Game 38: Charlotte Hornets @ Los Angeles Lakers 108-94

 
Non è mai troppo tardi è un film di Jack Nicholson e Morgan Freeman uscito nel 2007.
La vicenda narra di un uomo multimilionario e un povero meccanico afroamericano che s’incontrano in ospedale.
L’unico comun denominatore dei due è essere ammalati terminali di tumore.
I due non si rassegnano però all’idea e compilano una lista di cose da compiere che non hanno mai fatto per pigrizia, mancanza di tempo o denaro nel caso di Carter (il meccanico).
I due fuggono dall’ospedale andando incontro ad avventure che faranno riscoprire ai due, ormai usciti dalla routine “tunnel mangiavita”, loro stessi, attraversando la felicità.
Utopia o meno, l’uomo oggi ha deviato pesantemente sulla dottrina utilitaristica e tende a credere che certe cose siano inutili, ma taluni dettagli possono fare la differenza.
Dettagli come riscoprire il piacere di giocare insieme a basket potrebbero rilanciare gli Hornets, team che sicuramente a oggi ha raccolto meno delle proprie possibilità.
La stagione è lunga, ma il “Non è mai troppo tardi” va preso comunque in tempo, anche perché al momento tankare non è un’opzione valida con almeno tre sfide consecutive, non semplicissime ma alla portata.
La sfida era vinta anche dagli Hornets (terza vittoria in quattro trasferte sulla costa Ovest), che, in mancanza di un record positivo si tiravano su le maniche e vincevano nettamente la battaglia a rimbalzo 56-46, di misura quella degli assist 26-24, inoltre il 36,4% da tre contro gli ostinati Lakers che da fuori facevano registrare solamente il 25% (9/36), statistiche che, come i 14 turnover, contro i 16 Lakers, segnavano inevitabilmente la partita a favore degli Hornets.
LAL mostrava un buon Ingram (giocatore offensivo talentuoso) da 22 pt., un battagliero Randle da 15, mentre la coppia Lopez/Ball ne realizzava 11 a testa, anche se il secondo rientrando da sei partite d’inattività giocava “solamente” 27 minuti, tra i più alti minutaggi comunque dai Lakers che erano traditi dalla panchina.

Alex Rodriguez, ma soprattutto Jennifer Lopez in prima fila a Los Angeles per veder la partita.

Howard tirava giù la palla a due ma commetteva un paio di turnover.
I Lakers sbagliavano un paio di volte ma Randle, catturando il rimbalzo offensivo appoggiava al vetro con parabola alta per lo 0-2 a 10:45.
MKG si scatenava per gli Hornets in un inizio in cui le squadre Ingranavano; su L. Ball in area trovava due punti personali, poi una sua steal chiusa su un passaggio di ritorno trovando il tempo per mandare a vuoto i difensori in rientro ci portava in vantaggio prima del pareggio d’Ingram, infine, ancora lui si faceva raddoppiare, scarico fuori per la bomba di Marvin Williams che infilava il 7-4.
A stretto giro di posta arrivava il pareggio con la bomba firmata B. Lopez ma Caldwell-Pope in mismatch difensivo contro Howard, non aveva un’idea brillante nell’abbracciarlo; giocata da tre punti e Hornets nuovamente sul +3.
Le squadre tuttavia segnavano con regolarità e la gara rimaneva punto a punto.
Randle accorciava, Marvin Williams scagliava un’altra bomba stratosferica e MKG in corsa riceveva un passaggio che lo portava a un cutting layup (15-9) sul quale i Lakers chiamavano un time-out.
I Lacustri iniziavano a rientrare nonostante Marvin Williams completasse la trilogia delle triple a 6:21 (18-11) con un siluro compensativo di Lopez dal corner destro e una schiacciata in transizione di Ingram che realizzava dopo un clamoroso errore in appoggio in solitaria sulla precedente azione.
A 5:10 un fast pullup di Kemba ci restituiva 4 punti di margine (20-16), così come il teso filtrante di Kemba per la schiacciata di Howard (22-18).
Dopo un ½ di Howard (fallo di Nance Jr.) un jumper di Clarkson riduceva le distanze al minimo (23-22) ma Hart incrociando in corsa su Lamb in sospensione al tiro lo travolgeva.
Giocata con canestro e tiro libero supplementare che restituiva agli Hornets il +4 prima di un travel di Kuzma.
Da una rimessa dal fondo metà campo Lakers, Lamb usciva dal pitturato per smarcarsi in post alto per un catch’n shoot vincente.
I Lakers nel finale sbagliavano almeno tre volte sulla stessa azione ma Ingram infine sorprendeva la difesa degli Hornets sul finale per fissare il 28-24 dei primi 12 minuti.

Charlotte Hornets forward Michael Kidd-Gilchrist, right, shoots as Los Angeles Lakers center Brook Lopez, left, and guard Lonzo Ball defend during the first half of an NBA basketball game, Friday, Jan. 5, 2018, in Los Angeles.

 
Il secondo quarto iniziava mostrando ciò che sarebbe stata una caratteristica dei Calabroni nel tempo:
La tripla da fuori.
Con qualche problema a bloccare gli schermi da parte dei Lakers che incassavano comunque la prima a 11:42 da Lamb ma su una transizione (diagonale sinistra).
Una collaborazione MCW/Graham in difesa serviva agli Hornets per riconquistare la sfera che proprio MCW cacciava nella retina con una frecciata da tre punti la quale iniziava a far sanguinare i losangelini sul -10 (34-24).
Uno spin seguito da un gancio di Kuzma sulla retta del pitturato destro era buon canestro ma Frank rilasciava la sfera a una mano dal mid range dopo aver lavorato su Clarkson in evidente mismatch.
MCW rimaneva molto attivo: steal e apertura per Kaminsky, il quale passava dai liberi (2/2) per un fallo di Kuzma.
Ball reagiva da tre punti (8:04) battendo un Graham dai riflessi un po’ rallentati, poi toccava a Hart avere il suo momento di gloria su un passaggio dal fondo lungo di Kemba sul quale inserendosi davanti a Lamb compiva una steal.
Jeremy commetteva un clear path.
Hart però splittava e sul possesso di palla seguente il lancio sotto per l’alley-oop possibile si trasformava in palla persa così Lamb in floating segnava il 40-30.
Un’altra palla persa dei Lakers, o meglio, questa volta rubata da Kemba e la transizione con il pullup (6:58) di Graham consigliavano a LAL un altro time-out.
Hart da tre apriva il coperchio ma l’errore, sempre dalla distanza di Caldwell-Pop lo richiudeva perché a 5:52 Lamb partiva da lontano battendo agilmente il proprio marcatore per decollare sulla pista gialla e atterrare dopo una schiacciata paurosa.
Ingram abbandonava la pista e Lamb con il 44-33 si esaltava, infatti, dopo una tripla di Kaminsky a 5:14, toccava a Jeremy (4:31) imitare il compagno dalla lunga. Ancora dalla diagonale sinistra un altro canestro per il numero tre che illuminava il tabellone con altri numeri (50-35).
Batum continuava a sparar male ma Williams mandava a vuoto Lopez in attacco segnando anche a 2:54 in turnaround.
Caldwell-Pope bloccava Batum in generoso rientro sul passaggio football di Kemba, il francese però aveva troppo vantaggio e arrivava il goaltending.
Walker nel finale era semplicemente sublime; entrata sulla quale era ghigliottinato da un passaggio a livello, tiro in acrobazia, tris di arbitri abbagliati dal sole al tramonto su LAL, ma comunque canestro valido.
Poi, dopo la tripla di Clarkson rimanevano ancora dei secondi da giocare per Charlotte; Walker li usava per un crossover in avvicinamento sulla destra; media distanza, arcobaleno perfetto che battendo la luce rossa faceva arrabbiare i difensori gialloviola oltre che a bloccare il punteggio per una decina di minuti sul 63-48.

Charlotte Hornets guard Treveon Graham, left, and Los Angeles Lakers guard Josh Hart reach for a rebound during the first half of an NBA basketball game Friday, Jan. 5, 2018, in Los Angeles. (AP Photo/Mark J. Terrill)(Photo: The Associated Press)

 
Con 15 pt. di vantaggio reggere l’urto era l’imperativo ma Ball scagliava la sfera dentro dopo soli sedici secondi ed il canestro era da tre punti…
Marvin Williams a 11:28 rispondeva con la quarta tripla personale su cinque tentativi…
Randle spingeva via vigorosamente Howard sotto.
Altra situazione più che sospetta sulla quale Silas si lamentava ma i due pt. in schiacciata rimanevamo così come quelli di Howard che in correzione sopra canestro sull’errore del capitano usava l’artiglieria leggera.
A 10:42 arrivava un’altra tripla di Lonzo Ball e Ingram con un lungo due portava a casa il -10 per i suoi (68-58).
Marvin dalla sinistra in corsa affondava un teardrop che sorvolava B. Lopez il quale si vendicava con una tripla ma gli Hornets reggevano a rimbalzo offensivo e su un’apertura di Batum da una seconda possibilità nasceva la tripla di Walker.
Un delitto annullare a 7:55 un’altra frecciata di Kemba che, spinto da Ball, rilasciava la sfera in caduta.
Assurdo canestro annullato, secondo me ingiustamente per la tempistica sul fallo.
Poco male se non per eventuali highlight; Howard correggeva ancora su un altro errore mentre Randle sotto il nostro canestro trovava un’altra occasione per farsi valere mettendo a segno una giocata da tre punti.
MKG aumentava il divario segnando dalla linea di fondo destra in turnaround in stretto uno contro uno, poi con un arresto e tiro frontale riportava al +15 (83-68) gli imenotteri. Ingram salutava Batum ma anche Howard andando oltre il ferro percorrendo la baseline trovava il reverse layup con la protezione dell’anello.
Ring che respingeva però un buon tentativo di Marvin da tre, sulla sfera però convergeva MKG che era abbattuto immediatamente dopo aver catturato un altro rimbalzo offensivo per CHA.
Niente FT ma azione a triangolo che portava Howard in lunetta per un ½ (86-70).
Andava decisamente meglio agli Hornets a 3:34 che grazie a un buon lavoro di squadra costruivano la tripla aperta per Frank sul collasso della difesa gialloviola impegnata a seguire la sfera ai quattro punti cardinali.
La sagitta si conficcava per il massimo vantaggio (+19) e anche se nel finale si assisteva a un bell’alley-oop di Nance Jr. (assist Ingram), Howard, stoppando Kuzma, lasciava il punteggio sul 93-76 prima d’iniziare gli ultimi dodici minuti di garbage.

Lakers forward Corey Brewer tries to block a shot by Hornets forward Trevon Graham during the second half. (Robert Gauthier / Los Angeles Times)

 
Nell’ultimo quarto MCW segnava in partenza 4 pt. (nel mezzo altro alley-oop per Nance Jr.) prima che a 9:22 Lamb caricasse velocemente il fucile per lo sparo da tre punti che mandava in alta quota gli Hornets (101-78).
MCW recuperava un pallone in difesa; transizione due contro uno, alzata classica di Graham sopra il difensore in mezzo al pitturato e schiacciata “da seduto” di Lamb (8:59) da immortalare in fotografia.
A quota 103 però gli Hornets si bloccavano in attacco con la panchina in campo.
Passeranno ben cinque minuti e quattro secondi e rientrerà il backcourt titolare prima che si arresti il letargo degli Hornets, bravi comunque a non subire troppo (0-7 con i Lakers arrivati solamente a 85) rallentando il match.
Opera di MKG ai liberi la ripresa dello score degli Hornets. Quattro FT in due occasioni e tre canestri per il 106-85.
Panchina profonda in campo, Jennifer Lopez a bordo campo era una visione nettamente migliore rispetto a quella di Brook, ma anche lei salutava a poco più di un minuto dalla fine non vedendo gli ultimi canestri che trasportavano il match sul 108-94 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
19 pt., 2 rimbalzi, 7 assist, 4 rubate. Finisce con un 8/17 al tiro in 29 minuti. 3/8 da fuori, canestri difficili e importanti in momenti chiave per respinger gli assalti avversari. Il vero Kemba che mette anche la ciliegina sulla torta con un buzzer beater.
 
Batum: 5,5
4 pt., 3 rimbalzi, 7 assist. 2/9 dal campo e 2 palle perse. Ironia della sorte è colui che detiene il miglior plus/minus (insieme a Kaminsky) con un +15. Un certo equilibrio lo da. Riesce a servire buoni assist ma dal campo mi fa ripetere la famosa frase di Ciccio Graziani in “Campioni”: “Mannaggia a te e a chi te fa giocà!”
 
Kidd-Gilchrist: 7
13 pt., 8 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. In 21 minuti fa molto. 5/9 dal campo, alcune buone difese ma soprattutto con un minutaggio limitato sembra il vecchio MKG, prima maniera con l’aggiunta di più punti, i quali ormai se li procura in diverse maniere.
 
M. Williams: 7,5
16 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Difende bene in una circostanza su Lopez ma è in attacco che compie il suo capolavoro. 4/6 da tre esteso a un 6/9 dal campo. Solido contribuisce a non far rientrare gli avversari oltre che a spinger gli Hornets lontani.
 
Howard: 7
15 pt., 10 rimbalzi, 1 assist, 2 stoppate. In qualche caso Randle ha la meglio su di lui, ma spesso restituisce la pariglia. Finisce con 6/11 dal campo e dopo aver perso i primi due palloni giocabili, non commette più un turnover. La squadriglia di Charlotte intorno a lui lo serve e aiuta, così lui va in doppia doppia. Supera nei rimbalzi in carriera un mostro sacro come Barkley.
 
Lamb: 7,5
17 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Ben 7/13 dal campo. Micidiale arciere, si spegne un po’ nel finale, probabilmente stanco. Lo si vede anche sorridere e ridere in panchina finalmente. Buonissima prova per l’arma letale della panchina.
 
Kaminsky: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Il 4/14 dal campo non è esattamente il massimo, ma in una serata del genere gli si perdona anche il tecnico preso dopo il gesto di stizza fatto da terra. Riesce a mettere i suoi punti, magari alla prossima con una percentuale maggiore… Mi piace quando ha spazio e l’avversario dovendo recuperare su di lui, viene battuto dalla sua finta in partenza.
 
Carter-Williams: 7
7 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate, 1 stoppata in 15 minuti. Attivo come il solito o forse di più, fa tutto meglio rispetto il suo standard d’annata. Non ci voleva molto ma qui è tre gradini sopra. Energia, punti, difesa.
 
O’Bryant: 5,5
2 pt., 7 rimbalzi. 17 minuti, 1/8 dal campo. Difesa alternata, bene a protezione a rimbalzo.
 
Graham: 6
3 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Un buon pullup in transizione e pochissimo altro in attacco dove a livello di FG chiude con un 1/3. Rimedia a rimbalzo a un paio di difese non eccezionali.
 
Monk: s.v.
0 pt.. Due minuti di garbage, un paio di tiri a vuoto.
 
Bacon: s.v.
0 pt., 2 rimbalzi. Due minuti anche per lui. 0/1 al tiro.
 
Stone: s.v.
0 pt., 2 rimbalzi. Nulla da segnalare.
 
Coach S. Silas: 7
Squadra che sembra essersi rimessa in sesto. Se le avversarie non sono big ce la possiamo giocare. Anche il tiro è tornato a funzionare. Se salgono e si mantengono queste percentuali, abbiamo possibilità di ottenere altre numerose vittorie in gennaio.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.