Il Punto @ 17 (2018/19)

Premessa a lungo termine
 
Incastrati da una situazione pregressa, gli Hornets in estate cedevano immediatamente Dwight Howard in cambio di Timofey Mozgov.
Una trade da brividi motivata dal fatto di dover abbassare il monte ingaggi prossimo a superare la luxury tax visto che al momento la squadra non ha ambizioni per l’anello.
In una multitrade a tre con Bulls e Magic poi Mozgov finirà a Orlando da dove arriverà invece Biyombo, altro centro dallo stipendio comunque alto come i primi due.
Partiva così in salita la stagione degli Hornets che per il resto puntellavano il roster solo con piccoli aggiustamenti con la punta di diamante Tony Parker da San Antonio a dare finalmente un buon backup per Kemba come playmaker.
Dopo aver sondato vari candidati tra i quali anche l’italiano Ettore Messina, Kupchak, nuovo GM, sceglieva quello che diverrà il primo allenatore ispano-americano della NBA, ovvero James Borrego, il quale a colloquio con Mitch, oltre a convincerlo con le proprie credenziali pop-antoniane avrà dovuto sicuramente esser accondiscendente all’ipotesi prospettata dall’erede di Cho, cioè quella di non riuscire a ripulire l’alveo di quel fiume esondato sotto il crollo del monte ingaggi che ha finito per intasare il cap.
Con due stagioni mediocri e giocatori in involuzione, al nuovo coach non restava che inventarsi qualcosa, confidando anche nell’apporto dei giovani, in particolar modo del rookie Miles Bridges e del sophemore Malik Monk e partire per vedere che sarebbe accaduto in stagione perché nel caso in cui fossimo messi male a metà stagione avrebbero potuto trovar posto le speculazioni sullo smembramento del team durane la sessione invernale viste le scadenze di Kaminsky, Lamb e Walker che avrebbero potuto abbattere l’indistruttibile castello del monte salari.
La squadra però, a parte le partite in trasferta a Chicago e Cleveland perse malamente, ha sempre dimostrato di potersela giocare anche se magari risultando perdente sul filo, in qualche caso danneggiata pesantemente da grossi “errori” arbitrali.
Negli ultimi giorni si è diffusa la voce che gli Hornets starebbero chiedendo informazioni ai Wizards per attuare uno scambio che li porti alla SG Beal visto che la squadra della capitale è in disfacimento.
Non è certamente detto che il giocatore arrivi ma questo dimostra che MJ e Kupchak, pur in una situazione simile a quella dello scorso anno vogliono tentare di giungere ai playoffs e non di tankare in pieno spirito sportivo.

Da Rotoworld, una ricostruzione del roster diviso per ruolo e relative gerarchie, anche se qualche giocatore è intercambiabile almeno in un paio di ruoli.

 
 
 
Descrizione veloce delle partite passate
 
In preseason Charlotte dimostrava di poter competer contro le altre squadre ma per aver test più affidabili bisognava aspettare la gara d’esordio, giocata sul magnifico parquet vintage di metà anni ’90 contro i Bucks.
Charlotte cedeva contro una delle attuali principali forze della Eastern Conference di solo un punto con l’errore di Walker da sotto e la tripla di Batum sulla sirena mancata che avrebbero potuto dare una svolta diversa all’inizio degli Hornets che rivedevano così gli antichi fantasmi della sconfitta nelle punto a punto.
Charlotte si trasferiva quindi in Florida per due trasferte, la prima morbida a Orlando, la seconda a Miami.
A Orlando non c’era storia a Miami dopo aver dominato nel primo tempo i teal & purple si facevano risucchiare nel finale vincendo solo nel secondo finale quando Walker questa volta trovando il contatto portava sul +1 dalla lunetta i Calabroni per poi sbagliare intenzionalmente il secondo non dando più tempo agli Heat per un tentativo beffa.
A Toronto Charlotte franava mentre a Chicago arrivava una sconfitta incassata nella stessa modalità W a Miami, solo che era LaVine dalla lunetta a punirci nel finale per un fallo di Monk intervenuto in seconda battuta.
La rivincita con i Bulls arrivava dopo due giorni a campi invertiti ed era tutta una sinfonia Hornets, musica che s’interrompeva ancora a Philadelphia per un altro fall short (103-105).
Charlotte tornava a vincere in casa contro gli Heat nella prima di 4 gare consecutive casalinghe, perdeva contro OKC dopo esser stata sul +19 nel terzo quarto, asfaltava una Cleveland sbrindellata dal vuoto lasciato da James e chiudeva il ciclo travolgendo Atlanta nel secondo tempo dopo una partita un po’ allegra…
La squadra di Jordan però si affacciava a un ciclo di tre trasferte consecutive perdendo di un solo punto al supplementare contro Philadelphia dopo aver incassato il 117 pari nel finale dell’ultimo quarto con una tripla di Embiid che commetteva infrazione di passi per ben due volte.
Gli arbitri non la vedevano e all’OT la spuntava Phila anche perché Zeller e Bacon finivano scientificamente out e Embiid dalla lunetta continuava il suo show favorito dagli arbitri. 132-133…
A Detroit in una partita serale gli Hornets disputavano una partita gagliarda dal punto di vista fisico costringendo i Pistons a sparare a salve da fuori vincendo in maniera lineare.
Ci si sarebbe aspettati di passare a Cleveland priva di Love e altri giocatori ma la difesa faceva acqua dall’inizio e non si rientrava più in gara perdendo malamente.
L’occasione di riscatto arrivava contro Philadelphia in casa nella notte nella quale erano onorati i 10 giocatori all-time più votati dai tifosi.
Nell’intervallo scendevano sul parquet: Muggsy Bogues, Baron Davis, Dell Curry, Kendall Gill, Alonzo Mourning e mentre Gerald Wallace dato per presente era fermato da lutto della madre (condoglianze), Al Jefferson era in Cina e LJ assente (foto di gennaio).
Sul campo esplodeva letteralmente Walker con 60 punti ma si perdeva sulla sirena per colpa di una tripla di Butler ma soprattutto di un arbitraggio assurdo che dimenticava uno dei tre tiri di Walker in lunetta nei regolamentari, assegnava uno scontro Simmons/Williams come fallo alla nostra PF che veniva espulsa e subivamo due liberi…
Amareggiato Kemba dopo un paio di giorni provava a ripartire da dove era rimasto e ci riusciva segnando 43 punti (21 nell’ultimo quarto) trascinando la squadra al recupero da -10 vincendo la partita quasi da solo (Parker spalla decisiva) e allontanando lo spettro di quei finali ravvicinati sempre così malauguratamente tristi e uguali.
Nell’ultima gara presa in esame Kemba si sedeva in panchina nell’ultimo quarto poiché la squadra risolveva la pratica Indiana già nel terzo finendo con il tirare oltre il 62% da fuori a fine partita…
Walker segnerà 16 punti con 11 assist.
9-8 dopo 17 partite, nonostante qualche amarezza una classifica più rosea delle previsioni catastrofiche dell’estate grazie alle ultime due convincenti vittorie su Boston e Indiana.

Charlotte si trova attualmente al sesto posto nella Eastern Conference e al comando della propria Division con mezza partita di vantaggio su Orlando, altra mezza sorpresa d’inizio stagione.

 
 
 
 
Prossime partite
 
Gli Hornets riprenderanno la corsa verso i playoffs il 23 novembre a Oklahoma City e il 25 saranno di scena ad Atlanta in una trasferta potenzialmente più morbida.
Gara 20 vedrà la rivincita tra Hornets e Bucks dopo la delusione della sconfitta all’esordio. Sarà ancora lo Spectrum Center ad accoglier le due squadre così come accoglierà in fila Hawks, Jazz e Pelicans, questi ultimi nella prima partita dicembrina il 2.
Minnesota fuori casa e Denver in casa continueranno ad esser sfide contro squadra a Ovest poi al Madison Square Garden gli Hornets affronteranno gli arancio-blu di Spike Lee, amico personale del presidente degli Hornets MJ.
Dopo New York Charlotte affronterà un ciclo importante di sfide casalinghe che andrà dal 12 al 21 dicembre.
Gara 27 nella notte di Santa Lucia (il 13 alla 01:00 in Italia) Charlotte vedrà le candele dei Pistons scintillare in uno scontro importante, poi ci saranno New York, i L.A. Lakers di James, Cleveland e ancora Detroit che aprirà e chiuderà questo mini-ciclo di partite nella Queen City.
Boston (il 23, ultima gara prima di Natale) e Brooklyn (a S. Stefano) saranno due trasferte che interromperanno le gare casalinghe ma la 34^ giornata vedrà Charlotte ancora in casa nella Buzz City ad affrontare nuovamente Brooklyn.
11 gare casalinghe e 6 in trasferta.
Per Charlotte, se riuscisse a ottenere almeno il numero di vittorie delle partite da disputar in casa, vorrebbe dire dare una piccola svolta alla stagione portandosi ipoteticamente sul 20-14…
Le doppie sfide con New York, Atlanta, Brooklyn e Detroit, tutte squadre dell’Est, saranno molto importanti per Charlotte che attualmente, nonostante gli infortuni di MKG e Willy Hernangomez (probabile il suo rientro stasera a OKC mentre MKG sarà ancora out) gode di un buon momento di forma.
 
 
Parte statistica descrittiva di pregi e difetti
 
Anche se non amo i paragoni, iniziare a vedere la differenza sostanziale tra il gioco che Clifford proponeva ultimamente e quello sviluppato da Borrego potrebbe essere già una prima chiave psicologica per capire il perché una squadra data da tutti gli analisti come destinata ai bassifondi di classifica in realtà stia andando meglio del previsto.
Clifford negli ultimi anni predicava la difesa a oltranza.
E’ vero, difendere è il primo passo per contrattaccare, specialmente su un campo da basket che non è lungo come quello di Holly e Benji o Capitan Tsubasa.
Questo lo sa anche Borrego che ha esaltato le caratteristiche offensive della squadra cercando di metterla a proprio agio, lasciandola libera di correre in transizione e d’esprimer la propria anima.
Con Clifford nell’ultimo anno e mezzo la squadra è parsa frenata, sui rimbalzi offensivi si utilizzava la tattica che i russi adottavano contro gli eserciti invasori nei lunghi inverni; lasciare campo senza far trovar nulla ai nemici ma sulle tavole di legno rinunciare ai rimbalzi offensivi per non esser infilati in transizione era diventato troppo oneroso, inoltre il gioco si era smarrito.
Non dico che quello voluto da Borrego sia uguale a quello che praticava quando era in Texas agli Spurs, anche perché la sua idea di gioco pare essere un ibrido tra movimento palla e un run & gun, ovvero giocate più rapide possibili, correre e sparare nel minor tempo possibile per affondare colpi “semplici”.
Questo riporta alla mente la filosofia d’antoniana ma anche i primi Hornets che sul finire degli anni ’80 e poi ’90, fino all’ultimo anno con coach Bristow, facevano del ritmo un’arma per sorprender gli avversari.
Anche il fatto che tutti possano contribuire maggiormente in fase offensiva, oltre a creare una pluralità di minacce, probabilmente convince i giocatori di poter attuare quel gioco che se finalizzato, li aiuterà a far crescere la loro autostima.
Un vantaggio che Borrego ha indubbiamente oggi, è il poter utilizzare Parker anziché Carter-Williams.
Con una PG di riserva più affidabile, migliore su tutti i fronti, la squadra migliora.
Bridges da quell’atletismo che MKG lo scorso anno sembrava aver perso, un po’ ritrovato quest’anno con lo spostamento in PF (a volte anche come C).
In attacco, oltre alle soluzioni citate e alla spinta di Kemba che continua a creare per sé e per i compagni, quando Zeller o il lungo di turno non giocano nel mezzo il pick and roll o il suo abbozzo, Charlotte usa anche a difesa avversaria schierata, spaziature molto larghe con gli esterni negli angoli e i lunghi a bordo pitturato pronti a creare il vantaggio per eventuali penetra e scarica.
Qui vediamo un’azione molto bella contro Chicago in tema.

Un grazie ad Alberto Figliolia e a Matteo Vez. per il raffronto e l’aiuto sulla dinamica dell’azione.
 
Se contro Indiana abbiamo visto una triangolazione rapida dall’angolo sinistro a quello destro con vertice alla top of the key da tre punti per ribaltare il gioco e trovar la tripla, in questa situazione vediamo un taglio back-door di Batum.

Arduo poi riepilogare tante, troppe situazioni di gioco che si creano in campo.
Queste sono solo due situazioni che Charlotte ha mostrato per far muover la difesa.
Borrego aveva detto che avrebbe voluto imprevedibilità nelle giocate, così Parker e altri giocatori inventano passaggi o sfruttano un blocco per andare a prendersi il tiro, Walker e Monk sono bravi a spinger fin sotto il canestro per delle drive and kick, ma in tutto questo si possono notare il maggior movimento della squadra rispetto allo scorso anno che porta ad avere soluzioni praticabili.
Chiuso il capitolo a raffronto con il passato, cerchiamo di capire cosa funziona e cosa non funziona anche attraverso i numeri che la NBA propone.
La panchina è senza dubbio un punto di forza maggiore rispetto lo scorso anno grazie all’arrivo di un veterano come Parker che ben interagisce con un gruppo di giovani accanto a lui.
La panchina, a confronto delle altre é 5^ per minuti giocati con 20,6 di media, 3^ negli assist (10,2), 4^ nei punti segnati con 46,8 a gara (11^ per FG% con 45,6), 7^ nei rimbalzi con 19,4, 3^ nelle stoppate con 3,0 a match e 9^ nel Deff, ovvero nella differenza tra la propria efficienza e quella avversaria con un coefficiente di 3,9.

Le migliori panchine NBA per punti realizzati.

Un altro fattore determinante nei successi degli Hornets è il comparto playmaker.
Lo vedremo nel dettaglio dei singoli nella classifica sottostante ma sicuramente se un discreto rookie come Devonte’ Graham sta facendo da pendolo tra Greensboro e Charlotte è perché coach Borrego deve dare spazio all’accoppiata Walker/Parker la quale, numeri alla mano aiuta Charlotte moltissimo.
Il Deff è di +12,8 che pone Charlotte come miglior reparto Point guard dell’intera NBA, soprattutto grazie all’esplosione di Walker che determina anche una media di 38 pt. a partita insieme a Parker.
Anche qui non c’è concorrenza, Portland, seconda, è staccata da un abisso di 7,4 pt. a gara con 30,6…
Negli assist con 10,5 a partita Kemba e Parker spingono Charlotte in quinta posizione.

Le squadre al top in PG per punti.

I migliori backcourt NBA per punti.

Nel ruolo di SG Charlotte non va così bene, anzi, ondeggia nelle statistiche ma dalla lunetta è terza con un 88,7% come è terza nel reparto ali piccole nella statistica della percentuale da tre punti con il 43,7%.
Sorprende il reparto PF che almeno nelle stoppate è primo con 2,5 a gara con un Deff di +2,7 (10^ posizione).
Con 18,1 punti invece il reparto centri è 28° migliore solo di quelli di Chicago e Golden State, si sale solamente di una posizione a rimbalzo con gli 11,4 di media e al 23° posto nelle stoppate con 1,8 ma con il 46,7%, grazie specialmente a Willy, i Calabroni sono al secondo posto per % nel tiro da tre con il 46,7%.
Il Deff però è in rosso con un -7,6 per un 27° posto.
Per quel che riguarda invece il quintetto iniziale, nel Deff, Charlotte è quindicesima galleggiando su un +1,4 aiutata tantissimo da Walker.
23,6 i rimbalzi di media che conquista nel pitturato (24^ piazza) ma passiamo ora alle statistiche complete da parte di tutto il team iniziando dal netto miglioramento della difesa sull’arco.
Gli avversari segnano con il 33,2% e Charlotte ha la quinta miglior difesa della NBA in questo particolare ambito…
Nei punti segnati è sesta con 115,7 a game, negli assist è decima con 24,7 così come nelle stoppate con 5,8 di media, nei turnover è seconda solo a San Antonio con 12,2 palloni dimostrando di poter rimanere ad alti livelli anche quest’anno nel possesso palla, anche se personalmente pensavo saremmo scesi.
Siamo decimi nella FG% con il 46,1 e 8^ nel 3FG% con 36,7 sale al 6° posto dalla lunetta con l’80,9…
Subendo 110,3 punti a gara la difesa di Charlotte è nel mezzo con un 15° posto.
Si scende al 17° se parliamo di Pace con 99,8…
Il pubblico di Charlotte è 18° in 9 partite con 145,364 spettatori totali per una media di 16,151 spettatori a gara.

Le principali statistiche di squadra.

 

Quelle più complete comprese quelle delle avversarie rapportate contro di noi…

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Vediamo qualche confronto tra giocatori con lo stesso ruolo (almeno inizialmente), partendo dal ruolo di PG:
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Aggiungiamo anche le percentuali della squadra suddivise per zone di tiro:
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Classifica Giocatori
 
 
 14°, Devonte’ Graham: 5,50
Uscito un Graham dal roster, Treveon, eccone un altro. Devonte’ è uscito da questo giro al Draft come second round pick ma è sembrato più promettente del previsto. Charlotte però ha deciso di farlo maturare facendogli fare il pendolare con i Greensboro Swarm, squadra affiliata della Lega di sviluppo. Con Charlotte ha avuto poco minutaggio e non ha potuto realmente mostrare il suo talento, anche se acerbo che lo porta a volte a esagerare con soluzioni coraggiose in passaggio ma ha visione di gioco. Davanti nel reparto playmaker ha i due mostri del roster degli Hornets, la stella Walker e il veterano Parker che stanno trascinando la squadra in questo inizio aldilà delle aspettative, il suo ruolo quindi rimane marginale e la sua annata di crescita. In tre partite ha giocato 8,3 minuti di media con un 37,5% dal campo e un 20,0% da oltre l’arco (1/5), 1,3 assist di media con 2,3 punti a game chiudono le statistiche principali, sperando abbia modo d’espanderle in qualche finale che non ha nulla da dire.
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 13°, Cody Zeller: 5,76
Cody è il giocatore che ha fatto più passi indietro in questa stagione. Da giocatore non eccezionale che si batteva riuscendo talvolta a competer con centri più fisici di lui è diventato troppo facile da battere, paradossalmente quando ha messo su più muscoli. A volte usa la posizione alzando le braccia tenendo la verticalità vista di Hibbert dalle nostre parti ma non sempre questa soluzione passiva può funzionare. A rimbalzo è stato spesso sovrastato e Borrego ha preferito correre ai ripari preferendogli per alcuni tratti della gara Hernangomez oppure Biyombo a seconda delle necessità. Spesso decisivo in passato con il suo lavoro oscuro, fino a oggi conserva il posto perché anche gli altri centri mostrano lacune difensive sotto canestro. Cody ne dimostra anche in fase di rimbalzo offensiva per andare a metter le mani su una palla a volte preferisce tap-out oppure va su scoordinatamente a una mano su alcuni palloni che potrebbe catturare così come in attacco su scarichi rapidi di Walker spesso non riesce ad afferrare palloni che poi viaggiano sul parquet preda dei difensori visto che il nostro lungo è incapace di elasticità nella parte bassa del corpo dimostrando una certa goffaggine nell’abbassarsi… Non difetta di generosità ma è anche poco reattivo sul primo passo dei brevilinei o sui passaggi corti verso di lui nel traffico i riflessi non sono eccelsi. In attacco la musica spesso cambia perché tra blocchi (il migliore dei lunghi nel roster a portarli), pick and roll, inserimenti e canestri da sotto riesce a rendersi utile ed è per questo e per il vantaggio in fatto d’anzianità sugli altri concorrenti che conserva il posto, inoltre sta tirando dalla lunetta con un irreale 91,2%. In attacco in realtà è migliorato in quasi tutte le statistiche principali a eccezione del tiro da tre punti che l’anno scorso era irrisorio avendo centrato 2 su 3 tentativi. Da 19 minuti è passato a 24,3 e da 7,1 punti a 9,5 ma forse qualcuno degli infortuni passati, ultimo quello al ginocchio, pesa leggermente sul rendimento di Zeller. Ci si augura torni a esser più efficace in difesa, ciò che lo penalizza (forse eccessivamente) nel voto, perché a Charlotte serve soprattutto lì. Sapevamo che avremmo avuto problemi sotto le plance ma a oggi sembriamo averne più del previsto.
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 12°, Nicolas Batum: 5,82
Fondamentalmente a parte pochissime partite (tra le quali quella a Miami e l’ultima a Indiana) è quello dello scorso anno anche se è passato nel ruolo di ala piccola, più congegnale a lui rispetto a quello di guardia tiratrice che aveva lo scorso anno. Calato di rendimento nell’ultima parte di questa striscia di partite (eccetto l’ultima), la squadra rimane ostaggio di un contrattone che andrà a gravare sulle casse degli Hornets sino al termine della stagione 2020/21, anno nel quale il francese eserciterà la player option (27,1 milioni) che difficilmente rifiuterà se per caso dovesse essere ancora nel roster. “Sbarazzarsene” non è nemmeno semplice perché, mistero buffo, Borrego, uno abbastanza sveglio, lo sta facendo partire ancora da starter per cercare di fargli prendere una boccata d’ossigeno e di utilizzarlo come fine passatore per collegare la palla al tiratore meglio piazzato. La pazienza dei tifosi però è finita e se sui social è comparso qualche ironico commento come il fatto che il backcourt degli Hornets avesse segnato 60 punti (Kemba 60, Batum 0) in una serata o più “cattivelli” come una ragazza diceva dovrebbe ritirarsi ora, il cattivo affare lo stanno facendo i Calabroni che lo vedono tirar male dal campo, difendere a sprazzi, magari utile su qualche aiuto su giocate che balzano agli occhi ma che sono discontinue. Troppo facile passarlo a volte e troppo facile a passaggi brutti. La rimessa floscia a Chicago nei secondi finali è costata cara, una palla persa contro Boston in un tentativo di hand-off con Bridges riuscito male sono due esempi di un turnover a 2,1 a partita anche se il francese è richiesto ancora il ruolo di collante movimenta diversi palloni ma mentre il minutaggio è uguale praticamente (da 31,0 a 30,8) gli assist di media sono scemati da 5,5 a 3,6… Con il 44,1% contro il 41,5% dello scorso anno almeno sta tirando meglio, anche perché si è preso circa il doppio di tiri ravvicinati (0/3 piedi) di quelli che cercava lo scorso anno. I punti però rispetto all’anno precedente sono in calo: da 11,6 è passato a 9,2 di media.
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 11°, Malik Monk: 5,85
Lo scorso anno aveva finito bene la stagione e anche quest’anno, pur saltellando di tanto in tanto come la puntina di un vecchio giradischi stava facendo bene, poi un passo e mezzo indietro nelle tre trasferte tra Philadelphia e Cleveland sino a gara 16 che gli costano un bel passo indietro in classifica. Tiri forzati con poco ritmo, molta velocità non seguita da altrettanta coordinazione anche se di potenziale ne avrebbe (vedere l’esaltante reverse lay-up a Miami per l’88° punto di Charlotte) dimostra di essere un giocatore “da striscia”, probabilmente anche a causa della sua giovane età. Rimane per ora quindi inaffidabile specialmente sul lato difensivo dove seppur si palesano progressi rispetto l’inizio carriera, ancora fatica a difender nell’uno contro uno e manca di visione sui tagli e back-door avversari, riuscendo ogni tanto a intercettare qualche pallone in difesa. Migliorato in lunetta, peggiorato dal campo a livello di percentuali ha però incrementato il suo bottino arrivando a toccare i 10,9 punti a partita in virtù di un netto aumento di minuti (da 13,6 dello scorso anno ai 21,3 attuali). Gli assist da 1,4 son passati a 2,3 ma il plus/minus per 100 possessi on court è ancora in saldo negativo con un -0,6 mentre l”anno scorso tuttavia era nettamente superiore con -11,8.

In preseason si era dimenticato la canotta negli spogliatoi.
I compagni gli risordano spiritosamente di portarsela questa volta… l’importante è che non si sia dimenticato come si segna.
Lo aspettiamo magari già questa notte con un contributo importante, magari l’aria da trasferta lo renderà più libero mentalmente visto che qualche accenno di disapprovazione ultimamente è arrrivato su qualche suo errore di troppo al tiro allo Spectrum Center.
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 10°, Bismack Biyombo: 5,87
Rispedito in North Carolina come un pacco smarrito, nel frattempo il contrassegno è aumentato. Questo perché Charlotte per abbassare il monte ingaggi e non pagare sovrattasse ha deciso di liberarsi dell’unico rim protector che aveva a disposizione, ovvero Dwight Howard. In cambio però dai Nets ci era pervenuto Mozgov e in questa specie d’interminabile telefilm non mancavano colpi di scena, mentre Superman si liberava dal contratto con i Nets preferendo accasarsi dai rivali divisionali di Washington, Charlotte intavolava trattative a tre con Bulls e Magic che portavano il centro russo a svernare in Florida mentre da noi tornava Biyombo dopo tre anni tra Toronto e Orlando. Il bagaglio di 17 milioni rimane tuttavia inappropriato rispetto alle prestazioni fornite ma rispetto ai 23,8 che avrebbe percepito Howard, il nuovo GM ha preferito risparmiare inserendo nel mezzo la valvola di passaggio Mozgov (firmato per 4 anni dallo stesso Kupchak quando faceva lo stesso mestiere in gialloviola) che ci sarebbe costato quest’anno 16 milioni per salire a 16,7 il prossimo anno, l’ultimo di contratto per l’europeo. A ogni modo Charlotte ha risparmiato 6,8 milioni ma ha acquisito sostanzialmente un terzo centro. Dietro Zeller e Willy ecco spuntare il congolese che forte della sua enorme mole fisica può ritagliarsi spazi limitati in momenti nella squadra ha bisogno che saranno prevalentemente per limitare avversari molto fisici, guadaganre rimbalzi e stoppare tutto il possibile. Difesa insomma… anche se la sua coordinazione e i suoi tempi in situazioni rapide a volte lo espongono al rischio di commetter fallo o di subire un canestro semplice. Embiid ha mostrato tutti i suoi limiti in una manciata di minuti… In attacco le mani non sono educatissime ed è questo lo scotto che alla fine paga finendo dietro a Cody e allo spagnolo. Se dal campo giocando sotto mette il 58,3% a oggi, dalla linea tira con il 42,9% (3/7), segnando 2,1 punti in 8,5 minuti di media. Statistiche insignificanti se non i due falli a partite e l’alto1,1 nella casella stoppate.
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 09°, Frank Kaminsky: 6,00
Frank è stato depistato da Borrego come quarto centro nelle rotazioni. Questo ha significato rimettere il Tank nell’hangar. Poco corazzato e vulnerabile in difesa, andrebbe rinforzato lo spessore sotto canestro che, nei pochissimi minuti intravisto in campo, pare sempre essere il medesimo. Probabilmente gli anni sotto la gestione Clifford l’hanno anche danneggiato in attacco dove troppo spesso si è affidato a cannoneggiare da tre punti invece di andare in avvicinamento e usare le sue mitragliatrici composte da buoni movimenti, anche se a volte un po’ troppo free style. Di fatto visto l’inutilizzo e uno stipendio che il prossimo anno sfiorerà i 5 milioni, Charlotte potrebbe tentare di scambiarlo per un giocatore più utile alla causa anche se qui entriamo nel mondo del fantamercato ma sarebbe auspicabile tentare per prendere un tipo di giocatore più utile alla causa. Un giocatore che lo scorso anno tirava con il 79,9% ai liberi, il 38% da fuori per 11,1 punti di media in 23,2 minuti. Il 45,9% però non era dato altissimo per un lungo essendo atipicamente portato a sparar da lontano. Se da due punti aveva tentato 442 volte da fuori sono stati ben 274 i tentativi… Borrego non disdegna la soluzione da fuori ma tra la difesa e forse per il suo carattere un po’ guascone e un atteggiamento difensivo che paradossalmente diventa offensivo per chi lo guarda, ora siede nella panchina profonda. Anche contro Philadelphia a Charlotte, nonostante Zeller avesse problemi a rimbalzo contro Embiid e Willy non riuscisse a difendere è stato mandato in campo il più fisico Biyombo che ha fatto danni. Nel finale con l’espulsione di Zeller e MKG in infermeria, coach Borrego ha scelto Willy ignorando ancora il Tank. Il suo minutaggio è sceso a soli 8 minuti a partita (6 le gare o gli scampoli di partita disputati), i punti a 3,3, i rimbalzi a 1,7 mentre i TO sono saliti a uno a match. Dal campo tira con il 36,8%, in attesa di statistiche (eventualmente) più consistenti anche perché ha finito per giocare minuti veri contro Indiana vista la doppia assenza di MKG e di Hernangomez per infortuni ma lo spagnolo è in day to day…
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 08°, Marvin Williams: 6,08
Il veterano degli Hornets dalla strana voce, pur partendo titolare, a 32 anni deve rifiatare di più. Borrego in oltre concedendo più spazio ai rookie lo lascia giocare circa metà gara. Dai 30,2 minuti di due stagioni or sono ai 23,7 di quella attuale. E’ così che cambiano le cifre nei punti segnati che a oggi si abbassano a 7,4. In attacco spesso viene trovato in situazioni con piedi a terra sull’arco libero di tirare e punire sullo scarico oppure a volte s’infila in taglio su giochi a due. Saltuariamente se la gioca classicamente in post basso ma non è un’azione tipica e frequente di Marvin che continua a esser valorizzato come stretch four. Dal 41,3% dello scorso anno, è sceso al 30% da oltre l’arco. Quest’anno ha sbagliato qualche open di troppo ma il su contributo in difesa è tornato a farsi sentire maggiormente. Nonostante i due minuti in meno è salito nelle rubate a 0,8 (0,7 lo scorso anno) e nelle stoppate oggi è arrivato a 0,9 (0,5 l’annata precedente). I rimbalzi sono 4,3 invece di 4,7 e sembra più stanco quando va in lunetta tanto che il 9/16 per un 56,3% che non si avvicina alle sue percentuali in carriera sopra l’80% è probabilmente figlio di questa situazione. Tirando abbastanza poco, cercando di fornire punti di rottura, è in controtendenza con ciò su scritto su Zeller sull’attacco e la difesa. Uscito per un colpo di tibia ricevuto da Young durante l’ultima partita contro Indy mentre era a terra, dovrebbe tornare presto in campo. Si guadagna la sufficienza.
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 07°, Miles Bridges: 6,21
Miles, la nostra ala piccola di riserva, all’occorrenza anche ala grande, è una specie di bomba pronta ad esplodere ma per ora in attacco ha dimostrato soprattutto di essere un dunker e saltuariamente di poter metter qualche tiro da fuori dimostrando qualche problema in più sul palleggio e sui tiri dal mid range (gioca prevalentemente sul bordo dell’arco e negli angoli accentrandosi guidato dalla linea bianca di fondo) che si deve creare. Anche negli appoggi in uno contro uno spesso va fuori misura non riuscendo bene a spingere o a ritagliarsi spazio per il tiro nonostante nelle gambe abbia due razzi. Sa muoversi bene sulla linea di fondo ma è ancora un po’ avulso dal gioco di squadra (in 21,1 minuti di media smista 0,9 assist) fornendo prestazioni discontinue, anche perché il minutaggio concessogli da Borrego è variabile a seconda della serata e questo non lo aiuta a trovare subito il ritmo. Dopo la 17^ “giornata” ha una media al tiro dal campo del 55,7 che sale al 66,7% considerando solamente i tiri da due punti, anche perché risulta difficile fermare le sue lanciate schiacciate, ma anche i tiri da tre punti dove il 40,5% (15/37) lo aiuta ad avere una media punti di 7,7. In difesa ha ancora da lavorare ma il fisico lo aiuta, rispetto a Monk poi è già un passo avanti, inoltre usa le sue capacità atletiche per arrivare dove altri non oserebbero, chiedere a Joseph stoppato da dietro da un Miles staccato da dietro, lanciatosi nell’iperspazio… Un giocatore quindi che ha margini di miglioramento che già oggi però riesce a far più cose bene. Mi ero detto entusiasta potenzialmente quando Charlotte questa estate al Draft, scambiandolo con i Clippers per Gilgeous-Alexander (l’attuale Clippers gioca più di lui e segna qualche punto in più ma ha meno dimensione perimetrale e atletica), per ora sta ripagando la fiducia.
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 06°, Guillermo Hernangomez: 6,32
Il centro spagnolo è finito in infermeria contro Indiana sfoggiando dietro la panchina una strana giacca ciclamino a quadratoni accennati bianchi. Questo dimostra la sua vivacità anche quando è seduto in panchina. Sicuramente un uomo “squadra”, nel senso che anche quando è seduto in panchina festeggia e gioisce per i compagni se producono qualcosa di buono, a Charlotte si sente sicuramente più parte del progetto visto che, nonostante la giovane età, Borrego si fida più di lui rispetto a Frank e Biz, inoltre, quando giocava per New York aveva dovuto subire un drastico calo nel minutaggio. D’altra parte Borrego vorrebbe un centro in grado di colpire anche da fuori aumentando così la spaziatura ed estendendo la minaccia sul parquet per allargare le maglie della difesa avversaria o punire sullo scarico. Con i suoi 211 se servito fuori, ha dimostrato d’esser minaccia consistente con i piedi a terra. Con un 10/17 per un 58,8% ha spesso battuto le difese avversarie con una percentuale più elevata anche dei tiri dall’interno della linea da due punti quando qualche volta dalle parti del ferro è stato stoppato. Anche lui però in difesa dimostra d’esser un po’ troppo leggero anche se in 14,2 minuti di media ha uno 0,6 in stoppata e 4,9 rimbalzi, risultando aggressivo sui palloni vaganti in difesa, spesso bravo nel recuperarli con rapidità, grinta e coordinazione. Ha un assist di media a partita e segna 7,5 punti a game. Se non è un muro in difesa è sicuramente un giocatore giovane che sta aiutando Charlotte ad avere una stagione migliore delle precedente.
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 05°, Dwayne Bacon: 6,43
Dwayne Bacon è un giocatore che nella dimensione difensiva si ritaglia il suo spazio. In difesa contro Philadelphia aveva fermato Butler nei regolamentari mentre nel supplementare aveva provato onestamente a bloccarlo ma la mano alzata è rimasta lì in maniera inefficace. Le sue stoppate sono pari a zero ma guadagna 2,2 rimbalzi a partita ed è un difensore che limita l’avversario scivolando piedi a terra mostrando buon piazzamento e velocità nell’esecuzione di questo fondamentale. Fuori dalle rotazioni a inizio stagione, quando si è fatto male MKG, quasi in concomitanza con una sua brillante prestazione di pochi minuti. A livello offensivo, ha guadagnato minutaggio rispetto a un inizio di stagione che lo aveva visto tenuto in naftalina, ma è stato poco brillante nelle successive partite per ciò che riguarda le sue incursioni per tornar sopra le righe nel finale. Ama attaccare il ferro andando sino in fondo se possibile oppure arrestarsi balzando in aria per un jumper uno contro uno o fade-away. Mostra buone doti di coordinazione se trova il ritmo della giocata. Sfrontato nell’uno contro uno, può sbagliare o segnare mostrando buona coordinazione in mezzo al traffico con tiri ricavati in spazi angusti che si ritaglia in aria, anche usando poi il plexiglass come amico. Saltuariamente può colpire da tre punti da dove è un jolly per Borrego visto che 9 delle 16 triple tentate sono andate a bersaglio (56,3%). Le cifre sono modeste essendo sceso in campo 10 volte ma con 13,5 minuti giocati, una media più consistente di altri giocatori tenuti come terza scelta nel ruolo. Il suo 9/10 dalla lunetta sino ad ora ha garantito un alto standard a gioco fermo mentre ha il 52,1% dal campo, una percentuale che lo porta a passare dai 3,3 punti segnati l’anno scorso ai 6,8 attuali. Questo fattore potrebbe mettere in difficoltà coach Borrego perché oggi anche Bacon chiede un posto al sole.
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 04°, Jeremy Lamb: 6,47
Lamb è un giocatore dal contratto in scadenza, per questo a oggi a Charlotte si parla di lui come una possibile pedina di scambio visto che lo scorso anno e in questo inizio sta dimostrando un livello superiore rispetto al passato che richiederebbe una nuova firma a cifre più alte in un discorso di salary cap già intasato. Certo… Beal costerebbe molto di più ma viene ritenuto un upgrade rispetto all’ex Thunder. Il ventiseienne scelto dai Rockets però ha aumentato ancora la sua media punti toccando il 14,1 con un 44,8% dal campo (leggermente più basso dello scorso anno), rimanendo utile in un contesto dove ha come compagno di reparto la star Walker a monopolizzare i palloni. Aggressivo nelle sue incursioni riesce a trovare anche qualche giocata “and one” con canestro e tiro libero. Con un 40/44 dalla linea sta tirando con il 90,9%.. Da fuori non è sempre affidabile ma nell’ultima gara con i Pacers ha sparato molto bene da oltre l’arco toccando oggi un totale di 38,2 di media. Guadagna un rimbalzo di media in più rispetto lo scorso anno ed è in difesa che ha aumentato i giri dove ruba 1,2 palloni a partita contro gli 0,8 dello scorso anno e spesso va a disturbare l’avversario in jumper in salto o anche in uscita in rotazione se non è il suo prova a farlo sbagliare. Non è un difensore di prima categoria o riesce a piazzarsi sempre bene come Bacon risultando a volte in difficoltà con giocatori rapidi a cambiar direzione ma guadagna sul campo con fatica i suoi 26,1 minuti. Jeremy non è una sorpresa anche se in controtendenza aveva stentato all’inizio in qualche partita ma se Charlotte dovesse arrischiarsi in qualche avventuroso scambio per arrivare a Beal o ad altri giocatori, sarebbe uno dei pezzi più interessati di Charlotte anche se mi dispiacerebbe perderlo.
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 03°, Tony Parker: 6,65
Tony doveva essere la PG di riserva, l’uomo assist della second unit che avrebbe fornito palloni ai ragazzi giovani, uomo spogliatoio che apportando esperienza migliorava gli altri ma il francese si è messo anche a giocare in proprio con gusto trovando in diverse serate la forza di spingere l’attacco di Charlotte sovrapponendosi anche qualche volta a Walker quando il capitano torna in campo. E’ lui a portar palla a dettare i ritmi. Spesso non disdegna la soluzione personale in penetrazione avendo ancora a 36 anni un discreto cambio passo ed esperienza per trovare varchi (quasi invisibili per i normali umani) sotto canestro in uno contro uno o nella selva di mani alzate protese alla difesa dell’anello oppure può battere la difesa avversaria con jumper dal mid range. In genere gioca intelligentemente riuscendo a metter ordine tra le nostre giovani fila. Sicuramente un acquisto ben riuscito da parte di Kupchak.Il giocatore nato a Bruges 36 anni fa ricava da coach Borrego 18,6 minuti a partita con un 56,8% da sotto che cala a un dignitosissimo 38,7% entro l’ultima fascia del tiro da due punti d dove spesso Parker ha messo tiri importanti. Al momento difetta del tiro da fuori con solo un 29,4% e soprattutto ai liberi dove stranamente ha un 67,6% che c’è da scommetterci, salirà durante la stagione. A lui si è chiesto anche di far da collante (che abbiano aperto una fabbrica di colle in Francia chiamandola “Premiata Ditta Parker e Batum”?) e oltre i 9,4 punti a partita di media riesce a sfornare 4,2 assist.
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 02°, Michael Kidd-Gilchrist: 6,69
Salsola, in inglese tumbleweed, pianta del deserto che sembra sterpaglia rotolante nei film western. Come lei all’apparenza morta, secca, MKG si è rigenerato cambiando ruolo, tornando a giocare in attacco anche un basket prossimo alle sue caratteristiche attaccando il canestro, anche in transizione. Un rotolacampo insomma, come il nome meno noto della pianta in italiano. Borrego l’aveva fatto salire al ruolo di PF partendo dal suo naturale ruolo di SF, ma spesso l’abbiamo visto giocare anche da centro marcando elementi avversari più alti e grossi di lui con discreti risultati. Pur perdendo il ruolo di starter sta dimostrando resilienza, capacità d’adattamento all’ambiente che serve alla squadra per caratterizzare e stabilizzare il suo assetto difensivo quando MKG è in campo. Il venticinquenne è stato accostato a Draymond Green come cambio di ruolo, la storia, anche se è presto per dire se continuerà così, è cambiata al momento. In difesa sembra più forte di prima nelle stoppate dove dimostra tempismo e un certo atletismo che aveva perso. Il suo 1,3 a partita è il record personale (lo scorso anno viaggiava a 0,4) e con quasi 5 minuti in meno d’utilizzo a partita è passato da 4,1 rimbalzi la scorsa stagione ai 5,9 attuali… Poche invece le rubate ma se ha possibilità spinge o segue la transizione volentieri. Da 9,2 punti a partita è sceso a 8,6 ma come detto qui sta anche nel minutaggio e nella selezione di tiro che privilegiano i compagni. Lui attacca comunque senza paura il canestro in uno contro uno riuscendo spesso a metter dentro punti preziosi ed è da sotto che un “non tiratore” come lui può contribuire efficacemente per la squadra. Al momento sta tirando con un 48,3% al tiro e da fuori ha già provato 8 volte segnando due triple, quando il suo record di triple tentata in stagione è fermo a 9 (per ben tre volte).
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 01°, Kemba Walker: 7,14
Kemba è partito fortissimo andando di media oltre i trenta punti, poi l’inevitabile calo che spesso non ha però pregiudicato buone prestazioni. Raramente è andato sotto la sufficienza come a Cleveland anche se sui palloni nelle punto a punto finali è stato decisivo solo a Miami e in casa contro Boston mentre nella serata d’apertura ha sbagliato l’ultimo tiro, a Chicago è finito per terra sulla pressione di LaVine per colpa di un passaggio floscio di Batum, a Philadelphia è stato stoppato da Simmons al quale non sono stati fischiati i 3 secondi (dopo aver messo dentro un buon canestro in penetrazione al quale gli arbitri sbagliando non hanno fatto seguire il libero addizionale) e a Charlotte sempre contro Phila, dopo un’incredibile prestazione da 60 punti sulla quale c’è veramente poco da contestargli, è stato stoppato da Butler sul tiro finale mentre nei regolamentari aveva perso palla dopo esser riuscito a pareggiar dalla lunetta in una partita a livello personale strepitosa. Dopo la partita casalinga con Philadelphia, punto nell’orgoglio ha disputato una delle migliori gare nella sua carriera mostrando un gioco a tutto campo fatto di finte, crossover, ball handling rapido e preciso, spin, difesa, coast to coast, rimbalzi, entrate, triple e step-back. Praticamente una gamma sterminata nel suo repertorio che l’ha portato a segnar 21 punti nell’ultimo quarto contribuendo decisivamente a far rimontar la squadra dal -10 e a vincer la partita. Una gara da brividi nel lanciarsi su ogni pallone anche da stremato. Più calmo, anche se dall’inizio caldo con almeno un paio di perle regalate ai fan a inizio gara, era la partita con Indiana dove si dedicava anche all’arte dell’assist finendo con 11 andando in doppia doppia terminando con 16 punti dopo i 60 di Phila e i 43 rifilati a Boston. Kemba per un turno è stato anche in testa alla classifica marcatori di tuta la NBA, scendendo dietro a Curry nell’ultima gara anche perché non essendoci bisogno di lui nell’ultimo quarto ha guardato i compagni riposando in panchina. Il giocatore più hot del momento potrebbe aiutare a convincer “Beal” a trasferirsi a Charlotte creando una coppia di guardie esplosiva. Inutile sprecar aggettivi per un Kemba, stella brillantissima ma lontana da palcoscenici più prestigiosi, mal calcolata da molti che non vedono nella galassia Charlotte una variabile cefeide per rapportarsi al grado di bravura della nostra PG, comunque sempre al centro di speculazioni sul mercato per i risultati mediocri ottenuti da Charlotte in diverse annate precedenti. Oggi comunque vola altissimo come non mai con 28,8 punti di media in 34,8 minuti (circa sugli standard delle annate precedenti), tira dal campo con il 46,6% (mai così bene) e da fuori è al 39,4%. Negli assist è salito a 6,4 rispetto ai 5,6 dello scorso anno mentre rubate e stoppate son rimaste invariate con 1,1 e 0,3 rispettivamente. Per ogni 100 possessi con Kemba in campo la squadra guadagna 6,6 punti di media. In difesa ha problemi di statura con u suoi 185 cm ma continua a essere un abile difensore nel posizionarsi davanti all’attaccante in corsa per prender sfondamento e non è arrendevole nelle chiusure. Aveva segnato 52 punti in una partita nel 2015/16 ma quest’anno ha battuto il proprio record e quello della franchigia arrivando a 60.
Vediamo qualche record che ha infranto recentemente.

Anche l’inizio stagione non era stato affatto male, infatti…

eccolo come giocatore della settimana a Est…

Qui vediamo una grafica dopo la partita di Philadelphia che indica i vari record infranti…

 

La classifica marcatori dopo Phila. Dopo Boston Walker passerà in testa per tornare in seconda posizione dopo Indiana.

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Qui troverete la tabella voti che porta alla classifica provvisoria riepilogata nella seconda scheda sottostante.
__________________________________________________________________________Stanotte si riparte dalla dificile trasferta di OKC alle ore italiane 02:00…
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.