Manca sempre meno all’inizio della nuova stagione e girando un po’ sui vari siti per farmi un’idea su cosa stia accadendo, mi sono imbattuto in un articolo su Glen Rice.
Ho cercato quindi di ricostruire una veloce, sicuramente superficiale biografia dentro e fuori dal campo, anche se le notizie di oggi, non positive per l’ex Michigan potrebbero indurre il lettore a pensare che io faccia gossip.
In realtà ho una particolare idiosincrasia per il gossip e la fiera del dolore che certe malcelate persone portano nelle case attraverso i mass media solo per avere più audience.
La curiosità di capire che fine avesse fatto mi ha fatto fare qualche indagine in più.
Se vi dico “Glen Rice”, vi verrà in mente, almeno chi può tornare a ricordare quindici, vent’anni fa, uno dei più letali tiratori della NBA.
Fino a qualche giorno fa era anche uno di quei giocatori che avevo scelto per il fondale della mia pagina perché tra i giocatori più rappresentativi avuti a Charlotte.
Nato il 28 maggio 1967 a Jacksonville in Arkansas, 203 cm, trascinò Michigan nel 1989 alla vittoria alle Final Four.
Miami lo scelse come quarta scelta al Draft 1989.
Oggi è un po’ sparito dalla circolazione, almeno tra i volti noti degli ex giocatori che popolano come commentatori, opinionisti o fanno comparsate oltreoceano.
I miei personalissimi ricordi viaggiano indietro nel tempo in una placida e uggiosa giornata nella quale vidi piacevolmente, con mio fratello, una puntata di NBA Action nella quale, ai tempi di Charlotte, si scomodarono per intervistare Glen Rice (all’apice della sua carriera).
Viveva in una bella casetta (di mattoni, bianca e con molta luce all’interno, circondata da natura se non erro, vado a memoria) con un enorme peluche di Hugo per i suoi bambini.
Giunse a Charlotte in un maxi scambio che stravolse il volto degli Hornets all’alba della stagione 1995/96, quando i Calabroni sarebbero dovuti arrivare ai nastri di partenza con un frontcourt di tutto rispetto costituito da Larry Johnson e Alonzo Mourning.
Purtroppo una diatriba tra Mourning e Shinn, storico presidente della franchigia (sulla quale oggi ognuno ha la propria versione, quella storica vuole che Mourning puntò a 13 milioni a stagione, non accettò nessuna rinegoziazione del contratto puntando ad essere uomo franchigia avendo a distanza poi uno screzio con Johnson), nonostante David Falk (agente di Mourning) in un primo momento disse che non vi fosse alcuna trattativa con gli Heat, portò il nostro centro alla corte di Pat Riley, l’allora allenatore dei Miami Heat insieme a Leron Ellis e Pete Myers.
In cambio, Charlotte ottenne il centro Matt Geiger, il playmaker Khalid Reeves una futura prima scelta nell’anno seguente ma soprattutto Glen Rice, già importante scorer a Miami. Il 15 aprile 1995 mise a segno 56 punti contro i Magic di O’Neal, lui dice per impressionare la sua nuovissima fiamma Cristina Fernandez che diventerà poi moglie il 5 settembre 1997.
Avranno due figli insieme, Brianna (26 febbraio 1999) e Giancarlo (28 agosto 2001, non mi chiedete perché del nome italiano).
Inoltre, Glen ha altri figli. Il maggiore e più conosciuto è Glen Jr. (nato il primo gennaio 1991 in epoca Heat) che ha militato nella NBA e attualmente gioca per i Rio Grande Valley Vipers nella Lega di sviluppo NBA. Purtroppo sembra avere già avuto un paio di problemi con la giustizia. Sparatoria (fuori da un locale di Atlanta dove fu colpito ad una gamba) e possesso di marijuana una prima volta (fermato sanguinante all’interno di una Porsche in compagnia del suo amico Steven Pryor), rapina e percosse più possesso di marijuana la seconda.
In possesso di notevole quantitativo di denaro entrambe le volte.
Lui e G’mitri (22 aprile 1992) avuti dalla sua ex moglie Tracey Starwood. Giovanni (altro nome italiano) Rice (nato il 5 febbraio 2004) e Bella Rice (nata il 28 luglio 2010).
Tornando alla stagione degli Hornets, alla fine dell’anno pagò il già sotto processo A. Bristow, allenatore che curava più la parte offensiva che la difensiva secondo i detrattori negli addetti ai lavori.
Venendo mancare il suo protettore dell’anello, nonostante una storica vittoria in casa Bulls, vennero a mancare anche i Playoffs nonostante i 21,6 punti di media e il 42,4% dal campo di Rice durante la stagione.
La stagione si chiuse con un bilancio in parità (41 W, 41 L) e i Calabroni furono superati nel finale proprio dagli Heat che chiusero all’ottavo posto con un record di 42-40 vincendo a Charlotte gara settantasette per 95-116.
Partecipò a tre All-Star Game vincendo anche titolo di MVP nel secondo dove divenne punta di diamante della squadra sino a trascinare gli “Charlotte Hornets” a una stagione di 54 vittorie, la migliore di sempre (per ora) a Charlotte.
Lui, Curry e altri specialisti che si susseguirono in quegli anni tipo Delk o Pierce, rendevano gli Hornets una delle squadre più temibili da fuori l’arco.
Andò via dopo tre anni (durante il secondo segnò il suo massimo in carriera in media punti, 26,8) mostrando segni d’insofferenza a una situazione caotica a Charlotte, lockout a parte, l’allenatore Cowens (che aveva migliorato il gioco di Rice da tiratore puro convincendolo avesse anche i mezzi fisici per penetrare, infondendogli fiducia e migliorandone le prestazioni) si dimise, Mason si ruppe un tendine del bicipite e sarebbe stato fuori un anno, lui avrebbe dovuto saltare almeno una ventina di partite e Shinn aveva problemi con la “giustizia”, così i Lakers che cercavano il pezzo mancante da affiancare a Bryant e O’Neal per vincer l’anello lo presero.
I gialloviola sacrificarono l’idolo Eddie Jones (spettacolare giocatore) ed Elden Campbell per arrivare a Rice nel 1999.
I Lakers vinceranno con Rice l’anello l’anno successivo.
Glen cala un pochino le sue medie con Bryant e O’Neal come punti di riferimento primari ma è sempre importante.
Tende già un po’ alla pinguetudine e dopo due anni in California torna ad est, a New York, poi Houston, Utah e L.A. sponda Clippers furono le sue ultime squadre prima del ritiro nella stagione 2003/04.
Il suo talento sul parquet gli ha permesso ingenti guadagni che spesso si pensa possano bastare a garantire una vita futura serena.
Con quei guadagni qualcuno oserebbe dire abbondante dal punto di vista economico.
Secondo un sito on-line americano che si occupa di basket (ClutchPoints.com), non sarebbe così… l’immagine tranquillizzante di quei tempi del fantastico giocatore franchigia, tranquillo, beato e felice sembrerebbe svanire.
L’incessante aggressione del mercato non risparmia nessuno finanziariamente, e qui, sostiene José Lambiet del “The Miami Herald”, Rice starebbe per andare in bancarotta.
Almeno, questo secondo i documenti del tribunale di Miami-Dade County resi pubblici all’inizio di questo mese in una causa di paternità intentata contro Rice da parte di una donna di Fort Lauderdale (causa che risale all’origine dal 2010).
Da quando si ritirò nel 2004, sostengono che Rice si sia guadagnato dei soldi solamente attraverso “lavoretti” legati al basket come tutore per bambini, camp, oppure firmando accessori per farli divenire memorabilia, oppure sfruttando la sua immagine per qualche apparizione.
Inoltre, secondo i documenti del tribunale, avrebbe fatto un gran numero d’investimenti sbagliati, più probabilmente penso io, pur non conoscendo nello specifico le operazioni, sarà stata solo un’altra vittima della speculazione finanziaria partita prioprio dagli States.
Nel 2005 i suoi 2442 punti con Michigan gli valsero il ritiro della sua maglia universitaria, la 41, la stessa indossata a Charlotte.
Nel 2008, altra brutta faccenda, fu incarcerato e liberato dopo il pagamento di una cauzione perché pare avesse aggredito un uomo dentro l’armadio (Alberto Perez) dell’ex moglie.
Le accuse furono però in seguito ritirate.
Mi auguro quindi che la situazione economica di Rice non sia quella esposta dalle fonti e non viva una sorta di complesso di Brandao.
Chi era Brandao?
Brandao fu un uomo inconsapevolmente alzato fisicamente e portato in trionfo da dei tifosi elvetici che, durante un tour del Santos di Pelé in Svizzera (fece quattro goal in quella partita), lo scambiarono per O Rei.
Quando si accorsero del vero Pelé, gettarono per terra il povero Brandao (fonte Natalino Balasso) che visse il suo momento “dalle stelle alle stalle”.
Le foto del suo matrimonio con Tia Santoro (in) Rice sembrano andare in direzione opposta (dovessimo giudicare dalla bellezza del luogo scelto e dall’eleganza dei vestiti) a quanto asserito dalle solite fonti.
Allora tanti auguri a Glen Rice e alla sua famiglia e thank you for the memories, ovvero, grazie per i ricordi.