Game 46: Charlotte Hornets @ Houston Rockets 122-117

Terry Rozier, 26 punti e 6 assist.
Foto estrapolata dall’official page degli Charlotte Hornets.

Se non fosse per la classifica da bassifondi a coinvolgere entrambe le squadre (Rockets provenienti da 11 L consecutive e Hornets da 4) per una partita che si sarebbe (perdonate la battuta) potuta giocare nei peggiori bar di Caracas (per rifare il verso a una nota pubblicità) e nonostante siano lontani i tempi di Rice e Mason a sfidare Drexler e Olajuwon, ne esce una serata interessante.

Charlotte riesce ad ancorare al fondo i Razzi sottomarini e a non finire al loro posto, abbandonando contemporaneamente l’ultimo posto a Est (lasciato ai Pistons) spezzando la striscia negativa grazie ad alcuni fattori determinanti; i palloni rubati (14-4) e TO in generale (9-19) che spesso diventano fast break (26-6) grazie alla maggior esperienza (pur mettendo sul parquet diversi giovani elementi come McGowens e Thor), all’attacco nel pitturato (78-60) e – parrà strano – all’infortunio di LaMelo (13 pt., 4 assist, 3 TO in 20:29) che, accusato un colpo in entrata, viene fatto fuori (portato negli spogliatoi a braccia da due assistenti) da P.J. Washington atterratogli sulla caviglia sinistra nel tentativo di chiudere con il compagno la penetrazione di Green.

I Rockets chiudevano il primo tempo in vantaggio di 7 punti (53-60 ma saranno 8 a inizio ripresa dopo un FT trasformato per un tecnico a Rozier dopo la seconda sirena) grazie proprio ad una difesa individuale scarsa da parte di alcuni elementi degli Hornets tra cui proprio Ball che ne facevano una partita dalla briglia sciolta.

Altro elemento del successo momentaneo dei Rockets erano i rimbalzi offensivi con Sengun a mostrare tempismo e anche buoni movimenti in area contro Plumlee e soci in difficoltà.

La musica cambiava quando entrava sul parquet Mark Williams che tra il primo e secondo quarto infilava tre schiacciate, stoppava Tate e a 10:02, in salto in area veniva chiuso irregolarmente dal contatto di K. Martin Jr. ma ne sortiva un acrobatico reverse layup senza guardare degno delle migliori guardie più and one per il 41-33.

Come detto i Razzi passavano avanti con Sengun a 5:00 dall’intervallo (45-46) e Matthews da 3 faceva prendere un vantaggio oltre il possesso ai rossi.

Gli Hornets si riabilitavano a inizio ripresa grazie alla pressione posta sul parquet, diverse steal conducevano i Calabroni a piazzare un contro-parziale da 10-0 che voltava il match (McDaniels 61-61 running dunk e 63-61 con il layup in corsa di spessore) a 9:28 J. Smith in fing and roll pareggiava.

Mentre i Rockets davano il cambio in avvio di ripresa ai Calabroni rimanendo freddi al tiro, Charlotte aumentava le percentuali nel secondo tempo con scelte di tiro migliori finendo al 50,0% (sempre male complessivamente da 3 in percentuale con il 25%, 9/36 contro 10/32 ma con alcune triple decisive come quelle di P.J. Washington, Rozier e McGowens) e anche se i Rockets finiranno con il 50,5% la loro percentuale rispetto al primo tempo si abbassava.

Tornando al match si vedeva un buon fast alley-oop a 1:36 di Mark Williams che chiudeva una triangolazione volante offerta da un passaggio appena toccato di Thor dalla linea di fondo ma nonostante il +5 Charlotte (83-78) chiudeva sotto di uno (83-84).

Partita che rimaneva in bilico, penserà qualcuno anche per l’uscita di Ball, invece, a 10:49, dopo una fajolada con Williams ad aprire brillantemente la transizione lanciando D.Smith Jr., P.J. Washington si abbatteva sul ferro come un uragano afferrando la sfera per l’alley-oop a tornado appeso (87-86) e gli Hornets mantenendo quel piccolo vantaggio cominciavano a staccarsi grazie alla panchina: jam di Mark Williams, tripla di McGowens (97-89 a 8:19) quindi ancora M. Williams e McGowens ritoccando i loro tabellini con due punti a testa e un assist per il secondo, facevano giungere i Calabroni sul +8 mentre Rozier dava manforte insieme a McDaniels per mandare i titoli di coda apparenti a 5:33, 105-93.

La dozzina di punti resisteva sino a 3 minuti dalla fine dopo un layup di Rozier ma si assottigliava sciogliendosi più velocemente dei ghiacci grazie a un Jalen Green, fresh player di talento che arrivava alla fine a 41 punti.

Quando Gordon a :21.2 realizzava – dopo una bad night al tiro – la tripla dalla sinistra con un tiro contestato la paura si faceva materia anche perché P.J. Washington in precedenza aveva fallito due liberi, D. Smith Jr. aveva splittato e in lunetta per resistere Plumlee aveva l’occasione di segnare due punti ma falliva il primo.

Il folle e drammatico ditirambo si interrompeva per un secondo con il “buono il secondo”, Hornets sul +4, fallo di Rozier su Green che avrebbe potuto dare il -2 ma la sua perfezione dalla linea della carità era infranta dal primo tiro, una miss pesante che costringeva al fallo a :07.1 (bravi gli Hornets a uscire dal pressing a metà campo dei ragazzi di Silas) i Rockets con McGowens che, glaciale, ricostruiva due punti di calotta polare meritandosi l’appellativo di Mr. Freeze.

122-117, partita vinta con qualche brivido di troppo ma almeno si torna a sorridere.

Per i singoli, Rozier da 26 punti, P.J. Washington da 16 ma con un clamoroso 0/5 dalla lunetta, a 17 punti Plumlee che manca la doppia doppia per un solo rimbalzo chiudendo a 9 anche per il minutaggio dato meritatamente a un Williams determinante nella presenza difensiva con 17 punti (8/10), 6 rimbalzi, 5 stoppate in 18:42.

Mark Williams impegnato in Texas, determinante in serata.

Coordinato e tempista ha messo una pezza allo strapotere turco in area (47-59 i rimbalzi a favore dei locali alla fine) e non solo, è andato poi anche sull’antro fronte ad arrecare danni.

C’è da iniziare a riflettere sulle condizioni di Ball avendo anche un riferimento familiare e famigliare a distanza: Lonzo.

Se il talento in attacco non si discute, le condizioni fisiche dell’annata non sono mai state ottimali e sicuramente ha bisogno, gli Hornets hanno bisogno che implementi la sua funzionalità difensiva e non consista colo nel rubare palloni.

Charlotte è al 28° posto per punti subiti, non certamente per colpa di Ball esclusiva e anche nella notte Jalen Green ne ha approfittato.

Gli Hornets, invece, sono stati ammaccati, appunto, dal talento di Jalen Green che eguaglia con 41 punti il suo career-high ma a parte i 24 punti e 12 rimbalzi di Sengun, gli 11 punti a testa della coppia Gordon e Kenyon Martin non sono bastati e nascondono volti diversi, se il primo con 4/10 non ha avuto una serata delle migliori al tiro (1/5 da fuori), il secondo è stato uno dei pochi elementi della bench di Silas ad avere buona produzione offensiva con Charlotte che ha chiuso sul 38-22 nel confronto punti panchina (Eason ad esempio solo 3/11).

Game chart

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.