Il Punto Finale @ 82

Charlotte-Hornets-New-Logo - Copia

La regular season si è conclusa il 15 aprile (nella notte del 16 in Italia) dopo la classica maratona composta da 82 partite l’anno che non lascia tempo ai giocatori NBA per allenarsi, salvo qualche rara eccezione e gli ovvi shootaround nei giorni precedenti o prepartita.
Un’appassionante ed estenuante corsa che ha lasciato il segno su diverse squadre, specialmente quest’anno, prive per molto tempo dei loro uomini migliori.
Alcune vittorie di Charlotte sono state ottenute contro new York senza Anthony, oppure contro Atlanta dimezzata…
Anche Charlotte, che presentava un calendario ricco di back to back dato dagli analisti come il terzo peggiore nella Lega (grazie NBA per avere sempre un occhio di riguardo, sarà quello di Mordor?), ha subito in diversi momenti delle “injuries” che hanno alterato i risultati di alcune partite, specialmente nel finale di stagione, quando è venuto a mancare tutto il frontcourt titolare.
Leggendo però su varie pagine, siti ufficiali e non, ho potuto rilevare l’umore e le opinioni di alcuni tifosi, troppi dei quali credono ancora che avendo auto tutti gli uomini a disposizione, avremmo ottenuto i playoffs.
Personalmente non sono così sicuro.
Gli Hornets hanno fatto fatica tutto l’anno e hanno avuto un inizio denso di partite che li ha potati lontani dalla zona per partecipare alla post season.
La squadra ha avuto un novembre terribile, terminato ai primi di dicembre con la vittoria all’ultimo istante su New York firmata Kemba Walker.
Dopo essere finita sotto di 14 partite (10-24 il 2 gennaio contro Cleveland) rispetto a una situazione di parità, la squadra ha fatto un lavoro straordinario per recuperare affidandosi principalmente alla difesa e l’otto marzo si è trovata per la seconda volta a distanza di sole cinque partite dai .500 ma nelle ultime 20 partite gli Hornets hanno vinto solo 5 volte andando per ben 15 volte K.O., perdendo ben 4 scontri diretti e sostanzialmente tankando nelle ultime gare giocate senza ben sei elementi di spessore o comunque in alcuni casi migliori di quelli scesi poi in campo (Jefferson, Zeller, Kidd-Gilchrist, Stephenson, Mo Williams e P.J. Hairston). Sicuramente l’assenza più pesante tra queste è stata quella di Michael Kidd-Gilchrist, leader della difesa e capace di portare improvvise minacce nelle metà campo avversarie con improvvise transizioni con un jumper migliorato che costringe gli avversari a più attenzione e lo può portare anche a soluzioni alternative.
Senza di lui gli Hornets hanno vinto solamente 6 partite subendo 21 sconfitte. Senza Zeller i Calabroni hanno ottenuto un record di 6-14, mentre senza Jefferson sono 8-9, without Stephenson 10-11, con Walker a riposo sono 12-8 e con Biyombo infortunato 7-11.
Marginali i leggeri infortuni di Marvin Williams e Gerald Henderson, rispettivamente con record di 1-3 e 1-1 (non solo per infortunio).

Questo quintetto titolare è riuscito solo 8 volte a scendere sul parquet insieme.

Questo quintetto titolare è riuscito solo 8 volte a scendere sul parquet insieme questa stagione. Immagine presa alla penultima contro Houston.

L’età media della squadra che ha terminato la stagione è stata di 25 anni e 3 mesi, non certo una squadra di veterani ma “l’inesperienza” di alcuni giovani è stata compensata dall’energia di altri giovani, mentre l’apporto dei 4 giocatori sulla trentina (Mo Williams 32, Maxiell 32, Jefferson 30 e Roberts 29) è stato altalenante per diversi motivi.

Occupiamoci ora dei singoli giocatori dividendoli per ruolo, del gioco di squadra che coach Clifford ha proposto e dell’operato della società in stagione traendo delle analisi finali.

Il roster degli Charlotte Hornets composto da 15 giocatori conta 3 uomini per ruolo, più Gary Neal e Jannero Pargo che avevano cominciato la stagione, ma poi sono stati accantonati dalla società che li ha rimpiazzati rispettivamente con Troy Daniels e Mo Williams prima della scadenza del febbrile mercato di Febbraio.

Point Guard

Voto complessivo Reparto: 6,17 (la media dei voti finali presi dai singoli in questo ruolo)

Partendo dal basso verso l’alto seguendo una classifica di rendimento (che troverete alla fine dell’articolo), dei quattro playmaker proposti, il primo che troviamo (al quarto posto quindi) è Brian Roberts, il quale ha disputato una scarsa annata dal mio punto di vista.
In alcune partite le sue triple hanno tenuto a galla la squadra nella prima parte, ma troppo spesso al suo rientro in campo a cavallo tra i due quarti finali ha avuto medie di tiro pessime o ha fallito qualche tripla che avrebbe potuto riportare in partita Charlotte.
Come terza opzione potrebbe anche andare bene, promosso titolare per l’assenza di Walker, ha mostrato qualche limite di troppo e gli Hornets poco prima della chiusura di mercato sono andati su Mo Williams.
Roberts ha chiuso con 6,7 punti (11° posto) e 2,3 assist (5° posto) di media a partita giocando in media 18,5 minuti a gara.
Brian ha con l’89,2% la terza miglior percentuale della squadra nei tiri liberi ma è 13° per quel che riguarda i tiri dal campo con un 38,9%.
Jannero Pargo ormai lasciato libero da tempo dalla società é terzo, ma il suo minutaggio è stato limitato e le sue prestazioni ottenute a giochi già fatti contro le panchine avversarie.
I suoi problemi fisici prolungati hanno convinto a liberare un posto nel roster la dirigenza, sebbene Jannero avesse un ruolo di uomo spogliatoio con i suoi 35 anni. Al secondo posto troviamo Kemba Walker, il quale è una delle grandi incognite dell’universo Hornets.
Rimangono senz’altro memorabili alcuni canestri ottenuti negli ultimi secondi che hanno permesso a Charlotte di vincere qualche partita, partendo dalla serata iniziale; sua è stata la tripla del pareggio per portare la gara al supplementare e poi il tiro vittoria contro Milwaukee in uno contro uno, poi il 6 di dicembre la sua penetrazione sulla sirena è valsa la vittoria di un punto contro New York che ha infranto un muro di 10 sconfitte, ancora l’8 gennaio una sua azione ha risolto la partita contro i Pelicans, infine ha vissuto un momento magico essendo nominato giocatore della settimana dalla NBA contribuendo ad alcune pesanti vittorie dei Calabroni.
Poi l’infortunio, il rientro con un Mo Williams in più che non ha dato gli esisti sperati.
Kemba è sembrato lontano dall’essere quello di prima, la squadra ne ha risentito. Ci sarebbe da approfondire se la cosa riguarda l’aspetto tattico o il suo stato di salute.
Personalmente credo che la seconda abbia influito pesantemente avendolo visto sbagliare facili appoggi che non avrebbe fallito solitamente.
Certamente Walker rifirmato a inizio anno fa parte del progetto di Cho e Jordan, ma la sua impennata di stipendio (da $3,272,091 a $12,000,000 all’anno per quattro anni) paragonata al rendimento di fine stagione è qualcosa di preoccupante, tanto più che Kemba è sì il miglior marcatore della squadra con 17,3 punti di media a partita (ottenuti in 34,2 minuti di media sul parquet) ma ha anche un 14° posto in squadra per quel che riguarda i tiri dal campo.
Un 38,5% troppo basso, dovuto anche alla scelta di soluzioni personali forzate e alla poca capacità della squadra di trovare frequentemente gli uomini smarcati per tiri più semplici.
In classifica assist si piazza al secondo posto con 5,1 a partita, distante dai migliori della lega, anche se Charlotte fa fatica a segnare e ciò lo penalizza un po’.
I palloni persi non sono tantissimi rispetto al suo impiego (1,6 i suoi turnover) e recupera 1,4 palloni a partita (1° nel roster).
Al primo posto tra le PG troviamo Mo Williams che arrivato a febbraio ha giocato 27 partite (14 da titolare), alternandosi nelle rotazioni con Kemba al rientro e con Henderson.
Clifford lo ha provato anche con Kemba stesso per creare una coppia di piccoli abile ad attaccare il canestro, fornire assist (Mo più che altro) e creare spazi per gli altri.
Dopo un inizio stratosferico Mo non ha più trovato l’energia del vuoto che lo avrebbe fatto accelerare e ha finito per peggiorare il suo rendimento.
Rimane comunque il secondo miglior marcatore della squadra con 17,2 punti e il miglior uomo assist con 6,0 di media a partita in 30,8 minuti di media sul parquet. Si piazza quarto nelle palle rubate con uno 0,6 ma il suo lato debole è che a volte esagera con il palleggio e finisce col perder palla; i suoi 2,6 turnover a partita sono troppi.
Commette 2,2 falli a gara ed è il secondo giocatore più falloso della squadra.
Al secondo posto per quel che riguarda i FT con un 89,2% (prima di lui ci sarebbe Pargo con un 2/2…), una garanzia a cronometro fermo, insomma…
Il suo “sgasamento”, dopo essere stato anche nominato giocatore della settimana, ha contribuito a far uscire Charlotte dai playoffs.
Questo è stato un ruolo che ha dato molto in termini di punti a Charlotte, sommando i 4 giocatori hanno messo insieme 45,8 punti a partita ma hanno anche subito troppo in difesa dalle guardie avversarie.
L’unico a salvarsi in difesa (anche se su molte chiusure avrei da dire) è Walker, gli altri hanno qualche lacuna da colmare.

Shooting Guard

Voto complessivo Reparto: 5,97 (la media dei voti finali presi dai singoli in questo ruolo)

Anche qui nel corso dell’anno abbiamo avuto quattro elementi che si sono alternati in campo, quello con il rendimento peggiore, sorprendentemente deludente, è stato Gary Neal che ha salutato la compagnia ben prima della fine della stagione.
Le sue percentuali erano basse, al 16° posto nei tiri dal campo con il 35,9%, al 13° posto nei tiri da 3 punti con il 29,3% al 5° posto (ma è in negativo) per quel che riguarda i turnover con 1,3 a partita.
Tutto ciò non veniva compensato dai suoi 9,6 punti a partita (6° posto) e dall’86,3% (4°) ai tiri liberi.
La sua maniera scriteriata di sparare, anche se da lui si chiedevano punti, ha finito per creare un effetto negativo.
Al terzo posto troviamo la delusione dell’anno; Lance Stephenson, il quale è stato preso dopo una buona stagione a Indiana che non ha avuto seguito a Charlotte.
Il suo top moment è stato a inizio stagione contro Atlanta.
La sua tripla di tabella ha evitato a Charlotte il terzo supplementare contro i vincitori dell’Eastern Conference.
Un pubblico in visibilio compreso me da casa estasiato da una vittoria arrivata dopo una battaglia epica.
Purtroppo di momenti vagamente simili ne ha avuti ben pochi e come SG titolare è stata un disastro finendo per prendersi pull-up improbabile e ancora più improbabili tiri da 3 punti.
Lance ha finito la stagione tirando con il 37,6% dal campo (15° posizione), e con il tragico 17,1% da oltre l’arco (14° solo perché Biz, Maxiell e MKG non hanno mai tentato una tripla nella regular season), in più ha commesso una media di 2,2 falli a partita, qualcuno magari non proprio intelligente.
A completare le statistiche negative troviamo anche i turnover con 2,1 palloni persi a gara che lo piazza al secondo posto dietro a Mo Williams.
Tra le statistiche positive troviamo i modi in cui Stephenson ha provato a rendersi utile alla squadra; in fase assist soprattutto, con 3,9 passaggi vincenti smistati a partita si piazza al terzo posto nel team, con 4,5 rimbalzi è quinto in questa statistica, posizione che conferma anche nelle steal dove ha una media di 0,6. Lance è finito in panchina e ha giocato in qualche caso una discreta pallacanestro con la second unit, ma sicuramente è stato uno dei flop dell’anno.
Il Direttore Generale dei Calabroni Rich Cho, ha detto che Lance Stephenson deve migliorare dopo la sua deludente prestazione in questa stagione: “Come ho detto ieri, non penso che Lance abbia giocato bene”, ha affermato Cho.
“Ha potenziale per migliorare. Nella stagione 2013-14 ha tirato con il 35% da 3 punti. Quest’anno è sceso solo al 17%. Può migliorare quest’aspetto.
Sa che ha avuto un brutto anno.
Penso che s’impegnerà al meglio quest’ estate.”. Al secondo posto troviamo chi ha rimpiazzato Stephenson, ovvero Gerald Henderson.
Dopo un inizio da incubo culminato con la dormita a Indiana che ha consentito ai Pacers di vincere la partita all’ultimo secondo, la nostra nuova guardia titolare si è svegliata e ha fornito alcune buone prestazioni.
L’andamento è stato discontinuo tuttavia, si è passati da alcune buone serate ad altre nettamente nocive per gli interessi di Charlotte che ricevendo basse percentuali dal suo tiratore, ha finito per perdere. Il voto complessivo si attesta sulla sufficienza, ma se Charlotte vuole fare il salto di qualità, ha bisogno di qualcosa in più, benché per la panchina sarebbe un ottimo giocatore.
Gerald ha commesso 1,4 turnover a partita, di questi troppi quelli per passi in partenza, deve migliorare su quest’aspetto.
E’ 6° nella statistica palle rubate con 0,6 a partita così come nella % dal campo con il 43,7%, mentre migliora in classifica marcatori con 12,1 punti divenendo quarto e mantenendo la posizione nella classifica assist con 2,6 di media, non moltissimi anche se lui dovrebbe più finalizzare.
Non un tiratore mefitico da 3 punti, buoni alcuni suoi tiri presi dagli angoli, ma alla fine la media è del 33,1%, quasi un tiro su tre.
Al primo posto troviamo Troy Daniels, probabilmente perché ha giocato poche partite e si è limitato a fare il suo lavoro da sharpshooters, cioè segnare.
Era l’unico tiratore da 3 punti che avesse a disposizione Clifford, ma il suo impiego è arrivato troppo tardi.
Sarà da rivedere in difesa dove ha alternato prestazioni buone ad altre meno positive.
Daniels è 5° nella % di tiri dal campo con il 45,8% e “secondo” (solo perché Zeller ha fatto 1/1) da 3 punti con un 17/36 che gli da una % del 47,2% nel tiro da tre punti.
Sale al decimo posto dopo aver realizzato 24 punti contro Toronto nell’ultima gara dove ha ricevuto più spazio, 7,0 i suoi punti di media per un decimo posto in squadra tra i marcatori.

Small Forward

Voto complessivo Reparto: 5,96 (la media dei voti finali presi dai singoli in questo ruolo)

Anche se come vedremo poi nella classifica finale hanno lo stesso voto, Jeff Taylor si piazza terzo tra le ali piccole, sia perché ha meno partite, sia perché ha un centesimale inferiore a chi lo precede.
Rientrato da una squalifica nella gara contro Utah a dicembre, la NBA lo aveva sospeso per maltrattamenti alla moglie, ha finito per maltrattare anche i tifosi di Charlotte con prestazioni troppo spesso mediocri benché Jeff in difesa si dia da fare.
Semplicemente dal mio punto di vista, al momento la NBA è troppa grazia per lui. A suffragare le mie teorie, a parte il fatto relativo d’essere quindicesimo in classifica marcatori (stiamo sempre parlando ovviamente nel contesto di Charlotte) con 4,4 punti di media a partita, non entra nei primi posti in nessuna statistica, anche se poi si piazza a metà in quasi tutte le classifiche.
La barbuta ala viene bocciata tecnicamente dal mio punto di vista e nonostante l’impegno difensivo, anche in difesa non è stato all’altezza.
Al secondo posto, con la stessa media di Taylor, troviamo P.J. Hairston, il quale a un certo punto ha vissuto una stagione da rookie da spettatore poiché Clifford gli ha detto di accomodarsi fuori.
P.J. sembrava più preso dalla frenesia di sparare triple che di collaborare con i compagni, una serie di tiri veramente ignoranti l’ha fatto uscire da serate con 0/5 o 0/6 da oltre l’arco, con bombe scagliate da ben oltre la linea da 3 punti.
E’ anche vero che quel tiro lo può mettere, come dimostrato in altre serate, ma alla fine la % si è rivelata bassa (12° posto con un 30,1%) e quell’azione avrebbe potuto essere spesa meglio in media.
P.J. è stato, anche a causa della sua inesperienza, l’Hornet con la più bassa % al tiro dal campo (32,3%), mentre a gioco fermo dalla lunetta ha ottenuto un 86,1% che gli è valso il 5° posto, dimostrando di avere freddezza e buona mano. P.J. chiude 12° con 5,6 punti a partita di media.
Al primo posto, due gradini sopra alle due riserve, troviamo Michael Kidd Gilchrist, l’unico che promuoverei a pieni voti per questa stagione.
Un ragazzo che ha avuto in famiglia una storia tragica da piccolo e che nella NBA faceva fatica in attacco.
Si è messo a lavorare con l’assistant coach Mark Price e ha migliorato il suo jumper, tanto che la % dal campo è stata del 46,5% (3° posto), anche se con diverse penetrazioni e finalizzazioni ravvicinate.
Senza di lui la difesa di Charlotte collassa.
Lo si è visto bene nelle ultime giornate, quando Charlotte spesso ha subito più di 100 punti.
Non sempre ha avuto la meglio su avversari come LeBron James o Rudy Gay che l’hanno messo in crisi, ma il più delle volte è stato lui a uscire vincente dal duello, anche quando coach Clifford richiedeva a Micheal di andare a prendersi l’uomo più pericoloso dell’altra squadra, facendo da stopper su un giocatore di un altro ruolo, magari con un altro passo o con più cm. In una serata contro Detroit, Clifford gli ha chiesto di andare a prendere Reggie Jackson che stava facendo danni alla difesa degli Hornets, con lui sul playmaker dei Pistons Charlotte ha vinto la partita riuscendo ad annullare l’ex Thunder.
MKG ha onorato la maglia battendosi, i suoi 2,1 falli a partita sono poca cosa avendo dovuto affrontare le minacce avversarie più temibili.
MKG chiude al quinto posto nella classifica marcatori con 10,9 di media migliorando il piazzamento alla quarta posizione nella classifica stoppate (0,7 a partita) dimostrando tempismo e atletismo anche se non è un gigante.
La sua energia gli ha permesso anche di prendere la medaglia d’argento nella classifica rimbalzi con 7,6 a partita, davanti a tutti i lunghi eccetto Jefferson.
Da migliorare rimane il tiro libero e poco altro, anche perché presumibilmente il tiro da tre punti non sarà mai una sua arma, sembra fuori dal suo raggio, non avendo mai tentato una sola conclusione da oltre l’arco in tutta l’annata.
L’unico punto fermo tra i titolari da cui ripartire.

Power Forward

Voto complessivo Reparto: 5,97 (la media dei voti finali presi dai singoli in questo ruolo)

Anche qui ci sono stati problemi, come per il ruolo d’ala minore rispetto all’ala grande.
La differenza di rendimento tra i tre giocatori a contendersi il ruolo è stata molto meno marcata rispetto all’abisso tra MKG e i sostituti come ala piccola, ma la sufficienza strappata da Zeller e da Vonleh, più la scarsa prestazione di Marvin Williams hanno creato dei notevoli problemi quando Zeller non è riuscito a dimostrarsi all’altezza o è rimasto vittima dell’infortunio a inizio stagione.
Al terzo posto troviamo Marvin Williams, stipendio troppo alto, partito come titolare, la ventottenne ala grande avrebbe dovuto mettere esperienza e qualche tripla. Quello che la dirigenza non ha calcolato è che Marvin misura 206 cm, mentre Zeller 213.
Alcuni avversari si sono approfittati di Marvin nel ruolo di ala grande per prendere rimbalzi su di lui, infatti, l’ex Jazz in 26,1 minuti sul parquet ha preso solo 4,9 rimbalzi a partita piazzandosi al 5° posto.
Contro Philadelphia ha salvato il risultato catturando il rimbalzo, ma ha rifilato involontariamente un colpo a Biyombo mandandolo K.O..
Marvin nella classifica marcatori si piazza al nono posto con 7,4 punti a partita e al 6° per i tiri da oltre l’arco sfruttando parzialmente la percentuale da 3 punti non altissima (35,8%) ma sempre superiore alla media di squadra (31,8%).
Un po’ meno atletico e sottodimensionato rispetto ad altre PF ha ottenuto un buon mismatch naturale contro alcuni giocatori più lenti, la sua buona capacità di rubare palloni l’ha portato al secondo posto in questa statistica con 0,9 a partita, però da contraltare c’è la statistica delle stoppate, dov’è solo settimo alla pari con Walker con mezza stoppata a gara, seppur ne abbia rifilate di memorabili per forza e tempismo.
Al secondo posto per un centesimo in meno si piazza il rookie Noah Vonleh, impiegato praticamente solo nel finale di stagione.
3,3 punti di media a partita dicono che è ultimo, ma solo perché in qualche apparizione Noah toccava il campo per risedersi misteriosamente immediatamente. Non pronto fisicamente dopo un infortunio che l’ha costretto a saltare la fase di preparazione fisica unita alla parte tattica, Clifford ha preferito lasciarlo fuori, anche quando i tempi per un suo impiego più massiccio sembravano ormai maturi.
Buoni movimenti, ancora un po’ acerbi, da capire, il giocatore uscito dagli Indiana Hoosiers ha solo 19 anni.
Con una media sufficiente si è piazzato al primo posto tra le power forward Cody Zeller.
Anche per lui, ventiduenne, la giovane età è stata un pregio e un difetto.
Aveva iniziato dando tanta energia alla squadra, tanto da farsi preferire a Marvin Williams benché Cody abbia provato un solo tiro da 3 punti durante l’anno (tra l’altro segnato), poi la sua inesperienza unita a una tecnica migliorabile sotto canestro in fase d’appoggio gli ha fatto scalare qualche voto in pagella.
Comunque sia, Cody rimaneva una pedina fondamentale in difesa poiché i suoi cm coprivano meglio Jefferson e il canestro in fase difensiva, purtroppo un fisico troppo filiforme (dovrebbe mettere su qualche kg) non l’ha aiutato quando gli sono capitati un paio d’infortuni.
Il secondo (problemi alla cuffia dei rotatori) l’ha tolto di mezzo e la sua perdita è stata un fattore negativo per Charlotte giacché non è stato degnamente sostituito.
Nel bene e nel male Cody è il primo Calabrone a spender falli con 2,5 a partita ma anche il terzo stoppatore della squadra con 0,8 a match e il quarto rimbalzista con 5,8 a incontro.
La percentuale dal campo è di 46,1% che lo aiuta a rimanere a metà classifica marcatori, all’ottavo posto con 7,6 punti di media.

Center

Voto complessivo Reparto: 6,10 (la media dei voti finali presi dai singoli in questo ruolo)

Al terzo posto si piazza come da gerarchie sul campo, Jason Maxiell.
Un inizio di stagione da disperazione per i tifosi teal & purple vedendo Jason giocare.
Qualcuno, me compreso, sperava che Clifford lo panchinasse quasi a vita.
Poi qualche buona gara, ma in generale prestazioni mediocri, il suo fisico alla Robert Traylor (quest’ultimo aveva una mano diversa però) che fa da controparte a quello di Zeller è stato utile per rimandare al mittente qualche pallone (5° nelle stoppate con 0,7) o catturare qualche rimbalzo, ma la sua pochezza offensiva ne fa un giocatore incompleto.
Ha finito con il segnare 3,3 punti a partita segnando praticamente solo da intorno all’anello, dalla lunetta ha avuto solo il 57,7% in stagione (ultimo nei FT)…
Al secondo Bismack Biyombo, altro giocatore incompleto.
Buono in difesa ma non in attacco. Charlotte dovrà decidere se puntare su di lui o no.
Biz si distingue per % dal campo (mettendo tutto quello che può sul sicuro da sotto canestro) dove è 1° con il 54,3% (ma è solo il 13° marcatore con 4,8 pt.), nelle stoppate dove mantiene il comando della classifica con 1,5 a match e nei rimbalzi, altra statistica prerogativa dei lunghi con 6,4 a partita (3°) in 19,4 minuti sul parquet.
Nonostante abbia migliorato la mano dalla lunetta chiude al penultimo posto con il 58,3%.
Al primo posto tra i centri si piazza il titolare, “Big” Al Jefferson.
Tutta la stagione è ruotata intorno a lui e alle sue potenzialità offensive.
Il suo gioco in post basso è senza dubbio per la maggior parte delle volte efficacie, solo raramente stando bene ha incontrato avversari capaci di contrastarlo.
Due infortuni in stagione hanno creato problemi al suo movimento e alla sua velocità.
Problemi all’inguine e al ginocchio che alla fine l’hanno costretto fuori dal rettangolo di gioco, giacché stava divenendo più dannoso che utile per il team.
Mo Williams, ex compagno di squadra è arrivato a Febbraio e ha trovato una buona intesa con lui, Big Al ha ceduto qualche pallone in più verso l’esterno, anziché andare dentro o provare un tiro forzando.
La sua integrità fisica dovrà essere ben valutata perché Charlotte così com’è non può permettersi di perdere Jefferson, essendo uno dei pochi elementi sicuri che porta punti a una squadra che segna pochissimo e ha uno dei peggiori attacchi NBA.
Jefferson, pur non avendo dimostrato una difesa pronta a coprire anche la zona più lontana dal canestro ha comunque collezionato 1,3 stoppate a gara (2°) e preso 8,4 rimbalzi a incontro (1°), in più le sue mani sono riuscite a strappare 0,7 palloni a partita (3°).
Non benissimo dalla lunetta con il 65,5% (13°) ma bene nelle % dal campo con il 48,1% (2°) e nei punti di media realizzati; 16,6 che gli valgono una “medaglia di bronzo”.
Jefferson ha costretto spesso gli avversari a mandare su di lui un secondo uomo in raddoppio, questo ha portato Charlotte ad avere un vantaggio (non sempre sfruttato quando si è intestardito a voler realizzare) poiché un uomo veniva a trovarsi libero, ma per sfruttare al meglio quest’aspetto Charlotte dovrebbe dotarsi di tiratori affidabili e anche di una point forward, un giocatore con le mani buone che sappia distribuire assist un po’ come Josh McRoberts la stagione precedente, in grado di muovere la difesa con un passaggio extra nel caso sul primo passaggio la difesa chiuda prontamente.
Jefferson talvolta (non spessissimo) con il suo gioco in post basso è stato abile a trovare i tempi giusti per consegnare o passare il pallone ai compagni che tagliavano verso canestro.

Allenatore e Società

Coach Steve Clifford si è dimostrato mediocre.
In alcune partite decisioni tattiche come quella di non commettere fallo quando si trovava tre punti avanti a Memphis a pochissimi secondi dalla fine del tempo sono costate la partita, così come un paio di gestioni time-out nel finale di partite hanno privato Charlotte di una soluzione migliore per riagguantare la partita, inoltre la “linea verde” non solo non è stata privilegiata, ma è stata proprio estromessa. Clifford ha preferito affidarsi ai suoi titolari e alle sue riserve limitando l’utilizzo di uomini che viste le loro caratteristiche (vedi Daniels) avrebbero potuto aiutare la squadra.
Sicuramente il materiale che Jordan e il GM Cho gli hanno messo a disposizione non è stato il top della NBA e lui ha dovuto aggrapparsi alla difesa per vincere le partite.
Questo però è costato in termini di energia e probabilmente ha portato alcuni elementi a spingersi oltre il loro limite provocandone alla lunga infortuni. Sicuramente Charlotte ha bisogno di allungare la panchina ma anche di trovare dei titolari affidabili.
Dal mio punto di vista una SG versatile capace di portare punti costantemente (vedi Monta Ellis) sarebbe una priorità (ma Stephenson a contratto garantito da 9.000,000 di dollari dovrebbe abbandonare la North Carolina), così come una PF titolare, mandando via Marvin Williams, il quale però ha un altro anno garantito a 7.000,000 di dollari…
Per il futuro i più grossi punti interrogativi per la prossima stagione però sono i due cardini della formazione.
Walker e Jefferson.
I loro infortuni avranno restituito due “corpi” in grado di fare quello che hanno fatto l’anno precedente con i Bobcats?
Non credo che al momento Walker sia in discussione vista la sua lunghissima e onerosa estensione di contratto, mentre Jefferson che ha l’opzione contrattuale a suo favore sembra (al momento) voglia rimanere.
Al Jefferson ha detto che è improbabile che sarà lui a esercitare la clausula opt-out (la rinuncia) inclusa nel suo contratto per diventare un free agent a luglio.
L’altro lungo titolare, Zeller, sembra far parte di un originale progetto di Clifford che lo vorrebbe come shooter da 3 punti, visto che l’allenatore di Charlotte dice che non è in realtà una minaccia per gli avversari in post: “Cody Zeller é pronto per iniziare gli allenamenti dall’angolo da tre”, ha detto Clifford. Vedremo la prossima stagione che ruolo avrà e se lo staff tecnico degli Hornets riuscirà a convertirlo in questo strano progetto.
Chi dovrà però decidere le sorti della franchigia sarà il proprietario MJ, al quale i social non sono simpatici, ma dal quale gradirei sentire delle parole sul suo progetto futuro.
Come dice il mio amico Matteo Spelta (tifoso Hornets D.O.C.G.), è bene che: “MJ dichiari cosa vuol fare da grande”, aggiungerei io far diventare la squadra una grande, prima che l’entusiasmo per il cambio d’identità si affievolisca e i tifosi magari preferiscano buttarsi sui Panthers della NFL piuttosto che seguire una squadra che seguendo questo trend continuerebbe ad essere una delusione.
Dal mio punto di vista, dato che MJ ha anche aumentato il capitale, dovrebbe sborsare un po’ di denaro per accaparrarsi un paio di mezze stelle (ovviamente utili alla squadra, parlando con Clifford poiché pare rimanga), se Charlotte non può competere ancora a livello di fascino con altri team e nemmeno può garantire ai suoi eventuali futuri giocatori un posto ai playoffs, “Sua Maestà” dovrà convincerli attraverso la parte economica ma ancor di più esercitando il suo fascino, perché da molti MJ è considerato “il basket”.

Statistiche e Tabelle

L’attacco di Charlotte in stagione si è piazzato al 28° posto con 94,2 punti a partita, troppo pochi per entrare tra le migliori 16, la difesa invece ha subito 97,3 punti di media (+ 0,2 rispetto alla media precedente), scivolando dalla 4^ alla 7^ posizione, comunque un buon piazzamento.
La squadra ha tirato con il 42,0% in penultima posizione, mentre fa ancora peggio da oltre l’arco con il 31,8% e rimane ultima (nonostante Daniels) in questa particolare classifica.
A completamento delle statistiche di squadra… con il 74,8% gli Hornets hanno chiuso in ultima posizione nelle steal con 6,1 a partita, in 28^ piazza per quanto riguarda la classifica assist con 20,2 a partita, 19^ posizione dalla lunetta, 10^ a rimbalzo con il 44,1 a gara, 7^ nelle stoppate con 5,5 a partita e 1^ nei turnover con 11,9 nonostante Mo Williams e Stephenson…

Queste le zone di tiro dal campo di Charlotte con le relative percentuali finali:

camp1horn

 

Qui sotto la payroll per le prossime occasioni, senza Tyus Thomas amnistiato in questa stagione che è costato $ 9,388,430.

:

payroll cha

Le statistiche individuali della stagione dei giocatori di Charlotte:

statsperchorn

Qui sotto troverete i voti dei giocatori presi in ogni singola partita:

I voti delle prime 17 partite.

I voti delle prime 17 partite.

I voti dalla 18^ alla 34^.

I voti dalla 18^ alla 34^.

I voti dalla 35^ alla 51^.

I voti dalla 35^ alla 51^.

I voti dalla 52^ alla 67^.

I voti dalla 52^ alla 67^.

Dalla 68^ all'82^.

Dalla 68^ all’82^.

Sotto, la classifica con la media dei voti dei giocatori che ho assegnato (senza pretese) in tutte le gare disputate:

voti finalicha

P.V.V.: partite con voto valido (che non sono necessariamente le giocate perché c’è da considerare la possibilità del senza voto),
P.R.P.C.: posizione rispetto alla posizione precedente classifica,
% R.V.P.: Percentuale rispetto al voto della precedente classifica.
P.R.B.: Promosso, Rimandato, Bocciato.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.