Game 28: Charlotte Hornets Vs Miami Heat 98-104

 
 
 
Un poker per rientrare delle perdite subite.
No, non è una partita a carte, semplicemente gli Hornets iniziavano stanotte una serie di quattro gare da vincere per riparare ai danni creati da loro stessi nei mesi precedenti. La classifica latita e la squadra rende poco.
Necessario mascherare, bluffare per mostrare i punti di forza ingannando gli avversari facendoli cedere.
Quante partite di poker presenti nei film.
Cultura popolare se parliamo de “La Stangata”, film del 1972 diretto dal regista Roy Hill e vincitore di ben sette premi Oscar.
La pellicola narra le vicende di due truffatori di strada (Johnny Hooker e Luther Coleman) che truffano un corriere agli ordini del gangster Doyle Lonnegan.
La vendetta di quest’ultimo consiste nel cercare d’uccidere i due.
Luther cade, ma Johnny riesce a fuggire e per vendicarsi organizza con un amico di Luther (Henry Gondorff) una truffa per punire il gangster.
Henry, abilissimo, mette su una finta agenzia di scommesse sui cavalli e convince Doyle di poter avere vincite sicure, fino al poker finale (dove barano entrambi) nel quale il gangster è truffato da chi credeva esser suo complice.
Anche lo spettatore cade nel tranello fino a un certo punto…
Così Charlotte tentava di truffar Miami che nella gara casalinga ci aveva fatto un dispetto nel finale calando un parziale di 9-0.
Nulla da fare però… una Charlotte da riportare in magazzino e dismettere, non aveva le carte giuste per vincere contro le tris di Miami.
Nella serata potremmo parlare della panchina di Miami che da fuori si esaltava con un 4/4 di Tyler Johnson e un 5/10 di Ellington.
I due finiranno con 16 punti a testa, top scorer del team con Waiters tra i titolari a fermarsi a 12 punti seguito dal poker (a volte ritornano) Olynyk, Richardson, J. Johnson e Adebayo con 11 a testa.
Fuori Winslow e Whiteside per gli Heat, la sua assenza non ha pesato.
Miami coperta con l’esperto Olynyk, il giovane Adebayo e un ottimo J. Johnson a sopperire alla carenza del lungo, cosa che non è riuscita a fare Charlotte riguardo la panchina.
L’assenza di Zeller, se non sposta molto a livello offensivo, sopperisce effetti nefasti sulla bench che incassa troppo mal coperta da O’Bryant e Kaminsky.
Heat con il 50% al tiro grazie anche a innumerevoli canestri facili da sotto.
Senza Howard si soffre, anche se lo stesso Dwight non è un grandissimo difensore sulle rotazioni o talvolta gli aiuti, rimanendo passivo.
Da qui a criticare un giocatore che ha segnato 15 pt. e ha preso 16 rimbalzi ce ne passa, così come devo guardarmi da criticare un Kemba sempre più solo in attacco, il quale non difende benissimo a volte, ma incanala la sua energia in fase offensiva. 25 pt. molti dei quali realizzati nello sforzo finale.
 
 
 
 
Howard vinceva la palla a due e gli Hornets che non trovavano sbocchi per l’entrata si affidavano a MKG che dalla diagonale destra da media distanza dimostrava ancora una volta i miglioramenti al tiro.
Ottima precisione e 2-0.
Miami compiva il primo sorpasso a 10:51 con uno scarico di Dragic che arrivava sotto canestro e lanciava a destra per Richardson che colpiva da fuori.
Howard con quattro pt. consecutivi firmava il controsorpasso e anche se Waiters, arrivando fin sotto canestro se la cavava con la sinistra per battere Batum, il francese rispondeva con un’entrata agganciando la sfera (proveniente da destra) dalla FT line, appoggio e secondo fallo di Olynyk che andava a sedersi in panchina per vedere il libero del transalpino che a 8:30 realizzava il 9-5.
Miami reagiva con un parziale di 0-6 con quattro pt. di Dragic e tornava avanti (9-11) prima che MKG subisse un fallo sul tiro.
L’1/2 avvicinava i Calabroni che tuttavia subivano un fing and roll di Waiters e una giocata da tre punti di Adebayo, il quale dalla destra andava oltre la resistenza di Williams portando via il braccio del nostro numero due in dunk.
Tiro libero e parziale di 5-0 al quale gli Hornets rispondevano con un 6-0 iniziato da Howard e chiuso dallo stesso centro con un ½ ai liberi a 3:28 per il 16 pari.
Miami replicava con un controparziale dello stesso valore e il 16-22 era cosa fatta con la panchina degli Hornets in campo che assomigliava a un’accozzaglia di giocatori senza unione tra loro.
In attacco si tirava giocando singolarmente sino a quando Kaminsky da tre centrava la seconda tripla della sua serata per il 19-22 a :50.2 dalla prima sirena.
J. Johnson segnava nel pitturato superando Lamb con una parabola beffarda e i primi 12 minuti salutavano sul 19-24.
 
 

Richardson va oltre Kaminsky.
La difesa del ferro, fatta con una certa serietà, specialmente senza Howard, sembra opzionale.

 
 
La seconda dozzina di minuti iniziava bene per Lamb che realizzava cinque pt. in poco tempo infilando a 10:59 un buzzer beater da tre punti che ci riavvicinava i Calabroni a due punti, un divario colmato da Batum che spingeva un passaggio verticale raggiunto da MCW in taglio medio e chiuso dallo stesso in reverse layup (26-26).
J. Johnson e O’ Bryant alzavano il punteggio di due ma gli ospiti con un veloce parziale di 8-0 scappavano sfruttando il tiro da tre (Ellington e T. Johnson una a testa nel parziale).
O’Bryant con due pt. da sotto segnava il 30-36 ma la squadra del North Carolina incassava anche il 30-39 subendo un’altra micidiale tripla di Ellington.
Gli Hornets non riuscivano a difendere sul perimetro e nemmeno in area:
Una rollata di Mickey sul bound pass di J. Johnson faceva scattare la squadra di Spolestra a 41 pt. Kaminsky fintava da tre un possibile pick and pop, Mickey in rientro saltava aprendo un varco frontale sul quale si fiondava il nostro lungo per chiudere a una mano in slam dunk a 7:05. Numericamente però Miami ne aveva di più e Richardson con un easy layup in entrata dimostrava l’incapacità nelle chiusure di Charlotte.
Kemba segnava un libero, rientrava Howard sul parquet ma in attacco era Walker a metter dentro mandando al macero Dragic con un crossover laterale destra, sinistra destra finito con un veloce tre punti per il 36-43.
Mickey con un altro screen roll andava a metter dentro indisturbato ed Ellington era mefistofelico da tre punti, infatti, a 4:46 infilava ancora il cesto con una rapida fiammata (36-48).
Walker e Williams segnavano due punti a testa facendo girare il tabellone sul 40-48, ma per un fallo fischiato in attacco, Williams, stizzito, esprimeva la sua opinione anche con gesto plateale.
Tecnico di Ellington buono prima che MKG di destra segnasse in entrata.
Gli Heat superavano quota 50 con l’inchiodata in alley-oop di Adebayo, bravo a sfruttare all’ultimo l’assenza di Howard, uscito sul passatore, possibile tiratore.
Finale confuso, Miami falliva due fast break in serie, Charlotte uno appena dopo con un fallo lamentato da MCW mai fischiato, tuttavia lo stesso Carter-Williams a :03.8 cercando il reverse in entrata su J. Johnson subiva il contatto.
2/2 per il 47-53 che faceva rimanere in piedi le speranze degli Hornets, anche perché il tiro di Waiters da metà campo sulla sirena si spegneva sul primo ferro.
 
 

10-18 in classifica. C’è poco da sorridere.
Solo le Honeybees emanano un raggio di luce a Charlotte, diventato ormai terzultimo team a Est.

 
 
Servivano più difesa e ritmo per ribaltare l’inerzia della partita e a 11:34 gli Hornets mettevano in campo la prima caratteristica facendo scadere i 24 secondi sull’attacco di Miami con una buona difesa.
Walker rientrava in campo con la mano sinistra fasciata per un contatto nel primo tempo, intanto il primo a segnare (10:50) era Dragic con un frontale che batteva Howard arrivato quasi alla top of the key sul cambio.
MKG e Kemba realizzavano un canestro a testa, Olynyk buttava giù Kemba nel pitturato per la girata a canestro da due punti alla quale rispondeva Batum suonando il suo secondo campanello in serata a 9:31 dalla terza luce rossa Gli Hornets riuscivano, cambiando un po’ il ritmo, ad avvicinarsi sino al 59-61 quando MKG alzava in corsa un pallone al vetro non dei più semplici a causa della resistenza frontale difensiva molto agressiva.
La palla finiva nella retina insieme alle energie di Charlotte che vedeva Monk lanciare un pallone verso Howard ma l’intercetto portava al fast break Miami che otteneva anche la second chance sul rimbalzo.
Complice il fallo di Monk su Richardson, con il 2/2 di quest’ultimo i Calabroni tornavano a subire l’effetto red shift. Una tripla aperta di Olynyk e altre due di seguito di Tyler Johnson erano una mazzata per Charlotte che crollava sul -12.
A 3:17 dallo scadere del terzo periodo.
Silas teneva in campo Walker, Monk, Lamb Kaminsky e Walker per cercare di rimontare e un’apertura di Frank per un catch n’shoot da tre di Jeremy ci restituiva uno svantaggio a singola cifra.
Entravano Graham e Batum per Howard e Monk, mentre a 1:08 Lamb segnava avvicinandosi al post sx appoggiando al vetro.
Walker chiudeva il quarto lasciando un secondo sul cronometro dopo la sua entrata sincopata con l’appoggio al vetro per il 71-79.
Non c’era più tempo per il tiro di Miami e gli Hornets, recuperati quattro pt. rispetto al -12, si presentavano all’ultimo quarto alla disperata ricerca di un come-back vincente.
 
Graham iniziava bene l’ultimo giro da 12 minuti battendo Olynyk fuori dalle sue terre, passandolo sulla baseline destra per appoggiare indisturbato.
T. Johnson però provava e realizzava la quarta tripla della sua serata allontanandoci, ma Lamb segnava passando in back-door la difesa di Miami per arrivare a schiacciare proveniente dal lato destro.
Olynyk con un soft touch a una mano e Richardson di forza fino a spostare Batum sotto canestro (dalla baseline sinistra) usavano tutta la gamma di soluzioni possibile per tentar d’annichilire Charlotte che sbagliava un paio di conclusioni da fuori con Kaminsky mentre gli Heat colpivano due volte con Ellington.
Una differenza non da poco.
Sei punti pesanti che mandavano sul -17 (77-94) i ragazzi di Silas.
Partita che sembrava morta, ma Kemba mandava a bersaglio un siluro/tripla a 7:17 iniziando una rimonta che passava per le mani di Williams a 4:25 (altra tripla per l’88-98), tornado dallo stesso Kemba (3:18, altra bomba da fuori) fino ad arrivare a un’entrata chiusa a una mano in gancio sulla tabella da parte di Howard che con gli ultimi due punti spingeva Charlotte al -2 (98-100) a 1:31 dalla fine.
Waiters con l’arresto e tiro in fade-away dall’alto del pitturato faceva ricader la sfera nella retina e cader le speranze degli Hornets che, vedevano Batum sbagliare la forza dell’appoggio dopo il tiro.
Un time-out di Charlotte a :25.3 dopo una buona difesa di squadra vedeva affidare a Lamb l’occasione di recuperar punti; Jeremy saltava netto J. Johnson sulla baseline sinistra (che tuttavia non mollava) ma il reverse layup protetto dal ferro di Jeremy era beffardo, lo spin dato alla palla roteava sull’anello decidendo di prender la via esterna, giocando un brutto scherzo al nostro numero tre e ai tifosi nell’Arena.
Charlotte impiegava troppo tempo per commetter fallo su Dragic che a 9 secondi chiudeva dalla lunetta il match portandolo sul 98-104 definitivo.
 
 
 
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
25 pt., 4 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate. Note negative l’8/22 al tiro e i 4 turnover. Spinge comunque una squadra malata al rientro. La sua forza non basta. Prende il solito sfondamento difensivo, anche se in verità i piedi non sono tutti due a terra.
 
Batum: 5,5
5 pt., 3 rimbalzi, 10 assist, 2 rubate. Inutile dal punto di vista offensivo, chiude con un 2/7. Male nel finale quando sbaglia un appoggio, mentre in precedenza aveva fallito una tripla che avrebbe potuto darci un finale migliore. Una partita da 5 ma alzo il voto per il numero d’assist (qualche buona intuizione tradotta in passaggi di qualità) alla CP3…
 
Kidd-Gilchrist: 6
13 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. 6/8 al tiro e ben 4 turnover in 28 minuti. Il tiro c’è, le iniziative anche, energie ve ne sono. Peccato per quel paio di falli spesi non benissimo. Uno su Olynyk (in aiuto) che arrestandosi in corsa aveva mandato al bar Batum. Rimane uno dei pochi che può unire una certa qualità, quantità, brillantezza e voglia.
 
M. Williams: 5
5 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Tabellino polifunzionale ma scarso nei numeri. Aggiungiamo il 2/6 dal campo in 27 minuti e i 4 turnover per arrivare al voto. Ci sono partite nelle quali ha buone reazioni, ma sono troppo scarse. Ormai è un prendi e tira da tre (1/4). Servirebbe qualcosa di meglio da metter affianco a Howard. Una bella stoppata e una partita che per larghi tratti, difensivamente non mi ha convinto.
 
Howard: 6,5
15 pt., 16 rimbalzi, 1 rubata. 4/8 al tiro e 7/12 ai liberi. Ben presto inizia a macinare rimbalzi, il suo canestro a 1:31 potrebbe aprirci la possibilità di vittoria ma nulla, tutti, compreso lui, stanno a guardare il jumper (Waiters) che di fatto chiude i conti. Zero turnover a tabella anche se è lui a perder un pallone che MKG cerca di recuperare in tuffo.
 
Monk: 5,5
Gioca nove minuti nei quali si stanca parecchio per finire nell’ultimo quarto a boccheggiare in panchina. Non combina molto con tre punti e un 1/3 al tiro, un passaggio per Howard intercettato e un fallo speso per necessità ma evitabile. -11 di plus/minus. Sta imparando ma nella confusione di gioco del team potrebbe uscirne pazzo…
 
Kaminsky: 5
10 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Nella mentalità difensiva di Clifford c’entra come la marmellata sugli spaghetti ma forse la squadra l’ha progettata l’Ing. Cane direttamente da un vecchio Mai dire goal (alias Fabio De Luigi se non erro). Inizia bene con due triple e fa intendere che potrebbe avere una buona serata poi nel momento cruciale del match sbaglia altri due tentativi da fuori finendo con un 3/11 dal campo. Dall’altra parte Ellington impietosamente ne piazza due nello stesso quarto nel quale fallisce le occasioni.
 
Lamb: 5,5
12 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Gioca 21 minuti finendo con un 4/10 dal campo che comprende lo sfortunato reverse che avrebbe dato forse un senso al finale. Non mi dispiace come giocatore ma in fase difensiva subisce due triple sulle quali forse non poteva far molto ma cercare di difender più accanitamente sì.
 
O’Bryant: 5
4 pt., 4 rimbalzi, 1 rubata. 2/6 al tiro e un turnover. Zero protezione del ferro, scarso nei movimenti sotto canestro, bravo nel lottare caparbiamente ma non basta. Servirebbe ben altro.
 
Carter-Williams: 5,5
4 pt., 1 rimbalzo, 1 assist in 14 minuti. Nella mediocrità, un pelo meglio del solito, ma è giocare a handicap.
 
Graham: 6
2 pt., 1 rimbalzo. Buon canestro battendo Olynyk in avvio d’ultimo quarto. Gioca poco ma non avrebbe cambiato molto.
 
Coach S. Silas: 5
Cambia rotazioni. Mette dentro dalla panchina Monk per Batum ben presto ma la mossa non da effetti. Il francese continua a giocare e a fornire qualche assist, ma in difesa è quasi assente non potendo regger i contatti e sbaglia anche un appoggio finale. L’idea di gioco della panchina è proprio ancora un’idea in fase embrionale. Si è perso il filo della matassa e guardare oggi una partita di Charlotte rispetto a due anni fa, sembra sia passato un secolo. 21-25 gli assist, che, giurerei esser praticamente quasi sempre inferiori a quelli degli avversari, anche se in lunetta in genere andiamo di più (27 tentatvi contro i 17 di Miami stanotte).
 
 
 
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.