Game 41; Charlotte Hornets Vs Oklahoma City Thunder 91-101

 
Nell’occidente (l’etimo significa tramonto), sopra Charlotte le poche luci all’imbrunire sembravano esser le poche speranze rimaste per un posto al sole della seconda metà aprile… In occidente, nell’epoca più conformista della storia, lo sport ha preso (tristemente per certi versi, felicemente per altri) il posto degli scontri sui campi di battaglia, delle battaglie sociali, di lotte sui diritti talvolta in epoche non poi così lontane veicolate proprio dallo sport.
E’ il caso del velocista Peter Norman che ai Giochi Olimpici messicani del 1968 solidarizzò sul podio con gli atleti statunitensi Tommie Smith e John Carlos, appartenenti al movimento di protesta contro le discriminazioni contro la popolazione nera negli USA.
Il movimento era chiamato Olympic Project for Human Rights (Progetto Olimpico per i Diritti Umani) e salì alla ribalta quando Smith (primo) e Carlos (terzo) salirono sul podio indossando un guanto nero (la leggenda vuole che un paio di guanti venne perso e fu proprio l’australiano a suggerire di dividersi il guanto nero ai due atleti di colore), sollevando il braccio al cielo e chinando il capo durante l’inno nazionale, ottennero l’effetto d’esser esposti alle reazioni positive o negative in tutto il mondo.
Norman come detto, pur essendo bianco, solidarizzò e fu escluso dai successivi giochi pur essendosi classificato nuovamente per le Olimpiadi tedesche.
La congiura durò addirittura sino alle Olimpiadi di Sidney per le quali non fu coinvolto nell’organizzazione pur essendo il più grande velocista Wallaby.
Norman ruppe le convenzioni, come un Calabrone ad honorem, punse nel vivo le convenzioni sociali del paese più potente al mondo e anche del suo, affiliato al mondo anglosassone.
Mentalità, empatia, intensità emotiva, intelligenza nell’aiutarsi tra spaziature offensive e aiuti difensivi sono le stesse armi che gli Hornets avrebbero dovuto opporre a una squadra con tasso tecnico maggiore per ribaltare il pronostico.
Dall’altra parte imprevedibilità e velocità, traccianti di folgori, antimateria e tempesta a presentarsi sopra l’Alveare dopo la precedente serata di festa contro i Jazz.
In attesa simbiotica e probabilmente utopica di un definitivo risveglio di coscienza di Hornets e singoli nella società, lo sport, nonostante le sue variabili e il suo racconto in mainstreaming deviato da una certa tipologia d’immagine, da montagne di soldi, da stili di vita insensati, dalla filosofia del risultato sempre e comunque a qualsiasi costo, può e deve essere ancora scintilla per la creazione di un futuro migliore perché lo sport in fondo è arte in movimento, il gesto tecnico o atletico…
 
Calabroni pungenti e saette imprevedibili per svegliare dal torpore, pronti allo scontro…
La partita era decisa nell’ultimo quarto, quando, nonostante il predominio a rimbalzo offensivo dei Thunder (9-19 e 50-57 i totali) contro una delle migliori squadre della NBA a rimbalzo difensivo sia in numero sia a percentuale, iniziavano a calare triple.
La fazione in risalita dei Thunder era completata dallo stringimento difensivo delle canotte che non davano molte possibilità a degli Hornets fuori giri offensivamente nel secondo tempo.
Anche i 14 turnover contro i soli 9 dei Thunder hanno pesato.
Stranamente gli Hornets hanno peccato in statistiche in genere dalla loro parte, tirando peggio del solito con il 39,8% contro il 40,2% (non un granché anche le percentuali ospiti) dei ragazzi di Donovan.
Westbrook (25 pt. e 10 rimbalzi e Adams (14 pt. e 11 rimbalzi), hanno finito in doppia doppia mentre George ne ha segnati 17.
Per gli Hornets (in back to back) 19 i punti di Walker e 16 quelli di Williams degni di nota.
 
Partenza pessima degli Hornets che dopo venti secondi si facevano trafiggere da Ferguson dal corner destro e subivano una dunk appesa in transizione da parte di George che beneficiava di una steal di Westbrook che arrivando alle spalle di Batum gli deviava palla.
Time-out tra i più veloci della storia per Silas per cercar di correggere immediatamente la rotta…
MKG dopo la pausa entrava curvando l’entrata a ricciolo provenendo dalla destra per andare a depositare direttamente a canestro i primi due punti degli Hornets che tuttavia distrattamente subivano la seconda schiacciata di serata, questa volta per opera di Adams.
A 10:13 Ferguson cascava sulla finta di Batum; reaching, tre FT per il francese, realizzati due.
La guardia avversaria si rifaceva segnando due punti, contrastati da MKG con due liberi perfetti a 8:19.
Adams recuperava un altro rimbalzo offensivo e appoggiava due punti con Howard un po’ fuori tempo.
Batum da tre punti sull’uscita di Adams ci riavvicinava sul 9-11, poi Kemba con un no look pass molto lontano da canestro serviva appena dietro di lui sulla destra MKG che trovava il varco per l’entrata bruciante del pareggio, anche se il tabellone segnava 10-11 per colpa di una valutazione errata sul tiro precedente di Batum assegnato da due punti. Kemba ritentava una magia ma perdendo palla lanciava il contropiede due contro zero rifinito da Westbrook che anticipava ben otto punti personali ottenuti da P. George che con due triple e due FT mandava gli Hornets sotto di 10 pt. (11-21).
Walker appoggiava alto al vetro da sinistra e MKG conservava stoppando Westbrook.
Dopo due punti di Anthony, iniziava a farsi vedere finalmente Howard che subendo fallo dall’ex Knicks mancava due FT. Un lancio fuori misura di Kaminsky per Howard non era buono nemmeno per il brodo, arrivava dall’altra parte la replica in alley-oop di Adams…
Kemba segnava 4 punti consecutivi facendo uscire un po’ dal tunnel i Calabroni (18-25) che vedevano rispuntare Howard in difesa con una deviazione che innescava corsa e appoggio fisico di destra da parte ancora di chi?
Di Walker naturalmente…
A 2:33 un’unghiata di Frank non impediva il jumper vincente a Westbrook che completava l’azione da tre punti mandando i suoi sul 20-28.
A 2:14 partiva l’Howard show; inclinandosi partiva da sinistra per oltrepassare difensore, ferro infilando il reverse layup nonostante un tocco irregolare sul tiro.
In difesa si produceva in una stoppata su Westbrook per tornare in lunetta dall’altra parte.
Sul primo tiro litigava con il ferro ma faceva pace sul secondo.
George andava a perder un pallone nel traffico, gli Hornets sfruttavano l’azione con un gioco di Passaggi che vedeva l’entrata con passaggio ravvicinato di Graham per Howard fermato ancora irregolarmente.
Proteste di Donovan e tecnico battuto da Kaminsky buono, così come i due successivi del nostro centrone che ci portavano alla grande in partita (26-28).
Grant con una dunk poderosa rimandava la squadra di Silas sul -5 ma Frank prima dello scadere del tempo trovava la maniera d’inventarsi un canestro nel traffico pur menomato da un colpo infertogli dalle parti dell’orecchio sinistro.
28-31 alla fine dei primi 12 minuti…

Charlotte Hornets’ Nicolas Batum (5) loses the ball as he drives against Oklahoma City Thunder’s Terrance Ferguson (23) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C.
Photo: Chuck Burton, AP.

 
Gli Hornets beneficiavano dei servigi di Graham dalla panchina che con finte ed entrate andava a mettere un little floater e un floater in separation da Grant usando la spalla.
Sul secondo un FT mancato non faceva testo perché il vantaggio era ottenuto: 32-31.
Grant usava il mismatch con MCW per avvicinarsi in corsa al ferro e appoggiare, Monk e Frank mancavano una tripla a testa Abrines su Monk dal corner destro no…
Una strong drive senza paura di MCW centrale era chiusa dalla nostra PG di riserva con abilità pur avendo due difensori a sbarrargli la strada.
Gli Hornets tornavano sopra quando un giro di palla perimetrale favoriva Monk che questa volta faceva centro dall’angolo sinistro (37-36).
Il saliscendi continuava e Monk era costretto a segnare un pullup per ritrovar la parità a quota trentanove ma in difesa il rookie mancava d’esperienza finendo nella trappola finta/contatto tesagli da Westbrook che portava a casa un pacco regalo da tre punti grazie all’addizionale.
Westbrook carburava e con un terzo tempo nel traffico distanziava gli Hornets di cinque (39-44) ma il gap era ricucito da Williams che segnava cinque punti di seguito, pareggiando in lunetta dopo esser stato lanciato da MCW e aver aspettato il contatto con Abrines per replicare al tre punti dello zero avversario.
Howard si elevava per spazzar via spettacolarmente il tentativo di Abrines in teardrop ma i Thunder ripassando in vantaggio costringevano all’inseguimento i Calabroni che arrivavano a scavalcare finalmente il Tuono a 1:11, quando su un passaggio da sinistra di Batum Marvin Williams in ritmo faceva esploder l’alveare con i tre punti del 54-53. Westbrook riusciva a superar MKG e Adams bloccava Walker ma lasciava scoperta l’area, territorio di Howard che a rimorchio in solitaria appoggiava.
Un banale turnover dei Thunder dalla rimessa dava la possibilità a Charlotte di tentare l’azione offensiva conclusa con il tiro di Marvin Williams dalla diagonale destra baciato dal primo ferro e accolto dalla retina.
Gli imenotteri resistevano sulla tripla metallica di Westbrook riuscendo a chiudere in vantaggio 59-55 i primi 24 minuti.

Charlotte Hornets’ Michael Kidd-Gilchrist (14) shoots over Oklahoma City Thunder’s Terrance Ferguson (23) during the first half of an NBA basketball game in Charlotte, N.C., Saturday, Jan. 13, 2018.
Photo: Chuck Burton, AP.

 
Howard si presentava subito bene nel secondo tempo aggiungendo due punti ma la tendenza a rientrare in partita dei Thunder, sotto di sei punti, si notava immediatamente.
Una schiacciata di Adams serviva alla squadra di Donovan per tornar sul -1 (61-60), Batum trovava spazio dalla top of the key da tre punti.
Potendo caricare e mirare non trovando avversari vicini a lui il canestro del +4 era “facilitato” ma i Thunder con 4 pt. di seguito tornavano in perfetta parità, almeno fino al decimo punto di Batum, ottenuto in step back su Ferguson.
I Thunder portavano il solito blocco e iniziavano a giocare più frequentemente in questo modo; Melo ne beneficiava con un FT jumper per passare gli Hornets (66-67).
La partita iniziava a languire, ritmi offensivi inesistenti e non si segnava per minuti, fino al 66-69 di Westbrook in seconde nozze su suo errore.
Batum con un lungo jumper da sinistra ci faceva rimaner agganciati e addirittura Walker dalla top of the key lasciava partire un arcobaleno da tre punti che scompariva dentro la retina di cotone riempiendo quella degli spettatori che vedevano passare avanti Charlotte 71-69.
Un tap-in di Frank su errore di Kemba per il 73-69 ci dava margine ma i continui rimbalzi offensivi avversari alla fine producevano risultati; Patterson sbagliava due volte catturando il suo rimbalzo.
Fallo e due FT per un 2/2 ma soprattutto da notare un bilancio di 18-4 pro Thunder a rimbalzo offensivo.
George con il palleggio in avvicinamento si liberava alla fine di Lamb depositando da distanza ravvicinata i punti del pari ma Carter-Williams non arrendendosi in uno contro uno batteva da tre punti Patterson lasciando solamente un decimo sul cronometro e i Thunder in arretrato di tre punti (76-73).

Il logo per festeggiare i 30 anni dalla nascita della società.
Gli Hornets sono scesi in campo con le divise classiche ma hanno ricordato poco la vecchia franchigia.

 
L’inizio ultimo quarto però era sconvolgente; dopo un tap-in flash di MCW sull’errore di un Lamb ancora a secco, Huestis trovava gli unici tre punti della serata, imitato da fuori da Abrines.
Lamb si sbloccava a 10:24 dal mid-range (fallendo però il libero aggiuntivo) ma Patterson dal corner sinistro faceva 3/3 da fuori per i Thunder nel quarto.
Grant ne aggiungeva due, poi iniziavano i guai con Felton che dava una rozza zampata fortunata su un suo errore (80-86).
Inframezzato dal bel verticale di Monk sul movimento mediano di Lamb per altri due pt. del n°3 in teal, Felton segnava ancora entrando passando un blocco, MCW e depistando un Frank zombesco sotto canestro.
Un fade-away di Lamb dalla baseline sinistra consisteva nell’ultimo atto di resistenza degli Hornets i quali, non solo bloccavano l’ingranaggio offensivo, ma incassavano una tripla di Grant e un altro canestro di Felton nuovamente in passaggio dietro un blocco.
Non cambiava la cosa tra la marcatura di MCW o Kemba; blocco Adams, passaggio di Felton in avvicinamento e comodo tiro ravvicinato con Howard a spostarsi invece di pararsi incontro.
Mosè sul Mar Rosso ha avuto meno passaggio…
Il rientro dei titolari non portava a molto se non a tre palloni persi quasi di seguito.
A 1:23 Williams segnava l’ultimo canestro della gara con un dardo da tre punti mentre la gente già sfollava dallo Spectrum Center.
91-101 il finale…
 
Pagelle
 
Walker: 6
19 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Difficile trovar spazi contro l’agguerrita difesa Thunder con l’intimidatore neozelandese nel mezzo. Segna comunque i suoi canestri ma il 5/17 è percentuale bassa. Comunque in generale è un Walker contro tutti per quasi parafrasare un noto film di Paolo Villaggio. Troppi turnover, anche nel finale qualcosa di meglio avrebbe potuto farlo ma non trova più la fantasia.
 
Batum: 5
12 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Solita gara condita da qualche canestro esteticamente piacevole da ricordare ma poi 4/13 dal campo… Poteva sfruttare di più il mismatch con Ferguson. Anche negli assist non è stata una buona serata. Perde palloni a ripetizioni all’inizio (3) e uno nel finale…
 
Kidd-Gilchrist: 5
6 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Inizia benissimo, fast and furious su Westbrook che non combina molto per non dire nulla, poi le parti s’invertono e lui inizia anche a tirar male dal campo. 2/9 alla fine…
 
M. Williams: 6,5
16 pt., 9 rimbalzi, 4 assist. 6/9 dal campo, come ieri tra I migliori, se non il migliore in attacco, però in difesa quei cm di distanza concessi a Westbrook, George o all’avversario di turno pesano. Essendo più lento deve trovar la giusta distanza. Difesa buona, ma non abbastanza rapida per i mostri della NBA. Comunque sia buona gara a un solo rimbalzo dalla doppia doppia e con un 3/5 da fuori.
 
Howard: 6
11 pt., 17 rimbalzi, 1 rubata, 3 stoppate. 17 rimbalzi sono molti ma non bastano. Sfortunato nel prendere il ritmo in qualche occasione, Adams tra tap-out e correzioni fa danni, anche se a cifre complessive, vince lui 28-25. Una fiammata a fine primo quarto, qualche ritorno, poi nel finale nulla in una serata da 3/6 dalla lunetta e nessun TO. In stoppata inizia benissimo. Spettacolare, poi si leva su alcune azioni… Doppia doppia fine a se stessa.
 
Kaminsky: 5
5 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Gioca 18 minuti, trova un bel canestro inventandoselo ma finisce con un 2/6 dal campo compreso lo 0/2 da fuori. Difesa pro forma in situazioni d’avvicinamento dell’avversario…
 
Lamb: 5,5
6 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. Gioca 18 minuti. Si sblocca solo nel finale andandosi a prender i suoi tiri. Timido a inizio partita, non disputa una buona gara ma i canestri per cercare di rimaner agganciati nell’ultimo quarto sono i suoi. Altri sparacchiano e usciamo dal match.
 
Carter-Williams: 6
7 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Si spende e fa cose egregie come la tripla sulla sirena (quasi) del terzo quarto. Peccato soffra Felton nell’ultimo quarto e butti via un pallone non riuscendo più a gestirlo in velocità.
 
Graham: 5,5
4 pt., 3 rimbalzi. 17 minuti in campo, 4 pt. in serie con un 2/3 al tiro. Mancato il libero addizionale ha un +/- di -6, normale giocando con una panchina composta anche da lui. Meglio di altri ma ancora pochino.
 
Monk: 5,5
5 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca 11 minuti. Benino in attacco dove mette dentro anche un filtrante di quelli veri per Lamb. In difesa casca un paio di volte sulle finte e chiude male su una tripla lasciando km. E’ soprattutto l’esperienza difensiva che gli manca.
 
Coach S. Silas: 6
Martedì dovrebbe rientrare coach Clifford. In serata, ancora alla presenza di un poso sorridente Jordan, vede scivolare fuori partita i suoi. Chiama un time-out pronto via, poi non si capisce quale sia l’impostazione da eventuale pick and roll o comunque sugli screen o screen roll. Felton arriva agilmente dalle parti del canestro e la difesa si apre come il Mar Rosso con Mosè. Pretendere miracoli da lui in supplenza però mi pare eccessivo… Jordan veda e provveda…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.