Non ci resta che vincere.

Prendendo spunto dal film “Non ci resta che piangere” del 1984 con attori protagonisti Roberto Benigni e Massimo Troisi, visti i risultati della notte (Miami e Brooklyn che hanno battuto in casa rispettivamente Phoenix e Golden State) si potrebbe dire che per rimanere agganciati al treno playoffs, dopo troppe occasioni gettate al vento, ora “Non ci resta che vincere”. Il titolo del film con i due grandi attori era stato preso da una poesia del Petrarca, un poeta nato in un’epoca storica che qualcuno identifica come l’inizio del vero Rinascimento (inizio 1300), al posto di fine 1400 con la scoperta dell’America come per convenzione. Petrarca al dogma preferiva la verifica, il dubbio, capire e verificare interrogandosi. Anche noi dovremmo interrogarci per capire che cosa sta accadendo nell’Eastern Conference dopo lo scossone dato dai numerosi scambi avvenuti poco prima della scadenza del mercato. Di certo c’è che Miami al settimo posto, pur perdendo Bosh per gravi problemi, ha avuto proprio da Phoenix il jolly Dragic, che unito alla scoperta Whiteside e all’eterno Wade l’ha portata momentaneamente in settima posizione. Brooklyn dopo un periodo nero pare essersi risvegliata con due vittorie consecutive, l’ultima nella notte con un tiro di Jack marcato dalle guardie dei Warriors che ha battuto la squadra di Oakland 110-108. Adesso i Nets aspettano proprio noi nella loro tana. Anche Indiana sembra poter essere una squadra in grado di lottare per i playoffs (avendo vinto le ultime due, anche se una con Phila versione Ikea nuovamente smontata negli scambi) come Boston, che va a corrente alternata e ieri (orario italiano) ha perso con gli stessi Warrirors facendosi rimontare un largo vantaggio. Nonostante la perdita di Sullinger, i nuovi elementi hanno dato più sprint alla squadra verde. Chi ha invertito la tendenza è Detroit, che fino a qualche gara fa sembrava rilanciarsi pesantemente in chiave playoffs, ma ha perso le ultime tre partite. Non sarà facile comunque. Gli Hornets dopo aver perso nel post Al-Star Game contro Thunder, Mavericks e Celtics e aver battuto i Bulls, hanno una settimana cruciale per capire le loro ambizioni. Partiti con la vittoria nella notte di lunedì (teniamo fede sempre al fuso italiano) contro i Magic a Orlando, stanotte dovranno affrontare i Lakers in casa, mentre domani saranno ospiti dei Brooklyn Nets in un back to back importantissimo a cercare di vincere a tutti i costi per tornare in parità negli scontri diretti, in una classifica cortissima. Dopo la gara a Brooklyn avremo una sola altra sfida con i Nets; in casa il 26 marzo e l’idea è di ribaltare il vantaggio negli scontri diretti ovviamente. Sabato la squadra tornerà a giocare all’Alveare contro Toronto. Paradossalmente questa potrebbe essere l’unica sfida sacrificabile della settimana, perché domenica arriverà un secondo back to back, questa volta a Detroit contro i Pistons, avversaria diretta. Questa volta della partita (salvo situazioni all’ultimo minuto) sarà anche Biyombo, che rispetto alla gara precedente vinta facilmente da Detroit a Charlotte potrà mettere kg e cm contro i lunghi avversari. Cinque sfide quindi in una settimana piena per tornare a rilanciarci, la prima è stata vinta, le prossime due saranno fondamentali. Auguriamoci che sia una settimana buona per i teal & purple, sperando non abbiano “cali di tensione” dovuti alla convinzione di aver già vinto la partita, pronti a contare anche su un Mo Williams in più che ha iniziato benissimo la sua avventura a Charlotte.

La classifica nelle posizioni meno nobili per i playoffs:

Al momento Miami è settima con un 26-33 (.441), Brooklyn ottava con 25-33 (.431), Indiana nona con un 25-34 (.424) Charlotte decima con 24-33 (.421), Boston undicesima con un 23-34 (.404) e Detroit dodicesima con 23-36 (.390).

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.