Game 60: Charlotte Hornets @ Los Angeles Lakers 109-104

 
 
CrucialHornets
 
Il cardo maximus era la via principale che scorreva da Nord a Sud.
Incrociandosi con la direttrice chiamata Decumano (Ovest-Est) formava spesso la croce delle due vie principali della città romana.
Se immaginiamo il Nord come la testa della classifica, in questi mesi abbiamo visto scendere Charlotte sino al bivio.
Un incrocio pericoloso perché perdere con i giovani Lakers gara 60 avrebbe significato probabilmente svoltare a destra tracciando una L ( da escludere poiché affetto da labdacismo quando giocano gli Hornets) che ci avrebbe immerso nella piena notte dell’Est, aspettando eventualmente il sorgere del sol estivo.
La risalita in direzione playoffs passava da L.A. e da Phoenix in casa dei Soli, sperando in due W che diano fiducia.
La prima è andata, nonostante la croce della sofferenza si sia portata sino ai secondi finali, merito dei Lakers, onore delle armi concesso.
“Comunque vada “panta rei” per parafrasare una frase di Occidentali’s Karma, una canzone che si staglia decisamente dalla mediocrità sanremese, critica da molti sui social (dubito che sia stata realmente compresa da tutti quelli che la criticano) ma densa di significati e spunti di riflessione rimanendo per ossimoro pesantemente leggera.
Tornando a noi, il “tutto scorre” sarà il mantra fatalista da portare da qui al termine della stagione.
Per quel che concerne la singola partita, i Lakers vincevano la statistica dei palloni rubati (come al solito Charlotte incapace di portar via palloni) per 3-9 ma perdevano nei rimbalzi 46-39, negli assist 25-22 concedendo 14 turnover contro i 12 degli Hornets che sbagliavano poco da questo punto di vista nella seconda parte dopo un inizio frammentario.
LAL meglio dal campo ma peggio da tre con Charlotte al 41%.
 
I Calabroni tornavano sul parquet dello Staples Center con un quintetto composto da; Walker, Batum, MKG, M. Williams e Kaminsky.
I Lakers opponevano il seguente starting five; Russell, Young, Ingram, Randle, Black.

Frank Kaminsky sta ingranando. Nella notte è andato in doppia doppia con 24 punti e 12 rimbalzi.
(Photo by Harry How/Getty Images)

 
Partenza nettamente a favore dei Lakers, Kaminsky non saltava nemmeno sulla palla a due e dopo 15 secondi D’Angelo Russell (23 pt.) infilava la tripla dello 0-3, Ingram con un jumper da due punti portava a cinque lo scarto e anche se a 10:55 un hand-off tra Frank e Kemba serviva a ricavar tre punti da quest’ultimo, Charlotte non mostrava un certo lassismo difensivo del quale approfittavano Randle per l’appoggio da sotto e Russell che a 9:39 con una tripla portava sul 3-10 il punteggio.
Charlotte si affidava quasi esclusivamente al tiro dalla distanza, i canestri pesanti di Marvin a 9:46 e di Batum a 9:25 riportavano in scia i Calabroni che tuttavia subivano l’entrata di Randle (23 pt.) con ravvicinata parabola alzata per il 9-12.
Charlotte cambiava strategia per una volta; penetrazione di MKG, palla ceduta a fianco a Kaminsky che sul tentativo di avvicinamento era spinto a terra.
Due FT servivano a poco al momento, considerando che Russell sfruttando una persa di Kaminsky andava in coast to coast a chiuder la transizione vanificando il rientro di MKG.
A 7:46 Kemba creava la magia; tiro da tre punti dopo aver dribblato Russell che si appendeva da dietro sbilanciando la nostra PG, tiro da tre realizzato così come il libero supplementare.
Hornets che sorpassavano con una giocata da 4 punti (15-14). Un coast to coast di Randle chiuso in schiacciata portava avanti i Lacustri di un punticino, vantaggio che sfumava dopo due errori dalla lunetta dei gialloviola e l’1/2 di MKG, il quale impattava la partita a 6:36 (fallo di Nance Jr.).
La nostra ala piccola però continuava la saga dei turnover, i Lakers ne approfittavano segnando con Russell in fing and roll. Walker pareggiava in layup, Frank sopravviveva al contatto in entrata e appoggiando al vetro portava sopra di due i Calabroni a 4:58. Zeller, entrato da poco in campo, aveva la possibilità di battere due FT con LAL in bonus ma sbagliando lasciava il punteggio inalterato.
Marvin segnando a 3:35 con l’appoggio da destra dava il +4 agli Hornets che approfittavano dei Lakers che accontentandosi di tiri da tre punti e jumper in generale lasciavano fare non vedendo dare esiti apprezzabili.
Randle eliminava l’inconveniente da sotto e D’Angelo pareggiava dalla lunetta per un fallo fischiato contro Roberts.
Zubac faceva esultare i fan di L.A. con due punti, poi era il turno di Marvin a creare il saliscendi emozionale nel punteggio; tentativo di tiro da tre respinto dall’anteriore del ferro che gli riconsegnava palla solamente un po’ più spostato lateralmente, tripla con spazio e Hornets avanti 25-24.
Un’entrata atletica di Clarkson faceva sopravanzare Los Angeles di uno, inoltre un Cody non in formissima commetteva fallo su Nance Jr. che ringraziava portando a tre il vantaggio degli uomini di Walton.
Cody appoggiando al vetro un due punti faceva la prima cosa buona della sua partita
Un’iniziativa di Clarkson dava beneficio ai Lakers; un gioco da tre punti a :18.6.
Finiva così il primo quarto (27-31), anche perché Marco sbagliava un fade-away e i Calabroni pativano 8 turnover, subendo anche un 8-18 nel colorato.
 
Il secondo quarto iniziava sotto il segno di Frank che centrando il bersaglio con la frecciata da tre punti trascinava gli Hornets al -1. Zubac dalla destra, zona post basso, con un gancetto realizzava il 30-33, il giocatore slavo doveva però inchinarsi a Marco che in uno contro uno a destra battezzava il lungo superandolo con un buon jumper.
A 10:14 si cambiava lato; Lamb sfuggiva all’11 avversario, sull’entrata scontro con Zubac, teardop vincente come il FT. Hornets di nuovo in vantaggio (35-33) pronti ad allungare… era Roberts con un’entrata, spin move sul difensore e successivo assist saltato a fornire il materiale per Marvin Williams che sulla baseline andava oltre il ferro per prendersi un reverse layup vincente.
Anche Frank si faceva un giro nel colorato su Brewer, al posto dell’assist il tiro da due che s’infilava senza problemi per l’allungo sul +6 (39-33).
Brian (Roberts) con un’esitazione lasciava indietro Nance; ripartenza fulminea, drive e alzata al vetro con due difensori impotenti.
A 8:01 MKG continuava il parziale (13-0) realizzando un FT jumper. Il +10 (43-33) però era recuperato da Russell che sfruttando un “blocco forte” calava la tripla.
Dalla diagonale sinistra. Clifford era bravo a chiamar subito il break ma nonostante a 6:21 Belinelli gettasse (dal centro sinistra) nel canestro la sfera per un tre punti importante, i Calabroni si trovavano a subir prima la tripla di Ingram (corner sx), la dunk solitaria di Randle a 4:53 tre punti frontali di Young per uno 0-8 di parziale, trampolino per l’aggancio ottenuto dal numero 30 gialloviola (Randle) in transizione a 4:25.
Ulteriore time-out di Clifford che dal +10 si ritrovava a pari punti, in più in malo modo vista la rapidità dei Lakers nel recupero.
A 4:00 dalla sirena lunga Kaminsky dava una gemella alla prima tripla del quarto e uno scambio sull’esterno tra Kemba, Kaminsky e Kemba generava una tripla del capitano in teal che sprigionando la bomba consentiva ai ragazzi di Clifford di raggiungere il 52-46.
Kemba in attacco scappava a Russell grazie a un crossover letale, il numero 1 si lamentava per un possibile doppio palleggio, ma il nostro numero 15 era di mano veloce come un prestigiatore, lasciandomi ancor adesso nel dubbio, di certo i due punti in layup erano reali.
Non era illusione nemmeno la tripla di Clarkson e l’1/2 di Ingram (stoppata non buona assegnata contro Williams).
A portar il match sul 54-50. Nel pitturato le grandi manovre di Frank facevano cambiar direzione ai suoi cingoli; incrocio da fermo, eliminazione parziale dell’ostacolo difensivo, mirino per colpo ravvicinato e canestro del 56-50 a 1:51.
Young non faceva troppa fatica realizzando da tre contro Batum Le squadre aggiungevano due punti, poi pareggiavano anche le triple sbagliate (Batum e Russell sulla sirena contrastato da Kaminsky), la sirena suonava attenuando il rumore del ferro sulla tripla mancata dalla guardia dei Lakers con Charlotte avanti 58-53.

Kemba Walker con 30 punti e 7 assist, nel finale cancella le black shadow disegnate sul parquet dai Lakers.
2017 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

 
C’è un certo “gattopardismo” nella NBA, nelle dinamiche delle sfide e anche se i Lakers da qualche anno non fanno più parte delle alte “sfere di potere” ma mantengono storia, cultura e soprattutto un mercato florido, aiutati anche dai non lontanissimi titoli di O’Neal e poi Bryant, una franchigia sicuramente più appetibile di Charlotte con più facilità di ricostruzione.
L’aura dei titoli però si faceva sentire nel terzo quarto, quando Charlotte calava, complice un pessimo inizio di Batum sembrava che tutto cambiasse perchè nulla in realtà mutasse.
C’era comunque il tempo per un allungo di Frank che mandava la sfera dentro prima di esser lanciato a terra da Black in tardivo recupero.
Black in area su MKG iniziava la rimonta, Kaminsky con un wild shot e Batum con un tap in ottenevano uno zero, Batum anche in transizione non dava effetti positivi, era MKG a 10:09 ad appoggiare per due punti difendendo bene la palla sull’entrata in salto. Black a 9:45 si faceva amico il ferro dopo il suo giro e tiro l’anello diceva sì. Kemba sporcava un pallone in difesa, il francese in tuffo cercava il recupero ma maldestramente con l0’avambraccio spediva il pallone in rimessa laterale destra. Le torri dei Lakers continuavano a macinar punti; Randle falliva l’occasione, arrivava comunque il tap-in di Black a riportar a contatto L.A. (61-60).
Batum commetteva un fallo offensivo ma a 8:39 Ingram con uno 0/2 dalla lunetta graziava gli Hornets, così Batum si riabilitava a 8:19 segnando con giro e tiro in fade-away, un uno contro uno dei suoi con ginocchio anteriore alzato sino al bacino.
Marvin da sotto fermava Black ma i lunghi locali si davano il cambio, questa volta era Randle a spuntarla da sotto contro la difesa Hornets.
Un fallo di Black (11 pt.) sul tiro di MKG costava un punto dalla lunetta ai Lakers, tuttavia a 7:13 Young si faceva trovar pronto all’appuntamento con la tripla per il 65-66 che ridestava le speranze di vittoria degli uomini di Walton.
Young (15 pt.), ragazzo “giovane” prendeva gusto chiedendo alla palla non di uscire, ma di entrare, così era ancora una volta quando dalla sinistra mandava a bersaglio la bomba del 65-69. Ancora una volta nel momento del bisogno Kaminsky si faceva trovar pronto e concentrato riuscendo a segnare da tre punti a 5:28.
Zeller riuscendo a difender su Black dava più fiducia a Charlotte che tuttavia doveva sorbirsi lo stesso match up anche in attacco, questa volta era il lungo avversario ad aver la meglio stoppando Cody. Batum continuava la sua sfida personale con il canestro ma ancora una volta era il secondo ad aver ragione, fortunatamente Cody recuperava il rimbalzo e convertiva in due punti l’occasione mancata dal francese.
Il duello tra centri però non si era ancora esaurito; Black, guardando a Est, rispetto al nord del ferro, rilasciava una specie di tiro subendo fallo anche da Zeller.
Circus shot e azione da tre punti per i Lakers ora sul 70-72. Partita incerta; tripla di Kemba e +1 imenotteri ma dall’altra parte Russell con un bound pass all’indietro faceva detonare Black, il quale in corsa sparava una “mina assurda” posterizzando un Williams con il bastone da passeggio.
Ingram replicava con la bimane su Zeller, pubblico di L.A. in visibilio per due azioni prepotenti ma Lakers comunque ancora a distanza di tiro (73-76) ripresi da Williams e la sua tripla oltre la difesa di Randle a 3:00 dalla terza sirena.
Clarkson chiudeva la tripla di Lamb facendolo sbagliare, Batum faceva tutto da solo e per due volte sulla stessa azione non onorando il rimbalzo offensivo di Zeller, finiva per segnare dai pascoli dell’alta area Russell, bravo a realizzare il 76-78. Clarkson (16 pt.) era una spina nel fianco e anche se non riusciva a realizzare nell’occasione, dava modo a Randle di prendere un comodo rimbalzo e segnare.
Roberts accorciava di due (lunetta), poi un numero in entrata di Clarkson con braccio destro in allungo oltre il corpo dell’ultimo difensore dava la quarta dimensione a L.A. ma l’ultima azione buona era orchestrata da Belinelli bravo a servir sotto Zeller che a destra del ferro a :04.3 realizzava l’80-82 finale dei primi 36 minuti.
 
Si entrava nell’ultimo quarto con Charlotte con problemi sia nel pitturato (30-44) sia sulle transizioni (5-15 i punti nei fast break). Belinelli riapriva il fuoco da destra ottenendo la nuova parità a quota 82.
Le difese poi prendevano il sopravvento; Marvin fermava Ingram, Brewer in aiuto stoppava Kaminsky, troppo lento nel girarsi e tirare, Lamb, Brewer e Belinelli tutti da tre non erano ascoltati dal Dio del basket, era Clarkson a lasciar sui blocchi Marco e a penetrare realizzando l’82-84.
Il numero 6 dei Lakers era una miccia accesa, palla sottratta a Roberts, contropiede e +4 LAL.
Il nuovo arrivo Brewer, già bandanato di giallo, puniva una persa di Frank.
Si andava sull’82-88, punteggio duro da digerire a 7:36 dalla fine. Diciannove secondi più tardi Charlotte si aggrappava a MKG e al suo jumper, ottimo, mentre a 6:40 Belinelli trovava tre punti provvidenziali per ricucir quasi interamente lo strappo (87-88). Young da tre ci riportava in mezzo al guado dal quale ne usciva Belinelli, stivali nel pantano, corsa diagonale verso destra, scarico dallo stesso lato e replica di MKG in jumper, oltretutto solo cotone.
Dopo uno sfondamento preso da Walker, Belinelli splittava in lunetta (90-91) ma Randle battendo Kaminsky rimetteva in posizione ideale Walton & Co..
Su una rimessa laterale la palla perveniva a Kaminsky, libero di tirare da oltre non ci pensava poi molto a 3:54, sfera a varcar la fatal soglia e pareggio fresco di zecca ottenuto (93-93).
Sembrava tutto inutile però, Marvin riusciva a stoppar Ingram ma in area il pallone era preda di Randle che metteva nel cesto subendo anche il fallo.
Libero aggiuntivo sfruttato a dovere, Lakers sul +3.
Una furbata di Kemba (finta e tiro spingendosi verso un Russell in uscita da un blocco troppo precipitosamente) consentiva a Charlotte di batter due liberi preziosi per tornare in scia (95-96). Hornets che sorpassavano, finte di crossover di Kemba leggermente a sinistra, passo verso il centro, step back, distanza e tiro da due letale su Randle ormai troppo distante per fermar la partenza del pullup ipersonico.
Clarkson di forza andava contro Batum riuscendo ad appoggiare due punti sicuri.
Un brutto segnale non riuscir a difendere ma Kemba con una penetrazione sino alla linea di fondo passava il pallone a Belinelli per una drive and kick, Marco tergiversava preferendo passar la palla allo stesso capitano che continuando la corsa andava a posizionarsi nel corner destro da dove silurava i Lakers.
Tre punti a 1:55 dalla fine per il 100-98.
Marvin andava da tre dall’angolo destro ma non segnava, Kaminsky prendeva un rimbalzo fondamentale per mantener vivo l’attacco, alla fine Williams si ritrovava a tirar da tre dal corner opposto, questa volta segnando a 1:08.
Sul +5 Randle vedeva il contromovimento rapido di Clarkson infilatosi da oltre l’arco, un back door che Batum, in un primo momento battuto, seguiva riuscendo a stoppare l’avversario proprio all’ultimo istante mentre il Jordan di nome si appendeva al ferro come bandiera spinta da vento impetuoso senza aver prima messo dentro la sfera.
Charlotte non segnava ma un tap-out di Williams consentiva a Charlotte di mantener la sfera tra le mani.
Un fallo su Kaminsky a :27.2 dava il 105-98.
Russell da tre a 21 secondi dalla fine portava a -4 i gialloviola che andavano al fallo immediato su Kemba, bravo a realizzare tutte e due le occasioni.
A :13.3, dopo esser arrivato quasi alla linea dei tre punti semplicemente avanzando, Russel tirava con facilità realizzando un “preoccupante” 107-104.
Marvin sulla rimessa del fondo si trovava in difficoltà, tutti i compagni marcati, era Clifford a salvar capra e cavoli chiamando la sospensione poco prima che scadessero i 5 secondi.
Sulla rimessa successiva, dopo esser riuscito a guadagnar qualche secondo prima di esser toccato, dalla lunetta chiudeva Kemba sul 109-104.
 
Pagelle
(pagelle con frasi virgolettate da Occidentali’s Karma)
 
Walker: 7,5
30 pt. (9/18), 5 rimbalzi, 7 assist. “Per tutti un’ora d’aria, di Gloria… alè!” Beh, Kemba meriterebbe molto di più, spesso le sue buone prestazioni non sono abbastanza per farci vincere. Quando si vince però ha quel lasso di tempo di gioia tra una partita e l’altra, la soddisfazione di aver aiutato la squadra a portar a casa una W e dato ai tifosi una gioia. Si rende utile a suon di triple (5/9), va in lunetta 7 volte e non sbaglia nulla. Vince il duello con Russell, buon giocatore ma meno esperto. Secondo in tutta la NBA per i charges drawn (24) dietro a Ilyasova (27). Ne aggiunge uno nella notte ma soprattutto aiuta offensivamente Charlotte nella fase più delicata con punti e assist come quello per Marvin che da il là alla vittoria.
 
Batum: 5
5 pt. (2/13), 7 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata. “Essere o dover essere è il dubbio amletico” di Batum. Un collante che si sta scollando. Male al tiro, qualche rimbalzo, assist sotto la media, difesa un po’ svogliata a tratti. Si “salva” con la stoppata nel finale che sigilla il vantaggio ma non si capisce se giochi per contratto o sia deconcentrato al tiro. Meglio quando lo prende in corsa che quando deve piazzarlo da fermo. Da rivedere un po’ la meccanica in queste situazioni nelle quali non riesce a mettersi in ritmo.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
10 pt. (4/7), 5 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Non parte bene, sia al tiro e secondo me anche in difesa, un po’ sotto i suoi standard. Si rifà in attacco nel finale, dove centra un paio di sospensioni benedette in momenti difficili. “A.A.A. Cercasi storie dal gran finale.” È la frase, sia perché la sua partenza non è stata ottimale, anche nella vita con il padre ucciso quando era ancora un bambino piccolo.
 
M. Williams: 6,5
16 pt. (6/11), 6 rimbalzi, 2 assist, 2 stoppate. “Contemporaneo come l’uomo del neolitico” guardandolo. Troppe pietre da tre durante la stagione, sbaglia ancora il tiro che ci avrebbe dato la quasi certezza ma il rimbalzo offensivo gli consegna una possibilità dall’angolo inverso e lui la sfrutta. Buona serata al tiro (4/7 da tre), non benissimo in difesa su Randle e i lunghi, tuttavia piazza due stoppate e il tiro “vittoria”. Clifford lo salva sull’ultima rimessa dal fondo utile chiamando time-out.
 
Kaminsky: 7
24 pt. (8/15), 12 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. “Quando la vita si distrae, cadono gli uomini”… Non era la vita distratta ma lui che aveva perso fiducia in se stesso e confidenza. Ultimamente si è rialzato ma ha un po’ di problemi ad abbassarsi, goffo, lento, troppo lungo se poi non piega le ginocchia e magari tiene i piedi paralleli. Perde un paio di palloni così che avremmo potuto mantenere, dettagli se poi pareggia il 4/7 di Marvin da oltre l’arco e varia il suo gioco riuscendo a prendere anche rimbalzi importanti. Non una saracinesca dietro ma in miglioramento anche lì. Questione di testa.
 
C. Zeller: 5,5
6 pt. (3/6), 5 rimbalzi, 1 assist. “Lezioni di Nirvana”. Più che altro nel senso che non c’è stato fino a oggi (partito nella notte dalla panchina) , estromesso dai sensi e dagli istinti del gioco rientra arrugginito iniziando male sul parquet sbagliando anche tutti i tiri liberi a disposizione (0/4). Nella seconda parte fa vedere che in difesa può fermare gli avversari più corpulenti e fastidiosi anche se rimane vittima di un circus shot. Alla prossima magari con più ritmo partita.
 
Lamb: 5,5
3 pt. (1/4), 3 rimbalzi, 1 stoppata. “Risposte facili.” Lui deve scardinare le difese avversarie. Non importa come. L’agilità è il suo grimaldello, la sua mano è il suo strumento per piazzare jumper. Un ladro di punti che spesso disdegna il passaggio per finalizzare e prendersi il bottino che dividerà tuttavia con la squadra a fine partita se le cose andranno bene. Le cose però nella notte non vanno bene. In un’unica occasione guadagna i suoi punti finendo con 3 pt. in 19 minuti d’impiego. Risposte troppo semplicistiche in questo caso.
 
Roberts: 6
4 pt. (1/2), 1 rimbalzo, 2 assist, 1 rubata. Due perse in 14 minuti, un assist, forse il più bello della partita e un’entrata con personalità. In 14 minuti commette anche un paio di falli, in un’occasione ci costa punti, tutto sommato si orienta sulla sufficienza. “Rivoluzione inciampa”. E’ quella di Cho che ha tentato di riproporre una piccola rivoluzione adattando diversi uomini alle stesse funzioni. In realtà Brian è un ritorno che sta giocando più del previsto per l’infortunio di Sessions, inciampato e incappato nella injury list.
 
Belinelli: 6,5
11 pt. (4/9), 2 pt., 5 rimbalzi. “Occidentali’s Karma”. Per lui venuto dal vecchio mondo a Est rispetto all’America, eccolo a cercar fortuna a Ovest. Karma è una sorta di legge causa/effetto, ossia noi riceviamo in base a quello che facciamo. In un certo senso è anche una filosofia meritocratica, un po’ acritica rispetto agli sviluppi reali della vita ma potremmo dire di base vera in parte. Per restare anni in NBA devi aver comunque mantenuto un certo livello, oggi a Marco si chiede di mettere il suo buon karma a servizio degli Hornets. Un +20 di plus/minus con un 2/5 da tre punti. Buone medie e tiri che tornano a entrare come quello che dal -4 accorcia al -1 nell’ultimo quarto.
 
Coach Clifford: 7
Speriamo che “il Buddha” non mi giudichi per il Dharma (una sorta di retta via spirituale) vedendo nelle mie pagelle una forma di critica altrui. Coach Clifford stasera mi rende facile la vita con i time-out chiamati al momento propizio, specialmente l’ultimo che leva d’impaccio un Marvin Williams condannato alla persa. Ci prova a dare la spinta alla squadra, lo si vede più grintoso in panchina a sospinger la squadra. Servirà di più nella prossima ma per oggi va bene così.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.