Game 25: Charlotte Hornets Vs Los Angeles Lakers 99-110

 
Hiroshi Ishiguro produce robot.
Il genio giapponese è riuscito a creare in questi anni dei robot che muovono anche muscoli facciali creati in silicone e che sono in grado di sostenere conversazioni con umani.
Ha realizzato persino una copia di se stesso in maniera maniacale.
Nei compresi.
Chissà se qualche replicante è stato mandato a Charlotte che rispetto a due anni fa si ritrova giocatori “senz’anima” e con brutte copie dei giocatori dell’annata che ci portò ai playoffs.
Due anni sono trascorsi, ma è passata una vita…
I rigenerati Hornets facevano centro al loro secondo tentativo, poi un decadimento veloce con un 2017 da dimenticare, avaro di soddisfazioni.
Dopo la disarmante caduta casalinga contro i Bulls non c’era nemmeno il tempo di ragionarvi su.
Semplicemente si tornava in scena allo Spectrum.
The show must go on, anche quando lo spettacolo è lanciato verso l’insensatezza con 58 partite ancora da giocare e nulla da dire.
Rispondere agli stimoli da contratto e andare avanti.
Lavoro da professionisti nell’era della tecnica.
Replicanti che non usano nemmeno le batterie Duracell, quelle che secondo la pubblicità durerebbero di più.
Gli ultimi quarti degli Hornets sono da operetta.
Niente di nuovo insomma…
Un cedimento verticale nel finale, questa notte dovuto ai titolari e non alla panchina, anche se Batum, nel tempo incriminato, è rimasto fuori per un problema al gomito.
Al sempre più tetro universo di Charlotte faceva da contraltare la luce in fondo al tunnel dei Lakers (interrotta la loro serie di 5 sconfitte consecuive contro di noi), città scintillante che sta cercando di ritrovare in gialloviola la supremazia cittadina ma soprattutto la tradizione vincente de passato e di tempi non poi così remoti.
Stesso record prima del match ma due direzioni differenti. Da una parte un team che, in regresso spaventoso, è attanagliato da una dirigenza inadeguata, anche se Jordan, qualche tempo fa criticò la NBA degli ultimi anni per il super potere accumulato da un paio di franchigie con tutte le altre a guardare, tuttavia è anche vero che tra le altre vi sono notevoli differenze.
Ad esempio tra Sacramento e San Antonio la differenza nel trend e nella storia è parecchia.
Questione di small market contro big market, di gente che vuol vincer titoli, guadagnare il massimo o vivere in città tentacolari piuttosto che paesaggisticamente splendide. Forse Charlotte non avrà nulla di tutto ciò ma è sulla mappa della NBA dal 1988 e dopo quei 4/5 anni di gavetta, iniziò a diventare una squadra di medio/alta classifica pur non vincendo nulla.
Questo apparentamento con i vecchi Hornets sembra piuttosto latente.
Si sta regredendo all’era Bobcats alla quale Kemba aveva dichiarato di non voler tornare, ma la freccia del tempo indica quella direzione.
Qualche leggero rumors estivo con il top player che potrebbe cambiare aria è leggero venticello ora, in una situazione complessa.
Ma mentre scrivo era ora d’andare a calcare il parquet.
Inutile parlare di cifre (nella parentesi indico qualcosa dei singoli deiLlakers: Clarkson 22 pt., Ingram 18, Caldwell-Pope 15 e Kuzma 12 + 14 rimbalzi) se il gioco non c’è e i parziali presi negli ultimi quarti evidenziano una totale incapacità di difendere.
 
Passavano pochi secondi dall’inizio della gara che già gli arbitri si accorgevano di problemi al cronometro.
Dopo un paio di minuti s’iniziava a far sul serio e Howard mancava un gancio contro il fratello del Lopez affrontato il giorno precedente.
I Lakers andavano invece in lunetta con Ball ma il suo 0/2 lasciava il risultato invariato con Howard a prendere il rimbalzo difensivo e poi quello offensivo per la correzione che ci dava il 2-0.
I Lakers pareggiavano alla stessa maniera con Ingram, approfittando dell’assenza di Howard.
Gli Hornets si riportavano sopra con il solito dribbling in crossover di Kemba che lasciava sul posto Ball e vedeva il capitano segnare in appoggio nonostante una spinta.
Il nuovo pareggio dei Walton boys non era un problema se MKG a 10:19 imitava il compagno con l’appoggio in entrata da destra, anche se molto meno frizzante, le difficoltà arrivavano dalla difesa che concedeva a Ball spazio per colpire da tre punti.
Il vantaggio gialloviola rimaneva un ricordo quando Williams entrando nel cuore dell’area si girava dalla posizione di spalle a canestro in palleggio, per battere il suo avversario con un lesto gancio.
A 9:16 Batum dalla diagonale destra vedeva l’infilata centrale portata da Howard dalle retrovie; passaggio perfetto e slam dunk a una mano del nostro n° 12 per il 10-7.
Con un paio di canestri gli ospiti si riportavano sopra ma la provvidenza si chiamava Kemba.
Il capitano a 7:46 mandava a infilarsi nella retina una tripla prima di segnare 21 secondi più tardi in pull-up.
I ragazzi di Walton tenevano il passo e raggiungevano a quota 15 i Calabroni che finivano nuovamente sotto (17-18) per colpa di B. Lopez e la sua tripla dalla diagonale sinistra a 5:55. Howard infilava 4 punti consecutivi per gli Hornets agendo dalle parti del ferro, i Lakers ne mettevano due ma in corsa sulla destra Monk alzava la sfera prima d’uscire dal campo per Howard che bombardava il cesto ospite in alley oop per il 23-20.
Gli Hornets allungavano sul +5 quando Bacon sporcava un pallone in difesa e Monk, lanciato in contropiede, passava in corsa dietro la sua schiena la sfera verso Graham che concludeva il contropiede in maniera semplice ed efficace per il 27-22.
La panchina però a difesa schierata trovava difficoltà a segnare mentre i Lakers recuperavano terreno chiudendo a -1 il quarto con l’arresto e tiro di Clarkson (29-28).

Howard rientra in difesa dopo aver segnato i primi due punti dell’incontro.

 
Il secondo quarto iniziava con Monk a fallire un tecnico fischiato contro il coach di LAL.
I californiani approfittavano dell’incapacità d’andare a canestro da parte dei viola/turchese portandosi sopra con il tap-in di Kuzma.
A 9:32 però O’Bryant, dopo aver già fallito da fuori, aggiustava la mira e segnava una delle sue rarissime triple per il 32-30.
L’alley-oop di Kuzma in fast break faceva risaltare il ritmo veloce impresso alla partita dai giovani Lakers che subivano un canestro da parte di MCW nel pitturato viola, ma facevano notare anche l’assenza di difesa dalle parti del ferro quando Howard non si trovava sul parquet, infatti, a 8:23 la dunk di Kuzma riportava la situazione in parità (34-34).
Clarkson segnava da sotto ma il rientro dei titolari 8salvo Graham) ridava spinta offensiva agli Hornets che trovavano subito Howard come terminale offensivo per due punti sicuri. Un jumper di Clarkson e una pesa di Kemba non finalizzata dalla transizione rapida dei Lakers davano a Charlotte la possibilità di pareggiare.
Kemba con il solito scatto felino andava a depositare dalla destra lasciando ball franargli addosso.
Due punti più fallo netto che Walker chiedeva ma gli arbitri non gradivano e fischiavano un tecnico che riportava avanti i losangelini.
Caldwell-Pope da tre mancava l’occasione mentre Kemba sul posto fintava proprio sul precedente tiratore, lasciandolo interdetto sull’azione che vedeva Kemba partire a razzo verso il canestro tagliando in due la difesa avversaria per depositare il nuovo vantaggio a 6:01.
A 5:34 però il numero cinque dei Lakers in transizione segnava da fuori il più due ospite (40-42) mettendo nei guai coach Silas che vedeva un paio di palloni ancora ballonzolare sul proprio ferro; due in & out che valevano il rimanere in gara e quando il fendente orizzontale fatto partir da Batum dalla sinistra trovava Marvin per un catch n’shoot pesante, gli Hornets pescavano il jolly del sorpasso. Howard respingeva l’entrata d’Ingram di mano destra al mittente, mentre in attacco andava a bloccare per Batum che uscendo dal blocco si allontanava e sparava due punti dal mid-range destro.
Gli Hornets mostravano qualche buona azione offensiva come la triangolazione larga che vedeva MKG cedere a Batum per poi andare in corsa a ricevere un bound pass che lo portava al tiro in salto a contatto con un difensore (Nance Jr.); canestro più addizionale realizzato e Hornets sul 50-44 a 2:23 dall’intervallo.
C.-Pope in elbow jumper e Marvin Williams al plexiglass muovevano un punteggio che Lopez e Walker con una bomba a testa facevano salire ancora (55-49) prima che Caldwell-Pope a un nonnulla dalla sirena stuccasse il punteggio sul 56-52, finale di primo tempo.

Un gancio vincente di Williams alla tabella sul finire del secondo qarto.

 
Le tendine rosse si aprivano sul secondo tempo e il divario tra un canestro e l’altro faceva da elastico tre i due e i quattro punti, riguadagnati da Howard con un running hook ritardato contro Lopez per il 60-56.
Kemba a 9:54 con un’azione ficcante si faceva spazio sotto per servire MKG che non aveva un controllo perfetto sotto canestro ma saliva per appoggiate facilmente contro una morbida difesa gialloviola.
Non così compiacente era Lopez sul tentativo successivo dello stesso n° 14.
La stoppata anticipava una tripla di B. Lopez che riduceva il gap al minimo (63-62).
MKG faceva scentro in entrata grazie al rimbalzo del primo ferro, poi era Kemba a sparare da tre, palla che s’impennava oltre il tabellone, rimbalzo di Howard e fallo su di lui.
Dalla linea il nostro centro splittava consentendo di rimanere sul +1 dopo aver incassato a 5:39 la tremenda tripla volante di Caldwell-Pope (66-65).
Una reverse d’Ingram non andava a buon fine e gli Hornets una volta tanto sfruttavano la transizione con l’apertura sulla sinistra per Graham che scagliava una freccia da tre punti a 3:55 che garantiva un vantaggio ben presto risucchiato dai californiani che riequilibravano la partita con un recupero difensivo e una transizione di Ingram (69-69).
A 3:03 Howard non chiudeva la boccaccia dirigendosi verso la panchina rivolgendosi un arbitro piuttosto permaloso. Tecnico e Charlotte indietro di uno…
Tre falli in 15 secondi fischiati contro Graham, Ingram in lunetta per un 2/2 mentre dall’altra parte Monk non segnava nemmeno per sbaglio…
O’Bryant dalla sua mattonella in separation e MCW per un fallo a metà campo finiva in lunetta segnando il 73-74.
Le distanze rimanevano quelle ma il punteggio finale dopo 36 minuti era di 75-76.
 
MCW segnava in avvio d’ultimo quarto il vantaggio di Charlotte in pull-up ma poi il neo entrato Brewer era liberato da un paio di passaggi sulla destra del canestro e trovava la via libera per due easy point.
Monk in uno contro uno finalmente segnava il suo primo canestro di serata dandoci il 79-78 mentre nelle fila dei Lakers saliva di tono Clarkson, MCW riusciva con una tripla dalla diagonale sinistra a darci di nuovo il +1 (82-81). O’Bryant a 9:01 con un gancio in ricaduta estendeva la leadership a tre punti ma Kuzma diventava la seconda spina del fianco, dopo Clarkson nel finale; realizzazione da vicino seguita da un coast to coast di Randle favorito da una scellerata conclusione di O’Bryant che non spendeva il fallo seguendo l’avversario in rientro.
Ancora Kuzma andava a stoppare O’Bryant in aiuto da dietro, poi serviva l’assist per Randle che non ce la faceva a mettere il reverse ma uno dei due liberi concessi andava a segno.
Monk non segnava e si faceva scappare Clarkson che a 7:20 cercava il canestro facile, O’Bryant spendeva il fallo sull’aiuto e il due su due del longilineo giocatore mandava oltre il singolo possesso i Calabroni (84-88).
La partita si sarebbe ancora potuta recuperare con la bomba di Williams a 7:05 che ci vedeva rientrare sul -1, tuttavia Charlotte cadeva proprio quando i titolari rientravano in campo.
Howard si faceva annullare un canestro per aver corretto un suo tiro con la palla attaccata al ferro, poi splittava ai liberi a 6:11 per l’88-92 ma Clarkson in entrata faceva invidia al porte aperte alla Renault.
L’officina degli Hornets però riusciva ancora a mettere una pezza con Marvin Williams in tap-in (errore MKG in entrata da sx), ma Caldwell-Pope protetto da uno schermo con Bacon al vano inseguimento faceva calare il sipario con la tripla del 90-97.
Quando a 4:49 Clarkson in palleggio mandava la sfera a rimbalzare sul parquet per trovare Randle spinto da Williams, arrivava anche il beffardo gioco da tre punti con il balletto nel mezzo del brutto giocatore dei Lakers.
90-100, tramonto completo con Clarkson a segnare a 3:25 dalla fine il -14.
Walker nel finale metteva cinque punti ma ormai era tardi.
99-110, chiaramente per gli avversari di turno…
It’s a dream away, Today, Today!
Vision in my cell begin to breed.
E ‘un sogno lontano, oggi, oggi!
Le visioni dalla mia cella cominciano a riprodursi…
Cit. Talk Talk da “Today”.
 
Pagelle
 
Walker: 6
23 pt. (10/22), 4 assist, 3 rimbalzi, 1 rubata. Gioca 28 minuti. Il rapporto punti/minuti è alto e al tiro non va male ma il voto l’abbasso perché nel finale invece di giocare si prende la responsabilità di sparare da tre inutilmente. Il 3/8 da fuori è già buono perché ultimamente non ne segna tantissimi in media.
 
Batum: 6
2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Gioca 18 minuti limitato dal problema al gomito. Da equilibrio alla squadra fornendo un paio di veri assist. +5 di plus/minus.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
9 pt. (4/8), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Se, quando gli Hornets sono bloccati in attacco deve arrivare lui a tirare o a tentare l’entrata, non siamo messi benissimo. Perde i duelli sui tentativi di schiacciata ma si ripropone bene in attacco in mancanza d’altro.
 
M. Williams: 5,5
13 pt., 3 rimbalzi, 3 assist. L’ultimo a cercare di dare linfa all’attacco di Charlotte in tempo utile, poi il suo fallo su Randle è la ciliegina sulla torta di una squadra che non riesce più a difendere.
 
Howard: 6,5
21 pt., 12 rimbalzi, 2 stoppate. Troppi turnover (5). Maggiormente coinvolto finisce con un 9/14 al tiro e un 3/6 dalla lunetta ma deve imparare a non protestare inutilmente. Lì sotto spesso fa male agli avversari ma nel finale non riesce a proteggere l’anello e va a vuoto o quasi in un paio d’azioni offensive.
 
Bacon: 5
2 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 1/3 al tiro. Inadeguato nel finale, anche se sulla tripla di Caldwell-Pope poco avrebbe potuto fare, sebbene il suo goffo tentativo in rincorsa non sia dei migliori.
 
Graham: 6
7 pt., 3 assist, 3 rimbalzi, 1 rubata. 2/6 al tiro. Due buoni FT, una tripla e qualche difesa buona per far sbagliare i tiratori avversari ma nel complesso una prestazione non a livello della precedente.
 
Carter-Williams: 6
9 pt. (3/4), 2 rimbalzi, 2 assist. Bene in attacco, aggressivo in difesa, anche troppo. Meglio del solito anche se coinvolto nelle prime rotazioni in un classico ribaltamento del vantaggio pro avversari.
 
O’Bryant: 5,5
11 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Sembrerebbe una buona prestazione ma fa 5/15 al tiro e nel finale lascia Randle o altri colpevolmente troppo liberi. Prende qualche sfondamento.
 
Monk: 4,5
2 pt. (1/7), 1 rimbalzo, 3 assist. Una rubata. Un assist per Howard e uno per Graham… davvero belli ma non segna nemmeno a sparargli. Per attendere un suo canestro tocca aspettare l’ultimo quarto ed io ho peso la pazienza.
 
Coach S. Silas: 6
Ancora fuori Clifford. Qualche fonte aveva dato per probabili problemi di cuore, ma una fonte vicina al coach ha rivelato che non si tratta di questo. Marvin Williams dicendo che se solo avesse potuto sarebbe stato con loro, ha praticamente ammesso una situazione non risolvibile nel giro di pochi giorni, anche se non ha rivelato di che si tratti, anche se probabilmente lo saprà. Al suo posto Silas rischia di fare pessime figure. Questa squadra non la salverebbe nemmeno il “Pop”.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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