Anteprima di Houston-Charlotte

Houston… avevamo un problema (quello delle troppe sconfitte consecutive)…
Il viaggio degli Charlotte Hornets in quel che è chiamato “corridoio dei tornado” (Kansas, Oklahoma, ecc.), è stato propedeutico a far ritrovar fiducia alla squadra.
Gli Hornets, nell’occhio del ciclone, hanno trovato una zona tranquilla nella quale riuscire a ricompattarsi dopo le deludenti, a tratti incommentabili prestazioni (culminate con le sconfitte casalinghe contro Bulls e Lakers) e a roteare vorticosamente in pochi minuti fino a raggiungere i 20 pt. di vantaggio contro i Thunder, una squadra che certamente ha qualche difficoltà, forse Westbrook pecca un po’ d’altruismo con il drive and kick, ma certamente ha un quintetto in grado d’aver un record migliore dell’attuale, in rosso.
La discesa a sud, in Texas, al contrario della gara con i Thunder vedrà i Calabroni affrontare una squadra in totale salute (i Rockets), che, secondo me, rientra nel poker di team che quest’anno può provare a cercare di vincere il titolo con Boston, Cleveland e Golden State.
Infarciti di ex Hornets, quelli di New Orleans (Paul, Gordon, Ariza e Ryan Anderson), i Rockets, oltre al Barba Harden, hanno un gioco che incarna lo spirito dei tempi fatto per poter colpire da fuori.
I tiratori non mancano.
La critica è che la squadra sia un po’ leggerina, ma compensa con le abilità, compresa quella di portare a casa finali nei quali l’esito è incerto.
E’ successo all’esordio conto i Warriors, è successo nell’ultima sfida contro i Pelicans, mentre contro di noi all’”andata”, nel finale hanno strutturato il loro vantaggio a colpi di triple.
Una sfida stellare nella città che per antonomasia è legata allo spazio grazie alla NASA.
In quest’articoletto tratto da un Superbasket uscito sul finire degli ’80, possiamo vedere ciò che si scriveva allora di Houston, “ammirando” anche il team che di lì a meno di dieci anni diverrà bicampione, sfruttando l’assenza di MJ dai parquet.
Olajuwon sarà il perno di un team che riuscirà a spazzar via i Magic di Shaquille O’Neal in una delle due finali disputate. Il pronostico odierno è tutto per i texani ovviamente, anche se gli Hornets, dopo aver “regalato” troppe partite, hanno toccato quota dieci vittorie solo a OKC, riuscendo a bloccare l’emorragia di sconfitte, in totale già sedici.
Nicolas Batum è in dubbio per la partita di stanotte poiché il fine settimana scorso ha sentito dolore al gomito sinistro riuscendo a giocare solo diciannove minuti nella penultima partita ed esser stato costretto a guardare i compagni da fuori a OKC.
Sicuramente il francese non sta rendendo come dovrebbe, nonostante la scelta di non aggregarsi alla nazionale francese in estate, il primo infortunio che l’ha colpito quest’anno, gli ha fatto perdere un po’ il ritmo ma al momento pare un giocatore che, non solo a mio parere, potrebbe rimaner fuori migliorando paradossalmente la resa della squadra che con Batum in campo pare più lenta e gioca con poca motion offense, aspettando magari da Batum il passaggio illuminante da fermo o quasi, magari sfruttando un taglio medio, un pick and roll o un back-door.
La squadra però così diviene prevedibile, mentre uno dei motivi della vittoria a casa Donovan è stato sicuramente l’aspetto offensivo:
Attacco bilanciato e mobile, buone scelte di tiro, proprio l’altro difetto di Batum che a dispetto della sua esperienza a volte tenta turnaround fade-away, catch n’shoot da tre punti girando l’anca in volo o pull-up con l’uomo addosso.
Qualche volta vedere il tiro entrare è indubbiamente esaltante, ma il prezzo che si paga è salato perché i tiri a difficile coefficiente non aiutano un team che non può permettersi troppi passi falsi in attacco.
Le sue percentuali sono in calo… dal campo due anni fa tirava con il 42,6%, l’anno scorso finì con il 40,3%, mentre quest’anno sta tirando con il 37,3%, anche se lui dice di non essere se stesso.

Batum in un’immagine presa dal Charlotte Observer, oggi. Lynne Sladky AP

“So cosa fare, ma non posso farlo” sono sue parole, complice il problema fisico. Il francese ha poi continuato dicendo di aver cercato di nascondere al compagno Mathiang, il quale chiedeva a Nicolas se stesse bene, in una recente partita, il dolore provato per cercare di reggere l’ultimo quarto e aiutare i compagni. Nic ha aggiunto:
“Afferro qualcuno o qualcuno mi afferra o qualcuno mi picchia (in partita). Ricevo dolore ogni partita.” finendo ovviamente per dire che il contatto fisico in partita è ben diverso dal gioco in allenamento o statico al tiro.
Seguendo l’ordine cronologico mostrato prima, da tre punti il primo anno aveva un 34,8%, per scendere al 33,3%, mentre quest’anno il 22,4% pare davvero una cifra da giocatore da panchina profonda.
Comunque sia, sarà valutato oggi pomeriggio.
Supponendo che sia ancora in injury list o comunque queste sue dichiarazioni dovrebbero consigliare a Silas di lasciarlo a riposo e valutare magari un altro intervento, Jeremy Lamb sarà il principale beneficiario della sua assenza.
L’ex Howard potrebbe, approfittando della non grandissima fisicità dei lunghi di Houston, fornire una buona prestazione, ma dall’altra parte dovremo esser bravi a schermare i meteoritici palloni, scagliati dalle sapienti mani dei triplisti di Houston che si trova all’11° posto con il 36,9% da fuori, mentre sale all’8° con il 47,1% dal campo ed è al quinto nei tiri liberi con il 79,8% e anche se gli Hornets non commettono molti falli (493, terza per falli commessi), la partita casalinga può inficiare il giudizio degli arbitri in talune occasioni, tanto più che l’eurostep di Harden aspetta solo il contatto. 
Provarci non costa nulla, l’importante è tornare a giocare a basket.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.