Game 6: Charlotte Hornets Vs Chicago Bulls 135-106

 
Intro
 
La rovinosa caduta di Charlotte sul parquet dei Bulls, risultava una delle reiterate vergognose esibizioni d’inconsistenza sul parquet di una squadra ammalorata da infortuni e senza vittorie fino all’arrivo della Croce Rossa Hornets.
L’occasione per pareggiare almeno la serie la offriva il calendario a due giorni di distanza a parquet invertiti.
Dato che la Cassazione ha stabilito che dare del pirla a qualcuno è lesivo dell’onore del destinatario non lo darò in gruppo a una squadra che a pirlare (girare senza scopo) in giro è bravissima.
In realtà la parola pirla è il sinonimo di trottola nel dialetto lombardo e alcune zone limitrofe.
Giacché sono rimasto accigliato più del logo dei Bulls per un paio di giorni, per sdrammatizzare emozioni che non si possono spiegare, ho pensato di utilizzare qualcosa di più leggero come il manga e l’anime di Dash Kappei, più comunemente conosciuto in Italia con il nome di Gigi la Trottola.
Risalente a qualche decennio fa, tratta di un ragazzo circa quindicenne che si cimenta in tutti gli sport con ottimi risultati, ma il suo primo amore (indotto da un’allenatrice) sarà il basket (non raggiunge il metro d’altezza) in virtù di una serie di circostanze.
Un anime leggero e divertente con scenette ilari come i siparietti con il cane parlante Salomone, suo rivale in amore che solo lui comprende e le alzate un po’ maniacali delle gonnelle delle studentesse per estasiarsi alla visione di mutandine bianche (rigorosamente per lui le uniche belle) mettono buonumore.
Non mancano riferimenti ad altri sport (wrestling con Tiger Mask) o a favole con edizioni create ad personam (La Piccola Fiammiferaia) per impietosire e intenerire il suo amore.
Le pagelle verteranno un po’ sui vari personaggi, ma è ora di passare a raccontare la sfida della notte.
 
 
La partita in breve
 
Charlotte gioca un primo quarto alla pari con i Bulls che tuttavia nel finale di primo quarto riusciranno ad andare sopra di due punti, estendendo il vantaggio a inizio secondo quarto sul +6 quando gli Hornets si troveranno nel momento di maggior difficoltà della loro partita.
La panchina reagirà bene grazie all’energia di MKG e ai canestri di un ispirato e grintoso Tony Parker abile a firmare il sorpasso sul 30-29.
Hornets che con Walker aumentavano il divario nel finale del primo tempo.
Una bomba del capitano chiudeva i primi 24 minuti sul 68-54. Gli Hornets nel terzo quarto risultavano travolgenti per i Bulls e con un parziale di 34-21 estendevano il vantaggio sul 102-75 a 12 minuti dal termine.
Rimaneva del garbage time ma anche dalla spazzatura a volte si possono ricavare cose utili e belle.
Monk e Bridges facevano vedere qualche buona giocata mentre Biz si divertiva a stoppare gente, un po’ come alle feste ci si diverte a conoscerla.
Qui si notava quanto fosse mancato a Charlotte un rim protector a Chicago, considerando anche l’ottima prova di Zeller, più pulita (nel senso che accompagna a braccia alzate l’attaccante in penetrazione costringendolo a sbagliare). LaVine sarà limitato sotto canestro e finirà con 20 punti, 12 dei quali li ricaverà però con le triple.
Borrego voleva maggior attenzione e fisicità in difesa, questo implicava anche la lotta a rimbalzo e la squadra lo ha finalmente accontentato.
Miglior marcatore dei suoi seguito da Jabari Parker con 19 pt. e da Payne con 15.
Walker e Parker sugli scudi per gli Hornets con i rispettivi 30 e 18 punti.
Per Charlotte ci saranno 50 rimbalzi, 30 assist, 10 rubate e 10 stoppate contro i 34 rimbalzi dei Bulls (surclassati), 21 assist, 5 rubate e 7 stoppate.
10 i turnover degli Hornets contro i 13 dei Tori.
Con un 53/93 dal campo i Calabroni finiranno per tirare con un irreale 57% dal campo e considerando lo 0/11 iniziale da fuori divenuto poi 8/22 parziale e 14/32 finale (43,8%), si capisce il perché gli Hornets abbiano vinto una partita in discussione per circa un quarto e mezzo sfruttando il fattore campo, circostanza che lascia un po’ d’amarezza per la minor personalità dimostrata in trasferta contro gli stessi avversari.

Hugo e le dance brackets poco prima d’inizio gara.

 
Le formazioni:
 
La partita
 
1° quarto:
 
LaVine iniziava da dove aveva lasciato, ovvero segnando punti difficili; la prima giocata dei Bulls era chiusa dalla star avversaria con un tiro da tre punti dall’angolo destro che oltrepassava la buona difesa di Batum.
Charlotte reagiva tentando con Walker la penetrazione ma i Bulls chiudendosi spendevano subito un fallo che costava loro 2 FT e altrettanti punti.
LaVine non riusciva a battere Zeller da sotto canestro mentre il nostro centro usava la sua altezza per depositare da sotto il vantaggio ma W. Carter Jr. con una tripla riportava avanti i Bulls.
I Tori erano raggiunti da Kemba che con una drive da destra andava rapidamente ad appoggiare.
Walker salvava Charlotte da una transizione dei Bulls e prendeva sulla rimessa d’attacco successiva anche lo sfondamento commesso da LaVine.
Lamb da sotto e Batum con un arresto e tiro da media distanza a destra facevano volare Charlotte in doppia cifra ma un’entrata verticale di Payne con fallo di Lamb restituiva ai Bulls almeno il minimo scarto (10-9).
Chicago sprecava a 6:33 due liberi per il vantaggio e gli Hornets con un’entrata in cambio mano di Bridges a superare Felicio ne approfittavano per allungare, ma lo stesso Felicio dal pitturato alzava su Zeller la sfera del 12-11 mentre Payne da tre riportava sopra ancora una volta Chicago.
Bridges recuperava un rimbalzo nell’area dei Bulls dopo un errore di Kemba per pareggiare e a 4:34 per un fallo di LaVine su Walker il capitano restituiva il vantaggio ai nostri (16-14) prima dell’1/2 di MKG dalla lunetta.
Felicio con un banker da sinistra dimostrava la poca aggressività di Willy in marcatura mentre il diagonale lungo di Tony Parker per il +3 era replicato in termini di punti validi dall’entrata di Payne.
Minima distanza tra le due squadre con MKG a ricreare un cuscinetto grazie a una decisa puntata verticale a canestro chiusa con appoggio al plexiglass su Holiday.
Payne da destra puniva gli Hornets che concedevano spazio dall’arco per il pari a quota 21 mentre un floater di Blakeney tra gli errori da fuori di Monk e Bridges consentiva il vantaggio ospite.
Con un appoggio al vetro dal post basso sinistro di Jabari Parker su Bridges e un’entrata di Kemba che passava in mezzo a due giocatori prima di depositare di destro su Holiday appena prima della luce rossa si concludeva il primo quarto.
Bulls in vantaggio di due: 23-25.

Charlotte Hornets coach James Borrego, left, makes a point to guard Malik Monk during the first half of Friday’s NBA game against the Chicago Bulls at the Spectrum Center. Bob Leverone AP
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2° quarto:
 
Allarme rosso per gli Hornets quando le prime due azioni dei Bulls costavano 4 punti; prima Felicio a 11:24 perdendo una scarpa su fallo di MKG andava a realizzare due liberi e poi Jabari Parker con uno spin sulla baseline destra andava a posterizzare Williams in aiuto.
Un 23-29 (-6) che Tony Parker riusciva a dimezzare in una sola azione con entrata più FT a 10:43 spezzando il raddoppio di Felicio dalle parti del pitturato.
MKG attaccando la diagonale ci riportava con il tocco in entrata al -1 mentre un grintoso Tony Parker a 9:26 usava bene il corpo per segnare da sotto a sinistra con un’entrata dal tiro rustico (30-29).
Tony continuava a produrre anche quando si trovava l’entrata sbarrata; drive, bound pass per MKG che da sotto si faceva valere trovando lo spazio per infilare altri due punti.
Un goaltending di Batum su Felicio lasciava in bilico il match mentre dall’altra parte Monk apprendeva e imitava Parker per l’assist in corsa verso MKG che in lunetta a 8:29 estendeva i punti personali a 9 oltre 5 rimbalzi.
LaVine rientrava in campo procurandosi due FT a 8:16 ma inusualmente li mancava entrambi così dall’altra parte il nostro play francese son uno scoop di destro continuava a lasciar di stucco la difesa di Hoiberg che non trovava contromosse alla rapidità e abilità della nostra PG di riserva. Un fortunoso tiro di Jabari Parker riduceva lo scarto mentre gli Hornets con una tonica entrata di Williams chiusa da uno scoop sinistro molto spettacolare in salto ci consentivano d’andare sul 38-33.
Parker a 6:32 colpiva liberissimo da oltre l’arco magnificando la sua prestazione (41-33) ma non si arrestava mostrando dal repertorio anche il floater a 6:08 per un +10 Hornets influenzato indubbiamente dal transalpino.
Bulls che provavano a riportarsi in partita con una tripla di LaVine dal corner sinistro.
In attacco MKG mancava un appoggio da sotto ma recuperando il rimbalzo riusciva a girare sulla pressione di un difensore che andava a vuoto spianandosi la strada per l’appoggio facile.
Chicago colpendo nuovamente da fuori con J. Parker si ritrovava sul -6 (45-39) ma un jumper obbligato dal pitturato di Zeller (idea di passaggio in pick and roll su Walker impossibile per l buona chiusura di Chicago sul capitano) con pochi secondi sul cronometro anticipava la tripla di Lamb in transizione dalla diagonale destra.
Hornets che volando sul 50-39 lasciavano a Payne una correzione a una mano plastica su un errore dello stesso giocatore ma a 3:57 un arcobaleno lunghissimo di Walker dalla diagonale sinistra aiutava gli Hornets verso la fuga, ridotta da due transizioni e 4 FT per Chicago.
Zeller non se ne curava e in entrata alzava la sfera altissima al vetro per un canestro sul quale mostrava buona coordinazione del corpo costretto all’improvvisazione.
LaVine da tre prima e con una dunk cattiva poi spingeva i Bulls a tornare sul -7 (57-50) ma a 1:55 la seconda bomba di serata di Kemba restituiva il vantaggio in doppia cifra (60-50).
Payne ne metteva altri due, gli Hornets rispondevano con un giro palla ficcante chiuso da sotto da Zeller con un’alzata tagliata a magnificare l’assist con extra pass da parte di Kemba che nel finale decollava subendo anche un tocco in entrata sotto canestro; sbilanciato con il corpo all’indietro appoggiava al plexiglass realizzava tiro e libero.
65-52.
Holiday al vetro faceva compiere alla sfera un’inusuale parabola lunga ma il canestro era buonissimo, tuttavia chiudeva ancora il nostro scatenato n°15 con uno step-back e tripla dalla diagonale destra che lasciava il pubblico estasiato.
68-54 alla fine dei primi 24 minuti grazie all’ultima bomba di Kemba.

CHARLOTTE, NC – OCTOBER 26: Tony Parker #9 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Chicago Bulls on October 26, 2018 at Spectrum Center in Charlotte, North Carolina
NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
3° quarto:
 
Dopo un primo canestro di Batum i Bulls accumulavano 5 punti con i quali riducevano lo scarto a 11 pt. (70-59) ma un’altra alzata di Zeller dalla baseline e un dai e vai nato sul bordo sinistro tra Williams e Batum con la restituzione di palla da parte di quest’ultimo per la rollata con canestro del nostro numero 2 ci restituivano ossigeno.
Una dunk di LaVine era restituita da un’entrata di Walker che passando in mezzo a un paio di difensori fissava un terzo tempo di destro sul quale Hoiberg chiamava un time-out (8:46) poiché non propriamente contento della sua difesa.
A 8:12 Walker aumentava i giri e il numero di triple per il 79-61 mentre a 7:48 era Zeller da sotto a beneficiare di una drive and dive del capitano che al volo passava corto altruisticamente propiziando il canestro del +20 (81-61). Partita in ghiaccio con i Bulls demoralizzati tanto che Lamb trovava spazio immenso per colpire da fuori a 6:47, anche se Arcidiacono restituiva il tiro pesante.
Holiday dall’angolo segnava quello che sarà un refrain per i Bulls nel tentativo di recupero; un paio di triple pesanti per accorciare prima che i Calabroni rispondessero.
Batum da dietro stoppava LaVine impegnato i entrata contro Zeller mentre nessuno stoppava il lestissimo Kemba in entrata con capriola e ribaltamento fuori dal parquet utile dopo il canestro.
Anche Batum partecipava alla festa a 3:45 con un catch n’shoot dalla sinistra da tre punti (91-69) mentre MKG vinceva un doppio duello in difesa e in attacco contro J. Parker.
Entrava anche Biz che faceva le prove di stoppata sul polso di Felicio che in lunetta splittava.
Partita in ghiaccio anche quando gli arbitri interpretavano la presa di posizione di MKG come illegale sull’entrata di Parker dei Bulls che con un 2/2 segnava il 98-71.
Biz mandava quasi K.O. Arcidiacono in attacco facendosi spazio con il gomito ma Bridges con una Thunder dunk sulla baseline destra (ricevendo palla da un Parker in direzione diametralmente opposta e convergente) portava i Calabroni già a quota 100.
Jabari Parker metteva dentro un canestro e un libero sulla stessa azione poi arrivavano due tiri liberi di Tony Parker per altri due punti di vantaggio accumulati che Biz conservava gelosamente stoppando Blakeney.
Sul 102-75 si andava al terzo riposo.
 
4° quarto:
 
Con la partita in ghiaccio i Calabroni incassavano un paio di triple a opera di Blakeney e Jabari Parker ma rispondevano con quella di Bridges da posizione quasi frontale a canestro. Un elegante reverse layup di Arcidiacono in infilata mostrava la bellezza delle tempistiche del basket sul passaggio di Felicio ma anche dall’altra parte Parker vedeva bene il taglio sulla linea di fondo sinistra per Monk che decollava in un plastico volo librandosi nell’aria per schiacciare di potenza a favore dello spettacolo puro essendosi liberato della difesa. Bridges faceva piombare a 9:29 un lungo due per un 5/6 dal campo.
Monk, vi fossero rimasti dubbi, chiudeva dall’angolo destro la gara con la tripla del +23 (112-89), poi entrava in scena Biyombo che stoppava due volte Harrison agevolando un running layup di Monk sull’altro versante.
Torreggiava ancora Biz che diceva no per la terza volta a Chicago su un tentativo di schiacciata, stavolta la vittima era più prestigiosa, ovvero Jabari Parker.
Quando poi Monk connetteva il cavo invisibile tra lui e Biyombo per l’alley-oop poderoso del nostro centro, il pubblico di Charlotte rumoreggiava felice.
Poco il brusio per la tripla del “nemico” Harrison (116-92) mentre nel finale si vedevano anche Bacon e Frank che andavano in direzione diametralmente opposta.
Se al primo riuscivano una tripla con tabella quasi in frantumi e un’entrata, al secondo non riusciva nessuna delle due, beffato anche sull’appoggio a canestro dallo stesso ferro. C’era il tempo per una violenta schiacciata di Bridges che lasciava Hutchison quasi piantato sul parquet, poi dopo la tripla di Arcidiacono dal corner destro le squadre chiudevano sul 135-106 tra i soliti saluti anticipati prima della fine della partita visto che Monk, superata la metà campo decideva di non esagerare sull’ultima azione.
 
Pagelle
 
Kemba Walker: 8,5
30 pt., 6 rimbalzi, 7 assist. Gigi la Trottola, chi altri avrebbe potuto essere? Ha talento da vendere e sarebbe probabilmente come il protagonista della serie un n°1 anche in altri sport se vi si fosse applicato? Non lo so, di certo sono felice che abbia scelto il basket e giochi per gli Hornets. Raggio di luce nel buio, ha bisogno di W come la visione di mutandine bianche aiutava Gigi a ricaricasi. In serata segna 30 punti in 26 minuti. Imprendibile in entrata finisce con un 11/18 dal campo che contiene un 5/10 da fuori. 3/3 ai liberi e 7 assist, alcuni dei quali solo da spinger dentro. Fantasiosamente irrefrenabile, se avesse giocato anche l’ultimo quarto avrebbe finito probabilmente sopra i 40 pt.
 
Jeremy Lamb: 6
10 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Gloria, l’allenatrice. Gloria è l’allenatrice del Seirin. Espressioni facciali che mutano facilmente, specialmente quando l’anarchico Gigi ne combina qualcuna. Prova a rimanere calma ma non ci riesce. A Lamb, sarà anche per il cognome riesce molto meglio in realtà ma a pari ruolo con Batum, sembra molto più assennato. Tira con troppa parsimonia finendo con un 3/7 dal campo. Da una guardia tiratrice ci si aspetterebbe di più ma fa tutto in campo anche se l’inizio è indubbiamente lento. Accumula qualche punto in più nel secondo tempo.
 
Nicolas Batum: 6,5
10 pt., 8 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Dick. In realtà sarebbe un membro della squadra di ping pong ma a causa del suo fisico esile i compagni di club lo mettono in disparte e lui si allena con la racchetta a fender l’aria. Purtroppo noi dobbiamo sorbire un giocatore che guadagna più di 24 milioni a stagione e ha le stesse evanescenti prestazioni di Dick in allenamento, che al contrario del francese, almeno non fa danni. In serata comunque tirando poco e con spazio, riesce a metter dentro un 4/5 dal campo con un 2/3 da fuori. Stoppa LaVine dopo esser stato passato poiché Zeller gli da tempo. Alcuni rimbalzi li prende strappandoli ai compagni, indisturbato da avversari ma per una volta la gara è discreta anche se mi fa imbestialire su un rimbalzo offensivo quando potrebbe prender palla invece tergiversa e se la fa nettamente rubare.
 
Marvin Williams: 6
4 pt., 5 rimbalzi, 2 stoppate. Piccolo John. Dai grotteschi labbroni, è quello che ha il merito iniziale di stimolare l’orgoglio di Gigi con una battuta sarcastica. Non proprio bellissimo, comunque utile comprimario si adatta perfettamente al profilo dell’anime. Chiude con un 2/6 dal campo, utile a chiudere in qualche occasione, anche se fallisce le due triple tentate si vede su una bella giocata con Batum sulla sinistra quando rolla dentro per chiuder con sicurezza e precisione.
 
Cody Zeller: 7
14 pt., 6 rimbalzi, 1 assist. Adamo. Perché è bianco, non certamente perché è bello e amato dalle donne come il biondo dai capelli lunghi della serie. Anzi, Cody i capelli li sta perdendo troppo presto, l’importante è che non faccia perder le partite alla squadra. In serata è un freno per le entrate di LaVine che limita alzando le braccia riuscendolo spesso a farlo sbagliare. Mette dentro un paio di palloni (offerti da Walker) dalla baseline da pochi passi e trova anche canestri impensabili per lui come un’entrata con palla alzata altissima sul vero e un jumper che si deve prendere perché Kemba è tagliato fuori dal pick and roll.
 
Malik Monk: 6
10 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Salomone. E’ il cane con i boxer rigati rivale di Gigi. Anche lui ama Anna nella serie e non si pone il problema della differenza di specie. Crea siparietti spiegando le regole del basket. Sa parlare ma lo capisce solo Gigi. Se lui e Walker nei momenti insieme riuscissero a dialogare, parlerebbero il linguaggio universale del basket. Agilità e talento ci sono. Questa sera fa vedere un bell’alley-oop su imbeccata di Parker ma anche lui ci mette un po’ a carburare (4/10 dal campo), tuttavia alla fine va in doppia cifra. Bello l’assist per Biyombo.
 
Michael Kidd-Gilchrist: 7,5
15 pt., 8 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Thomas. E’ il capitano della squadra nella serie. Assennato, ogni tanto mostra qualche punto debole caratterialmente quando si parla di donne. Il nostro MKG è finito in panchina ma è un giocatore di lungo corso per Charlotte che si sta rendendo utile in un ruolo fuori dal suo, utilizzando le proprie caratteristiche anche se non è un fenomeno. Chiude con 6/9 dal campo sfidando la difesa dei Bulls in entrata e a rimbalzo. In difesa tiene anche J. Parker. Si spreme. Dinamico, ha energia da offrire alla squadra in contributo.
 
Willy Hernangomez: s.v.
0 pt., 1 rimbalzo. Gioca solo 4 minuti in serata mancando un tiro. Commette un fallo ma è poco per giudicarlo anche se dietro non fa un figurone nelle occasioni nelle quali è chiamato in causa. Probabilmente Borrego preferisce qualcuno di più fisico difensivamente.
 
Miles Bridges: 7
15 pt., 5 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 7/10 al tiro. Impera in schiacciata dove regala “ohhhh!” di stupore e ammirazione al pubblico ma sa anche mettere tiri da lontano. Oltre a una tripla mette un paio di lunghissimi due ai quali mancano solo pochissimi cm per esser considerati da tre. In caduta dal rimbalzo difensivo conteso nel primo tempo riesce a smistare anche un passaggio. Un po’ acerbo a volte in difesa ma in una serata così lo premio con un 7.
 
Tony Parker: 8
18 pt., 8 assist, 1 rubata. Tomato. E’ l’alter ego di Gigi ma ama le mutandine rosa. Intreccia una battaglia con Gigi sul tema: “Più belle le rosa o le bianche?” Scuole di pensiero differenti, modi di giocare un po’ diversi, a tratti simili, Parker cerca di non far sentire la mancanza di Kemba quando è in panca a riposare. Mettiamola così… sembrava Kemba o semplicemente il Tony Parker degli Spurs. In difficoltà la squadra parla in panchina con i compagni cercando di spronarli, poi da l’esempio con iniziative che spesso si chiudono nel migliore dei modi. Spina nel fianco per i Bulls che lo soffrono. Mostra tutta la sua grinta dopo il canestro del sorpasso del 30-29. Non fa mancare nemmeno gli assist guidando poi la squadra nell’ultima frazione. Timone navigato.
 
Dwayne Bacon: 6,5
7 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. A partita finita entra cercando comunque di ritagliarsi spazi per il futuro. Chiude con un 2/3 dal campo e un 2/2 dalla lunetta per un clear path. Tabellata da tre fortunosa e altra tripla lunga. Da fuori non sembra il suo pane. Meglio quando va di corsa.
 
Bismack Biyombo: 7,5
2 pt., 3 rimbalzi, 5 stoppate. Alan. Armadio a 4 ante. Ecco la similitudine. Credo che Biz sia nettamente più buono dell’ex fidanzato di Anna, da lei lasciato perché violento. E’ vero che commette 4 falli riuscendo ad abbattere anche Felicio. Rifila una gomitata involontaria ad Arcidiacono mentre prova a muoversi per liberarsi usando il piede perno ma rifila tre stoppate di seguito ai Bulls e in soli 12 minuti sale a 5. Un rim protector che in alcune circostanze della partita a Chicago Borrego non ha considerato e ci è costato caro. Alley-oop servito d Monk come ciliegina sulla torta.
 
Frank Kaminsky: 5,5
0 pt., 1 assist. Zero punti, 0/2 al tiro, uno da fuori e un appoggio sul quale il ring lo beffa facendogli saltellar via la palla. Chissà quando lo rivedremo in campo così…
 
Coach Borrego: 7
Rinsavisce convincendosi che un rim protector serva. Zeller e Biz fanno buona guardia. Capisce in pochi minuti che Willy non si adatta. Allenatore giovane che avrà difetti ma nell’occasione è veloce nel capire certe dinamiche. Deve lavorare sulla chiusura degli angoli. Non solo i Bulls ma altre squadre sfruttano la nostra lacuna nei close out. La squadra va in difficoltà sul finire del primo quarto e a inizio secondo ma con Parker in campo in forma può star tranquillo. Ci pensa Kemba a finire il lavoro facendogli passare un secondo tempo rilassante dove deve solo decidere i cambi.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.