Game 40; Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 99-88

 
13 gennaio 2000… durante la pausa lavorativa uscivo con un paio di colleghi per recarmi al bar – quando si avevano i minuti e più soldi per farla, bei tempi nonostante “il ringrazia che hai un lavoro”, frase solitamente ripetuta come un mantra da chi non capisce il truffaldino meccanismo attuale – e nel mentre scorrevo La Gazzetta dello Sport per curiosare tra notizie e risultati NBA.
Nel poco spazio che la Gazza dedicava alla NBA, mi bastò un trafiletto per farmi gelare il sangue.
Un misto tra tristezza e incredulità la reazione alla scomparsa di Bobby Phills (uno dei miei preferiti), in quella che fu una carambola mortale sulla Tyvola Road, dalle parti del vecchio Charlotte Coliseum, dove lui e l’amico David Wesley avevano appena finito d’effettuare lo shootaround mattutino.
Bobby non andava piano e l’ipotesi primaria sulla quale la polizia indagò fu una gara tra i due grandi amici, versione sempre negata dalla PG titolare.
La perdita del compagno lasciò più che una sbreccatura nell’animo della squadra nonostante il muro di mattoni che ogni professionista si costruisce come scudo per far rimbalzare le critiche più feroci.
Wesley finì sul banco degli imputati ma non disse molto ai giornalisti, un anno esatto dopo i Calabroni, scherzo del destino, impegnati contro proprio quei Bulls che avrebbero dovuto affrontare non vi fosse stato il tragico evento, a Chicago a pochi secondi dalla fine si trovavano a soccombere 83-85.
Fu proprio Wesley a salire in cielo per colpir da tre punti a poco più di tre secondi dalla fine dando la vittoria agli Hornets.
David cadde per terra, alzò le braccia e gli indici al cielo e anche se ufficialmente continuò a tenere un profilo basso, una linea che non fosse cavalcata retoricamente dai giornalisti, quel gesto fu un chiaro messaggio di filia e connessione con Phills.
Un messaggio che nemmeno il vecchio “Mailman” (Karl Malone) di Utah, avrebbe potuto recapitare.
Tornando a oggi, la sfida tra Hornets e Jazz doveva servire a lanciar messaggi con gli Hornets alla seconda partita di una striscia (sarà interrotta solamente da una trasferta pomeridiana in casa Pistons) decisiva di nove gare casalinghe da giocar nelle fredde giornate gennaine.
Con il giro di boa stasera alle 23:00 contro i Thunder, arriveremo quindi a gara 47 contro gli Hawks il 27 gennaio, prima d’invertir la tendenza e tornare a giocar in trasferta.
Nonostante un ottimo Walker, un buon Lamb e qualche giocatore che ti risolve “la serata”, ultimamente all’Alveare le cose non stanno andando bene.
Di fronte Utah, 3-7 nelle recenti dieci partite ma vittoriosa nell’ultima sfida giocata a Washington pur senza il big man Gobert.
Per fortuna gli Hornets sono riusciti a staccarsi nel finale ottenendo così un’altra vittoria contro una squadra dell’Ovest.
Vicine le stat di rimbalzi e assist, l’8-5 nelle rubate pro Hornets è importante, così come il 41% degli Hornets dal campo che se non è dato altissimo, è sufficiente per battere il 36,4% dei Jazz.
20/23 dalla linea per i Jazz, 26/34 per gli Hornets che, dopo ave sofferto un Mitchell da 35 punti, coadiuvato da un Hood da 15, nel finale incartavano il rookie, bloccando così l’attacco dei mormoni portando a casa una vittoria sofferta.
Gli starting five:
 
C’è Jordan in panchina, chissà se sul primo possesso il nostro francese se ne ricordava quando andava a prendersi il primo jumper per realizzare il 2-0.
Dall’altra parte, l’esplosivo rookie Mitchell si presentava come possibile rookie of the year rispondendo con una tripla che innescava subito il saliscendi emozionale nel punteggio.
MKG a 10:15 riceveva a pochi passi sulla destra del canestro e firmava il sorpasso con una cutting dunk bimane ma Favors pareggiava 16 secondi più tardi dalla lunetta. Walker lanciava i componenti per la schiacciata volante a un Howard proveniente dalla linea di fondo sinistra ma ancora Mitchell senza paura trovava la via della retina da oltre l’arco.
Gli Hornets tornavano sopra con due liberi di MKG a 9:19 e allungavano dopo l’errore di Batum dalla sinistra; Williams sgusciava dal tagliafuori, faceva un paio di passetti oltrepassando il ferro e depositando la sfera mandava il tabellone sul 10-7.
Mitchell a 7:48 realizzava anche la terza tripla su altrettante tentate riagguantando i Calabroni che riscattavano con un’entrata veleggiante chiusa in fing and roll da Batum.
Ingles in floater floscio per il pari, Kemba con una perfetta tripla a 6:35 ribattuta da Rubio a 6:13 e Kemba a 5:34 su assist orizzontale di Batum su una transizione erano i canestri che portavano al primo time-out chiamato da Utah sotto 18-15.
Dopo il break, Favors da due punti e un tecnico contro Howard, portavano per l’ennesima volta la partita in perfetto equilibrio, rotto ancora una volta per primi dai viola a 4:17 con altri due FT (4/4) di MKG. O’Neale, una e in più del maggiormente famoso centrone rispondeva a 2:51 a gioco fermo ma Batum dalla destra serviva sulla corsa Kaminsky che si arrangiava ad appoggiare al vetro fuori equilibrio spinto da Joe Johnson a 2:18.
Libero addizionale a segno come il tiro frontale di Lamb a 1:07 con gli Hornets sul +5 (25-20) a farsi recuperare totalmente da cinque punti di O’Neale che da una finta ricavava la tripla della parità a mezzo secondo dalla fine.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Michael Kidd-Gilchrist #14 of the Charlotte Hornets dunks the ball against the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Vantaggio Jazz a inizio secondo quarto pareggiato da Frank a 10:48 tramite due liberi.
A 10:26 Graham si staccava da Hood per seguire in raddoppio una penetrazione, lo scarico favoriva l’open del novello Robin che tirava da tre per far ripartire il break di Utah, la quale si portava rapidamente sul 27-34 costringendo al time-out Silas.
In affanno Charlotte si affidava alla panchina in campo.
Un driving floater di Williams e due appoggi di Lamb – prima di sx e poi di dx sopravvivendo al contatto – riportavano i Calabroni sul -3 (33-36), Kaminsky sbagliava un paio di tiri mentre nel mezzo Mitchell continuava a segnare armonicamente dopo una penetrazione chiusa con l’alzata sopra il braccio proteso per la stoppata di Howard.
Frank a 5:26 eseguiva una virata in mezzo spin sulla destra in area per liberarsi dal raddoppio; il giro di compasso e l’altezza gli consentivano di appoggiare il tiro al vetro per ritrovare lo svantaggio a un solo possesso lungo.
Con due FT di Kemba (1/2) il possesso diveniva corto ma Rubio alzava un pallone teso che sulla linea di fondo destra Mitchell, molle ai piedi, raggiungeva con la destra per scaricare poi la bimane in alley-oop.
Batum continuava a mancare canestri; il frontale in tripla era raggiunto però da MKG al rimbalzo offensivo ma il nostro numero 14 si faceva stoppare.
Nonostante ciò la palla finiva oltre il fondo e sull’azione successiva Kemba batteva il proprio difensore tirando improvvisamente da tre punti riaccendendo il duello tra bomber con il rookie avversario.
Kemba, andando in pressing sul rookie (di solito preso in consegna da MKG) riusciva a bloccarne l’efficacia mentre in attacco il nostro capitano esplodeva di gioia scoccando un dardo che spaccava la retina dalla diagonale sinistra scavalcando nel punteggio Charlotte che sopra di due era raggiunta dal rookie per eccesso di foga di Walker che andava a commetter fallo sull’entrata del novizio a 2:51.
Su una ripartenza di Walker a 1:31 Ingles commetteva fallo e mentre Kemba in discontinuità tirava da tre quarti campo rischiando un canestro clamoroso (non sarebbe valso) facendo rumoreggiare il pubblico, il tavolo segnava il bonus che mandava il capitano in lunetta.
2/2 e nuovo +2 ma il ventesimo punto di Mitchell in turnaround valeva il 44 pari.
Si accendevano anche altri tiratori di Charlotte da oltre l’arco nel finale; gli arcieri Batum e Kaminsky lanciavano a 25 secondi dalla fine gli Hornets sul 50-46, punteggio ritoccato da MKG a due decimi dalla sirena dell’intervallo quando in transizione era fermato fallosamente dal veterano Johnson.
Altri due liberi a segno per il 52-46 di metà gara.

Le dance brackets degli Hornets durante uno stacchetto.

 
Gli Hornets però rientravano male sul parquet incassando a inizio terza frazione un parziale di 0-7 comprendente cinque punti consecutivi dello svizzero Sefolosha.
Passati in svantaggio 52-53, Williams a 9:36 si faceva perdonare un fallo offensivo (ambigua chiamata per una spallata sulla quale Ingles metteva i denti) aprendo la premiata ditta Arcieri Hornets.
Tre punti dal corner destro prima di gettare al vento una transizione servendo più facilmente MKG fermato da un astuto fallo dello svizzero.
Niente FT ma ne arrivava uno ugualmente a 9:10 per violazione dei tre secondi nel pitturato da parte di Utah.
Kemba ringraziava portandoci sul +3.
Uno swooping hook di Howard ed era +5 ma il veterano Joe Johnson si ricordava della specialità della casa buttando dentro una tripla prima che Howard a 8:04 rimettesse in discussione le sue abilità dalla lunetta a 8:04.
Questa volta Dwight non tradendo ci rispingeva a distanza da brutte sorprese almeno finché O’Neale mettendo a segno due punti in corsa contro Howard che l’affiancava ma non riusciva a compier l’ultimo sforzo in stoppata, riportava la bilancia a pari (60-60).
Gli Hornets mettevano a segno un parziale di 7-0 (Marvin da tre, turnaround di Batum in arretramento e MKG a rimbalzo offensivo che segnava da sotto facendo esultare Jordan) ma ne prendevano uno contro d’egual cifra chiuso da Mitchell in open 3.
Howard mancava un facile appoggio, un po’ sbilanciato sulla precedente palla agguantata e commettendo fallo andava a risedersi in panchina.
Lamb ci portava sul +1, Mitchell si sedeva anch’esso sulla propria bench ma Hood da tre segnava il sorpasso sul 68-70.
Graham provava a imitare l’avversario ma sbagliava il frontale, rimbalzo teso, recupero del nostro panchinaro che in corsa costringeva il lungo a lasciare a Kaminsky il lato vicino a canestro per la comoda dunk.
Nel minuto finale i Jazz andavano sul più due ma erano raggiunti da un bel turnaround su una gamba in uno contro uno di Kaminsky e superati da Graham che passava in mezzo a Ingles e Hood prima di ricever l’intervento falloso lo faceva sbagliare un canestro già fatto.
Due liberi a :01.6 comunque assegnati e realizzati che chiudevano anche la terza frazione sul 74-72.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Lamb a 10:54 apriva le danze nell’ultimo quarto ma il walzer non era noiosamente viennese:
I Jazz reagivano trovando il pareggio dalla linea dei personali con Udoh (1/2) dopo un rimbalzo offensivo.
Gli Hornets ripartivano e su un’azione convulsa nella quale Marvin dall’angolo sinistro mancava due piazzati, ricavavano comunque il rimbalzo offensivo di Kaminsky bravo a depositare da due passi a 8:30.
Un brutto passaggio di Ingles era intuito da Williams che scattando in transizione dopo essersi impossessato della spicchiata era fermato all’altezza di centrocampo da un antisportivo di Jerebko.
Due liberi a segno per il +4 nonostante il successivo errore al tiro di Walker.
Hood per il -2 rischiava di mettere i prodromi far ripareggiare i suoi perché Walker con un cattivo passaggio innescava la transizione, ma uno schermo di Kaminsky e un veloce Carter-Williams che arrivava prima sulla palla cambiavano le sorti del match insieme a Williams che colpendo da tre punti da destra issava la squadra del North Carolina sul +5.
Una chiamata degli arbitri contro Frank che subiva uno sfondamento era sommersa dai fischi, Hood andava comunque in lunetta a segnare l’83-80 prima che in attacco si rinnovasse la sfida eterna lungo/piccolo:
Udoh contro Walker… ad avere la meglio era il secondo che dopo aver tambureggiato il palleggio si spostava per tirare sul letale pullup che non lasciava scampo al difensore. Finita?
Nemmeno per sogno… si soffriva ancora con Mitchell a completare l’opera aggancio; tre punti over Kemba per l’85 pari a 5:57 dal termine.
Su una rimessa laterale lo scatto e l’appoggio di Lamb in qualche maniera perché contrastato e l’elbow jumper di Batum creavano il nuovo vantaggio, decisivo nel rush finale.
Mitchell perdeva le forze oltre un paio di palloni e tirando un air-ball da tre punti faceva passare il tempo nell’era Howard che guadagnava ben sei liberi realizzandone solamente uno compreso lo 0/2 a 2:16 dal termine che faceva vibrare il ferro dopo le vibranti –ma ingiuste e inutili – proteste di Favors (abile a stoppare qualche minuto prima proprio un gancetto del nostro centro) che toccava nettamente Howard.
La benzina finiva per tutti i Jazz, ma in particolare a Mitchell che si faceva soffiare la palla da MKG, che correva come una gazzella inseguita da un leone ma si staccava come un razzo dopo il coast to coast per la schiacciata del 92-87.
Mitchell da tre andava lungo mentre dall’altra parte in avanzamento Batum con un no look serviva dietro le quinte Marvin che passava il ferro sulla linea di fondo depositando il +7.
Howard e Mitchell si scambiavano in lunetta l’1/2, poi passava solamente un secondo quando sulla rimessa Kemba riceveva trovandosi per terra sulla spinta del rookie.
1:09 due FT insaccati, gara chiusa sul 97-88, solamente ritoccata nel punteggio da ulteriori liberi del capitano a 1:01.
Utah alzava bandiera bianca, mentre gli Hornets guadagnavano una preziosa vittoria alla quale dovranno cercar di dar continuità solamente tra venti ore contro i Thunder.
 
Pagelle
 
Walker: 7
22 pt., 2 rimbalzi, 6 assist. Finisce con 5/14 al tiro ma è ispirato da fuori (4/6). Un +17 di plus minus. Primo tempo migliore, poi su una ricaduta in un’azione accusa qualche problema fisico che lo limita un po’ nel finale non impedendogli comunque di servire assist o infilare un pullup dei suoi contro Udoh. Kemba va a finire su Mitchell per pressarlo maggiormente come piccolo più rapido, dando il cambio a MKG con esiti alterni, ma alla fine la spunta.
 
Batum: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. 5/11 al tiro. Si riprende un pochino nel finale dopo esser partito bene e aver messo nel mezzo una tripla che serviva a staccare all’intervallo i Jazz. Bell’assist per Marvin Williams per il 94-87, gioca una discreta gara sotto gli occhi di MJ.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
12 pt., 5 rimbalzi, 2 rubate. 3/7 al tiro ma un 6/6 importante dalla linea. Energia, transizioni e una steal nel finale importantissima sul top scorer avversario. Non funziona benissimo all’inizio quando prende Mitchell ma sicuramente contribuisce a stancarlo.
 
M. Williams: 7
15 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate. 5/11 dal campo, 3/8 da fuori. Normali cifre sino a un certo punto del match ma alcune steal e triple sono di vitale importanza. Bene anche a rimbalzo, l’unica cosa inguardabile della serata è l’intervista a fine gara. Sembra abbia ingoiato il Beep Beep per quanto spara velocemente le parole con una voce stridula che sembra uscire dal demonio facendo visibilmente da contrasto al suo corpo.

CHARLOTTE, NC – JANUARY 12: Marvin Williams #2 of the Charlotte Hornets shoots the ball against Thabo Sefolosha #22 of the Utah Jazz on January 12, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2018 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Howard: 6
8 pt., 13 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Prende tre stoppate, limita i turnover a 2 e chiude con un 4/10 dalla lunetta. Molti dei tiri sono nel finale. Per fortuna i suoi errori non pesano e gli Hornets vincono. Bene a rimbalzo difensivo, in attacco non tiene quasi un pallone catturandone solamente due. La sua presenza in difesa è comunque importante. Una mega stoppata su Hood con la sfera al vertice della troposfera prima della ricaduta.
 
Kaminsky: 7
16 pt., 3 rimbalzi, 1 assist. Si prende parecchi tiri. Non tutti saggiamente ma finisce con un 6/13 incluso un turnaround avvincente e vincente per il 72 pari. Bene dalla linea (3/3), bene nei movimenti dalle parti del pitturato. Importante continui a segnare per la squadra.
 
Lamb: 7
11 pt., 8 rimbalzi, 1 assist. Gioca solo 21 minuti ma fa 5/8 dal campo infilando un appoggio decisivo su un suo scatto che lancia gli Hornets nel finale. Preciso e presente a rimbalzo, rattoppa le lacune difensive degli Hornets in fase realizzativa quando i big non ci sono.
 
Carter-Williams: 6,5
2 pt., 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Serata da tuttofare in soli 13 minuti. Veloce recupero che cambia probabilmente un po’ le sorti al match.
 
O’Bryant: 5,5
0 pt. (0/2). Serata da soli 7 minuti per Jonny, il quale prende un paio di tiri, compresa una mattonata lunga da tre. Incolore anche se è paradossale, lo so…
 
Graham: 6
2 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. 0/2 al tiro per il neo firmatario (almeno sull’estensione fino alla fine dell’anno) ma 2/2 quasi sulla sirena a fine secondo quarto ottenuto dalla linea dopo aver preso una bella iniziativa in dribbling dalla destra per passere Ingles e Hood. Poco altro, anche se, non sempre le ciambelle difensive gli riescono con il buco. Scelte rapide determinate dalle situazioni non gli permettono di sdoppiarsi.
 
Coach St. Silas: 6,5
Una buona partita con gli Hornets che nel finale ricavano energie nervose per andare a rubare palloni ai Jazz e difendere in maniera adeguata dopo aver sofferto Mitchell tutta la partita. Sono le ultime partite come Head Coach perché Clifford scalpita per il rientro dopo aver dichiarato di sentirsi una persona differente. Sta meglio, speriamo che anche gli Hornets tornino in simbiosi in piena salute.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.