Hornets Preview

ANTICIPAZIHORNETS
Potessimo leggere il futuro, almeno quello prossimo (diciamo da qui a un annetto), avremmo un gran vantaggio perché ovviamente potremmo fare scelte vantaggiose, però perderemmo il gusto di percorrere quella strada che chiamiamo “destino” e in ambito sportivo diventerebbe piuttosto noioso sapere già come andrà a finire.
 
Dato che non posseggo capacità di preveggenza come Cassandra, tanto poi non mi credereste comunque (era la maledizione di Cassandra), rimaniamo ai fatti concreti…
 
Charlotte è inserita nella Southeast Division.
La divisone comprende oltre gli Charlotte Hornets, gli Atlanta Hawks, i Miami Heat, gli Orlando Magic e i Washington Wizards.
 
Gli analisti danno per favorita per la vittoria divisionale la squadra capitolina che effettivamente ha un quintetto base completo e leggermente superiore a quello di Charlotte.
Dietro i Wizards c’è chi vede Miami (gran finale lo scorso anno con un 30-11 notevole), chi vede Charlotte.
Dal mio punto di vista, oggettivamente, il quintetto degli Hornets, complessivamente, ha qualcosa in più di quello degli Heat (questo non vuol dire però automaticamente ottenere migliori risultati), dietro “le prime tre”, Orlando sembrerebbe aver fatto un piccolissimo passo in avanti, mentre gli Hawks di Belinelli dovrebbero faticare parecchio, anche se l’allenatore Budenholzer potrebbe mitigare un po’ i risultati negativi che probabilmente arriveranno (causa le perdite estive) con il gioco di squadra.
 
Allargando la visione a Est, alcune squadre come Indiana hanno perso pezzi pregiati (George) o altre hanno smobilitato (vedi Chicago che ha spedito Butler ai Timberwolves), altre ancore, a diversi livelli invece sono nella loro fase emergente (Milwaukee, Phila) ma dietro Boston e Cleveland sembrano esserci diverse squadre il cui livello non è dissimile.
 
Il GM Rich Cho è stato riconfermato in estate da Jordan dopo il fallimento della scorsa stagione e non è difficile capire che se Charlotte dovesse fallire ancora una volta l’obiettivo playoffs, la prima testa a saltare sarebbe quella del birmano/americano che si è liberato in estate di un suo recente “errore”, il contrattone di Miles Plumlee, cedendo però anche Marco Belinelli, l’unica perdita di un certo rilievo per Charlotte quest’estate, ottenendo in cambio però “la torre” Howard.

Un Dwight Howard visto da me. “La Torre”, per Clifford, sarà elemento molto importante sulla scacchiera.

 
Per fare il punto della situazione, vediamo come si presenta a inizio prestagione la squadra:
 
Roster Preseason 2017/18 – (20 giocatori)
 
PG: Kemba Walker, Michael Carter Williams, Julyan Stone, T.J. Williams, Marcus Paige.
SG: Nicolas Batum, Jeremy Lamb, Malik Monk, Terry Henderson.
SF: Michael Kidd-Gilchrist, Dwayne Bacon, Treveon Graham.
PF: Marvin Williams, Frank Kaminsky, Johnny O’Bryant, Luke Petrasek, Isaiah Hicks.
C: Dwight Howard, Cody Zeller, Mangok Mathiang.
 
Arrivi/Partenze
 
Arrivi (11):
Michael Carter-Williams (PG Chicago Bulls), Julyan Stone (PG Reyer Venezia), T.J. Williams (PG/SG undrafted), Marcus Paige (PG Salt Lake City Stars), Malik Monk (SG Draft 2017) Terry Henderson (SG undrafted), Dwayne Bacon (SF Draft 2017) Luke Petrasek (PF undrafted), Isaiah Hicks (PF undrafted), Mangok Mathiang (C/PF undrafted), Dwight Howard (Atlanta Hawks).
 
* probabilmente tre di questi giocatori saranno tagliati, mentre Paige e Mangok usufruiranno della nuova formula Two-way contract che li potrebbe veder scender sul parquet limitatamente.
Per approfondimenti vedi il roster 2017/18 all’interno del blog.
 
Partenze (6):
Ramon Sessions (PG New York Knicks), Brian Roberts (Olympiakos), Brianté Weber (Los Angeles Lakers), Marco Belinelli (SG Atlanta Hawks), Christian Wood (PF Fujian Xunxing), Miles Plumlee (Atlanta Hawks).
 
* Non ho tenuto in considerazione giocatori che erano già fuori roster prima di fine annata, quali: Spencer Hawes, Roy Hibbert, Aaron Harrison e Mike Tobey.
 
Giocatori rimasti (9):
Kemba Walker, Nicolas Batum, Jeremy Lamb, Michael Kidd-Gilchrist, Treveon Graham, Marvin Williams, Frank Kaminsky, Johnny O’Bryant, Cody Zeller.
Analisi
 
 
Partendo dall’allenatore, analizziamo i possibili vantaggi e svantaggi che Charlotte avrà nei confronti delle altre squadre.
 
Il coach, confermato da MJ, sarà ancora Steve Clifford, uno che nella NBA va parzialmente controcorrente.

Scusa Cliff…
Cercavo un dipinto surreale contenente dei calabroni scatenati, ma ho trovato solo questo con abbigliamento femminile.
Eh va beh… facciamo finta sia un look un po’ scottish.

Avendo avuto i fratelli Van Gundy come mentori, è stato influenzato da essi, soprattutto Stan, attuale allenatore dei Detroit Pistons, il quale base il proprio gioco su difesa e rimbalzi.
In quest’ottica, quelli della Motor City si sono ulteriormente rinforzati in difesa.
Clifford ha copiato, capendo dove vi fosse la falla principale da tappare aggiungendo in estate Dwight Howard, un giocatore che non è più giovanissimo e che alcuni vedono al tramonto, crepuscolare…
Tuttavia per Charlotte potrebbe essere manna dal cielo.
Ma prima di parlare di Howard, mi soffermerei ancora un attimo su Clifford.
Steve in estate ha lodato Kidd-Gilchrist che era attaccato dai detrattori per il suo tiro e l’incapacità di prendersi buoni tiri.
Clifford, riferendosi a MKG, sostiene che la spaziatura “non è tanto importante quanto la competitività, non è importante quanto la personalità e il talento naturale. È un atleta di talento, comprende il gioco ed è un ragazzo che gioca duramente e si preoccupa della squadra.”
E’ passato poi a Howard, asserendo che potrà giocare una stagione da All-Star. Inoltre ha aggiunto: “E’ uno dei giocatori più intelligenti che abbia mai visto, è come un poliziotto che dirige il traffico in difesa.”
 
Data fiducia ai mastini della difesa, Dwight ha incassato anche la fiducia del proprietario MJ, il quale telefonandogli, probabilmente ha infuso nel centro che tutti danno per quasi finito, un certo spirito di rivalsa e in generale la stima accordata, gli darà nuovi stimoli per fare bene.
L’ex Hawks (partiamo con il quintetto base parlando subito dell’unico inserimento in esso) è un intimidatore d’area con il suo fisico capace di recuperar rimbalzi era ciò che serviva, anche se l’atletismo non può che essere in calo vista l’età e più che tirare FT, i suoi tentativi sono più simili a mattonate che altro.
 
La difesa sarà quindi la chiave per accedere ai playoffs secondo il Vangelo secondo Steve, infatti, sono rimaste le due ali titolari, Michael Kidd-Gilchrist (confermatissimo dalla società come abbiamo già letto) e Marvin Williams.
Sono rimasti ben nove giocatori, soprattutto nel reparto ali, qualcuno si va a confondere ibridamente con le posizioni di SG come swingman.
Michael Kidd-Gilchrist (MKG per i cronisti) era uno dei giocatori più brillanti in difesa prima della ricaduta dell’infortunio due anni fa, mentre l’anno scorso non ha avuto problemi fisici, ma ha mostrato meno aggressività e atletismo.
Da lui ci si attende o si spera che si avvicini ai livelli di due anni orsono per fare la differenza, anche in materia di palloni intercettati e trasformati in rapide transizioni personali o assistite per i compagni a portare punti nei fast break.
Marvin Williams è un giocatore, come Howard, che ha speso ormai gli anni migliori (a livello atletico) della sua carriera NBA (è un 1986) ma porta come Howard esperienza e a differenza di Dwight, è un uomo spogliatoio stimato dai compagni, giocatore che si sacrifica in difesa ma che in attacco lo scorso anno ha mostrato una preoccupante involuzione nelle percentuali nel tiro da fuori, cosa fondamentale per Charlotte avere uno stretch four capace di colpire con assiduità.
 
Howard in attacco aprirà sicuramente il campo per gli esterni, compresi gli adattati e qui potrebbe esserci una seconda chiave di lettura per la buona riuscita della stagione di Charlotte.
Se Pat Riley ai Lakers già a fine anni ’80 con l’addio al basket giocato di Kareem Abdul-Jabbar asseriva che l’era dei grandi centri fosse ormai tramontata a favore di altri tipi di giocatori, allora Charlotte è nel giusto.
 
Se Nicolas Batum (quando rientrerà, poiché ha subito un infortunio serio al gomito sinistro, c’è un recente articolo sul blog…auguri comunque al francese) rappresentava anche un uomo assist importante per Clifford (un credo e una necessità per lui il gioco di squadra, tanto da far risultare la squadra lo scorso anno al secondo posto in classifica per quanto riguarda il rapporto assist/turnover con 2,01, secondi anche con le 10,7 perse a partita), potrebbe ritrovare anche miglior fortuna nelle sue conclusioni quando si sposterà l’attenzione su Dwight, ancora meglio potrà andare a Kemba Walker, reduce dalla miglior stagione in carriera con 23,2 punti di media e la convocazione all’All-Star Game.
L’uomo franchigia di Jordan costituirà per gli avversari ancora l’unica minaccia a tutto campo, entrate, step-back, pick and roll, più un micidiale tiro da oltre l’arco costruito stagione dopo stagione.
Il limite sarà di essere quasi totalmente dipendenti da Kemba se le cose non dovessero girare.
Con lui in campo lo scorso anno gli Hornets hanno guadagnato ogni 100 possessi 3,5 punti mediamente sugli avversari, ma con la panchina in campo sono affondati.
Walker sarà il principale finalizzatore della squadra che ha un grosso difetto; non avere altri grandi realizzatori affidabili e continui, tuttavia se dovessimo basarci sulle statistiche dello scorso anno, la squadra a livello realizzativo si è piazzata sedicesima nella colonna destra con 104,9 punti realizzati a partita, quindi, non è del tutto vero che il team non segni, anche se è vero che il rapporto tiri effettuati/realizzati è penalizzante, arrivando da un ventiseiesimo posto con un misero 44,2% dal campo.

“Atlante” Kemba sorreggerà ancora il peso dell’attacco della squadra, ma questa volta potrebbe avere più aiuto da Howard, Lamb e Monk.

 
La mia preoccupazione maggiore però, a parte lo stress realizzativo di Kemba, è proprio l’affidabilità della difesa, la quale ha diversi punti interrogativi.
L’anno scorso concedemmo 104,7, tredicesima difesa nella NBA…
Bisognerà migliorare possibilmente anche le sole sette palle a partita rubate a gara che valgono un ventisettesimo posto.
Se i riconfermati non dovessero far meglio dello scorso anno in fase difensiva, potremmo ritrovarci ad assistere nuovamente a una stagione martoriata con avversari le cui percentuali alte sul tiro da tre (venticinquesimi con il 36,9% subito) potrebbero incidere pesantemente, per questo è arrivato un protector rim come Howard in aiuto, lasciando gli esterni più pronti a coprire sul perimetro, avendo meno preoccupazioni di chiudere il pitturato, potendo adattarsi probabilmente a spaziature migliori.
Dwight dovrebbe anche aiutare gli Hornets a lasciare il ventiduesimo posto nei rimbalzi concessi agli avversari (44,4 a partita, pari ai Lakers) e il quartultimo posto per quanto riguarda i punti nel pitturato, dando a Clifford la possibilità di utilizzare un gioco più variegato, anche se dovremo scordarci di riconfermare il primo posto nei liberi realizzati (81,5% lo scorso anno).
 
La società dopo aver sparato il primo fuoco d’artificio dell’estate NBA è rimasta quasi immobile, un po’ per i problemi del tetto salariale già al limite, un po’ perché probabilmente l’idea originale era quella di tornare a dar fiducia a un gruppo già conosciuto, con le due ali già descritte a riprendere i loro posti sul parquet.
 
Dicevamo quasi… sì, perché dopo aver preso Dwight, rimaneva il problema della PG di riserva per cercar di far girar al meglio la panchina.
Anche qui la parola d’ordine potrebbe essere “rilancio”, come nel caso del centro ex Hawks, anche per il prescelto, Michael Carter-Williams (sostituirà il deludente Sessions), ex Chicago, i numeri non sono quelli d’inizio carriera.
Brillantissimo rookie of the year nella stagione 2013/14 con i 76ers, è passato dai 16,7 punti di media dell’anno d’esordio, ai 6,6 lo scorso anno con i Bulls, ecco perché un mio precedente pezzo s’intitolava “Rischio a Carter”.
Sarà l’uomo giusto per far ripartire la panchina degli Hornets?
Considerando che probabilmente sia lui che Julyan Stone (se sarà confermato dopo il camp), sono giocatori che si adattano maggiormente alla fase difensiva (Clifford in questa preseason sta chiedendo all’ex Reyer proprio intensità difensiva) è difficile dirlo, tuttavia l’alchimia con altri giocatori che partiranno dalla panchina potrebbe divenire utile alla second-unit intera.
 
In primis vi sarà Cody Zeller, un sesto uomo di lusso, poiché l’anno scorso giocava con i titolari e il suo slittamento in panchina potrebbe avvantaggiare Charlotte nei minuti nei quali i titolari avversari andranno a rifiatare in panchina.
In estate ha messo su ancora muscoli, irrobustendo il fisico, il che dovrebbe aiutarlo ulteriormente in difesa, settore nel quale dava già una buona mano a Charlotte.
Ricordo ancora due stoppate incredibili per atletismo e tempismo in una vecchia partita contro Atlanta vinta dopo due supplementari grazie a uno dei pochi lampi di Lance Stephenson in maglia teal & purple.
La meccanica di tiro è rivedibilissima, ma sa muoversi bene tagliando a canestro o utilizzando pick and roll, infatti, con lui in campo il team ha un bilancio vincente.

Il campo visto come una scacchiera. Blocchi e pick and roll per riprodurre l’azione sottostante, nella quale Zeller mostra le sue abilità in questi giochi.

 

 
Frank Kaminsky mi sembra ancora un po’ acerbo, non mi convince il suo atteggiamento, anche fuori dal campo sembra più il classico “bomber” che uno con la testa sulle spalle.

Il marinaio Kaminsky quest’estate a un convegno a favore della monogamia…
Grazie a Matteo Vetralla per aver scovato la foto.

Ad ogni modo poiché non m’interessa particolarmente cosa faccia il buon Frank fuori dal parquet, spero Clifford riesca a coinvolgerlo anche in altre situazioni oltre al tiro da tre.
Nella prima uscita stagionale con un paio d’inserimenti nel pitturato ha messo canestri facili ma in difesa mi è sembrato piuttosto imbarazzante, specialmente se posto in posizione di centro, dove non ha fisico e prontezza, tuttavia, archiviata l’estate da cicala, potrebbe tornare a carburare, sperando di non doverlo vedere solamente colpire sugli scarichi come troppe volte gli è stato chiesto fino a oggi, un discreto bagaglio tecnico l’ha.
 
Con Batum fuori causa a inizio stagione, il ruolo di guardia tiratrice titolare sarà preso da Jeremy Lamb che sembra sia arrivato carico per questa stagione.
Serio, motivato, nelle prime due uscite si è mostrato un fluido realizzatore.
Il limite passato è stato la continuità.
 
Dietro di lui oscillerà Malik Monk, un ragazzo incredibilmente lasciato scegliere agli Hornets in undicesima posizione.
La difesa non è il suo forte e per sua stessa ammissione sta imparando gli schemi, le rotazioni difensive che Clifford gli chiede, ma in attacco ha mostrato buon tiro, personalità e un atletismo coronato da un’esplosività dinamitarda.
Un ragazzo che più che un rookie, sembra già essere mezzo pronto per il salto di qualità.
Se la salute e l’etica del lavoro l’accompagneranno, potrebbe essere un mezzo crack per far levitare o proprio lievitare gli Hornets.

Niente male per Monk come primo canestro prestagionale…

A meritare una menzione vi sono anche Dwayne Bacon, il quale da guardia potrebbe slittare in posizione di ala piccola (198 cm per 100 kg) e trovare un po’ di spazio anche se Clifford utilizza rotazioni piuttosto corte, in qualche tipo di quintetto nel quale si pensi di utilizzare la sua energia potrebbe venire utile.
Johnny O’Bryant dopo l’infortunio dello scorso anno potrebbe far rifiatare un po’ i lunghi, sperando che gli acciacchi di Howard non si facciano sentire e l’attitudine di Zeller a farsi male, non si materializzi anche quest’anno, a ogni modo nelle rotazioni prima di lui vengono anche M. Williams e F. Kaminsky.
 
Dietro di loro una pletora di semisconosciuti che probabilmente faranno da comparse.
 
L’importante sarà partire bene, il calendario iniziale delle prime venti non è semplicissimo, sarebbe importante battere Detroit (diretta concorrente) ad Auburn Hill nella prima uscita stagionale e bissare contro gli Hawks in casa, poi partirà una lunga maratona impronosticabile, influenzabile da troppe varianti.
 
A ogni modo, giusto per divertirmi, voglio essere positivo e dare fiducia alla squadra, se gli infortuni saranno contenuti, dopo il 36-46 dello scorso anno, un 45-37 potremmo portarlo a casa quest’anno.
Questo articolo è stato pubblicato in Inside The Hornets da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.