Game 53: Charlotte Hornets @ Denver Nuggets 104-121

 
 
Gli Hornets, sospesi tra la terra della bassa classifica e il cielo dei playoffs si recavano nella Miles High City per giocarsi un’altra importante sfida.
Essenzialmente, dopo la matinée di ieri a Phoenix, si trattava di un back to back con qualche ora di riposo i più. Denver, è con l’orgoglio ostentato dei propri abitanti, la città a un miglio esatto sopra il livello del mare.
I Colorado Rockies ad esempio segnalano quest’altezza, corrispondente alla ventesima fila del loro stadio, colorando i sedili di viola anziché in verde come il resto dello stadio. Non che dalle nostre parti i suoi 1.609 metri siano un’altitudine terribile (“rispettabile” ma non incredibile) se pensiamo alle indigene Sestriere (2.035 mt.) o Livigno (1.816), mentre Pontechianale è 5 mt. in più sopra il livello del mare rispetto a Denver.
Il punto è che la montagna è da sempre un luogo metaforicamente parlando associato al trionfo, non a caso si dice salire in cima (alla classifica), arrivare in vetta, anche in gergo sportivo, ma soprattutto la montagna, anche in alcune mitologie (vedi l’Olimpo greco) è il luogo inaccessibile nel quale vivono gli Dei, oppure sono le pendici di un ponte dove vivono esseri superiori o ancora semplicemente sono popolate da spiriti.
È come se fosse un portale, tramite tra la terra e il cielo, limite invalicabile oltre il quale non si può andare.
E’ vero che negli ultimi decenni ormai stiamo esplorando il sistema solare e oltre con diverse sonde spaziali, ma qui sulla terra quelle vette innevate, quelle cime tempestose e impervie, rappresentano molteplici cose; la grandezza della natura, la sfida o semplicemente il tragitto, il cammino…
Ai piedi del tetto del mondo (l’Everest) vi è un monastero buddista tibetano (Rongbuk) a 4.980 metri di altezza, teatro di pellegrinaggio per gli sherpa che si recano lì per offerte votive a Chomolungma (Madre dell’Universo), Dea della montagna, affinché la loro scalata possa essere tranquilla. Salire e scalare era anche la missione degli Hornets, i quali, prima ancora che agli spiriti, dovevano chiedere aiuto a sé stessi per proseguire la corsa verso i playoffs in una tappa potenzialmente ostica.
Dopo un buon primo tempo però gli Hornets franavano nel terzo quarto, veniva giù da un costone una slavina di triple (18/34), troppo per gli Hornets che di fronte a una formazione rocciosa riuscivano a trovar qualche buona giocata ma non impensierivano più seriamente Denver nell’ultima parte. Stanchi e affaticati i Calabroni lasciavano a Denver il pareggio nella serie stagionale e pensavano già alla prossima sfida con Portalnd.
Charlotte trovava una serata negativa ai liberi tirando con il 62,5% non avvantaggiandosi dal maggior numero di battuti (24-13) e veniva surclassata anche a rimbalzo stranamente (36-41), ma qui potrebbe aver influito qualche energia in meno dovuta al back to back.
30 gli assist per Denver che ha usufruito di una difesa a tratti friabile degli Hornets, tuttavia va riconosciuta la bravura nel giro palla degli uomini di M. Malone che avevano il top scorer in Harris con 27 punti seguito dalla coppia Barton-Murray con 18 a testa.
Le formazioni iniziali.
 
Palla a due tirata giù da Jokic e apertura di Harris da tre punti al primo tentativo per Denver.
Charlotte si dimenticava di difendere e accusava un pessimo inizio con Barton a infilare 4 punti consecutivi per lo 0-7.
Unico raggio di luce la schiacciata a una mano di giustezza prodotta da Howard a 10:33 per i primi due punti di Charlotte.
Murray passava Kemba e andava a segnare il nono punto Nuggets, dall’altra parte il Tank arrivava in uno contro uno sulla media baseline destra per girare sul piede perno ed effettuare un preciso tiro in fade-away per il 4-9.
Barton dall’altra parte però con una tripla frontale infilava il dodicesimo punto, ma qui iniziava la rimonta di Charlotte che vedeva Batum fintare la tripla sulla diagonale destra per aprire sul centro sinistra dove Frank aveva il tempo di mirare e segnare una bomba che anticipava un piazzatone di Howard che da distanza importante infilava dalla diagonale destra.
Barton s’infilava tra le maglie viola per il reverse layup ma Howard rispondeva di fisico battendo Jokic in entrata e poi in difesa andava a stopparlo, così Charlotte con i canestri di MKG in entrata da sinistra e il running layup frontale di Kemba che appoggiava oltre a Mudiay, passava anche in vantaggio 15-14 a 7:25.
Denver chiamava il time-out e ripassava avanti con una tripla di Harris che grazie a due rimbalzi offensivi di Jokic era abile a farsi trovare e segnarne altre due di seguito…
Gli Hornets si trovavano sul 17-23 ma piombavano anche sul 20-28 quando Harris, liberato da due passaggi veloci, dimostrava d’avere la mano caldissima da fuori…
A 2:23 Howard dominava in post basso contro Jokic; Passo di danza, appoggio vincente e libero, poi sprecato.
Denver però continuava la fuga con Lyles dal corner destro, tre punti che issavano sul 22-31 le Pepite che da fuori mettevano il settimo su undici tentativi da fuori.
Mudiay in corsa passava all’indietro facendo da schermo fisico su MCW trascinato via, spazio aperto senza difensori aggiuntivi e dunk per Craig.
Clifford a 1:32 chiamava un altro time-out e 10 secondi più tardi Cody ottenendo due FT accorciava di due unità (24-33).
I Nuggets finivano comunque il primo quarto sul +11 con una giocata di Mudiay, bravo a bersi Lamb con il movimento in crossover iniziale e arrivare al ferro per completare dalla linea la giocata da tre punti.
Batum splittando dalla lunetta chiudeva sul 25-36.

Feb 5, 2018; Denver, CO, USA; Denver Nuggets guard Gary Harris (14) dribbles the ball against Charlotte Hornets guard Michael Carter-Williams (10) in the second quarter at the Pepsi Center. Mandatory Credit: Isaiah J. Downing-USA TODAY Sports

Preoccupante la fase difensiva, meno l’offensiva se MCW arrivava un paio di volte con agilità dalle parti del ferro per depositare in uno contro uno i punti che mandavano Charlotte sul 29-41.
La panchina manteneva l’iniziativa chiudendo con efficacia.
Kaminsky in avvicinamento usava il mismatch su Barton per circumnavigarlo e appoggiare di destro in avvicinamento da dentro l’area mentre il N° 5 si arrendeva a mani alzate.
A 8:25 era il turno di Lamb; lungo euro step frontale con palla contro il vetro che con i giri giusti ruotava verso il canestro e vi s’inabissava.
Fallo di Barton e giocata da tre punti completata per il 34-43.
Lamb in aiuto sotto canestro fermava Arhtur con una mezza steal/block, ribaltamento con MKG a perder palla sotto sul tocco di Barton, la differenza la faceva MCW che recuperava la sfera e l’appoggiava al vetro per il 36-43.
Cody a 7:16 mandava in onda una slam dunk appesa ma Lyles su una seconda possibilità di Denver faceva subire una battuta d’arresto al progetto Hornets.
Tripla per il 38-46 che era replicata dall’altra parte con una giocata simile con Zeller a rimbalzo e riapertura verso Lamb bravo a fiondarsi a canestro per realizzare dopo aver fallito la bomba iniziale.
Il punteggio si alzava con Jokic da sotto ad arrangiarsi su Zeller, bravo a corregger in tap-in dall’altra parte un errore sottomisura del Tank, Kemba passava il n°3 Craig e Jokic in corsa per appoggiare in velocità una frazione di secondo prima dell’eventuale stoppata e quando Lamb passava Murray sulla linea di fondo sinistra con hesitation parallela al corpo del difensore per scattare e liberare la mazzata a una mano, i Calabroni si affacciavano sul -2 (46-48).
A 4:35 Michael Malone era costretto al time-out ma gli imenotteri passavano comunque avanti con una tripla di Kemba per allungare a 3:31 con un turnaround di Batum dal post alto destro.
A 2:56 una transizione ragionata portava Kemba a far da spola per i compagni, passaggi intelligenti, aperture e riaperture per cercar spazio per andare al tiro; il riposizionamento del capitano sul corner sinistro era utile per ricevere il passaggio per l’open 3 che lanciava Charlotte sul +6 (54-48).
I Nuggets però trovavano l’oro con Jokic e il suo mezzo circus shot da sotto contro Howard premiato da un FT aggiuntivo, nel volgere di breve tempo Murray infilava dal corner destro e il pareggio per le Pepite era ritrovato. Howard da sotto e Barton in flash dunk, Graham con un micidiale catch n’shoot da tre più un acrobatico aggancio con deviazione di Harris portavano il punteggio sul 59-58. Howard con un ½ dalla lunetta e Murray con una dunk senza resistenza riequilibravano il match su cifra tonda (60-60) prima che il terzo fallo di Jokic nell’ultimo minuto portasse Kemba a segnare il +2.
Sull’ultima azione Denver sbagliava ma Zeller riapriva male dopo il rimbalzo, pioveva l’ennesima tripla che mandava le Pepite a riposo sul +1 (62-63).

Photo: David Zalubowski, AP
Charlotte Hornets guard Nicolas Batum, left, picks up a loose ball as Denver Nuggets guard Jamal Murray in the first half of an NBA basketball game Monday, Feb. 5, 2018, in Denver.

 
Si rientrava dopo 10 minuti con Denver fredda e Charlotte gelata; errori a ripetizione fino alla tripla frontale di Jokic a 10:17, Frank continuava a sostenere gli errori degli Hornets fallendo due liberi a 9:58 (manata di Murray), Kemba invece dalla linea riavvicinava la squadra del North Carolina a 7:59 (66-68) ma un’altra tripla aperta frontale del centro europeo apriva la strada alle Pepite per la fuga.
Sul 66-71 Charlotte era colpita da una transizione con un quick shot di Barton che superava il nostro numero 5.
Tre punti che uniti ai due di Harris in corsa facevano da trampolino di lancio alla squadra del Colorado per la fuga, se consideriamo anche il libero addizionale i Nuggets sul 66-77 si portavano in doppia cifra.
Con due FT di Jokic la squadra di Malone giungeva sul +13 ma Batum replicando da tre punti con il tiro immediato (5:56) ci faceva accorciar sul -10.
A 3:38 era ancora il francese dandosi una spinta propulsiva enorme all’indietro a mandare oltre il difensore la sfera e a farla ricadere nella retina grazie al fade-away da lontano.
Si rimaneva comunque sul -10 (73-83).
Kemba provava a restituire speranza passando lo schermo di Howard sulla diagonale destra per colpire da tre (76-85 a 3:04) ma dal palleggio Murray batteva fronte a canestro Howard.
A poco serviva l’entrata in layup di Kemba se arrivavano in serie le triple di Murray, Arthur e Mudiay che sparavano i Nuggets sul +18 (79-97).
Macigni che decidevano la gara poiché la squadra di Malone con il novantasettesimo punto toccava anche quota 18 triple.
Problema irrisolto per la difesa di Charlotte che comunque vedeva il mastino Graham andare ad anticipare di un paio di secondi la sirena in teardrop per fissare l’84-97, parziale/finale di terzo quarto.
 
L’ultima frazione diveniva garbage time poiché la solidità dei Nuggets non è paragonabile a quella dei Suns, squadra più gassosa…
Batum a 5:59 e a 5:11 mandava a bersaglio due triple portando sul -12 Charlotte, ma un circus shot scoop di Harris con fallo di Kemba spazzava via le residue velleità di rientro degli Hornets.
Titolari, o meglio, miglior squadra pensata da Clifford, in campo quasi sino alla fine ma poco da fare nonostante un bel canestro di Lamb che forzava ricadendo all’indietro sul contatto con il difensore.
Finiva 104-121 con gli Hornets a fermarsi un giro in questo back to back.
 
Pagelle
 
Walker: 6
20 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 6/13 dal campo, incassa un -14 di plus/minus a causa dell’inizio del terzo quarto quando i titolari vengono travolti. Gara non favorevole, lo sciamano tirando il sassolino diceva che non sarebbe stata serata, Kemba provava a replicare con i suoi punti, in linea con la media stagionale, ma non c’era molto da fare.
 
Batum: 6
15 pt., 4 rimbalzi, 5 assist. 5/11 al tiro. Partita inferiore alle precedenti tre, qualcosa più della sufficienza. Infila alcune triple ma non fa la differenza.
 
Kidd-Gilchrist: 5
2 pt., 3 rimbalzi, 2 assist. Serataccia di MKG che gioca maluccio i suoi 28 minuti. Poca iniziativa finisce con 1/3 dal campo.
 
Kaminsky: 6
9 pt., 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. 4/8 dal campo. Molto meglio dell’ultima uscita, anche lui però come i compagni, ondeggia dietro al giro palla delle Pepite. Ricordo un’ottima difesa con il corpo in arretramento, tuttavia in serata è uno dei “meno peggio” per dirla in tono gergale.
 
Howard: 6
19 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. 9/11 dal campo. Buon primo tempo dove domina Jokic, anche se è sfortunato su qualche rimbalzo. Non incide nel terzo quarto e la squadra soffre e non uscendo sul rivale slavo concediamo due triple pesanti. A differenza dell’alta percentuale nel FG, dalla lunetta fa due passi indietro terminando con un 1/5. Interrompe la lunga serie di doppie doppie.
 
Lamb: 6
14 pt. (5/11), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Tre falli spesi, magari passando dietro blocchi per fermare l’attaccante in possesso palla in corsa. Mano non molto calda da fuori ma se punta canestro sovente esce qualcosa di buono. Big dunk a una mano dalla linea di fondo sinistra e iniziativa, in difesa però deve prestare maggior attenzione ai movimenti avversari.
 
Graham: 6,5
11 pt., 1 rimbalzo, 2 assist, 2 rubate. ¾ da fuori, infila anche un teardrop per un complessivo di 7 tiri. Micidiale da fuori segna anche se non ha i piedi paralleli a canestro. Come tutta la vera panchina, dopo la gara di Phoenix si ripete offrendo una buona prestazione che porta Charlotte a rientrare e a scavalcare l’home team sul finire del secondo quarto. Buon impegno difensivo, finisce coinvolto nelle rotazioni a inseguimento di Charlotte sul tiro da tre avversario vedi il 20-28 nel quale va a chiudere l’angolo ma deve staccarsi dal proprio uomo con la difesa di Charlotte compattatasi sotto sull’ex lato forte.
 
Carter-Williams: 6,5
6 pt., 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca 16 minuti con la consueta grinta. Qualche fallo dovuta alla troppa pressione e qualche canestro subito a causa del fisico comunque esile nonostante l’altezza. Una prova comunque generosa. Offre energia e mette un paio di canestri in entrata nel primo tempo con gli Hornets impegnati nel rientro.
 
Zeller: 6,5
8 pt., 10 rimbalzi, 1 assist. Buon rientro difensivo. Dalle parti del canestro non fa male. Peccato per l’apertura sul finale di secondo quarto che manda avanti Denver. 2/3 dal campo, sa rollare e va a prendere anche dei liberi che trasforma integralmente (4/4) in serata. Un paio di turnover in 17 minuti sul parquet.
 
Monk: s.v.
0 pt., 1 rubata. Vale anche per i giocatori sottostanti. Clifford lo fa entrare a partita finita ma avrebbe già potuto farlo un pezzo prima per aiutarlo a stare meglio sul campo. Chiude con uno 0/2 al tiro.
 
Bacon: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Vedi Monk riguardo al minutaggio esiguo.
 
O’Bryant: s.v.
0 pt. (0/2). Un fan, presumibilmente di Denver gli tributa un omaggio. Forse avrà lasciato qualche ricordo positivo laggiù. A Charlotte con il rientro di Zeller rischia di dare la memory foam alla panchina.
 
Stone: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Vedi Monk sul minutaggio.
 
Coach S. Clifford: 6
Serata nella quale non riesce a risolvere il rebus triple, prova a chiamare time-out e a metter giù la miglior formazione offensiva nel finale di second tempo, ciò non basta. Partita da rivedere e da far rivedere ai ragazzi tatticamente.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.