Game 30: Charlotte Hornets Vs New York Knicks 109-91

 
 
Che cosa collega New York a Charlotte?
A parte un volo aereo di 855 km, sicuramente il volto più famoso degli Stati Uniti.
Esso, infatti, è opera di Frederic Auguste Bartholdi (polifunzionale artista che fu anche a servizio di Garibaldi condividendo gli ideali di libertà e giustizia), che per il volto della Statua della Libertà s’ispirò a quello della madre (Augusta) Charlotte Beysser.
Caso strano che la Regina Charlotte of Mecklenburg-Strelitz, regina e compagna di George III con il quale ebbe un roster di figli (15), sia omonima e abbiano condiviso in parte lo stesso periodo storico (la regina nacque nel 1744, la madre di Bartholdi nel 1801) di ferventi moti tesi a cercare le proprie libertà, sociali, politiche (contro alcune monarchie stesse o contro gli “oppressori” stranieri”).
Un’era nella quale i piccoli o i massoni potevano unire le forze per ribellarsi a gigantesche sagome considerate dittatrici, mentre oggi possiamo solo scorgere le ombre di chi, meno nobilmente si è impadronito del pianeta.
Bartholdi oggi forse non sarebbe molto contento di quel che rappresenta quella statua (rappresentava la commemorazione dell’indipendenza americana dagli inglesi) e anche l’aspetto paritario nella NBA sta venendo a mancare.
Big market contro small market, spesso non bastano i rookie a far le fortune di team perdenti per troppi anni e i primi ottengono buoni risultati a discapito dei secondi, mentre quando iniziai a seguire assiduamente nella prima metà degli anni ’90 la NBA, la situazione era decisamente più equilibrata.
Intendiamoci… sospettare Michael Jordan di povertà equivarrebbe provenire da un altro pianeta, ma His Airness, che potrebbe fare certamente di più se volesse e forse se avesse un altro GM, si è lamentato di questa situazione qualche tempo addietro.
Voltare pagina per cambiare faccia alla stagione sarebbe ancora possibile viste le cinquantadue partite rimaste e anche se mi ero già espresso sulla squadra, scrivendo oggettivamente che non ha più niente da dire, c’è da ricordare il fattore imprevedibilità.
Il basket è strano e a volte le nuove alchimie smentiscono i pronostici.
Tornare liberi di volare alto, favoriti dall’assenza di Porzingis (1-4 per New York senza di lui prima del match), Charlotte ha chiuso bene gli spazi in difesa costringendo i Knicks a un 16,7% dalla linea dei tre punti (3/18).
Un 18-0 da seconde possibilità, nonché un 47-37 a rimbalzo e un 30-21 negli assist più un 48,9% contro un 41,9% dal campo, danno l’idea del predominio della squadra di casa che stranamente ha commesso più turnover (19 contro 17) ma ha mostrato una buona panchina (strano viste le ultime gare) e la serata magica di Frank con 24 punti…
Per New York Beasley ha chiuso con 23 punti, mentre il secondo miglior scorer in divisa blu è stato J. Jack che si è fermato però a 12 punti.

I giocatori di Charlotte si carno prima della partita per ritrovare la vittoria.

 

Una Honeybees durante la cerimonia di presentazione dello starting five.

 

 

Le formazioni iniziali:

 

 

 
Howard vinceva la palla a due ma il primo punto della partita era dei Knicks che passavano dalla lunetta a 11:28 con Kanter (assist dentro di Jack) solo sul secondo tentativo. L’ex Lee a 11:05 usava lo schermo per avvantaggiarsi sullo spostamento laterale in crossover e colendo frontalmente segnava lo 0-3, gli Hornets rimanevano attardati di tre punti finché un penetra e scarica di Howard era sufficiente per pescare Williams con spazio appostato nell’angolo sinistro da dove scaricava la tripla del sette pari.
New York si avvantaggiava nuovamente di quattro punti ma Kemba in transizione andava a pareggiare la gara a quota 11 a 6:03.
Il copione dei 4 punti di vantaggio ospiti si ripeteva con Kanter a depositare da sotto di destra.
L’entrata di Kaminsky in difesa era salutata da Beasley con due punti in faccia al nostro lungo che tuttavia s’infilava in diagonale da destra su un pick and roll con Walker, il quale lo mandava a bersaglio don un bound pass, l’appoggio era da roulette alla moviola, la palla girava lentamente sul ferro per un tempo infinito, indecisa sul da farsi fino a sorridere a Frank.
Era lo stesso Kaminsky a 3:20 a riavvicinarci (18-19) grazie a una tripla, prima che a 2:53 dalla fine del primo quarto gli Hornets finalmente riuscissero a passare avanti con la combinazione Walker/Dwight in alley-oop.
Time-out New York che non serviva, un nuovo alley-oop di Howard (più fortunato sul rimbalzo sul ferro) portava gli Hornets a piazzare un parziale di 7-0 interrotto da O’Quinn, New York cercava di rimanere in partita affidandosi a McDermott ma Batum faceva buona guardia, così come J.O.B. che con una deflection faceva ripartire MCW, il quale era subito bloccato da un fallo.
Bonus e due tiri liberi che si ripetevano per la nostra point guard di riserva anche a due secondi e quattro decimi dalla prima sirena (fallo di Beasley, troppo aggressivo sulla pressione).
Il 2/2 finale decretava la fine dei primi 12 minuti sul punteggio di 29-23.

Lamb cerca di fermare O’Quinn.
Foto: Streeter Lecka/Getty Images)

 
Il secondo quarto iniziava bene per Charlotte anche con la panchina in campo.
MCW pescava O’Bryant (due dei giocatori più in difficoltà) nel corner destro.
Liberissimo il nostro lungo mirava e segnava il 32-23 mentre dall’altra parte McDermott sbagliava per la terza volta soffrendo la marcatura di Batum.
O’Bryant con un tiro frontale ampliava il divario a 11 pt. prima che New York segnasse due punti facili lamentandosi di un possibile fallo sull’appoggio.
Ad ogni modo Charlotte tornava in attacco, Batum usciva sulla diagonale sinistra per tirare in faccia a McDermott.
Tre punti pazzeschi e New York in bambola in attacco; Baker reverse layup cortissimo proteggendosi con il ferro per evitare la stoppata di Lamb.
Un canestro di O’Quinn era occasionale, Batum sciorinava basket offensivo con un assist in diagonale per Kaminsky solo da spinger dentro, McDermott riusciva a liberarsi di Batum per il jumper ma sbagliava ancora mentre sull’azione seguente di New York, Batum s’infilava sulla rotta O’Quinn/McDernmott invertendola in contropiede per la schiacciata del 41-26 a 8:41.
Un buon rolling hook di Kanter era bello da vedere per gli occhi a prescinder dalla maglia ma Lamb dall’altra parte con uno strano fade-away in reverse (saltando all’indietro sotto canestro parallelamente alla linea di fondo) inventava un canestro che riportava due pt. in più di vantaggio, protetti dal polifunzionale Batum che stoppava Thomas in difesa, prendeva il successivo rimbalzo dando così possibilità a Charlotte di correre:
O’Bryant vestiva i panni di uomo assist e forniva in corsa materiale a Kaminsky che dalla baseline destra, pochi passi dal cesto, regalava due pt. a Charlotte a 7:03.
Frank continuava la sua buona gara andando di tripla a 5:49, era ancora lui da fuori a colpire dimenticato sulla linea da tre punti, arresto e tiro a 5:07 per il 51-32 che faceva volare la squadra di Silas.
Walker forzava alla palla persa Jack e MKG in transizione a 4:49 appoggiava di destra.
A 4:12 Walker magnificava il fantastico primo tempo di Charlotte passando tra Kanter e Beasley, tocco sull’avambraccio e giocata da tre punti con il libero dopo l’appoggio da giocoliere in allenamento.
MKG in entrata su McDermott diceva agli avversari che non ci sarebbe stato più un riallineamento e quando Kemba forzando in verticale a sx del canestro trovava il canestro sotto la montagna Kanter, il punteggio diveniva 60-37.
Jack aveva la meglio contro Howard in entrata mostrando il buon momento dei piccoli, poi New York accorciava sino al 60-42, parziale di primo tempo.

Howard in mezzo alla difesa newyorkese cerca spazio.
Photo by Streeter Lecka/Getty Images

 
La ripresa si apriva con il duello Beasley/MKG con i due a segnare due punti a testa nello stesso ordine di menzione. MKG recuperava anche un pallone in tuffo sottraendolo a Lee e chiamando time-out si salvava dalla contesa.
Agli Hornets sarebbe bastato conservare il vantaggio ma per non correr rischi continuavano giustamente ad attaccare, Walker in corsa era beffato dall’anello ma sul recupero MKG si muoveva bene nel traffico per alzare il gancetto vincente (11-0 second chance point) Kanter probabilmente commetteva una doppia recuperando il pallone, gli arbitri sorvolavano concedendogli il tiro e due punti ma gli Hornets toccavano il +20 con Williams in floater (66-46) concedendosi anche il più 23, quando a 8:31 MKG passava il disorientato Beasley per completare un’azione da tre punti.
Marvin con un teardrop riproduceva quasi l’azione precedente; giro supplementare sul ferro per la palla che entrando ci regalava il 77-52.
Lamb e Howard sulla stessa azione dovevano scongelare i polpastrelli, non così per Frank che rimaneva caldissimo a 4:04 colpendo con una tripla frontale (4/4 da fuori sino a questo momento) per l’80-54.
Beasley a 3:48 rendeva meno mortificante il risultato segnando una tripla e O’Quinn sceglieva bene il tempo sul tentativo di gancio destro di Howard, incollandosi alla palla, stoppata clamorosa e goaltending chiamato a Howard sull’appoggio di Beasley poco dopo.
Howard sembrava soffrire un po’ malo spirito di rivalsa lo portava a sfidare fisicamente O’Quinn, autoscontri e scintille con partenza sgommata sulla destra, il barbuto difensore era spazzato via, arrivava in soccorso Beasley ma solo per farsi posterizzare da una fulminante reverse dunk (2:59) a una mano del nostro numero 12.
A 1:40 Thomas si buttava fuori dal cilindro nel pitturato trovando l’appoggio in allungamento e il fallo onesto di Kaminsky.
Giocata da tre punti che era seguita da un canestro di O’Bryant in faccia a O’Quinn dopo un giro 360°.
Thomas in backdoor cercava d’aumentare il suo bottino ma l’aiuto di Kaminsky gliel’impediva (stoppata precisa).
Ntilikina passava Lamb e segnava l’88-64 con cui si andava a riposare due minuti.
L’ultimo quarto era una passeggiata; a 10:24 Kaminsky faceva 8/8 dal campo con il turnaround mentre a 10:00 dalla fine la bomba scagliata (senza difensori intorno) di Lamb frantumava le speranze arancioblù.
95-68 per il +27, divario che non calava molto perché Charlotte continuava a produrre; assist di Lamb per la dunk dalla linea di fondo destra di Frank che ringraziava a 7:28.
A 7:11 ancora Kaminsky in corsa al vetro non falliva l’appoggio…
Charlotte mostrava anche Lamb in versione assist-man:
Penetrazione da sinistra, strada sbarrata sotto canestro e passaggio al centro e prepotente dunk frontale a due mani di MKG per il 105-81…
Nel finale Monk metteva due jumper in ritmo mostrando tranquillità, entravano anche Mathiang e Stone che non combinavano molto.
Finiva 109-91 per gli Hornets che interrompevano la striscia negativa con una lampante vittoria, sicuramente agevolata dall’assenza dell’Unicorno dell’Est.
Charlotte interrompeva così la propria serie di tre sconfitte consecutive e fermava a quattro quella positiva di New York…
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
9 pt., 1 rimbalzo, 6 assist, 3 rubate. 4/13 al tiro, ancora con zero punti da fuori (0/4 dopo lo 0/9 di Portland). Non raggiunge la decina di punti ma gioca poco meno di 30 minuti. S’intestardisce da fuori ma lo capisco, quando trovi il periodo no al tiro dalla distanza ci provi e riprovi perché vuoi riuscirci. Deve solo stare più calmo e prender la mira. Gioca un post infortunio spalla e con una mano fasciata. Mi piace l’impegno difensivo, dove ruba tre palloni e se la cava bene anche come playmaker puro.
Batum: 7
9 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 2 rubate, 2 stoppate. Altra big night del francese che mette un 4/7 al tiro, anche se perde tre palloni. Gioca minuti insieme alla panchina (non una novità), per favorire i compagni. Si tranquillizza nel secondo tempo. Il primo, dove ha mostrato anche un’ottima difesa, è stato buono.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
15 pt., 10 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. 6/14 dal campo (qualche stoppata presa a inizio gara prima di capire come attaccare) e un 3/3 dalla linea. Energia allo stato brado. Punti e rimbalzi per una buona gara che limita un po’ Beasley (9/20 dal campo per l’avversario).
 
M. Williams: 6,5
12 pt., 3 rimbalzi, 1 rubata, stoppata. In 18 minuti non si poteva pretender di più. Un paio di buone entrate con un 5/7 dal campo. Recupera un pallone nel finale con un deflection ma soprattutto è in buona serata al tiro.
 
Howard: 6,5
11 pt., 10 rimbalzi, 3 assist. 3/10 al tiro e 5/6 dalla linea della carità. Dwight a tratti non gioca una gara brillantissima in attacco ma la sua presenza incute timore e alla fine si fa valere mostrando la sua potenza in schiacciata. Ci regala sempre qualche highlight usando la sua forza.
 
Lamb: 6,5
9 pt., 8 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 3/9 al tiro in 29 minuti. Accumula un +20 di plus/minus. Più altruista del solito mette qualche buon canestro alternato da tiri non precisissimi. Buona la gara a rimbalzo, in difesa va a corrente alternata.
 
Kaminsky: 8,5
24 pt., 5 rimbalzi, 2 assist, 2 stoppate. La versione aliena di Frank che finisce con 24 punti in 27 minuti figli di un 10/13 dal campo. Per vedere un suo errore bisogna aspettare la nona conclusione arrivata nell’ultimo quarto. Strabordante in attacco, dopo il primo canestro preso in faccia, bravissimo anche in difesa. Una serata magica per lui.
 
Carter-Williams: 6,5
7 pt., 1 rimbalzo, 4 assist. 2/4 al tiro. A parte tre turnover, per realizzare I suoi punti, utilizza buoni movimenti smarcanti che lo portano vicino al ferro, ma questa volta, anziché appoggiare, decide di schiacciare mostrando esplosività, forza fisica.
 
O’Bryant: 6,5
9 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. 4/9 dl campo e tre turnover. A parte qualche battaglia persa, finisce per vincer la guerra segnando buoni canestri. Gioca 16 minuti.
 
Monk: 6,5
4 pt (2/2) in 3 minuti. Entra nel finale e mette due sospensioni in ritmo come se nulla fosse. Lo trovasse sempre, avremmo un’arma in più. Un TO.
 
Bacon: s.v.
0 pt (0/0), 1 rubata in due minuti.
 
Mathiang: s.v.
0 pt. (0/0). Due minuti e un rimbalzo.
 
Stone: 6
0 pt. (0/0) al tiro. 1 rimbalzo, 2 assist. Anche un fallo e una palla persa. Rientra dopo molto tempo ma ha solo due minutini nei quali movimenta un po’ il finale sonnacchioso.
 
Coach Silas: 7
Mi costringe a scriver le pagelle della panchina profonda… Va bene così… la squadra ha vinto mostrando un gioco brillante fatto di trame e di giocate intelligenti. Squadra irriconoscibile rispetto alle ultime gare che ha difeso meglio anche sul perimetro costringendo i Knicks senza Porzingis, a una resa anticipata.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.