Il Punto @ 17

il-punto-charlotte-hornets
 
Ecco il primo punto sulla situazione dell’anno, il quale serve essenzialmente a valutare la forza del nuovo team composto in estate e a considerare le scelte operate dalla società nelle assolate giornate.
Sarà relativamente “veloce” visto il poco tempo per realizzarlo e aggiornarlo con le statistiche a causa del back to back odierno contro Detroit, ma sostanzialmente cercherò d’esporre il cammino della squadra sino a oggi e di corredarlo con statistiche e dinamiche.
C’è da dire che, complice un discreto calendario, gli Hornets hanno ottenuto la miglior partenza della loro storia portandosi sul 6-1, purtroppo poi sono arrivati big team o squadre sicuramente in forma e nelle successive sette gare gli Hornets hanno incassato un parziale di 2-5 prima di tornare a giocare con squadre del proprio livello.
Buona anche la partenza in trasferta, il che ha denotato personalità; i Calabroni si sono imposti alla prima giornata sul campo dei Milwaukee Bucks per poi proseguire la striscia vincente esterna a Miami, infine a Brooklyn prima di cadere nel finale a Cleveland.
Passo falso esterno anche a New Orleans dove i Calabroni si sono fatti mangiare un largo vantaggio e hanno finito per lasciare la vittoria ai locali nei supplementari, così come l’OT è costata un’altra sconfitta a New York nella prima sfida tra Hornets e Knicks in back to back.
I Calabroni si sono rifatti in casa contro i newyorkesi per proseguire la nuova striscia di vittorie a Memphis.
Con essa gli Hornets tornavano al primo posto nella Southeast Division (quarto a est), strappando il comando dalle grinfie degli Hawks, caduti a Oakland nella notte, solo qualche ora più tardi.
Charlotte guida con mezza partita di vantaggio e ha anche uno scontro diretto dalla sua contro i Falchi, i quali si trovano sul 10-8 contro il 10-7 di Charlotte.
Charlotte ha ottenuto questo record rimontando come detto a diverse squadre, ma talvolta ha subito diversi parziali in maniera troppo veloce e questo fattore c’è costato sconfitte beffarde, vedi a New Orleans e a New York, due L maturate nell’ultimo quarto e nell’OT, non unico comun denominatore delle due sciagure.
La squadra di Clifford è precipitata sino allo svantaggio in doppia cifra, toccando anche il -19 a Miami nella seconda “giornata”, partita comunque vinta nel finale.
Questa doppia faccia ha consigliato a Clifford di far giocare in taluni casi MKG o Batum insieme alla second unit per limitare i danni.
L’ex attendente di Van Gundy non è mancato di scelte originali come quella di schierare le tre PG contemporaneamente contro New York per circa cinque minuti.
Il gioco c’è, anche se Kemba è una spanna sopra tutti ed è uno dei pochissimi che può risolvere i problemi da siccità di punti per Charlotte.
Kemba Walker #15 è il tredicesimo marcatore NBA. NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Kemba Walker #15 è il tredicesimo marcatore NBA.
NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

Tra lui e il secondo marcatore/violino (Batum) passano ben 10,5 pt. di differenza…
Per valutare la forza della squadra si era data un’occhiata anche alla preseason, quando l’amalgama era evidentemente ancora da trovare; dopo le prime tre uscite ecco un break provvidenziale per lavorare e risistemare dettagli ci ha riconsegnato una seconda parte di prestagione nettamente migliore, a parte l’ultima con Minnesota, dove Clifford ha dato ampio spazio alle riserve per capire chi sarebbe potuto rimanere nel roster.
Le stats odierne da basketball-reference.com.

Le stats odierne da basketball-reference.com.

Sulla scia del buon inizio in regular, i Calabroni, come già detto, hanno dato il via a questa scia di vittorie “illusorie”, poi sono arrivati i problemi; con Lamb già out, Clifford ha dovuto rinunciare a Zeller, appena reduce da una buonissima prestazione contro gli Hawks, il che ha determinato il rilancio in quintetto di un Hibbert uscito di scena a inizio gara a Miami.
Purtroppo l’ex losangelino ha un minutaggio limitato per un problema al ginocchio e non può contribuire più “pesantemente”.
 
La squadra, per quanto riguarda il complesso, denota ancora la buona abitudine di perdere pochi palloni.
Concede pochi turnover agli avversari, è attualmente seconda nella lega con 11,7 a partita.
Davanti c’è solo Detroit che ne concede 11,5 a partita.
Gli Hornets nonostante le catastrofiche previsioni sui pochi punti realizzati stanno sfruttando un Kemba da All-Star e sono undicesimi nella Lega per punti segnati con 105,7 mentre nel terzo quarto (spesso propizio alle rimonte della squadra del North Carolina) salgono al terzo con 27,7 da media di quarto.
Hornets undicesimi anche per punti concessi agli avversari, con 102,3, mentre per quel che riguarda i falli fatti agli avversari è terza con 288, il che dimostra una non eccessiva cattiveria nell’andare a commettere falli inutili.
Gli Hornets sono ventitreesimi come percentuale dal campo ma le differenze con altri team sono decimali e si possono assolutamente limare, salgono invece al tredicesimo posto nella percentuale dei tiri da tre punti con un 35,5% (San Antonio comanda con il 39,9%) che li mette per il momento davanti a New York.
Qualche statistica di squadra. Offensive e difensive.

Qualche statistica di squadra.
Offensive e difensive.

 
Reparti
Alcune statistiche dei singoli giocatori.

Alcune statistiche dei singoli giocatori.

 
Guardie:
 
PG-
 
Brian Roberts è il terzo play, praticamente inesistente, ha avuto pochi scampoli di fine partita giusto per assaggiare il parquet, ma nell’economia del team non è presente.
Ancora poco considerato da Clifford che contro New York in casa però l’ha saggiato in un quintetto con tutte e tre le PG presenti sul parquet nello stesso momento.
 
Nonostante Ramon Sessions non sia partito affatto bene, rimane il secondo di Kemba e ultimamente sembra in ripresa fortunatamente.
Ramon ha una pessima percentuale a gioco fermo, il 60,5%, autentico cruccio per me, vedendo un piccolo tirare maluccio a gioco fermo, sprecando punti talvolta potenzialmente decisivi.
Ci ha regalato una dunk da highligts dell’anno ma soprattutto più concretezza nelle ultime uscite.
Per quanto mi riguarda Ramon è salito sopra la sufficienza cinque volte in 17 incontri.
 
Un po’ poco per pensare di rimpiazzare seriamente Lin nel ruolo di backup di Kemba Walker.
Il nostro play titolare era partito alla grande contribuendo all’incredibile 6-1 d’inizio stagione, ma poi, nonostante alcuni finali degni di lui, si è affievolito un po’, anche a causa dei compagni che non avendo grande pericolosità non riescono a distogliere più di tanto l’attenzione dalla minaccia principale di Charlotte.
Ultimamente è tornato sulla cresta dell’onda e dopo un po’ d’insistenza Charlotte è tornata alla vittoria contro i Knicks e contro Memphis in Tennessee, dove Walker ha chiuso la gara con due bombe.
Kemba è l’unico che può rompere i raddoppi e catapultarsi in un attimo sino a canestro, dove spesso segna ma a volte si trova imbottigliato nel traffico e il miracolo non gli riesce, specie se sull’ultima azione è l’unica prevedibile opzione in tema di clutch shoot.
Qui Clifford dovrebbe inventarsi qualcosa di differente sulla lavagna se rimangono secondi disponibili da giocare e si è sotto o in parità.
Quest’anno, lavorando, ha migliorato le sue statistiche e nel tiro da tre punti (spesso passa dietro un blocco alto o lo sfrutta per prendersi quel minimo vantaggio sul difensore) ha alzato notevolmente la percentuale, da circa il 33% oggi si ritrova con un 42,6% che ha aggiunto notevole pericolosità all’attacco di Charlotte, questo gli ha consentito d’arrivare a oggi a essere il tredicesimo marcatore della lega dietro a Leonard ma davanti a James “il passatore”.
Nella classifica steal per foul è quarto dietro a Paul, dalle transizioni aggiunge altri punti ma non è egoista, anche se istintivamente è portato ad andare a segnare riuscendo a essere più veloce di molti difensori, unisce il ball handling e la confidenza con la marcatura, tuttavia creando spazi e movimento è anche in grado di passare, non è un accentratore forzato (vedi Cousins o altri simili), Charlotte grazie a lui e agli altri passatori, qualche settimana fa aveva una percentuale di realizzazione del 65% dei propri canestri su assist.
A Est pur essendoci Irving e altri buoni playmaker (Lowry, Thomas, Teague e anche Wall, seppur nella nuova versione isterica non sia il massimo), rischia di ritrovarsi a New Orleans per l’All Star Game.

 
SG-
 
Aaron Harrison era finito agli Swarm, anche se saltuariamente può tornare indietro, come nell’occasione della sfida contro suo fratello a Memphis, comunque non tocca quasi mai il campo.
 
Più marginale di Roberts non insidia nel minutaggio Marco Belinelli, il quale da swingman e sesto uomo rimane sul parquet molti minuti.
Marco è stato un po’ scostante, capita agli shooter, tuttavia è in netto miglioramento e anche i voti lo confermano.
Gli avversari lo trattano come se fosse Steph Curry e lo tengono sempre d’occhio, al che l’uomo di San Giovanni in Persiceto ha dovuto per forza lavorare per uscire dai blocchi o nascondersi dietro schermi per prendersi tiri, poiché di open gliene capitano pochi.
Comunque sia sfrutta talvolta i ritardi degli avversari in rientro su di lui per fintare e poi provare la tripla o passare la palla in maniera adeguata.
Qualche amnesia difensiva sui tagli in back-door ma una difesa non di certo malvagia. Dovrebbe tenere un po’ di più sulla spinta in corsa frontale dell’avversario.
Finisce per rimanere in campo a sprazzi anche nei finali ma non si riesce a farlo rimanere tranquillo, anche perché se ci sono in campo MKG e magari Kaminsky contemporaneamente si da preferibilmente un’occhiata supplementare a lui e a Kemba.
Le medie di tiro sono comunque elevate, specialmente nella percentuale nel tiro da tre punti ha attualmente un 46,3% (se escludiamo quattro tiri di Graham e il suo 75%), lo portano in testa ai tiratori “da casa” di Clifford.
Il Beli ha anche il primato nei tiri liberi tra i Calabroni.
Il suo 85,7 lo porta a precedere Hibbert.
 
Nicolas Batum invece è uscito dall’olimpica estate di Rio.
Non ha riposato, qualcuno sospetta si sia sopito dopo aver strappato un ricco contratto pluriennale a Jordan.
Forse perché gli capita d’iniziare bene, per poi magari estraniarsi dal gioco e chiudere con statistiche non esattamente da secondo violino per quel che riguarda i punti realizzati.
Il transalpino però campeggia nelle classifiche dei primi 100 in varie statistiche (22° negli assist, 50° a rimbalzo, 64° per le rubate) nonostante l’apporto reale a beneficio del team sia stato discontinuo.
Batum ha curiosamente lo stesso numero di tiri tentati da due punti e da tre punti: 89, ma se da due gliene sono entrati 41, da oltre l’arco si è fermato a 29, facendo vedere una scarsa dimestichezza con la statistica.
La meccanica potrebbe anche esserci, la mira un po’ meno, si prende dei catch n’shoot uscendo dai blocchi o in ritmo girandosi, talvolta cerca la furbata mascherandosi con il blocco alto, se il difensore sulla lenta sospensione gli finisce addosso sono liberi sonanti, altrimenti sovente tiri fuori equilibrio. Ultimamente si è preso poche responsabilità nei momenti decisivi.
Una è arrivata a New Orleans ma la sua tripla ricevendo in corsa e andando sulla destra a sparare una sgangherata tripla in faccia a Anthony Davis non è sembrata una grande idea con nove secondi sul cronometro da giocare…
Si è riposato una partita per un infortunio all’occhio, è rientrato contro Memphis, dove ha fatto il compitino, lo attendiamo questa notte contro Detroit, il francese cercherà di migliorare il suo 5,2 in classifica assist, con il quale comanda sugli altri giocatori a disposizione di Clifford.
Un po’ troppi 2,3 turnover a partita, più che altro perché a volte sono frutto di superficialità.
 
Ali:
 
SF-
 
Treveon Graham è partito titolare per l’assenza di Kidd-Gilchrist contro ma alla fine della partita era evidente non potesse ancora ambire a un ruolo di titolare scorrendo le sue statistiche.
A parte aver realizzato la sua prima tripla in NBA, ne ha messe un altro paio nell’ultima a Memphis.
 
Tuttavia Graham è chiuso da swingman come Belinelli e Jeremy Lamb, il secondo, dopo un infortunio (solo 5 presenze), è stato rilanciato da Clifford come SG in occasione della sfida vinta in casa contro New York.
Lo inserisco nelle SF, anche se sarebbe più una SG, ma la sovrabbondanza e la sovrapposizione nel ruolo mi porta a considerarlo come cambio in tal ruolo, anche se con Belinelli sono interscambiabili sul parquet.
Si diceva a inizio stagione… in una squadra che ha perso indubbiamente punti nelle mani e non ha più il micidiale post basso di Al Jefferson, un tiratore atletico, versatile e agile come Lamb è indispensabile, a patto che sia in buona giornata.
A Memphis l’era ancora, se dovesse andare avanti così, replicando il buon inizio dello scorso anno, Charlotte avrebbe ritrovato l’ideale tipo d’arma tattica in grado di dare disturbo alle difese più chiuse e lente.
 
Michael Kidd-Gilchrist è rientrato dalla scorsa sfortunata stagione e sembrava essersi ripreso bene, nonostante un buon inizio è calato e Charlotte ne ha risentito.
Un fisico quasi normale che per tre quarti ha tenuto a bada James a Cleveland, prima che la matrioska più grande decidesse di vincere nel finale approfittando della stanchezza di MKG, il quale a tratti non è sembrato essere al top della forma. Ultimamente è tornato sui suoi livelli in difesa.
Probabilmente ha accusato anche il lavoro che sta svolgendo in attacco, oggi più presente a causa della mancanza di punti nelle mani di alcuni compagni.
Contro Memphis ha giocato un buon primo tempo e quando è potuto affondare nel pitturato l’ha fatto senza buttare via palloni inutilmente.
Con le sue transizioni guadagna anche tanti liberi, ma da lì dovrebbe migliorare la mano.
Con 37/56 ha il 66,1% a gioco fermo.
Dopo Zeller, è l’uomo che ha commesso più falli in squadra, naturalmente avendo a che fare sovente contro top player, questa tendenza però, quando si manifesta aggressivamente, l’ha portato a salire al terzo posto nelle palle rubate.
Con quindici palle recuperate, è solo a due da Batum.
PF-
 
Christian Wood è stato utilizzato solo una volta da Clifford e il 17 novembre era stato mandato all’affiliata degli Hornets in D-League (i Greensboro Swarm) ma tre giorni più tardi è stato richiamato nel roster.
Just wait è la scritta che compare sul suo profilo di Twitter. Vedremo se anche Clifford se ne accorgerà e vorrà concedere qualche minuto, anche spazzatura a Christian.
 
Frank Kaminsky sta sostituendo attualmente l’ala titolare per infortunio. Caratteristiche simili nel gioco a quelle di Marvin, nel senso che Clifford gli richiede di saper tirare anche da tre, cosa che per ora non sta facendo benissimo (anche se gli è capitato di risolvere qualche partita) visto il 30,4% da oltre l’arco.
Dal campo sale a un 43,6 frutto di ogni tipo di canestro, floater, banker, lavoro in avvicinamento con gancio o spin.
E’ il terzo miglior marcatore del team ma non è statistica sorprendente se pensiamo che è anche il terzo tiratore dietro a Walker e Batum con i suoi 163 tiri presi dal campo.
Ha parecchie variabili in mano, solo che non sempre sembra coordinato e convinto.
Forse si demoralizza troppo velocemente.
Deve un po’ crescere a rimbalzo e soprattutto in difesa, dove alcuni clienti più esperti lo possono battere facilmente se non usa anche altre armi oltre che la verticalità.
Nelle ultime due gare mi è sembrato in ripresa anche da quel punto di vista, tentativi di stoppata, rotazioni migliori e minori incertezze difensive, a volte è solo questione di un attimo ma diventa fatale…
Qualche turnover di troppo (anche dal palleggio) con 1,3.
Ottimo il suo finale contro i Knicks in casa che l’ha un po’ rilanciato.
 
Marvin Williams è un giocatore spogliatoio, esperto, rispettato dai compagni e con un’ottima etica del lavoro.
Lo scorso anno partì meglio, preparandosi bene ma finendo tra i fantasmi di Charlotte nella serie contro Miami.
In quest’inizio scorcio di stagione spesso ha ricordato più l’ectoplasma che il buon giocatore passato.
Non sempre però.
In difesa quando ha messo fisicità, è riuscito a ottenere buoni risultati.
Beffardamente contro New York e in particolare come cambio su Melo stava svolgendo un buon lavoro difensivo, ma un infortunio (Walker finitogli addosso dalla penetrazione) l’ha tolto di mezzo causandogli un iperestensione del ginocchio.
L’infortunio sembra lo terrà ancora poco lontano dal parquet tuttavia.
Marvin avrebbe anche dovuto essere il lungo moderno che sul lato debole o sugli scarichi avrebbe colpito da oltre l’arco, tuttavia, se escludiamo Graham è vero che s trova al terzo posto ma a un abisso da Belinelli e Walker che lo distanziano.
Marvin ha un 34,1% ma è sotto il nostro play di 8,5 punti percentuale.
Con 27,5 minuti in campo è il quarto Hornets mediamente più impiegato, posizione che conferma nel team a rimbalzo con 6,1 di media catturati a partita.
Marvin sta tenendo una media di 9,9 punti a partita che avrebbe potuto essere più alta se in alcune partite non si fosse messo a litigare con il ferro dalla distanza anche sparando comodi jumper.
 
Centri:
 
Spencer Hawes da terzo centro ha fatto più del suo.
Generoso da battaglia anche se a volte commette qualche ingenuità a livello di falli.
I centri titolari degli Hornets hanno denotato problemi di salute già in prestagione, l’ex Clippers ne ha approfittato per giocare minuti e trovare buone prestazioni.
Unica nota negativa contro Toronto, dove preso dalla frenesia ha sbagliato troppo.
In generale da vicino ha comunque trovato il tiro a una mano, non è un gancio, non è un floater, è quasi un suo marchio di fabbrica, un “hook floater” che non si capisce come possa essere così efficace.
Se ci sono Hibbert e Zeller insieme finisce per giocare quasi nulla o non giocare proprio.
 
La battaglia tra Cody Zeller e l’excentro dei Lakers Roy Hibbert è continuata per tutte le prime giornate.
Roy era partito come titolare ma subito alla seconda giornata è arrivato lo stop per un problema al ginocchio destro.
Rientrando ha aumentato il minutaggio, ha dato una mano a rimbalzo e ha provato a difendere il canestro con la sua verticalità senza ricercare ossessivamente la stoppata.
Dopo la prima buona uscita però non si è più ripetuto su alti livelli e l’attacco con lui si è mostrato troppo statico, gli esterni hanno diminuito la loro pericolosità non avendo più un’arma come Al Jefferson in post basso.
 
Quando è rientrato Cody Zeller, reduce da una grande serata contro gli Hawks, l’attacco si è fatto più rapido e imprevedibile, per questo al momento sembra aver vinto il ballottaggio come starter.
L’uomo proveniente dall’Indiana trotta e lotta sui due lati del campo.
Non sarà un centro stellare ma è utile e le sue insufficienze sono poche, anche se qualche volta, nonostante abbia più peso, si fa spostare o battere in difesa con troppa facilità.
La sua versatilità, il suo dinamismo, i suoi pick and roll a volte finiscono con il rullaggio sulla pista e decollo per la schiacciata pirotecnica.
In attacco ha una percentuale dal campo di 59,8 molto buona (58/97).
La sua tenacia difensiva lo porta a dar fastidio agli avversari qualunque sia l’esito dell’azione.
Talvolta finisce per subire colpi proibiti come quello di Gasol con il gomito durante l’ultima gara, il suo naso incassa ma non ringrazia, lui lottator si rialza.
E’ mancato parecchio quando Charlotte ha dovuto fare i conti con la staticità di Hibbert al centro dell’attacco, un centro mobile come Zeller per questo team pare essere l’ideale se altre stelle non se ne possono avere.

I voti nelle singole giornate dei giocatori e di Coach Clifford da me assegnati sino a oggi.

I voti nelle singole giornate dei giocatori e di Coach Clifford da me assegnati sino a oggi.

 

La classifica della squadra in base ai voti. Media e partite giocate.

La classifica della squadra in base ai voti. Media e partite giocate.

 

 
Charlotte è alla viglilia di un’importante sfida contro una rivale in ottica playoffs.
Dovremo cercare di sfruttare le gare casalinghe d’inizio dicembre e la doppia sfida con Dallas, a metà arriveranno alcune trasferte insidiose (Atlanta, Boston), nel prenatale invece due sfide dal sapore di grande basket da giocare a Charlotte; i Lakers e i Bulls visiteranno la Queen City, ma la squadra di Clifford penso vorrà regalare un felice Natale ai propri fan…
Questo articolo è stato pubblicato in Inside The Hornets da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.