Game 7: Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 104-98

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Giornata di elezioni negli States.
Vi devo dire che non amando particolarmente la politica americana (ma quella odierna in particolare e in generale) atta a dimostrare a chi fa più schifo (vedi comizi) e ritenendo che, pur con le loro innegabili peculiarità, gli americani siano stati “costretti a scegliere” tra due impresentabili, esco da questo discorso entrando nel decisamente più frivolo parallelo con il voto per l’All-Star Game.
La partenza sparata degli Hornets è sicuramente merito di Clifford, della squadra, che ha però come punta di diamante Kemba Walker.
Il nostro numero 15 l’anno scorso contro Utah in casa (in un doppio over time), segnò 52 punti che trascinarono alla vittoria Charlotte e gli valsero il record assoluto di punti segnati in una partita degli Hornets.
Oggi inseguendo la soddisfazione di partecipare a un All-Star Game chiedeva strada ai morigerati mormoni.
24,3 punti a partita e 48,7 per cento da tre punti erano le premesse.
Kemba si è eclissato durante una parte nella serata, anche se è uscito prepotentemente nel finale.
Gli Hornets hanno dimostrato così che la creazione dei loro successi è anche un basket intelligente.
Charlotte aveva una media di 11,3 palle perse a partita, stasera si è limitata a 8 contro le 14 di Utah, sono arrivati 16 punti a favore contro 9 contro…
La stazza dei Jazz ha consentito di vincere agli ospiti la lotta a rimbalzo, 44-36 ma la difesa ha catturato il doppio dei palloni rubati, 8-4 Hornets.
 
Quin Snyder senza G. Hill e Diaw, per i Jazz metteva in campo: Mack, Hood, Hayward, Favors e Gobert, Clifford rispondeva con: Walker, Batum, MKG, M. Williams e C. Zeller.
Recuperati MKG e Kaminsky, out Lamb e Hibbert ancora.
 
Il tipOff era vinto dai Jazz con Gobert, la squadra di Snyder però trovava il muro bianco, una deflection, la palla recuperata da MKG e la transizione con Batum spostato lateralmente sul tiro consentiva al francese di portarsi in lunetta a 11:30.
Il suo uno su due portava il primo punto della partita agli Hornets che ampliavano poco più tardi, dopo il secondo recupero difensivo, il vantaggio con Walker, il quale faceva partire un tiro dalla media sinistra che s’infilava nonostante il lunghissimo Gobert fosse uscito su di lui.
Charlotte aveva anche altri due tiri a disposizione a 10:43 ma Cody iniziava a litigare con il ferro dalla lunetta splittando e portando sul 4-0 il risultato.
Una prima disattenzione portava i primi due punti agli ospiti; primo rimbalzo offensivo del piccolo Mack che a 9:53 con una certa tranquillità segnava da vicino.
Kemba partiva on-fire e passando oltre Zeller piantato a pochi cm dalla linea laterale sinistra, rilasciava una tripla lontana dall’arco che s’infilava.
Rispondeva subito Hayward da 3 ai 6.75 dalla diagonale sinistra, Favors ne aggiungeva quattro dal pitturato e il sorpasso era servito.
I Calabroni riagganciavano gli ospiti con un 2/3 dalla linea di Batum a 8:08, poi uno zibaldone nella difesa degli Hornets e i Jazz con il loro gioco bilanciato mettevano in difficoltà le rotazioni di Clifford.
Un passaggio sotto per Gobert lanciato non trovava opposizione per la schiacciata del centro avversario, Batum pareggiava con un fluttuante jumper lungo, poi a 7:03 per un fallo di Zeller su Gobert Utah si riportava due lunghezze avanti ma Marvin continuava il roller coaster con una tripla per il 14-13.
Hayward comunque sfruttava un mismatch con Kemba, penetrazione, fallo e gioco da tre punti per il 14-16.
Un runner della stessa ala piccola ospite estendeva a 5 il vantaggio della squadra di Snyder.
Sempre lui a 4:24 era spina nel fianco, giro palla dei Jazz e tripla con Kemba in uscita, si svegliava allora Cody con il punteggio sul 14-24, prima andava fino all’anello e concludeva in fing and roll dopo un dribbling, a 2:52 dava una mazzata al canestro e con un jumper lungo cercava d’opporsi agli avversari, i quali nonostante i canestri della nostra ala/centro mantenevano otto punti di vantaggio (20-28).
Ingles per Hayward (finirà con 29 punti) addirittura in alley-oop e i Jazz salivano sul 22-32, chiudeva però Hawes (assist di Kaminsky) dalla baseline media sinistra con un tiro solo cotone. Il primo quarto andava in archivio sul 24-32.
Hawes con alle spalle Clifford e il suo voto per tutta la squadra visto che ha detto che questo team gli piace. (Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

Hawes con alle spalle Clifford e il suo voto per tutta la squadra visto che ha detto che questo team gli piace.
(Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Porta girevole nel secondo quarto quando partiti dopo solo 15 secondi Hawes vedeva Belinelli infilarsi a ricciolo e lo serviva per un fing and roll del nostro swingman.
Lyles in appoggio in corsa batteva Kaminsky ma la panchina degli Hornets trovava in Hawes un protagonista; a 10:38 Spencer tentava la schiacciata, la palla saltava sul ferro, poi roteava lentamente su di esso per finire bizzarramente inghiottita dalla retina.
Spencer portava a casa un gioco da tre punti (29-34) ma Hood con una corsa diagonale verso sinistra appoggiava, rispondeva ancora il nostro doppio zero con un lungo jumper, i Jazz, però in attacco utilizzavano penetrazioni e scarichi esterni o laterali, Favors si trovava in posizione favorevole per un gancetto emesso con facilità e poi da destra infilava ancora con facilità disarmante oltre Kaminsky il 31-40.
Spencer dalla top of the key dei 6.75 fintava, il difensore abboccava, il nostro centro guadagnava l’area e in corsa lasciava un preciso teardrop vincente.
Proprio lui (per dirla alla Piccinini) però tradiva la causa quando guadagnava due FT, ma un po’ stanco li mancava a 7:10, così gli uomini venuti da Salt Lake City si riallontanavano con una tripla di Exum.
Belinelli si faceva sfuggire Hood, niente aiuto dalle parti del ferro e schiacciata semplice per Rodney.
Marco si rifaceva poco dopo quando servito a 5:50 da un diagonale di MKG fintava dal corner destro facendo volare Exum battendo anche il tardivo raddoppio di Johnson con una bomba.
I Calabroni tornavano in difficoltà ben presto; Hayward ed Exum ne segnavano due a testa, Marvin (sulla sinistra) a 2:58 riusciva ad accorciare progressivamente; con la tripla (45-49) numero uno e con la seconda a 1:58 (assist di Batum) per il 48-51.
L’elastico però tornava a tirarsi e Hood a :55.4 solo fronte a canestro infilava la bombarda Hayward con un suo classico leggermente fuori equilibrio portava in doppia cifra il vantaggio dei suoi (48-58), anche se Kemba chiudeva il tempo segnando tre liberi portando al -7 Charlotte all’intervallo (51-58).
Marco Belinelli ci prova contro Whitey. Buona la prova di Marco che dalla panchina terminerà con 13 punti. (Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

Marco Belinelli ci prova contro Whitey. Buona la prova di Marco che dalla panchina terminerà con 13 punti.
(Brock Williams-Smith/NBAE via Getty Images)

 
Gli Hornets iniziavano freddamente la ripresa nonostante il ristoro dell’intervallo; MKG e Batum si affidavano ai “ponticelli” (jumper) ma non segnavano, Kemba rimaneva piuttosto basso per i suoi standard buttando via un paio di palloni (il primo salvato da MKG), I Jazz ne approfittavano e anche gli arbitri ci mettevano del loro quando Hood allargava il braccio spingendo MKG a terra, il fischio non arrivava e lo stesso Hood ai 24 finiva per segnare il 51-61.
Marvin dalla diagonale sinistra segnava il suo 14° punto, tuttavia anche Zeller dimostrava problemi con i cm di Gobert facendosi stoppare un paio di volte…
Charlotte si affidava allora al gioco; Marvin Williams riusciva a mettere un passaggio verticale schiacciato con il contagiri in uno stretto pertugio composto da due difensori dei Jazz, arrivava in back-door Batum che a 7:22 metteva il reverse layup.
Gli Hornets rimontavano, un pullup di Kemba dalla media a 6:55 e si tornava sul -4 (59-63), MKG a 6:28 attaccava dalla sinistra improvvisamente il canestro e otteneva due FT realizzandoli per il -2…
Kemba falliva la tripla del vantaggio ed Exum a 2:32 andava a portare a tre le lunghezze di vantaggio degli ospiti, tuttavia il tanto agognato aggancio perveniva a 8:08, il merito era di Kemba che portava scompiglio avvicinandosi al canestro e poi dalla linea di fondo trovava Kaminsky che sul retro della canotta recava anche la scritta III, questa volta vi teneva fede servendo il 70 pari. Dopo qualche scaramuccia che portava il punteggio sul settantasei pari, i Jazz terminavano in vantaggio il terzo quarto grazie a due punti di Lyles in putback dunk sull’errore di Hayward.
Le Honeybees in serata.

Le Honeybees in serata.

 
Lyles segnava ancora a inizio ultimo quarto e i Jazz tentavano nuovamente la fuga ma a frenare la loro corsa ci pensava Kaminsky, il carro attaccava Lyles, spin e angolo impossibile dalla destra, due punti mentre finiva per sdraiarsi sul cameraman, senza chiedergli però l’appuntamento.
Peccato per il libero mancato ma Johnson si faceva soffiare da Hawes la palla sotto il ferro, Sessions portava la transizione infilando la difesa dei Jazz in fing and roll per il pari a quota 80. Quando Hawes prima stoppava Mack con un passaggio in diagonale eseguito verso il canestro, trovando Marco (in taglio dietro a Ingles) che agganciava al volo e segnava una specie di reverse alley-oop in layup, l’ambiente era da brividi.
82-80 Hornets, una bolgia che non si arrestava nemmeno quando un ispirato Hood ai 24 segnava la tripla dall’angolo sinistro per il sorpasso ospite.
Frank incrociando il movimento in post basso batteva il proprio difensore e ridava il vantaggio minimo a Clifford, Hood, però batteva Sessions e il +1 tornava a favore di Snyder.
Kaminsky in area provava il “tiretto” che sbatteva sul primo ferro e s’infilava, MKG guadagnava palla saltando come un grillo a disturbare una rimessa dal fondo dei Jazz (5 secondi scaduti), Marvin ci provava due volte dalla destra sulla stessa azione dai 6.75 grazie al rimbalzo offensivo, niente da fare sul primo e anche secondo che pareva destinato a spengersi sul ferro, il quale però, pur essendo stato colpito corto e lateralmente, in accordo con la palla a spicchi accoglieva benevolmente la stessa.
A raffreddare il bollente ambiente era ancora Hayward che realizzava con il piede sulla linea del tiro da tre a 6:02.
A dare un po’ di consistenza al vantaggio degli Hornets era Belinelli che giocava con avversari e cronometro fintando dall’angolo destro la classica tripla, l’avversario ci credeva invece Marco penetrava sul lungo linea e andava di driving fing and roll layup sulla sirena dei 24 a 5:34 per il 91-87.
Marvin a 4:19 segnava da due e il punteggio si alzava sul 93-88. A 3:59 in transizione Walker impattava su Hood, forse il fallo era generoso ma arrivava un gioco da tre punti e il 96-88.
Solamente 14 secondi dopo però i Jazz sparavano le ultime cartucce.
Il solito Gordon Hayward nonostante avesse come borsetta Batum agganciato al suo avambraccio e Cody gli saltasse davanti, infilava nel pitturato un canestro piuttosto improbabile. Altro gioco da tre punti e Hornets sul +5.
Kemba metteva al sicuro la gara però con uno dei suoi movimenti repentini, avanzata in corsa, finta, palla in mezzo alle gambe, stepback su Mack che non capiva più molto e quick pullup vincente per il 98-91.
Kemba, rimasto sottotono per gran parte della gara, decideva allora di andare a vincere definitivamente la gara con un appoggio in mano sinistra e facendosi spingere da dietro da Hayward a centrocampo cambiando direzione e velocità.
Quattro punti che portavano sul 104-94 la gara ormai senza più storia.
Finiva 104-98 ma non è stato per nulla facile.
Onore ai Jazz che hanno giocato una gara intelligente ma la difesa degli Hornets nella seconda parte della gara ha concesso solo 40 punti agli avversari ed è riuscita a portare a casa un’altra vittoria portando così la classifica sul 6-1.
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Pagelle:
 
Walker: 6,5
21 pt. (7/19), 5 rimbalzi, 6 assist, 4 rubate. Potrebbe sembrare ingeneroso leggendo il tabellino ma non c’è molto durante la fase calda della gara, c’è comunque pressing su di lui. Se lo scrolla di dosso nel finale quando abbatte il muro psicologico e fa vincere Charlotte. Leader, anche se oggi stenta un pochino rispetto i suoi standard, trova anche assist per i compagni.
 
Batum: 6,5
9 pt. (3/10), 2 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata. Braccio destro. Clifford da lui chiede difesa e d’essere il collante del team. Male al tiro da fuori (0/5) invece. Alcuni assist con visione di gioco periferica come quello per una tripla di Marvin sono appiccicosi come il miele, rasenta la molestia sessuale in difesa, infatti termina con un 5 nella casella dei PF.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
2 pt. (0/5), 9 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Ostruzionista. Qualche volta si sdoppia in aiuto e finisce per essere punito da Hayward da fuori, ma fa anche tante buone difese limitando la casella PF. Pulisce i tabelloni con 9 rimbalzi. Il tiro è da rivedere. Tenta, per esigenze temporali, una tripla che non prende nemmeno il ferro. Si lancia sfinito a terra quando viene richiamato in panchina.
 
Marvin Williams: 7,5
19 pt. (7/11), 8 rimbalzi, 1 assist. Falco. Aguzza la vista e bombarda da fuori ma anche da dentro mette canestri importanti. Se lascia troppo spazio a Favors all’inizio migliora anche lui nel secondo tempo. Un 5/7 da tre e punti pesantissimi.
 
Zeller: 6
12 pt. (4/7), 2 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Colomba. Si sapeva… non sarebbe stato facile aver a che fare con Gobert. L’inizio è difficoltoso. Si riprende e ogni tanto realizza qualche buona giocata, però è in difficoltà. Male dalla lunetta con un 4/8.
 
Kaminsky: 7
13 pt. (6/10), 5 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Franco Tiratore. Il catch n’shoot da tre che pareggia la partita a quota 70 è senza paura nonostante diversi errori dall’arco in questo primo scorcio di stagione. Fa vedere dei movimenti interessanti in attacco e gli si può perdonare un tiro dal braccino corto nel finale che fende solo l’aria.
 
Belinelli: 7,5
13 pt. (5/7), 1 rimbalzo, 1 assist. Braccio armato da sharpshooters. Non è che avesse convinto tutti dopo il suo anno a Sacramento. Marco sfodera la sua miglior prestazione a Charlotte e lo fa anche nel momento del bisogno. Ha un plus/minus di +15, non è un caso, basti vedere la sua difesa spalle alla palla incentrata su Hood, non lo molla, i compagni sono bravi e Utah segna ma solo al venticinquesimo secondo e non vale… Spreca poco e varia l’attacco.
 
Sessions: 6
4 pt. (1/5), 1 rimbalzo, 2 assist. Cancelliere. Assume il comando al posto di Walker, cerca la doppia mansione assist e punti, cifre modeste ma in soli 15:31. Sbaglia un layup facilino ma mette quello dell’80 pari.
 
Hawes: 7,5
11 pt. (5/7), 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Digger. Ovvero lo zappatore. I Diggers nacquero in Inghilterra durante la rivoluzione inglese, stile di vita credo in Cristo e vita di comunità, parallelismo con fiducia e gioco di squadra. Spencer non ne prendeva molte qualche tempo fa, i suoi tiri erano forzati, oggi acquisita fiducia e consapevolezza, eccolo… fuori Hibbert, Zeller in difficoltà, arriva il meno probabile a dare un manone alla causa. Stoppatona su Mack, assist al bacio per Beli e punti preziosi in momenti delicati.
 
Coach Clifford: 7
Va beh… commentate voi. Squadra che rimonta ancora. Mentalità vincente anche se in serata il nostro top player è rimasto al buio per alcuni tratti. Un time-out di 20 secondi chiamato nel primo tempo per ricaricarsi ben fatto.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.