Game 57: Charlotte Hornets @ Boston Celtics 116-127

Mark Williams, lanciato in quintetto, ha chiuso con 11 punti e 12 rimbalzi.

Gli Charlotte Hornets a Boston viaggiavano solo per onore di firma.

Con Oubre Jr. e Martin sempre out, tolti anche Plumlee (finito ai Clippers) e McDaniels (a Philadelphia), contro una super corazzata non avevano possibilità.

Manca tanto per colmare vuoti che non possono essere riempiti con certe visioni.

Se Charlotte, andante tankante, in una serata nera vedeva comparire qualcosa di lucente e bianco era solo per avere l’ossimoro di una coltellata nel fianco: Derrick White al career-high finale, segnava già 26 punti nel primo tempo (7/9 da tre punti) allontanando i Celtics definitivamente.

I Celtics partivano subito bombardano con le triple di Hauser e White (massimo in carriera per lui alla fine a livello punti), LaMelo Ball da 3 metteva i primi punti Hornets e P.J. Washington con un bel reverse layup portava a casa il 10 pari grazie all’and one.

Gli Hornets rimanevano vicini sino al 19-21 poi Tatum, Muscala e Brogdon nel finale di primo mettevan del loro per dare ai padroni di casa il 24-32.

32-38 con il giamaicano Nick Richards in schiacciata, quindi White e il fresh new Muscala infilavano due triple, Pritchard andava in fing and roll e Hauser da tre a 7:56 per il 32-49 portava il divario già a ben 17 punti.

L’unico altro Celtic con un punteggio importante era scontato: Tatum ne realizzava 18 già dopo due quarti e Boston chiudeva avanti proprio di 18: 53-71.

A 5:21 del terzo quarto Tatum per un contatto con Williams aggiungeva l’and one del +28 (66-94) Celtics, vantaggio massimo per la squadra del Massachusetts che contro una squadra frastornata con in campo spesso dei rookie come McGowens e Williams, partito in quintetto (buona prova nel complesso la sua con una doppia doppia da 11 punti e 12 rimbalzi anche se c’è ancora tanto da limare per diventare davvero forti) parevano dilagare come nell’ultima uscita tra le due squadre, invece, Charlotte si riprendeva nel finale di terzo quarto quando Boston perdeva 6 palloni sbagliando altrettanti tiri (l’unico a segno era quello di Muscala con una tripla) per l’81-97.

I Calabroni continuavano ad avvicinarsi sino a giungere al -10 ma non riuscivano ad avvicinarsi ulteriormente rimediando un’onorevole sconfitta contro una squadra che aveva già ucciso la partita nel primo tempo tirando con un 16/31 dall’arco nel primo tempo…

Per Charlotte la classica partita da circa 20 punti o più del duo di guardie Ball (24 punti, 10 assist e ben 9 rimbalzi per sfiorare la tripla doppia) – Rozier (27 punti e 3 steal) non è bastata nemmeno con il supporto offensivo di P.J. Washington che ha terminato con 17 punti ma come Ball non è proprio l’icona di una squadra che riesca a difendere (c’è da dire che almeno tre triple dei Celtics sono state frutto di bravura e anomalamente fortunate) sebbene il n° 25 non sia dispiaciuto nell’occasione nemmeno sotto questo profilo.

McGowens ha chiuso con 9 punti andando a riprendersi dopo una brutta partenza mettendo 9 punti quando le cose si erano già fatte irreversibili mentre Richards ha chiuso con 7 punti e Thor con 4, uscita nettamente migliore per piglio, presenza, coordinazione, velocità e tecnica nei suoi 9:45 rispetto alle ultime sconcertanti prestazioni.

Alla fine Boston portava a casa 41 punti da Tatum (nemesi), 33 da White e 12 a testa per gli outsider Muscala e Hauser.

Nonostante Charlotte portasse diversi elementi a casa a proprio favore a fine partita; 48-34 nel pitturato, 14-8 da second chance, 20-6 nei fast break, 57-47 a rimbalzo e un più risicato 9-7 nelle steal accompagnato da minori TO con 13-15, Boston prendeva vantaggio dal 45,5% da tre punti contro il 34,8% di Charlotte benché dal campo le percentuali siano vicine.

I Leprecauni traevano anche vantaggio dagli assist: 26-34 a testimoniare le solite difficoltà difensive di una squadra alla quale manca molto mentre personalmente non manca Miles Bridges che nelle ultime ore parrebbe avere una possibilità, offerta eventualmente da Kupchak, di rientrare in squadra “dalla finestra” dopo che la NBA avrà finito le sue indagini, nel caso in cui ve ne fosse possibilità…

Personalmente: “Ridatemi Cho” che non sarà stato Krause ma con il poco a disposizione ha fatto meglio (a una vittoria sfiorata con Miami al primo turno playoff per essere concreto sui fatti) rispetto alle contingenze favorevoli avute da Kupchak (scelta n° 3, Ball, bravo ma scontata) negli ultimi anni comprese le ultime due quasi insensate (solo per poter far giocare qualche profilo nuovo con minutaggi reali e valutarlo per il futuro) operazioni di giocatori persi per nulla o paccottiglia che sarebbero comunque usciti in estate dal contratto.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.