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L’inizio sul campo della prossima stagione NBA sarà a metà ottobre, ma il reale inizio è oggi.

La fase embrionale nella quale le squadre costruiranno i propri destini per la futura stagione parte con conferme scontate o poco magari a rinnovi faraonici, con giocatori di medio calibro che si accasano altrove, con rumors che potrebbero modificare la poco traballante geografia NBA.

Prima di scrivere su ciò però, diamo uno sguardo in casa Hornets, dove la situazione, dopo il rilascio/scambio di Howard per Mozgov si è fatta più statica di polvere su una botte di vino pregiato ad invecchiare in una cantina.

Intanto è stata diramata una prima lista di convocati composta da 19 uomini per giocare la Summer League nella quale figurano i rookie Devonte Graham, Miles Bridges e anche Kubolka (sebbene questi verrà rispedito in Europa) oltre ai sophemore Bacon e Monk, infine anche il giovane Willy Hernangomez come centro a guidare la pattuglia estiva dei Calabroni.

Non ci sarà l’altro Graham, Treveon, gli Hornets nel ruolo di SF si sono coperti numericamente ulteriormente con l’arrivo di Miles Bridges e tendenzialmente potrebbero non riuscire a sbrigare la matassa contrattuale, cosicché gente che come Batum e Lamb, abituati a fare da swingman andrebbero a poter coprire il ruolo oltre al titolare attuale Michael Kidd-Gilchrist.

Questi i 19 che parteciperanno al camp pre Summer League:

 

 

 

 

Tra i movimenti di Charlotte c’è da registrare il cambio totale della squadra d’assistenti allenatori.

In quest’ottica arriva così anche Chad Iske il quale faceva parte dello staff tecnico dei Wizards dal 2016.

 

Chad Iske.
Foto: Isaiah J. Downing-USA TODAY Sports

 

Nuggets, 76ers e Kings le altre esperienze da curriculum NBA per lui.

Iske lascerà Scott Brooks per fornire le proprie qualità al servizio dell’head coach James Borrego e degli Hornets.

Chad è il secondo aiuto allenatore a lasciare lo staff tecnico di Scott Brooks quest’estate, insieme a Sidney Lowe che ha assunto il ruolo di assistente alla guida del nuovo staff tecnico di Dwane Casey a Detroit.

Passiamo ora alla free agency e al mercato generale.

Tra i rinnovi più sontuosi troviamo quello di CP3.

Houston evidentemente vuole vincere ora e punta sull’ex Hornets per sfidare nuovamente i Warriors, meritatamente vincitori della recente edizione ma che probabilmente avrebbero avuto altra sorte se Paul avesse giocato le ultime due gare, anziché essere infortunato nella serie di semifinale.

 

 

Un giovane CP3 in maglia New Orleans Hornets.

 

 

I 160 milioni (40 all’anno) per 4 anni però paiono un po’ anacronistici, tuttavia il sacrificio potrebbe farsi più leggero se in uscita Capela, come vogliono i rumors viaggiasse nella L.A. gialloviola interessata anche a Cousins.

A Houston potrebbe tornare quindi magari Howard?

Chi lo sa… Intanto per chiudere il discorso Rockets, c’è da registrare il passaggio ai Suns per un anno a 15 milioni di Trevor Ariza e la riconferma per un anno a 2,4 per Gerald Green.

Per rimanere in Texas, è sempre di un anno il contratto stipulato tra DeAndre Jordan e i Mavericks. 24,1 milioni a stagione da giocare insieme a Doncic.

La realtà lì inizia a farsi interessante in un Ovest sempre più competitivo.

Lo storico Nowitzki non è stato ripreso dai Mavs che comunque probabilmente puntano a rifirmarlo a cifre più basse. Belinelli invece è rientrato in Texas ma con il suo vecchio amore Spurs.

12 milioni per due anni a cavallo di una pur sempre ottima squadra sebbene ci sia da capire che cosa vorrà fare Leonard, ormai un tormentone più lungo di quelle canzoni estive in lingua spagnola che spesso, passato il periodo, nessuno rimembra.

A San Antonio rimane Rudy Gay che si è accordato per un anno a 10 milioni, dovesse andare via Leonard, potrebbe prenderne il posto tra i titolari.

Cambiando zona, chissà se tra le nere maglie di Portland Nik Stauskas con la sua nuova squadra lascerà alle spalle la sua stagione ombrosa a metà tra Sixers e Nets. La situazione non è molto più florida se i Knicks sono interessati al giocatore proveniente dalla Florida Mario Hezonja.

Nei cieli del Nord America invece c sono da registrare le firme di Derrick Rose che rimane ai Timberwolves, di Ilyasova che finisce ai Bucks percependo 21 milioni in tre anni, di Ed Davis (ex Trail Blazers) per i Nets (rifirmano anche Joe Harris) a 4,4 per un anno, di Baynes che rimane ai Celtics per 11 milioni in due anni e di McDermott per i Pacers. Tra i rumors c’è da ricordare il possibile passaggio di Caldwell-Pope sull’altra sponda di L.A. (avrà un incontro con i Clippers).

I Lakers però puntano in alto, a LeBron James, il quale pare interessato ad approdare in gialloviola.

Questo porterebbe probabilmente a smuovere il mercato con scosse d’assestamento.

Per LAL sarebbe digerita anche la ferita Paul George, il quale da papabile losangelino ha preferito rimanere a OKC per 137 milioni in 4 anni.

E se anche KD, Kevin Durant, ha rifirmato per due anni per Golden State, anche tra le montagne di Denver si punta a consolidare le proprie cime. Jokic è stato rifirmato così come Will Barton.

Un po’ più a Ovest, per tornare in casa Suns, Tyler Ulis è rimasto bruciato sai Suns che non hanno riconfermato il suo contratto da 1,5 milioni, stesso salario che avrebbe percepito Isaiah Taylor se non gli fosse capitata la stessa sorte, tagliato dai Falchi di Atlanta. Nel mezzo degli States finisce sulla scia dei Tornado Omri Casspi che si è accordato con i Grizzlies.

Charlotte per ora rimane a guardarsi allo specchio.

Quello specchio che talvolta, anche inconsciamente vediamo negli altri volendogli magari assomigliare in qualche aspetto, qualcuno ambendo alla posizione del soggetto riflesso in questione o sperando di non trovarsi mai nella loro situazione, come quella ad esempio di un migrante, un profugo, quella in generale di chi è costretto a cercar fortuna.

Ad esempio Thon Maker, riserva dei Bucks (spesso titolare per pochi minuti dopo l’infortunio di Jabari Parker) scappò a sei con la sua famiglia dal Sud Sudan in guerra, circumnavigando il pianeta.

Australia (ha il passaporto), Stati Uniti (Louisiana/Virginia) e Canada le sue tappe prima d’approdare in NBA, nella quale gioca da due anni.

A volte la differenza tra la morte o una vita di stenti e il successo sono solo mobili sottili linee che si dipanano imprevedibilmente come strade sconosciute e imperscrutabili.

Charlotte oggi è una giovane Regina decaduta che guarda le altre franchigie muoversi, bloccata dalla propria situazione.

Percependolo, c’è bisogno che Kupchak riesca a sbloccare il mercato per avere una linea guida vincente verso il futuro per tornare a far rendere più affascinante e vincente questa franchigia con un Kemba sempre fluttuante aldilà delle dichiarazioni di facciata se non si trovassero altri repentini sbocchi perché ormai per costruire il futuro prossimo dei Calabroni c’è bisogno di muoversi in fretta.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.