Il Punto @ 17

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Sottotitolo; LambiziHornets

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E rieccoci qua a fare il punto della situazione, il primo di questa stagione dopo aver festeggiato il mio compleanno ieri, nella notte spero in un regalo posticipato degli Hornets, siete in ascolto ragazzi?

Quest’anno avendo lasciato spazio al collega e tifoso degli Hornets Giuseppe Punzi, i miei punti della situazione saranno meno numerosi, li riproporrò ogni diciassette partite, in maniera più fluida rispetto alla più pesante e dettagliata analisi dello scorso anno, lasciando più spazio alla grafica composta di tabelle più che commento, con il quale integrerò brevemente il pezzo.

Detto ciò, gli Hornets sono diventati finalmente una squadra nonostante Michael Kidd-Gilchrist probabilmente sarà costretto a saltare tutta la stagione. Gli arrivi estivi per coprire le lacune della panchina hanno dato risultati positivi, forse più anche del previsto.
I due Jeremy (Lamb e Lin) stanno coprendo il backcourt in maniera ottimale, difendono (Lin è veloce anche per fare da spola tra il pitturato e andare a pressare alto sull’arco), dribblano e hanno un buon tiro, un valore aggiunto per Clifford, mentre sotto canestro stiamo soffrendo meno del previsto nonostante Biyombo sia stato lasciato partire per il Canada anche se talvolta a rimbalzo veniamo surclassati.
Il piano di Clifford di scaricare sugli esterni per colpire con triple pesanti sta funzionando, Charlotte, infatti, è molto migliorata in questa statistica che ha finito per incidere pesantemente su alcune partite.

Vediamo qualche statistica dei singoli:

chastatistE di squadra:

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Il record attuale dei Calabroni è 10-7.

In queste 17 gare gli Hornets incontravano squadre capaci come Spurs, Mavericks, Bulls, Cavaliers…
In un paio d’occasioni siamo riusciti a battere Bulls e Mavericks, ma anche nelle serate in cui la squadra è uscita sconfitta, l’abbiamo giocata sino in fondo o quasi.
Le gare casalinghe giocate sono state 10 contro le 7 disputate fuori dalle mura amiche e dicono che quest’anno al contrario dello scorso, sembra una squadra più casalinga, in armonia con l’Alveare, la squadra sta dando quel qualcosa in più in North Carolina.
Otto vittorie e due sole sconfitte (al fotofinish contro Hawks e Cavaliers), sono un bilancio ottimale per raggiungere i playoffs, oltretutto le vittorie esterne a Dallas e a Minnesota hanno ripianato il bilancio casalingo.
Ci sarà però da andare a giocare in trasferta con più personalità e concretezza per strappare vittorie importanti in chiave playoffs.
Nelle prime 17 partite gli Hornets hanno dimostrato d’avere le qualità per accedere alla post season.
Non sarà facile, serviranno tutti i giocatori, testa, cuore e altri muscoli per superare le avversità sul parquet non avendo super stelle in squadra. D’altro canto la forza del team è proprio il gioco, la coesione, i passaggi, i tagli, gli scarichi, anche se Lamb, Walker e Lin sono guardie che possono crearsi punti anche da soli.
Dopo le prime tre gare da allarme arancio (sconfitte a Miami, Atlanta e in casa contro gli stessi Hawks), i Calabroni iniziavano a ronzare forte alla Time Warner Cable Arena battendo i Bulls 130-105 e vincendo a Dallas la gara seguente 108-94.
Dopo la battuta d’arresto a San Antonio, quasi preventivata vedendo che razza di team Popovich e i suoi sono riusciti a mettere insieme ancora una volta in Texas, gli Hornets battevano i giovani e promettenti Lupi della Foresta a Minnesota, mentre contro New York in casa erano scintille che si spegnevano oltre la sirena con la tripla della vittoria arancioblù annullata a Porzingis che “salvava” Charlotte.
Dopo uno stop a Chicago, Charlotte batteva a domicilio Portland, fermandosi però ancora la partita seguente, New York aveva la sua rivincita in casa per 102-94.
Gli Hornets, giunti all’undicesima partita, avevano ora da calendario 7 gare da disputare in casa, che si concluderanno nella notte con la super sfida in casa Curry contro i lanciatissimi Warriors (19-0 a inizio stagione per i californiani), nel frattempo sfruttavano il fattore campo battendo Brooklyn, Philadelphia, Sacramento in una gara assurda portata all’OT e Washington, prima di cedere nei secondi finali a Cleveland della bestia nera James.
Gara 17 vedeva Charlotte tornare alla vittoria contro i Bucks per 87-82 nonostante l’uscita prematura di Jefferson per problemi al polpaccio.
Si parte da un settimo posto ovviamente ancora tremulo per le prossime 17 sfide, e la strada condurrà da Charlotte contro Golden State per terminare a Oakland ritrovando proprio i Warriors.

Vediamo il calendario:

18) Vs Warriors
19) @ Bulls
20) Vs Pistons
21) Vs Heat
22) @ Grizzlies
23) Vs Celtics
24) @ Magic
25) Vs Raptors
26) @ Wizards
27) @ Rockets
28) Vs Celtics
29) Vs Grizzlies
30) Vs Lakers
31) Vs Clippers
32) @ Raptors
33) Vs Thunder
34) @ Warriors

La squadra allenata da Clifford giocherà ancora 10 partite in casa e 7 in trasferta, questa sarà una buona occasione per cercare di sfruttare il fattore campo, anche se alcune partite saranno decisamente complesse, ma io confido “nei ragazzi” già contro la prima con i Warriors.
Credo abbiano le qualità per giocarsela fino alla fine almeno. Ci saranno diverse sfide contro top team e questo ci dirà un po’ di più sulla consistenza di Charlotte che dovrà continuare a giocare con energia, intensità e umiltà per portare a casa le partite, abbiamo visto in questo scorcio di stagione che giocando così, non è impossibile vincere contro qualche big.

L’attacco di Charlotte sta segnando 102,5 punti a partita ed è settimo nella NBA, questo è un progresso notevole per una squadra che lo scorso anno in questa statistica era tra le ultimissime posizioni, mentre la difesa concede 98,8 punti a partita ed è decima al momento.
La squadra ha tirato con il 44,8% dal campo in stagione ed è 10^.
Da tre punti Charlotte invece tira con il 35,9% ed è undicesima in questa particolare classifica a fronte dell’ultimo posto dello scorso anno.
Queste le zone di tiro arrivati alla diciassettesima partita giocata:

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Sotto troverete la classifica con la media voti dei giocatori che ho assegnato (senza pretese) in tutte le gare disputate a oggi, ma prima una analisi più dettagliata giocatore per giocatore fatta scalando la classifica stessa:

14°) A. Harrison; praticamente mai visto sul parquet in regular season se non per pochi minuti.
Ha anche avuto qualche problema d’infortuni e nell’ultima gara lo si è visto dietro la panchina dei compagni in giacca violacea.
Per ora marginale.

13°) P.J. Hairston; Le voci sul fatto che gli Hornets sarebbero intenzionati a non confermarlo potrebbero aver inciso su di lui, anche se in campo gli va riconosciuto il merito d’applicarsi, lottare e combattere. Non gioca mai i minuti dei compagni pur partendo titolare. Lascia spazio ai compagni per ripartire a inizio ripresa, ma poi nei finali spesso si siede in panchina.
In campo per la difesa e la grinta che ci mette, il risultato non è però sempre soddisfacente e anche da 3 punti sembra mancare di concentrazione.
Andava meglio lo scorso anno. A Clifford servirebbe un’ala piccola anche in grado di colpire dalla distanza e lui non ci sta riuscendo troppo.
Forse Charlotte ha addossato troppe responsabilità a un sophemore.

12°) B. Roberts; visto poco in campo essendo il terzo play, è tornato utile in qualche partita.
Tiro e velocità li ha, quando si deve recuperare qualche gara particolare può essere utile.

11°) S. Hawes; credevo molto nel giocatore. Al momento ha qualche difficoltà, più che in difesa, dove sta piano piano migliorando, in attacco. A volte si mette in proprio ed escono tiri improbabili che hanno una percentuale più bassa di un certo ex ministro dell’economia con i tacchi.
Spencer comunque può sempre fornire assist ai compagni e adesso avrà la sua occasione con Jefferson che dovrà forse star fuori due o tre settimane per un problema al polpaccio.

10°) F. Kaminsky; è tra le ultime posizioni e nonostante nelle ultime gare stia sbagliando troppo da sotto, penso risalirà.
In genere ha tiri e floater morbidi, ma nelle ultime sfide dopo aver brillantemente passato il difensore non riesce a coordinarsi benissimo per mettere la palla nel cesto.
In difesa si applica, anche se talvolta è sfortunato e la sua difesa non viene premiata.
Il giocatore comunque è valido.
Ottime aperture e ottimi movimenti base, è un rookie, va un attimo aspettato.

9°) T. Hansbrough: idolo locale, visto poco in campo ma utile per catturar rimbalzi e nelle lotte, lui non si tira indietro.
Lungo che potrebbe avere qualche minuto in più senza Jefferson in campo con la second unit ora.

8°) T. Daniels; altro giocatore con qualche problema fisico che comunque partirebbe da panchina inoltrata pur avendo un tiro micidiale da oltre l’arco.
Sperando si sistemi, all’occorrenza spero che Clifford lo veda di più in situazioni di bisogno.

7°) C. Zeller; Quando Cody mette energia sul piatto è un uomo importante nelle due fasi, in quell’offensiva riesce a chiudere anche giochi da tre punti, anche se da oltre l’arco i tre punti realizzati sul tiro non sono ancora arrivati nonostante il lavoro in estate (0/8), tuttavia in fase difensiva il suo lavoro di limitazione dei lunghi avversari è apprezzabile.
Non parte titolare, ma in certe circostanze rimane in campo se le caratteristiche degli avversari non possono essere controbattute dal nostro quintetto.
Gran canestro vittoria per movimenti e realizzazione contro New York.

6°) J. Lin; ancor più di Lamb che troveremo più in alto, Jeremy incarna l’importanza della panchina di Charlotte in questa stagione.
Le rotazioni di qualità ci sono e Jeremy nonostante qualche turnover di troppo è in grado di forzare il turnover avversario e mettere pressione ai portatori di palla altrui.
In attacco penetrazioni e tiri possono far male e anche il servizio assist per i compagni è qualitativamente buono.
Può fare ancora di più.

5°) A Jefferson; l’infortunio al polpaccio lo leverà di mezzo per qualche notte.
Big Al vive la serata.
Se va in fiducia contro l’avversario finisce con dei voti da 8, se va in sfiducia finisce con dei voti da 5, dato che è importante per noi in fase offensiva, deve trovare la sua quadratura.
A volte s’isola e forza troppo in post basso, anche quando non ha spazio, è il suo gioco, ma qualche scarico in più servirebbe.
In difesa è migliorato rispetto lo scorso anno, anche se non possiamo considerarlo un top defender.
Non fa testo l’ultima gara nella quale è proprio sparito difensivamente.

4°) M. Williams; giocatore che si è presentato alla grande al camp dicono.
Forma fisica smagliante e direi buon lavoro sulle triple.
Sfrutta gli assist dei suoi compagni con dei catch n’shoot letali per gli avversari.
Anche in difesa mi piace, nonostante lo scivolone contro Sacramento costato i supplementari.

3°) Nicolas Batum nelle prime 17 gare ha tenuto una media di 16,8 punti, 6,2 rimbalzi, 4,5 assist e 1,1 rubata a partita.
Solo Mashburn e Mason erano riusciti a compiere quest’impresa nella storia della franchigia.
Da questi numeri si capisce che il francese gioca a basket, in lungo e in largo.
La pecca sono i troppi turnover.
Dovrebbe portar meno palla, specialmente da solo a metà campo per evitare di concedere transizioni ma fa parte del gioco, anche quando gli capita poi cerca di rimediare e alle volte gli riesce come contro Milwaukee.
Catch’n shoot da 3 micidiali anche per lui.

2°) Kemba Walker; è stato a livello dello scorso anno in alcune gare dopo un inizio nel quale due suoi tentativi falliti ci costavano le sconfitte contro gli Hawks.
D’altra parte è l’uomo che Clifford ha designato per prendersi le responsabilità nei momenti di bisogno.
Contro Sacramento gli era quasi riuscito il colpaccio a 7 decimi dalla fine.

1°) Jeremy Lamb; ecco perché il sottotitolo è LambiziHornets.
Jeremy è la sorpresa d’inizio stagione.
Grande atleta e tiratore che sta trovando la sua dimensione a Charlotte. Sta mostrando anche una discreta e attenta difesa che non gli era sempre riconosciuta.
I suoi punti dalla panchina sono importanti, sbaglia veramente poco, come se fosse un lungo altissimo che gioca vicino a canestro.
Se continua così, potremo toglierci altre soddisfazioni.

Classifiche provvisorie (voti gara per gara e totale):

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(totale)

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.