Game 51: Charlotte Hornets @ Utah Jazz 98-105

 
CristallHornets
 
Nella notte dei cristalli baskettara di Charlotte, gli Hornets si fanno bruciare il vantaggio ottenuto a fine terzo quarto dimostrandosi belli ma fragili nei finali.
Il sapere di Charlotte sembra essersi perso lo scorso anno, quando vincemmo cinque overtime su cinque.
Purtroppo ancora una volta non posso scrivere di un finale felice, già detto mille volte che serve qualcosa di più, inutile dilungarsi, a Cho e Clifford, magari con l’aiuto di MJ, il compito di portare in North Carolina qualcosa di valore e utile alla causa.
L’esordio di Plumlee è stato positivo, anche se la nota negativa è un contratto che al momento supera quello di Kemba, ma che nei prossimi due anni diverrà meno pesante per l’effetto dell’innalzamento di salary cap e luxury tax…
Nota a margine, buon arbitraggio per entrambe le squadre, un canestro annullato a posteriori ai Jazz (dopo aver rivisto probabilmente il tutto in New Jersey a inizio intervallo) e un fallo assegnato a Utah anziché tre tiri liberi come stabilito dal primo fischio sono scelte coraggiose ma giuste.

Frank Kaminsky. Ottima partenza da centro titolare, ma finale offensivamente controproducente per Charlotte
2017 NBAE (Photo by Melissa Majchrzak/NBAE via Getty Images)

 
Clifford nello Utah doveva far a meno di Zeller ancora una volta, Kemba aveva la febbre ma partecipava allo shootaround e finiva per giocare, mentre Plumlee, già aggregato con i compagni partiva dietro a Kaminsky lanciato come C titolare.
Ecco lo starting five viola; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Kaminsky.
Utah rispondeva con; Hill (25 pt.), Ingles, Hayward (33 pt.), Diaw e Gobert.
 
Fantastica partenza degli Hornets; Marvin Williams deviava un pallone a Diaw (palla poi persa oltre il fondo da Kemba in attacco) e anticipava l’alley-oop per Gobert, Kaminsky si attivava subito e in area con un giro e tiro frontale, nonostante la marcatura metteva dentro il 2-0.
A 10:41 si ripeteva ma da tre punti, poi in difesa chiudeva Ingles oltre il fondo ma dopo un giro a vuoto di Marvin da tre, Hill realizzava da tre ma Batum finalmente si buttava dentro in attacco e con il fing and roll triplicava il vantaggio.
Kaminsky da tre punti lo quadruplicava (12-3) prima che i Jazz chiamassero time-out e risalissero sul 12-6 prima e sul 16-10 (canestri dal lato destro da lunga distanza per MKG e Marvin con un mismatch su Hill prima che arrivasse Gobert in raddoppio) con un jumper di Hill frontale che consigliava una pausa a Clifford.
A 5:35 entrava Lamb in campo, il quale rollando sulla linea di fondo destra riceveva il pass di Kaminsky e chiudeva con due punti subendo il contatto di Gobert.
Peccato per il FT mancato che non gli faceva chiudere una possibile giocata da tre punti, comunque a 4:10, dopo un ½ dalla lunetta di Burke, entrava Plumlee, nuovo acquisto degli Hornets con il numero 18, il quale approfittava del secondo libero sbagliato dei Jazz per deviare una palla a Gobert e favorire il nostro recupero lasciando spazio a Lamb in attacco che guadagnava 4 punti per Charlotte (due dalla lunetta a 4:00 dalla fine del quarto e due poco più tardi in banker), poi a Roberts che con la finta dal pitturato mandava a spasso il difensore e realizzava un up & under portando sul 24-13 il punteggio. Hayward in entrata segnava due punti, Lyles dalla linea a 2:19 metteva il primo libero consentendo a Plumlee il rimbalzo sul secondo.
Il nostro nuovo acquisto a 1:48 fintava rapidamente spalle a canestro, girata e hook sopra la testa di Gobert, palla aiutata dal ferro e primi due punti per il fratello maggiore di Mason.
Una combinata Lamb/Plumlee dava altri punti alla squadra di MJ prima che nel finale Utah rientrasse con cinque punti di Exum in entrata (28-20) e con una tripla a :01.7 dalla sirena facendo 28-23.
 
In avvio di secondo quarto, sue aperture orizzontali di Marco davano la possibilità a Utah di rendersi pericolosa, se sulla prima si rimediava, sulla seconda Exum scappava in contropiede chiudendo in schiacciata, inoltre, a 10:23 il vecchio Joe Johnson di tripla portava il match in equilibrio.
Roberts da tre non segnava e Gobert (fallo di Plumlee) metteva dentro uno dei due liberi concessi portando sopra i Jazz che si avvantaggiavano con un appoggiato di Exum (left hand) dopo un’entrata sfruttando un blocco.
A 8:24 Frank continuava a impressionare tirando fuori equilibrio e ai 24, altro canestro realizzato…
Exum continuava a cercare punti vicino al ferro ma questa volta dopo esser scappato sulla linea di fondo sinistra era fermato da una super stoppata di Marvin Williams che dava il via a un fast break concluso da Marco con la tripla del controsorpasso dall’angolo destro (33-31).
A 8:04 Hayward trovava una flash dunk centrale, il punteggio rimaneva stretto e Marvin di destra metteva dentro due punti con l’appoggio al vetro eludendo Gobert piazzato a centro area.
Joe Johnson metteva dentro tre punti dalla diagonale sinistra mentre a 6:36 sulla sinistra Batum finalmente mostrava continuità nel gioco fatto a entrate.
Kemba a 6:05 con le sue finte e la ripartenza dalla linea di fondo sinistra faceva collassare la difesa; assist sotto canestro sulla destra per Marvin fermato irregolarmente.
Due FT ma un solo punto, comunque utile per portar a casa il 38-36.
Hill dalla diagonale sinistra usava uno screen di Favors per realizzare prima che Marco, cercando fortuna, guadagnasse due FT e li realizzasse a 5:39.
I Jazz prendevano il sopravvento con due tiri di Hill dalla lunetta (incrocio sull’entrata con Marvin e stoppatone di quest’ultimo ma fallo dato contro) a 4:31, poi Kemba metteva dentro il suo primo canestro ma a 3:14 Ingles sul giro palla di Utah realizzava la tripla aperta del 42-46 (3:14).
A 2:08 a Exum era concesso un canestro arrivato dopo la luce gialla e quindi fuori tempo dall’angolo destro, i tre punti venivano assegnati per esser scalati nell’intervallo.
Comunque sia Utah raggiungeva gli spogliatoi sul vantaggio reale di 44-52 con Charlotte abbastanza bloccata se non in occasione di un canestro di Belinelli con il baricentro in avanti a :12.6, per due punti utili a tenere vive le speranze di rimonta.

Charlotte comes undone in Utah nonostante una doppia doppia di Marvin Williams alla Energy Solutions Arena.
2017 NBAE (Photo by Melissa Majchrzak/NBAE via Getty Images)

 
Nella ripresa Frank iniziava con un tiro a una mano che colpiva la base del ferro mentre dall’altra parte Hayward iniziava esaltandosi con due punti.
A 11:18 Kemba riconosceva un raddoppio e vedendo infilarsi in back-door MKG sparava un pallone in diagonale che la nostra ala piccola metteva dento in schiacciata.
A 10:46 Gobert sbagliava da sotto ma erano troppi i cm perché gli Hornets riuscissero a portargli via il rimbalzo offensivo nonostante la lotta…
Rudy finiva così per segnar due punti da sotto riportando il vantaggio dei padroni di casa in doppia cifra (46-56).
Batum suonava il campanello dall’angolo sinistro, Hayward sull’altro lato del campo risultava impossibile da fermare e allora gli Hornets si dedicavano alle triple di replica per resistere; era il turno di Marvin Williams a 9:38 che sempre dal lato sinistro portava gli Hornets sul -6.
Gli Hornets finivano sul -11 con Hayward che non sbagliava nemmeno da tre a 8:56, ma poi risalivano poggiando il primo mattone con Kemba da tre a 8:40.
Marvin a 8:05 muoveva un piede avanti da fermo per indurre Gobert ad arretrare, la finta gli bastava per guadagnare il tempo per esplodere una tripla effettuata da qualche passo dietro l’arco. Gli Hornets tornavano così a -5, poi un raddoppio di Kaminsky a dar una mano a MKG serviva per far sbagliare Hayward in sospensione, inoltre Charlotte ricavava dal passaggio dentro/fuori di Batum per Frank altri tre punti a 7:08, riportando la differenza a soli due punti.
Marvin pareggiava con due liberi (Exum in recupero si poteva davanti alla nostra ala grande ma in scivolamento non riusciva a rimaner immobile), rintuzzati da due punti di Favors dalle parti del ferro opposto, Nic a 5:44 si avventurava in area andando a trovar due punti difficili ma coraggioso era premiato; finta e trovando rami sfoltiti dal vento realizzava il pareggio a quota 65.
Marvin in transizione lanciava MKG fermato ancora irregolarmente, liberi splittati e +1 Charlotte che dopo aver subito due punti di Johnson, guadagnava due FT per effetto del bonus. 4:19 Batum in lunetta.
Una garanzia per il 2/2 e il sorpasso.
Burks non metteva il tiro in entrata (probabilmente leggermente spinto da dietro) stoppato da Plumlee, Lamb dall’altra parte si avvedeva del rientro furioso dell’esterno dei Jazz e accelerando dal palleggio trovava la spinta alle spalle per andare in lunetta per il 70-67.
A 2:27 nel semicerchio sotto canestro Gobert si liberava rozzamente di Marco perdendo palla per il fischio arbitrale, mentre 14 secondi più tardi Exum era troppo aggressivo finendo addosso a Walker impegnato nel tiro da tre punti.
I liberi finivano dentro così come la tripla di Marco che a 1:40 mandava i Calabroni sul 76-69.
Exum con l’eurostep segnava da due ma Kemba nel finale segnava sei punti.
A :15.9 infilava la tripla del 79-71, nel mezzo Gobert ne metteva due recuperando un rimbalzo, ma con poco più di quattro secondi sul cronometro Walker in qualche maniera segnava un buzzer beater da tre punti nonostante la chiusura di Johnson ed Exum. Sembrava un segnale positivo per chiudere finalmente con una vittoria ma i mormoni partivano bene nell’ultimo quarto nonostante lo svantaggio di 9 (82-73).
 
Approfittando della panchina di Charlotte J. Johnson segnava da tre, Lamb era l’unico in grado di replicare e segnando passava tra i giocatori in doble figures.
Jeremy si ripeteva poco dopo su Lamb dimostrando facilità al tiro dalla media.
A 9:53 tuttavia Hayward guadagnava due FT, Lamb ci provava da tre punti ma non funzionava, Hill dietro un blocco purtroppo sì e il gap per Utah si riduceva a quattro punti (86-82).
Belinelli passando dietro al blocco a 9:07 usava uno style casual per infilare un’altra tripla, quella dell’89-82 che ridava fiato a Charlotte.
A Hill era consesso troppo spazio e da tre annullava la bomba di MA 6:47 per una spinta di Batum (offensiva) su Gobert, il lungo avversario entrava in lunetta da dove falliva ambo le conclusioni, Kemba cambiava la rotazione e la traiettoria in entrata e non segnava, Hill ci provava da tre ma il ferro gli diceva no.
Era Hayward a recuperar un air-ball di Gobert e a metter dentro in una difesa troppo statica sotto (vista pochissime volte in serata) canestro per poi realizzar da destra dal mid range accedendo al -1.
La soluzione in attacco per Charlotte la trovava MKG che mettendosi in ritmo realizzava un solo cotone su Joe Johnson.
MKG deviava un pallone destinato a un canestro di Gobert da pochi passi mentre dall’altra parte il nastro scorreva, Kemba anche arrestandosi in uno contro uno sotto canestro, schiena all’indietro e de punti sull’arresto.
A 4:39 Charlotte si portava sul 96-91 ma da qui alla fine segnerà solamente due punti…
Hayward da due e Hill da tre (a 2:51) agganciavano gli uomini di Clifford a quota 96.
Johnson a 2:22 sorpassava anche in entrata battendo un MKG che per non commetter fallo difendeva in maniera troppo pulita. Charlotte attaccava pessimamente, Kemba a livello del terreno rischiava di perder palla, poi andava sulla destra, troppi secondi trascorsi, palla a Frank al quale non rimaneva che tirare ai 24 da marcato; nemmeno il ferro mentre dall’altra parte Hayward segnava la sospensione frontale del 96-100.
Kaminsky in entrata lasciava indietro Gobert ma l’appoggio impreciso diceva che gli Hornets non avrebbero vinto nemmeno in serata, arrivava la conferma a 59 secondi dalla fine, quando dall’angolo destro Johnson chiudeva i discorsi con una tripla. Kemba segnava gli unici due punti del finale di Charlotte a ormai la partita era scappata.
Utah chiudeva sul 98-105 continuando la sua marcia verso i playoffs.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
18 pt. (6/17), 2 rimbalzi, 6 assist. Gioca con la febbre e nel primo tempo sembrerebbe che questo lo limiti parecchio. Si accende nel terzo quarto quando gli Hornets fanno il botto passando dallo svantaggio a un consistente vantaggio. Per come è costretto a giocare e peri il terzo quarto è un 7,5, per come gioca il finale e parte del primo è un 5. Un 6,5 pare giusto.
 
Batum: 6
11 pt. (4/9), 3 rimbalzi, 6 assist. Finalmente si vedono delle entrate. Sbaglia la quarta stoppato da Gobert dopo averne messe comunque tre. Deve continuare a giocar così con questo tipo di passo allungato che costringe gli avversari a rimaner indietro (sempre non si chiami Gobert). Al tiro non va male ma anche lui nel finale potrebbe far di meglio. Quattro turnover con una palla persa in palleggio, complice e concausa l’immobilità dell’attacco di Charlotte.
 
Kidd-Gilchrist: 6
7 pt. (3/6), 6 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Alcune giocate davvero degne di nota. Ottimo al tiro con punti di rottura se on va fuori ritmo. In difesa le giocate estemporanee non bastano. Finisce con tre falli e avendone spesi “pochi” forse avrebbe potuto osare di più su Johnson nel finale.
 
M. Williams: 7
16 pt (5/10), 12 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Non è lui la causa della sconfitta. La nota negativa è che in genere purtroppo è un giocatore che ha bisogno dell’aiuto dei compagni per andare a segnare. A volte tenta delle power drive, nel finale gliene va male una e tende appunto, non a nascondersi ma a non esser utile se non si trova spazio per farlo colpire. Comunque una presenza in difesa, due stoppatone (su una gli fischiano un fallo sul quale non sono d’accordo) impegno e marcature buone, doppia doppia per lui.
 
F. Kaminsky: 5,5
15 pt. (6/15), 2 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Nel finale finisce fuori per falli. Peccato perché era partito alla grandissima segnando tutto il possibile e anche di più. Poi finisce fuori ritmo e con lui Charlotte è trascinata nel gorgo del buco nero di finali punto a punto dove lui sbaglia un paio di realizzazioni in maniera pesante.
Belinelli: 6,5
13 pt. (4/9), 2 rimbalzi. Solo un plauso a Marco e non solo per il 3/6 da tre punti che migliora le medie da dopo l’infortunio… Uscendo dal campo, inquadrato di schiena a mezza figura probabilmente tira un calcione a qualcosa dopo aver scosso la testa. Si vede che ci tiene, e a parte qualche difesa non al top e un passaggio reiterato scriteriato fa una buona gara portando punti dalla panchina. Clifford nel finale avrebbe dovuto inserirlo nuovamente sul nostro attacco conclusosi con l’air-ball di Frank. Coinvolto da Roberts non sempre all’altezza (insieme al finale di Frank) e da un finale ormai andato prende un -11, ma la prossima in casa con Brooklyn sarà l’occasione per vincere oltre che continuare così e ancor meglio a livello personale.
 
Lamb: 6,5
12 pt. (4/8), 1 assist. Jeremy sta aumentando un po’ i giri dopo il rientro. Deve evitare le triple se possibile, dal mid-range mostra scioltezza, fiducia e confidenza, nonché una certa grazia e velocità d’esecuzione. Finisce giocando 15 minuti segnando 12 punti, non male anche come fantamedia in un lasso di tempo limitato. +4 di +/-…
 
Mil. Plumlee: 6,5
4 pt. (2/3), 8 rimbalzi, 2 stoppate. Spende tre falli in modo intelligente, porta a casa soprattutto rimbalzi ma anche due stoppate buone. Buona la prima, anche se i punti sono 4, cambia un po’ la musica sotto le tabelle con il numero 18 in campo. Non sarà una saracinesca ma sicuramente è meglio di Hawes o Hibbert. Il problema è il contratto…
 
Roberts: 5
2 pt. (1/5), 1 rimbalzo, 4 assist Una voragine in difesa. Gioca 13 minuti nei quali solo gli assist sono decenti ma comunque non bastano per definirlo playmaker vero, al tiro è deleterio. Esagera portando palla sul finire del primo quarto. In quell’azione più che congelare il gioco, lo rende fermo, infatti, finisce con un fiasco.
 
Graham: s.v.
0 pt. (0/0) Due minuti per lui.
 
Coach Clifford: 6
La squadra gioca bene nel terzo quarto ma non solo. Resiste con i mezzi che ha, un Plumlee in corsa e un Kemba febbricitante. Che succede nei finali però deve dircelo lui. Male sulla difesa negli angoli dove gli avversari spesso ci bucano o graziano comunque tirando senza esser contrastati e male sugli attacchi finali. Belinelli l’avrei fatto rientrare prima, nei finali in questo momento potrebbe esser più utile di Batum paradossalmente.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.