Game 48: Charlotte Hornets @ Utah Jazz 102-120

Mason Plumlee, probabilmente al suo miglior periodo in NBA.

Alla Vivid Arena di Salt Lake City è sempre stata dura per gli Hornets portare a casa una vittoria e nonostante i Jazz abbiano cambiato volto questa estate e non abbiano una classifica da favola, rimangono sempre una squadra ostica e sorprendente soprattutto rispetto ai pronostici sulla carta.

Gli Hornets iniziavano bene con un turnaround hook di Plumlee per poi continuare a battere cassa con un Rozier ancora ispirato sulla scia di Atlanta e a 7:51 lo step-back di McDaniels valeva il 12-7.

I Jazz ripassavano avanti a 4:04 con la bomba di Clarkson (14-15) ma nel finale di primo tempo Mark Williams si mostrava immarcabile per la difesa dei Jazz e dava una spinta decisiva per far chiudere avanti 24-21 ai nostri il primo quarto anche perché il game plane di coach Will Hardy (non Matt fortunatamente) nel primo quarto non funzionava, tante le triple dei Jazz mancate.

Nel secondo quarto gli Hornets si impastavano in attacco tra corridoi difensivi, palle perse e tiri sbagliate mentre Markkanen (15 pt. Dopo 24 minuti) ed Agbaji “lavoravano ai fianchi” la difesa Hornets colpendola dagli angoli così i Jazz salivano anche sul +15 finendo il primo tempo con un 11/29 da tre mentre i Calabroni a metà game facevano segnare un siderale freddo nella casella 3%: 0%…

Anche il 5/10 dalla linea dei liberi alla fine del primo tempo non aiutava certamente (Rozier 1/3 ma con 13 punti totali) nonostante Charlotte risultasse più concreta con il 47,6% dal campo (merito specialmente dei due centri) contro il 40,5% più proficuo degli avversari.

45-58, 13 punti da recuperare che gli imenotteri tagliavano con buon movimento di Plumlee in area, il primo tre punti da parte di Rozier a 10:49 e con Hayward in transizione a 10:30 da 2+1.

53-58 prima della tripla di Markkanen e due FT (½) per P.J. Washington a 10:02 che fissavano il 54-61.

Due triple di Conley facevano ripiombare i Calabroni a -13 e con un 1/10 da fuori non si riusciva che accorciare sul 60-71 a 6:26 dopo un errore da fuori di Rozier e un fallo in attacco su McDaniels abile a recuperare il rimbalzo prima di un time-out con la panchina di Charlotte e i giocatori un po’ frustrati per l’andamento della partita.

Rozier segnava a 6:02 da tre ma McGowens più tardi mancava da sotto due volte consecutive, chiaramente fuori tempo, l’appoggio per riavvicinarsi ulteriormente, si andava sull’altro fronte dove Thor intercettava Agbaji lanciatosi dalla linea di fondo destra per andare a schiacciate: la smanacciata sul lembo laterale della palla produceva una deviazione nel corpo dell’attaccante che quasi per forza centrifuga rovinava a terra mentre così non accadeva a 1:59 quando Horton-Tucker con la stessa dinamica anticipava l’intervento dello stesso JT andando a schiacciare il 74-87.

A 1:29, sotto di 15 punti, un fallo fischiato a favore di Sexton contro Mark Williams sullo schermo alto veniva rivisto con il challenge su richiesta di Clifford ma la terna perseverava nella visione di un fallo inesistente.

Charlotte però piazzava due canestri con DSJ e nel mezzo anche una stoppata di Mark Williams – in aiuto – su Sexton più un libero (su due) da parte di McDaniels che lanciato in transizione era toccato sull’avambraccio da Gay.

79-89, Hornets che con difficoltà cercavano di rimanere agganciati alla partita per gli ultimi 12 minuti.

L’idea andava in fumo subito e a 8:50 Agbaji circumnavigava il lento Hayward per appoggiare sul vetro a sinistra l’81-100.

La squadra ormai deragliata ed in attesa di back to back non rispondeva più molto alla partita così Kessler ne approfittava per aumentare di qualche punto il personale tabellino e a 4:17 il risultato era stra-segnato: 87-112.

Dentro anche Fontecchio che a 3:27 segnava di tabella dalla diagonale destra tre punti su Kai Jones che subito dopo faceva spuntare la sua chioma teal sulla plancia opposta per una jam.

Richards e Jones riducevano un po’ lo scarto giocando bene anche in difesa: 102-120 il finale.

Alla fine la spinta ed i numeri decisivi sono rimasti quelli da tre punti: 2/16 (12,5%) contro 16/40 (40,0%) mentre il 24/34 contro il 22/26 dalla lunetta non è stato decisivo nonostante le diverse occasioni perse.

Altri fattori non hanno inciso: 54-52 a rimbalzo, il vantaggio nelle stoppate (7-4) o le steal (8-8) mentre il 22-25 negli assist ha favorito l’Hardy team nel momento decisivo.

Niente da fare quindi nonostante il 22-15 nei fast break ed il 66-46 nel pitturato con 29 punti della coppia Williams/Plumlee.

18 punti e 8 rimbalzi per Mason mentre Rozier ne ha messi 23 ma con un 9/23 al tiro, non il suo meglio.

15 punti e 9 assist per DSJ che ha ritoccato nel finale i suoi punti mentre l’ex Hayward ha fatto registrare 11 punti così come Mark Williams che ha aggiunto 3 stoppate.

I Jazz si sono avvantaggiati con 25 punti e 11 rimbalzi del finlandese Markkanen, Clarkson ne ha realizzati 18, 14 per Conley, 13 pt. E 9 rimbalzi per Kessler, 11 punti per Sexton mentre Fontecchio ha chiuso con 3 punti, 2 rimbalzi, 2 TO in 4:17.

Charlotte sarà a Phoenix già domani notte tentando di strappare una W ad una squadra acciaccata ma sempre temibile.

 

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.