una manciata di secondi in più oltre i 7 minuti giocati. Non ce la fa contro Gobert e non ce la fa dopo aver preso un colpo al costato. Rimane negli spogliatoi ma Borrego lo sostituisce parzialmente con Frank.
 
Malik Monk: 5
2 pt. ¼ al tiro, 0/2 da fuori. Torna impreciso e troppo veloce in attacco nel prender tiri e perde anche un pallone. Borrego decide di lasciarlo in campo solamente 5:44 forse si rende conto che un Monk così in queste serate non aiuta a recuperare.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 5,5
11 pt., 2 rimbalzi. In attacco benissimo con 5/6 al tiro compresa una tripla sganciata con sicurezza da sinistra. In difesa è costretto a spender tre falli e non è efficace in quel box/zona che sembra praticar Charlotte in chiusura sugli attacchi nel pitturato. Avendo a volte Gobert sotto canestro poi non è facile. Come tutta la squadra si fa risucchiare nel pitturato finendo ancora sotto l’effetto del cannoneggiamento che lo scorso anno aveva portato il n°14 ad avere brutti voti. La difesa del perimetro è fondamentale, novello John Snow mancato sulla barriera nella notte…
 
Miles Bridges: 7
12 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubate, stoppate. 5/9 al tiro con un paio di triple ben confezionate. Altra dunk che fa rimbalzare i tifosi sparata sulla testa di Gobert oltre a quella correzione a due mani arrivando dalla linea di fondo sinistra. Da discretamente fastidio anche in difesa in alcune occasioni. +7 in quasi 16 minuti.
 
Tony Parker: 7,5
20 pt., 1 rimbalzo, 9 assist, 1 rubata. 9/17 dal campo. Attacca, attacca e attacca. Ci prova in tutte le salse e spesso gli riesce appoggiare al vetro con equilibrio, precisione millimetrica ed esperienza oltre a una velocità di base buona che gli consente di poter attaccare anche Gobert se serve. 20 punti e 9 assist rispondono a chi diceva che fosse un giocatore finito arrivato a svernare a Charlotte. Nel finale gli fischiano contro un fallo su Rubio veramente veniale ma reale, su di lui ne mancano almeno un paio evidenti invece… La palla persa a un minuto dalla fine non la conto nemmeno poiché a partita persa ormai.

 
Frank Kaminsky: 5,5
0 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Gioca 15:36 fallendo 4 tiri, equamente divisi da dentro l’arco e fuori l’arco. Stoppa bene Mitchell a inizio ripresa e riesce anche a tenere Gobert sulla linea di fondo poco dopo anche se il francese lamenta un fallo. Sbaglia la transizione di lì a poco e ancor più rapidamente finisce in panchina con un gesto di stizza nei confronti di sé stesso per non esser riuscito nemmeno a metter dentro l’appoggio.
 
Devonte’ Graham: s.v.
0 pt. 51 secondi inutili risparmiati a Walker nel finale. Devonte sorride all’ingresso in campo, io un po’ meno visto il risultato.
 
Coach James Borrego: 5
Genio o stupido? A voi l’ardua sentenza. Contro una squadra con Gobert e Favors decide di metter dentro una small-ball dopo aver perso Zeller per infortunio e messo Kaminsky in campo per poco tempo. Dovrebbe esserci a disposizione Hernangomez in panchina visto l’infortunio di Biyombo. Lo spagnolo probabilmente su Gobert avrebbe avuto migliori chance dei vari MKG e Williams, giocatori costretti a ruotare sulle azioni di Utah. Una scelta compiuta per essere aggressivi che paga in attacco. Tra l’altro nel primo tempo mette dentro un quintetto ibrido con i giocatori più in forma e mi piace, poi nel secondo tempo esagera, forse per inesperienza ma l’errore pare evidente. Manca ancora di continuità questa squadra sotto l’aspetto mentale. Bisogna lavorare sulla difesa dal perimetro per non tornare a situazioni viste con Clifford perché se è vero come dicono lui e Parker che Utah ha tirato bene essendo calda, bisogna tornare a chiudere il meglio possibile senza dar nulla per scontato. Pick and roll e scarichi buoni da parte di Utah che costringono a rotazioni non ottimali Charlotte che però deve essere in grado di contrastare meglio questi giochi.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.