Il Punto @ 10.

L'analisi della situazione dopo le prime dieci partite giocate in Regular Season.

L’analisi della situazione dopo le prime dieci partite giocate in Regular Season.

Dopo le prime 10 partite in stagione Charlotte si trova sul 4-6 (.400) in classifica e al nono posto nella Eastern Conference a un passo dalla zona Playoffs e a mezza partita dai Milwaukee Bucks.
Gli Hornets hanno affrontato 6 squadre che al momento si trovano sopra i .500, una esattamente a .500 (i Suns) e 3 sotto i .500. Paradossalmente le trasferte di New York e Los Angeles (contro i Lakers) sono state perse.
L’inizio è stato un po’ deludente (se non altro per le aspettative di migliorare la stagione precedente), complice un calendario che ha obbligato Charlotte a giocare 4 partite in casa contro le 6 in trasferta;

Vs Milwaukee Bucks (4-5) W
Vs Memphis Grizzlies (9-1) L
@ New York Knicks (2-8) L
@ New Orleans Pelicans (5-3) L
Vs Miami Heat (5-4) W
Vs Atlanta Hawks (5-4) W
@ Los Angeles Lakers (1-8) L
@ Portland Trail Blazers (7-3) L
@ Phoenix Suns (5-5) W
@ Golden State Warriors (7-2) L

L’analisi critica, però evidenzia già delle tendenze.
Gli Hornets fanno fatica a vincere fuori dalle mura amiche dimostrando scarsa personalità.
Se nella notte d’apertura Charlotte, giocando in casa, la squadra era riuscita a recuperare 24 punti ai Cervi, nella trasferta di Portland si è assistito al punto più assurdo di queste prime gare di regular season. 23 punti sprecati e sconfitta al fotofinish.
Il centro Al Jefferson ha detto in un’intervista che Charlotte è una squadra che lotta fino alla fine, questo è vero in parte, a New Orleans e a Oakland la squadra ha deragliato troppo, inoltre alcuni finali non sono stati gestiti bene, rovinando la digestione ai propri tifosi.
Coach Clifford, dopo la nottata superba in cui Walker ha prima pareggiato e poi vinto da solo la partita con la squadra del Wisconsin, si è affidato a lui come unico schema.
Contro i Grizzlies e contro i Knicks i suoi errori nel finale sono costati due sconfitte. Interrotti momentaneamente i finali punto a punto a New Orleans, con i locali che hanno giocato meglio e vinte le gare interne con Heat e Hawks, quest’ultima in una partita pazza ricca di emozioni, in cui la fortuna è stata quella di trovare Stephenson con la sua prodezza, gli Hornets volavano all’Ovest, per affrontare le squadre della Conference più difficile.
Contro i Lakers (0-5) Charlotte faceva da vittima sacrificale.
Dopo una buona prima parte della gara si faceva rimontare finendo distante dal punto a punto, a Portland, finiva come già detto, per sprecare 23 punti di vantaggio, con la squadra in dominio assoluto del campo.
La buonissima vittoria a Phoenix ridava un po’ di entusiasmo, ma la prevedibile sconfitta contro i Warriors faceva sì che gli Hornets mantenessero le stesse vittorie delle partite giocate in casa, con la sconfitta contro i Grizzlies recuperata a Phoenix.
Sicuramente Charlotte ha un nucleo di giocatori che si conosce abbastanza bene.
L’anno di esperienza come Bobcats ha permesso a Jefferson, Walker e Kidd-Gilchrist, tre titolari, di amalgamarsi. Nel quintetto titolare vanno inseriti i nuovi arrivi Stephenson e Marvin Williams.
Se il primo ha giocato la sua prima partita all’altezza della sua fama contro gli Hawks, il secondo era partito bene nella gara iniziale, per poi assestarsi su cifre mediocri, difese buone, ma non intense, un giocatore che potrebbe essere un buon elemento se uscisse dalla panchina. Come titolare gli Hornets concedono il match-up agli avversari.
Entrando nel dettaglio e continuando a parlare del reparto lunghi, Cody Zeller al secondo anno, offre più energia, anche a rimbalzo rispetto a Marvin.
Cody però, gioca in maniera così generosa che spende anche troppi falli e manca in alcuni frangenti di cattiveria agonistica, vedi il rimbalzo che Aldridge gli ha strappato nel finale a Portland.
Zeller però ha anche un buon tiro da due dalla lunga e questo fa si che a volte l’avversario non lo segua sino in quella posizione, concedendogli spazio per il tiro e spesso punti comodi. Jefferson ovviamente è il punto di forza del reparto lunghi.
Sulle sue spalle gravita l’attacco dei lunghi di Charlotte.
La sua confidenza, la sua esperienza e la sua tecnica gli consentono di giocarsi l’uno contro uno con l’avversario di turno.
Gioca molti palloni, forse troppi. Coach Clifford dovrebbe ampliare gli schemi per eventuali pick and roll con lui per l’inserimento delle guardie o scarichi per il tiro da fuori, non solo quando sta per scadere il cronometro.
Maxiell è l’uomo scelto per dare riposo ai lunghi, ma con lui in campo sotto le plance al momento gli Hornets perdono troppo.
Biyombo, che era finito dietro a Maxiell nelle gerarchie e stava scaldando la panchina, invocato da molti tifosi, ha finito per giocare diversi minuti a Phoenix finendo in doppia doppia.
Seppur in tono minore anche a Oakland ha fatto vedere che può essere importante per questa squadra.
L’interessante rookie Vonleh purtroppo figurava nella lista infortunati. L’ala grande, il due settembre è stato operato per un’ernia e le previsioni parlavano di otto settimane di stop.
Quest’assenza sicuramente toglieva qualcosina ai Calabroni ma ora è nuovamente disponibile.
Si è rivisto per i cinque minuti finali a Oakland. Michael Kidd-Gilchrist è un discreto giocatore ma al momento dimostra di non essere ancora come valori, la scelta numero due del Draft. PJ Hairston è un rookie, quando entra da il suo apporto offensivo, ha un bel tiro, anche dalla distanza, è “sfacciato”, ma è solo al primo anno e deve imparare ancora molto.
Il fedelissimo Henderson è poca cosa e sembra finito un po’ nel dimenticatoio, anche se sfruttando l’assenza nelle ultime due partite di Kidd-Gilchrist, ha giocato alcuni minuti.
Il back court degli Hornets con Walker e Stephenson è il reparto che potenzialmente potrebbe migliorare Charlotte.
La PG offensivamente è apparsa a tratti irresistibile ma anche fuori giri, inoltre soffre troppo in difesa alcuni pari ruolo.
Lin e Lillard ad esempio. Nelle ultime due gare è migliorato, soprattutto contro Dragic a Phoenix.
Stephenson, che l’anno scorso a Indiana aveva migliorato il suo score, sta anche fornendo assist e giocando discretamente in difesa.
Neal è un sesto uomo utilissimo, uno dei pochi che ha punti nelle mani. Imprevedibile, può tirare da tre punti, oppure partire in entrata, penetrare e andare in arresto e tiro…
Roberts ha fatto vedere che può aggiungersi a Neal come minaccia dall’arco, ma in questo inizio ha la tendenza a commettere troppi turnover ingenui.
Il veterano Pargo è sceso poco sul parquet, forse la squadra avrebbe bisogno della sua esperienza nel gestire momenti difficili ma sembra aver perso un po’ di smalto.
Presa a campione la partita di Portland per parlare di cosa non funziona… gli Hornets hanno dimostrato di soffrire troppo la pressione di alcune squadre quando la loro difesa faceva salire d’intensità l’azione. Troppo spesso i Calabroni hanno fatto delle scelte che hanno prodotto dei tiri a bassa percentuale, sembrando voler più giocare con il tempo che trovare punti per ridistanziare l’avversario rinunciando al loro gioco che porta a buoni risultati.
C’è anche una mancanza a rimbalzo offensivo, coach Clifford, sostengono i suoi detrattori, disegnerebbe degli schemi per non far subire transizioni alla sua squadra, ma al contempo in caso di errore danno il sicuro possesso agli avversari.
Con l’ingresso di Biyombo in campo questo problema sembra più lieve. La panchina, a parte tre elementi sembra corta.
Tuttavia il problema principale di questa squadra, è la mancanza di un uomo con due punti o tre sicuri nelle mani nel momento del bisogno. Charlotte è ventiduesima per quel che riguarda la classifica dei canestri segnati a partita, con una media di 96,1 punti realizzati a gara.
Di contro ha la diciassettesima difesa, con 99,7 punti concessi.
Di positivo c’è un gioco capace di una buona circolazione di palla, l’empatia che i giocatori hanno con il pubblico di casa (3 vittorie e una sconfitta di misura, discutibile, con i forti Grizzlies), una buona difesa, anche se c’è da migliorare la difesa sul perimetro (questo è molto importante), un attacco che è in grado di andare a prendere falli per andare in lunetta, e la possibilità da parte di alcuni giocatori di apprendere e migliorare partita dopo partita, vedi Zeller, PJ Hairston, Vonleh, ecc…
Di buono c’è anche che Charlotte giocherà sette delle prossime dieci partite programmate in casa, questo ci dirà di più sulla forza del team. Mavericks, Clippers, Warriors e Bulls saranno ospiti non semplici, ma Charlotte, se vuole andare ai playoffs, deve necessariamente fare sue più partite possibili, specialmente in casa.
Per il momento ho fiducia che la squadra possa recuperare bene.
Sotto, la classifica con la media dei voti dei giocatori che ho assegnato (senza pretese) nelle prime dieci gare.

Classifica Provvisoria:

01) Biyombo: 7,25 (2 partite)

02) Jefferson: 6,75 (10)

03) Zeller: 6,55 (10)

04) Kidd-Gilchrist: 6,40 (5)

05) Walker: 6,35 (10)

06) Stephenson: 6,15 (10)

07) Neal: 6,12 (8)

08) P.J. Hairston: 6,07

09) Roberts: 6 (10)

10) Pargo: 6 (1)

11) Henderson: 5,71 (7)

12) M. Williams: 5,65 (10)

13) Maxiell: 5,44 (9)

14) Vonleh: s.v.

Coach Clifford: 5,85

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.