Game 8: Charlotte Hornets-Toronto Raptors 111-113

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PurgatoriHornets

Essere al settimo cielo. Avete mai sentito quest’espressione? Si usa quando si vuole indicare di essere alla massima felicità raggiungibile. Questo perché in passato vi era una teoria geocentrica dell’universo e i primi sette cieli erano quelli cui gli uomini potevano arrivare al massimo. Saturno come riferimento e gli spiriti contemplanti, un mix tra sistema tolemaico e Divina Commedia di Dante che, nel Paradiso li descrive. L’ottavo cielo è quello delle stelle fisse e nel firmamento della NBA non sarà facile offuscare la luce di LeBron a casa sua domenica. Passeremmo direttamente dall’inaccessibile ottavo al decimo, l’Empireo, la dimora di Dio e degli spiriti beati. Per ora siamo nel purgatorio dantesco. Qualcosina non ha funzionato ed è arrivata una sconfitta, ma nonostante tutto, le pagelle saranno incentrate sul paradiso dantesco perché la squadra avrebbe meritato la vittoria per l’impegno profuso, anche se si è spenta sul più bello facendo rientrare in partita velocemente i Raptors a metà ultimo quarto.Una sconfitta che lascia amarezza perché dopo l’inferno del -14 a metà del cammino ci siamo trovati in paradiso nella prima parte dell’ultimo quarto, gettando al vento una vittoria possibile. Espiamo le “nostre colpe”. La nota positiva è che perdono in serata tutte le nostre concorrenti per acciuffare i Playoffs. New York perde con Boston, Orlando con Utah, Philadelphia ottiene la prima vittoria all’OT battendo Indiana, Detroit cade a San Antonio, mentre Cleveland va a superare nella capitale i Maghi di Washington.

 

Collins, Ready e Curry presentano la partita.

Collins, Ready e Curry presentano la partita.

 

Toronto si presentava agguerrita con: Lowry, DeRozan, Carroll, Siakam e il rientrante Valanciunas. Clifford invece perdeva MKG, pedina fondamentale nello scacchiere difensivo e mandava sul parquet: Walker, Batum, Graham (a sorpresa, non snaturando i ruoli), M. Williams e Zeller preferito al rientrate Hibbert.

Il TipOff era favorevole a Toronto grazie al rientrante Valanciunas, le prime azioni offensive dei due team terminavano comunque con un nulla di fatto, era il top scorer della NBA attuale a sbloccare il risultato; DeRozan in entrata batteva Graham e l’aiuto di Walker andando sino al ferro. Valanciunas raddoppiava il punteggio ospite portando Zeller nel campo minato del pitturato e lo batteva. I primi due punti per Charlotte li otteneva Kemba, il quale passava nell’azione successiva dietro un doppio blocco alto (Marvin e Cody) andando a pareggiare con un pullup dalla media sinistra. Valanciunas da fermo tirava sfidando il difensore ma la palla non entrava, dall’altra parte Graham conquistava l’alto pitturato e il suo jumper andava oltre la difesa di DeRozan infilandosi per il primo vantaggio Hornets, il quale veniva ampliato da una tripla da oltre i sette metri firmata Kemba Walker. Con due tiri liberi targati Cody gli Hornets si portavano sul 13-8 mantenendo il vantaggio invariabilmente sul +5, tuttavia i Raptors reagivano e con sei punti consecutivi di DeRozan agganciavano a quota 14 i Calabroni. Kaminsky e Belinelli dentro, Williams e Graham fuori. Carroll si prendeva due liberi per un fallo di Frank ancora freddo, pareggiava Hibbert con un lungo jumper dalla linea di fondo destra, poi però Toronto prendeva il sopravvento portandosi sul 18-24 a 2:41 con due liberi del brasiliano Nogueira. Ancora sul -6 nel finale Batum a 1:36 catturava un rimbalzo in mischia e correggeva per il 22-26 (a 1:36), Batum strappava anche un rimbalzo difensivo sul cambio fronte, gli Hornets andavano però a vuoto e DeRozan, difficile da tracciare andava a mettere il 22-28. I Calabroni però nel finale chiudevano gli spazi, Sessions regalava l’assist laterale per Hibbert che a una mano schiacciava di prepotenza senza oppositori e l’appena citato uomo assist era trovato sulla top of the key dei 6,75 per l’open che riportava a -1 gli Hornets nell’emozionante primo quarto che si chiudeva equilibratamente.

 

Marvin Williams contro pascal Siakam. NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Marvin Williams contro Pascal Siakam.
NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 

I problemi per Charlotte iniziavano subito nel secondo periodo quando in difesa lasciavano troppi rimbalzi offensivi agli ospiti, la squadra di Casey ne approfittava e si esaltava con Lowry a 9:52 che infilava anche una tripla da sinistra non semplice per fattura. Il canestro del play “canadese” mandava a -9 la squadra del North Carolina (27-36), Marvin Williams faceva riprendere fiato ai boccheggianti Hornets con un catch n’shoot da oltre il largo ma Charlotte stranamente nella notte concedeva anche diverse ripartenze agli ospiti, su una di queste Hawes alzava un braccio per fermare Nogueira appena trovato sotto canestro. Il sudamericano era preciso, Belinelli in penetrazione con la mano sinistra no, Lowry a 8:04 oltrepassava Sessions con un’altra tripla, questa più difficile della precedente, Joseph approfittava dello sporadico controllo sull’esterno, un passaggio e Marco non riusciva a sdoppiarsi per tempo. I Calabroni sprofondavano sul -14 (30-44). Il recuperato Ross ne aggiungeva due per gli ospiti, a 7:00 il punteggio andava sul 32-46 mentre Charlotte perdeva un po’ la testa in attacco, Hawes sbagliava tre volte, anche appoggi semplici, per fortuna a metà tempo circa rientrava Kemba che prima segnava da tre, poi con un crossover nel breve disorientava il difensore e andava a battere il lungo con il suo appoggio particolare all’ultimo, Valanciunas interrompeva il break con un tap-in in mischia (38-50), ma non il fluido di Kemba, il quale a 3:14 centrava ancora dalla grande distanza ea 2:38 passando dietro il solito blocco alto di Zeller andava a mettere un tiro fuori equilibrio cadendo in avanti da oltre l’arco lungo. Sotto la spinta di Kemba i Calabroni tornavano sul -8 (44-52) ma i Predatori, nonostante l’urlo del pubblico tornasse a materializzarsi nell’Alveare rispondevano due volte con precisione. Lowry metteva un fade-away dall’angolo alto dx del pitturato. Il finale era loro e la squadra di Casey dopo la battaglia dei primi ventiquattro minuti si trovava avanti sul punteggio di 14 (44-58).

Dopo la pausa “lunga”, la gara riprendeva con le stesse modalità. Batum dopo due errori di Williams sulla stessa azione era lesto nel recuperare un rimbalzo e ad aggiungere due punti al proprio tabellino. Carroll però batteva la difesa con una penetrazione frontale sul centro destra, Clifford non era soddisfatto anche perché a 9:17 Lowry trovava il contatto con Graham e portava a casa un gioco da tre punti per il 50-63. A 8:32 però la premiata pasticceria Kemba iniziava la sua produzione, finta di penetrazione e scarico arretrato per l’open 3 di Batum, preciso… Non importava se Valanciunas riusciva a sovrastare Zeller su un rimbalzo che pareva già del nostro centro, correggendo in tap-in, gli Hornets entravano in fase Kemba  Kemba che dopo aver passato Cody caracollava e impattava sul difensore dalle parti del ferro. I due FT andavano a bersaglio. Sempre Kemba passava Cody alto, sul quale ruotava Lowry che finiva per sbattere proprio su Walker, il quale cautelatosi del pericolo andava al tiro, niente canestro ma due liberi ottenuti anche se solo un punto portato a casa. Gli Hornets raddoppiavano DeRozan che doveva recuperare la palla oltre la metà campo il passaggio su un Carroll pressato era propedeutico alla persa dei Raptors. Gli Hornets rosicchiavano punti e una “in your face” dunk di Zeller a 6:07 ci portava a -5 (62-67). Tre punti di Williams e gli Hornets si portavano a -2 (65-67), Nogueira però approfittando di un raddoppio di Zeller su DeRozan dalle parti della linea di fondo, trovato dal compagno, schiacciava facilmente. Su una palla a due Batum la portava dalla nostra parte ma prendevamo un contropiede sfortunato, proprio lui con un lungo due da sinistra ci riavvicinava sul 67-71 ma i Raptors scappavano ancora. Un fallo di Batum sull’imprendibile numero 10 avversario e i canadesi con due liberi vedevano lo scoreboard aggiornarsi sul 69-77. Gli Hornets non erano certamente domi. A 2:28 Kemba, ormai posseduto dallo spirito di Dell Curry saettava ancora da oltre l’arco e si ripeteva 35 secondi più tardi per il 77-79. Un gioco in transizione trovava ampi spazi tra le maglie ospiti, Beli dalla destra per Kemba fuori, drive e passaggio corto per Nic che agganciava i Raptors dopo lungo e penoso inseguimento. Kaminsky addirittura faceva volare i Calabroni nel cerchio di fuoco che separa la Terra e i Cieli quando a :28.8 entrava in partita veramente con la tripla del sorpasso. La sirena emetteva il suo classico suono sgraziato che alle orecchie dei tifosi degli Hornets pareva esser paradisiaco. Fosse stato l’ultimo sarebbe stato meglio.

Kemba Walker centra una delle sue 7 triple nella sua serata da 40 punti. 2016 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Kemba Walker centra una delle sue 7 triple nella sua serata da 40 punti.
2016 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Hornets decisi ad allungare nell’ultimo quarto: Walker portava in gita la difesa dei Raptors e consegnava a domicilio due punti, Kaminsky con il teardrop ci provava ma non funzionava, la palla in aria roteava in aria rimanendo lì, Hibbert la schiacciava portando i viola sull’86-79. A 10:10 ottenevamo il massimo vantaggio: Kaminsky da fuori era on fire, tripla per l’89-79 e +10 da gestire. Powell alzava per Nogueira in alley-oop il -8, a 8:38 Patterson con una tripla frontale dimezzava lo svantaggio, per fortuna Belinelli di forza si ficcava sulla passerella viola e segnava subendo il contatto. Gioco da tre punti a 8:25 per il 94-86.  A 6:59 Belinelli spingeva i viola sul +9 con una tripla selvaggia frontale scoccata quasi sulla sirena dei 24 che evitava il difensore e s’infilava nella retina per il 97-88. Gli Hornets però andavano un po’ in bambola non riuscendo più a gestire bene le fasi di gioco, Lowry faceva girare sul 9 il contatore dei Raptors, Joseph dalla diagonale destra scavalcava Belinelli con la bomba, Lowry si presentava in lunetta a 5:55 quando Marvin (in salto) in aiuto travolgeva il play avversario. Il 2/2 mandava a -2 la squadra di Casey che pareggiava a 5:17 con una sospensione dal mid-range di DeRozan (34 finali per lui). Gli Hornets reagivano e un veloce passaggio di Batum apriva la porta del paradiso per Zeller che infilava una quick thunder dunk, Lowry da tre non “andava”, Marvin si… Hornets sul +5 a 4:09 dalla fine. DeRozan però vanificava la buona difesa di Belinelli e la discreta di Marvin con due tiri a medio raggio (prima da destra e poi sinistra) lasciando gli Hornets al comando solo di un punto. Cody nel pitturato tentava un gancio in girata invece di aprire nell’angolo destro per Belinelli, il tiro era corto, dall’altra parte segnava Nogueira. Il vantaggio ospite era servito…  La sfortuna e l’imprecisione, dovuta anche alla stanchezza, ci condannavano. Due errori, Marvin e Kemba sulla stessa azione, la tenacia nel recuperare il pallone a rimbalzo, Batum afferrava la sfera da destra cercava il cambio lato per Marvin solo vicino al canestro ma l’assist era interrotto dal corpo del ferro, ne usciva una transizione che Lowry non sbagliava. Sul -3 gli Hornets avrebbero la possibilità di pareggiare; prima Cody murava DeRozan sulla linea di fondo, dall’altra parte si creava lo spazio aperto e immenso per Williams da fuori, il suo tiro, però colpiva solo il metallo mentre DeRozan metteva due tiri volti a chiudere il match. 102-109, Hornets in ambasce… Walker in penetrazione prendeva la spinta di Lowry da dietro e portava a casa tre punti ma ormai bisognava bloccare il cronometro. 105-111 con 2/2 di Powell, 108-111 con tripla di Batum, 108-113 ottenuto a :09.9 con due FT di Joseph e tripla finale di Kemba quasi sulla sirena per il 111-113.

A nulla sono valse le statistiche nettamente favorevoli nei rimbalzi e nelle triple, rubate e palle perse sono andate a loro favore, in più ai tiri liberi il 21/22 è stato fatale. Comunque vorrei applaudire questa squadra aldilà degli errori e delle scelte. Ha carattere e non si deve demoralizzare per una sconfitta sul filo. “A volte si vince, tutte le altre volte s’impara”, facciano tesoro degli errori.

 

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Pagelle:

Walker: 8,5

40 pt. (12/19), 10 rimbalzi, 6 assist. Numeri da capogiro. Quarto Cielo. Quello del Sole che significa saggezza e sapienza. Tutti i giocatori sono portati a esagerare, a mettersi talvolta in proprio. Kemba però pare abbia nettamente migliorato le sue statistiche, ciò indica lavoro, più precisione, ma anche consapevolezza e fiducia nei propri mezzi, inoltre dalle sue incursioni riesce a colpire sapientemente o saggiamente affidando la sfera corta al lungo di turno o lunga per lo scarico sull’esterno. Posseduto dallo spirto di Dell Curry, Reggie Miller e Steve Kerr mette un 7/12 da tre punti. Non basta ma si va a Cleveland con un Kemba in formato MVP.

Batum: 6,5

18 punti. (7/15), 10 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata. Nono Cielo. Vicino all’Empireo. Qualcosa non torna nell’Ottavo Cielo. Le stelle non sembrano poi così fisse e statiche, allora ecco arrivare come spiegazione un cielo mobile, trasparente che ruota e corre velocissimo strofinandosi sul vicino e imprimendogli rotazione. Batum riesce con visione di gioco a far muovere gli altri cieli. Governato dai Serafini (Serafino è colui che brucia), Batum arde e si trova vicino al Cielo di Clifford, però in serata non riesce a sincronizzare i cieli talvolta facendoli collimare armoniosamente. Sei palloni persi per noi sono tanti in una serata dove al tiro risulta molto più efficace di altre sere. Un inspiegabile fallo fischiato su una sua tripla in attacco rimane un mistero.

Graham: 6

2 pt. (1/2), 3 rimbalzi, 2 assist. Quinto Cielo. Combattente. Cerca di dare il suo apporto sostituendo MKG ma il cliente non è facile, ha di fronte il top scorer NBA. Non sfigura ma non incide molto. Una tripla nel finale sbagliata che avrebbe potuto darci più possibilità nel finale. Deve imparare a spendere falli che non portino giochi da tre punti agli avversari.

M. Williams: 5,5

10 pt. (3/15), 13 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Secondo Cielo. Quello di Mercurio che si rivela con altrui raggi (ovvero quelli del Sole). Marvin non è certo solamente un giocatore che approfitta del lavoro altrui, ma di solito sfrutta bene gli scarichi e s’illumina riflettendo la filosofia cliffordiana nell’avere un lungo che sappia colpire da fuori. Da dentro fa 0/5 dimostrandosi freddo, da fuori è un bassino 3/10… purtroppo la sua serata no continua nell’ultimo quarto quando avrebbe un open per il pareggio con Toronto sopra di tre, ma sbaglia. Pulisce i tabelloni, il che compensa in parte, ma è troppo accademico nelle chiusure a volte, la mano alzata va bene ma se vai su DeRozan devi fargli sentire l’alito in faccia.

C. Zeller: 6,5

12 pt. (5/8), 7 rimbalzi, 1 stoppata. Sesto Cielo. Giove. Spirito Giusto. Opera secondo giustizia, nonostante fosse approdato in una squadra con problemi è rimasto e si ritrova al momento titolare. Porta blocchi, sa inserirsi, sa eseguire i pick and roll. Cerca di prestare la sua opera perché i terribili Bobcats, oggi trasformatisi in Hornets vengano premiati dalla giustizia terrena. In serata arriva una beffa in stile arancio Linci però fa vedere un paio di dunk da highlights, peccato per un paio di palloni lasciati a Valanciunas con il quale secondo me, sostanzialmente pareggia il duello.

Hibbert: 6,5

10 pt. (3/5), 2 rimbalzi, 1 assist. Ottavo Cielo. Quello delle stelle fisse. Più fisso di lui, omone a difesa del canestro non c’è nessuno. Dapprima si pensava fosse il cielo più esterno, ma poi San Tommaso D’Aquino e altri teologi aggiunsero altri due cieli. Non sembrerebbe fisionomicamente un cherubino (che governano questo cielo) nell’iconografia artistica, tuttavia nel libro di Ezechiele il tetramorfo (leone/aquila/vitello/uomo) Hibbert potrebbe esserlo. Aquila nei liberi, leone a rimbalzo offensivo, in 13:29 di rientro non fa niente male.

Belinelli: 5,5

6 pt. (2/9), 4 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Settimo Cielo. Quello degli spiriti contemplanti. Per Marco uscire dallo spogliatoio incasinatissimo dei Sacramento Kings dev’esser già stato un successo. Alla corte di Re MJ si trova alle soglie dei veri paradisi. La scala d’oro che formano e gli porgono gli spiriti contemplanti lo fa ascendere all’ottavo. Brutto primo tempo, nell’ultimo quarto infila una tripla da paura quasi allo scadere dei 24. Fa una buona difesa su DeRozan anche se nel finale il numero 10 riesce a far passare extra corporeamente un tiro oltre la sua mano. Non basta però… sbaglia un paio di triple in momenti importanti, anche se io l’avrei lasciato in campo, invece Clifford per un attimo rimette Graham che non fa benissimo in quel frangente.

Hawes: 4,5

2 pt. (1/7), 5 rimbalzi. Terzo Cielo, quello governato da Venere. E’ quello degli spiriti amanti e in un certo senso Spencer dispensa amore per il gioco del basket regalandoci assist emozionanti e al bacio per i compagni dimostrando di non essere egoista. Questa sera però è vanesio, niente assist, gioca per se e sbaglia quasi tutto il possibile. Serataccia, il -15 di +/- non è casuale.

Kaminsky: 6

8 pt. (3/9), 2 rimbalzi, 4 assist. Ci mette un po’ a ingranare ma nel finale le sue due cannonate rischiano di farci battere anche Toronto. Quinto Cielo. Marte. Un giocatore nel cielo rosso di Marte, il carrista Frank ha trovato la sua dimensione.

Sessions: 5,5

3 pt. (¼), 1 rimbalzo, 2 assist. Primo Cielo. Quello più vicino a noi. Uno spirito difettivo. Incostante, governato da Selene è giocatore lunatico. Dante li relega più vicini a noi, per questo forse sono i più simpatici ma anche evanescenti, Ramon con il suo fisico non è certo Hibbert, tuttavia lo sfrutta fluttuando tra i corpi compenetrando solido con solido, così come avviene in codesto cielo. Nella notte lo si vede alla fine del primo quarto, un bell’assist e una tripla, un po’ pochino come vice Kemba però.

Coach Clifford: 5,5

Decimo Cielo. Empireo. La mente di Dio, non è un corpo materiale. Fuori dallo spazio e dal tempo, abbagliante, gli Hornets che vorremmo avere in futuro. Sperando siano umbriferi prefazi (velate anticipazioni) per quel sogno lontano dell’anello. Per ora sbaglia poco, buona la tattica adottata talvolta su Derozan. Sbaglia a non adottarla nel finale e il top scorer NBA ci fa male. Sbaglia secondo me anche a rimettere Graham al posto del Beli nel finale. Faccia scoraggiata a metà gara, riesce sempre a venirne fuori, anche se questa sera più che il gioco di squadra è stato un super Kemba a tenerla in piedi per larghi tratti. Buoni i ripetuti time-out chiamati nel secondo quarto ma non cambiano lo status.

 

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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