Game 8: Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 126-121

 
Le arti nascono sovente da sofferenze personali o empatiche.
Pensiamo a un quadro ad esempio come Guernica o al buio campo di Van Gogh, per non parlare di Frida Kahlo e il suo cervo.
Anche nella poesia è così, nella musica rap, sovente gli artisti si raccontano, scrivendo un po’ di tutto, toccando delle volte il personale con il quale il pubblico s’identifica.
Non parliamo poi del teatro o del buon cinema dove le trame psicologiche che siano shakespeariane o di un regista moderno s’intersecano con altri personaggi:
Amici e nemici per frutto di circostanze in quel grande brodo primordiale che chiamiamo vita.
Così, a creare a una grande serata di spettacolo dal punteggio alto con giocate spettacolari è stata l’arte sportiva di queste due squadre che non hanno lesinato colpi, con Charlotte a mostrare buona unità d’intenti.
Un collettivo che si è esaltato anche di giocate personali dei singoli come quelle di Monk in avvio d’ultimo quarto che hanno creato le premesse e il margine per la vittoria.
Per Milwaukee eroicamente un Middleton da 43 punti non è bastato, Antetokounmpo si è fermato a 14 (con 13 rimbalzi in doppia doppia), così ne è scaturita una vittoria sofferta per i Calabroni che hanno dovuto rinunciare ben presto a MKG per sintomi influenzali, ma hanno beneficiato di 26 punti di Walker, 17 di Howard e 16 di Lamb che hanno aiutato Charlotte ad allungare la striscia a 3 W consecutive.

Fermare Giannis era la priorità.

Le formazioni:
 
Henson portava via la prima palla a due dell’anno a Howard e i Bucks passavano in vantaggio al secondo tentativo da fuori con Brogdon a 11:14 per raddoppiare il punteggio con un coast to coast (con fallo di MKG) di Antetokounmpo a 10:51.
Sullo 0-6 erano fischiati i tre secondi difensivi contro i Bucks (10:40), così Walker dalla lunetta muoveva il punteggio, mentre poco dopo Howard imitava Jabbar con un gancio cielo da sogno per il 3-6.
A 8:39 Howard nel pitturato si liberava con un mezzo giro dei due difensori per schiacciare e a 8:05 Lamb infilava un pullup anche se francobollato per il 9-12.
I Bucks però ripartivano segnando tre volte con Brogdon (back-door, runner e tripla dall’angolo destro) portandosi sul +10 (9-19, prima di subire la bomba di Williams, sempre dal corner destro.
Antetokounmpo sfondava su MKG anteponendo l’avambraccio sx in palleggio, mentre Kemba in attacco oscillava a destra e sinistra sul sostituto della star Teletovic che tentava inutilmente di bloccare il saettante pallone che s’infilava nella retina.
Stessa sorte non riceveva la medesima sfera che poco dopo, scagliata sempre dal capitano, finiva fuori ma per colpa di un fallo subito.
Il 2/2 dalla lunetta a 4:35 riduceva il gap a due punti (17-19), tuttavia usciva MKG per sintomi influenzali mentre Teletovic a 3:40 mostrava la specialità della casa con la tripla, anche se Charlotte resisteva agganciando il possesso di svantaggio (23-36) con un magnifico bound pass di Kemba per Marvin che dalla linea di fondo sinistra accorreva per un cutting layup.
Nello spazio di poco tempo però Middleton segnava da vicino usando il vetro e trovando il fallo di Zeller (giocata da tre punti), mentre Teletovic dall’angolo infilava ai ventiquattro secondi un catch n’shot per il 23-32…
Zeller accorciava di due da distanza ravvicinata e il quarto si eclissava sul 25-32.

Monk in sottomano.
AP Photo/Jason E. Miczek.

 
Monk apriva il secondo con una tripla dalla diagonale destra benaugurante (28-32) ma Antetokounmpo ne annullava gli immediati effetti con un gioco da tre punti (aggressivo arrivava dalle parti del ferro subendo il contatto con Graham) e Liggins rincarava la dose rispedendoci sul -10 (28-38). Con Charlotte in difficoltà la difesa era la miglior medicina. Graham recuperava un pallone in difesa aprendo il campo per l’entrata in transizione di Monk ma i Bucks tornavano un paio di volte sul +10 nonostante un canestro da top shot in fade-away di Kaminsky dalla baseline destra da marcato.
A 8:00 dall’intervallo lungo Frank centralmente sbatteva su Teletovic non considerato fermo dagli arbitri, dal contatto il nostro lungo riceveva una spinta inversa che era sfruttata per rilasciar la sfera, la quale aiutata dal ferro (dopo almeno tre in and out di squadra) entrava nel cesto così come il libero addizionale.
Un cutting jumper di Monk nel pitturato dipingeva un futuro più roseo per i Calabroni che sfruttavano anche un blocco alto e un’entrata a ricciolo di Bacon per il 39-42.
Maker dalla diagonale sinistra fermava il progetto rimonta di Charlotte che rimaneva per poco in cantiere, infatti, Zeller cercato sotto canestro, si muoveva bene, subendo fallo da Antetokounmpo (terzo fallo) che da lì a poco sarebbe tornato in panca per problemi di falli favorendo Charlotte. Maker commetteva passi in partenza e tre secondi offensivi facendo saltare due attacchi ospiti, così Charlotte trovava il pari a quota 45 quando Kaminsky con una slam dunk correggeva l’errore di Howard da sotto esaltando ulteriormente il già rumoroso pubblico.
A 4:05 i ragazzi di Kidd riprendevano il comando mostrando gioco di squadra; palla mossa bene per Brogdon che da tre ricavava il minimo spazio per colpire, ma anche per Kemba era un gioco da ragazzi colpire dalla diagonale sinistra dopo aver ricevuto un pallone dall’angolo sinistro di Frank che aveva ricevuto a sua volta dal lato opposto.
Il 2/2 di Middleton dalla lunetta anticipava solamente una gran giocata di squadra degli Hornets che vedeva un mezzo giro con no look pass istantaneo di Dwight ad aprire per Lamb che caricava il catch n’shoot dall’angolo sinistro senza paura dell’avversario incombente.
Gli Hornets quindi passavano avanti sul 51-50 rafforzando il vantaggio con un Kemba ormai più shadow dancer che giocatore di basket.
L’ombra danzante regalava altri tre punti a Charlotte partendo da un crossover in armonia con i tempi dell’universo ma Charlotte si perdeva Dellavedova in transizione che non falliva la tripla del -1.
I team oscillavano dall’uno ai tre punti e a :15.5 dalla fine del quarto Walker portava a casa due FT che una volta trasformati, fissavano il punteggio sul 60-57.

Zeller e Bacon su Henson guardato a vista da Kaminsky.
AP Photo Jason E. Miczek.

 
Il rientro in campo trovava gli Hornets impreparati:
Snell infilava i primi sei punti della sua partita con due bombe consecutive mentre Brogdon acuiva la crisi con altri due punti che mandavano la quadra del North Carolina sotto di cinque (60-65).
A 10:03 un fallo di Middleton su Howard faceva interrompere al nostro centro la lunga serie di errori ai liberi contro i Bucks:
2/2 dalla lunetta che precedeva un fallo in attacco dello stesso Dwight, il quale tornava però a segnare di mano sinistra passando oltre il ferro essendosi preso spazio sulla destra.
Un libero aggiuntivo premiava la sua azione e la trasformazione ci riportava sul -2, 65-67.
A riportare sopra Charlotte ci pensava Lamb con una tripla per il 70-69, ma il minimo vantaggio durava un battito d’ali con l’entrata facile facile di Middleton, spina nel fianco di Charlotte.
Gli Hornets tornavano a comandare quando Lamb con una kick and drive faceva percorrere alla sfera la diagonale verso l’angolo destro da dove l’appostato Williams cecchinava per la tripla del 75-74.
Un’incursione centrale a 5:45 di Lamb (floater) portava altri due punti alla causa, poi si verificavano il terzo fallo offensivo di Howard in poco tempo e il quarto di Antetokounmpo su Dwight che portava a due errori del nostro centro dalla lunetta ma anche al preludio dell’uscita della star avversaria.
Giannis comunque era ancora in tempo per procurarsi due FT a 3:42 per aumentare il suo bottino di due pt..
Una dunk aggressiva del greco (Frank non riusciva a resistere sulla virata) dava il +4 alla squadra di Kidd (79-83) ma gli Hornets si rimettevano in carreggiata con Kaminsky, tuttavia una tripla solo cotone di Teletovic faceva ripiombare sul -5 la squadra di MJ.
A Charlotte non mancava cero il cuore però: Zeller dopo ave r ricevuto sotto, fintato e mancato clamorosamente l’appoggio, rincorreva la palla a sinistra e rimediava segnando due punti a 50 secondi dai 12 minuti finali.
Antetokounmpo nel finale sfondava su Graham che esultava da terra.
Questo voleva dire che il greco si era caricato del quinto fallo… C’era ancora il tempo di vedere due belle azioni:
Charlotte andava di squadra con Kaminsky a percorrere la linea di fondo e non avendo spazio scaricando fuori per Bacon, trovava nel compagno un prezioso alleato che gratificava la giocata con tre punti, mentre Milwaukee con un tournaround in fade-away di Middleton su Graham faceva drizzare i pollici in su anche a Fonzie, antica gloria locale…

Una Honeybee e Hugo con il cannone spara magliette.
Per fortuna nessuna Maude Flanders era presente allo Spectrum Center.

 
Sull’88-88 si presentavano le squadre a inizio ultimo quarto.
Monk provava subito a romper l’incertezza sul vincitore finale esplodendo nel momento del bisogno:
Un due lungo frontale, poi a 11:06 una tripla dalla diagonale destra (93-88) che mandava sul 34-18 il rapporto tra le panchine nei punti segnati, a 9:27 tiro ignorante dello stesso Malik che baciato dalla fortuna e dai due ferri finiva accolto dalla retina portandoci sul 98-90.
Potrebbe bastare così per un rookie, ma la personalità del rookie si estendeva ad altre due conclusioni dalla destra: due frecciate che trapassavano la corazza difensiva dei Cervi dolorosamente, come nemmeno Frida Kahlo avrebbe potuto dipingere (la pittrice messicana vittima di un grave incidente ritrasse se stessa prima di un’operazione a New York).

Il famoso quadro della Kahlo.

Flash Monk organizzava un flash mob con la partecipazione delle statuine della difesa di Kidd:
Fing and roll nel pitturato viola a 7:30 per il 106-95. Il finale sembrava segnato, anche perché l’altro rookie, Bacon; saliva in cattedra dallo spigolo sinistro (toccato da Brogdon) per infilare il 111-97.
Ci sarebbe tantissimo da scrivere, ma per tagliare un pezzo così lungo, basterà scrivere che Middleton non ci stava a perdere e con due azioni consecutive (6 pt.) portava i suoi al riavvicinamento sul -10 (113-103).
Quando Snell segnava la tripla del 115-106 a 3:52 dalla fine, doveva intervenire Marvin per evitare guai nel finale.
La bomba sprigionata era incendiaria e la sua difesa su Giannis altrettanto infuocata.
Un Middleton in the zone però faceva espellere per sesto fallo Graham che doveva cedere anche il passo a una giocata da tre punti dell’esterno ospite.
A 2:27 iniziava il solito hack a Shaq su Dwight che splittando regalava un +11 (120-109) ai Calabroni.
Finita?
No, nemmeno per sogno con Charlotte in campo gli avversari si esaltano come un toro che vede il movimento della mantella del torero:
Triple di Snell e Middleton per acquisire un -5 che nell’ultimo minuto dava ancora qualche briciolo di speranza alla squadra del Wisconsin.
A 13.4 dalla fine tuttavia un 2/2 ai liberi di Marvin teneva in ghiaccio la partita sebbene Middleton subisse fallo da Howard sulla conclusione da fuori e segnando i tre FT raggiungesse quota quaranta per un 122-118 ancora buono.
Lamb andava in lunetta rimanendo concentrato regalandoci il 124-118 al riparo da possibili sorprese che arrivavano con un runner da tre punti in corsa di Middleton (chi se no), che lasciava il povero bacon esterrefatto ad accompagnare. 124-121.
Rimanevano :04.8 da giocare dopo il fulmineo fallo di Middleton su Lamb.
Jeremy tornava in lunetta realizzando entrambi i liberi, chiudendo finalmente il discorso, andando oltre la resistenza del n° 22 avversario.
 
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
26 pt., 3 assist. Finisce con un 8/12 dal campo e un 7/7 dalla lunetta. Sbaglia poco anche se il plus/minus è ingeneroso. Nel primo tempo trova il suo momento on fire, inarrestabile come un ninja danzante, poi nel secondo accompagna puntellando, lasciando Monk per più tempo in campo a rubargli volentieri la scena per una volta.
 
Lamb: 6,5
16 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. Calibra meglio le triple dello scorso anno. Finisce con un 2/4 da oltre l’arco e porta in dote il solito bottino di punti. In difficoltà su Snell a inizio terzo quarto, dove evidentemente prende della camomilla negli spogliatoi, la quale però ha anche il benefico effetto di tranquillizzarlo nel finale quando il suo 4/4 dalla lunetta ci regala la vittoria sugli ostici Cervi.
 
Kidd-Gilchrist: s.v.
Pronti via e va negli spogliatoi dopo 7 minuti. Un rimbalzo e un assist oltre a uno 0/2 dal campo, ma aveva la febbre.
 
M. Williams: 7
15 pt., 4 rimbalzi, 1 rubata. Prima della gara speravo fosse MKG il prescelto per fermare il geco ma evidentemente Clifford convinto Marvin potesse fare bene, l’ha messo alle calcagna della stella avversaria. Così è stato. Marvin spesso è riuscito a limitare Giannis che ha finito con un 5/16 dal campo, gravato anche da problemi di falli. Con lui in campo si va sul -11 ma è una statistica bugiarda. Marvin c’è anche in attacco e anche nel finale quando con 5 pt. contribuisce alla vittoria.
 
Howard: 6,5
17 pt., 11 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Le statistiche negative arrivano sempre dalle palle perse, con qualche fallo in attacco di troppo inutile per prender posizione. Con il suo fisico può anche sbracciare meno contro centri meno fisici. Il 5/11 dalla lunetta è già molto meglio dell’ultima volta con Milwaukee. Nel finale commette un fallo evitabile su Middleton che lo aveva battuto poco prima. Nel pitturato in attacco però da sempre la sensazione di pericolosità, aprendo con un gancio cielo in corsa stupendo.
 
Bacon: 6,5
10 pt. 4 rimbalzi. Sfiora l’espulsione spendendosi a volte su Giannis, a volte su Khris (Middleton). Finisce con 4/9 al tiro andando anche a completare giocate con personalità. Fa segnare comunque un +5, nonostante perda qualche duello, come nel finale in un’occasione con Middleton, il quale dalla lunetta però sbaglierà il libero addizionale.
 
Monk: 8
25 pt. (10/17), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Si scatena ancora nel momento decisivo. Questa volta la sua pazzia non viene arrestata nemmeno dagli addetti con la camicia di forza. Tripla ignorante alla Basile nell’ultima frazione e tante altre buone giocate dopo una prima parte un po’ in sofferenza sullo sgusciante Brogdon. Personalità che fanno di lui l’Uomo partita per Sprite.
 
Zeller: 6,5
6 pt. (2/5), 8 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Cancella Middleton nel finale con una super stoppata ma gli arbitri gli danno contro sulla rimessa. Caparbio va a riprendersi un pallone offensivo dopo un suo fuori misura da sotto. Il solito tenace Zeller anche quando sulla singola azione gli va male va a cercare di riprendersi il maltolto e con un +14 di plus/minus lo fa abbondantemente. Un bel jumper nel primo tempo sputato fuori dal ferro non lo fa continuare nella sua realizzazione nei piazzati.
 
Kaminsky: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 4 assist. Con 5/9 al tiro e un +18 si interscambia con Zeller. Meno appariscente del solito salvo una bella giocata al tiro e la schiacciata appesa descritta nel corpo del pezzo, continua il suo buon momento regalando anche palloni/assist veri per i compagni.
Graham: 6,5
0 pt., 5 assist, 2 rimbalzi, 1 rubata. L’operaio non gratificato. Spende 6 falli, forse non tutti al meglio, però gioca 24 minuti data l’assenza di MKG. Utile in fase assist come quando su una sua penetrazione scarica al volo su Howard da sotto che in due tempi realizzerà.
Coach Clifford: 7
La squadra produce 21 assist contro i 29 di Milwaukee ma le esecuzioni su giocate singole sono spesso aiutate da blocchi. Il resto lo fa il tiratore o il penetratore. Il 53,6% dal campo e un 56% da tre addirittura superiore contro il 49,5% e il 52,8% di Milwaukee nei rispettivi campi già descritti in una battaglia all’ultimo canestro. Charlotte però perde 11 palloni contro i 14 di Milwaukee e ha la possibilità d’andare in lunetta più spesso, soprattutto grazie alla fisicità di Howard, alle incursioni di Kemba e al vantaggio accumulato nel finale. La squadra ha fiducia e la difesa nella seconda parte nonostante un ottimo Middleton potrebbero produrre una striscia vincente allungabile…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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